GP Magazine gennaio 2024

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Copia omaggio

1/24 Anno 25 - Numero 269 www.gpmagazine.it

ANTHONY PETH TORNA

IN PRIMA SERATA SU SPORTITALIA

Special thanks Lab33




EDITORIALE by Alessandro Cerreoni

LA BENEFICENZA ANNO 25 - Numero 269 GENNAIO 2024

NON SI PUBBLICIZZA! Abbiamo chiuso il 2023 con l’argomento Chiara Ferragni. Ne hanno disquisito in

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 421/2000 del 6/10/2000

tanti. In tv, sui social, sui giornali… Chi dalla sua parte e chi, la maggior parte,

DIRETTORE EDITORIALE E RESPONSABILE

andare diversamente.

Alessandro Cerreoni a.cerreoni@gpmagazine.it

REDAZIONE Info. 327 1757148 redazione@gpmagazine.it

contro. Siamo il Paese dove ci si divide su tutto e anche su questo non poteva Il dito puntato contro la Ferragni è solo la punta dell’iceberg di un livore nei suoi confronti che nasce dal momento in cui lei e suo marito, il cantante Fedez, sono stati eletti da “qualcuno” come portatori di messaggi che nascondono contenuti politici, ideologici, sociali e di lobbies. Un’investitura eccessiva considerando il livello dei Ferragnez: un’imprenditrice influencer già benestante di famiglia e un cantante. Nulla di più. Non parliamo né di scienziati e né di gente di cultura. E dal canto loro, i due non fanno altro che mostrare sfacciatamente sui social il loro tenore di vita

IMPAGINAZIONE E GRAFICA

fatto di lussi, lustrini ed eccessi, che suonano come uno schiaffo nei confronti di

GP Spot

un’Italia che annovera tantissime famiglie in difficoltà economiche. Cabine armadi

HANNO COLLABORATO Lisa Bernardini, Mariagrazia Cucchi, Mirella Dosi, Mara Fux, Rosa Gargiulo, Francesca Ghezzani, Silvia Giansanti, Marisa Iacopino, Marialuisa Roscino, Roberto Ruggiero

SPECIAL THANKS Ai nostri inserzionisti, Antonio Desiderio, Dottor Antonio Gorini

EDITORE Punto a Capo Srl

PUBBLICITA’

grandi come appartamenti, salone svago con televisore gigante appeso alla parete e poltrone vellutate grandi quanto Piazza Duomo, angolo pop corn, dolciumi e bibite per i loro figli che sembra una delle più lussuose caffetterie di Via Montenapoleone a Milano… Questi sono i contenuti che quotidianamente i Ferragnez creano, per finire su tutti i cellulari, anche di coloro che (fortunatamente) non appartengono alla schiera dei follower, in quanto i loro profili social sono “sponsorizzati” per apparire nella home di Facebook, Instagram, TikTok come fossero un’inevitabile imposizione. Tornando alla questione della presunta beneficenza possiamo dire che o si sia trattato di un "errore di comunicazione", di un "equivoco" o di un "disguido", ma quando si vuole fare beneficenza la si fa senza clamori, senza farlo sapere, senza farsi pubblicità. Si dona una cifra e basta, in silenzio e senza riflettori. In questo ci mettiamo anche quelle aziende che mettono in vendita un prodotto, a prezzo maggiorato, con il

Info spazi e costi: 327 1756829 redazione@gpmagazine.it Claudio Testi - c.testi@gpmagazine.it

proprio brand, dicendo al pubblico: "noi sostentiamo questo…". Non si fa così, perché

STAMPA

e l’azienda di dolciumi, perché come diceva il grande Alberto Sordi, uno che di be-

GMG Grafica Srl - Via Anagnina 361 - Roma

neficenza ne ha fatta tantissima senza farlo sapere a nessuno: “La filantropia va

Chiuso in redazione il 30/12/2023 Copie distribuite: 20.000 Contatti online: 4.500 giornalieri attraverso sito, web, social e App

compiuta in silenzio. Chi si vanta di farla è un miserabile che sfrutta la beneficenza

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così ti fai solo propaganda strumentalizzando la solidarietà. Diciamo, a nostro parere, che in questa vicenda hanno toppato entrambi, l’influencer

per il proprio tornaconto”. E Albertone lui sì che era un grande. Buon 2024 a tutti!


Sommario 10 ANTHONY PETH

18 DOTTOR ANTONIO GORINI LA PUNTUALITA’ IN MEDICINA

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28 DAVIDE BERSAGLINI

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MARCO AMORE

38 FEDERICO BIANCA

40 AMALIA MANCINI

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44 EMANUELA DEL ZOMPO

46 MARCO CAPRETTI

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ANDREA TORRESANI

52 NINO GRAZIANO LUCA

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56 STORIE DI RADIO TEO BELLIA

58 CORRADO RIZZA

60 GOSPEL - NICO BUCCI

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PASQUALE NAPOLETANO CAROLINA CARPENTIERE

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L’EVENTO DEL MESE by Mirella Dosi

ROMA MUSIC FESTIVAL UN SUCCESSO ANNUNCIATO

Tanto talento e altissima qualità hanno reso emozionante e ricca di colpi di scena la serata finale dell’edizione 2023 del Roma Music Festival ideato dal produttore Andrea Montemurro con la collaborazione del direttore artistico Amedeo Minghi. Ben 29 finalisti divisi nelle categorie band, interpreti e cantautori si sono sfidati fino a tarda notte martedì scorso sul palco del Teatro Golden di Roma. Provenienti da ogni parte d'Italia, i finalisti selezio-

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nati dopo mesi di casting ed eventi live hanno messo in evidenza un livello di indubbia qualità esibendosi davanti ad una giuria formata da musicisti, discografici e giornalisti e guidata dal Maestro Minghi. A vincere nella categoria band sono stati il duo Frammenti direttamente da Perugia con il brano pop "Paradiso e Inferno", mentre la giovanissima Maria Musa di Cori in provincia di Latina si è clas-


musica emergente di qualità. Il maestro Amedeo Minghi, direttore artistico e presidente di giuria, durante la premiazione finale ha avuto parole di elogio per i finalisti in gara: "Faccio i complimenti a tutti i partecipanti, alcuni di loro sono già strutturati per avvicinarsi al mondo della musica in modo professionale. Avevo già ascoltato tutti i brani e nelle esibizioni live di questa finale ho avuto solo conferme positive. Anche tra chi non ha vinto ci sono ottime individualità". Non nasconde la sua soddisfazione il produttore ed ideatore dell'evento Andrea Montemurro: "Il livello artistico della manifestazione è stato davvero elevatissimo, Roma Music Festival si conferma la casa del talento e mai come in questa edizione si attesta come uno dei migliori eventi europei dedicati alla musica emergente. Un grazie di cuore al maestro Amedeo Minghi che ci ha lusingato ed onorato della sua collaborazione. Adesso il nostro impegno sarà rivolto alla promozione degli artisti che hanno partecipato ed all'organizzazione della prossima edizione". sificata prima nella categoria Interpreti con una emozionante esecuzione del celebre "Vedrai, Vedrai" di Luigi Tenco. Nella categoria cantautori il successo è andato ad un altro talento molto giovane come Federico Di Cosimo di Guidonia in provincia di Roma con il brano "Luna", una ballad piena di sentimenti ed energia. Premio “New Sound” a Camilla Pandozzi che con il suo brano “Ex-Stasi” ha espresso le nuove sonorità al meglio mentre il premio speciale della critica è andato a Lavinia Fiorani con "Patto Co' La Luna", brano commovente ed intenso. Il premio “Social New Hit” se lo è invece aggiudicato la band degli EmaMolinari, travolgenti con il loro rock in "Tutto Corretto". Brillante e professionale la presentazione di Stefano Raucci, voce e volto noto di Radio Radio, in una serata che ha ribadito come il Roma Music Festival sia sempre più sinonimo di

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COVER STORY by Daniela Chessa

ANTHONY PETH TORNA IN PRIMA SERATA AL TIMONE DI “VIP4PADEL” IL PRIMO TALENT SPORTIVO PER SPORTITALIA Bello e simpatico, con un carisma travolgente Anthony Peth torna in prima serata da fine gennaio con Vip4Padel il primo Talent sportivo che vede protagonisti personaggi del piccolo schermo. Sportivi, attori, giornalisti, showgirl e ballerine si sfidano in un vero torneo di Padel, con una fede in comune, la passione per lo sport. In esclusiva per GP Magazine il conduttore televisivo, conosciuto al grande pubblico per aver portato i telespettatori alla scoperta di luoghi e sapori del bel Paese per anni al timone delle esterne di Gustibus su La7, per passare poi a Trend sulle reti Mediaset, torna in Tv per la prima volta con un programma nuovo ma questa volta non di cucina. Come ti sei preparato per questa nuova avventura televisiva? “E' un programma in cui credo molto. Per tanti anni ho condotto programmi di cucina per le reti generaliste e ho sempre affrontato le offerte di lavoro con dedizione e sacrificio. Chi fa un lavoro come il mio e viene soprattutto premiato dagli ascolti, quando le edizioni vengono riconfermate anche negli anni successivi, ti crei la tua zona confort, prendendo col tempo domestichezza con quel genere di format fino ad essere intuitivi e veloci nelle registrazioni. Una volta che i meccanismi televisivi di un format sono più o meno sempre gi stessi le cose vanno da se, in questo caso è la prima volta che conduco un programma sportivo, ho studiato tanto il genere e chiesto a diversi colleghi che conducono trasmissioni dedicate al mondo dello sport”. Com'è strutturato questo nuovo programma? Puoi anticiparci qualcosa? “E' un talent sportivo. La struttura è di un vero e proprio torneo di Padel e a sfidarsi saranno dei personaggi famosi in coppia con dei super fan agguerriti. La sfida sarà composta in squadre da due e le regole da seguire sono senza esclusione di colpi. Avrete modo per due mesi di vedere come giocano i beniamini del piccolo scherzo e quanto si impegneranno per arrivare alla fase finale di eliminatorie, prefinali e finale con una sola squadra vincitrice. Non mancheranno momenti esilaranti e storie da raccontare dei nostri protagonisti, perché in fondo il pubblico ama anche conoscere una veste diversa dei personaggi che siamo abituati a vedere in salotti televisivi o a teatro. Il format è scritto da Alessandro Migliaccio storico autore Rai e prodotto da Maria Raffaella Napolitano per la N&M Management e come media partner ufficiale la collaborazione del Corriere dello Sport”.

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COVER STORY

Per anni hai condotto programmi di cucina, pensi che lo sport sia un nuovo percorso che seguirai nel tempo? “Non lascerò mai i sentieri del gusto. A marzo inizierò le riprese di Dolce in Campo, lo spin off di Chef in campo che ho condotto per tre stagioni. Il format avrà un restyling sia nella struttura perché saranno i dolci da preparare in puntata e cambierà anche lo studio e le rubriche. La regia sarà sempre di Mario Maellaro e la produttrice Francesca Aiello sta già selezionando chi saranno i protagonisti di questa prima edizione. Ad affiancarmi in cucina durante le interviste che formulerò per gli ospiti ci sarà la Cake creator Manuela Romiti e per l'abbinamento delle bollicine per ogni dolce ci sarà il guru ed esperto del mondo dei vini Matteo Carreri. Anche se posso anticiparvi che Vip4Padel da contratto ha una seconda edizione sotto la mia guida, ma sul futuro vedremo in seguito, chi vivrà vedrà”. Il tuo ruolo sarà solo di conduttore del programma o giocherai anche tu nel torneo? “Io non sono proprio in grado di giocare a Padel, lo capirete in alcuni siparietti che faranno da cornice ironica e divertente durante le puntate. Però posso garantirvi che finora il mio accento ha sempre accompagnato i miei programmi nelle mie conduzioni, in questa nuova avventura vedrete diverse novità. La mia voce di accompagnamento nelle presentazioni e nei commenti sarà diversa da come siete abituati a sentirvi. Il look completamente rinnovato con il ritorno delle bretelle che io amo tanto. La mia stylist Simona Pontiggia col brand Lab33 hanno dato un pizzico di eleganza ma essendo un programma sportivo gli outfit sono stati studiati per l'occasione e il tipo di format. Sono contento di aver completamente dato un tocco di novità al mio ruolo e alla mia immagine che, senza stravolgere troppo credo vi piacerà. Come dice sempre La Pontiggia "bisogna osare ma con delicatezza", e attraverso questa nuova avventura oserò ma con stile”. Da chi è composto il cast in questa prima edizione? “Ci sarà un coreografo fra i più famosi d'Italia, un noto giornalista, una bellissima attrice, una showgirl che tutto il mondo ci invidia, un comico direttamente da Zelig, una conduttrice radiofonica e una mia collega direttamente dalle reti Mediaset, dei mentalisti noti al grande pubblico e per la prima volta in un talent una "Iena". Un cast variegato con dei fan a completare le squadre veramente agguerriti per arrivare alla vittoria finale, posso svelarvi che ci sarà un anestesista che lascia le sale operatorie per giocare con determinazione sul campo di Padel, ci sarà persino un Sindaco, ma altro non posso dire, altrimenti vi racconto già tutto. Posso solo dirvi che ne vedrete delle belle”.

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Il programma andrà in onda in prima serata su Sportitalia e si pensa già ad una seconda edizione, pensi che possa diventare un programma longevo che ti vedrà sempre più coinvolto in prima persona? “Il programma avrà una seconda edizione confermo e a condurlo sarò ancora una volta io. Per questo la persona che follemente ha deciso di puntare su di me è Maria Raffaella Napolitano con cui ho avuto il piacere di lavorare durante la pandemia per il programma Trend in onda su La5 affiancato da Silvana Giacobini. Ritengo che la scelta sulla conduzione è stata un'idea su cui nemmeno io avrei puntato, ormai da anni i telespettatori sono abituati a seguirmi al timone di programmi di cucina prima sulla 7 poi per la Rai e per le reti Mediaset, ci siamo divertiti e alla fine la sua decisione è stata rischiosa ma originale. Sarete poi voi lettori, caro pubblico a dare il vero consenso o meno. Riguardo al programma già si propongono per la seconda edizione tanti candidati da tutta la Nazione che vorrebbero partecipare e affiancare il Vip nella squadra, ma per questo ci penseremo durante l'estate, sicuramente è un'occasione che non voglio perdere e anche se il mio lavoro mi porterà a condurre ancora programmi di cucina, Vip4Padel, sarà per un po’ la mia nuova scoperta professionale che con impegno e dedizione, come ho sempre fatto, porterò avanti”. E oltre a questi programmi che hai raccontato ci sono altre novità per il futuro? “C'è una novità che per questo nuovo anno avrà un risvolto per la mia carriera in un settore lontano da quelli a cui ho toccato per mano finora. In uscita nei prossimi mesi la mia autobiografia dove parlerò della mia battaglia di vita e della mia rinascita. Un lavoro letterario a cui ho voluto dedicarci cuore e anima. Si parla di parole speciali, quelle che legano le nostre emozioni al nostro vocabolario della vita. Le parole che servono, attraverso i ricordi e degli aneddoti vi racconterò la parte più intima di me, anche quella più dolorosa che oggi vivo con ricordo e con la voglia di assaporare ogni giorno che passa vivendo appieno quello che la vita di bello ha da offrirmi”.

Thanks to: Ph: Gabriele Dylan Outfit: Lab33 Stylist: Simona Pontiggia Make up: Emilia Clementi Hair stylist: Manuel Ernesti


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ZOOM by Marialuisa Roscino

Cancro: l’importanza della gestione dello stress e dell'ansia durante il percorso di cura oncologico Ne parliamo con Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International Psychoanalytical Association

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Dottoressa Lucattini, quali sono le principali evidenze scientifiche che supportano l'idea che lo stress e l'ansia possano influenzare negativamente l'efficacia delle terapie contro il cancro? “Recenti studi evidenziano un legame significativo tra lo stato emotivo del paziente e la risposta alle cure contro il cancro. Una delle motivazioni è che lo stress e l’ansia possono influire negativamente sulle capacità reattive del sistema immunitario. Inoltre, nel rispondere adeguatamente alle terapie anche per la riduzione la compliance dei pazienti al trattamento, compromettendo l’efficacia degli stessi e aumentando così i rischi di ricadute e recidive. Al contrario, una buona gestione dello stress, dell’angoscia e della depressione possono migliorare l’andamento generale delle cure”. In che modo, la gestione dello stress e dell'ansia può impattare positivamente sulla risposta del sistema immunitario alle terapie oncologiche? “Il ruolo positivo della riduzione dello stress e dell’ansia con aumento nell’adesione al trattamento, evidenzia che i pazienti che ricevono supporto psicologico, sono più propensi a seguire diligentemente il percorso terapeutico prescritto. Sono stati gli stessi immunologi che hanno, per primi, hanno messo in luce il fenomeno e sottoposto a psichiatri e psicoanalisti la questione dell’influenza dello stress sul sistema immunitario. Gli studi successivi hanno dimostrato che la gestione dello stress ha un ruolo centrale nella salute delle persone e che elevati livelli di angoscia agiscono negativamente in caso di malattia. Certamente, una risposta immunitaria non buona, poiché influenzata negativamente (per eccesso o per difetto) da stress, angoscia e depressione, è un fattore di rischio aggiuntivo nelle malattie oncologiche. Infatti, gli aspetti psicologici hanno un effetto diretto sul sistema immunitario, come dimostrano studi internazionali ormai decennali. La gestione dell’inevitabile stress e profonda preoccupazione durante la malattia è auspicabile e oggi è ritenuta dalla maggior parte dei ricercatori, necessaria durante i trattamenti per le patologie oncologiche”. Può condividere esperienze o casi clinici che abbiano evidenziato chiaramente il legame tra lo stato emotivo del paziente e l'esito delle terapie contro il cancro? “Le patologie oncologiche sono molto diverse tra di loro, hanno origini differenti (genetiche, ambientali, da sostanze cancerogene, etc.), inoltre il decorso è diverso a seconda della stadiazione (se si tratta di cancro in situ, con o senza metastasi, etc.), dell’età del paziente, dalla genetica e dalla risposta alle terapie. È necessario sottolineare che la ricerca ha fatto passi da gigante, tanto che oggi si sta andando verso una “cronicizzazione” delle patologie oncologiche con cui il paziente convive per anni anche nei casi in cui non sia possibile una completa guarigione, la cosiddetta “restitutio ad integrum”. L’interesse è, pertanto, forte sulla componente psicologica, in particolare, non sulla la genesi del cancro ma nella prevenzione primaria in tutti (con gli screening come il pap-test, la colonscopia, la mammografia, l’eco addome, l’ecografia prostatica, le analisi del sangue periodiche, etc.), nella prevenzione secondaria (i controlli regolari dopo la diagnosi e le cure) e anche durante i trattamenti. La psicoanalisi aiuta a trovare la forza e il desiderio di curarsi, favorisce la precisione nelle cure e una fiducia nei medici curanti, poiché abbassa le ansie persecutorie scatenate dalla malattia, vissuta sempre come un’ingiustizia, un’aggressione invisibile e inaspettata da se stessi. Inoltre, riporta la malattia all’interno delle vicende della vita, la rende pensabile e quindi comprensibile, gestibile, controllabile”. Dottoressa Lucattini, come si può integrare in modo efficace la gestione dello stress e dell'ansia nei protocolli di cura per i pazienti oncologici, crede sia importante il supporto psicologico in questi casi? “Ci sono molti esempi virtuosi d’integrazione di cure psicologiche in pazienti oncologici, sia durante l’ospedalizzazione, che nei trattamenti ambulatoriali. Il supporto è necessario poiché la diagnosi è scioccante, gli interventi chirurgici sono sempre anche una ferita nella mente, non solo nel corpo; le terapie antineoplastiche


sono dolorose e vi sono dei cambiamenti fisici, quale caduta o cambiamento dei capelli, invecchiamento cutaneo, problemi articolari, che rendono difficile la vita dei pazienti. Inoltre, si attiva una sorta di timer interno per cui, a torto o a ragione, la vita non appare più come infinita, si realizza bruscamente il proprio essere al mondo per un periodo definito e questo disorienta, spaventa, paralizza. L’analisi anche incentrata sul problema, riaccende la vitalità interna, rimette in moto il tempo, fa intravedere il futuro che si guadagna giorno dopo giorno attraverso pensieri propositivi e azioni nel presente. Aderire alle cure e progettare il proprio tempo della cura in funzione di quando si starà meglio, è di grande aiuto. Esiste un tempo per ogni cosa, il tempo della cura di sé, il tempo della convalescenza e il tempo della stabilizzazione o della guarigione”. Può spiegare, perché, in particolare, il supporto psicologico è determinante per una migliore rispondenza e adesione al trattamento da parte del paziente e, di conseguenza, anche per una migliore efficacia delle cure contro il cancro? Da non trascurare, che oltre alla depressione reattiva di natura psichica, alcuni trattamenti per patologie oncologiche causano depressione come effetto correlato, come accade anche con alcuni farmaci per i trattamenti nelle patologie cardiovascolari o nelle malattie neurologiche, solo per citarne alcune. Integrare la gestione dello stress e dell’ansia attraverso una psicoterapia mirata, psicoanalitica o psicodinamica, nei protocolli di cura è un passo cruciale per ottimizzare le possibilità di guarigione e migliorare la qualità della vita dei pazienti. È necessario parlare apertamente con i pazienti di questa opportunità di aiuto per loro da un punto di vista di un valido sostegno psicologico e per l’andamento della malattia somatica”. Oltre alla necessità di un approccio olistico alla salute, come può la positività e la volontà di vivere influenzare il decorso della malattia e migliorare la qualità di vita complessiva dei pazienti affetti da tumori? “Lo stress può derivare da molteplici fonti, tra cui la paura dell’ignoto, l’incertezza del futuro, le difficoltà familiari e il dolore fisico legato alla malattia e anche agli stessi necessari trattamenti. Al contrario, la positività e la volontà di vivere possono avere un impatto significativamente buono sul decorso della malattia, contribuendo a migliorare la risposta alle terapie e a promuovere una prospettiva più fiduciosa, incoraggiando a battersi per il proprio miglioramento, a intravvedere la propria guarigione e a combattere attivamente per la propria vita. Affrontare il cancro

non riguarda solo le cure per la malattia fisica, ma anche la cura della mente che passa attraverso la gestione della paura, il contenimento del dolore psichico e il sostegno delle emozioni positive”. Quali consigli si sente di dare ai pazienti oncologici, in caso di ansia e stress durante la gestione e cura della malattia? “Stress, ansia, angoscia e depressione sono reazioni naturali in caso di malattia da cui nessuno è immune, sono sentimenti umani, soprattutto malattie gravi o ritenute tali. Il cancro, come le malattie mentali, è ancora giudicato col metro personale, inconscio, culturale e sociale dell’innominabile, dell’indicibile e incomprensibile, e purtroppo anche di ciò che è ritenuto “brutto”, quindi difficile da pensare e da vedere. Sono tematiche intorno a cui la rimozione e la negazione, anche collettive, sono piuttosto pronunciate. Nonostante gli sforzi degli specialisti che lavorano sinergicamente, c’è ancora un’aura d’impronunciabilità, di paura e vergogna. Il cancro ancora, in alcuni casi, è percepito come una sorta di pestilenza moderna. Dopo il primo sconcerto e panico, è necessario affidarsi agli specialisti, seguire le cure e chiedere un supporto psicoanalitico per sostenersi emotivamente e superare questo periodo, inevitabilmente difficile”. Perché incoraggiarli in questi casi alla psicoterapia e all’analisi? “La qualità della vita è molto importante anche durante le cure, affinché l’esperienza traumatica della malattia non rimanga come una ferita insanabile. Inoltre, è sempre vivo il pensiero per i familiari, i figli, il partner, i genitori e gli amici. È importante riuscire a trovare il giusto modo per gestire le relazioni affettive e fare sì che restino buone. L’analisi è sempre di aiuto: Per continuare ad avere progetti è necessario pensarsi in un orizzonte temporale sufficientemente lungo; Per non inaridirsi, travolti dalla rabbia e dalle ansie persecutorie; Per imparare a chiedere aiuto e a mostrare gratitudine; Per amare più intensamente, se è possibile, i propri familiari; Perché l’analisi crea intimità particolare con se stessi, aiuta a vedersi e a riflettere sulla propria vita, presente, passata e futura; Perché anche nei momenti di sconforto, le parole dette, le emozioni vissute, le cose comprese, sono presenti dentro di sé, parlano alla propria mente e all’anima. La relazione di cura con l’analista sostiene contro la tentazione della resa o l’insinuarsi di una rassegnazione nemica della guarigione. Come ogni buona relazione umana, rassicura, fa sentire di avere diritto di esistere e stara al mondo, incoraggia ad andare avanti, giorno dopo giorno, fino al raggiungimento dei propri obiettivi e delle mete desiderate”.

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SALUTE & BENESSERE by dottor Antonio Gorini (*)

LA PUNTUALITÀ IN MEDICINA Cosa vorrà dire questo titolo? Arrivare puntuali all'appuntamento col medico? No, non intendo questo. Anche se è una forma importante di rispetto arrivare puntuali agli appuntamenti in genere. Ciò deve valere per entrambe le parti. Troppo spesso negli studi medici dove lavorano "a catena di montaggio", si fanno ore di attesa. Questa è una mancanza di rispetto non solo per i pazienti paganti, ma anche per chi si rivolge nelle strutture pubbliche o in convenzione (dove si paga il ticket o neanche quello). L'organizzazione del tempo è alla base del corretto funzionamento di una struttura sanitaria e indica non solo la professionalità, ma anche l'attenzione che si ha verso l'utenza. In ogni caso non intendo parlare di ciò. Ma allora di cosa? Dell'orologio biologico? Fuocherello! Sapere che il nostro magnifico insieme di "corpo-mente-spirito", che contraddistingue ogni essere umano, funziona con dei ritmi naturali giornalieri, settimanali, mensili, stagionali, è molto importante. Pensiamo di essere sempre gli stessi tutto l'anno, invece no. Ad esempio, il nostro assetto ormonale cambia durante la giornata: all'alba abbiamo l'aumento di produzione dell'adrenalina, dopo 1-2 ore quello del cortisolo, che va ai minimi la notte. La melatonina liberata nelle ore notturne modifica la sua struttura e funzione nelle varie ore del giorno 8-14-20... e potremmo continuare a lungo. Le donne conoscono bene il ritmo mensile, che contraddistingue il periodo fertile. La maggior parte delle nostre cellule ha un ricambio completo ogni 21 giorni, si dice che ogni 7 anni siamo completamente “rinnovati” come corredo cellulare. La nostra biologia segue il ritmo più ampio della natura, delle stagioni, del campo magnetico terrestre e dei pianeti/stelle. Pensate che il campo magnetico della Luna riesce a modificare le maree dei nostri oceani e non abbia nessun influsso su di noi? Chiedete alle ostetriche di una volta... Oppure pensate al fenomeno del jet lag, che si verifica quando attraversiamo velocemente in aereo il campo magnetico terrestre... il malessere che proviamo è legato al fatto che la nostra epifisi, la ghiandola che è connessa con la luce esterna e col campo magnetico terrestre, non riesce ad adattarsi allo spostamento rapido tra più meridiani. In effetti, non siamo stati creare per volare sugli aerei… Trovo tutto ciò meraviglioso! Non siamo esseri isolati "ognun per sé", ma immersi in una rete sottile di relazioni e reti dentro di noi, col mondo esterno e oltre. Ma allora che cosa voglio intendere per "puntualità in medicina"? Intendo parlare dell'abitudine ormai consolidata nelle persone e in molti medici nel considerare le misurazioni degli esami di laboratorio (esami del sangue, urine, ecc) o di diagnostica per immagini (ecografie, TAC, ecc.) come verità scolpite sul granito. In particolare, mi soffermerò sulle analisi di laboratorio. Ogni test che facciamo è un test "puntuale", cioè indica la situazione nel "punto" esatto del prelievo, quindi, nel momento esatto in cui preleviamo il campione di sangue, urine, pus, ecc. Non un minuto prima né un minuto dopo, proprio in quel "punto". Per questo si chiamano rilevazioni pun-

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tuali. Tant'è che se vogliamo seguire le variazioni nel tempo dovremmo fare prelievi in orari diversi come per la curva glicemica, per intendersi. E comunque, anche così, non sapremo mai l’esatta variazione nel tempo dei valori. Infatti, nel nostro organismo avvengono milioni di reazioni chimiche al secondo ed un’infinità di reazioni fisiche, che viaggiano alla velocità del suono, della luce, insomma velocissime e, pertanto, ancora per noi inafferrabili con gli strumenti attuali. Ci si sta lavorando… È, quindi, assurdo anche solo pensare di definire un individuo per un riscontro unico e “puntuale” di un esame di laboratorio! Tutto influisce sul momento del prelievo. Cosa ho mangiato, se avevo la febbre, se il prelievo è stato difficoltoso, dopo quanto tempo è stato esaminato il campione... Per non parlare dei possibili errori tecnici del laboratorio, che fanno parte della vita. I laboratori controllano sempre almeno due volte i valori più "strani", ma è buona prassi ripetere l'esame, se particolarmente alterato e non correlante con la situazione clinica, cioè i sintomi del paziente e la visita medica. Magari ricorrendo ad un altro laboratorio. La visita medica deve orientare nella richiesta degli esami e nella loro interpretazione. La valutazione dei risultati non può prescindere dal contesto: quale era il mio stato di salute durante il prelievo e nei giorni prima? Ho bevuto la mattina del prelievo o ero disidratato, perché non ho bevuto nulla dalle ore 20 del giorno prima? La sera prima mi sono bevuto un grappino dopo cena? Ho preso o ho dimenticato di assumere un farmaco X? La sera prima mi sono mangiato una bistecca da un kilo? Oppure ho fatto 2 ore di palestra intensiva? Ho avuto la diarrea, la febbre, uno stress importante? Le domande da farsi per capire il contesto sono molte. È doveroso porsele soprattutto nel momento in cui si rilevino valori alterati. Certamente questo deve farlo il medico, che non può limitarsi ad una valutazione "a distanza" per mail o WhatsApp o altre diavolerie del genere. Nello stesso tempo la persona che si rivolge al medico deve riappropriarsi della sua dignità di "Persona" e richiedere l'attenzione necessaria: prima farsi visitare, poi, se necessario, verranno chieste delle analisi e con il referto in mano si dovrà effettuare una nuova visita per poter fare una diagnosi. Dobbiamo renderci conto che la nostra biologia è in continuo movimento. Le nostre funzioni biologiche cambiano continuamente in base alle necessità. Ho fame? Produco succhi gastrici per prepararmi al pasto; mangio? la glicemia si alza; ho paura? Aumenta l'adrenalina a cui segue il cortisolo, che aumentano la glicemia, la pressione del sangue, il flusso di sangue ai muscoli, si riduce il flusso di sangue ai visceri non utili per la reazione di "attacco e fuga", ecc.; sto guidando la macchina, faccio le scale o una corsa, mi arrabbio? La pressione arteriosa sale e con essa tutti i neuro-ormoni utili per favorire queste attività... Stai facendo l’amore? Liberi dopamina, ossitocina, endorfine, un’esplosione di neuro-ormoni del benessere, che portano in noi profonda pace e rilassamento.

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SALUTE & BENESSERE

(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca e Pratica Clinica, Agopuntura. E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine

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Siamo degli organismi straordinariamente complessi ed efficienti. Dobbiamo tornare a meravigliarci di tutto ciò! Dobbiamo tornare a riscoprire come modifichiamo noi stessi in base alle necessità. Così facendo impareremo ad accorgerci che alcune nostre reazioni comportano un grande sforzo, mentre altre una grande gioia e, così facendo, cercheremo sempre più di dare spazio a queste ultime e magari avremo lo stimolo per modificare i comportamenti depotenzianti e più faticosi, sostituendoli con atteggiamenti più autentici. Potremmo riscoprire la gratitudine verso ogni singola cellula, che svolge per noi un lavoro straordinario ogni millesimo di secondo della nostra vita. Potremmo ritrovare il rispetto verso chi con attenzione e competenza cura la nostra salute. L'esame diagnostico ci informa solo di come sono i valori in quel momento, non ci definisce come Persona né come malati. Anche durante una malattia cronica l'esame ci informa di come stiamo in quel momento e nei limiti del significato di quel test! Non sono sentenze! Noi siamo i padroni della nostra salute. Possiamo regolare il nostro sistema biologico e farlo funzionare al meglio delle nostre possibilità. Ogni sistema va ad esaurirsi e dobbiamo imparare ad accogliere i momenti in cui inizia a zoppicare e quando ci avvisa che l'energia sta terminando. Senza paure... ma questo è un altro discorso... Un esame va sempre interpretato criticamente e valutato correlando i valori tra di loro e con altri esami. Questo è il dovere di ogni bravo medico, che deve fare come il restauratore di mosaici: da un piccolo pezzetto di informazione cercare gli altri tasselli e metterli insieme per comprendere il più possibile l’opera d’arte che ha davanti, l’Uomo. Via Archimede, 138 – Roma www.biofisimed.eu – Tel 06.64790556 (anche whatsapp) – antonio.gorini@biofisimed.eu https://www.miodottore.it/antonio-gorini/internista-nefrologo-omeopata/roma

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FASHION by Nadia Ludovici

SALDI SEMPRE DI MODA

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Inizia il periodo dei saldi, ogni regione ha il suo calendario di inizio e di fine, un'occasione per rinnovare il guardaroba, per fare una passeggiata in città e nei centri commerciali portando il buonumore. L'occasione del capo già adocchiato durante il periodo natalizio viene rimandata al periodo dei saldi. Per eterni indecisi sarà sempre un'opportunità di decidere se sarà il momento per acquistare anche quando ci saranno le vendite promozionali. In Italia nel biennio 2011-2012 è arrivato il Black Friday, fenomeno di marketing globale, proveniente dagli Stati Uniti, una ricorrenza tipicamente americana collocata il primo venerdì dopo il giorno del ringraziamento. C'è il periodo della vendita promozionale. Grandi cambiamenti per la moda del reparto uomo che negli anni è mutata in positivo. Ieri minimal e oggi molto più estesa. Occhio ai saldi senza brutte sorprese, guardare il prezzo originale rispetto a quello scontato della merce è consigliabile secondo il buon senso ma non obbligatorio. La moda attuale durerà tre anni circa, il periodo di un ciclo lungo nel settore della moda. Tutti saranno pronti ad acquistare i cosiddetti “must have”, l’indumento dal prezzo più vantaggioso e necessario, maglie, cappotti, cappelli ecc. C’è anche chi opta per fare lo shopping intelligente, investire ed acquistare degli abiti e accessori senza tempo scelte classiche sempre attuali. Per esempio: oggetti abiti in pelle, pitonato, zebrato, maculato, abiti con frange e l'intramontabile vestito in bianco e nero. Anche se per alcuni anni non sarà di moda o di tendenza, il segreto è saper aspettare. Tutto ritorna... niente o quasi sparisce.

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GUSTO by Fabio Campoli - prodigus.it

Le gioie del Pan di Spagna Il pan di Spagna, una delle creazioni più classiche e basilari della pasticceria, è un dolce amato in tutto il mondo per la leggerezza, il sapore delicato e la grande versatilità d’uso. Questo dolce spugnoso e soffice ha una storia affascinante: le sue origini sono legate all'Italia del XVIII secolo. Il nome "pan di Spagna" pare essere eredità dell'ambasciatore spagnolo presso la corte italiana del Re Carlo II, grande estimatore di questa preparazione dolce. La ricetta originale era semplice e comprendeva solo tre ingredienti principali: uova, zucchero e farina, senza lievito nè burro. Questa semplicità ha contribuito a definirne il carattere unico. Nel corso degli anni, tuttavia, il pan di Spagna ha subito alcune trasformazioni. Nel XIX secolo si iniziarono a utilizzare anche lievito e burro, rendendo il dolce ancora più soffice e gustoso. Mentre inserire il burro richiede una certa esperienza e maestria per non smontare troppo la massa, di certo aggiungere lievito chimico per dolci agevolava tutti nell’impresa di ottenere un risultato ben alto e gonfio. Per questo la sua popolarità crebbe in tutta Europa e divenne una base essenziale per molte alte creazioni di pasticceria in diversi paesi. La buona riuscita del pan di Spagna è strettamente legata alla sbattitura delle uova con lo zucchero, preventivamente scaldate a 40-45°C, con conseguente formazione di una massa montata che ingloba aria e che renderà l'impasto soffice e leggero. È importante sapere che uno sbattimento prolungato rompe eccessivamente la rete proteica, facendo perdere consistenza e sofficità all' impasto, quindi bisogna fare molta attenzione a questa fase di preparazione. Dopo aver formato la massa montata si incorporano le farine - accuratamente setacciate - con un movimento rotatorio dal basso verso l’alto, facendo molta attenzione a non far smontare la massa. Occorrerà lavorare delicatamente ma velocemente al contempo per agevolare l’assorbimento delle polveri senza dover lavorare troppo a lungo l’impasto (che altrimenti tenderebbe a smontare). La tortiera, precedentemente imburrata e infarinata, va ben battuta (da capovolta) per eliminare l’eccesso di farina che tenderebbe a conferire note eccessive di tostatura al pan di Spagna. Invece, occorre aver cura di non sbattere gli stampi e non livellarli dopo aver inserito l’impasto all’interno. Durante la cottura si verificano altre trasformazioni fisico-chimiche che fanno aumentare di volume il composto. Con il calore l'aria incorporata si espande favorendo la formazione degli alveoli e quindi la coagulazione omogenea della parte proteica. È proprio lei che indurendo cede acqua, che a sua volta viene assorbita dagli amidi che costruiscono così lo “scheletro del dolce”. Per quanto riguarda le dosi di preparazione, è bene sapere che Il pan di Spagna può essere a montata pesante, media o leggera. Ciò che cambia è la consistenza finale, che passa dal poter essere preparato con pari peso di uova, zucchero e farina (versione pesante, per dar luogo a un risultato dalla struttura più compatta e densa, adatta ad esempio alla costruzione di una torta a piani) ad una ricetta che guida ad una consistenza intermedia fino alla versione leggera, dove il quantitativo di zucchero e farina è pari alla metà del peso delle uova. Pan di Spagna montata pesante: 500 g di uova intere, 500 g di zucchero semolato, 500 g di farina 170180W. Pan di Spagna montata media: 500 g di uova intere, 333 g di zucchero semolato, 333 g di farina 170-

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180W. Pan di Spagna montata leggera: 500 g di uova intere, 250 g di zucchero semolato, 250 g di farina 170-180W A questi ingredienti si aggiunge spesso anche un aroma, che nella maggior parte dei casi è rappresentato da vaniglia o scorza finemente grattugiata di limone. Il lievito chimico per dolci è facoltativo e rappresenta più che altro un aiuto per assicurarsi che la massa non smonti (la ricetta originale non ne prevede l’impiego). Il pan di Spagna è inoltre una preparazione versatile non solo nell’utilizzo finale, ma anche nella possibilità di personalizzazione dell’impasto stesso. A partire dall’amato cacao amaro in polvere (dosaggio massimo 80 g su 1 kg di farina), il cioccolato fondente (la dose massima in questo caso è di 200 g per kg di farina) o ancora il burro (da aggiungere fuso e lasciato a raffreddare a temperatura ambiente ad una piccola parte di montata prima di incorporarla all’intero quantitativo) Un'altra idea per realizzare pan di Spagna dalle note di sapore differente è sostituire parte della farina nella ricetta con della farina di frutta secca, ossia di mandorle, di nocciole, di pistacchi, di noci. Occorrerà togliere dalla ricetta originaria 100 g di farina debole ogni 300 g di farina di frutta secca utilizzata. Anche la frutta secca contribuisce a dare un tono distintivo al gusto, nonché all’aspetto visivo e alla morbidezza.

La ricetta del mese: Pan di Spagna alla crema di cioccolato e melanzane Ingredienti per uno stampo da 18 cm di diametro. Per la crema melanzane al cioccolato: Melanzane, 2; Latte intero, 700 ml; Panna Lactea Sugar, 300 ml; Tuorli, 120 g (n. 8); Zucchero semolato, 170 g; Cioccolato fondente, 300 g; Amido di mais, 90 g Per completare: Pan di Spagna, 1; Glassa al cioccolato fondente, q.b.; Bagna al marsala, q.b.; Fiori di ibisco essiccati, q.b. Preparazione: Preriscaldate il forno a 220°C. Lavate le melanzane, asciugatele e praticate delle piccole incisioni sulla buccia con la punta di un coltello. Infornate le melanzane su griglia e lasciatele cuocere fin quando non risulteranno morbide; poi riponetele in un recipiente che coprirete con pellicola per alimenti idonea all’uso a caldo: in questo modo, lasciandole riposare, il vapore catturato all’interno faciliterà il distacco della buccia. Una volta fredde, sbucciate le melanzane e passatele al robot da cucina, tenendo la purea da parte. Per preparare la crema, riunite il latte e la panna in una casseruola e fate scaldare. A parte, in un recipiente lavorate insieme i tuorli con lo zucchero e l’amido di mais. Quando i liquidi risulteranno fumanti, spostate la casseruola dal fuoco, aggiungete la purea di melanzane e riportate sul fuoco mescolando; poi spostate nuovamente dal fuoco e versate i liquidi sul composto di uova, mescolando di continuo con una frusta. Riportate il composto nella casseruola sulla fiamma bassa, e procedete con la cottura fino a raggiungimento di una giusta densità, mescolando di tanto in tanto con una frusta. Spostate la crema dal fuoco e incorporate il cioccolato fondente tritato, mescolando fino a completo discioglimento. Trasferite la crema in un recipiente pulito e fatela raffreddare prima di utilizzarla. A seguire decorticate il pan di Spagna e ricavate con un coltello tre dischi. Inumidite il primo disco di pan di Spagna con la bagna, farcite il primo strato di base con della crema alle melanzane e cioccolato aiutandovi con un sac à poche, sovrapponete il secondo disco di pan di Spagna, bagnatelo nuovamente e ottenete un secondo strato di crema. Completate posizionando l’ultimo disco di pan di Spagna, e rivestite esternamente l’intera superficie della torta con la restante crema. Lasciate rassodare bene nel ripiano più basso del frigorifero prima di procedere alla ricopertura con la glassa al cioccolato fondente. Decorate con fiori di ibisco essiccati.

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DRINK

MIXOLOGY

by Alessio Certosa

DAVIDE BERSAGLINI IL GIOVANE BARTENDER ARTISTA DEGLI SHOTS

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Nel mondo dei drink e degli shots si è inserito prepotentemente quello della “mixology”, un fenomeno affascinante che fa la differenza, perché si basa sulla creatività e sull’attenzione per l’alta qualità. E parallelamente sta prendendo sempre più piede la figura del bartender, che in molti casi diventa un vero e proprio artista degli shots. Come nel caso di Davide Bersaglini, un giovane ventenne, ricco di talento e di fantasia. I suoi shots sono dei veri e propri capolavori. Anzi, opere d’arte. Davide, negli ultimi anni si sta diffondendo nei locali una nuova figura, quella del bartender. Chi è esattamente il bartender? “Un bartender è una persona esperta nell'arte di preparare e servire bevande alcoliche e analcoliche. Oltre a mescolare gli ingredienti per creare cocktail, un bartender può anche gestire l'inventario delle bevande, interagire con i clienti e creare un'atmosfera accogliente in un locale”. Come ti sei avvicinato a questo mondo e a questa passione? Mi sono avvicinato a questo mondo e ad appassionarmi già dai primi anni delle superiori, avendo fatto la scuola alberghiera e mosso i miei primi passi”. Realizzi delle vere e proprie "opere d'arte", qual è il segreto per creare questi capolavori che sono soprattutto belli a vedersi? “Un segreto resta tale perché non viene svelato. Comunque posso dire che sono tanti giorni di prove e conoscenze dei prodotti che utilizzi e il resto viene da sé”. Quali sono le doti principali che deve avere un bartender? “Le doti principali di un bartender devono essere: conoscenze delle bevande, gestione dello stress, creatività e memoria, comunicazione, igiene e ordine, un bel sorriso”. Sei riuscito a trasformare una passione in un lavoro. Quali sono i tuoi obiettivi e traguardi in questa professione? “I miei obbiettivi in questo lavoro non hanno limiti o confini. Lo faccio con passione e vado dove mi porta”, La professione del bartender rientra nell'ambito della mixology. Per i profani, in parole semplici cos'è esattamente la mixology? “Un mixologo è essenzialmente un esperto nella creazione di cocktail. Il mixologo solitamente sottolinea un livello più elevato di competenza nella creazione di bevande miscelate e si concentra spesso sulla creatività e sull'innovazione, cercando di combinare sapori in modi originali per offrire esperienze uniche”.

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DRINK

Utilizzi i social? E che riscontri hai? “I social in questo ambito sono fondamentali e solo in base al riscontro che hai capisci se la cosa che fai piace davvero o no. Fortunatamente ho un buon riscontro quando faccio vedere le mie opere”. In sole tre parole, come descriveresti i tuoi shots? “Fantasia. Colori. Arte”. Se dovessi creare un shots chiamato "GP MAGAZINE", considerando che siamo una rivista di spettacolo, arte e cultura, come lo realizzeresti e quali ingredienti useresti? “Lo realizzerei il più bello e colorato possibile, dove ognuno possa poter dire la sua su cosa vede, sente o prova nel vederlo o berlo. Per gli ingredienti userei prodotti naturali e di buona qualità per far capire l’importanza di quando usi qualità ottieni sempre qualità”.

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EVENTI CON GUSTO

Ulivum Xmas Gala: per la storia e la tradizione di Villamassargia Una viaggio indietro nel tempo nell’antica “Villamassargia”. Oltre 300 persone, arrivate da tutta la Sardegna e anche dalla penisola, hanno partecipato all’evento “Ulivum Xmas Gala”, con gli ospiti coi mantelli rossi dei generali della Roma imperiale alle spalle e le corone di ulivo sul capo. Tutto nell’ambito del “Natale delle stelle” che sta animando le festività di Villamassargia, rievocando i fasti del paese di 2 mila anni fa e valorizzando il patrimonio locale storico e naturale. Il programma dell’amministrazione comunale, curato da Alessia Ghisoni e Cinzia Murgia, titolari di Oggi Sposi & Exclusive Wedding, regine del wedding, event planners e art directors delle manifestazioni pianificate dal Comune , mira a promuovere il territorio in un’ottica di condivisione sociale e ricerca della felicità e in equilibrio con i valori ambientali. Il 7 dicembre scorso c’è stata l’inaugurazione in piazza Pilar: bimbi e famiglie hanno assistito all’accensione delle luminarie e ieri magia e stupore si sono rinnovati con un altro appuntamento natalizio, sempre in piazza Pilar, e nell’antica Casa Casula, edificio di pregio architettonico in stile romanico civile del XIV secolo. I giardini lussureggianti della dimora, acquistati recentemente dall’amministrazione e mai aperti al pubblico, dove svettano melograni, mandorli secolari e storici frutteti, in occasione delle festività natalizie hanno cambiato veste e si sono trasformati in un’incantata oasi di Natale, sulla quale è scesa morbida una fiabesca nevicata artificiale. E poi l’evento clou: “Ulivum Xmas Gala”: musica, intrattenimenti, degustazioni e decorazioni nella storica abitazione per un evento esclusivo tra vecchi saloni comunicanti e caminetti accesi. Il dress code consigliato è stato rispettato da centinaia di partecipanti alla festa: per la donna abito rosso lungo e per l’uomo smoking nero e papillon rosso. Per l’uomo anche il mantello rosso (simbolo del potere dei generali delle legioni romane) e per entrambi la coroncina dorata di foglie d’ulivo, onore riservato dal Senato dell’Urbe alle persone illustri e valorose. All’evento il noto conduttore televisivo Anthony Peth presentatore degli eventi in cartellone. «In occasione delle festività natalizie», dichiara la sindaca Debora Porrà, «abbiamo deciso di rilanciare il territorio in equilibrio con i valori ambientali e solidali della nostra comunità. Villamassargia si conferma meta di prestigio in Sardegna per l’animazione delle festività natalizie e per la qualità dei prodotti locali». «Per noi la valorizzazione del territorio è fondamentale e questo è l’ennesimo successo», dichiarano Alessia Ghisoni e Cinzia Murgia, «questi eventi particolari vivacizzano e arricchiscono l’offerta turistica della Sardegna e ci consentono di sostenere le realtà locali anche attraverso la promozione di luoghi sconosciuti spesso agli anche stessi sardi. Come Casa Casula, un gioiello di Villamassargia, prima di qualche giorno fa conosciuta da pochissime persone e ora aperta alla cittadinanza in tutto il suo splendore». Grazie a un cartellone di iniziative pubbliche, che andranno avanti fino al 7 gennaio, è stato messo l’accento sul patrimonio naturalistico che dà vita ai prodotti locali. Villamassargia vuole così affermarsi come comunità solidale a tutto tondo, attenta ai più fragili, ma anche pronta a promuovere un’economia dove il consumatore può trovare a km zero la qualità dell’ambientale e dei prodotti locali. E in cui produttori e commercianti condividono le nuove sfide del futuro del territorio.

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Lucia Rubedo e il suo magico “Canto” Lucia Rubedo è sia una scoperta che una futura certezza del panorama musicale. La voce, che esprime un innato talento, e la sua figura elegante e raffinata ne fanno una cantante dall’immagine vincente. Il connubio voce-eleganza diventa dono prezioso quando si sposa – come nel suo caso - con una rara sensibilità, che negli anni è diventata cifra stilistica. Siamo di fronte ad una interprete dalla predisposizione artistica potenziata da intensi studi, dotata di impalpabile fragilità femminile che si è trasformata negli anni in un granitico carisma professionale. E’ questo lo stile di Lucia: meraviglia e stupore. La ascolti cantare, e non te la togli più dalla mente. E nemmeno dal cuore. Soprano pura, si concede anche al crossover perché’ dotata di una vocalità senza confini. Cremonese di nascita, si avvicina allo studio del pianoforte a nove anni. Inizia gli studi del canto successivamente con il baritono Giuseppe Riva. Da lì, un percorso di studio matto e disperatissimo che continua ancora oggi, e che ha portato Lucia Rubedo fino al primo, intensissimo album: “Canto”, prodotto da Fabrizio Campanelli e dalla label Candle Studio di Milano. Nel disco, uscito lo scorso mese, è presente un brano inedito, che dà titolo al cd, con la musica dello stesso Fabrizio Campanelli (noto compositore con già all’attivo due nominations al premio David di Donatello) e dieci brani cover che sono entrati nella memoria collettiva: vere pietre miliari nell’ambito della musica da film, del musical e anche del pop. Questo primo lavoro da interprete di Lucia Rubedo è uscito nelle principali piattaforme e stores on line nei giorni in cui tutto il mondo celebrava il centenario dalla nascita di Maria Callas. Una mera coincidenza, per l’etichetta discografica Candle Studio. E se fosse un segno del destino? La Divina era solita dire: “Quello che so fare è cantare, e penso forse che questo porti un po' di bellezza nelle vite, faccia stare meglio le persone”. “Canto” di Lucia Rubedo regala splendide note vibranti a critica e pubblico: assolutamente da non perdere.

Marco Tullio Barboni annuncia il progetto di un prossimo libro Soggettista e sceneggiatore, Marco Tullio Barboni si prepara ad un grande rientro professionale nel 2024. Figlio del leggendario regista E.B. Clucher (al secolo, Enzo Barboni), sono diversi anni che Marco si sta dedicando con successo alla attività di scrittore. In questo nuovo anno appena iniziato, ha subito dichiarato che tra i prossimi programmi in cantiere c’è l’idea dell’uscita del prossimo libro. Dopo Leonida Barboni (mago del Bianco e nero, direttore della fotografia amatissimo da Anna Magnani), Marco Tullio rappresenta la terza generazione di una grande famiglia di Cinema (sua figlia Ginevra, regista e fotografa, rappresenta la quarta; sta girando attualmente un docu-film sul nonno, di cui si sono superati i 100 anni dalla nascita). Gli ultimi due libri usciti per i tipi di Paguro Edizioni ricordiamo che sono “Matusalemme Kid. Alla scoperta di un cuore bambino” e “E lo chiamerai destino”. Con adattamento teatrale. Grande attesa di pubblico e critica per questa prossima, nuova creatura letteraria.

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LIBRI by Francesca Ghezzani

MARCO AMORE “LA MIA VITA TRA ARTE E LETTERE” Scrittore attivo nel mondo dell’arte contemporanea, sia in Italia che all'estero, Marco Amore dal 2013 svolge il ruolo di curatore indipendente per istituzioni pubbliche e private, spaziando dalle arti visive al design, dall’architettura alla graphic novel. Seguono pubblicazioni di testi critici in cataloghi di mostre e monografie d’artista, in cui il suo contributo affianca quello di personalità come il director of Exhibitions dei Fine Art Museums di San Francisco, Krista Brugnara. Nel 2019 avviene il suo esordio letterario con l’uscita di Farràgine (Samuele Editore, Collana Scilla, prefazione di Giovanna Frene), per poi riaffacciarsi di recente sul mercato editoriale con la silloge L’ora del mondo, sempre con Samuele Editore, Collana Scilla. Marco, sei nato nel 1991 e all’attivo vanti già collaborazioni prestigiose e numerosi successi. Hai sempre saputo cosa avresti voluto fare “da grande”? “Non sempre. Prima di imparare a leggere volevo fare il subacqueo: l’ecosistema marino, il mistero degli abissi mi hanno sempre affascinato, da piccolo. Ma all’incirca dai sei anni in su, non ho mai avuto dubbi: da grande sarei diventato uno scrittore. Ricordo che la mia insegnante di lettere della scuola media (l’attuale scuola secondaria di primo grado), lo disse anche all’ispettore incaricato di presiedere la commissione durante gli esami di Stato, con un certo orgoglio. Era un desiderio un po’ anacronistico, in particolare per quell’età, ma nel mondo delle lettere mi sono accorto che non è poi una cosa così strana. Buona parte di quelli che oggi scrivono per professione, da piccoli volevano fare gli scrittori. La vera domanda è: che tipo di scrittore

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volevo diventare? Be’, già all’epoca ero molto bravo con la poesia, tanto che una volta mia madre fu convocata dalla preside, affinché si recasse urgentemente a scuola (avrebbe scoperto poi) per leggere un mio componimento che, se non lo avessi scritto in classe, davanti alla maestra, lei stessa non avrebbe creduto farina del mio sacco. Ma ribadisco, da bambino io non volevo diventare un poeta, ma uno scrittore: il mio idolo era Stephen King. Per cui, in un certo qual modo, possiamo dire che non sono riuscito a realizzare il mio sogno, almeno fino ad ora”. Il titolo “L’ora del mondo” lo trovo fortemente evocativo. Vuoi raccontarci come è stato pensato e poi scelto? “Questa cosa non l’ho mai detta prima. All’inizio, il libro avrebbe dovuto intitolarsi ‘Dark Sky Park’. È così che lo avevo – temporaneamente – soprannominato. I dark sky park sono delle aree naturali protette dove si adottano misure cautelative per ridurre l'inquinamento luminoso. L'obiettivo è mantenere intatte le caratteristiche naturali del cielo notturno e fornire un ambiente in cui sia possibile osservare in condizioni ottimali i corpi celesti. Poi, un’estate, presi a discuterne al telefono con il mio editore e amico, Alessandro Canzian: a lui il titolo non convinceva, così decisi che era giunto il momento di cambiarlo. Il cammino verso l'adozione del titolo definitivo è stato un viaggio di esplorazione e riflessione, intrapreso dopo vari tentativi nella ricerca della formula ideale per esprimere la metafora dello spegnimento delle luci artificiali, un gesto che permette di rivelare la bellezza della volta notturna”. Si dice che il lavoro nobiliti l’uomo, ma alla fine ne siamo anche vittime e schiavi? “Siamo tutti vittime del lavoro, anche se, sul piano storico, c’è sempre stato qualcuno – un segmento di popolazione (potremmo dire, alcune fasce) – che è vittima del lavoro più di un altro, che fossimo nell’ancien regime o durante la rivoluzione industriale, poco importa. Posso affermare senza timore di essere smentito che in Italia, al giorno d’oggi, siamo vittime di condizioni di lavoro poco qualificanti, così come dei salari bassi, della precarietà e della disoccupazione. È vero, il lavoro nobilita l’uomo, perché gli consente di ottenere la fiducia in se stesso, ma se il lavoro diventa motivo di esclusione o, peggio ancora, di sofferenza, allora qualche domanda ce la dobbiamo pur fare. Possiamo continuare a ignorare il fenomeno sociale della depressione, sia in quando legata all’assenza di un

impiego – che spesso la fa sfociare nel suicidio – sia quanto direttamente riconducibile a ritmi di lavoro serrati e sindrome da burnout?”. Tu come hai trovato la tua libertà? “La libertà è un concetto complesso, legato alla sua percezione. Io posso essere prigioniero nel corpo, ma sentirmi libero nella mente (o, per chi è religioso, nello spirito). Allo stesso modo, posso essere fisicamente libero di andare dove più mi aggrada, ma essere schiavo delle mie passioni e dei miei vizi. Essere libero presuppone una condizione rispetto a una possibile coercizione, che può essere di diversa natura, o influenzata da diversi fattori, ad ogni modo una condizione essenziale della libertà è l’impegno profuso per ottenerla. Perché la libertà richiede tempo, sforzi e consapevolezza, che si acquisisce attraverso il lavoro, per l’appunto. In un certo senso, trovo la mia libertà in attività spesso diverse, così come a volte mi capita di provare per quelle stesse attività un senso di claustrofobia: ad esempio, lo scrivere, il fare attività fisica, l’impegnarmi in progettualità complesse, ecc. Se invece parliamo di libertà professionale, basta dedicarsi ad un lavoro che si ama – il che è più facile a dirsi che a farsi”. In chiusura, tanti bei progetti all’attivo tra cui la traduzione in corso per una prossima pubblicazione in lingua inglese di “Farràgine”, opera finalista alla XXXI edizione del Premio Camaiore Proposta e già tradotta in spagnolo e poi, a dicembre, si è tenuta una nuova edizione di “Sottovoce - Contemporary Art & Design Exhibition” con ospiti e nomi di calibro sempre maggiore… “‘Sottovoce’ è un evento organizzato a Benevento, nello storico show room di Pedicini Arredamenti, e rappresenta una manifestazione culturale e artistica unica, pronta a rivoluzionare il concetto di esposizione contemporanea. Nasce per creare uno spazio dove artisti provenienti da discipline diverse possano condividere visioni e competenze trasversali, con finalità laboratoriale, e si propone di creare un'esperienza dove estetica, funzionalità e profondità letteraria si fondono in meravigliose opere sitespecific. La scorsa edizione, artisti e designer di fama internazionale hanno collaborato direttamente con i poeti, portando alla vita opere uniche e significative. Tra questi, nomi di spicco come le illustratrici Mara Cerri e Barbara Baldi, l’artista Giulio Delvé, la scrittrice Elisa Ruotolo, il duo di architetti e performer Lemonot (peraltro, presenti anche alla Biennale di Venezia), i poeti Stefano Simoncelli e Martin Rueff e molti altri”.

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LIBRI by Lisa Bernardini

IL “RISCATTO” DI FEDERICO BIANCA Federico Bianca, classe 1982, si avvicina al mondo della letteratura, dei fumetti e del cinema sin da bambino. Diploma di Maturità Classica, e poi Laurea triennale in Lettere Moderne. A seguire, la Laurea Specialistica in Filologia Moderna e un Dottorato di Ricerca in Italianistica. Da siciliano innamorato della sua terra, continua a viverci, specializzato nell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri. Tutor esterno alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, nonché docente di ruolo di materie letterarie negli istituti secondari di secondo grado. L’esordio narrativo di Federico Bianca con i racconti di “Riscatto” (alcuni erano già apparsi su antologie e concorsi nazionali), per i tipi di Felici Editore, lo scorso 20 settembre ha vinto il primo premio della sezione Narrativa Saggio di Etnabook. Bianca finora ha pubblicato anche tre monografie per Convivio Editore: “Lolita, un mito euramericano tra romanzo e sceneggiatura”; “Carlo Alianello nella cultura italiana e europea”; “Giovanni Papini: la vita, le opere, la poetica”. Federico, come mai hai scelto il titolo di "Riscatto" per questa tua creatura editoriale? “Quando ho scelto “Riscatto” come titolo per la mia raccolta di racconti, non ho pensato che, in effetti, questo nome aveva anche un profondo valore personale. Il libro è riscatto anche per il suo autore! I successi del libro sono diventati i miei successi, dopo anni di difficoltà, insuccessi, insoddisfazioni e sacrifici. Eppure, la mia storia sembrava nata sotto altri auspicii. La scuola mi piaceva, ero il classico secchione, oggi si direbbe “nerd”, mi piaceva giocare a calcio e uscire con i compagni di classe per andare al cinema. All’università, poi, i risultati erano brillanti, studiavo, approfondivo, leggevo: anni felici e sereni. I problemi sono iniziati dopo, durante gli anni del dottorato”. Come mai? Cosa è successo? “L’ambiente accademico, nonostante gli slanci iniziali, non faceva evidentemente per me! Ipocrisia, adulazioni, spiate, sotterfugi, meschinità varie: come palestra di vita sono stati anni fondamentali, ma l’ho compreso soltanto anni dopo. Ho capito che andava avanti chi aveva atteggiamenti compiacenti, untuosi e, addirittura, celava i suoi veri interessi, uniformandosi ai gusti dei superiori. Devo confessare che ho sofferto molto, anche perché miei coetanei si comportavano peggio dei più vecchi “baroni”: una cocente delusione.

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Eppure, adesso, posso affermare con sicurezza che sono stati anni fondamentali per la mia crescita: da “maverick”, cioè da battitore libero, lontano da scuole e parrocchie, ho potuto studiare e leggere in assoluta libertà, creando il mio personalissimo canone di autori, il che si è poi rivelato fondamentale per la mia scrittura che è cominciata proprio in quel periodo. Dopo il dottorato, nuovi sacrifici, quando ho iniziato la mia carriera di insegnante nei corsi professionali regionali”. Continua... “Ogni giorno, decine di chilometri da percorrere in autobus, treno, macchina: come decine di migliaia di miei colleghi, ero un pendolare per necessità. Per non parlare dei miei alunni…una sfida continua, quotidiana, logorante. Ragazze e ragazzi che vogliono imparare un mestiere e che non hanno il minimo interesse per Italiano, Storia e Geografia. Rimane celebre una loro battuta: “Cosa ci interessa dei personaggi storici? Sono tutti morti!”. Anche in questi anni, difficoltà a non finire: senso di inadeguatezza, impotenza, incompetenza, frustrazione, desiderio di gettare la spugna…Eppure, se oggi posso ritenermi un buon insegnante, in grado di gestire una classe e di trasmettere qualcosa, lo devo a quella esperienza così forte, cui nessuno studio universitario mi aveva preparato. In questo passato recente ho scritto più spesso, ho vinto i miei primi concorsi di narrativa breve, ho visto pubblicati i miei primi racconti. La scrittura, il cinema, i libri, le mie passioni mi hanno salvato dall’esaurimento. E siamo agli anni della pandemia. Scrivo il mio primo romanzo e lo mando a diverse case editrici, locali e nazionali. Rifiuti su rifiuti, anche con giudizi e atteggiamenti offensivi. E qua viene l’idea di “riscatto”, cioè di riunire in volume i racconti già pubblicati, con l’aggiunta di qualche inedito. Pochissime persone fidate (la docente universitaria Sissi Sardo, la poetessa e scrittrice Marilina Giaquinta, l’editor Antonio Celano, l’editore Fabrizio Felici, i miei social manager Simone Taormina e Federica Giovannone) credono in me e in questo progetto. Il libro vede finalmente la luce, è una gioia immensa. Ma di breve durata. Il libro non sembra sfondare, nonostante le recensioni più che positive. In particolare, sembra che, da Roma in su, non interessi la narrativa proveniente dal Sud, in particolare di un esordiente. Dopo lo slancio iniziale, un periodo di attese, speranze, illusioni, disillusioni, amarezze”. Ma non tutto era perduto, giusto? “Poi, per fortuna, il dono provvidenziale della vittoria a Etnabook e, subito dopo, il conferimento del premio Filippo Reale che ho ricevuto con immensa gioia. Come ha detto un mio amico, il riscatto di “Riscatto”! Questi successi hanno dato nuovo slancio al libro e ad alcuni progetti ad esso legati. Come piace dire a me, la “provvida sventura” dei rifiuti di case editrici non lungimiranti e superficiali mi hanno portato a successi insperati. Incrociamo le dita per il futuro”.

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LIBRI by Lisa Bernardini

AMALIA MANCINI UNA SCRITTRICE AL SERVIZIO DEL LETTORE Amalia Mancini (nota come Amelie nell’ambiente letterario) è una giornalista, ma anche una scrittrice. Una sceneggiatrice, ma anche un critico musicale. Negli ultimi tempi, si sta consolidando soprattutto la sua carriera di scrittrice, iniziata del resto giovanissima e che negli anni ha visto assegnarle, in questa specifica veste, numerosi premi. Adesso un nuovo libro… Un nuovo libro, una nuova storia, una nuova avventura editoriale. Come vuoi presentare ai lettori “Falcone e Vespaziani”? “Falcone e Vespaziani-Un'Alleanza per la Verità’ va oltre il mero racconto di una collaborazione legale tra il Magistrato Giovanni Falcone e l’avvocato Giovanni Vespaziani. Ho intrecciato le pagine con l'amore sincero che mi lega a mio zio Giovanni, l’avvocato, donando al libro un'essenza emozionale unica. Ogni parola è un tributo non solo agli eroi della storia, ma anche alla potenza indelebile delle relazioni umane, un affetto che permea le pagine e abbraccia chi legge. Mi immergo nell'incredibile mondo di due giganti della giustizia e racconto la storia poco conosciuta di una collaborazione, tra il giudice Giovanni Falcone, vittima della mafia nella tragica strage di Capaci del 1992, e l'avvocato Giovanni Vespaziani, oggi novantaduenne (mio zio materno). Durante gli eventi narrati nel libro, zio Giovanni era il Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Rieti, incaricato da Falcone di difendere il pentito di mafia Antonino Calderone. Le vicende storiche testimoniano questo contributo cruciale, che insieme a quelli di Tommaso Buscetta ed altri collaboratori di giustizia, ha permesso a Falcone di tracciare la strada per il leggendario maxiprocesso di Palermo contro Cosa Nostra. In un'Italia avvolta dall'ombra della corruzione e della violenza, nonché il rispetto reciproco, la fiducia e l'impegno per la giustizia hanno tessuto un rapporto di stima tra il coraggioso combattente Falcone e Vespaziani, anch’egli instancabile difensore della visione di un'Italia libera e onesta. Entrambi, insomma, custodi di un sogno co-

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mune per un Paese migliore”. Quando è nata l'idea di raccontare questa vicenda? E quanto tempo hai lavorato al libro? “E’ nata anni fa e ti spiego perché. Mio zio Giovanni, protagonista di questa storia con Falcone, ha condiviso con me i segreti di questa esperienza, offrendomi l'opportunità unica di catturare l'essenza di un'avventura umana nel cuore della mafia italiana. È la testimonianza di una storia vera che svela dettagli inediti su una collaborazione straordinaria. Zio Giovanni è stato il custode di un tesoro di esperienze. Nel corso degli anni è stato lui a svelarmi gli intricati dettagli della sua collaborazione epocale con il giudice Falcone e la sua audace difesa del pentito di mafia Calderone e quindi l’idea di scrivere questo libro è maturata negli anni ed ho impiegato un anno per scriverla. Ma era dentro di me da sempre. Questa non è solo una storia, ma una testimonianza raccontata attraverso il cuore e la voce di chi l'ha vissuta in prima persona. Attraverso le conversazioni con mio zio, ho avuto il privilegio di vivere indirettamente non solo la lotta coraggiosa di Falcone contro la mafia, ma anche il lato umano di un uomo straordinario. Il libro offre una prospettiva intima sul modo di lavorare di Falcone, la sua passione e l'impegno straordinario per la giustizia, andando oltre l'immagine del giudice instancabile. Inoltre, il libro aggiunge un tocco di sorpresa, svelando eventi poco noti legati alla storia di Falcone. Rappresenta un'esperienza di lettura rivelatrice che apre le porte su un capitolo poco conosciuto della lotta alla mafia, regalando al lettore un ritratto umano di uno degli eroi della giustizia più venerati nella storia italiana. Un capitolo è dedicato a Falcone e Borsellino, in ricordo dell’altro eroe della giustizia. Ad impreziosire il libro, la copertina, realizzata dalla maestria e l'abilità straordinaria della ritrattista Miriam Barbaro, la quale con tratti decisi e un tocco di genialità, ha saputo catturare l'anima dei protagonisti. La sua capacità di trasmettere emozioni attraverso la tavolozza e di dare vita ai dettagli ha reso la copertina un capolavoro visivo, un invito irresistibile a immergersi nella storia che si cela tra le pagine. Ma chi è l'avvocato Vespaziani? Oltre ad essere Sindaco Emerito di Castel di Tora, è una figura importante dell’avvocatura, che ha vissuto la sua brillante carriera nel tessuto stesso della città di Rieti, dove ha scelto di vivere e operare. La sua residenza nella città ha visto intrecciarsi la sua vita professionale e personale, contribuendo a plasmare il suo carattere in modo indissolubile con il contesto urbano che lo circonda. Rieti è diventata così il palcoscenico dove l'avvocato Vespaziani ha scolpito il suo nome, lasciando un'impronta indelebile nel panorama legale della comunità”. Tuo zio materno ha oggi 92 anni. Quale è stato il suo commento dopo aver letto il volume? “Dopo aver letto il libro, la gioia e l'emozione di mio zio sono state palpabili in ogni parola, in ogni messaggio, in ogni telefonata. Ti racconto un momento molto toccante! Un giorno, con il cuore gonfio di emozioni, gli confidai il mio desiderio più intimo: scrivere un libro che fosse un inno alla sua collaborazione e alla straordinaria avventura

con Falcone. Quel semplice annuncio avevo già scatenato in lui una miscela di aspettative e curiosità palpabili. Nel silenzio dei mesi successivi, ho raccolto con attenzione ogni dettaglio prezioso, tessendo le pagine di quel libro di cui non avevamo più parlato. Tempo fa lo chiamai e ci mettemmo d’accordo per andare insieme ad un evento. Portavo con me il libro già completato per regalarglielo, ma lui non ne era a conoscenza; desideravo fargli una sorpresa. Il cuore mi batteva forte mentre mi avvicinavo al luogo prestabilito per l'incontro. Era un giorno speciale, ero molto emozionata e consapevole dell'importanza di quel momento. Gli ho detto con affetto: "Zio, questo è per te. Un monumento alla tua vita" e gli ho donato il libro. L'emozione era palpabile nell'aria. La sua reazione è stata una combinazione di sorpresa, gratitudine e, inizialmente, di sorrisi. Ma poi, quando ho pronunciato quelle parole mi ha risposto "Un monumento? Ma io non voglio morire...". Il suo tono è cambiato. Il suo sorriso iniziale si è trasformato in lacrime di commozione ed ho potuto toccare con mano quanto fosse emozionato. Lui ha stretto il libro a sé, l’ha abbracciato, quasi timoroso di lasciarlo andare. Quel gesto ha parlato più di mille parole, sottolineando quanto quel libro fosse significativo per lui. È stato un momento di connessione straordinario, un legame speciale tra me e lui. In quel giorno, non ho solo consegnato un libro, ho donato a mio zio un tesoro di ricordi, di emozioni e di affetto. Un regalo che sicuramente avrà un posto speciale nel suo cuore e nella sua memoria. Il mio impegno nel realizzare questo libro ha toccato il suo cuore. La sua risposta, con quel sorriso iniziale seguito dalle lacrime di commozione, parla di una profonda gratitudine e apprezzamento. Il fatto di stringere il libro a sé, è un segno del valore incommensurabile che ha attribuito a questo regalo così signifiAmalia e suo zio cativo. E a me è parso il più bel modo per celebrare la sua lunga Giovanni Vespaziani carriera di avvocato e il mio affetto per lui. Per me rappresenta un meraviglioso traguardo perché ho realizzato qualcosa di così prezioso per lui. Il libro è dedicato anche ai miei genitori, Lina e Raffaello, due persone rare che mi hanno insegnato i veri valori della giustizia e della dedizione. E’ dedicato a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino e a tutti i coraggiosi uomini e donne che hanno lottato e lottano ancora oggi per estirpare la pianta della mafia che avvelena da secoli la nostra Nazione. I Loro sacrifici e il loro impegno non sono stati vani e non saranno mai dimenticati!”.

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LIBRI by Rosa Gargiulo

A schiovere Attraverso centouno voci del vocabolario napoletano, Erri De Luca innesta la sua storia personale a quella della città e dei suoi abitanti: “A schiovere” è l’ultima perla di uno dei maestri della narrativa italiana. Il termine significa a vanvera, eppure tutto viene magistralmente intrecciato e diventa racconto: canzoni, film, poesie, la smorfia, ricordi d’infanzia e della vita intensa dell’autore, curiosità linguistiche e corse di ragazzi sul basolato lucido di pioggia. “L’italiano usato in queste pagine per raccontare, è vocabolario aggiunto, adatto alla mia indole appartata. Lingua lenta di parole piane, è opposta all’altra sbrigativa, di parole tronche. L’italiano stava per me nei libri, silenzioso, spazioso, di entroterra. Il napoletano era portuale, carico di salsedine. Dove il napoletano scortica, l’italiano allevia.” sono le parole di De Luca. Ad accompagnare parole e racconti, i disegni di Andrea Serio. Un vocabolario della memoria, emozionale e privato, che sa diventare manifesto di uno scrittore che incarna il senso più autentico della missione affidata alle pagine di un libro, rendendo ricordi e riflessioni uno strumento universale di crescita.

Amico – l’estate che cambiò tutto Massimiliano Ossini, volto televisivo molto amato, torna in libreria con un romanzo di formazione dedicato ai lettori più giovani: “Amico – l’estate che cambiò tutto”. Una storia che rappresenta, in realtà, una ottima lettura trasversale a tutte le generazioni. Il protagonista è Gabriele, un tredicenne appassionato di videogiochi, musica trap e di Sofia, coraggiosa e determinata come il personaggio di Fortnite. Gabriele vive un periodo piuttosto delicato, gli esami di terza media non sono andati come forse si aspettava, e sta affrontando il divorzio dei genitori. La montagna non gli piace molto, ma se è il suo migliore amico – Valerio – a invitarlo, allora si va senza esitare… In compagnia di una comitiva un po’ stramba, Gabriele imparerà che nei boschi di Montemonaco, sui Monti Sibillini, annoiarsi è impossibile e, soprattutto, che da un sottile filo di paglia può scatenarsi un incendio! L'esordio di Massimiliano Ossini nella narrativa per ragazzi è la storia di un'estate indimenticabile, quella dei tredici anni, in cui tutto cambia. Un vero punto di svolta. Un viaggio fisico e metaforico, alla ricerca di se stessi – esplorando la montagna e cogliendone gli insegnamenti.

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Letti per Voi I giorni del Cobra Niente è più lo stesso per coloro che hanno incontrato il Cobra, un serial killer che violenta e uccide donne inermi. Un’unica vittima è stata risparmiata, Dora Neri, amica del Commissario Giulia Cangiato che conduce le indagini insieme all’Ispettore Manuele Basilio e la Squadra di via Alcide De Gasperi, a Castellammare di Stabia (nota città in provincia di Napoli). Questo il set del romanzo di Daniela Merola, “I giorni del Cobra”. I ricordi della testimone, che via via diventano sempre più chiari, portano a individuare qualcuno molto vicino alle due amiche. Altre piste vengono battute e conducono a persone insospettabili, in un’estenuante ricerca del colpevole. Ma il Cobra sa come muoversi, conducendo una vita normale. In città lo conoscono tutti, ma nessuno è in grado di riconoscerlo. Le vittime chiedono giustizia, la pretende la comunità, il Questore, l’Italia intera, la reclama Dora, donna sfortunata in amore e con un figlio da mantenere, che lavora in un’azienda di pompe funebri. Il killer viene braccato da Giulia Cangiato e dal suo ambizioso vice, molto diversi nei comportamenti e impegnati in una competizione che diventa una vera e propria sfida personale per catturarlo prima del collega. Personaggi affascinanti gireranno intorno ai protagonisti, aiutando o depistando, rendendo le indagini ancora più complicate e incerte, perché la vera identità del Cobra è un enigma difficile da sciogliere.

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SPETTACOLO by Mariagrazia Cucchi

EMANUELA DEL ZOMPO “L’ESIGENZA DI COMBATTERE PER I DIRITTI DELLE DONNE, COSÌ NASCE IL PERSONAGGIO DI KAIRA” Sta portando avanti un bel progetto che s’intitola “La Leggenda di Kaira”, che ha una motivazione, oltre che artistica, anche sociale. Lei è Emanuela Del Zompo, donna energica e dalle mille risorse. “Ci sono ancora così tanti pregiudizi soprattutto nell’ambito del lavoro o di una professione carrieristica che riguardano le donne” esordisce Emanuela Del Zompo durante l’intervista. “Ho sentito la necessità, di creare una super-eroina a difesa delle donne, perché il mondo e la società ha necessità di un cambiamento profondo, inoltre perché ho subito in prima persona la violenza fisica, psicologica, emotiva, l’ostruzionismo ed il mobbing nel lavoro ma anche il bullismo (quest’ultimo a volte praticato anche dalle donne ahimè)”. Cosa significa subire violenza fisica e psicologica? “Significa che nell’ambito di una relazione, purtroppo l’uomo possessivo e violento esercita il suo potere prima per ferire fisicamente la donna ( ne sò qualcosa perché sono stata picchiata da un ex fidanzato), poi per distruggerla psicologicamente ed emotivamente! Ma questo non mi è successo solo nell’ambito di una relazione sentimentale ma anche professionale soprattutto la violenza psicologica e l’ostruzionismo. Di recente avevo stipulato un contratto con una società per realizzare un mio progetto sui diritti delle donne, ironia della sorte uno dei soci dell’ azienda con cui dovevo lavorare mi ha fatto avances a sfondo sessuale, per usare il termine corretto, harrassment e quando ha capito che non scendevo a compromessi c’è stato addirittura ostruzionismo, mi ha praticamente “parcheggiato” ed impedito di realizzare il mio lavoro con perdita di tempo e denaro ma soprattutto con un forte disagio emotivo da cui ne è derivata frustrazione, minando l’autostima e tutto ciò che ne deriva. In un’ altra occasione addirittura mi sono sentita dire che ormai non sono più giovane per fare questo tipo di lavoro (attrice) o che sono “grassa”, o che

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non ho le capacità perhè donna di fare un lavoro come la regista oppure che metto in campo troppe competenze (sono giornalista, scrittrice, regista ed attrice e per passione mi dedico al canto). Un giorno parlando dei miei progetti con un personaggio del mondo dello spettacolo, mi ha preso in giro dicendo che sogno un mondo che non mi appartiene e che invece di perder tempo dovrei stare a casa ad occuparmi di un uomo facendo la casalinga, lasciando perdere strane idee di carriera o professione…. questo è il risultato di una società decadente dove le donne non sono rispettate, trattate peggio di animali o semplicemente zerbini per pulire le scarpe”. Qual è il tuo stato d’animo attuale? “Sono arrabbiata, frustrata, a volte mi sento inadeguata, sfiduciata, amareggiata, preoccupata, stanca. avvilita ma anche combattiva, ancora speranzosa nel cambiamento; alcuni giorni mi chiudo in me stessa divento apatica e piango, ci sono giorni addirittura che non vorrei esistere. Poi ascolto un pò di musica per farmi coraggio e dico a me stessa che se non lotto per me stessa, nessun altro lo farò quindi indosso un’armatura e mi preparo alla guerra!”. Hai detto che hai ricevuto bullismo dalle donne, che significa? “Alcune donne (soprattutto nell’ambito professionale) si mettono in competizione e quando lo fanno sono malvagie, perfide, meschine e non aggiungo altro. Mi è capitato di subire tanta cattiveria, ingratitudine e sì bullismo da parte delle donne. A volte da “colleghe” nell’ambito della professione giornalistica altre volte da “attricette”, forse perché non le ho scelte per i miei progetti, perché non in linea con i miei valori etici. Ho sentito molti pettegolezzi alle mie spalle soprattutto da parte di donne che ho aiutato, “racconti fantascientifici” sulla mia persona che mi hanno ferito non tanto per il contenuto di parole senza senso e verità, ma sotto il profilo umano: per natura sono una persona generosa che cerca sempre di aiutare il prossimo e fa male ricevere tanta cattiveria da persone che consideri amiche che poi si rivelano fasulle”. Chi è Kaira? “E’ il mio alter ego, la mia metà, la mia “anima gemella”, il completamento della mia persona, un’altra me che viene dal passato e dal futuro e che nel presente lotta per i propri diritti, per veicolare un messaggio alla società affinché possa cambiare a favore dei diritti delle donne”. Come nasce questo personaggio? “Nasce da un esigenza intima e profonda, anche per esorcizzare il proprio dolore ed usarlo a fin di bene”. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e progetti? “Ho appena realizzato il calendario The legend of kaira 2024 con moltissimi artisti che ringrazio perchè hanno creduto in me come Raffaello Balzo, Daniela Fazzolari, Pascal Persiano, Roberta Garzia, Lulù Rimmel, Max Ulivieri, Stefania Visconti, Rinaldo Talamonti, Eleonora Manara, e tanti altri. il progetto gode di diversi patrocini come quello di International Tour Film festival, Tulipani di Seta Nera, Gruppo storico romano, Gruppo storico di Villa Adriana,

Max in The world, Lover Give, Cavalieri di Gaia (associazione di cavalli) ecc. Per Capodanno sarò a Praga per un bellissimo evento e per presentare il calendario, il fumetto da cui si ispira ed il cortometraggio. Sto cercando di realizzare il 3° ed ultimo cortometraggio di questa trilogia per poi proporre sul mercato internazionale la produzione del film. Poi vorrei finire (progetto iniziato quest’estate) la lavorazione della canzone “It was just a dream” che si è interrotta perché ho dovuto cambiare musicista per motivi che non sto qui a raccontare”. Sogno nel cassetto? “Beh, ce ne sono diversi, ma il desiderio più grande è lasciare l’Italia ed iniziare un nuovo percorso lavorativo all’estero magari aprendo anche una mia azienda. Questo non è un Paese meritocratico non dà spazio alle donne e soprattutto politicamente troppo corrotto! Potrei stare qui per ore a raccontarvi le mille ragioni per non rimanere in un Paese che considero ormai finito e senza speranze!”. Hai menzionato prima la tua anima gemella parlando di se stessa, ma c’è nel tuo futuro spazio per l’amore? “Ho sempre dato molto spazio all’amore in passato con il risultato di uscirne sempre a pezzi in tutti i sensi, purtroppo si vive in una società priva di valori, rispetto, amore e comprensione, di educazione, dove l’interesse viene prima di tutto, con queste premesse diventa difficile trovare qualcosa di puro e genuino, la porta del mio cuore al momento diciamo che è socchiusa, molto diffidente e ferita ma non meno desiderosa di essere invasa di qualcosa di magico ed unico”. A chi è dedicato “La leggenda di Kaira”? “A due donne, Loredana Nesci, poliziotto ed avvocato della contea di Los Angeles, morta nel 2015 per femminicidio e Rosanna Gambone, attrice e scrittrice che io stesso ho diretto e lanciato, scomparsa nel 2021. Due donne straordinarie che mi hanno incoraggiato e soprattutto che hanno creduto in me!”. © Foto di Antonello Martone

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SPETTACOLO by Alessio Certosa

MARCO CAPRETTI “LA VOGLIA DI RIDERE E DIVERTIRSI È NELLA NATURA DELL'UOMO” E’ uno dei comici più apprezzati sulla scena. Il pubblico potrà apprezzarlo a breve in teatro con un spettacolo divertente. E’ lui stesso, Marco Capretti, che ce ne parla Marco, partiamo dallo spettacolo che ci sarà dal 26 gennaio al 4 febbraio al Teatro Roma con “Un alieno sotto il tetto”. Puoi anticiparci qualcosa? “Spero sarà divertente almeno quanto ci siamo divertiti a scriverlo, assieme a Valter Delle Donne. Si tratta di una stranissima convivenza tra lo stereotipo della coppia italiana e un essere proveniente da un'altra galassia, tante risate, colpi di scena ed ovviamente un finale toccante come piace a me”. Sei protagonista insieme a Francesca Nunzi e Fabrizio Gaetani. Due compagni di viaggio molto bravi, sei d’accordo? “Ho la fortuna di aver collaborato con tanti artisti molto bravi, Fabrizio è più un parente stretto che un collega, ci lega una profonda amicizia, in scena riesce a dare ai suoi personaggi caratteristiche sempre sorprendenti ed estremamente comiche. Su Francesca i complimenti sono superflui, è senza dubbio la più brava attrice che io conosca”.

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pagano in ritardo, ai disonesti che per ottenere uno sconto si inventano di tutto. Credo che se ci fossero tutti professionisti la nostra sarebbe una vita più semplice”. Televisione e tanto teatro ma nella tua carriera ci sono anche tre film. Che differenze ci sono tra il palco e una macchina da presa? “Tecnicamente tante, ma io le vivo tutte con la stessa emozione e adrenalina, sono benedizioni che mi rendono vivo, grato ed orgoglioso di quello che faccio”. Tornando al titolo dello spettacolo, se un alieno dovesse sbarcare oggi sulla Terra, a cosa dovrebbe stare attento secondo te? “All'indifferenza, alla mancanza di capacità di accettare le diversità, al finto politicamente corretto, credo tornerebbe a casa molto deluso”. Qual è la caratteristica principale della tua comicità? “Direi il mio essere trasversale, mai volgare, adatto un po a tutti, ragazzi, adulti e terza età; credo sia l'obiettivo di un comico, quello di cercare di far ridere tutti non soltanto una nicchia di affezionati”. Che aspettative hai riguardo a questo spettacolo? “Speriamo in un ritorno massiccio del pubblico in sala, la magia del teatro non potrà mai essere sostituita da video di trenta secondi visti su un telefonino”. Quanta voglia c’è di ridere nonostante anni particolarmente difficili? “La voglia di ridere e divertirsi è nella natura dell'uomo in particolare nel nostro Paese, che ha sempre sdrammatizzato le difficoltà con il sarcasmo e l'autoironia”. E la comicità quanto può aiutare ad essere un elemento dirompente di distrazione? “Nell'eccezione positiva del termine distrazione, credo aiuti molto, intendo nel cercare di affrontare i momenti di crisi con il giusto spirito, non nel porre l'attenzione in altre direzioni”. Da “Made in Sud” ad oggi, come giudichi la tua carriera? Sei soddisfatto di quanto fatto? “Il bello deve ancora arrivare, non sarò mai completamente soddisfatto, so che posso far ridere ancora e ancora e ancora”. Far ridere sembra una cosa facile ma in realtà è complicato. Quali sono le difficoltà maggiori che può incontrare un comico sul palco? “Per chi vive di comicità come me e gli altri comici in realtà non è così complicato, ci riesce davvero con naturalezza. Le difficoltà invece nel nostro lavoro sono sempre dietro l'angolo: da un'organizzazione non proprio professionale, a quelli che

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Vi aspettiamo con le novità cinematografiche più attese


SPETTACOLO by Paolo Paolacci

ANDREA TORRESANI “IL FILM ‘SOLO’ È UN CAMPANELLO DI ALLARME PER FAR CAPIRE I RAPPORTI TRA UOMO E NATURA” Andrea Torresani presenta il suo film “Solo” di cui dice “è un film vero senza effetti speciali. L'unico effetto speciale è la franchezza degli interpreti”. Il film, che abbiamo visto, ha un’anima e mostra tutta la solitudine quotidiana come in una lotta primordiale, da sempre. Provate a leggere questa intervista anche per sapere come vederlo. Andrea chi sei e cosa hai fatto ultimamente? “Sono un autore ed editore. Con il Corriere della Riviera, giornale che dirigo, si narra compiutamente di fatti. Mentre con la nostra attività filmica si vuole inquadrare maggiormente l'aspetto narrativo della vita”. Come è nata l’idea e perché ci tenevi a realizzarla? “L’idea era da un po' di anni che mi girava per la testa. In realtà Solo è un sequel di ‘Grossa caccia al cinghiale del Baldo’, in cui il protagonista si perde nei boschi. Si vuole narrare in diversi aspetti il rapporto uomo con la natura e con gli animali che popolano i boschi nei nostri giorni”. Quali sono le difficoltà operative e organizzative del film, tutto girato sul Lago di Garda nel territorio del comune omonimo? “In primis, raggiungere i luoghi delle riprese. Portare la troupe in quegli anfratti non è stato facile con diverse scene girate in presa diretta. 'Solo' è un film vero senza effetti speciali. L'unico effetto speciale è la franchezza degli interpreti”. Quanto tempo di lavorazione c’è voluto? “Ci sono voluti diversi mesi. Siamo partiti in pieno inverno e siamo arrivati alle porte della primavera. Grazie alla pazienza e alla collaborazione di tutti, si è riusciti nell'intento”. Qualche aneddoto da raccontare e perché questo titolo così esistenziale: “Solo”? “Le prime scene girate grazie alla collaborazione di Luca Finato impegnato regista in altri film, ci hanno visti impegnati nel lavorare nel sotto bosco. Per la prima scena, quella dell'emersione dalla buca, quando era tutto pronto, ci siamo accorti che c'era un’altra telecamera che ci riprendeva. Era quella di alcuni cacciatori posta per osservare i cinghiali nella notte. Allora abbiamo preso i nostri mezzi e abbiamo cambiato location. ‘Solo’ rappresenta l'isolamento. Tutti i personaggi in quel contesto selvaggio, rimangono soli, pure il killer è ‘Solo’ nella sua follia. Attraverso questo isolamento ogni personaggio lo risolve a suo modo adattandosi al mondo primordiale”.

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SPETTACOLO mostri’, e visti i risultati già per me ottimali si può proseguire nel valorizzare nuove idee. Magari anche in un genere diverso dal thriller”. Intanto cosa ti aspetti da questo film? Quali le operazioni di lancio in corso? “Stiamo partecipando a diversi festival. Siamo già stati selezionati dal Bridge Fest di Vancouver in Canada e dal Deluxe festival di Roma. Non si può dire di non essere soddisfatti, perché i nostri sforzi sono stati in parte già compensati. Ci aspettiamo così, viste le premesse, altre soddisfazioni”. Come e dove possiamo vedere il film? “Il film è attualmente disponibile sulla piattaforma Vimeo a pagamento a 3 o 5 euro. Vi saranno poi delle proiezioni pubbliche gratuite. Come quella su Youtube il prossimo 27 febbraio alle ore 22.30 sul Canale Corriere della Riviera”. Preparerai lo stesso il prossimo anno il premio “Corriere della Riviera Laurence Oliver e Vivian Leight” con annesso il concorso letterario? “Sì certo il Premio è una nostra prerogativa. Non possiamo certo distogliere l’attenzione sulla 25esima edizione della manifestazione. Anzi, il film realizzato ci deve dare spunto per fare ancora meglio”.

È un thriller, puoi dirci qualcosa? “È un campanello di allarme per far capire i rapporti tra uomo e natura. I cinghiali con la presenza di un gruppo di maniaci(killer) nel bosco diventano pericolosi per l'uomo. Alla fine però sono gli stessi cinghiali, che anche sacrificandosi salvano chi tra gli umani, a questi animali nulla ha fatto”. Hai in mente di fare altre produzioni? “Certamente. ‘Solo’ prosegue l’esperienza del mio primo lungometraggio ‘Cacciatori di

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SPETTACOLO by Antonio Desiderio

NINO GRAZIANO LUCA DAGLI ESORDI DA RAGAZZO IN UNA RADIO PRIVATA AL TITOLO DI CAVALIERE AL MERITO, LA CARRIERA DI UN PERSONAGGIO CHE HA SAPUTO MANTENERE L’UMILTÀ DEI GRANDI

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È il fondatore della Compagnia Nazionale di Danza Storica e un maestro di ballo tra i più noti nel nostro Paese. Si è avvicinato al mondo dello spettacolo da bambino quando conduceva un programma per bambini nella radio privata del suo paese d’origine e da quel momento per tutta l’adolescenza fino ai 18 anni, ha fatto il dj in discoteca, ha presentato serate di piazza, concerti, concorsi di bellezza e conduzioni per delle Tv private. Nino, quali sono stati i tuoi approcci al mondo dello spettacolo? “Ho scoperto la mia passione per lo spettacolo a 6 anni, calcando il palcoscenico del Teatro dell’Istituto Sacro Cuore di Fiumefreddo di Sicilia, il mio paese di nascita, dove intorno ai 10 anni ho dato anche inizio alla mia prima esperienza radiofonica a Radio Antenna Uno. La gavetta vera e propria l’ho iniziata da adolescente: speaker a Radio Euro Sicilia International, a Radio Etna Espresso; dj in numerose discoteche; animatore nei villaggi turistici; presentatore di sfilate di moda ed eventi come ‘Estaterme’, nei quali ho avuto la fortuna di essere in scena con personaggi del calibro di Gino Bramieri, Sarah Vaughan, Juliette Greco, Severino Gazzelloni, l’Orchestra Nazionale di Francia. Nel frattempo studiavo teatro, danza, comunicazione. Dopo essermi diplomato al Liceo Linguistico di Riposto in provincia di Catania (con 60/60), mi sono iscritto prima alla Facoltà di Scienze Politiche di Catania e, per mantenermi agli studi, ho iniziato a lavorare per alcune televisioni private siciliane. Ho presentato le Finali Nazionali di numerosi concorsi di bellezza, diventando direttore artistico per circa un decennio di ‘Una Ragazza per il Cinema’ e, soprattutto, intorno ai 18 anni, ho presentato il ‘Festival Internazionale del Ballo’ con l’English National Ballet, David e Sharon Savoy, Marcel Peneux, Hurley e Sparky; Jamalo spettacolo di Afro – jazz e Teatro Danza; il Gala della Danza con Vladimir Derevianko. Aggiungo che dopo essermi trasferito a Bologna per iscrivermi alla Facoltà di Lettere e Filosofia nel corso di Laurea in Discipline delle Arti Musica e Spettacolo, ho comunque mantenuto un legame con la mia Fiumefreddo, lanciando in collaborazione con il WWF, la Rassegna di Cultura ed Ambiente “Posidone”, al fine di promuovere i valori della pace e del rispetto per la natura, ricca ogni anno di premiati di primissimo piano e culminata nel decennale con il conferimento a Sua Santità Giovanni Paolo II; ho organizzato il “Convegno sul Teatro di Sicilia” in collaborazione con il Prof. Claudio Meldolesi e l’Università di Bologna, sono stato direttore di produzione di tre documentari: “Il Sentiero Ideale” prodotto dal WWF, “Una Leggenda Chiamata Etna” ed il docu-film “Giovanni Verga” per la RAI. Intorno alla metà degli anni ‘90 ho condotto numerosi programmi televisivi per i canali nazionali: “Moda e Vip”, “Qua la Mano” e “Città sul Mediterraneo” per il Circuito Televisivo Cinquestelle; “In…canto sulla Riviera” per Italia 7; “In Viaggio” per Odeon Tv;

“Moda” per Stream News. Fui anche scelto in qualità di attore per la sigla della “Festa del Teatro” condotta su Rai Uno da Pippo Baudo che nel 1995 mi ha anche consegnato il Premio “Presentatore Emergente”. L’anno dopo, il 1996, ho commentato il “Festival di Sanremo” per Rete Italia Australia, presentando la serata conclusiva in contemporanea su “Radio Italia solo Musica Italiana”. E tanto altro”. E i tuoi esordi al ballo? “Dopo la prima fase di formazione, in cui ho studiato teatro, danza, comunicazione, illuminotecnica, regia, ecc., ho scelto quello che mi piaceva di più: condurre, dirigere, ballare. Nello specifico, ho trovato nell’armonia della danza una delle mie passioni quando, affascinato da “Maratona d’Estate”, lo storico programma televisivo RAI condotto da Vittoria Ottolenghi, ho cominciato a studiare ‘Storia della Danza’, anche stimolato dalla conduzione degli spettacoli di cui ti ho parlato prima. Poi, durante un viaggio in Scozia, ho partecipato ad uno Stage dedicato alle “Scottish Country Dance” e alle “Danze Sociali” che costituirà l’inizio della mia attività. Sul finire del 1989 mi sono trasferito a Bologna, per iscrivermi alla Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea in “Discipline delle Arti Musica e Spettacolo” dove, nel 1990, la Professoressa di Storia dello Spettacolo Eugenia Casini Ropa decise di tentare un esperimento: un seminario pratico/teorico sulle danze sociali dell’epoca col quale mettere in pratica e approfondire i risultati delle ricerche in atto. Da quell’esperimento, sono iniziati i miei primi dieci anni di ricerca, in cui allo studio approfondito dei manuali, alle affascinanti trascrizioni coreografiche, alla pratica, ho abbinato l’allestimento di spettacoli e performance, la collaborazione organizzativa di eventi conviviali a tema ottocentesco, la stesura della mia Tesi di Laurea, le prime collaborazioni all’Università di Bologna e ho soprattutto sviluppato la definizione di “danza storica”. Quando all’epoca gli studiosi preferivano parlare di “danza sociale”, “danza di società”, “danze di Corte”, “early dance” o, più nello specifico, “medieval dance”, “baroque dance”, “regency dance”, io in quegli anni ho puntato a definire il concetto di “Danza Storica”, come il sistema coreico (teorico-pratico) fondato sui Manuali reperiti prevalentemente in Europa a partire dallo scritto di Domenico da Piacenza “De Arte Saltandi et Choreas Ducendi” (databile 1445-1447) in poi. Su tutto questo mio periodo, c’è un meraviglioso articolo che proprio la Profesoressa Eugenia Casini Ropa mi ha dedicato nel 2020, intitolandolo ‘Un Maestro di sogni’”. Da uomo di profonda cultura e conoscitore quale sei, hai fondato la Compagnia Nazionale di Danza Storica. Cosa ti ha spinto a questo? “Prima di tutto, grazie di cuore per queste tue parole. Nel 2000 ho fondato la Compagnia Nazionale di Danza Storica con l’obiettivo di diffondere la mia idea di Danza Storica che ti ho prima descritto, di promuoverla a livello italiano ed internazionale, ma

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SPETTACOLO

anche con la speranza di dare un importante contributo per ridare la centralità che merita, alla cosiddetta “danza di corte” (ed alle successive emanazioni) nel mondo della Danza. Per questo, giunto a Roma, nel 2000 ho avviato subito una importantissima collaborazione con l’Università di Roma “La Sapienza”, con la Cattedra di ‘Storia dello Spettacolo’ tenuta dalla Professoressa Silvia Carandini che mi ha portato ad un lungo ciclo di lezioni teorico pratiche dal 2000 al 2005. Le lezioni teoriche si tenevano all’Aula 2 di Lettere e Filosofia, mentre quelle pratiche al Teatro Ateneo, grazie al supporto culturale del Professor Ferruccio Mariotti. Da questa esperienza universitaria, cui parteciparono molti studenti che erano sia danzatori che attori, con la Compagnia Nazionale di Danza Storica ho lanciato il primo Corpo di Ballo di Danzatori Professionisti di Danza Storica. Un paio di anni dopo, ho invece avviato l’attività associativa della CNDS, con delle lezioni da me tenute prima al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma e successivamente al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma. Da quel momento con il Corpo di Ballo dei Danzatori professionisti della Compagnia Nazionale di Danza Storica abbiamo fatto tanta strada ma anche l’attività associativa aperta ad appassionati di tutte le età è stata intensa: Gran Balli in costume che sono diventati dei format imitati nel mondo (Gran Ballo di Sissi, Gran Ballo del Gattopardo, Gran Ballo Russo, Gran Ballo Storico, Gran Ballo di Carnevale tra le epoche, Gran Ballo del Regno delle Due Sicilie, XIX Century European Grand Ball) Tè Danzanti, Corsi di Danza Storica, Stage di approfondimento, Conferenze, Mostre e Gran Balli delle Debuttanti finalizzati alla promozione della

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danza storica. Nel 2009 ho pubblicato il libro ‘Gran Balli dell’800. Da Via Col Vento al Gattopardo’ (Armando Curcio Editore) nel quale ho proposto il risultato dei miei primi vent’anni di studio in tutta Europa sul tema della Moda, Danza, Bon Ton tra il tardo ‘700 e gli inizi del ‘900. Il libro ha ottenuto i patrocini della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Ambasciata d’Austria ed è stato presentato tra l’altro alla Camera dei Deputati e all’Ambasciata d’Austria. Nell’ottobre del 2017, giunto alla quinta ristampa, è stato pubblicato in versione economica. Nel 2019 è stato tradotto in inglese”. La ricerca delle tradizioni e gli usi che rappresentano una realtà. Credi che questo oggi sia stato perso? “Assolutamente no. Io considero la tradizione come la trasposizione concettuale generale di ciò che nel piccolo di ogni singola famiglia, un genitore ha saputo trasmettere ad un figlio. Le tradizioni siamo noi, le nostre radici, la nostra cultura, la nostra identità. Ciascuno di noi, anche il più moderno sulla Terra, è il risultato di un processo che parte da lontano. Un popolo senza tradizioni è come un palazzo senza fondamenta: non può resistere alle intemperie e, forse anche peggio, non può proiettarsi verso l’alto, non può ragionare sul domani, perché è instabile. La tradizione è stata ed è importante in ogni epoca, in ogni cultura o civiltà perché rappresenta la stabilità, il senso della continuità tra ciò che siamo stati, ciò che siamo e ciò che saremo. In un’epoca di cambiamenti continui, repentini, inattesi, pur essendo chiamati ad adeguarci (ed oramai ci siamo anche abituati a farlo), tutti noi sentiamo il bisogno di tanto in tanto di certezze, ed il rifugio delle tradizioni, il senso di continuità che ci trasmettono, rappresenta un’autentica coccola. Credenze, pratiche, usanze, costumi, danze, tramandate di generazione in generazione, per fortuna interessano non solo gli storici di professione ma chiunque, in quanto la tradizione emoziona le persone, esortandole ad un maggior senso di consapevolezza di sé pur nella rispettosa interazione con “altri da sé”. In molte aree del mondo, la ritualità guida al mantenimento di un’identità di gruppo (o individuale) e non solo nei contesti tribali ma anche in quelli più civilizzati dove, nel rispetto del melting pot, delle pluralità, la convivenza di più tradizioni è


un indiscutibile arricchimento per quelle società. Credo addirittura che nell’imperante globalizzazione che ci proietta sempre più verso una sorta di uniformità/uniconformismo planetari, le tradizioni possono giocare un ruolo di equilibrio nel preservare le diversità. In ultimo, come sai, io amo le tradizioni ma anche le mode e, di recente, nell’aver visto come i giovani siano attratti nella moda dal “second hand”, dal vintage, ho finito per sentire come più vicini, due mondi che sono sempre stati molto lontani”. La tua compagnia, presente in tanti importanti eventi, è stata anche partecipe di importanti pellicole cinematografiche. Vuoi parlarcene? “Con la Compagnia Nazionale di Danza Storica abbiamo girato due film Disney, “Rosaline” diretto da Karen Maine (una commedia romantica americana che rivisita in tono leggero, con ironia e divertimento puro, una delle storie d'amore più popolari al mondo: “Romeo e Giulietta”) e “I Leoni di Sicilia” diretto da Paolo Genovese (serie televisiva in 8 puntate, tratta dall'omonimo romanzo di Stefania Auci che narra le vicende dei Florio, famiglia di imprenditori che nella Sicilia dell'Ottocento divenne una

delle più ricche e influenti in Italia); abbiamo portato in scena gli eventi per il Lancio Mondiale della seconda stagione di “Bridgerton”; abbiamo condiviso la gioia dei successi degli spettacoli “Gran Ballo con Roberto Bolle”, del “Festival Internazionale della Danza” con la compianta Carla Fracci, del “Taormina Arte Festival con Claudia Cardinale”, del Teatro dell’Opera di Astraskhan in Russia, dello Sferisterio per il “Macerata Opera Festival”, del “Festival Pucciniano di Torre del Lago”, di “Taobuk 2023”; abbiamo avuto la piacevole sorpresa dei sold out nella stagione ufficiale di Opera e Balletti del Teatro Massimo Bellini di Catania oppure al

Gran Teatro di Padova; abbiamo allestito l’evento per il Bicentenario del Congresso di Vienna a Schonbrunn e quello per il cinquecentenario della nascita della duchessa Eleonora di Toledo a Palazzo Medici di Firenze; il celeberrimo “Gran Ballo dell'800” per il Re e la Regina della Malesia a Kuala Lumpur allestito anche per i Cavalieri di Malta nel Palazzo Storico di La Valletta, in Ungheria a Budapest, alla Reggia di Caserta, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano ed al Teatro dell’Opera, Teatro Sociale di Como”. Di recente sei diventato docente universitario ed insignito del Titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana con facoltà di fregiarti delle relative insegne dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quali responsabilità senti? “Sono fortemente grato, riconoscente, e sento la gioia di essere ancora più accreditato nell’opportunità di condividere, trasmettere, il mio amore per il Bello, per la cultura, per la ricerca, per lo studio, per quei principi fondamentali in cui credo da sempre: l’onestà, la lealtà, il rispetto, la gratitudine. Ricevere l’onorificenza al Merito della Repubblica Italiana, l’OMRI – che è il più alto degli ordini della nostra Repubblica di cui è capo il Presidente – è stata un’autentica emozione che mi riconduce -per tornare ad una tua domanda precedente- ad una “tradizione familiare”: mio nonno Gaetano, era stato nominato Cavaliere”. L'arte per te in una sola parola... “Il Bello! Per me, che ho sempre amato l’armonia, l’arte non può che essere l’espressione del Bello, il compendio di tutte le attività creative umane, capaci di emozionare e trasmettere messaggi. Viva l’Arte, viva la Cultura, sempre”. In collaborazione con:

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STORIE DI RADIO by Silvia Giansanti

TEO BELLIA L’ESTATE, IL MARE, LA RIVIERA ROMAGNOLA LA SUA STORIA CON LA RADIO INIZIÒ COSÌ... Un rinomato conduttore radiofonico e un eccellente doppiatore, Teo ci racconta dei suoi inizi e di come si sono sviluppate le sue passioni Anche lui come molti altri personaggi noti della radiofonia, ha iniziato seguendo la passione per la musica, ma senza immaginare che quello sarebbe diventato più avanti il suo mestiere a tutti gli effetti. Si compiono i primi passi in radio di quartiere, per poi approdare in nazionale, ma non sempre il passaggio è automatico. Teo è subito piaciuto e la sua verve ha conquistato chiunque lo avesse ascoltato. Si è fatto largo anche nel mondo del doppiaggio, arrivando a dare la voce a prestigiosi attori come Michael J.Fox, Joe Pesci, Matt Dillon e Nicolas Cage, giusto per citare qualche nome. E' anche direttore del doppiaggio e giornalista. A distanza di più di trent'anni, ancora ce lo ricordiamo al timone del tg di Telemontecarlo, TMC News, quando ancora aveva una folta chioma. A proposito, tanti auguri per il suo compleanno che cade proprio in questo mese. Teo, come è esplosa la tua passione per la radio? “E' avvenuto nel lontano 1976 mentre ero in vacanza al mare e, nella mia compagnia, c'era un ragazzo adolescente come me che andò a trasmettere in una radio locale. Ero già pazzo per il mezzo radiofonico che ascoltavo ininterrottamente per tutto il giorno. Quindi mi venne in mente di seguirlo, mi autoinvitai insomma. Ero in vacanza sulla riviera romagnola”. Come andò? “Feci il classico provino emozionatissimo con un po' di incoscienza. Piacque la mia lieve cadenza romana che faceva tanto Rai. Così iniziai il giorno dopo a Radio Lidi Ferraresi”. Quando hai capito più avanti che sarebbe divenuta una cosa seria? “Tornando al passato, proseguii con piccole radio romane e quando tornai al mare l'anno successivo, tornai in quella radio dove ho iniziato e dove mi concessero una fiducia straordinaria. Ho pensato che non avrei fatto altro nella vita, ero troppo coinvolto dalla radio. Lo decisi a 17 anni. Nel 1978 risposi ad un'inserzione, di quelle che si facevano in onda per lavorare. Feci così due provini, uno a Radio Luna e l'altro a Radio Anna In. Quest'ultima mi richiamò per prima e quindi optai per quella radio che già lavorava con il metodi della Top 40 con il clock. Fu un momento fortunato e da lì non mi sono più fermato”.

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Parallelamente hai affiancato l'attività di doppiatore. “Questo è accaduto più avanti nel 1979, mentre lavoravo per Radio Emme 100 Stereo. Qui un'ascoltatrice con cui venni a contatto, mi propose di fare del doppiaggio, in quanto era una direttrice. Incredulo, con la famosa frase 'ma chi me se pija', andai a fare un provino. Questa signora, Sonia Scotti, fu la prima che ebbe fiducia in me. Iniziai ad andare a vedere come si svolgesse il lavoro in studio e poi andò decisamente bene”. Quando è arrivato il momento Rai? “Nel 1983 ai tempi di Stereo Rai e di Maurizio Riganti. Sono entrato con un passaparola, mi hanno proposto Emilio Levi e Antonella Giampaoli, che avevano molta stima di me. Ho condotto inoltre la mitica Hit Parade nel 1984, che aveva ancora la sigla di Lelio Luttazzi. La ascoltavo quando ero piccolo con mia mamma. C'era una radio in ogni stanza”. Deduco che i tuoi non ti abbiano ostacolato. “Ci tenevano molto alla laurea e quindi per accontentarli mi sono iscritto all'Università”.

Sei riuscito a terminare quel percorso universitario? “No, avevo troppo lavoro in radio e ad un certo punto ho mollato”. Sei conosciuto anche attraverso Radio Dimensione Suono (oggi RDS). “E' arrivata subito dopo Radio Emme 100. Ci andai grazie ad Eduardo Montefusco che aveva appena acquistato un 50%”. C'è stato un periodo emozionante della tua vita radiofonica? “Proprio il momento d'oro di Dimensione Suono nella sua sede inziale di via Eutropio. Stava per diventare una numero uno a Roma. Ancora ricordo i fans di Paolo Roberto Falcao che bloccavano la strada. Fu qualcosa di sconvolgente. Avevo vent'anni e non posso dimenticare quel periodo”. Al momento come sono strutturate le tue giornate lavorative? “Il doppiaggio occupa un buon 75% sia in veste di attore che in quella di direttore e un buon 20% spetta alla radio, dove sono tornato di recente a RTR 99”.

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MUSICA & RICORDI by Silvia Giansanti

CORRADO RIZZA LA STORIA DEL MONDO DELLE DISCOTECHE DELLA CAPITALE Di recente in collaborazione con Cristiano Colaizzi, è uscito il libro “Roma Disco Playlist, 19651995” un libro originale da leggere e da ascoltare

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Dalle consolle alla Corrado Rizza © Foto di Diego Ciaramella capito che la comuscrittura, il passo è nicazione deve esstato breve per alsere a 360 gradi. Ho largare i suoi orizsempre frequentato zonti. Corrado Rizza librerie e mi sono è un nostalgico, si sempre interessato a definisce analogico, molte cose. Mi defiperché é figlio di nisco un combinaquei tempi andati in tore, visto che ho cui le discoteche creato tante compipullulavano con i dj lation, ho lavorato più famosi delcon la Hit Mania e l'epoca, tra cui ho avuto il desiderio spicca il suo nome. costante di assemE per molti nomi blare. Il primo libro del passato, non è che ho fatto è stato stato affatto facile sui Beatles. Ho trotrovare subito l'agvato in un mercatino gancio giusto. Oggi per via della mia devive a Miami, ha formazione profesuna sua famiglia e sionale, alcune foto ha proseguito a dei Beatles, risalenti svolgere la al 1965. In quell'ocsua attività, escasione vennero a sendo cataloRoma all'Adriano. Ho gato come un così messo il tutto a dj americano. E' disposizione della soddisfatto di comunità, dando vita aver cambiato ad un libro e interviPaese dal punto stando tutti coloro di vista meritocrache conobbero il tico. Ha avuto gruppo. Ecco come anche la fortuna di è iniziata questa mia suonare a casa di attività editoriale”. Phil Collins. Altri libri? Corrado, da dj a “Sono seguiti uno sul Piper, poi uno sulla scrittore. Parliamo lingua italiana che è stata storpiata in di quella che è inglese. Ho scritto anche qualcosa con stata la tua evolue su Marco Trani, un mio carissimo zione. amico, nonché storico dj che purtroppo “Dopo l'esperienza da è scomparso”. dj ho deciso di divenire Adesso è uscito il nuovo libro. producer, giusto per al“Insieme a Cristiano Colaizzi abbiamo largare i propri orizzonti. raccolto tanto materiale e anche qui vige Ad un certo punto ho la deformazione professionale delle compilation e


delle storiche cassette aspetti è un regresso”. Corrado Rizza e Cristiano Colaizzi che abbiamo sbobinato Perché? in un secondo mo“Oggi troppe persone si mento. E' nato quindi un espongono sui social libro che dal 1965 al per fare i comici e 1995 racconta i locali quant'altro. Tutto questo romani e i dj che hanno mi fa riflettere. Vengo ricoperto un ruolo imda una generazione più portante e, attraverso composta e meno sfacun QR Code, ci si può ciata, dove magari ci si collegare a Spotify. vergognava ad andare Quindi è un libro da davanti ad un microfono leggere ma anche da o a mostrarsi davanti ascoltare. Abbiamo coad una telecamera. Oggi niugato l'analogico con non si fanno più sacriil digitale. Oggi siamo fici, ci sono personaggi arrivati a cose che fino che vanno avanti solo a ieri erano impensabili”. per i followers e non Sei un nostalgico? perché siano dotati di “Sì, dentro sono rimasto un particolare talento. A analogico, visto che me fa effetto tutta quesono nato nel 1961. Mi sta sfacciataggine e in servo della parte digitale questo i media sono anche oggi quando lapurtroppo complici”. voro per location a Tornando al libro, Miami. Francamente è com'è nata l'idea? molto comodo non por“Insieme a Cristiano Cotarsi più in giro chili di laizzi, a Massimiliano vinili che pesano. Inoltre Baiocchi (tecnico luci i posti non sono più atdel Piper), Paolo Micioni, trezzati per questo. CoMassimo Buonerba ed munque so lavorare Elisabetta Graziani, abmolto bene con i combiamo dato vita sui soputer, intendiamoci. Però è stato interessante assicial ad un gruppo denominato 'Vent'anni di Roma stere ad un'evoluzione, abbiamo visto dei passaggi by Night', un gruppo molto seguito soprattutto duepocali”. rante la pandemia. Così è nata l'idea di raccogliere Come sei diventato un vero dj? in un libro tutto quel materiale a disposizione. Si “Ho iniziato questo lavoro entrando dalla porta di parte dal 1965, anno di apertura del Piper al 1995, sevizio. Verso la fine degli anni '70 quando ero alanno in cui sono cambiate un po' di cose sopratl'ultimo anno di liceo, frequentavo Best Record, il tutto per i dj resident. E' venuto fuori un libro unico famoso negozio di dischi in zona Prati a Roma di al mondo”. Claudio Casalini. Lui aveva capito che i dj erano pigri e quindi non si recavano lì per sentire i dischi. Così mi propose di portarli ai dj durante le serate nei locali maggiori e minori. Così feci. Ecco dove ho conosciuto i vari professionisti come Marco Trani, In seguito divenni il suo braccio destro. Da lì è partito tutto, fino ad arrivare a importanti locali come Il Gilda. Comunque dovetti faticare. Una volta imparata la professione, all'inizio non trovavo posto come dj nei locali e quindi sono andato nei villaggi Valtour, dove ho conosciuto e ho lavorato con Fiorello che arrivava da un'esperienza come cameriere”. Cosa pensi delle nuove generazioni? “Non è colpa loro se si sono persi anni magici. Ci sono molti ragazzi che comunque si documentano e che sono alla ricerca di provare quelle sensazioni di un tempo. L'ho visto con mio figlio di diciassette anni che ha maneggiato vinili, prendendo in mano una puntina. Ha vinto il progresso che però in certi

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MUSICA by Marisa Iacopino

GOSPEL UN BALSAMO PER L’ANIMA GOSPEL, un genere musicale codificato negli Stati Uniti a partire dagli anni 20 del secolo scorso. In inglese significa Vangelo, nasce infatti come canto-preghiera. L’intensità ritmica, la passione e l’energia del gospel sono in grado di toccare le corde più profonde dell’anima. Un giovane artista italiano ha esplorato il mondo gospel fin dalle sue più lontane radici afroamericane. Si chiama Nico Bucci. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza professionale e umana. “Mi considero molto curioso e mi appassiona ciò che incrocia il mio cammino artistico. Così, dopo il diploma di canto classico e di canto jazz, sono partito per gli Stati Uniti, tra la Virginia e il North Carolina dove ho studiato la direzione corale e l’espressione vocale del Gospel”. Fermo restando che la musica, in generale, parla un linguaggio universale, cosa spinge un europeo bianco ad avvicinarsi a questo tipo di cultura musicale? “Posso parlare della mia esperienza. Il Gospel fa convergere una fortissima energia vitale a un messaggio spirituale molto profondo- a mio avviso supera anche lo stesso messaggio evangelico che veicola. Questo genere di musica, inoltre, necessita di una grande competenza in termini vocali, espressivi e comunicativi, e chi sa interpretarlo, non fatica a entrare in altri generi come il canto lirico, il pop e il rock”. Più specificatamente, per te la musica gospel rappresenta un sentimento interiore, genuinità, pace, gioia? “La musica Gospel è il mio mestiere. Faccio questo cinque giorni su sette da ventuno anni, insegnando canto, dirigendo cori, tenendo concerti e lavorando su persone che decidono di mettersi in cammino verso una consapevolezza maggiore (chiaramente laica), sia fisica che emozionale. Per questo ho deciso di intraprendere prima gli studi di counseling esistenziale, successivamente di psicologia clinica, logopedia riabilitativa e vocologia artistica, per avere una preparazione olistica sul tema vocale e garantire un livello di preparazione e comprensione dell’allievo, affinché possa comprenderlo nella sua innata unicità”. Com’è strutturato il coro dei Roma Gospel Voices da te fondato? “Il coro è nato nel 2004 dalla necessità di creare un gruppo vocalmente competente che riuscisse a riportare l’originale linguaggio spirituale del Gospel in musica, rispettandone la cultura, la storia e l’espressione artistica. Oggi il coro è composto da persone di tutte le età, un gruppo sociale che crea interazioni arricchenti nella comprensione e sostegno reciproci. La più giovane ha 25 anni e la più anziana supera gli 80. I benefici fisici ed emozionali che derivano da questo tipo di canto comunitario sono tantissimi. C’è un continuo contatto con sensazioni fisiche ed emotive trascinanti, oltre alla produzione di serotonina che aiuta a scaricare i livelli di stress, migliorando l’umore e il sonno”.

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La tua preparazione artistica in ambito musicale è stata anche messa al servizio di temi sociali quali la violenza sulle donne, il bullismo e il cyberbullismo. Vuoi spiegarci cos’è la “Biodinamica vocale”, e come essa può essere d’ausilio per il recupero psicofisico in caso di abuso? “Ho elaborato questo sistema c o r r e l a n d o l’espressione vocale dei miei allievi con le loro

storie e le emozioni che emergevano nei momenti di condivisione. Nel tempo, ho trovato attinenze tra alcune caratteristiche vocali, le modalità di fonazione e il modo di percepire il mondo, o lo stesso gruppo sociale. Da lì è nata una sperimentazione che dura da 16 anni e mi ha portato a comprendere come la voce sia un’importante chiave di accesso al mondo emotivo ed esistenziale per ognuno di noi. Nel 2016 sono

stato invitato come relatore a parlare di tutto questo in due convegni: uno riguardava le strategie di recupero degli adolescenti nelle dinamiche di bullismo; l’altro la violenza sui corpi deboli e femminili. Per preparare i due interventi ho seguito due gruppi: uno di donne vittime di abuso psicologico, e un gruppo di ragazzi appartenenti a una scuola di danza che avevano a che fare con un caso di bullismo. Per due mesi, con

entrambi i gruppi, ho potuto applicare un percorso vocale, lavorando sulle emozioni di ognuno, aiutando a esprimerle tramite la Comunicazione non-violenta (modello di Marshall Rosenberg) e rendendoli più consapevoli di quali fossero le loro reali potenzialità”. In un momento storico di profonda inquietudine mondiale, può la musica, e il Gospel in particolare, contribuire a lenire le ferite di un’umanità dolorante? “Credo che per lenire le ferite ci sia bisogno di più consapevolezza. Il coro o qualsiasi altra forma di aggregazione sociale aiutano a non isolarsi in questa epoca che chiamiamo “social” ma che viaggia nel senso diametralmente opposto. Tengo gruppi di counseling in cui si parla di svariati temi, portati direttamente dai ragazzi o dagli adulti. Il percorso prevede l’allenamento dell’empatia e la comprensione e accoglienza della situazione emotiva altrui”. Tuoi progetti per il futuro? “Sto per terminare la laurea in psicologia clinica e un corso universitario di perfezionamento in foniatria e canto. A marzo pubblicherò un podcast intitolato “Voci – Storie di percorsi straordinari nella voce”, racconta di allievi che tramite il lavoro sulla voce hanno elaborato e superato battaglie personali importanti. A settembre invece pubblicherò il mio primo manuale di biodinamica vocale. E come sempre la colonna sonora di tutto l’anno sarà il Gospel dei miei due cori: i Roma Gospel Voices e i Lighthouse Harmonies”.

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COSE BELLE by Mariagrazia Cucchi

“TU ED IO COME NELLE FAVOLE” OVVERO: QUANDO ESSERE INFLUENCER È UN LAVORO DI… COPPIA! Pasquale Napoletano e Carolina Carpentiere sono marito e moglie da più di quindici anni e sono uniti da una vita, praticamente fin da ragazzini. Dopo aver aperto per gioco il profilo Instagram @tuediocomenellefavole, spinti dalla curiosità verso questo mondo, sono diventati, con i loro oltre 425 mila followers, per due anni consecutivi i vincitori dell’Italy Ambassador Awards nella categoria “Fashion Advance” e sono richiestissimi da aziende e realtà che si promuovono attraverso il popolare social network. Ciò che li ha fatti emergere è soprattutto il loro affiatamento, oltre all’attenzione per il rispetto dell’ambiente. Andiamo a conoscerli meglio… “Abbiamo iniziato circa cinque anni fa: in un momento goliardico abbiamo avuto questa fantastica idea! Piano piano l’abbiamo portata avanti e oggi siamo qui, con un po’ di esperienza in più e la stessa passione che ci ha incuriosito all’inizio. Instagram ci è piaciuto sin dall’inizio, quando ancora non eravamo Content Creator: ci piace com’è strutturato, la sua politica, anche se ultimamente fa un po’ di capricci a causa delle tante restrizioni. Ma resta comunque il nostro “colpo di fulmine”! Abbiamo provato anche altri social, ma non ci hanno regalato nessuna emozione… Contenuti alquanto borderline, almeno per quanto riguarda TikTok. Mentre Facebook lo troviamo un po’ antico e YouTube più affine all’utilizzo di videogiochi”. Entrambi amano l’eleganza, quella sobria, quella delicata, fatta di piccoli dettagli che lasciano però un ricordo indelebile. Amano tantissimo viaggiare in Italia alla scoperta dei borghi medievali,

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#CoseBelle di particolari località di mare e di montagna: il loro ultimo viaggio li ha visti esplorare l’Abruzzo, una regione che li ha molto colpiti per gli splendidi e immensi paesaggi. “Principalmente siamo richiesti per la categoria fashion, ma anche beauty e tech, e nell’ultimo periodo stiamo cercando di proporci di più anche per il travel, infatti stiamo valutando alcune proposte interessanti. Il nostro lavoro, o come noi preferiamo dire: il nostro "gioco" , ci piace proprio perché lo viviamo così: con spensieratezza, grande impegno, curiosità, e la consapevolezza di continuare a provarci sempre insieme”. Da grandi amanti della natura, cercano di salvaguardarla evitando la “fast fashion” e promuovendo nei loro contenuti una moda sostenibile, una delle peculiarità che ha contribuito al successo del profilo e ha permesso loro di avvicinare in breve tempo moltissimi fan. “All’inizio non ci importava di quanto tempo potevamo impiegare per la creazione di un post, e passavamo buona parte delle giornate a scegliere quale fosse la foto più bella da pubblicare, la didascalia migliore… Oggi siamo molto più attenti e responsabili, quindi ci ritagliamo un determinato tempo per concludere e, avendo anche un po’ di esperienza in più, riusciamo a gestire il tutto in maniera più tranquilla, anche se ultimamente dobbiamo ammettere che il lavoro non manca, anzi…”. Dopo essersi riconfermati migliori Fashion Ambassador, cosa consigliano Pasquale e Carolina a chi vuole dedicarsi seriamente a questa attività? “Il nostro consiglio è di essere sempre onesti e sinceri, innanzitutto verso se stessi e poi verso gli altri. Di seguire e perseguire un obiettivo, met-

terci dedizione, passione e fantasia, ma soprattutto di viverla in leggerezza, senza per forza scavalcare gli altri per far emergere se stessi. Questo gioco potrebbe anche funzionare ma avrebbe vita molto breve: rimanere se stessi è la base di tutto!”. E allora non ci resta che cliccare “mi piace”, seguire il loro profilo e i loro suggerimenti per vivere e vestire meglio, rigorosamente… “tu ed io come nelle favole”!

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VIGNETTANDO by Nadia Ludovici

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