salute & benessere
La persona prima di tutto
Dottor Antonio Gorini
La medicina integrata
Scopriamo da vicino cos’è la Medicina Integrata grazie ad un medico che ha la mission professionale di comprendere la persona nella sua complessità e trovare una cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato di Alessandro Cerreoni
Dottor Antonio Gorini, cosa sono la medicina complementare e integrativa? “Il mondo della medicina non si dovrebbe dividere in sottogruppi. La medicina è una sola ed è quell’arte che aiuta le Persone a non ammalarsi o a ritrovare il benessere in corso di malattia. Purtroppo, con l’era moderna e l’imperante specializzazione ci si è trovati a distinguere un approccio medico 'accademico' incentrato sull’uso di farmaci di sintesi chimica e una diagnosi settoriale e specialistica, da un approccio a 360 gradi della persona basato su una diagnosi e terapia personalizzate. Questo secondo approccio medico negli anni si è trovato etichettato in modi diversi: olistico, complementare, alternativo, non convenzionale, tradizionale… L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce due grandi gruppi: la Medicina Tradizionale, cioè quella derivata dalle antiche tradizioni come la Medicina Tradizionale Cinese (MTC), Ayurvedica, ecc., e la Medicina Non Tradizionale che sarebbe quella definita sopra come accademica. Negli ultimi anni è iniziata una vera e propria integrazione dei due paradigmi di cura, colmando così i punti deboli presenti in entrambi gli approcci. Da ciò nasce il nuovo campo della Medicina Integrata”. In quali ambiti si può applicare? “Da quanto detto sopra si comprende che la Medicina Integrata si applica con successo in tutti i campi della medicina dalla prevenzione alle problematiche acute e croniche. In particolare, laddove il mondo della chimica farmaceutica ha dei vuoti terapeutici può subentrare con successo una terapia basata sulla chimica vegetale ad alte e bassi dosi (medicina naturale: fitoterapia, omeopatia, omotossicologia, antroposofia, ayurvedica) o sull’uso di altre terapie come l’agopuntura, le terapie manuali, l’ozonoterapia, la neuralterapia, solo per citarne alcune”. Viviamo in un periodo particolare, quanto è utile ricorrere alla medicina integrata e complementare come prevenzione e supporto alle cure per il Covid? “Questo periodo storico ha fatto ben comprendere l’utilità di avere un sistema immunitario efficiente per prevenire le malattie infettive e non solo. Da sempre il mondo della Natura ci offre soluzioni in tal senso: ali-
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Il Disco d’O r o rice vu to a Città del Messic o nel 2019
visto che ho partecipato anche a 'Tale & Quale Show' con Carlo Conti”. Sei rimasta legata alla musica degli anni '80 o magari oggi trovi qualcuno particolarmente interessante? “Sono rimasta amica un po' di tutti, mi è sempre piaciuta la musica di Zucchero e di Ramazzotti. Ascolto tutto ma ciò che è buono, ascolto gli artisti bravi e talentuosi di più generi”. Dopo la tua vittoria sanremese, cosa è accaduto per te in Italia? “Avendo vinto a sorpresa i discografici di allora non erano pronti, è stato tutto un po' sciupato. I retroscena di quel momento non sono belli, al di fuori certe cose non si possono sapere. Ho rotto un po' gli schemi, in quanto in quell'anno c'erano nomi fantastici come Toto Cutugno, Vasco Rossi e i Matia Bazar, giusto per citarne alcuni. Così l'anno successivo hanno diviso le categorie dei big e delle nuove proposte. Sono servita a questo piccolo cambiamento. Dove vado faccio danno!”. Con chi ti piacerebbe duettare o
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cover story
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sita accurata ed una corretta diagnosi per poter dare un’indicazione farmacologia o fare una prescrizione che risulti efficace. Anche per probiotici, fitoterapici, nutraceutici, integratori e omeopatia che danno ottimi risultati nei disturbi reattivi, una corretta diagnosi è alla base di una buona riuscita del trattamento. Il 'fai da te' è sempre sconsigliato. Il medico indicherà il tipo di farmaco o integratore, il dosaggio, come e quando assumerlo, e per quanto tempo. Sono molto importanti anche i controlli periodici regolari”. Quando si parla di terapie e farmaci complementari, che cosa si intende? “Dipende di quali farmaci stiamo parlando. Secondo il Ministero della Salute, i medicinali fitoterapici sono tutti quei medicinali il cui principio attivo è una sostanza vegetale. Questi medicinali sono stati ufficialmente approvati dall’AIFA, che ne ha verificato la loro qualità, efficacia e sicurezza, e sono venduti esclusivamente nelle farmacie, alcuni dietro presentazione di ricetta medica ed altri come medicinali senza obbligo di prescrizione o medicinali da banco. Le sostanze nutraceutiche dette anche 'nutraceutici', sono farmaci compositi classificati come 'integratori alimentari', sono composti con principi attivi o componenti derivati da piante, animali e fonti microbiche. Sono nutraceutici i probiotici, gli antiossidanti, gli acidi grassi polinsaturi (omega-3, omega-6), le vitamine e i complessi enzimatici. I medicinali omeopatici secondo l’AIFA sono dei prodotti ottenuti utilizzando sostanze di origine minerale, chimica, vegetale, animale e biologica (definite ceppi omeopatici) attraverso metodi di produzione specifici, definiti nelle farmacopee ufficiali. (Farmacopea Europea o Farmacopea Francese o Farmacopea Omeopatica Tedesca).La caratteristica dei medicinali omeopatici è quella di utilizzare sostanze altamente diluite e ‘dinamizzate’. Il processo di diluizione solitamente è responsabile dell’effetto di non rilevabilità del contenuto di partenza del ceppo omeopatico. In tali casi, il medicinale finito risulta, dal punto di vista chimico-fisico, unicamente costituito da eccipienti. Alcuni medicinali omeopatici possono essere costituiti da sostanze in concentrazione ponderale (ovvero analiticamente rilevabile in milligrammi), oppure direttamente da tinture madri
o macerati glicerici”. Che tipo di funzione possono svolgere nell’ansia e nella depressione? “Nell’ansia sono molto utili i prodotti a base di magnesio, purché sia a dose terapeutica, non inferiore a 300 mg e possibilmente con aggiunta di selenio, zinco, oligoelementi e vitamine. La vitamina B12, ad esempio, è molto importante non solo per i globuli rossi ma anche per il tono dell’umore. Nella depressione, alcuni fitoterapici sono specifici, la griffonia ad esempio e l’iperico che però va usato sotto stretto controllo medico per le interazioni importanti, può potenziare gli effetti farmacologici dei farmaci antidepressivi (in particolare, SSRI ed IMAO), favorendo la comparsa della sindrome serotoninergica (caratterizzata da sintomi come agitazione, confusione mentale, ipomania, turbe della pressione arteriosa, tachicardia, brividi, ipertermia, tremori, rigidità, diarrea); con gli anticoagulanti, con gli antipertensivi, ipoglicemizzanti per il diabete, etc. Per quanto riguarda l’insonnia, sono utili prodotti a base di melissa, di semi d’uva e magnesio, che favorisce il metabolismo cellulare. Naturalmente anche la melatonina che associata con L-Triptofano può essere utilizzata, dietro indicazione medica e al giusto dosaggio anche nei bambini. Anche l’omeopatia può essere utilizzata tenendo conto della costituzione del soggetto, delle sue predisposizioni e dei sintomi che presenta al momento della visita”. I probiotici se utilizzati da soli, possono avere una funzione specifica nella depressione? “Un gruppo di ricercatori inglesi ha compiuto una revisione sistematica della letteratura scientifica degli ultimi quindici anni sull’impiego di prebiotici e probiotici nel trattamento di ansia e depressione. In sette studi sono stati messi in evidenza miglioramenti significativi di uno o più sintomi a confronto con placebo (capsula senza alcun farmaco all’interno) o nessun trattamento. Gli studi pubblicati su BMJ Nutrition, Prevention & Health, riguardano dodici ceppi di probiotici tra cui Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei e Bifidobacterium bifidium. Nella pratica clinica, i probiotici da soli non sono sufficienti, ma costituiscono un valido supporto in associazione ad altri farmaci sia naturali che tradizionali”.
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di cui Francesca sta definendo nuove importanti caratteristiche e opportunità – come, ad esempio, il circuito turistico: “Paradossalmente, la pandemia ha costituito per l’Abruzzo un momento favorevole e importante, per la crescita e lo sviluppo turistico. In particolar modo, il territorio interno ha cominciato ad essere scoperto e apprezzato”. E infatti, lo scorso 29 e 30 maggio, l’Azienda Margiotta ha partecipato alla manifestazione nazionale “Cantine Aperte” – che contribuisce alla promozione e diffusione del “turismo del vino”. “Da sedici anni non c’erano aziende della provincia de L’Aquila. È stato un orgoglio partecipare e far conoscere il nostro percorso di eno-ospita-
France sca con no nno Silvio So tto, la ve ndemmia
lità”, commenta Francesca, stanca ma molto soddisfatta. La sua azienda, infatti, è inserita in un circuito di turismo eno-gastronomico ed esperienziale che va ampliandosi sempre di più: “I nostri visitatori hanno la possibilità di visitare i vigneti, le cantine, la Barricaia Emozionale, e concludere il tour con la degustazione”. La Barricaia Emozionale costituisce un passaggio particolarmente rilassante e intenso, nell’ambito del tour, e Francesca ce lo racconta con entusiasmo coinvolgente: “Prima di procedere con l’assaggio dei nostri vini, i visitatori devono rilassarsi e recuperare energie positive. Ciò è reso possibile da un percorso di cromoterapia
tra le barrique dove riposa il vino…”. Grande attenzione alla terra, alle uve, alla produzione e alla sperimentazione: Francesca è una delle pochissime enologhe che fa questo lavoro e non si è adattata a fare altro. Non ci nasconde di aver dovuto lottare contro i pregiudizi di un ambiente maschile (e maschilista), ma sostiene con forza che – anche in questo campo – le differenze di genere non hanno ragion d’essere. Nella sua esperienza, però, ha avuto a che fare con l’ostruzionismo di aziende che non erano aperte all’inserimento femminile nel circuito professionale. Con il suo sorriso, la determinazione, la competenza, Francesca Margiotta sta dimostrando che vino e donne sono un connubio felice! Le chiediamo, a questo punto, di dirci che vino sarebbe: “Sicuramente un Cerasuolo d’Abruzzo! Sono poliedrica e multicolore. Il Cerasuolo mi rappresenta perché è un vino vellutato, con un retrogusto amaro, ma che poi esplode sul palato con il suo aroma intenso”. Cosa c’è, per te, in un calice di vino? “La famiglia e la festa. Per noi, la vendemmia è come Natale”. Francesca ha sicuramente un ottimo vino, al posto del sangue, che la rende energica e propositiva, ancorata alla sua terra ma con orizzonte ampio davanti a sé. La famiglia Margiotta ha puntato sull’innovazione e sui giovani, per continuare una storia di lavoro, impegno e passione…
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all’apparenza. Ecco, la storia di Roberta sfida i luoghi comuni e colpisce dritta al cuore. Proprio come un proiettile. Da dove è iniziata questa avventura? “Dalla mia voglia di vivere sempre da protagonista ogni aspetto della mia vita. Ho 30 tatuaggi, sono di origine Salentina, vivo a Milano ma adoro la Spagna, ho iniziato a far foto a 18 anni e da allora non ho mai smesso”. Una carriera che ti ha portata… in alto. “Ho vissuto esperienze favolose: ho scattato per Playboy, collaborato per magazine internazionali, sono diventata testimonial di zaini da viaggio, gioielli, costumi da bagno e oggetti di fabbricazione artigianale Made in Toscana. Non mi sono fatta mancare nulla, diciamocelo! Ma non ho mai nemmeno rinunciato a nulla: ho viaggiato in lungo e in largo, sono stata in Thailandia, in Africa, negli Stati Uniti e in Brasile”. E allora, qual è stata la tua arma in più in questi anni? “Il mio stile! La gente è sempre rimasta colpita dal mio mood, dal mio aspetto peperino e dalla mia vivacità creativa. Anche oggi è così: colpisco soprattutto i giovanissimi, ma non solo… Anche le aziende italiane sono incuriosite dal mio essere alternativa ma di classe. Una contraddizione che è tale solo in apparenza”. Chi è Bullet Jane… se tu dovessi descriverti? “Sono una ragazza testarda, solare e fuori dagli schemi, al tempo stesso abituata a sfilare con abiti di alta moda. Ho il vizio del mare, del sole, della libertà incondizionata e dell’arte”. E qui la domanda va dritta alla tua amicizia con Vittorio Sgarbi. “Ci siamo conosciuti per un progetto che unisse l’arte al mondo delle influencer alternative, con l’obiettivo di creare un format che svecchiasse l’arte e la portasse fuori dai luoghi istituzionali in cui è racchiusa. Era un modo per andare oltre ogni stereotipo, Sgarbi è senza dubbio la persona giusta in questa direzione. Così, attraverso i miei canali social, abbiamo iniziato a veicolare i primi contenuti nel periodo della pandemia. Vedremo come si svilupperà il
tutto”. Questo è un mondo che ti piace? “Moltissimo, vorrei lavorare con l’arte, ma soprattutto entrare nel mondo della radio. Mi affascina l’idea di veicolare contenuti che lascino spazio alla libertà di immaginazione e di pensiero. Si torna sempre lì, alla mia voglia di sentirmi libera e di far sentire liberi anche gli altri”. Uno spirito viaggiatore… “Quello non manca mai! Anzi, proprio grazie a questo istinto, mi si sono aperte delle porte insperate e mi sono ritrovata a vivere nuove esperienze davvero affascinanti. Voglio andare in quella direzione, per continuare a vivere la vita e il mondo senza limiti”. CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/bullet.jane
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presieduta dal Fisico Nucleare Sergio Bartalucci, che ha più volte sottolineato: “La transizione ecologica, che punta nella direzione delle energie rinnovabili come soluzione al problema dei cambiamenti climatici, impone una seria riflessione, scientificamente fondata e scevra da pregiudizi ideologici, sulle conseguenze che ne derivano per l’economia e l’ambiente di un Paese sviluppato come l’Italia”. Il Forum è stato dedicato ad un tema specifico nel quadro della problematica energetico-ambientale, e cioè il costo, economico ed ambientale, delle varie fonti di energia, raggruppate in 3 settori: le fonti fossili (FEC), carbone, petrolio e gas, le fonti rinnovabili (FER), solare, eolico, idroelettrico, geotermico, biomasse ed altre minori, e il nucleare da fissione (NUCL). L’obiettivo che si prefiggevano gli organizzatori – e che hanno sicuramente raggiunto con questo evento - era di contribuire ad una presa di coscienza della realtà com- La dot tor es sa M aria El isa Lu cche tt a plessa che fa scenario al dibattito sul futuro energetico dell’umanità, in cui motivazioni di stampo ideologico, improntate a visioni spesso grossolanamente errate della storia del progresso scientifico e tecnologico, non dovrebbero trovare posto. Oltre alla Dottoressa M. Elisa Lucchetta, che ha portato i saluti del Rotary Club Roma Castelli Romani, è stato presente il Fisico Sergio Bartalucci, che ha introdotto i prestigiosi relatori, tra quelli in presenza e quelli in collegamento video. In ordine sparso, si sono alternati gli interventi della Prof. Emilia Costa (UniRoma1 - ASTRI), del Dr. Enrico Mariutti (Pres. IsAG), del Prof. Pierangelo Sardi (ex Cons. CNEL ASTRI), dell’ Ing. Massimo Sepielli (ENEA - ASTRI), del Prof. Angelo Spena (Uniroma2 - ASTRI). Un contributo prezioso è giunto anche da parte del Dr. Enrico (Chicco) Testa (Presidente FISE/Assoambiente). In collegamento dalla Basilicata, hanno parlato Marco Zipparri nelle vesti di Sindaco di Marsicovetere (PZ) e l’ Avv. Cinzia Pasquale (Pres. CFA). Infine, dall’Istituto L. Pasteur di Parigi, si è collegato anche il Dr. Valerio Laghi (Rotaract Castelli Romani). Il coordinamento impeccabile è stato affidato al Dr. Marco Ferrazzoli, Capo Ufficio stampa CNR-Consiglio nazionale delle ricerche. Il F is ico Se r gio Bart al ucci
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zione di dipingere dal vero proprio come all'epoca! Dopo questa bellissima esperienza, tornando a Roma e rimettendo i miei panni, ho avuto e avrò per sempre la sensazione che a Todi in Umbria il mondo contini a rimanere lì in quella idilliaca epoca e che Raffaello e tutti i componenti del film stiano vivendo una realtà parallela alla nostra e alla mia, pittore contemporaneo prestato al passato. © Foto di Antonello Ariele Martone
st'anno che è stata la ricorrenza dei cinquecento anni dalla sua morte, io pittore contemporaneo, vestendo i suoi iconici panni, ho compiuto una sorta di viaggio astrale ritrovandomi mentre giravamo in un'altra epoca, nel 1500 circa. Nella splendida Città di Todi si è svolta la rappresentazione in costume di questa leggenda ambientata in tre epoche storiche ed è stato bellissimo girare per le vie e le strade della città dove tutto riportava al periodo del Rinascimento e così, templari, cortigiane, ballerine e altre figure storiche hanno riacceso quella atmosfera magica. Mentre giravamo le varie scene sentivo anche un gran senso di responsabilità, rappresentavo un mito, una leggenda che possiamo soltanto vedere attraverso i libri o i musei. Ma pian piano qualcosa mi sussurrava che dovevo farlo a mio modo e tranquillizzandomi, finalmente, potevo in qualche modo calarmi nei panni di un animo sensibile e poetico che anche se da molto lontano assomiglia molto alla mia figura o perlomeno condivide con me un amore viscerale con la pittura. La scena più bella è dove dipingo la mia musa a cavallo di un unicorno (Emanuela Del Zompo) ed è stato tutto così naturale, anche se io ritraggo tramite foto in quel momento ho provato l'emo-
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libri
rali era molto marginale, perché mancava la tecnologia. Ora abbiamo armi potentissime, a cui si deve affiancare la consapevolezza. L’Unione Europea ha voluto valorizzare proprio questa ricerca, selezionando le idee vincitrici del premio per l’innovazione”. L’innovazione è necessariamente qualcosa di positivo? “La parola è semanticamente neutra, infatti se diciamo a qualcuno che c’è una novità, la sua reazione probabilmente dipenderà molto dal tono con cui abbiamo pronunciato la frase. Anche i nostri sentimenti rispetto al 'nuovo' sono spesso misti, perché ogni opportunità si lega a un rischio. In pochi si lanciano fiduciosi verso l’ignoto, e innovare si-
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gnifica proprio andare verso ciò che non si conosce. Non solo avvicinarsi, ma studiarlo, e poi portarlo dentro, all’interno di ciò che già sappiamo, e facciamo”. Quanto è importante la “contaminazione”? “Più di quanto non vogliamo ammettere. La parola 'contaminazione' viene spesso utilizzata con significato negativo, quando le scoperte più dirompenti sono invece spesso frutto di fortuite convergenze e rimescolamenti, contaminazioni appunto. La storia più bella nel libro in tal senso è quella di Jalila Essaidi, la fondatrice di BioArt Laboratories. In mezzo ai boschi ha riadattato i bunker utilizzati durante la seconda guerra mondiale e lì ospita ogni anno
centinaia di “studenti” dagli 8 ai 90 anni. Ha creato un luogo meraviglioso dove ognuno può portare avanti la propria ricerca collaborando con professori e altri studenti di ogni età e provenienza”. In chiusura, quali stop and go più frequenti hanno incontrato e, inoltre, la pandemia le ha rallentate o ha fornito loro nuovi input per un mondo più sostenibile? “Credo entrambe e alcuni esempi sono presenti nel libro. Il Covid è stato l’occasione per testare nuove tecnologie in ambito medicale e ha incentivato la produzione di reagenti. Sotto il profilo climatico, arrestare gran parte dell’attività umana per dei periodi piuttosto lunghi è stato invece un banco di prova sicuramente interessante e nel mio piccolo ho fatto diverse incursioni a Venezia per vedere l’acqua della laguna finalmente pulita e popolata da pesci e delfini. Quanto alla tua prima domanda, la mia risposta sarebbe veramente troppo lunga... Ci sono sicuramente molte sfide per chi innova, e qualche sfida aggiuntiva è riservata alle donne che innovano. Ne ho parlato qua e là in capitoletti dedicati o all’interno delle storie, spero con la necessaria chiarezza, serietà, ma senza rinunciare alla leggerezza”.
in due o tre mesi ma in realtà sono di più perché nel frattempo succedono cose che ti impediscono di scrivere di continuo come vorresti. La scrittura è la parte più creativa di un libro, poi inizia il lavoro vero, la correzione, la revisione, l’editing che pretendo di fare personalmente perché non voglio che nessuno metta mano ai miei testi. I miei editor mi indicano i punti deboli e io mi applico a ritoccare”. Lavori al computer o su carta? “Su carta, tutto parte dalla carta. Quando ho iniziato scrivevo su tutto, scontrini, foglietti di ogni genere, ne avevo la borsa zeppa ovunque; poi ho scoperto Tiger ed ho cominciato a riempire la borsa di quaderni e quadernini dove appuntare quello che vedo: sono una ladra seriale, rubo si-
tuazioni che fisso scrivendo; se aspettassi di rientrare per metterle al pc ne modificherei la spontaneità. Il pc lo adopero per completare il testo poi anche la correzione la faccio stampandolo: nel video vedo due errori, se stampo ne trovo dieci”. Anche Misia, la protagonista di “Le confessioni di una concubina” è frutto di un furto? “Non in maniera diretta, per fortuna; purtroppo ascoltando in maniera anche distratta telegiornali o leggendo giornali sappiamo che la violenza domestica oggi è pane quotidiano. Volevo raccontare la storia di una donna, l’infelicità del suo matrimonio ma poi, dopo la pubblicazione, ho ricevuto tante attenzioni da donne che si sono rispecchiate in Misia e mi hanno contattata in
privato raccontandomi le loro vicende personali. La prima volta che è successo sono rimasta perplessa: probabilmente la storia narrata le ha aiutate a liberarsi dal mostro e se il mio romanzo aiuta qualcuno a liberarsi dai mostri ne vado ancor più fiera”. La tua storia comunque ha un lieto fine. “Ha un lieto fine perché Misia attraverso la sofferenza diventa più forte e diventando forte trova anche il modo di amarsi di più. Amarsi è la meta che dovrebbe avere ciascuno”. E tu ci riesci? “Ci sto lavorando. La mia formazione famigliare mi ha insegnato a mettere gli altri prima di me. In realtà uno dovrebbe mettere prima se stesso degli altri, perché se si vuol bene a se stessi si riesce a voler bene anche agli altri. Chi si vuol bene ha più spazio per amare. Per star bene ci vuole del “sano egoismo” che sembra contraddittorio come olio e acqua che non si completano mai, ma bisogna trovare la maniera perché amare se stessi è il miglio modo per amare chi ci sta a cuore”. Misia: un nome particolare; come lo hai scelto? “A volte i personaggi mi si presentano con un nome che non scelgo io, è semplicemente il loro; io narro la loro storia e il nome arriva cammin facendo senza magari che io conosca nella vita reale qualcuno che lo porti. E’ stato buffo ma durante la presentazione del libro che feci a Tuscania, la relatrice disse che aveva accettato il suo ruolo perché Misia era il nomignolo con cui veniva chiamata sua nonna, che si chiamava Artemisia. Era la prima volta che qualcuno mi diceva di conoscere quel nome. Se dai ad un personaggio il nome di uno che conosci rischi di legarlo a quella persona nel bene e nel male, per questo preferisco che siano i personaggi a scegliere il proprio”. Sei molto legata alla carta ma i tuoi testi sono anche in ebook. “Da lettrice non frequento gli ebook ma mi rendo conto che ci sono lettori che non hanno spazio per tenere in casa tanti libri quindi la loro è una scelta necessaria. Come gli audiolibri, utili a lettori che non hanno più l’età o la vista per leggere. Io voglio che le mie storie siano fruibili a tutti per cui mi sono aperta anche a questi generi”.
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è più dilatato, i tempi televisivi sono più veloci. Anche il cinema oggi rispondendo a logiche economiche è più veloce, si gira in meno tempo ma alcuni prodotti televisivi ormai per qualità, innovazione, creatività sono sullo stesso piano di alcuni film che a volte invece sono deludenti. Quest'anno sulle piattaforme ho visto dei prodotti televisivi d'eccellenza che possono tranquillamente competere con alcuni prodotti cinematografici”. Nel 1988 hai preso parte al grande capolavoro di Tornatore "Nuovo Cinema Paradiso". E' stato il tuo esordio, se non sbaglio. Cosa rappresenta per te un inizio così importante? “Quando hai 25 anni e la tua formazione è stata prettamente teatrale e vieni scelta da un regista anche lui al suo secondo film, nel 1988 non è ancora Tornatore, non hai la percezione di essere entrata nella storia. Ti senti solo fortunata, in quel caso il fatto di vivere il set perché Palazzo Adriano era il set ma era anche il posto dove vivevamo, non avevo idea di quello che sarebbe diventato. Avevo davanti a me una persona di talento che mi dirigeva, sul set c’era un’atmosfera piena di magia, di aspettative, c’erano delle figure professionali molto importanti che avevano scommesso su questo giovane e c'era il maestro Morricone che creava le musiche. C’era la magia, ed io in mezzo a tutta questa magia non ebbi la percezione che quel film avrebbe segnato la storia del cinema italiano. Mi sentivo come Alice nel paese delle meraviglie”. Senza nulla togliere agli altri, qual è stato per te il lavoro televisivo o cinematografico a cui sei più legata, e perché? “Non c’è un solo regista, ma più di uno e per ragioni diverse. Sono legata a 'Nuovo Cinema Paradiso' perché è stato il mio primo film e anche per la storia che questo film si porta dietro, prima di rifiuto e poi invece il successo a Cannes e poi all'Oscar. Ma sono legata, sia come attrice che come donna, all’incontro umano con Ettore Scola e ai suoi due film: 'Concorrenza sleale' del 2001 e 'Che strano chiamarsi Federico' del 2013, che era il suo omaggio a Fellini. Scola è l’autore cinematografico che io prediligo. I suoi film rimarranno nella storia del cinema. Sognavo di lavorare con lui e il sogno si è avverato, poi lavorando con lui ho conosciuto
anche l'uomo, è stato un mentore, un uomo che mi manca molto. Il terzo incontro importante e bellissimo che ho fatto è stato quello con Fathi Akim, il regista turcotedesco con lui ho fatto nel 2002 'Solino', nel quale interp r e t a v o un’immigrata italiana in Germania negli anni settanta. L’esperienza e tutto il lavoro con lui, tutta la troupe con la quale ancora ci sentiamo, è stato un sogno. Un bellissimo incontro professionale e umano. Un bellissimo ricordo, giravo a Duisburg nel 2011 mentre a New York era in atto l’attentato alle Torri Gemelle”. Non è un bel momento questo per il mondo dello spettacolo a causa della pandemia. Una volta finito tutto, il prima possibile si spera, come si potrebbe ripartire? “Non immagino la partenza diversa dal 1945. Come sempre si riparte dalle macerie, dalla voglia di farcela, credo che il parallelismo con la guerra non sia esagerato perché nel suo piccolo ognuno sta vivendo una propria guerra, ognuno nella propria trincea contro un nemico invisibile”. L'ultimo lavoro cinematografico è con "Tolo Tolo" di Checco Zalone. Com'è lavorare con Zalone? “E’ anche con Zalone è stato un incontro bellissimo, divertentissimo. Lui è una delle persone più intelligenti incontrate in tanti anni di lavoro, la sua genuinità è unica. Nonostante la gavetta e poi tutto il successo avuto ha conservato la sua autenticità. E' una persona speciale. E’ uno che si mette in gioco con grande semplicità, lui ha questo dono di saper far ridere con niente. Saper far ridere è un dono che hanno in pochi e lui ce l’ha”. Sei soddisfatta di quello che hai ottenuto in carriera? “Ho sempre preferito i lavori di qualità a quelli che potessero darmi la popolarità. Ho fatto il percorso più simile a me come persona. Mi ritengo fortunata perché sono riuscita a fare, faccio un lavoro che mi piace e del quale vivo. Non mi pongo il problema di come sarebbe potuto essere. Il mio percorso somiglia moltissimo a quello che io sono”. Ci sono progetti in itinere? “La nuova serie de 'Il Paradiso delle Signore e mi piacerebbe tornare al teatro”.
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visita che attende il viaggiatore ripaga di tutto il percorso. Petra è considerata uno degli splendori del Mondo Antico. Nel 2007, a Lisbona attraverso un referendum online, si è posizionata al secondo posto, votata come una delle ’Nuove sette Meraviglie’ del mondo. Così doveva apparire la capitale del regno degli arabi Nabatei, che in quel luogo inospitale, domando il deserto e incanalando l’acqua nei canyon, erano riusciti ingegnosamente a far sorgere un centro abitato. Nel periodo di massimo splendore, la città dovette raggiungere i 20.000 abitanti. Una vera metropoli, per l’epoca. La Nabatea era un’area piuttosto estesa – corrispondente all’attuale Giordania, parte della Siria meridionale, di Israele, Egitto e Arabia Saudita. Petra sorgeva in una vallata incassata tra alte pareti rocciose. E dalle rocce discende il suo nome, pietre d’arenaria che la mettevano al riparo dai nemici. Furono i greci prima, e i romani poi, ad appellarla Petra, ma in origine il suo nome era Rqm, che in nabateo significava pressappoco “giochi di colore”. Di certo, quei colori impressi sulla pietra dal vento e dall’acqua ne facevano e ancora oggi ne fanno, la città che si tinge di rosa al chiarore dell’alba o nella luce rosso calda del tramonto. Per la peculiarità della sua topografia, Petra non ebbe mai bisogno di essere protetta da mura difensive. I suoi abitanti tagliavano le pareti delle montagne e le scarpate delle alture oltre che per scavare tombe reali, per costruire palazzi, giardini, teatri, mercati, case, templi imponenti - tra cui spicca El Deir, il Monastero, eretto svuotando i fianchi della montagna fino a quindici metri di profondità. I vivi condividevano con i defunti il fasto della città. Uscendo dal lungo Siq, il viaggiatore veniva accolto dal Regno dei morti, giacché la Necropoli sorgeva all’inizio di Petra, contrariamente a tutte le regole urbanistiche. Un ammonimento per chi entrava: ricordati che sei mortale! Nel sito archeologico sono state catalogate più di 500 tombe. L’elenco dei monumenti è vasto nel numero, per riportarlo qui in breve. Alle sepolture e ai templi nabatei, si aggiungono resti di epoche successive romane e bizantine, fortezze medievali islamiche. Un invito a visitare Petra, che da sola vale l’intero viaggio in Giordania. I beduini ne hanno custodito il segreto per più di mille anni. E’ stato un esploratore svizzero a riportarla alla luce nel diciannovesimo secolo. Forse il suo scopritore ha disseppellito una realtà geografica che gli uomini del deserto non avevano mai smesso di raggiungere attraverso le strette gole e i canyon celati alla vista dei più, ma di certo Herr Johann Ludwig Burckhardt, il 22 agosto del 1812 ha restituito al mondo uno dei giacimenti archeologici più straordinari di tutti i tempi.
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tempo libero
Ecco Roma World
Un meraviglioso viaggio indietro nel tempo Dopo mesi di chiusure è finalmente ora di uscire di casa, di tornare a vivere esperienze in sicurezza, all’aria aperta, immersi nella natura. Di lasciarsi alle spalle mesi di Covid
Per bambini e famiglie stanchi delle limitazioni è finita l’attesa: qha aperto nella Capitale il nuovo Parco Roma World che porta gli ospiti indietro nel tempo, per godersi l’aria aperta e vivere una giornata da Antichi Romani. Roma World è un vero e proprio villaggio delle legioni Romane, che sorge a fianco del parco divertimenti Cinecittà World, sulla Via Pontina a 10 minuti da Roma. Nell’accampamento l’ospite si regala un picnic all’aperto, riscopre il vero contatto con la natura, mangia come gli antichi Romani, diventa Gladiatore per un giorno, fa shopping tra le bancarelle dell’antico mercato, incontra gli animali della fattoria, ammira il volo dell’aquila e di altri spettacolari rapaci, si perde tra i sentieri nei boschetti di sughere e vive un’esperienza unica… là, dove tutto ebbe inizio! “Roma World è il primo nuovo progetto turistico in Italia ad aprire in epoca Covid“, commenta Stefano Cigarini, Amministratore Delegato di Cinecittà World Spa. “Con il distanziamento garantito dagli spazi aperti
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nella natura, l’accesso riservato ai soli biglietti acquistati online, gli ingressi contingentati, Roma World offre una giornata speciale, in sicurezza, alle persone che da tempo non possono divertirsi fuori casa.” Il parco è aperto tutti i weekend e festivi dalle 11 alle 18 e tutti i giorni in estate, nel rispetto dei protocolli e delle normative anti Covid-19. Gli ospiti accedono tramite il Biglietto di Ingresso a €15, che include tutte le attività e gli spettacoli, o il Biglietto Ingresso + Cibo antica Roma a €29, che comprende pranzo o cena al parco, oppure il Pacchetto Legionario a €49 a persona, che in più permetterà, dal 1° Giugno, di dormire nell’accampamento con colazione al mattino successivo. Gli amanti del campeggio fai da te possono anche portarsi da casa la propria tenda. Biglietti, informazioni e calendario sono disponibili sul sito: www.romaworld.com Siete pronti a vivere un giorno da antico Romano? …Che la Storia abbia inizio!