GP Magazine marzo 2021

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Enrico Van z in a

Emanue la Tittocchia e Pas cal Vicedomini

Da sinistra: Victoria Torlonia, Antonella Ferrari, Emanuela Tittocchia e Vincenzo Bocciarelli

per la comprensione del duro periodo affrontato dal mondo intero; l’attore Vincenzo Bocciarelli che con la sua trasmissione “Bocciarelli Home Theatre” ha alleviato il pubblico con il racconto dell’arte e della poesia; Victoria Torlonia, è stata per la moda; l’organizzatore di grandi festival ed eventi Pascal Vicedomini per aver realizzato la trasmissione “Felicità - La stagione delle buone notizie” in onda su RAI 2. Il giornalista di Videonews inviato di punta di “Mattino 5” Guglielmo Mastroianni; il responsabile delle pagine “Giorno e Notte” del quotidiano “Il Messaggero” Giorgio Belleggia; il compositore e musicista Tony De Simone in arte Lebrel; Tommaso Dovico imprenditore che da oltre 40 anni produce articoli di pelletteria di alta qualità con un’attenzione particolare alle fibre naturali; il Commendatore della Repubblica Tonino Boccadamo fondatore della Boccadamo Gioielli nonché presidente dell’omonima Fondazione, per aver realizzato con la sua azienda mascherine regalate a operatori sanitari e a chi ne

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aveva bisogno; l’imprenditrice co-titolare di Mary Rose Fitocosmetici naturali Maria Rosa Salomoni; Francesco De Angelis, giornalista e direttore responsabile di settimanali importanti nonché la press agent Patrizia Faiello.

Guglie lmo Mastr oianni e Emanue la Titto cchia

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cover story “Ogni esperienza ha aggiunto un mattoncino in più, nella mia vita professionale e personale, arricchendomi e consentendomi di mettermi in gioco”, commenta, parlando dei tanti traguardi che arricchiscono il suo percorso. Fin da piccola, Luisa - nata a Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia - ha espresso uno spiccato talento artistico, soprattutto per il canto e la recitazione, ma è decisamente verso il mondo della musica che si è rivolta la sua attenzione. La carriera inizia sulle passerelle della moda milanese, che le hanno consentito non soltanto di affacciarsi allo showbiz, ma di poter continuare a studiare recitazione e canto. I tanti viaggi e incontri artistici importanti hanno contribuito all’approfondimento della sua cultura musicale: Luisa si è approcciata al blues, al soul, al rock e alla musica latino americana. “Senza dubbio, la musica rappresenta il mood in cui mi sento davvero me stessa”, afferma. E infatti, nonostante i grandi successi ottenuti con programmi televisivi che l’hanno vista al fianco di personaggi come Corrado (che la volle a Canale 5 per “Tira e molla”) e Fabrizio Frizzi (“Domenica In” per la Rai), Luisa Corna ha lavorato negli ultimi tre anni alla realizzazione di un progetto discografico che proprio in queste ultime settimane è stato lanciato. Il singolo “Senza un noi”, uscito a metà gennaio, ha fatto da apripista al nuovo album che si intitola “Le cose vere”. “È un lavoro che mi appartiene molto e mi rispecchia profondamente, ho deciso di uscire in un periodo complicato come questo proprio per dare un segnale di positività”, ci racconta con entusiasmo. Dalle sue parole è chiara la passione che ha dedicato a un disco in cui può vantare collaborazioni internazionali: “L’album contiene due duetti con Sananda Maitreya, alias Terence Trent D’Arby, e un brano scritto da lui, in cui canto da sola. La nostra collaborazione è nata all’epoca dell’album per i suoi trent’anni di carriera, per il quale mi invitò a cantare”. Luisa interpreta anche un pezzo in spagnolo, nel cui video compare Javier Zanetti, campione amato non soltanto dai tifosi interisti. La partecipazione di Zanetti ci riporta all’ambito calcistico e, soprattutto, alla Luisa Corna – conduttrice: ricordiamo “Notti mondiali”, nel 2002, al fianco di Giampiero Galeazzi e Marco

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Mazzocchi. L’anno successivo, la Rai affida a lei la conduzione del programma “Sognando Las Vegas” – in onda su Rai Uno il sabato sera, durante il quale Luisa duetta con artisti di calibro internazionale, come Dionne Warwick e Gloria Gaynor. Incursione di successo anche a teatro: ricordiamo che Giorgio Albertazzi la scelse per interpretare la maga Circe nella sua versione dell’Odissea. E ancora recitazione, nella fiction Rai “Ho sposato uno sbirro”. “Avevo già recitato, per il cinema, partecipando al film di Gabriele Salvatores, Nirvana, dove interpretavo la Dea Kalì – ricorda. E poi, da protagonista nella commedia diretta da Giorgio Panariello, Al momento giusto”. Televisione e musica si fondono perfettamente, quando Luisa partecipa - per sette edizioni - alla trasmissione di capodanno su Rai Uno, “L’anno che verrà”, e poi approda a “Tale e Quale Show” interpretando Renato Zero, Mina, Whitney Houston e Liza Minnelli. Altra esperienza emozionante e molto significativa, il festival musicale “O’ Shià” organizzato da Claudio Baglioni a Lampedusa, nel 2006, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’immigrazione. Le chiediamo quale sia il filo conduttore di questo nuovo lavoro, e lei ci spiega di aver raccolto ed espresso in musica le sue esperienze di vita e il percorso artistico che ha tracciato negli anni. Ascoltando il singolo che ha anticipato l’intero progetto, “Senza un noi”, ritroviamo tutto il calore e la passione della sua voce, quella che abbiamo imparato ad amare grazie ai suoi tanti successi. Uno per tutti, “Ora che ho bisogno di te”, cantata in coppia con Fausto Leali al Festival di Sanremo del 2002, che le valse il quarto posto e un grandissimo consenso di pubblico. “Tra tutte le esperienze professionali, il Festival di Sanremo resta quella che mi ha consentito, poi, di farne tantissime altre. È stata come una reazione a catena: un lavoro dietro l’altro, ho avuto l’opportunità di inanellare successi importanti”. Infatti, Luisa non si ferma mai, e il suo percorso professionale e artistico è costellato da impegni ed esperienze che hanno contribuito alla sua continua crescita: dagli album “Acqua futura” e “Non si vive in silenzio” - nei quali sono presenti collaborazioni con Gatto Panceri, Renato Zero, Alex Britti, Gino Paoli - alle condu-


zioni televisive e di grandi eventi. Instancabile, entusiasta, propositiva: ci troviamo di fronte a una donna, un’artista, capace di esprimere e condividere la propria passione, il temperamento, la capacità di mettersi in gioco. Tante le occasioni, ma è la Luisa cantante che viene sempre fuori: un amore, la musica, a cui si dedica con sempre maggiore attenzione ed entusiasmo. L’abito che le sta cucito addosso, più di tutti gli altri. Una seconda pelle che vibra sulle note calde e avvolgenti delle sue canzoni.

© Foto di Ralph Geiling

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portato ad individuare e quindi collocare all’interno della diagnosi di spettro autistico, condizioni che in passato, nei precedenti sistemi di classificazione nosografica e prima dell’adozione di protocolli diagnostici condivisi e scientificamente validati, ricevevano una diversa designazione diagnostica: ad esempio di disturbo di linguaggio, disturbo di disregolazione emotiva, ritardo cognitivo. Ad oggi il disturbo dello spettro autistico ingloba quasi quaranta differenti diagnosi secondo le classificazioni precedenti. Un altro fattore proposto a spiegazione dell’aumento di prevalenza è il fatto che oggi, rispetto al passato, si arrivi a formulare una diagnosi di spettro autistico mediamente molto prima rispetto al passato: mentre in passato, la diagnosi veniva spesso posta a sintomatologia conclamata e dopo i 3, anche 4 anni di età, oggi gli strumenti diagnostici permettono ai clinici di formulare diagnosi affidabili ed attendibili sotto i 3 anni di età, anche a 2 anni e di individuare dei campanelli di allarme prima del compimento dei 2 anni”. Quanto è importante la sensibilizzazione e l'informazione delle famiglie e dell'opinione pubblica? “Indubbiamente è importantissima, tanto da essere considerati fattori considerato che procedono in parallelo con tutti gli altri sopra citati; è la crescente sensibilizzazione intervenuta nell’opinione pubblica rispetto alle problematiche dell’autismo che ha portato genitori e famiglie a rivolgersi ai servizi dedicati alle problematiche neuropsicologiche dell’età evolutiva, Neuropsichiatria Infantile, psicoanalisti esperti in bambini e adolescenti, neuropsicologi molto prima e molto di più rispetto al passato, fosse anche solo per fugare ogni dubbio o delle preoccupazioni se i genitori si accorgono che il bambino ha qualcosa di diverso dagli figlio dagli altri bambini. Questo aspetto è strettamente legato alla disponibilità e facilità di accesso ai servizi di neuropsichiatria e neuropsicologia dell’età evolutiva, psicoanalisti, neuropsicologi: in altri termini, più un territorio dispone di servizi dedicati e di professioni, e più questi questi sono di facile accesso per i genitori, più avranno modo di rivolgersi ai servizi e professionisti, maggiore sarà la probabilità che situazioni necessitanti un inquadramento diagnostico e delle

terapie possano avere risposte e iniziare un processo di cura che nel caso delle sindromi dello spettro autistico sono molte lunghe, impegnano pazienti e famiglie per tutti gli anni della crescita e dello sviluppo”. A che cosa sono dovute le differenze nel numero dei casi nei vari Paesi? “Le differenze riportate nelle stime di prevalenza nei vari studi e tra i vari paesi, probabil-

mente riflettono le differenze di metodo nella conduzione gli studi, dal range di età considerato da ogni studio e nelle politiche sociosanitarie e di presenza e possibilità di accesso ai servizi di neuropsichiatria infantile nonché alla presenza di psicoanalisti specializzati in disturbi dello spettro autistico presenti di ogni Stato”. Quali sono gli aspetti neurobiologici oggi conosciuti e che entrano in gioco nell'autismo? “Gli studi sui gemelli omozigoti hanno ampiamente fatto emergere la componente genetica, in termini di ereditarietà, dei disturbi dello spettro autistico. La concordanza e cioè la ricorrenza del disturbo tra gemelli, tuttavia non è totale: tra gemelli monozigoti è più alta, compresa tra il 60% e 90 per cento, tra gemelli dizigoti varia tra il 21 e 35 per cento. Gli studi tra fratelli hanno messo in evidenza una ricorrenza più alta nelle famiglie in cui sono presenti più figli con disturbo dello spettro autistico, rispetto a famiglie in cui un solo figlio presenta tale problematica. Ciò lascia supporre che per quanto ci sia una significativa componente di ereditarietà del disturbo, su base genetica, tuttavia, questa da sola non basta a determinare il disturbo stesso. Gli studi genetici sulle famiglie hanno permesso

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gitano un modo per fissare le idee in modo visivo e sonoro. Ogni lingua, attraverso i simboli, connette il pensiero umano all’universo sonoro. La lingua cinese è molto musicale e concreta. Ha quattro toni con cui pronunciare gli ideogrammi. Non c’è un alfabeto ma un sistema di 'radicali', ossia 'chiavi' con cui chiunque, anche un bambino, può decrittare il simbolo, capirne subito il senso e intuirne la pronuncia: l’ideogramma descrive fisicamente l’idea, a livello visivo e sonoro”. Ci racconti del tuo viaggio di donna occidentale nel mondo delle arti marziali?

Ma ho voluto provare, nella speranza di riuscire a fronteggiare la paura e innalzare la soglia del dolore fisico. Che spavento, e quanto dolore al mio primo 'sparring'! Ad oggi in Italia

“Da cinque anni pratico Hek Ki Boen Chun Pai, un sistema (non uno stile) di Wing Chun. Sono partita svantaggiatissima, considerato che non avevo mai praticato arti marziali prima.

sono l’unica donna praticante, allieva diretta del capo istruttore nazionale. Sul mio sito 'Val Writing World' parlo di questo percorso, e di tutto ciò che concerne le arti marziali e il

woman empowerment”. La creatività artistica oggi in Cina, pur caratterizzata da vivacità e fervore, quanto soffre la limitazione della libertà di espressione? “Tema delicato. Su 'Val Writing World' parlo anche di cinema cinese. Noi partiamo dal pres u p p o s t o occidentale di libertà di pensiero. In Cina ci sono un miliardo e mezzo di persone, di cui non tutte appartenenti all’etnia dominante Han. La Cina è vasta. Come mantenere unito nel tempo un popolo composto da etnie diverse, con dialetti usi e costumi molto differenti? Un controllo capillare dall’alto è sempre stato ritenuto necessario. Non dico di concordare con scelte di repressione e censura. L’arte non vuole catene. Ci sono cineasti e artisti cinesi che stanno cambiando la visione del cinema non solo a livello internazionale, ma anche in casa propria. Lo stesso sta accadendo riguardo la percezione della figura femminile sullo schermo”. Se ti dico Cina, qual è il primo pensiero che ti viene in mente? “Un ricordo del cuore, i cieli di Pechino quando il gelido vento mongolo soffia e li rende limpidi”. Grazie a Valeria per averci trasmesso la sua passione.

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quindi, la loro demonizzazione, tipica di certa cerchia di intellettuali, letterati e artisti, nonché di moltissime guide spirituali e religiose, rischia di scadere nell’anacronismo più sordo alle vere necessità delle persone. Penso che l’interiorità galoppi sempre più veloce di qualsiasi altro mezzo non spirituale e che è di fondamentale importanza poter volgere la tecnologia a nostro favore, diffondendo la consapevolezza concreta sul senso di questi mezzi e delle azioni compiute attraverso di essi: bisogna provare a dare contenuti rilevanti e positivi anche in digitale”. Ovviamente. La velocità di cui parlavo era la “fretta quotidiana”. Cos’è la bellezza al femminile e qual è quella maschile per vivere bene e soprattutto serve? “Posso dire quale possa essere la bellezza secondo me. Non credo valga una definizione precisa di bellezza al femminile e al maschile: la bellezza è un istinto, un barlume, una intuizione che transita da chi la possiede a chi ne viene posseduto. Accosto la bellezza al senso di armonia e la ritrovo, così, più nei gatti che nella maggior parte delle persone, più nei bambini che negli adulti, più nella potenza di una idea che viene espressa dagli occhi che nella lusinga di una voce. Credo che certa bellezza emozionale sia necessaria: serve quella lievità ontologica che si raggiunge nel massimo peso sul petto, quella libertà di attraversare la viltà per liberarsene in uno slan-

cio di empatia per se stessi e per l’ambiente in cui si vive”. La maternità: cosa ancora dovrebbe essere fatto per poterla viverla in modo sociale e utile? “In Italia, essere madre e lavoratrice è difficile. Non c’è un reale supporto anche se, oltrepassato il periodo della gravidanza, bisognerebbe parlare di supporto alla genitorialità così da includere, se c’è, il ruolo del padre che è importante tanto quanto quello della madre. Tutt’oggi una donna si ritrova a dover scegliere, nella migliore delle ipotesi, se preferire la maternità o la facoltà di avanzare nella propria carriera e, nella peggiore, a dover scegliere se essere madre o lavoratrice. Tale condizione è inconcepibile e credo che sia necessario istituire dei sussidi non solo per le madri ma anche per le aziende in cui queste mamme lavorano, affinché la maternità non venga vista più come un problema economico irrisolvibile ma come un fenomeno naturale di cui lo Stato si prende carico. Inoltre manca del tutto, nel tessuto sociale, un sostegno pratico alla

genitorialità che vada a supportare i nuclei familiari che si barcamenano tra lavoro, figli piccoli e/o casi di disabilità”. Qual è il valore della poesia e cosa non è ancora arrivato? “Il valore della poesia è quello di poter esprimere qualsiasi cosa (di cui, però, ci dobbiamo prendere la responsabilità etica), anche i concetti più duri e meno convenzionali, in modo assolutamente non violento”. Definisci il tuo libro e argomenta i motivi per acquistarlo. “'Melodia di porte che cigolano' è una silloge poetica che parla di temi femministi, filosofici, spirituali. Si pone in contrasto al patriarcato maschilista e alle ideologie (religiose e non) che sviliscono il potenziale di cui, a mio avviso, tutti sono dotati, ciascuno a suo modo. E’ una poesia che ha tratti lirici e tratti antilirici, che oscilla tra il sentimentalismo e la polemica con continue digressioni sul concetto di morte, di reale, di analisi interiore. Non risparmio invettive verso ciò che ritengo nocivo all’individuo e alla società ma lo faccio tenendo bene a mente che è necessario attraversare la fragilità e l’errore per sperimentare la grandezza di cui possiamo essere dotati. Si può acquistare su Amazon, alla Feltrinelli, alla Mondadori, su Ibs e sul sito della casa editrice. Il mio augurio è che la poesia torni a far parte del quotidiano con tutta la sua grazia, la sua grinta e la sua ferocia”.

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fondo, che tocca l'esistenza di tante persone, di cui non si parla abbastanza: il mio libro racconta appunto tutto il mio percorso patologico e di rinascita”. Quello che ci racconti ci lascia senza parole e ci tocca particolarmente. Come si intitola il tuo libro e, se puoi, raccontaci come sei riuscito ad uscire da un tunnel terribile e devastante. “Grazie per questa domanda, ci tengo molto a parlare della mia rinascita e della mia nuova vita. Il libro si intitola 'Ci scommetto' ed è una sorta di diario che attraversa appunto 27 anni di vita, tra aneddoti, eventi importanti e l'escalation, in negativo, della mia ludopatia. Come ho iniziato a giocare, le motivazioni che mi hanno spinto verso la dipendenza. Racconto il processo per cui ciò che dapprima era un piacere, è diventato un bisogno e infine un'ossessione. Ho messo il gioco davanti a tutto, ledendo i miei amori, le mie passioni. Ero completamente offuscato dal mio vizio: nel momento in cui avevo deciso di porre fine a questa tortura per me e per gli altri, ho incontrato sulla mia strada uno psicologo che finalmente è riuscito a trovare la chiave per scardinare la

mia dipendenza. Marco Vetrano, psicologo di Ostia, è stato il mio 'mentore', colui che mi ha aiutato a percorrere la strada giusta, a prendere il sentiero per ricostruire la mia vita, recuperare i rapporti personali e affettivi”. Una presenza importante, sicuramente. Quando è prevista l'uscita del tuo libro? “L'uscita è prevista per marzo. Ci tengo a dire che un valore aggiunto del mio libro è sicuramente la collaborazione con due grandi illustratori di Zagor, Dylan Dog, Samuel Stern e tanti altri: Maurizio Di Vincenzo e Valerio Piccioni. Sono orgoglioso e onorato della loro collaborazione: creeranno delle tavole illustrative per le prime cento copie di 'Ci scommetto' che per questo definisco 'speciali', inoltre firmeranno anche la copertina, bellissima, del mio libro. Spero che questo sia una spinta in più per presentare un'opera che ha come fine ultimo quello di aiutare coloro che sono ludopatici, o che non sanno ancora di esserlo, oltre che le persone a loro vicine”. Massimo una collaborazione sicuramente speciale: e tante belle cose in arrivo. Ma sappiamo che bolle qualcos'altro in pentola. Ce ne vuoi parlare? “Certo. Nella mia pentola ci sono tanti progetti fotografici e teatrali. Primo fra tutti, il più importante, è 'Io può fare'. Uno spettacolo teatrale che ho scritto ancor prima del mio libro: viene rappresentato il rapporto d'amore morboso e claustrofobico tra un uomo e la VLT, la slot machine. Attraverso una drammatizzazione che ho cercato di rendere il più coinvolgente possibile, uomo e macchina sono avvinghiati in un rapporto che lascia senza fiato, cercando di spiegare a tutti coloro che guarderanno lo spettacolo cos'e' veramente la ludopatia. A seguire dello spettacolo, che verrà rappresentato in diversi teatri e da diversi attori ogni volta, seguirà il dibattito in sala con gli psicologi Marco Vetrano, Noemi Romana Bernardi e gli artisti coinvolti nella piéce”. Che dire, Massimo, una pentola ricca, piena di tante cose belle tra cui quella più importante: la tua rinascita. Ti ringraziamo per questa bellissima intervista e ti auguriamo che tutti i tuoi progetti veleggino alla grande, raggiungendo le mete che hai prefissato nel miglior modo possibile. “Grazie a voi per questa bellissima intervista e l'opportunità che mi avete dato di raccontare me stesso e i miei progetti”.

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televisione quanto è stato progettato venga realizzato e certificato poi nel lavoro post produttivo”. Un progetto che ricordi con affetto? “Fortunatamente ne ho per tanti. Forse “Il tunnel della libertà” tratto da una storia vera degli anni ’60 e che riguardava due fuggitivi che appunto scavarono una galleria per passare dalla Germania est a quella ovest”. Viaggi molto per lavoro? “Ho viaggiato tanto ma per fortuna non ho mai dovuto fare il pendolare”. Come regista e autore hai inoltre al tuo attivo il successo di due corti pluripremiati. “Sì, 'François' del 2008 interpretato da Diane Flerì e Luca Lionello dura 13 minuti; il secondo 'Lea' del 2012 dura 22 minuti ed ha avuto come interpreti Carlotta Natoli, Valerio Aprea ed Elena Radonicich. Ambedue mi hanno dato parecchie soddisfazioni, si sono classificati come miglior cortometraggio in festival internazionali sia in Italia che all’estero”. Scrivi anche per il teatro, giusto? “Sì, 'Jamboree, la terra dei nomadi', 'Giù nel cielo' e 'Una vita felice' ma vista la situazione attuale in cui verte il teatro mi chiedo quando potranno tornare in scena: la crisi del settore è molto conclamata anche da prima dell’arrivo del covid, mi chiedo come ci riprenderemo”. Che mi dici invece del tuo ruolo di docente di scrittura creativa? “Come docente ho condotto Masterclass alla Luiss e per il Riff, esperienze ambedue molto belle. Da alcuni anni poi sono docente di scrittura creativa nella Fabbrica Artistica diretta da Rolando Ravello, dove tra l’altro proprio a

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breve partiranno i nuovi corsi, chiaramente in streaming almeno per le prime lezioni poi vedremo se possibile in presenza”. Domanda cattiva: la scrittura “creativa” ha regole? “Davanti alla precisa domanda tenderei a dirti di no, la disciplina viene dall’istinto che si ha di raccontare una storia. Quando un genitore racconta una favola al figlio in qualche modo crea delle cadenze, dei toni ma al centro di tutta questa architettura c’è comunque la storia, il come raccontarla è il passo successivo. Direi che dall’istinto di raccontare desumiamo una serie di regole, non credo che esistano prima le regole. Nasce prima l’immaginazione e poi il desiderio di comunicarla ad una platea più ampia possibile. Nel corso insegno come rispettare il proprio mondo narrativo e sviluppare la comunicazione per farlo giungere agli altri mantenendosi sempre in piedi sul binario senza perdere di vista una delle due cose”. Chi sono generalmente gli allievi dei corsi di scrittura creativa? “Sono persone di differente età ed esperienza; è molto curioso come i gruppi si compongano di elementi diversi che si fondono in

una condivisione inaspettata. I corsi collettivi sono molto interessanti perché in quello spaccato di racconto tutti attingono, intervengono, si ha l’impressione che quel racconto accenda un fuoco che crea energia”. Sono persone che si avvicinano alla scrittura per la prima volta? “Alcuni no, hanno le idee belle chiare e vogliono migliorare; altri invece non hanno mai scritto o lo hanno fatto solo per diletto e ora vogliono mettersi alla prova o trovare nella scrittura la loro bolla di piacere”. Da cui desumo che i tuoi corsi di scrittura creativa siano proprio aperti a tutti? “Apertissimi a tutti senza limiti di età, genere e categoria. Partiamo a metà marzo, che fai: ti iscrivi anche tu?”.




che era il mondo pizza, perché volevo trasformare la mia passione in un lavoro”. Quando hai avuto la percezione che qualcosa stesse cambiando, che ci sia stato il "salto"? “Devo tanto a mio fratello per avermi insegnato l'arte del pizzaiolo, ma tanto devo anche all'associazione di tecnicamente pizza nel mondo. Fondamentale per la mia crescita professionale è stato seguire il mio intuito, dal primo momento ero sicuro di aver fatto la scelta migliore. Questa è una scelta che ancora oggi mi riempie d'orgoglio”. La tua pizza più rappresentativa? “La mia pizza più rappresentativa è la crotonese, sembra una pizza semplice ma in realtà ha un gusto molto particolare. Sulla pizza mettiamo del sugo di salsiccia crotonese, del peperoncino e poi grattugiamo sopra della ricotta di pecora affumicata. Devo dire però che da noi vanno fortissimo anche gli antipasti, in particolare le crocchette gourmet come quella con stracciatella e mortadella”. In questo momento la ristorazione è uno dei settori più colpiti. In che modo ti sei attrezzato? Vorresti fare un appello alle istituzioni? “Ci siamo dovuti rimboccare le maniche e andare avanti per il bene dell'azienda, facciamo quello che ci è concesso con il delivery, anche se come detto prima è triste. Manca la normalità, il contatto con il pubblico per noi è molto importante. Ci manca vedere il sorriso sul volto dei nostri clienti, ci manca regalare quelle esperienze che soltanto una serata fuori riesce a trasmettere. Gli aiuti sono pressoché inesistenti, speriamo che questo periodo possa passare presto. Al 2021 chiediamo normalità, anche se non sarà semplice. Alle istituzioni non voglio fare nessun appello, perché voglio credere che istituzioni sappiano cosa fare. Confidiamo nel loro operato e speriamo che questo periodo possa passare in fretta”. Una curiosità, passando dal pane alla pizza: ma finirà mai questa moda delle pizze gourmet? Cosa ne pensi? “La pizza si è evoluta moltissimo negli ultimi anni con uno studio di impasto e topping che non ha nulla da invidiare alla preparazione tecnica di un grande chef. Penso che tanti che prima snobbavano i pizzaioli ora si siano ricreduti e questo è anche merito dello studio dietro una pizza gourmet. Speriamo di continuare a conquistare sempre maggiore pubblico e a rea-

lizzare topping sempre migliori, pur rispettando l’alta qualità delle materie prime”. Quali sono i tuoi progetti futuri? “Dopo questa vittoria mi piacerebbe partecipare ad altri programmi televisivi. In questo momento vorrei espandere il marchio della Lievito Madre, mi piacerebbe aprire altri punti a Crotone e in altre città. L’unica vera certezza però è che nella mia vita ci sarà sempre la mia amata pizza”.

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more, Mario Piazza, Roberto D’Urso, tutti hanno contribuito a rendermi migliore a livello personale e professionale”. Tanto studio, per poi raggiungere meritati traguardi. “Ricordo le vittorie come prima classificata ai concorsi indetti da enti di promozione sportiva ufficiali quale CSEN e ANMB, l’ultimo dei quali interpretando Nikiya in Bayadere; ho preso parte a spettacoli di altissimo spessore artistico come 'Una vita lunga un sogno' al Tendastrisce di Roma o a 'Roma history and legend' ideato da Matteo Pastore. Ancora, mi avrete vista nel musical Dracula presso l'auditorium Santa Chiara a Roma, ho ballato al Brancaccio e al teatro Olimpico di Roma per altri musical!”. Spettacoli, ma anche insegnamento. “Proprio così, la possibilità di trasmettere la mia passione alle nuove generazioni qualcosa di unico. Ricordo con piacere le prime esperienze vissute nelle palestre romane e l’aver visto realizzarsi la possibilità di raggiungere un grande numero di iscritti con la mission specifica di creare un posto nel quale coltivare interessi sani, togliendoli spesso dalla strada”. Tutto questo ti ha avvicinato inevitabilmente al mondo del teatro, della moda e dello spettacolo. “Proprio così, perché queste sono le altre mie passione. Sono diventata anche una fotomodella, appassionata di moda, cominciando a lavorare anche come comparsa o figurazione del mondo televisivo, l’ultima per una serie tv della piattaforma Amazon Prime a breve on line”. Quali sono i punti di contatta fra danza e fotografia? “La fotografia, come la danza, veicola idee, stati d’animo ed espressioni, dà la possibilità di manifestarli oppure di interpretare ruoli diversi. Attraverso uno scatto si genera la straordinaria possibilità di scoprire se stessi sotto diversi aspetti e perché no, fermare il momento immortalandolo per sempre! Devo dire grazie a tre fotografi davvero straordinari quali Pietro Polidori di Roma, The Rickart e Davide Valente”. Al proposito: dalla danza alla fotografia… sognando il mondo dello spettacolo? “Il mondo dello spettacolo lo trovo affascinante da sempre: lo reputo una grande attrattiva, ho progetti in cantiere. Credo sia un mondo dove occorre restare umili e realisti; crearsi un piccolo spazio non è facile, ma non ci si può arrendere”. Che rapporto hai con i social? “Li reputo una manifestazione del progresso, dei

risultati della globalizzazione e mi piace l’idea di una connessione fra le persone di questo pianeta. I social offrono la straordinaria possibilità di poter entrare, anche se con delle 'pillole', in quella che è la loro vita, oltre che di potersi mostrare artisticamente e lavorativamente abbattendo tutte le distanze. Sui social sono una ragazza normale che, anche attraverso l’utilizzo dei social, riesce a trovare il seguito che desidera per se stessa o per le sue passioni”. CONTATTI SOCIAL: @allison_benintende © Foto di Nicko las De Pado va

© Fot o di Rick L ima

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