Blanco infatti ha dichiarato: “Da piccolo li facevo dannare. Vederli piangere e abbracciarli è stato bellissimo”. Mahmood invece ha rivelato che proprio la mamma fu la prima ad ascoltare in brano in gara dando la sua benedizione: “E’ quella giusta per il Festival di Sanremo”, aveva sentenziato. Sul podio, insieme a loro, Elisa e Gianni Morandi. A spopolare sui social però e nelle radio è la canzone “Ciao ciao” della Rappresentante di Lista e a sorpresa, considerando il penultimo posto in classifica, “Duecentomila ore” di Ana Mena. La terza edizione condotta da Amadeus si è rivelata un successo di ascolti già dalla prima serata sfondando qualsiasi record. C’è chi parla già di Ama-quater anche se lui alla conferenza stampa finale del Festival di Sanremo ha frenato: “Fare Sanremo è un lavoro molto lungo e le cose vanno fatte quando si hanno idee, entusiasmo e forza. Bisogna prendere le cose in maniera molto seria. Avremo modo di vederci e chiacchierare serenamente e con affetto, come abbiamo sempre fatto, di Sanremo e, mi auguro, anche di altri progetti perché la Rai è casa mia”. La Rai è convinta e compatta e si avvia a confermarlo anche per la quarta edizione. Lui però ha un piano: “Farò il quarto Festival solo se ci sarà ancora Fiorello”. Sorridiamo a questa dichiarazione immaginando già la reazione di Fiorello quando si ritroverà ad essere stalkerizzato ancora una volta. Su cosa punterà stavolta Amadeus per convincerlo?
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adolescenti che vivono questo problema? Tutto questo ed altro ancora lo abbiamo chiesto al Dott. Leonardo Mendolicchio, Responsabile della U.O. Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione presso Auxologico Piancavallo e del centro ambulatoriale di Piancavallo. Dottor Mendolicchio. in questi due anni difficili c'è stato un forte incremento dei disturbi dell'alimentazione e della nutrizione. Di quali numeri parliamo e perché è accaduto? “L’incidenza di un disturbo alimentare in epoca pre-Covid era di 8-9 casi ogni 100.000 abitanti. Con l’arrivo della pandemia c’è stato un netto incremento dei pazienti. Ormai viaggiamo su un incremento di 12-13 casi su 100.000 abitanti. In Italia, il già importante peso in termini di salute pubblica dei disturbi alimentari è quasi raddoppiato: i tre milioni e mezzo di persone affette da Dan sono notevolmente aumentati. L’incremento è avvenuto prevalentemente nella fascia di età dai 10 ai 16 anni. Sul perché si possono fare alcune congetture: la fragilità tipica dell’età adolescenziale e preadolescenziale, unita al trauma dell’isolamento sociale e della dad, ha probabilmente minato gli equilibri psicofisici degli adolescenti”. Cosa può fare il Sistema Sanitario Nazionale per assicurare migliori cure a chi ne è affetto? “Il servizio sanitario nazionale deve investire in modo strutturato per la cura e la prevenzione dei disturbi alimentari. Per creare un argine all’emergenza è necessario innanzitutto potenziare quello che è presente sul territorio. Occorre poi diffondere i centri specializzati in ogni Regione per una cura rapida, inclusiva ed efficace”. Quali risultati ha prodotto il vostro dialogo con il Ministero della Salute? “C’è stato il riconoscimento dei LEA, i livelli essenziali di assistenza, per i disturbi alimentari come realtà indipendente dalla salute mentale. Nel 2022 le regioni dovranno quindi garantire prestazioni gratuite ai pazienti affetti da anoressia, bulimia o altri disturbi alimentari senza incidere sulla spesa destinata alla salute mentale. Inoltre il governo ha stanziato nella Legge di Bilancio circa 25 milioni di euro, che saranno distribuiti alle Regioni per offrire percorsi di cura garantiti dai LEA sul territorio”. Quali sono i primi campanelli di allarme per riconoscere questa patologia? “Tra i primi campanelli di allarme c’è il cambiamento delle abitudini alimentari, collegato a cambiamenti emotivi relazionali e agli stili di vita. Ad esempio, un miglioramento delle performance scolastiche con l’incremento della rigidità nello studio, associato a una riduzione dell’intake calorico giornaliero, può essere segno di un esordio di anoressia, proprio perché tale malattia si radica in un pensiero performativo e rigido. È sempre meglio consultare uno specialista per una diagnosi rapida”. Quali consigli si sente di dare alle famiglie e agli adolescenti per prevenire e combattere i Disturbi Alimentari e della Nutrizione? “Bisogna essere sensibili con i nostri figli, evitando giudizi sugli stili alimentari o parole che stigmatizzano gli aspetti estetici. Importante è anche comprendere le difficoltà dei propri figli, confrontandosi con loro e dimostrando che gli adulti sono pronti a sostenerli nel percorso di crescita”.
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ARTE by Marisa Iacopino
Chida Yasuhiro Immersioni di luce Se è la luce a permetterci di percepire lo spazio, ci sono artisti che attraverso installazioni luminose sollecitano lo spettatore a vivere straordinarie esperienze percettive. E’ il caso di Chida Yasuhiro, le cui opere sono visioni immersive in grado di tracciare nuovi confini tra il mondo reale e quello digitale
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Abbiamo chiesto all’artista di raccontarci il suo percorso. “Sono nato a Kanagawa nella zona di Tokyo in Giappone. Non ho mai pensato di fare arte, e non ho imparato da nessuno. Ho iniziato da solo a sperimentare le mie attuali attività, limitandomi a mettere in dubbio l'esistenza di questo universo e il significato della vita”. Come nasce per lei un'opera? “Non so esattamente, non ho mai provato l'ispirazione di essere colpito da un fulmine. Il mio lavoro nasce da una grande quantità di sperimentazioni e fallimenti”. Ha in mente gli spettatori mentre sperimenta? “Sì, certo, faccio il mio lavoro pensando alle persone che lo vedranno”. Oltre a essere fruite visivamente, le sue installazioni offrono una visione nuova del mondo? “Credo che ci sia bellezza nello spazio. Luce e materiali esistono per rendere tangibile lo spazio. Una volta che lo spazio diventa tangibile, la bellezza vi apparirà naturalmente”. Le installazioni cambiano e si adattano all'ambiente che le ospita? “Sì. La bellezza dello spazio diventa la bellezza dell'opera così com'è. Una pietanza sembra deliziosa se è su un bel piatto, ma se fosse per strada, tu non vorresti mangiarla, giusto?”. Nelle sue opere tutti i minuscoli punti luminosi che si muovono nello spazio creano un effetto sbriciolato di luce, una polvere luminosa. C'è un luogo in cui si verifica questo effetto in natura? “Per quanto ne so, questo è un fenomeno artificiale che non esiste nel mondo naturale. Tuttavia, il lavoro è creato con cose che esistono in natura, come la luce, la gravità e il tempo”. Il suo interesse per l'ambiente deriva dagli studi di architettura? “No, il mio interesse per l'ambiente è primario. Mi interessa l'ambiente, di conseguenza, sto studiando architettura”. E la natura, che ruolo gioca nelle sue opere? “La natura non è bella. Se osservi la natura con attenzione, scoprirai che non è niente. Il fatto che non sia nulla, crea un margine che muove il pensiero. È qui che possiamo far giocare i nostri pensieri. Questo è ciò che sto cercando di ottenere nel mio lavoro”. Vuole spiegarci meglio? “La natura semplicemente è. L’uomo può solo scoprire le sue leggi, spesso in modo casuale. Se la natura fosse qualcosa di estremamente bello, noi non saremmo in grado di guardarla tutto il tempo. C’è uno scopo chiaro, un’intenzione. Non puoi continuare a guardare qualcosa che ha una chiara inten-
zione, uno scopo chiaro. Non c'è spazio per pensare, troppo ovvio e troppo faticoso”. L'intensità della notte fa da sfondo e contrasta con le sue installazioni luminose. Quanto è forte l’attrazione per l’oscurità? “Quasi ogni luogo in questo universo è oscuro. Pertanto, l'oscurità è la base. È come la tela bianca per un pittore. Sono interessato a questo mondo, e naturalmente anche alla materia oscura. Mi incuriosisce tutto ciò che non sappiamo, che è misterioso. Questo mondo è molto misterioso”. Una volta realizzata, un'opera visiva rimane immutata, anche nel nome, oppure è fugace e mutevole? “Per me una mostra è spesso un esperimento. Quando sarà affinato al punto che nulla può più essere cambiato, l'opera sarà fissata con un nome”. Ha collaborato con NAOJ (National Astronomical Observatory of Japan) e Jaxa (Japan Aeroscope Exploration Agency). In cosa consiste questa collaborazione? “Mi è stato permesso di rimanere all'osservatorio NAOJ per quattro giorni, intervistando i ricercatori e partecipando alle loro riunioni, il che mi ha ispirato a creare una nuova opera. Jaxa possiede un sito di lancio di razzi a Tanegashima, un'isola meridionale del Giappone, e un festival d'arte chiamato Space Art Tanegashima si è tenuto sul sito. Ho intervistato persone di Jaxa e installato il mio lavoro nei loro locali”. Per quanto riguarda la sua partecipazione come alpinista ed escursionista in grotta, anche in quel caso si è trattato della ricerca nel campo della luce? “No. Sono sempre alla ricerca della migliore esperienza
umana. A tale scopo, fare arte e arrampicarsi sono esattamente la stessa cosa”. In Italia ha portato la sua installazione: ‘Analemma’, nell’ambito del progetto Light Exhibition ‘No Fear’, tenutosi di recente a Torpignattara. Cosa le ha offerto un ambiente autentico come quello di una periferia romana? “L'ambiente, e soprattutto il team RGB, è stato di grande impatto. Il temperamento dei romani, il modo in cui lavorano, l'atmosfera calda e familiare, hanno avuto tutti un forte impatto sul lavoro”. Vuole raccontarci qualcosa del suo attuale progetto, la costruzione di un parco artistico i Giappone? Sarà una mostra permanente? “Sì. Stiamo ristrutturando un edificio a Tatsuno-machi, nella prefettura di Nagano in Giappone. Ci saranno circa sette delle mie opere installate in modo permanente, oltre a un fablabù(*) aperto per i cittadini e un programma di residenza per tutti gli artisti o ricercatori”. * officina che offre servizi di fabbricazione digitale
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C’era tanta attesa rispetto a questo libro, e il pubblico ha risposto positivamente al volume, che ricorda gli incontri professionali dell’autore con alcuni protagonisti della storia italiana, con le loro previsioni politiche, con i loro esempi. Il volume fissa un importante momento di riflessione per soffermarsi su tempi passati, ma anche per ragionare su quelli odierni. George (così lo chiamano i colleghi e amici), arriva nel nostro Paese per la prima volta nel 1972. “In Grecia vigeva quello che è noto come il regime dei colonnelli, il regime di dittatura militare di ispirazione fascista instaurato il 21 aprile 1967, poi proseguito, sotto varie forme, fino al 24 luglio 1974”, dichiara Labrinopoulos. “All’inizio sono arrivato per motivi di studio, andando a Perugia per imparare l’italiano all’Università per Stranieri, e poi a Roma, dove ero iscritto alla Facoltà di Lettere e Filosofia (La Sapienza) con indirizzo Lingua e Letteratura anglo-americana. La mia famiglia è originaria del Peloponneso; vivevamo ad Atene, dove facevo lo studente. In Italia sono arrivato giovane, all’età di 21 anni”. In oltre 40 anni di giornalismo, Georgios Labrinopoulos si è sempre occupato di Politica. L’ “Italia dei Giganti” vuole essere un omaggio alla sua carriera e al nostro Paese. Le interviste contenute nel volume riguardano personalità della politica italiana realizzate per il giornale presso il quale Georgios lavorava all’epoca, rispolverate per inserirle ed adattarle ad un lavoro editoriale complessivo inedito, mai pubblicato prima. Questi incontri avevano lo scopo di presentare l’Italia di allora – quarta potenza Mondiale nonché secondo partner commerciale della Grecia negli anni 80/90 – e farla conoscere attraverso quel certo personaggio politico intervistato. Sono cinque i grandi personaggi che hanno fatto secondo Georgios la storia della politica italiana negli anni a cavallo tra gli ‘80 e i ‘90: Francesco Cossiga, Sandro Pertini, Giulio Andreotti, Bettino Craxi, oltre ad un inedito Papa Giovanni Paolo II. Quando nasce esattamente l’amore per il giornalismo? “Quello è arrivato durante le lezioni universitarie, con il Professor Agostino Lombardo, che mi ha insegnato analisi del testo delle poesie: mi ha introdotto nel mondo affascinante dei testi in generale. Avevo fatto anche tirocinio presso un giornale ateniese, dove avevo saputo che cercavano una persona come corrispondente da Roma. Erano i tempi del sequestro Moro, e così sono entrato poi nel 1980 alla Associazione Stampa Estera in Italia, dove sono ancora membro effettivo”. Che ritratto del nostro Paese ne fuoriesce? “Un’Italia molto diversa da oggi. Un Paese che purtroppo non esiste più. I personaggi politici intervistati, e in parte anche il Santo Padre Giovanni Paolo II, avevano due compiti precisi, che hanno sempre portato avanti con grande successo: la prosperità dello Stato e del popolo Italiano, e l’appartenenza all’ Occidente”. “L’Italia dei giganti” è impreziosita dalla prefazione di Stefania Craxi e dalla postfazione di Symeon Katsinas, Archimandrita della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia. Ve lo consigliamo non per conoscere un volume nostalgico, ma uno scritto che ha funzione di memoria. E dimostra che una volta il nostro Paese era abitato da “Giganti” della Politica. “Tutte menti come loro oggi sono difficili da trovare. Non ci sono più uomini di siffatta levatura, ammettiamolo”, conclude George Labrinopoulos, che invita ovviamente a conoscere il suo libro, acquistabile on line in tutti i principali circuiti distributivi. Ve lo consigliamo vivamente anche noi, che lo abbiamo letto ed abbiamo avuto modo di apprezzarne l’onestà intellettuale.
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SPETTACOLO by Mara Fux
Conclamato attore e conduttore televisivo, il popolare volto di Rai Uno, torna su Rai Kid alla conquista del giovanissimo pubblico dei bambini
marco Di bUono qUattro cHiaccHiere Per scoPrire “cosa Farà Da GranDe” Hai un curriculum molto fitto di attività artistiche che comprendono teatro, radio e televisione. La vera popolarità arriva con la collaborazione per sette anni al fianco di Antonella Clerici ne “La Prova del Cuoco” (RaiUno). Come ti ha arricchito quella esperienza? “Mi ha dato la possibilità di essere conosciuto ancora di più dal grande pubblico, di entrare nelle case di milioni di italiani ogni giorno in un orario così importante. Mi ha fatto scoprire il mondo della cucina, che mi aveva sempre appassionato, ma che in quegli anni ho potuto conoscere meglio soprattutto per quanto riguarda l’importanza delle materie prime e della stagionalità dei prodotti. Ho avuto la possibilità di avere a che fare con degli chef speciali con i quali ho potuto instaurare dei rapporti di amicizia che continuano tutt’oggi. Ho conosciuto Anna Moroni (indimenticabile il suo modo di chiamarmi: 'Marcolì') con la quale conducevo la rubrica 'Le ricette della domenica'. Ma soprattutto ho potuto lavorare al fianco della grande Antonella Clerici, una professionista dalla quale c’è sempre da imparare, a cominciare da come si gestisce una diretta quotidiana, come si costruisce una squadra di lavoro in un clima di amicizia… e anche come si cucina un buon vitello tonnato”. (ride) Nell’ambito della tua carriera ti sei dedicato molto al teatro ragazzi: un’esigenza di vita o una scelta professionale? “Ho cominciato con il teatro ragazzi nel 1990 mentre frequentavo la scuola di teatro. È stata un’esperienza fondamentale per la mia formazione artistica, perché lavorare con i bambini è una palestra di vita e professionale continua che mi ha permesso di crearmi le basi per la mia esperienza televisiva da conduttore nel programma per ragazzi 'La Banda dello Zecchino' su RaiUno”. Quanto ha influito nella tue scelte artistiche essere padre?
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“Posso dire che mi ha dato una carica emotiva in più nel perseguire una strada già intrapresa”. “Cosa farò da grande?” è il programma per bambini che conduci con successo su Rai Radio Kids. Come nasce il personaggio “Papà Marco”? “Nasce con un programma sempre in onda su Radio Kids sulla cucina semplice e genuina alla portata di tutti, anche dei papà come me! L’idea è piaciuta così tanto che Papà Marco è diventata un vero e proprio personaggio di riferimento. Ora parla di viaggi, di cucina e di mestieri”. Sappiamo che moltissimi bambini scrivono proponendo il mestiere che sognano di fare nel loro domani. Quali sono i mestieri più frequenti e quali invece ti son rimasti impressi per originalità? “Tra i mestieri più frequenti il contadino: direi bellissimo questo desiderio di stare a contatto con la natura! E poi in tanti vogliono fare gli scienziati, i poliziotti. Come mestieri originali sicuramente da segnalare è quel bambino che vuole progettare i set della Lego. Una bambina, invece, mi ha detto che vuole fare la pompieressa. Uno che mi è rimasto in mente è il bambino che vuole diventare chitarrista havy metal… forse perché anche io lo sognavo da piccolo! Ma in assoluto tra i più originali c’è un bambino che vuole fare la spia per salvare il mondo e il bambino che vuole fare il cavaliere!”. Trovi ci sia una forte differenza tra i mestieri sognati dai bambini della tua generazione e quelli della attuale? “Devo dire che mi aspettavo più messaggi del tipo 'voglio fare l’influencer', 'voglio fare lo youtuber'. E invece questi bambini sorprendono perché hanno gli stessi nostri sogni: i mestieri di ieri vincono ancora su quelli di oggi”. Stabilito il mestiere della puntata, come scegli gli approfondimenti da trattare? “La scelta del mestiere della puntata parte dal messaggio dei bambini. Dopodiché mi sbizzarrisco a cercare curiosità legate a quella professione insieme ad un’autrice. Un fil rouge di tutte le puntate sono le indicazioni sulle tappe da percorrere per intraprendere quella professione”. Ti è mai capitato di consultarti con tua figlia per lo sviluppo di qualche proposta? “Lei è stata la mia cavia quando facevo il programma di ricette di Radio Kids: la obbligavo a provarle tutte… ma non si è mai lamentata”. (ride) Progetti teatrali o televisivi in vista? “Per ora continuate a seguirmi tutti i giorni su Radio Kids e anche sulla nuova piattaforma RaiPlaySound… E poi, per il futuro, continuate a tenere le orecchie ben aperte!”.
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Giuseppe Cascella interpreta il personaggio di Don salvo in “Onore e Rispetto” di Canale 5 con il regista attore Matteo Pedone di “L’assassino non sono io”. A fianco, con Gabriel Garko
Giuseppe benvenuto tra le pagine di GP Magazine sei un grande artista in tutti i sensi cosa ci racconti di te? “Salve a tutti, sono nato a Nocera Inferiore, adoro la vita in campagna da buon siciliano amo 'pizza, mandolino e spaghetti'. Mi reputo un artista poliedrico, dalla pittura (soprattutto volti noti e storici) al cinema in tutte le sue sfaccettature”. Parlaci della tua arte dell'amore per la pittura e nell'Italia personaggi che hanno fatto la nostra storia. “Da molto giovane - da autodidatta - ho cominciato a dipingere i volti che mi appassionavano di tanti vip, donandoli poi a loro. Non solo, ho dipinto anche volti sacri come Padre Pio al quale sono devoto e tutto ciò che raccontava la nostra storia”. Sei anche e soprattutto un grande attore internazionale: a quali ruoli se legato a quali registi e attori? “Sono legato tantissimi attori dal grande scomparso Mario Donadone (sono stato vent'anni al suo fianco), Massimo Ceccherini, Gabriel Garko, Alvaro Vitali, Maurizio Mattioli e tantissimi altri ma anche a registi famosissimi come Tarallo, Jonatan Valente (della serie 'Saruzzo al potere')... Tutti mi scelgono per la caratteristica del mio volto duro e spesso mi danno ruoli da mafioso, al contrario di ciò che sono dentro”. Sei una persona amata e socievole. A cosa devi questo tuo aspetto del carattere? “Sono una persona che ha sofferto molto e grazie alla fede ho trovato la via della guarigione. Sono il pittore ufficiale di Padre Pio a Pietralcina ma l'ho dipinto in tutto il mondo”. Come hai fuso arte pittorica cinematografica? “Dipingendo e diventando noto, molti registi mi hanno cercato e ho cominciato dai primi piccoli ruoli fino a quelli maggiori di oggi. E' stato un caso”. Progetti futuri? “Sono tanti. Ho ritirato un premio a Sanremo per i miei 50 anni di carriera, con il regista Nando De Maio di 'L'avvocato Rinaldi', con il regista Nicola Buscemi di 'Arriva Pinocchio tutta un'altra storia' e tanti altri in cantiere...”. Un saluto e grazie di averci raccontato un po' di te.
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