GP Magazine novembre 2024

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ANNO 25 - Numero 279 NOVEMBRE 2024

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EDITORIALE

GIUBILEO 2025 UN ANNO RICCO DI EVENTI

Con l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, il 24 dicembre prossimo, prenderà via ufficialmente l’anno giubilare. Saranno dodici mesi intensi e ricchi di eventi, che abbracceranno il mondo intero e tutte le categorie: dai malati ai volontari, dai giornalisti agli artisti, dai militari ai missionari, dagli adolescenti alle famiglie, dai giovani ai nonni, dai sacerdoti alle confraternite, dai lavoratori agli imprenditori… Un Giubileo inclusivo e partecipativo, all’insegna dell’unione tra i popoli e le persone.

In tutto questo, Roma si prepara ad accogliere milioni di pellegrini e visitatori. Ecco alcuni degli eventi giubilari salienti ma ce ne sono tanti altri.

Si inizierà dal 24 al 26 gennaio 2025 con il Giubileo del Mondo della Comunicazione, a cui sono particolarmente invitati tutte le figure professionali del mondo della comunicazione (giornalisti, operatori dei media, dirigenti e direttori di testata, membri dei CdA, videomaker, grafici, copywriter, PR, social media manager, tecnici audio e video, tipografi, informatici...). Ci saremo anche noi di Radio Turismo Magazine.

Dall’8 al 9 febbraio sarà la volta del Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza. Due giorni per ribadire l’importanza della nostra sicurezza in un periodo storico pieno di tensioni e di episodi di criminalità dilagante.

Un altro momento significante sarà quello dal 15 al 18 febbraio con il Giubileo degli Artisti. Febbraio e marzo prossimi saranno poi dedicati ai Diaconi, ai Missionari e alla riflessione spirituale.

Si arriverà così al 5-6 aprile 2025 con il Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità, per essere vicini a chi sta soffrendo per una malattia e a chi lavora nelle strutture sanitarie tra mille difficoltà.

Dall’1 al 4 maggio ci sarà il Giubileo dei Lavoratori e dal 4 al 5 maggio il Giubileo degli Imprenditori, un passaggio di testimone che servirà per ribadire quanto il lavoro sia fondamentale per la dignità umana e quanto gli imprenditori debbano dare risposte concrete in termini di sicurezza e di retribuzione.

Dopo la conclusione della stagione sportiva, il 14 e 15 giugno sarà la volta del Giubileo dello Sport, con atleti di ogni disciplina che parteciperanno anche al cospetto dei grandi campioni che vorranno dare il proprio contributo.

Dal 20 al 22 giugno Roma si mobiliterà con il Giubileo dei Governanti, che saranno richiamati alla grande responsabilità di saper indirizzare il Mondo verso la giusta via della pace.

Il clou dell’anno giubilare 2025 sarà dal 28 luglio al 3 agosto con il Giubileo dei Giovani, coloro che avranno le chiavi del mondo di domani.

Si andrà verso la chiusura della Porta Santa con il Giubileo dei Migranti il 4 e il 5 ottobre e successivamente con il Giubileo dedicato ai Poveri, ai Detenuti e agli Educatori. Perché gli ultimi meritano un’attenzione sempre maggiore.

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POOL SCI ITALIA

AL VIA “PROVE LIBERE TOUR 2025” IL PIÙ GRANDE SKI TEST D’ITALIA

Il momento tanto atteso è arrivato! Il Pool Sci Italia, Consorzio fornitore ufficiale delle Squadre Nazionali di Sci Alpino, con il patrocinio della Federazione Italiana Sport Invernali (FISI), è orgoglioso di annunciare il calendario ufficiale del Prove Libere Tour 2025, il più grande evento di ski test aperto al pubblico in Italia. Un’iniziativa gratuita che si articola in otto tappe, da fine novembre a marzo, pensata per appassionate e appassionati di sci di ogni livello, pronti a vivere un’esperienza unica sulla neve. I partecipanti avranno l’opportunità di trascorrere una giornata indimenticabile sulle piste, testando gratuitamente i materiali tecnici più all’avanguardia, tra sci e accessori, in alcune delle località più iconiche delle Alpi italiane.

Il Prove Libere Tour 2025 non è solo un’occasione per provare le ultime innovazioni nel settore, ma anche per immergersi in un’esperienza simile a quella di un “Paddock Club” della Formula 1, dove gli appassionati potranno confrontarsi con i migliori esperti delle “scuderie” che forniscono le Squadre Nazionali di sci alpino.

Gli specialisti presenti a ogni tappa forniranno consigli personalizzati sull’attrezzatura più adatta alle caratteristiche di ogni partecipante, per garantire un’esperienza sulla neve all’insegna del miglioramento, della sicurezza e del divertimento, in un contesto in cui ogni dettaglio è pensato per offrire un’esperienza “senza pensieri”. Tante novità per i partecipanti: sorprese e attività con i nostri sponsor. Per l’edizione 2025 Prove Libere Tour introduce una serie di entusiasmanti novità pensate per arricchire ulteriormente l’esperienza dei partecipanti. Ogni tappa del Tour, infatti, sarà accompagnata da eventi speciali e momenti di interazione con i partecipanti, obiettivo: cercare di offrire un’esperienza ancora più esclusiva e immersiva.

ITASNOW offrirà consigli sulla sicurezza in pista, mentre FulFil proporrà gustose novità energetiche per affrontare al meglio le giornate sulla neve. Grazie a Nutella e Pocket Coffee, poi, i partecipanti potranno assaporare dolci snack durante le pause tra una discesa e l’altra, rendendo ogni momento di ristoro un’esperienza “gustosa”. Inoltre, con FISI e AMSI – Scuola Italiana Sci si potranno assaporare “momenti” dell’agonismo di più alto livello e ricevere consigli personalizzati dai professionisti della neve.

Le novità, curate nei dettagli per rendere ogni tappa unica, saranno svelate progressivamente insieme ai partner, alimentando l’attesa per ciascun appuntamento del Prove Libere Tour 2025.

Sulla neve senza pensieri

Con il patrocinio della Federazione Italiana Sport Invernali

COVER

RED CANZIAN TUTTA LA VITA

IN “CENTOPAROLE”

E' uscito “Centoparole”, il nuovo libro introspettivo di Red Canzian. Cento parole per raccontare una vita. Ricordi che hanno influito sulla sua crescita, sul suo modo di essere e di intendere l'esistenza stessa

COVER STORY

Red ama fare tutte le cose per bene e fino in fondo, tanto da trasformare le sue passioni in attività. Creativo, affabile e dotato di una simpatia innata, il che non guasta mai, soprattutto quando si devono scambiare quattro chiacchere per motivi professionali, come in questo caso. Non è nuovo all'esperienza di scrivere un libro, nel passato ne ha sfornati ben quattro, tra cui uno scritto a quattro mani con la figlia. Adesso è alle prese con il quinto libro, davvero originale, “Centoparole”, composto da tante parole chiave che hanno caratterizzato la sua intensa vita. “E' un libro che ho scritto con la voglia di arrivare al cuore del lettore”.

Sono ben 336 pagine che non hanno a vedere con la sua vita artistica. Credere in qualcosa, continuare a sognare e osare con passione, per provare a trovare un nuovo significato alla parola domani.

Red, come si può definire “Centoparole”?

“Innanzitutto non è una biografia, ma è l'uso di racconti e pezzi della mia vita per trasportare il lettore a guardare la sua, in modo tale da far girare tutto nel verso giusto. Bisogna avere sempre una grande fiducia, una grande speranza e una grande fede. Non bisogna aver paura dei fallimenti, ma bisogna osare”.

Da dove arriva l'impulso di scrivere questo libro?

“Amo la scrittura. Un libro nuovo ti toglie tanto tempo per assemblarlo, ma te ne regala altrettanto. Ne ho speso uno per scriverlo, ne ho guadagnati due a livello di entusiasmo”. Dove lo hai concepito?

“In qualsiasi posto; sull'aereo andando in America, in montagna mentre cadeva la neve... L'ho scritto dappertutto”. Com'è strutturato questo libro?

“In ordine alfabetico ho scelto cento parole in cui mi sono riconosciuto e nelle quali avevo voglia di fare una ricerca etimologica ed artistica. E poi ho pensato quando e come questa parola è entrata a far parte della mia vita in qualche maniera. Dentro ci sono ricordi, ma attenzione, non è un'esposizione personale per raccontare me stesso, ma una serie di fatti per portare il lettore a riflettere sulla sua vita. Definisco questo libro sincero e positivo. Chi legge non è obbligato a seguirlo in ordine alfabetico, ma magari può andare a cercare una parola di cui ha ispirazione in quel giorno, in base al suo stato d'animo e in base ai suoi sentimenti”.

Queste parole sono legate alla tua vita. C'è qualche parola riferita al compianto Stefano D'Orazio?

“Quando s'incontra il capitolo 'poeti', mi riferisco proprio a lui. Non è comunque un libro sui Pooh, fatto di citazioni legate alla carriera. Ci sono racconti che non c'entrano nulla con la musica, ma ci sono pezzi della mia vita che mi servivano in quel momento per mettere a fuoco altri problemi. E' un libro psicologico come profilo”.

Cosa ne pensano i lettori che l’hanno già letto?

“E' davvero commovente ciò che mi sento dire da persone che ritengo più preparate di me del mondo della psicologia. Finora ho avuto responsi più che positivi”.

Come procede la presentazione?

“Alla prima, abbiamo battuto il record di presenze. Direi più che soddisfatto”.

Ci sono date prossime?

“C’è stata la presentazione di Roma il 5 novembre… Il 17novembre a Cuneo, il 19 a Torino e il 28 a Verona. A dicembre il 3 sarò a Carmignano sul Brenta, il 4 a Vicenza, poi l’11 Salerno e il 12 a Pompei”. Parole preferite?

“Non esiste parola che preferisco o che toglierei. Si parte dalla parola 'abbraccio', fino ad arrivare alla lettera zeta, dove parlo del mio cane che non c'è più e che è stato per quattordici anni un compagno d'amore e di gioia in famiglia. Dovremmo renderci conto che gli animali hanno un'anima”.

C'è una centunesima parola che avresti voluto inserire nel libro?

“Credo che di parole ce ne siano ancora tante”.

Hai avuto una vita intensa, hai ancora voglia di provare emozioni, hai progetti in serbo?

“Non so se è un difetto, ma sono rimasto bambino, quindi sono sempre in fermento e alla ricerca di qualcosa di inaspettato. Devo mettermi in testa che non ho più vent'anni e quindi dovrei porre un freno ai miei progetti”.

Con i Pooh hai fatto la storia del nostro Paese. Come vivi questa consapevolezza?

“La vivo con gioia, serietà e orgoglio, pur restando sempre con i piedi per terra. Non ci siamo mai cullati sugli allori. A breve andremo a festeggiare i sessant'anni e credo che poche band possano permettersi tanto. Sarà un rammarico festeggiare senza Stefano”.

CHI E’ RED CANZIAN

Red Canzian è il nome d’arte di Bruno Canzian ed è nato a Quinto di Treviso il 30 novembre del 1951 sotto il segno del Sagittario. E' un compositore, cantautore, polistrumentista e produttore discografico. Ha iniziato l'attività artistica negli anni sessanta. E' entrato a far parte dei Pooh nel 1973, prendendo il posto di Riccardo Fogli. Dopo la lunga esperienza con il gruppo che ha venduto oltre 100 milioni di copie di dischi, ha avuto esperienze da solista. Finora ha pubblicato anche cinque libri, l'ultimo è “Centoparole”. E' stato insignito di vari premi e riconoscimenti. Ha una figlia, Chiara, avuta dalla sua ex moglie, la cantante Delia Gualtiero.

Bullismo e Cyberbullismo Un fenomeno sempre più in crescita

Quali conseguenze su preadolescenti e adolescenti

Il bullismo e il cyberbullismo rappresentano un problema sempre più emergente, una seria minaccia per il benessere psicologico di preadolescenti e adolescenti. Secondo recenti studi, una percentuale significativa di giovani è vittima di queste forme di violenza. Le conseguenze del bullismo e del cyberbullismo possono includere, problemi psicologici ed emotivi: ansia, depressione, bassa autostima, fobia scolastica, isolamento, autolesionismo, difficoltà sociali, ma non solo! Bullismo e cyberbullismo hanno importanti ripercussioni anche sul rendimento scolastico e in famiglia. È pertanto, fondamentale agire in modo tempestivo e deciso per prevenire e contrastare questi fenomeni. Cosa possono fare genitori, insegnanti e vittime? Di questo e molto altro ancora, ne parliamo, in questa intervista, con Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista, Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana

Dottoressa Lucattini, cos'è esattamente il bullismo e il cyberbullismo? Quali sono le principali differenze tra i due?

“Il bullismo è un comportamento aggressivo, attivo o passivo, che perdura nel tempo ed ha con caratteristiche peculiari: l’intenzionalità, la persistenza, l’asimmetria di potere tra bulli e vittime. Il cyberbullismo è il bullismo con l'uso delle tecnologie digitali. Può avvenire sui social media, sulle piattaforme di messaggistica, sulle piattaforme di gioco e sui telefoni cellulari. È un comportamento ripetuto, mirato a spaventare, far arrabbiare o umiliare chi è preso di mira. I bulli possono essere anonimi, fenomeno accentuato dal funzionamento del web che moltiplica gli scambi in modo incontrollato. Nel bullismo vittime e carnefici si conoscono e s’incontrano a scuola. Nel cyberbullismo invece, possono non essersi mai visti. Bullismo e cyberbullismo rientrano tra le principali problematiche con le quali bambini e ragazzi si trovano a far fronte nei loro contesti di vita quotidiana: a scuola, a sport, nei luoghi di socializzazione, in cui s’incontrano”.

Perché il bullismo e il cyberbullismo sono in aumento? Quali sono le cause e i fattori che contribuiscono a questo fenomeno?

“Si evidenziano diversi fattori importanti. L'ascesa continua dei social network al posto della socializzazione faccia a faccia, rende più facile sia bullismo che il cyberbullismo, consente inoltre attacchi di massa a una persona, peggiorando la portata e la gravità delle molestie. Un’altra ragione è l'enfasi sull'aggressività come valore che negli ultimi trent’anni ha progressivamente portato a adolescenti che non riescono a mettersi in gioco. Poiché non reggono la frustrazione, sono angosciati dal mettersi in discussione o accettare critiche, anche costruttive. Inoltre, una sottovalutazione dell’entità del fenomeno, gli interventi nella maggior parte dei casi sono dopo i fatti e una insufficiente regolazione dell’uso dei social, soprattutto fuori dalla scuola. Numerosi studi, attribuiscono la causa dell'aumento anche al periodo del lockdown e delle chiusure, che oltre ad essere un periodo traumatico, hanno reso per gli studenti più difficili gestire lo stress, affrontare e risolvere i problemi e relazionarsi con i coetanei. Di fatto, sono generalmente più fragili”.

Quali sono, a suo avviso, le forme più comuni di bullismo e cyberbullismo che si osservano oggi?

“Una ricerca su oltre 25.000 studenti dal 2002 al 2022 del ‘Cyberbullying Research Center’ stima che il 15% dei preadolescenti e 27% degli adolescenti sia stato vittima di Cyberbullismo. Uno studio pubblicato su ‘Psychological Intervetion’ ha rilevato le aggressioni verbali (tra il 20% e il 37% insulti, diffusione di voci ed esclusione sociale) e aggressioni fisiche, furti e danni alla proprietà (tra il 6% e il 20%). Tale studio ha accertato che l'età di 12 anni (con un intervallo tra 11 e 14) è quella con la maggiore frequenza di bullismo”.

Come si manifestano online?

“Alcuni esempi di cyberbullismo sono: diffondere bugie o pubblicare foto o video imbarazzanti di qualcuno sui

social media; inviare messaggi, immagini e video offensivi, minacciosi, denigranti, attraverso piattaforme di messaggistica (Instagram, WhatsApp, ecc.). Generalmente i cyberbulli hanno dei profili falsi e inviare messaggi denigratori ad altri anche tramite account falsi. Bullismo faccia a faccia e cyberbullismo possono spesso verificarsi contemporaneamente. Ma il cyberbullismo lascia un'impronta digitale, una traccia che può rivelarsi utile e fornire prove per aiutare a fermare l'abuso da parte dei genitori e delle autorità preposte”.

Chi sono le vittime più frequenti? Esistono profili specifici di ragazzi più vulnerabili?

“In generale, la vittima dei bulli non ha nessuna caratteristica particolare, se non essere solitamente molto educati e talvolta bravi a scuola. Sono i bulli che scelgono le loro vittime in base a proprie motivazioni psicologiche profonde. Inoltre, possono a loro volta essere oggetto di abusi, essere loro stessi vittime di bulli più grandi, situazioni di disagio familiare o sociale. Chiunque può essere oggetto di bullismo. I bambini e gli adolescenti con disabilità o malattie fisiche importanti sono spesso vittima di bullismo, poiché più fragili, miti, poiché inizialmente sottovalutano le offese o non sono in grado di difendersi. Ancora molto sottovalutato il bullismo contro bambini e adolescenti con Disturbi specifici degli apprendimenti”.

pericoloso agisce negativamente sulla motivazione, portando a risultati accademici peggiori o abbandono scolastico. Subire bullismo può rendere difficile per le vittime fidarsi degli altri, il che può avere ripercussioni sulle amicizie e sulle relazioni future. Inoltre, può ostacolare lo sviluppo di normali capacità sociali, rendendo difficile per le vittime cimentarsi in relazioni, anche se positive”.

Quali sono i rischi per la salute fisica associati al bullismo?

“Alterazioni del comportamento alimentare, insonnia o disturbi del sonno che portano a stanchezza cronica e problemi di concentrazione. Un altro problema sono le somatizzazioni e lo sviluppo di dolori cronici come mal di testa e dolori muscolari. Alcuni adolescenti depressi per il bullismo, possono cadere nell’alcol o altre droghe anche da giovanissimi. Per paura dei bulli possono isolarsi, interrompere attività sportive o sociali, aumentando il rischio di isolamento e problemi legati alla sedentarietà”.

anche per i bulli”.

Quali consigli si sente di dare alle vittime di bullismo e alle loro famiglie?

“Ai ragazzi:

Quali sono le conseguenze psicologiche a breve e lungo termine per le vittime?

“Sul breve termine è un trauma che causa insonnia, ansia, attacchi di panico, crisi di pianto, silenzio inespugnabile, paura di andare a scuola, riduzione del rendimento scolastico. Nel lungo temine possono persistere insicurezza, diffidenza e perdita di fiducia nei coetanei, chiusura e depressione. Inoltre, ha un forte impatto sul rendimento scolastico Uno dei principali indicatori di cyberbullismo è un'inaspettata esitazione nell'usare i propri dispositivi. Se un adolescente è improvvisamente disinteressato a un dispositivo, è un segnale che sta subendo un attacco. A volte, gli studenti vittime di bullismo si ritirano completamente dai social media. Possono cancellare all'improvviso i profili Facebook o Instagram”. Come il bullismo può influenzare lo sviluppo emotivo e sociale dei preadolescenti e degli adolescenti?

“Il bullismo può avere effetti profondi sullo sviluppo psicoemotivo. Le vittime spesso interiorizzano contenuti negativi che portano a una diminuzione dell’autostima. Il bullismo, poiché continuo, può provocare ansia cronica, depressione e ideazione suicidaria. Le vittime possono avere difficoltà a gestire le proprie emozioni, il che può portare a una maggiore instabilità emotiva o a sfoghi improvvisi e inconsolabili”.

In che modo, il bullismo può influenzare il rendimento scolastico e le relazioni sociali?

“Il disagio emotivo, l’insicurezza e la depressione possono influire negativamente su concentrazione e attenzione. Un ambiente scolastico sentito come ostile e

Parlare di quello che sta accadendo con un amico, con i propri genitori, con un insegnante; Evitare il confronto diretto con i bulli, da soli. Bisogna sempre cercare l’aiuto di un adulto o un’autorità scolastica o con la Polizia con l’aiuto dei genitori; Per uscire dalla spirale dell’ansia e della depressione, chiedere sempre un aiuto psiconalitico per affrontare le difficoltà e la sofferenza che i bulli hanno provocato; Per combattere la tristezza, la mancanza di motivazione e di forza interiore, iniziare o riprendere attività che piacciono. Cercare uno sport, iniziare un’attività artistica. Aiutano a scaricare le tensioni, trovare fiducia in se stessi e ricreare una buona autostima; Cercare con l’aiuto dei genitori, gruppi o attività dove incontrare nuove persone e costruire belle amicizie;

Per i genitori:

Ascoltare sempre i figli, se ad esempio parla di bullismo in generale, pensare che se ne possa essere una vittima senza fare nulla; Parlare, mostrando comprensione ed empatia, tenendo a bada le proprie reazioni rabbiose che si scatenano sempre quando i figli subiscono soprusi e ingiustizie; Informarsi sul bullismo e sul cyberbullismo. Comprenderne le dinamiche aiuta a riconoscere le situazioni e i segnali; Parlare con gli insegnanti o i dirigenti scolastici in modo che la scuola possa intervenire; Insegnare strategie di difesa psicologica, aiutando i figli a comprendere in anticipo e a gestire le situazioni di bullismo. Spiegare la necessità di allontanarsi e cercare aiuto, senza rispondere con aggressività o violenza; Cercare supporto professionale. Chiedere un counseling psiconalitico o rivolgersi ad un analista per aiutare i figli e se stessi a superare i traumi e le angosce legati agli effetti nefasti del bullismo e del cyberbullismo sulla mente e sulla vita”.

SALUTE & BENESSERE

L’agopuntura addominale

La sua incredibile efficacia

Scopriamo questa modalità diversa di curare le persone. E’ indolore e ha un’efficacia immediata. Questo perché intorno all’ombelico vi è una mappa di tutto il corpo umano, organi, ossa, muscoli… tutto

Ce ne parla il dottor Antonio Gorini (*) un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato

Nella mia pratica professionale ho avuto la fortuna di conoscere una modalità diversa di curare con l’agopuntura: l’agopuntura addominale.

Questa tecnica mi ha colpito subito perché è indolore e, soprattutto, di “immediata” efficacia. Incuriosito da questi due aspetti mi sono dedicato ad approfondire la sua conoscenza e due settimane fa ho avuto la possibilità di incontrarne l’ideatore e numero 1 al mondo, il Prof Bo. Per un week end il Prof Bo ha portato la Sua incredibile esperienza a Roma raccontandoci tra l’altro come nacque la tecnica 50 anni fa.

Nel 1972 il prof Bo, che discende da 9 generazioni di medici agopuntori, ha deciso di approfondire la conoscenza dei meridiani prenatali, cioè quelli più antichi dell’uomo che si sviluppano nella fase embrionale.

L’embrione prende l’energia (il Qi) e il sangue dalla madre attraverso il cordone ombelicale e da questo derivano i canali energetici e tutte le informazioni e i nutrienti per la formazione del feto fino allo sviluppo completo e la nascita.

Questi canali prenatali rimangono stabili dopo la nascita e su questi lavora la nuova tecnica del Prof Bo.

Dopo 20 anni di studio e di pratica su migliaia e migliaia di pazienti il Prof Bo ha iniziato ad insegnare l’agopuntura addominale e ha continuato ad applicarla a sempre più ambiti medici. Alcune differenze con l’agopuntura tradizionale, che risale almeno a seimila anni fa, erano talmente sostanziali che la tecnica è stata all’inizio duramente criticata, come avviene per tutte le novità rivoluzionarie.

Le principali differenze con la “tradizione” sono:

- Per fare la diagnosi non serve utilizzare la metodica della medicina tradizionale cinese (MTC). La diagnosi può essere fatta con qualunque modalità.

- La terapia può essere “protocollata”, cioè per ogni malattia (diagnosi) esiste un protocollo di cura ripetibile su più pazienti. Ciò permette di effettuare studi clinici con maggiore semplicità rispetto alle medicine tradizionali, che tendono a personalizzare il trattamento. Grazie a questa caratteristica sono disponibili numerosi studi pubblicati su riviste mediche in Cina e nel mondo.

- I punti dove mettere gli aghi si trovano misurando con precisione le distanze sull’addome. Per fare ciò si usa il righello!

Più si è precisi e più sarà efficace il trattamento.

Nella MTC i punti si trovano in base a riferimenti anatomici e distanze standard in base alle dimensioni del paziente.

Già i punti sopra esposti sono sufficienti per comprendere come il mondo dominante della MTC abbia in prima istanza rifiutato e criticato questa nuova tecnica.

Col tempo si sono dovuti ricredere.

Infatti, i risultati erano così immediati e sorprendenti, che si sono dovuti arrendere alle evidenze.

Con gli anni il Prof Bo ha scoperto che intorno all’ombelico vi è una mappa di tutto il corpo umano, organi, ossa, muscoli… tutto.

L’addome costituiva un “microsistema”, riproducendo tutto il corpo in una zona più piccola.

Già da millenni si sa che nel nostro corpo vi sono diversi microsistemi. Il più noto è quello presente nell’orecchio: si fa diagnosi studiando i punti auricolari e si applicano sui punti o aghi o piccoli semi di vaccaria (o piccole sfere metalliche), che premono e stimolano i punti scelti. Questa tecnica si chiama auricoloterapia.

Altro microsistema è quello presente sui piedi, anche qui è possibile fare diagnosi di squilibri energetici del corpo e trattare con precise manipolazioni alcuni punti specifici.

Altri microsistemi noti sono sulle mani, sull’iride, sui denti.

Chissà quanti altri ve ne saranno e che ancora devono essere scoperti.

La Natura utilizza spesso microsistemi così come il sistema dei “frattali”.

“Un frattale è una figura in un cui un singolo motivo viene ripetuto su scale decrescenti; ingrandendo una parte della figura, possiamo individuarvi una copia in scala della figura stessa”.

http://www.mat.unimi.it/users/alzati/Geometria_C omputazionale_98-99/apps/frattalip/teoria.html)

Un elemento naturale in cui spesso vengono riconosciuti i frattali è il cavolfiore romano! Anche in questo caso la medesima struttura si replica in ognuna delle punte con regolarità.

(https://www.geopop.it/cosa-sono-i-frattali-comesi-generano-e-alcuni-esempi-in-natura/ https://www.geopop.it/)

In natura possiamo trovare molti altri esempi. Il prof Bo ha scoperto che il microsistema addominale è formato da addirittura tre strati sovrapposti. Nello strato più superficiale vi sono rappresentati i muscoli e le ossa, nello strato intermedio gli organi e in quello profondo tutto il resto.

Quindi, nella zona intorno all’ombelico troviamo rappresentato in piccolo “il grande”, cioè l’intero corpo umano.

Applicare aghi sull’addome è indolore e ciò è molto gradito al paziente.

Inoltre, l’addome è un grande pozzo di energia e posizionare aghi in questo “pozzo” permette di muovere tanta energia e riequilibrare rapidamente gli squilibri.

Per questo immediatamente dopo aver posizionato gli aghi il paziente avverte una riduzione del dolore (o del fastidio) anche del 70-80%.

Gli aghi vengono lasciati in sede per alcuni minuti per ottimizzare il risultato (dai 15 ai 30 o più minuti).

Il paziente è motivato, dunque, a proseguire la cura per stabilizzare il risultato.

Nella maggior parte dei casi occorrono 6-8 sedute per chiudere il trattamento, a meno che non vi siano danni strutturali cronici, che richiedono più tempo.

Ad esempio, un problema di dolore alla cervicale è risolvibile in prima seduta con riduzione del dolore anche totale. È necessario ripetere il trattamento quotidianamente o a giorni alterni per 3 19

SALUTE & BENESSERE

volte e poi due volte a settimana fino a consolidare la guarigione.

Nel caso di un deficit neurologico post ictus sarà necessario un tempo più lungo di trattamento prima bisettimanale e poi settimanale.

I campi di applicazione più studiati sono i seguenti: osteomuscolare, cardiovascolare, ginecologico, dolore in genere, malattie croniche, ma non vi è un campo in cui non sia utile questa tecnica.

Ora vi chiederete come sia possibile avere questi risultati, vero?

Se conoscete come funziona l’agopuntura, riuscite a comprendere bene il funzionamento dell’addomino-agopuntura.

Per chi non ha mai sentito parlare di agopuntura o vuole approfondire, vi rimando ad un libro meraviglioso adatto a tutti che è “Medicina energe -

tica” di James Oschmann (Macro Edizioni). In questo libro divulgativo si parla del ruolo dell’energia per la nostra salute e le varie modalità con cui essa opera nel corpo. Cita numerosi studi e chiarisce come funzionano le medicine antiche e quelle moderne, che usano un approccio energetico.

Nella MTC i problemi di salute possono essere prevenuti e trattati riequilibrando l’energia del corpo.

Noi siamo costituiti da materia, ma soprattutto da energia.

L’energia vitale è chiamata Qi o Chi (si legge “ci”) in MTC e fluisce nel corpo in vario modo e, in primis, con il sangue.

Uno squilibrio di questa energia, che nutre, genera, ripara, difende, provoca tutti i nostri malesseri.

(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca e Pratica Clinica, Agopuntura. E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine

Numerosi sono i modi per sostenerla come la nutrizione, la fitoterapia, l’agopuntura, le tecniche di massaggio come il Thuina, la coppettazione, la moxibustione, il Qi Gong, lo Shiatsu, ecc., ecc.

Mettere in movimento l’energia dalle zone di deposito verso i punti in cui è deficitaria oppure disperdere l’energia in eccesso verso l’esterno garantisce il ritorno ad uno stato di benessere.

Non mi dilungo su come l’ago agisca sui sistemi biologici, ma in generale ha la capacità di “muovere” l’energia molto efficacemente. Agli aghi a volte si aggiungono le altre tecniche sopra indicate.

Questa pratica è tra le più antiche che l’uomo ricordi e il fatto che si sia tramandata per millenni e diffusa nel mondo sono la prova provata della sua efficacia e sicurezza.

Con l’agopuntura addominale facciamo un salto in avanti nella “modernizzazione” delle conoscenze in questo campo.

Chissà quante altre ce ne saranno! Al momento possiamo con soddisfazione utilizzare questa e ringraziare l’intuizione e l’impegno del Prof Bo per averla donata al mondo.

Via Archimede 138 - Roma Info. 06 64790556 (anche whatsapp) www.biofisimed.eu antonio.gorini@biofisimed.eu www.miodottore.it/antonio-gorini/internista-nefrologo-omeopata/roma

COACHING & BENESSERE

MONIA CUPELLINI

LA MENTAL COACH RIVELAZIONE

Monia Cupellini è una mental coach instancabile, che in soli due anni ha scritto un libro, creato un progetto innovativo per l’empowerment femminile e fondato l’associazione “Attraverso nuovi occhi”. Ma il suo spirito non si ferma mai: con progetti sempre nuovi all’orizzonte, Monia continua a spingere i confini del cambiamento, ispirando e guidando le persone a trasformare le loro vite. In questa intervista, ci racconta come il suo approccio alla crescita personale sia alla base di successi straordinari e come la sua visione continua a evolversi per affrontare le sfide future.

Sin da piccola il tuo carattere ti ha permesso di affrontare le avversità della vita. Il tuo e’ un percorso sempre più in crescita. Quali sono secondo te, le caratteristiche che contraddistinguono il tuo percorso formativo “Tu donna”, condivisibile al prossimo? “Il mio percorso formativo “Tu Donna” nasce dalla mia esperienza personale, affrontando con coraggio le difficoltà e trasformando le sfide in opportunità, questo è ciò che trasmetto alle donne: il coraggio e la capacità di vedere oltre gli ostacoli. Il percorso tu donna è unico perché integra la competenza di una psicoterapeuta è quella di una mental coach due figure professionali che lavorano in sinergia. La psicoterapia lavora in profondità sulle dinamiche emotive e psicologiche, mentre io, come mental coach, mi focalizzo sulla motivazione e sull’empowerment femminile, aiutando le donne a riscoprire la loro forza interiore a realizzare una vita che sentono di poter controllare. Questo straordinario programma è stato progettato per unire tutti i puntini e offrire alle donne un'esperienza completa che le aiuti a sentirsi realizzate sotto ogni aspetto della loro vita. Nel cuore di questo progetto c’è l'idea che il benessere femminile non può essere affrontato solo in modo isolato, ma deve essere considerato nella sua interezza. Per questo motivo, “Tu Donna” si concentra su diversi ambiti cruciali, tra cui: formazione, prevenzione e salute, benessere fisico, mentale e alimentare, viaggi e cultura, cinema e teatro, nonché la tutela delle donne contro la violenza. Inoltre, “Tu donna” offre un'esperienza culturale unica, con viaggi avventurosi e visite in luoghi iconici che ispirano

la mente il cuore. Il progetto incoraggia anche la partecipazione attiva nel mondo dell'arte, con incontri dedicati al cinema e al teatro, che offrono alle donne l'opportunità di esplorare tematiche importanti e stimolare la riflessione. Ciò che rende “Tu donna” veramente speciale è il suo impegno per la tutela delle donne contro la violenza. L’associazione si impegna a fornire supporto grazie alla collaborazione dell'associazione A.I.D.E. e la Fondazione Puzzilli, che offrono aiuto alle donne a proteggere sé stesse dall'abuso e dall'oppressione. Organizziamo workshop, seminari e incontri educativi sulla prevenzione della violenza, fornendo alle donne strumenti pratici per riconoscere i segni di violenza e proteggere sé stesse e le proprie comunità. Questi programmi educativi promuovono la consapevolezza, l'empowerment e la sicurezza personale. Collaborando con l’associazione A.I.D.E, si vuole fornire alle donne accesso a una vasta gamma di risorse, tra cui lo sportello a contrasto alla violenza sulle donne “Uscita di Sicurezza" gestito da Anna Silvia Angelini presidente AIDE Nettuno, associazione indipendente donne europee (contro la violenza sulle donne e di genere). Inoltre, collaboriamo con la Fondazione Puzzilli per il progetto Agata, che garantisce alle donne una tutela concreta attraverso l’investigatore privato. Il progetto “Tu Donna” dell'Associazione APS "Attraverso Nuovi Occhi" è un rifugio sicuro e solidale per le donne che cercano supporto e risorse per affrontare e prevenire la violenza. Ci impegniamo a fornire un ambiente inclusivo e compassionevole in cui ogni donna potrà trovare la forza e il sostegno necessari per vivere una vita piena e libera”. Oggi viviamo in una società dove l‘ immagine e i social sono al centro di tutto, che consigli vuoi dare a chi ti segue per andare oltre l’ esteriorità?

“Come Mental Coach, direi che l'immagine e i social possono essere strumenti utili, ma è fondamentale non farci definire solo da ciò che mostriamo all'esterno. Il mio consiglio è di coltivare una consapevolezza interiore più profonda, perché l'autostima autentica non deriva dai “like” o dall'approvazione esterna, ma dalla conoscenza di se stessi e della propria crescita personale. Uno dei punti chiave è imparare a distinguere tra ciò che si vede e ciò che si è realmente. Non dobbiamo cadere nella trappola di vivere per l'apparenza o per soddisfare le aspettative degli altri punto bisogna lavorare e sul sentirsi in equilibrio con i propri valori, imparando a vedere i social come un mezzo per esprimere chi siamo virgola non per ottenere conferme esterne. A chi mi segue, suggerisco di investire più tempo nello sviluppo personale, di imparare a vivere le emozioni in modo funzionale e di investire nelle proprie risorse, molto spesso inconsapevoli. Questo tipo di lavoro su se stessi ci permette di capire cosa vogliamo veramente virgola di scegliere con consapevolezza le nostre azioni e di sentirci sicuri senza il bisogno di dimostrare nulla a nessuno”. Il tuo primo libro “Attraverso nuovi occhi” in breve tempo è diventato un cult. Di cosa parla?

“’Attraverso nuovi occhi’ e la mia autobiografia, un libro molto intimo che racconta il mio percorso di vita, delle difficoltà dell'infanzia fino a traguardi che ho raggiunto come Donna e come Mental Coach. E’ una storia di crescita, di forza interiore, e soprattutto di speranza. Il libro parla della Monia bambina, che vive in una famiglia difficile, con un padre assente e una madre coinvolta in una relazione tossica, e di come, già da piccola, cercavo

di vivere oltre le sofferenze, trovando sempre un'opportunità dietro ogni sfida. Quello che rende unico questo racconto è il dialogo tra Monia e adulta, quella che sono oggi, e la Monia bambina, quella che cercava soluzioni per aiutare la famiglia nonostante le difficolta. In questo viaggio interiore, prendo per mano quella bambina e ripercorro insieme a lei tutte le tappe della mia vita: la violenza domestica, la mancanza di stabilita emotiva, ma anche la forza che ho sempre trovato negli amici e nelle persone care. Parlo apertamente delle lotte personali e familiari, come la tossicodipendenza di mio fratello Dino, e di come oggi, grazie alla sua forza di volontà, siamo riusciti a superare insieme questi momenti bui, tanto da andare a condividere la nostra esperienza nelle scuole per dare un messaggio di speranza”.

Sei una donna attenta non solo a seguire il percorso di crescita interiore delle persone adulte ma anche dei più piccoli. Di recente ti sei avvicinata alle scuole.

“Il mio obiettivo di entrare nelle scuole non è solo un obiettivo, ma un grande sogno che nasce dalla mia esperienza personale. Come racconto nel mio libro, da bambina non ho ha avuto la possibilità di studiare come avrei voluto, non perché non amassi la scuola, ma perché vivevo una situazione familiare difficile, con genitori che litigavano spesso, e per sfuggire a quelle tensioni uscivo di casa, perdendo il contatto con lo studio. Questo ha creato tante difficoltà nel mio percorso scolastico, ma non ne parlavo con nessuno nascondevo tutto. Oggi, avendo superato quegli ostacoli, il mio sogno è quello

COACHING & BENESSERE

di aiutare i ragazzi a non fare lo stesso errore, a trovare uno spazio di ascolto e di dialogo. I giovani di oggi affrontano enormi pressioni e problematiche familiari, e spesso non trovano le risorse o il coraggio per parlarne. Purtroppo, i notiziari sono pieni di storie di ragazzi che prendono decisioni estreme, come il suicidio o atti di violenza. Queste tragedie riflettono un vuoto di comunicazione e supporto, ed è per questo che credo sia fondamentale lavorare all'interno delle scuole. Voglio aiutare i ragazzi a sentirsi liberi di esprimere le loro difficoltà e a trovare in se stessi la forza per affrontarle. Sono riuscita a fare il primo passo in questo sogno grazie alla presenza di Loredana Di Tommaso dell’istituto comprensivo Paolo Borsellino di Montecompatri, che è stata l'unica ad accogliermi. Nonostante avessi contattato tante scuole, è stata lei a darmi l'opportunità di presentare il mio libro e tenere un seminario che ha avuto un grande riscontro. Grazie a lei posso realizzare un progetto pilota nella sua scuola, che mi vedrà come docente per l'intero anno scolastico. Attraverso dei test valuteremo se il coaching può realmente apportare benefici nel contesto scolastico”.

Quali sono i punti cardine quando lavori nelle tue master?

“I punti cardine su cui mi concentro sono strettamente legati ai valori della persona, alla sua scala di priorità e ai criteri con cui mette in pratica questi valori nella vita quotidiana. Ogni persona ha una propria scala di valori fondamentali che influenzano le scelte e le azioni. Il primo passo è aiutare i partecipanti a identificare questi valori e a comprendere le regole che utilizzano per metterli in atto. Un altro aspetto cruciale riguarda i bisogni. Non parlo solo dei bisogni primari della sopravvivenza, come mangiare o dormire, ma di quelli più profondi e legati all’identità personale, come il bisogno di sentirsi amati, apprezzati e riconosciuti. Molto spesso, il conflitto interiore nasce proprio da come cerchiamo di soddisfare questi bisogni. Spesso tendiamo a dipendere dagli altri per sentirci amati o importanti, quando in realtà il primo passo dovrebbe essere quello di trovare dentro di noi il modo per soddisfare questi bisogni. L’approccio che insegno nei miei master è quello di capire che la responsabilità di soddisfare i propri bisogni spetta prima di tutto a noi stessi. Solo quando impariamo a nutrire il nostro valore e a sentirci completi senza aspettative esterne, possiamo realmente costruire relazioni sane e raggiungere un benessere duraturo. I criteri con cui scegliamo di attuare questi valori e bisogni sono fondamentali, perché influenzano ogni aspetto della nostra vita: dal lavoro alle relazioni personali, fino alla nostra crescita interiore”. Nel tuo percorso si affidano tante persone in difficoltà, persone che cercano la vera essenza di felicità, vuoi raccontarci un caso che hai seguito perseguendo un successo inaspettato?

“Prima di raccontarvi questa storia voglio precisare una cosa, oltre ad essere una Mental Coach, sono anche master in PNL (Programmazione Neuro-Linguistica), una disciplina che studia come il linguaggio e i processi mentali influenzano il comportamento umano, aiutando le persone a modificare schemi limitanti e a raggiungere i propri obiettivi. Nel mese di marzo di quest’anno mi ha

contattato un giovane di 24 anni, Fabrizio, che stava vivendo un momento difficile. Lui, che amava tanto viaggiare, dopo aver avuto un’esperienza traumatica su una montagna russa al buio, aveva sviluppato una forte paura di volare. Non riusciva più a prendere l’aereo, poiché la sensazione del vuoto e delle turbolenze lo metteva in seria difficoltà. Sin da subito, Fabrizio ha dimostrato una grande determinazione nel voler superare questa paura e tornare a viaggiare. Con la PNL, si utilizzano tecniche specifiche per aiutare le persone a superare paure e blocchi emotivi, ma ci tengo sempre a precisare che la utilizzo solo in situazioni in cui è veramente appropriata, e sempre con grande attenzione. Quando ho conosciuto Fabrizio, gli ho suggerito di consultare anche una psicoterapeuta, visto che nell’associazione “Attraverso nuovi occhi” abbiamo una rete di professionisti. Tuttavia, lui ha voluto continuare con me, sentendo subito una connessione positiva. Abbiamo iniziato a lavorare insieme, fissando un obiettivo: riuscire a volare di nuovo entro un anno. Nel coaching, la chiave del successo non è solo l’approccio del coach, ma soprattutto l’impegno della persona a mettere in pratica gli strumenti che noi Coach offriamo. Fabrizio è stato eccezionale: ha seguito ogni indicazione, ha lavorato su di sé e, dopo solo tre mesi, si è presentato nel mio studio dicendomi: ‘Coach, sono pronto a prendere l’aereo’”.

Progetti futuri?

“In merito ai progetti futuri, uno dei miei obiettivi principali è la creazione di un’accademia dedicata alla formazione di coach allineati ai miei stessi valori e principi. Vista la crescente richiesta di lavoro e di contributo che sto ricevendo, ritengo sia il momento giusto per fare un passo avanti in questa direzione. Oggi esistono molte accademie di coaching, alcune molto valide, ma poche realmente mettono in pratica ciò che insegnano, soprattutto in termini di coerenza”.

ECCELLENZE

DOMENICO AURIEMMA

FIRENZE PREMIA IL “MAESTRO OTTICO”

L'Associazione Italiana Ottici e Optometristi (AIO) ha conferito a Domenico Auriemma il prestigioso diploma d'onore come “Maestro Ottico”. La cerimonia, tenutasi nella suggestiva cornice della Sala Imperiale di Palazzo Borghese, è stata organizzata in collaborazione con la rivistaL'Ottico e sostenuta da Omisan Farmaceutici e MIDO.

Auriemma entra a far parte, dunque, della rosa di professionisti più rappresentativi e stimati del settore.

Durante l'evento sono state assegnate altre onorificenze, tra cui gli Attestati Club Maestri Ottici, Negozi Storici 100 e Negozi Storici, oltre alle Croci e Targhe d'Onore e di Eccellenza, a testimonianza dell'impegno e della dedizione dei professionisti italiani dell'ottica.

Visibilmente emozionato, Domenico Auriemma ha dichiarato di sentirsi onorato e grato: “Ho sempre cercato di portare innovazione, professionalità e maestria in ogni mio prodotto. Sono felicissimo che il mio impegno sia stato apprezzato” ha affermato al termine della cerimonia.

Il riconoscimento ricevuto rappresenta un traguardo significativo: “Sono trent'anni che svolgo questa professione con passione e dedizione. È un percorso fatto di momenti splendidi e altri più difficili, ma sempre all'insegna dei valori in cui credo. Ogni giorno mi impegno per integrare innovazione e tradizione, cercando di crescere e migliorarmi costantemente”.

A premiarlo, Paolo Seminara, tra i designer più conosciuti del settore, e grande amico di Auriemma: “Se avessi potuto scegliere qualcuno, sarebbe stato Paolo Seminara. Per uno straordinario caso del destino, è stato proprio lui a consegnarmi il diploma d'onore”. Auriemma ha poi concluso con un pensiero per la figlia Antonia, presente in sala: “Vedere l'orgoglio nei suoi occhi è stata per me la gioia più grande”.

Formaggi e spezie

Storia di una relazione che esalta la cucina

Ciascuno vive in modo del tutto personale il proprio rapporto con le spezie: c’è chi non perde mai occasione di impiegarle nelle ricette tradizionali che diversificano le nostre regioni, chi non vede l’ora di partire per un nuovo viaggio esotico alla scoperta di nuovi blend e chi invece preferisce percepirle lo stretto indispensabile, facendo in modo che non vadano a coprire la purezza del gusto degli ingredienti nelle pietanze. La parola “spezia” indica genericamente sostanze aromatiche di origine vegetale che vengono usate per insaporire cibi e bevande; in passato venivano largamente utilizzate anche in medicina e in farmacia (oggi vengono ancora molto usate nella medicina naturale). Gli Egizi credevano che le spezie (a quei tempi soprattutto anice, fieno greco, cardamomo, cassia, cumino e zafferano) evitassero le epidemie: per questo nutrivano gli schiavi con cibi speziati per assicurarsi di mantenerli in forze. Nel mondo medievale e rinascimentale divennero tra i prodotti di maggior valore, che da soli giustificavano l'apertura di nuove rotte commerciali, oltre ad essere usate come merce di scambio; la gran parte delle spezie proveniva dall'India, e i migliori navigatori cercavano vie marittime più veloci per raggiungerla (Colombo raggiunse l’America cercando appunto una nuova rotta per le Indie). Anche il mondo dei formaggi ha intrecciato relazioni con le spezie nel corso dei secoli: si pensi ad esempio al formaggio Bagoss di Bagolino, piccolo comune nel bresciano, dove viene prodotto ancora oggi da un numero esiguo di produttori con l’aggiunta di una piccola quantità zafferano, inserito nella ricetta tradizionale a seguito dei rapporti della zona con la Repubblica Marinara di Venezia. Lo zafferano rientra anche nella ricetta del Piacentinu ennese, che si arricchisce anche di pepe nero in grani per conferire un doppio particolare sapore speziato a questo formaggio siciliano. Ci sono poi tante tipologie locali, dai pecorini toscani ai caciocavalli pugliesi e molti altri ancora, che ai produttori piace arricchire altrettanto con grani di pepe integri, oppure con l’amatissimo peperoncino nazionale. In Olanda, nella regione della Frisia, il Fryske Nagelaer si distingue per essere aromatizzato - sin dal momento iniziale di riscaldamento del latte - con cumino e chiodi di garofano, e ancora in Spagna non è poco frequente imbattersi in deliziosi formaggi elaborati di capra alla paprika. Se si parla poi di maestria d’affinamento, alcune aziende italiane si stanno cimentando con crescente successo nell’impiego di spezie per maturare le proprie specialità casearie, utilizzando tipologie dal forte potenziale aromatico, come cannella e curry. Mentre tutte queste specialità, dalle più tradizionali alle più innovative, si presentano ideali da assaporare in purezza per godere di ogni sfumatura di profumo e sapore – onorandone magari l’essenza accostando ai sentori speziati frutta secca, fresca o pregiati mieli e confetture – un’altra grande opportunità per scoprire tutte le potenzialità dell’abbinamento tra

formaggi e spezie si trova in cucina, dove ogni cuoco dà vita ad ogni nuova ricetta come una vera alchimia. Partiamo da uno spunto tra i più semplici, ovvero quello di lavorare i formaggi stagionati grattugiati con le spezie: ad esempio, macinando il pepe nero all’interno del pecorino romano grattugiato, lavorando insieme il tutto e lasciandolo insaporire 10 minuti, otterrete una pasta cacio e pepe diversa, dal gusto e dall’aroma di pepe più pieno. Lo stesso spunto potrà essere utilizzato per aromatizzare delle chips croccanti di patate fritte: cospargetele con il formaggio grattugiato speziato a caldo subito dopo averle scolate dall’olio di cottura, in modo da farlo fondere leggermente e favorire i profumi delle spezie. In un precedente numero di Informa ci siamo dedicati a parlare di formaggi fritti: anche in questo caso facendo leva sulle spezie si potranno inventare nuove accattivanti ricette, aggiungendole direttamente nel pane grattugiato o nelle uova prima di procedere con l’impanatura dei pezzi di formaggio. Ottimi da provare degli stick di scamorza affumicata passati nella paprika dolce in polvere e poi passati in una pastella leggera prima di finire per pochi minuti nell’olio bollente, così come la mozzarella in carrozza di cui vi lasciamo la ricetta questo mese. Anche le salse al formaggio per primi piatti nonché le fondute si mostrano una base perfetta da provare ad aromatizzare con le spezie per dar vita a piatti davvero indimenticabili. Lavorando del burro morbido di prima qualità al coltello con delle spezie per poi formare un piccolo cilindro aiutandosi con la carta da forno e lasciarlo solidificare in frigorifero, vi consentirà di avere sempre pronto da tagliare a fettine un accompagnamento semplice ma sempre d’effetto per il pane caldo tostato in tavola ma ancor più per la carne (pensate alla bontà intramontabile di un filet mignon servito con un ricciolo di burro al pepe bianco, verde e nero che fonde in superficie). Gli spunti per far leva sull’abbinamento formaggio-spezie potrebbero tendere probabilmente all’infinito se si pensa a primi piatti, zuppe e minestre, verdure stufate, e non per ultimi ai dolci con la ricotta che accomunano tante regioni italiane accogliendo ora l’anice, ora la cannella in un patrimonio irripetibile di sapienza culinaria che da secoli non smette di lasciarci abbandonare di gusto al fascino delle contaminazioni gastronomiche.

La ricetta del mese

Mozzarella in carrozza al pepe di Sichuan con finocchi allo zafferano e gamberi

Ingredienti per 4 persone: Latte, 20g; Farina “00”, 10g; Pane in cassetta decorticato, 2 fette grandi; Mozzarella, 130g; Farina di semola, 50g; Acqua fredda, 70g; Pepe di Sichuan, q.b.; Pane grattugiato, q.b.; Sale fino, q.b.; Olio per friggere, q.b.

Per completare: Gamberoni puliti, n. 12; Finocchi a fettine sottili, 300g; Zafferano in polvere, 1 bustina; Succo di limone, q.b.; Sale, q.b.; Olio extravergine d’oliva, q.b.

Preparazione: Preparate la pastella per la mozzarella in carrozza mescolando in un recipiente l’acqua fredda, il sale e la semola. Lavorate il composto aiutandovi con una frusta, una volta omogeneo copritelo e tenetelo da parte.

Bagnate i bordi delle fette di pane in cassetta con il latte, aiutandovi con un pennello. Cospargete pochissima farina lungo i bordi: questa, reidratandosi, formerà un collante con il latte e aiuterà a non far fuoriuscire la mozzarella. Tagliate la mozzarella a fettine e disponetela al centro del pane, lasciando liberi i bordi. Macinate poco pepe di Sichuan sulla mozzarella (è importante usare una piccola quantità in quanto molto aromatico), coprite con l’altra fetta di pane e comprimete bene i bordi per fare in modo che le due fette di pane combacino. Sigillate i bordi del pane con la pastella, aiutandovi con un pennello; poi coprite il resto del pane con un velo sottile di pastella. Passate i pezzi di mozzarella in carrozza nel pane grattugiato, e teneteli in frigorifero coperti di pane grattugiato sul fondo e in superficie. Tagliate finemente i finocchi, riuniteli in un recipiente e conditeli con un pizzico di sale, lo zafferano e un filo d’olio. Mescolate bene finché i finocchi risulteranno colorati del giallo della spezia in modo uniforme. Trasferite in padella e cuocete a fuoco vivo per 2 minuti, saltando i finocchi di tanto in tanto. A seguire preparate i gamberi: conditeli con poco succo di limone, un pizzico di sale e un filo d’olio e scottateli 2 minuti per lato in padella o sulla piastra. Al momento di servire, cuocete in abbondante olio per friggere la mozzarella in carrozza fino a renderla croccante e dorata. Servitela calda tagliata a metà in triangoli e accompagnatela al piatto con i gamberi scottati e i finocchi allo zafferano.

EVENTI CON GUSTO

A Valenza la mostra "La donna che disegna" di NadaNuovo È stata inaugurata sabato scorso la mostra “La donna che disegna”, con la curatela di Nada Nuovo (in collaborazione con il Comune di Valenza e l’associazione culturale Liberamente di Alessandria) che presenta a Palazzo Valentino per la prima volta le creazioni uniche della casa di moda per le donne malate oncologiche.

Dopo la città dell’oro l’esposizione toccherà diverse tappe nazionali e/o internazionali mostrando la collezione ispirata a “La Primavera di Botticelli”, in cui la donna rinasce come una Dea, celebrando l’amore per se stessa riconquistando la propria autostima. “La mostra – si legge in una nota dagli organizzatorimira a creare un approccio unico di Leonarda Nada Nuovo alla “Fashion Therapy” attraverso capi unici realizzati con lenzuola di ospedali, offrendo agli invitati, al pubblico un’esperienza immersiva arricchita dalla connessione artistica del Fashion Design. È un viaggio introspettivo verso la continua ricerca in sintesi tra Arte e Fashion Therapy, ispirazione e rigore compositivo, con contenuti culturali e innovazione tecnica.

A Palazzo Valentini pioggia di emozioni, eccellenze e romanità con Doc Italy

In una cornice caratterizzata da emozioni, riconoscimenti e degustazioni, successo per l’evento “Maratona delle Eccellenze” svoltosi a Palazzo Valentini. Organizzato dall’Associazione Nazionale Doc Italy, presieduta da Tiziana Sirna, insieme con l’Associazione Cavalieri di San Silvestro e l’Accademia Ergo Cantemusun grande successo per la manifestazione. Nel luogo di massima assise provinciale, la conduzione affidata all’anchorman Antony Peth ha fatto da accompagnamento alla Premiazione con eleganti pergamene e opere realizzate per l'occasione dall’artista Marco Orlandi. Per il “Premio Doc Italy Roma Capitale”, giunto alla sua 4a edizione ponendosi come traguardo quello di fare della Città Eterna una “Capitale delle Eccellenze”, le premiazioni hanno visto coinvolte nove personalità, aperte dal tributo all'attore Rodolfo Laganà, la sommelier televisiva Chiara Giannotti, Emanuele Brandamura, pugile e campione Europeo; Giorgio Meneschincheri, direttore medico del Policlinico Gemelli; Marco Rufini, Chef e Maestro Pizzaiolo; Roberto Ciufoli, comico e attore; Sara Papa, panificatrice e conduttrice di programmi food; Stefano Ferrara, gelatiere visionario e concluse con l’Assessore Alessandro Onorato. A consegnare i Premi due figure di altissimo spessore Diplomatico e Istituzionale, Sua Eccellenza Ambasciatore di Bulgaria Todor Stoyanov, il Senatore Bartolomeo Amidei e Fioretta Mari.

L'Oroscopo di Terry Alaimo diventa un evento

Terry Alaimo è una delle astrologhe più accreditate, collabora con diverse testate e TV nazionali come: Rai Mediaset ,il quotidiano l'identità, Mio,Acqua&Sapone ,Vero e VanityFair. L'astrologa ha ideato e creato la ginnastica astrale, una disciplina semplice dolce in base alle proprie caratteristiche astrali. Quest'estate ospite in numerose manifestazioni, dall'International Festival di Ariano irpino, al Concorso Nazionale Take the Fly al Premio novella 2000. Ogni sua apparizione diventa un vero e proprio evento, folle di persone e curiosi alla ricerca di risposte e di cogliere un oroscopo per l'oro positivo.

Presto il suo ritorno in Tv la vede nel frattempo ancora in prima linea in manifestazioni di prestigio che questo autunno fino a Natale la vedranno presente in lungo e in largo dello stivale.

Successo a Montecarlo per la III Edizione di Gran Galà Premio Italia “Carriere Eccellenti”

Successo per la terza edizione dell'appuntamento a Montecarlo, nel Principato di Monaco, dal titolo Gran Galà Premio Italia “Carriere Eccellenti”. L’evento, prodotto da Imperium Group presso la terrazza extra lusso Équivoque all’Hotel Miramar, è ideato e diretto da Daniele Losquadro con Pasquale Buonanno e Nicola Buratto. La conduzione è stata affidata sin dagli esordi alla bravura di Anthony Peth. Importante patrocinio è stato concesso quest'anno dal Comitato Nazionale Italiano Fair Play presieduto da Ruggero Alcanterini: il CNIFP è da sempre attento alla contemporaneità e al mondo circostante. Dallo sport, all'informazione, al sociale, al costume, alla cultura. Partner dell'edizione corrente anche l'Associazione culturale "Occhio dell'Arte" APS.

Ad essere premiati lo scorso 5 ottobre sono stati un giornalista esperto come Francesco Vecchi, voce guida del seguitissimo programma "Mattino Cinque news" - che ogni giorno informa i telespettatori di tutte le età - e l' attrice ed attuale opinionista del "Grande Fratello" Beatrice Luzzi, volto femminile della ribalta Mediaset. Il premio di Montecarlo, vero e proprio inno al mestiere e alla professionalità, ad ogni edizione racchiude temi e storie sempre differenti. La regia è affidata alla Cordaro Production mentre i riconoscimenti creati dalla società Ness1 profumeria di lusso, con il contributo del Premier Partner atmosphère Green ed Atmosfera Italy, hanno resa preziosa la serata, a cui sono stati invitati prestigiosi ospiti.

A conclusione, i protagonisti si sono spostati sotto il cielo stellato del porto di Montecarlo.

Torna sul mercato editoriale lo scrittore Sergio Martini Uscito in libreria lo scorso 11 ottobre il libro di Sergio Martini dal titolo “Ritorno a Sukut” (Felici Editore), nella collana AcquaRagia diretta da Antonio Celano.

Laureatosi in Giurisprudenza, Sergio Martini è Responsabile degli affari generali in una società di La Spezia. Nato a Carrara nel 1985, nonostante non si dedichi alla scrittura come lavoro principale e sia solo al suo secondo romanzo, è da molti addetti ai lavori già considerato una promessa letteraria. Con la sua prima opera, Vascelli di carta, si era classificato in testa, ben prima della sua pubblicazione, al premio «Gli Inediti 2019» di Sarzana e, sempre nello stesso anno, al premio letterario internazionale «Città di Pontremoli – Sezione narrativa inedita». Grande attesa, pertanto, per questa sua seconda prova. “Ritorno a Sukut” è un romanzo potente e visionario, un’allegoria psicologica e delirante dov’è tutto il nostro Novecento con le sue inquietanti ombre storiche, psicologiche, generazionali e individuali. Dalla soluzione obbligata. Un romanzo che ci pone – come scriveva Friedrich Nietzsche – di fronte a quell’abisso che, quando guardato, inesorabilmente ci guarda. Illusione e disillusione, la natura della libertà, il peso del passato, l’ambizione ed i suoi limiti: il lettore si troverà a fare riflessioni personali sulla propria vita, riga dopo riga, e a introiettare alcune citazioni chiave presenti nel libro. “Ritorno a Sukut” offre uno spaccato affascinante e inquietante sulla natura umana e sulle sue contraddizioni. Attraverso la storia del protagonista, Sergio Martini esplora temi universali come la ricerca della libertà, il peso del passato e la lotta per l'affermazione personale. La scrittura evocativa e ricca di dettagli crea un'atmosfera surreale e onirica, lasciando al lettore la libertà di interpretare i molteplici livelli di significato del testo. Una storia che non deluderà e di cui sentiremo parlare a lungo.

Ulteriori info su Casa Editrice ed Autore: www.felicieditore.com - www.sergiomartini.net

ARTE

HENNE VAN DE LANDE ARTE COME POTERE SALVIFICO

Dai tempi dei tempi, l’arte nasce come atto liberatorio per raccontare al mondo le esperienze più significative o traumatiche dell’esistenza.

Così il processo di creazione per chi sperimenta l’arte, come pure quello di fruizione, per coloro che ne sono i beneficiari, diventano strumenti di salvezza, mezzo attraverso cui superare le avversità del vivere. Perché l’arte è una mano invisibile che sostiene, portando luce e appagamento, donando alla realtà i colori perduti.

Henne Van de Lande, pittrice olandese, afferma l’essenzialità della sua azione artistica. Dipingere è per lei vitale. Le sue opere sono esposte in tutto il mondo. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare la sua esperienza.

“Ho 69 anni e sono animata dal bisogno di creare cose. Sono circondata da una famiglia numerosa, quattro figli e quasi sette nipoti. Sono vedova da due anni. Ho svolto lavori diversi e sempre in modo collaborativo, organizzativo e creativo. Per quanto mi riguarda, dipingere è molto significativo sotto molteplici aspetti: mi illumina nei momenti bui, mi rafforza nei momenti deboli, risponde ai miei problemi nei giorni difficili, consolandomi in quelli tristi”.

La strada verso la pittura era già segnata per te fin da piccola?

“Sono sempre stata creativa e ho avuto fin da giovane un forte bisogno di fare. Mi sono cimentata in ogni tipo di cose creative, cucito, lavoro manuale, disegno, ecc. Solo dopo la mia malattia ho iniziato a dipingere”. Possiamo chiederti a cosa ti riferisci in particolare? Dal tuo curriculum leggiamo che “dopo la malattia” hai cominciato a dipingere come terapia, che l’arte è diventata per te la vita stessa…

“Ero molto stanca, soffrivo da tanti anni di una grave apnea notturna non diagnosticata, il mio corpo e la mente erano completamente esausti. La creatività in me era scomparsa. Ad un certo punto, ho iniziato a dipingere e ho sentito un enorme potere di creare. Così ho continuato per il gusto di dipingere. Alla gente piace il mio lavoro, e Saatchiart mi aiuta a far conoscere i miei quadri. Dunque, quello che nasce come hobby e terapia è diventato il mio lavoro”.

I tuoi dipinti non rappresentano la realtà oggettiva ma combinano linee, forme, colori per esprimere emozioni e sentimenti. Possiamo definire la tua arte astratta? “Sì, io la chiamo astratta-figurativa. Dal mio creare può nascere un paesaggio, il mare, altro. Amo inoltre dipingere figure infantili. Per quanto riguarda la tecnica, mi piace utilizzare tutti i tipi di colori, sabbia e molti

altri materiali”.

C'è qualcosa dell'esperienza artistica dei grandi maestri del passato nei tuoi quadri? Alcuni dipinti ricordano ad esempio Turner, il paesaggista inglese le cui opere divennero gradualmente più sfumate, sfiorando l'astrattismo. E’ un paragone appropriato?

“Diverse persone vedono in me lo stile di Turner, ma è solo una coincidenza. Ho seguito un mio percorso personale di crescita. Non so molto dei pittori famosi. La comparazione è comunque bella da sentire. Saatchi art mi ha presentata in una serie chiamata appunto ‘Look-a-like Turner’”.

Dici che ‘dipingi per dipingere’ senza mai pensare al risultato. Ma il prodotto artistico finito è già dentro di te? Il titolo, ad esempio, è la prima o l'ultima “cosa?

Quando inizio, non so davvero quale sarà il risultato. A volte comincio a dipingere fiori e alla fine è qual-

cosa di completamente diverso, quindi guardo e ascolto l'atmosfera, poi cerco le parole per descrivere ciò che vedo e sento”.

Ancora una curiosità: tu affermi di rappresentare cose rotte o vissute. Ti riferisci un po' all'arte giapponese del Kintsugi, la tecnica antica attraverso cui si restaura la ceramica con l’oro e che diventa metafora di abbraccio dei danni, cura delle cicatrici nelle cose?

“Adoro questo modo di creare. Le cose rotte e “riparate” sono per me molto più belle e forti di prima. La creazione ti dice davvero qualcosa. Amo le cose vecchie, i vecchi muri, le cose che hanno una storia, amo le persone che non sono perfette”.

Pensi che la pittura possa trasformare la fragilità in forza?

“Ciò che intendo io è questo: quando sei vulnerabile in una situazione difficile, quando mostri la tua debolezza emotiva secondo me stai in verità mostrando forza. A volte uso colori tenui, rappresento un vaso rotto sul bordo, vecchi muri… il risultato è un dipinto forte”.

Sei stata vincitrice per la creazione di una moneta d'arte da 1 euro…

“Sono rimasta stupita e sorpresa che il mio dipinto sia stato scelto per essere su quell' ‘euro biljet’”.

Hai progetti in caldo per il futuro?

“Non ho piani specifici, forse mi dedicherò anche all’insegnamento. Vedo molta gente che lotta pensando. Vorrei insegnare alle persone a ‘uscire dalla propria testa’ creando cose”.

LUCA PASQUINELLI

“CON ‘GIORNI DA LEONE’ HO RITRASCORSO

IL MIO VISSUTO PER POI ESPLORARE ALTRO”

Già autore di cinque drammaturgie teatrali e di una sceneggiatura cinematografica, Luca Pasquinelli è arrivato in libreria con Giorni da Leone (Giovane Holden, Collana Battitore Libero), un romanzo dal tema sociale che scandaglia impietosamente i rapporti tra genitori e figli quando i genitori di ieri diventano i figli di oggi.

Leone Chiarodiluna è un figlio badante, la cui vita è interamente dedicata alla cura dei genitori anziani non autosufficienti. Una assistenza prestata senza coinvolgimento affettivo, anzi incolpando i genitori della sua mancanza, a quarant'anni compiuti, di prospettive. Luca, il rapporto di Leone con i suoi genitori è molto conflittuale. Come hai affrontato la scrittura di queste dinamiche familiari complesse?

“Ho affrontato la scrittura delle dinamiche familiari pescando certamente dal mio passato e, in particolare, da un periodo della mia vita in cui mi sono trovato a rinunciare a tante cose già conquistate per essere d’aiuto ai miei genitori che si trovavano in una condizione psicofisica molto precaria. Creare il rapporto di Leone con la sua famiglia mi ha permesso di esorcizzare e analizzare a fondo ciò che avevo vissuto io. Naturalmente, poi, la scrittura di un romanzo permette di partire da una verità e prendere il volo verso paesi inesplorati e inventati”.

Hai descritto la scrittura di questo libro come un processo impetuoso seguito da una fase più riflessiva. Raccontaci.

“Quando un libro o qualsiasi forma d’arte nasce da un’urgenza si manifesta per forza come qualcosa di

tumultuoso. L’esigenza di scrivere e di creare si fa largo anche con violenza tra gli impegni e le abitudini di vita che uno ha. Bisogna, infatti, riuscire a cogliere sempre l’attimo dell’ispirazione anche quando arriva in momenti in cui non ci sarebbe la possibilità di seguirla. Per quel che mi riguarda, quando sento questo tipo di impulso mi siedo davanti al pc e seguo la corrente. Cerco di prolungare il più possibile la sensazione e trarne il massimo frutto. Certo, questa situazione può capitare nei momenti in cui una persona è al lavoro, ad esempio,

e allora lì bisogna trovare il modo almeno di appuntarsi ciò che ci ispira per cercare di approfondirlo in seguito, andando a stimolare di nuovo quell’urgenza. La fase più riflessiva, invece, è legata alla post produzione, ossia a tutto quel lavoro faticosissimo ma fondamentale che riguarda la correzione del testo, quindi la rilettura e soprattutto la voglia di criticarsi e mettersi in gioco. Cancellare, modificare, migliorare. Si tratta di un processo razionale e perciò non impetuoso ma graduale”. Hai scritto numerose drammaturgie teatrali e una sceneggiatura cinematografica prima di questo romanzo. Come si differenzia il processo di scrittura per il teatro, il cinema e il romanzo?

“Ho scoperto che esiste una differenza abissale tra questi processi di scrittura. Il copione e la sceneggiatura sono mezzi per realizzare un’altra forma d’arte, che è la messa in scena o la realizzazione

di un film. Vi sono registi e attori, attrici, che danno vita a ciò che si scrive. Il romanzo è una forma d’arte unica e senza altri media che lo trasformano. Dentro al romanzo ci deve essere già tutto. Il lettore non è accompagnato da un attore o da un regista. Affronta il viaggio da solo e deve trovare nelle parole di chi scrive tutto il mondo che cerca, l’universo in cui vuole immergersi quando comincia a leggere la prima pagina”.

Il tuo romanzo affronta il tema dell'antieroe e delle debolezze umane. Pensi che se ne parli troppo poco a livello mediatico e non solo?

“Questa è una domanda molto interessante. Siamo in un’era in cui l’errore sembra essere bandito. S’insegna ai ragazzi a stare lontano dagli sbagli, a essere sempre perfetti. La perfezione, poi, va a scontrarsi con modelli pericolosi e insani da imitare. I ragazzi hanno di fronte a loro il modello dell’uomo di successo, che pensa solo ai soldi, all’orologio, all’auto di lusso e ottiene tutto e subito. Le ragazze si trovano davanti l’ossessione per la perfezione estetica. Il corpo curato in ogni dettaglio, il viso truccato in maniera impeccabile, le unghie sempre pitturate. Tutto questo porta a una pericolosissima rimozione dell’interiorità e dell’unicità. Toglie spazio all’imprevedibile, alla bellezza della fragilità”. Cosa speri che i lettori traggano dalla lettura di "Giorni da Leone"?

“Spero che i lettori partano per un viaggio che li porti emozioni. Che siano positive o negative, questo fa parte della vita perché leggere una storia è come viverla. Vorrei che, dopo aver finito il libro, le persone si sentissero come quando si scende da un giro di giostra. Sicuramente spero che dopo questa lettura le persone amino di più se stesse e le persone care che stanno loro intorno”.

“GLI OCCHI DEL MALE”

IL TRUE CRIME FIRMATO MAX PROIETTI

Max Proietti, laureato in Scienze e tecniche psicologiche grazie al suo background da psicologo, riesce ad accompagnare il pubblico e i lettori qualsiasi età essi abbiano, in una visita alla galleria degli orrori. Per il suo nuovo libro “Gli occhi del Male”, ha scelto dieci personaggi emblematici (da Jeffrey Dahmer a Donato Bilancia, dalle Bestie di Satana a Ed Kemper) nel tentativo di spiegare la natura del serial killer, esorcizzando la paura che di solito ci scatena un male tanto profondo e insondabile. Grazie alla sua capacità di scavare nella psiche umana e attraverso affascinati analisi dettagliate su casi celebri e misteri irrisolti, Max è diventato celebre per gli esclusivi contenuti ‘true crime’, diventando in breve tempo un punto di riferimento per gli appassionati del genere e non solo, seguitissimo sui social da migliaia di followers. Come nasce l'idea del libro e cosa rappresenta quest'opera per te?

“L'idea di ‘Gli occhi del male’ nasce dal mio desiderio di esplorare e raccontare non solo le storie di crimini, ma anche di addentrarmi nella mente di chi li commette. Volevo andare oltre la narrazione dei fatti e concentrarmi sulle motivazioni psicologiche, sui traumi e sui fattori che portano alcune persone a compiere atti così estremi. Questo libro rappresenta per me la realizzazione di un lungo percorso di studio e ricerca sul true crime, ma anche un'opportunità per aprire un dialogo su temi più profondi come la psicologia umana e il male. È un'opera che sento molto personale, un mezzo per portare il lettore a riflettere non solo sull'orrore, ma anche su cosa ci spinge a cercare di capirlo”.

In "Gli occhi del Male" porti la psicologia a portata di tutti con un linguaggio chiaro e comprensibile. Qual è il messaggio che intendi lanciare con questo tuo primo libro?

“Il messaggio principale che vorrei trasmettere è che, anche di fronte ai crimini più efferati, è importante cercare di comprendere cosa c'è dietro. Non si tratta di giustificare il male, ma di capire cosa può portare una persona a commettere atti atroci. La psicologia ci offre degli strumenti per farlo, e io ho voluto renderli accessibili a tutti, senza tecnicismi e con un linguaggio che chiunque possa comprendere. La nostra comprensione della mente umana può aiutarci non solo a prevenire, ma anche a capire meglio noi stessi e le persone intorno a noi”.

La passione per il ‘true crime’ l'hai sempre avuta, raccontaci come è nato l'interesse e la passione per questo filone. Raccontaci anche un po' della tua storia.

“Ho sempre avuto una grande curiosità per la natura umana, soprattutto per quei comportamenti estremi che sembrano sfidare la logica e la morale. Fin da piccolo, la mia passione per la lettura e il desiderio di capire il "perché" dietro certe azioni mi ha avvicinato ai casi di cronaca nera. Col tempo, ho iniziato a studiare in modo più approfondito la psicologia criminale, spinto dall'interesse di capire non solo i fatti, ma anche le dinamiche interiori di chi li commette; ammetto di essere stato aiutato dalla mia laurea in ambito psicologico. Per me, il true crime è un modo per esplorare i limiti della condizione umana e il ruolo che il contesto, la società e le esperienze di vita giocano nel plasmare certe scelte”.

Quale caso italiano o estero che negli ultimi anni ti ha colpito di più e perché?

“Uno dei casi che ho trattato nel libro è quello di Donato Bilancia, uno dei più noti serial killer italiani. La sua vicenda mi ha colpito profondamente per la rapidità e l'intensità della sua escalation criminale, che ha portato a diciassette omicidi in un periodo di tempo molto breve. È un caso che rappresenta un enigma psicologico complesso: Bilancia non uccideva per motivi passionali o ideologici, ma sembrava spinto da un mix di traumi personali, rabbia e impulsi distruttivi difficili da decifrare. Ho voluto includerlo nel libro perché è un esempio perfetto di come, spesso, il male si manifesti in modi apparentemente incomprensibili, obbligandoci a riflettere più a fondo su ciò che lo genera. Oltre al caso Bilancia, nel libro esploro anche casi internazionali come quello di Ted Bundy, che ci costringono a confrontarci con la possibilità che il male possa nascondersi dietro volti apparentemente normali”.

Perché a tuo avviso le nostre società sono ossessionate dal fenomeno del ‘true crime’?

“Credo che l'ossessione per il ‘true crime’ derivi in parte dalla nostra innata curiosità per il lato oscuro dell'essere umano. I crimini, soprattutto quelli efferati, ci affascinano perché ci pongono di fronte a domande esistenziali: cosa porta una persona a commettere atti di tale violenza? Quali sono i limiti della nostra moralità? Inoltre, viviamo in un'epoca in cui il confine tra intrattenimento e informazione è sempre più sottile, e il true crime risponde a entrambi i bisogni. Da un lato ci intrattiene, dall'altro ci permette di sentirci quasi ‘investigatori’, di cercare risposte e di confrontarci con le nostre paure più profonde”. Nell'opera accompagni anche il lettore ad analizzare il serial killer andando oltre "l'orrore superficiale". Quanto sono importanti a tuo avviso le tematiche connesse alla mente umana, al benessere psicologico nel turbine delle molteplici emozioni al quale le nostre società sono spesso sottoposte? E come siamo messi in Italia rispetto all'estero? Se ne parla ancora forse troppo poco? “Le tematiche legate alla salute mentale sono fondamentali, soprattutto in una società come la nostra, dove lo stress, le pressioni sociali e le aspettative spesso mettono a dura prova il nostro equilibrio psicologico. Credo che non possiamo comprendere veramente i comportamenti umani, inclusi quelli più estremi, senza considerare i traumi, le difficoltà psicologiche e l'ambiente in cui viviamo. In Italia, negli ultimi anni si è cominciato a parlare di più di salute mentale, ma siamo ancora indietro rispetto ad altri paesi, dove c'è una maggiore consapevolezza e attenzione a questi temi. C'è ancora molto stigma intorno alla malattia mentale, e penso che dovremmo fare di più per educare e sensibilizzare le persone, non solo per comprendere chi soffre, ma anche per prevenire situazioni che possono portare a tragedie”. Attraverso approfondite ricerche, un’attenzione scrupolosa ai dettagli e soprattutto un amore innato per la tua città, ti diletti anche a portare alla luce le vicende e i personaggi che hanno plasmato l’antica Roma, offrendo al pubblico moderne interpretazioni e riflessioni sulla grandezza

di una delle civiltà più influenti della storia. Raccontaci qualche chicca su questo!

“Roma è una città che mi ha sempre affascinato, non solo per la sua storia, ma per l'incredibile connessione tra il passato e il presente che si respira ad ogni angolo. Mi sono imbattuto in figure storiche che spesso vengono trascurate, ma che hanno avuto un impatto significativo sulla nostra società. Ad esempio, ho voluto approfondire la figura di Giulia Domna, moglie dell'imperatore Settimio Severo, una donna straordinaria che ha avuto un ruolo politico molto influente in un'epoca dominata dagli uomini. La sua intelligenza e la sua capacità di manovrare le complesse dinamiche della corte imperiale sono un esempio di come la storia romana sia ricca di figure affascinanti che meritano di essere riscoperte”. Max cosa ti aspetti dal tuo prossimo futuro. Immaginiamo ora sarai concentrato sul libro, poi cosa dobbiamo aspettarci?

“Per il prossimo futuro, sono sicuramente concentrato sull'uscita di ‘Gli occhi del male’ e sulla sua ricezione da parte del pubblico. Spero che possa aprire un dialogo su temi importanti e che susciti curiosità in chi lo legge. Dopo il libro, ho già diversi progetti in mente. Sto pensando a un nuovo libro, sempre legato al ‘true crime’, ma con un focus su tematiche diverse, magari più legate al contesto sociale in cui certi crimini avvengono. Mi piacerebbe anche lavorare su progetti che combinino la narrazione storica con la psicologia, cercando di portare alla luce figure o eventi meno conosciuti che possano offrire spunti di riflessione sul presente. E poi, chissà, magari un giorno mi vedrete anche in qualche documentario o serie TV sul ‘true crime’!”.

Un animale selvaggio

Joel Dicker è l’indiscusso maestro del thriller, che torna con un romanzo potente: “Un animale selvaggio”. Ambientato a Ginevra, il romanzo incatena il lettore con una trama in cui si intrecciano e sovrappongono a ritmo incalzante i diversi set narrativi, che danno vita a un’unica storia sfaccettata, un puzzle di cui si troverà soltanto alla fine il pezzo mancante e decisivo. Dicker gestisce mirabilmente la suspence della storia, ricordandoci perché è tra gli autori più tradotti al mondo.

Il 2 luglio 2022 viene rapinata una importante gioielleria di Ginevra. Venti giorni prima, l’affascinante Sophie Braun sta per festeggiare il suo quarantesimo compleanno. Vive in una bellissima villa ai margini del bosco, con suo marito e i due figli. All’improvviso, il loro mondo idilliaco vacilla: i segreti che custodiscono sono troppi, per poter restare nascosti per sempre.

Il loro vicino è un irreprensibile poliziotto, ossessionato da quella coppia perfetta e dalla bellezza della donna. Nel giorno del suo compleanno, Sophie riceverà un regalo che sconvolgerà la sua vita dorata. Un intrigo diabolico verrà sciolto a ritmo serrato, pagina dopo pagina.

Solo dieci minuti, prometto

Nunzia Mazzei è l’autrice del romanzo “Solo dieci minuti, prometto”, noir ambientato a Napoli, che affronta temi tristemente attuali e complessi – come la violenza sulle donne, la ricerca di un equilibrio affettivo/sentimentale e la doppia vita in cui molte persone si agitano.

Protagonista del romanzo è Filippo, che di giorno è un impiegato modello e di notte gestisce un giro di prostituzione, nel cuore della città. Tra le “sue” ragazze c’è Vilma, la cui natura selvaggia e il sorriso misterioso seducono il giovane, che prova emozioni per lui inconsuete. Una madre anaffettiva e l’improvviso distacco dalla casa paterna hanno, infatti, influito sulla sua crescita e maturazione. L’incontro con Nora, una ragazza perbene, costituirà per lui un momento fondamentale; la giovane donna lo travolgerà sin dal primo incontro, con un sentimento sconosciuto e potente, tanto da allontanarlo da Vilma. Con lei Filippo sognerà perfino una famiglia. Ma il sentimento che nutre è tutt’altro che amore…

Con uno stile diretto ed efficace, Nunzia Mazzei cattura l'attenzione del lettore e lo coinvolge in un viaggio attraverso il centro storico di Napoli. Viaggio reale ed emotivo, che offre un’accurata osservazione e introspezione dei personaggi, mettendo in evidenza opportunità e rischi delle relazioni interpersonali.

Letti per Voi

Periferie liquide

Curato da Monica Buonanno, il volume edito da Armando De Nigris - “Periferie liquide”, è un racconto corale che attraversa tutta l’Italia, riannodando i fili di significative esperienze di riqualificazione delle periferie.

La Buonanno, già assessore alle Politiche Sociali e al Lavoro del Comune di Napoli, ha intrecciato la sua straordinaria esperienza –maturata soprattutto a Scampia (da cui ha tratto il libro testimonianza “Scampia ammaina la Vela. Siamo solo sognatori abusivi”) con quella di altre città, confrontandosi con visioni e prospettive diverse, per capire come si esercita il diritto all’abitare, allo spazio, all’identità, collegandole a indicatori di disuguaglianze e ingiustizie sociali. Il quesito posto alla base del percorso riguarda la possibilità di coniugare benessere collettivo e periferie: si possono tenere insieme le politiche ambientali e di welfare con i diritti individuali e collettivi?

I luoghi narrati (Corviale, Zen, Begato, Grugliasco, Barriera di Milano, Arzano), pur nelle loro diversità e specificità, sono uniti da un comune denominatore: la centralità delle periferie, una prospettiva culturale, democratica, ampia e plurale – che vada oltre gli stereotipi ed i pregiudizi – per realizzare un progetto concreto ed efficace, che tuteli e promuova la dignità e i diritti di chi rende vive e vivaci le periferie delle nostre città.

CULTURA & PERSONAGGI

ANNARITA SANTORO

UNA PENNA E UN QUADERNO I SUOI AMICI SIN DA PICCOLA

Salentina doc, Annarita è una signora scrittrice, sceneggiatrice e giornalista. E' una grafologa d'eccellenza, tanto da scrivere dei libri particolari

Un qualcosa di speciale in lei fin dalla nascita, di recente ha ricevuto il prestigioso riconoscimento 'Cristoforo Colombo', come artista dell'anno e anche come ambasciatrice per il Lazio.

Per Annarita Santoro è stato un onore e giudica la regione Lazio la culla dove è nata la cultura ed il cinema. E' venuta al mondo già con l'arte dentro, fin da piccola scriveva, anche per sfogo, visto che a scuola era repressa dagli insegnanti. Non potendo quindi parlare, si buttava sulla scrittura. I suoi amici erano il quaderno e la penna. Così si poteva liberare sentendosi più serena, come se fosse una confidenza che si fa ad un amico.

Annarita, hai avuto intorno persone severe quando eri piccola.

“Non puoi capire l'atteggiamento che avevano gli adulti nei miei confronti. Non tutti i mali vengono per nuocere, visto che tutto questo mi ha spronata a liberare l'arte della scrittura che albergava in me”.

La tua carriera è partita quindi dalla scrittura. Come sei arrivata al cinema?

“Ho sempre vissuto nell'ambiente cinematografico, in quanto mio padre lavorava in quel campo in veste di operatore. Tagliava le scene

Annarita Santoro e il premio ricevuto al Festival Internazionale del Cinema di Venezia

osé che a quei tempi erano proibite. Ci diceva che il cinema sarebbe stata la nostra casa. Avevo tre anni circa quando ho iniziato ad amare il cinema”.

Che tipo di studi hai fatto?

“Ho una laurea in psicologia, criminologia e grafologia. Feci una tesi interessante sulla grafologia su Giuseppe Verdi, tanto che si trasformò in un libro”.

Hai scritto altro nella tua vita?

“Certo. Ho scritto libri su Aldo Moro, su Federico Fellini e altri, dove ho analizzato la scrittura di questi grandi personaggi che hanno fatto la storia. Il mio intento è stato quello di voler dare un'informazione al lettore a 360 gradi, visto che il personaggio lo conosciamo solo nell'ambito storico, ma ignoriamo la sua anima. Ecco che tramite la scienza della grafologia, emergono tanti particolari”.

Sei anche una collega giornalista se non sbaglio.

“Sì, sono venuta a contatto con il mondo del giornalismo e quindi ho ritenuto opportuno fare un corso, iscrivendomi così all'albo dei giornalisti della Puglia. Ho avuto anche proposte per scrivere sceneggiature di un lungometraggio e di un cortometraggio”.

Hai avuto riconoscimenti per tutte queste tue attitudini?

“Ho ricevuto un premio al Festival di Venezia, al Festival di Cannes, al Festival del Cinema. al Festival di New York. Ho ricevuto anche il Premio della Rosa d'Oro delle donne e delle eccellenze, il Colosseo d'Oro e di recente il Premio Cristoforo Colombo”.

Una classica domanda. Progetti?

“Quelli ci sono sempre. Sono appena stata alla Festa del Cinema di Roma come giornalista e come sceneggiatrice. Mi hanno inoltre contattata per ricevere un premio come giornalista. Le mie giornate sono sempre diverse e mi arricchiscono di volta in volta”.

Annarita Santoro premiata lo scorso 26 ottobre alla Festa del Cinema di Roma

CLARA GUGGIARI

MODELLA, ISTRUTTRICE DI FITNESS

E ORA “LA BELLA” NEL FILM DJANGO

Girato ad agosto presso il parco dei divertimenti del Lazio Cinecittà world il nuovo film diretto ed interpretato da Claudio Del Falco, "Django Undisputed", Il ritorno del western all'italiana. Questa storia narra di un uomo (Django) disposto a tutto per riportare ordine in un villaggio west oppresso dal crimine fino a duelli all'ultimo sangue per salvare la propria comunità dalla tirannia e proteggere la madre Serena proprietaria di una casa di tolleranza. Tra le varie donne di questo esercizio ne spicca una di cui il protagonista si invaghisce, la bellissima modella, e in questo caso attrice, Clara Guggiari, alle prese con il suo quarto film.

Ciao Clara complimenti per la professionalità che metti in ogni cosa che fai e per l'indubbia riuscita, come ti trovi nei panni di attrice?

“Ciao a tutti i lettori di GP Magazine. Ho cominciato a fare qualche piccola parte nei film quasi per gioco e siamo già arrivati al quarto... Lo trovo un modo per evadere dalla routine quotidiana in quanto faccio un lavoro di responsabilità, gestisco un centro sportivo molto grande a Roma e, quindi, gli impegni non finiscono mai, dalla gestione dei dipendenti e delle attività a tutto tondo, mi prendo questi spazi sul set per riposarmi dalle solite cose. Mi diverto molto e mi ricarico per affrontare le giornate con maggiore interesse e il risultato è che nei panni di attrice mi trovo molto bene e cerco di mettere sempre un pizzico di me in ogni personaggio che interpreto”.

La particolarità di questo film è che è ambientato in ambito western con bel-

SPETTACOLO

lissimi costumi e acconciature. Come ti sei adattata in questa dimensione?

“Un film in costume ambientato nell'800 non l'avevo mai girato ed è stata un'emozione fortissima sentire che si fa parte di un'altra società - anche se per finzionee stavamo in un maneggio ispirato a quei tempi con vari settori, costumisti, scenografi, truccatori, tutti impegnati per garantire un bel risultato. Ci riunivamo tutti circa tre ore prima delle riprese per prepararci... Io ero la più veloce e arrivavo sul set per prima perché non volevo che gli altri aspettassero. Infine, dovevo dedicare molto tempo alla copertura dei tatuaggi, erano tutti molto pignoli ma era giusto così per la buona riuscita del film!”.

Anche in queste vesti sei di una bellezza disarmante, non ti riesce difficile ammaliare chi ti guarda, dall'eroe del film allo spettatore, sei consapevole di questo?

“Beh, interpreto la bella del film anche se non me ne sono resa subito conto, fino a quando non ho visto delle scene del girato! Avevo vicino a me molte donne, per cui, pensavo di essere una delle tante, erano tutte bellissime, procaci e sensuali... devo dire che modestamente sono risultata molto bene”.

Tra i tuoi lavori da istruttrice di fitness, modella e attrice quale preferisci?

“Tra tutti i lavori che ho fatto, modella, attrice ed insegnante di fitness quello a me più congeniale è senza dubbio la modella. Devo dire che amo stare davanti alla macchina fotografica, mi sento più realizzata e scatto dopo scatto vi ringrazio e ci incontriamo al più presto, vostra Clara”.

CLARA

GUGGIARI

SPETTACOLO

FLAVIO ARBETTI

PROFESSIONE SCENOGRAFO

E’ scenografo e costumista tra i più apprezzati in assoluto. Lui è Flavio Arbetti e lo conosciamo meglio attraverso questa intervista.

Flavio da dove nasce la tua passione per la scenografia?

“Dove nasce la mia passione per la scenografa è un salto nel tempo quello che mi chiedi di fare. Quando ero giovane comparsa all’Arena di Verona rimanevo sempre dopo le prove, incuriosito dal lavoro dei tecnici che allestivano le scene e questo rapiva la mia attenzione e mi proiettava in un mondo dal quale non avrei mai voluto uscire”.

Qual è stato il tuo primo lavoro importante?

“Il mio primo lavoro è in realtà quello che sto facendo, perché tutti i lavori per me sono importanti e non ce n’è uno che non sento mio e che non mi appassioni follemente. Mi escono da dentro, ho fatto il liceo artistico e tutto ciò che è creativo mi affascina tantissimo”.

Una produzione rimasta nel cuore?

“Così come la produzione che mi è rimasta nel cuore è difficile riuscire a spiegare quello che sento e

quello che provo perché ogni mia creazione è frutto di me, della mia testa, del mio cuore, dei miei sentimenti. Quindi non è nemmeno pensabile per me avere a cuore una produzione anziché un’altra”.

C’è un genere teatrale che più ami e perché?

“Quale genere teatrale amo… tutti! Tutti quelli che stimolano la mia creatività, tutti quelli che mi fanno entrare in un mondo onirico dove riuscire con il mio estro a far entrare altri a leggere il mondo, la storia che sto raccontando come se ci fosse dentro, come se ne facesse parte. Ecco perché la Danza, la Prosa e l’Opera stessa per me sono generi che scaturiscono dalla testa e dal cuore”.

Come è cambiato il lavoro dello scenografo?

“È cambiato nel momento stesso in cui si adatta ai tempi e alla modernità. Una volta era tutto fatto a mano, un progetto fatto su modellini in scala per far capire e comprendere dove muovere i vari personaggi. Oggi è fatto tutto al computer e non dico questo per risparmiare tempo ma aiuta molto a rendersi conto in tempo reale di quello che si vuole, questo a prescindere dalla inventiva dello scenografo”.

Quali sono le tecniche che oggi si incontrano nel tuo lavoro?

“Le tecniche di lavoro si sono adattate anche loro come il lavoro stesso dello scenografo, dei registi, dei direttori d’orchestra e di altre maestranze. Si

sono adattate al corso dei tempi moderni, ci sono carrelli elevai, nuovi impianti di illuminazione, motori che fanno muovere elementi scenici grandi e piccoli direttamente governati dal computer con infinite possibilità e soluzioni”.

Progetti futuri?

“È il futuro stesso a riuscire a rendere il mio lavoro di artista talmente affascinante, talmente bello e irresistibile da poter trasmettere con quel che sono, con quel che ho, con quel che ho fatto alle giovani generazioni i valori di un passato di un’Arte che si perde nella notte dei tempi e che è sempre stata parte fondante dell’essere stesso dell’uomo che vuole urlare la bellezza dell’esserci, la bellezza della fantasia e del genio umano. Tutto quanto comporta questo per me è il futuro!”.

In collaborazione con:

Balletto “ Omaggio a Rota”
Teatro Filarmonico di Verona Fondazione Arena di Verona Coreografia originale di Maria Grazia Garofoli

Vi aspettiamo con le novità cinematografiche più attese

STORIE DI RADIO

PAOLO TESTA

LO STORICO CONDUTTORE DI “SUPERSONIC”

Insieme a Gigi Marziali ed altri condusse il famossimo programma su Radio Rai

Se nei numeri precedenti abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con il grande Gigi Marziali, non potevamo non dare spazio ad un altro storico conduttore radiofonico del programma “Supersonic” e cioè Paolo Testa. E' incredibile come, dopo tutti questi anni, ancora si continua a parlare di un programma radiofonico come se fosse terminato ieri. Attraverso questa rubrica, è interessante apprendere qual è stato il percorso di chi ha fatto per primi la radio. Altro che talent di oggi! Il mezzo radiofonico che recentemente ha compiuto i suoi bei cento anni, ha visto al microfono migliaia e migliaia di voci.

Quella di Paolo è davvero unica e particolare e ci è rimasta dentro.

Cosa fa nella vita oggi Paolo Testa?

“E' pensionato e bada ai suoi nipoti, conduco la vita da normale nonno. Sono in pensione dal 2010”.

Secondo te perché oggi si parla ancora di “Supersonic”? Che effetto ti fa?

“Sicuramente alberga in me un po' di nostalgia, mi fa sempre un certo effetto parlarne. E' stato periodo particolare della mia vita. Il programma ha aperto sicuramente le porte ai successivi programmi radiofonici. Ha fatto da apripista”.

Cosa ricordi con più nostalgia?

“La colonna musicale che era particolare per quell'epoca a cui la Rai prima di noi, non era abituata. Non vorrei usare una parola grossa, ma è stato un programma rivoluzionario”.

Il tuo orientamento in fatto di gusti musicali?

“Ho sempre amato la musica italiana, il cantautorato che ha fatto la storia. Inoltre amavo certa musica straniera che ancora non era ascoltata in Italia come quella dei Pink Floyd o Led Zeppelin. Tutti gruppi rock che provenivano dall'Inghilterra”.

Come nasci radiofonicamente?

“Feci un concorso per annunciatori radiofonici nel 1968 e, una volta superato, fui assunto direttamente in via Asiago. La mia prima esperienza fu direttamente con la Rai, proprio come Gigi Marziali. Avevo vent'anni”.

Paolo Testa e Felice Bernacchi
Paolo Testa con i colleghi di “Supersonic”

Oltre alla Rai hai avuto qualche altro episodio nel privato?

“No, mai”.

Oggi ti ritroveresti a lavorare in una radio del 2024 con tutta la sua tecnologia?

“Penso di no. Sono della vecchia scuola, di vecchia impostazione e vecchio io”. Ci vuoi raccontare qualche esperienza con i radioascoltatori?

“Mi è rimasta impressa una signora anziana che mi portò in sede di prima mattina un cavalluccio siciliano di legno colorato, per ringraziarmi della compagnia che le facevo”.

Colleghi che ricordi ancora oggi con affetto?

“Con Gigi Marziali c'è un rapporto fraterno direi. Aggiungerei gli altri del gruppo come Paolo Francisci e Antonio De Robertis. Noi quattro abbiamo condotto 'Supersonic'. Ogni tanto ci sentiamo”.

Ascolti oggi la radio?

“Pochissimo, guardo più la tv”.

Ti manca il tuo lavoro?

“No, ho dato tutto, ho detto stop, non ho più

voglia”.

Hai avuto modo di ritrovare persone con le quali hai lavorato all'epoca tramite i social?

“Non ne faccio uso. Ho un profilo Facebook inutilizzato”.

Attualmente quali sono le tue passioni di vita?

“Come detto, guardo la televisione e mi dedico ai nipoti che mi assorbono molto”.

MUSICA

JOHNSON RIGHEIRA

LA NUOVA VITA IN CAMPAGNA LA VOGLIA DI CONTINUARE A FARE MUSICA

E FAR DIVERTIRE GLI ITALIANI

Johnson Righeira, al secolo Stefano Righi, non ha cessato la sua attività, che come ben sappiamo, ha dato vita insieme al suo compagno artistico Michael Righeira, a singoli evergreen come “Vamos a la Playa” e “L'estate sta finendo”. Effettivamente notare un cambiamento fisico in personaggi che ci hanno cresciuto quando eravamo appena adolescenti, oggi fa un certo effetto, ma l'energia è immutata. Infatti a portare avanti la gloria del duetto, conquistata nell'arco di quarant'anni, adesso ci pensa lui. Attualmente vive vicino Torino in un posto contornato da colline e castelli. Affabile e simpatico, ci ha concesso volentieri questa breve intervista durante un backstage. Peccato che il duo si sia sciolto già da un po' di tempo e che non si sia mai parlato di reunion.

Intanto Johnson Righeira porta in giro la sua musica a far ballare le piazze d’Italia ed è stato ospite protagonista all’edizione 2024 della “Corsa degli Zingari” a Pacentro (AQ), alternandosi con un’altra icona anni ’80 come Ivana Spagna. Johnson, la tua è una lunga carriera artistica iniziata quarant'anni fa. A che punto siamo arrivati?

“E chi lo sa? Sono felice perché sono rinato. Quattro anni fa, durante il periodo del lockdown, mi sono ritrovato chiuso nel mio rango. Ho trascorso quel momento in isolamento assoluto, il che mi ha permesso di disintossicare la mia mente, portando via un sacco di scorie. Mi sono liberato la mente e sono ripartito con una voglia diversa di fare le cose. In quei lunghi mesi sono nate diverse idee, prima su tutte quella di fondare la mia etichetta discografica che si chiama Kottolengo. In seguito ho iniziato a produrre vino con un brand che ha lo stesso nome. La vita di campagna mi ha ridato nuova linfa”.

© Le foto di Johnson Righeira sono di Giuseppe Mignola

Adesso sei reduce dal tour estivo.

“Sì e a dir la verità sono un po' stanco, non avendo più vent'anni. Infatti un po' di vacanza ci vuole”.

Il bello degli anni '80 è che la musica di allora ancora resiste ed è ancora attuale. Cosa pensi invece delle produzioni contemporanee? Avranno la stessa durata nel tempo?

“Non sono così arrogante da fare previsioni di questo tipo. Mi limito a constatare che ho avuto fortuna in quello che ho portato avanti ed è stato un successo inaspettato e travolgente che resiste al tempo. Magari qualche pezzo di oggi resterà nella storia, perché no? Ma non così tanti pezzi come quelli degli anni '80 che si sentono oggi abitualmente nelle playlist delle radio. E' stata una produzione massiccia e di grande qualità indipendentemente dai generi musicali”. Quelle canzoni sono amate e seguite dalla generazione Z.

“Assolutamente sì. E' per questo motivo che con il mio amico musicista torinese Jonathan, ho dato vita all'ultimo singolo intitolato 'Ho sempre odiato gli anni '80', titolo che fa ridere. Ovviamente è tutta ironia. Basti pensare che all'epoca la italo-disco veniva snobbata, ma dopo quarant'anni siamo ancora qui e seguiti per di più dalle nuove generazioni sia di pubblico, sia di musicisti che si rifanno all'elettronica e a tutti quei suoni esistenti in quel magico periodo. Evidentemente non era così male. E allora dico 'Ci avete snobbati e criticati? E allora ho sempre odiato gli anni '80!' Alla fine ci è venuto spontaneo”.

© Le foto di Johnson Righeira sono di Giuseppe Mignola

MUSICA

GIOVANNI ALLEVI GIOVANNI ALLEVI

“DOPO L’ANNUNCIO

DELLA

MIA

MALATTIA MI È CADUTO ADDOSSO UN AFFETTO CLAMOROSO”

Giovanni Allevi è stato il primo ad essere premiato sul palco del Med Fest di Cagliari, il festival che ha celebrato la ricchezza e la diversità del Mediterraneo attraverso arte, cultura e sostenibilità organizzato da Giuseppe Ligorio che si è svolto a Cagliari dal 26 al 29 settembre. Una vera e propria ovazione ha accolto il pianista, compositore, scrittore, filosofo e direttore d'orchestra. Allevi, infatti, dopo aver rivelato di essere gravemente malato è entrato ancora di più nei cuori della gente. Il Maestro ha ricambiato l’affetto che il pubblico gli ha dimostrato raccontandosi a 360° alla conduttrice Barbara Politi. “Come si fa a ricominciare”? la prima domanda che gli viene rivolta. “La mia malattia colpisce soprattutto le ossa della colonna vertebrale. Poi ho due vertebre schiacciate e due fratturate. Questo mi crea forti dolori. Pensavo che il mal di schiena sarebbe stato il problema principale per suonare il pianoforte. E invece no. Il vero problema è stato il tremore alle mani. Iniziavo a suonare e le mani tremavano. Andavo nel panico perché c'era il pubblico e non potevo deluderlo. Così le mani tremavano ancora di più. E si innescava un circolo vizioso. Ricordo in particolare un concerto a Locarno. A metà dell'esibizione stavo per alzarmi e annunciare il mio definitivo ritiro dalle scene. Però il pubblico era talmente carino che ho capito che le persone non volevano la perfezione da me. Ma era veramente difficile suonare con le mani che tremavano così. Allora mi sono ricordato di alcune strategie che utilizza la psicologia comportamentale americana. Tutti noi siamo come delle scatole nere con degli input e degli output. Se un nostro comportamento non va bene – come il mio tremore alle mani - bisogna andare a modificare gli input con un’interferenza. Nel mio caso quando iniziano a tremarmi le mani devo visualizzare un'immagine positiva per ingannare il cervello. Così il circolo vizioso si interrompe. Poi giorni dopo Locarno c’era un concerto a Trento: mi giocavo tutto. Mi siedo, inizio a suonare, parte il tremore alle mani e comincio con le mie visualizzazioni. Pensavo a quanto era bello essere lì. In realtà stavo morendo dentro. Però mi sono accorto che effettivamente stava funzionando. Il tremore era ad un livello accettabile e avevo interrotto il circolo vizioso”. Ad aiutare Giovanni Allevi nei mesi più difficili è stata la cultura. È lui stesso a raccontarlo con una serenità disarmante: “All'Istituto dei Tumori di Milano una signora mi avvicinò dicendo che voleva farmi

salutare il marito che era stato l'organizzatore di un mio concerto tanti anni fa. La signora sorrideva, mentre lui aveva uno sguardo completamente vuoto. Aveva lo sguardo di quando ricevi una diagnosi. Ci vogliono settimane per arrivare alla consapevolezza che la diagnosi è il primo passo verso la guarigione, ma in quel momento ti senti vuoto e non hai nessun appiglio. Sempre lungo quei corridoi un po’ di tempo dopo un’altra signora mi ferma e mi chiede se posso dare una parola di incoraggiamento al figlio che è un mio fan. Questo ragazzo avrà avuto 17 anni e aveva anche lui sguardo vuoto. Inizio il ciclo delle chemioterapie. Una notte mi sveglio per andare in bagno. Era complicato perché ero imbottito di antidolorifici potentissimi. Poi prendevo anche tre antidepressivi e avevo la flebo per l'idratazione attaccata 24 ore su 24. In bagno ho acceso la lucina sopra allo specchio. Ho aperto gli occhi e in quello specchio ho rivisto quello stesso sguardo. Ma stavolta ero io ad averlo. Ero bianco cadaverico, senza capelli, magrissimo. In quel momento ho capito che, se avessi voluto, mi sarei potuto spegnere. Perché non l'ho fatto? Principalmente per non recare un dolore ai miei familiari. Ma anche perché in quei giorni ho riletto l’Iliade. Quando Omero racconta che l'eroe viene ferito a morte o sta per soccombere usa sempre questa descrizione: ‘Il buio scese sui suoi occhi e la notte avvolse il suo sguardo’. Era quello sguardo lì. Lo stesso identico sguardo. Quello che hai nel momento in cui ti senti perso, in cui non hai nessun punto di riferimento, non hai più nessun appiglio. Quello sguardo lo stavo riconoscendo in uno scritto dell'ottavo secolo, a.C. Non mi sono sentito più solo.

La fragilità dell'essere umano appartiene a tutte le epoche, a tutte le latitudini, a tutti i tempi. Apparterrà anche all'uomo che ci sarà nel futuro. Questa consapevolezza mi ha mi ha dato un grande sollievo”.

Giovanni Allevi in una situazione di grande difficoltà come quella che stava vivendo ha scelto di non arrendersi, ma di diventare sentinella di bellezza. Parlando delle bellezze del mondo come alba e tramonto, ma anche del futuro che lo aspetta: “Quando ho ricevuto la diagnosi non sono andato a vedere su Internet cosa fosse il mieloma. Avevo notato che era una parola particolarmente dolce perché contiene la parola miele, però c'era quel finale che non mi convinceva per niente. Ma ho continuato a non chiedere niente. Ho affrontato due anni di terapie difficili durante i quali ho scritto tanta musica con il sogno di proporla al pubblico una volta che avessi vinto la mia battaglia. Quando ho comunicato che mi ero ammalato è successo un finimondo da un punto di vista mediatico. Qualche giorno dopo mi è arrivata la rassegna stampa con tutti gli articoli di giornali che erano usciti. Li ho sfogliati velocemente e ho capito che c’era un’ondata di grande affetto intorno a me. Poi mi è caduto l’occhio su un titolo a caratteri cubitali, talmente grosso che non potevo non notarlo. Era un'intervista fatta ad un esperto del mieloma. Il titolo era ‘Dal mieloma non si guarisce mai’. E sotto c'era pure l'aspettativa di vita. Secondo le statistiche il mio futuro non può spingersi troppo in là. Ma non penso di essere una persona che rientra in una statistica. Quindi il mio domani è un presente allargato nel quale voglio farmi attraversare dalla vita”.

“RESISTERE”: IL NUOVO INIZIO DI ROBERTA MONTEROSSO

GUARDAMI CON IL CUORE IN MANO!

È uscito su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo e il video di Roberta Monterosso: “Resistere”, prodotto dalla cantautrice insieme a Edo Nocco e distribuito da Artist First.

Un brano intimo con cui la giovane artista condivide un momento di coraggio, l’esorcizzazione del dolore e la volontà di ripartire verso una nuova vita. Un testo in cui le parole hanno un peso e in nessun modo abdicano alla banalità ma scandagliano, con schiettezza e sincerità, uno stato d’animo. La musica, invece, va già oltre le parole e con un ritmo leggero, quasi allegro, apre alla speranza e alla risoluzione di un rapporto che inevitabilmente è già arrivato al capolinea.

In questa apparente dicotomia, si percepisce la possibilità di accettare anche la fine di un amore, un momento di difficoltà perché è comunque vita e, probabilmente, anche l’occasione di operare delle scelte. “Resistere” è un continuo sali e scendi di emozioni in cui Roberta, autrice del testo e della musica, fa “ritorno” a casa, là dove sono le sue radici per ritrovarsi e ripartire.

Il video è stato volutamente girato in Liguria, dove la musicista e cantautrice è nata, a sottolineare la necessità di prendersi del tempo, riabbracciando gli affetti più cari, ritrovare i profumi e i colori del mare e della sua terra. Perché trascinare una sto-

#CoseBelle

ria già finita oltre il tempo? È questa la domanda a cui la cantautrice risponde, ricordando a sé stessa che non è mai troppo tardi.

“Il messaggio di Resistere è di guardare al domani con coraggio e speranza – ci racconta Roberta – fidandoci e affidandoci a quello che il futuro ci potrà riservare, senza rimanere ancorati, per paura, al passato. Anche perché, nonostante tutti i momenti no, il mondo va avanti e sta a noi ritrovare la strada per ripartire. Questo brano ha una forte componente biografica: ero intrappolata in una relazione dove mi rendevo conto che non c’erano vie d’uscita. Da lì la necessità, la richiesta, difficile ma necessaria, di guardare in faccia la realtà, prendendo in mano la situazione e uscirne. L’importante è non annullarsi per un amore ma volersi bene. Una svolta, un nuovo inizio per ricercare la versione migliore di sE stessi”.

“Resistere” è il biglietto da visita di Roberta Monterosso che apre le porte a un nuovo progetto: un EP che è un omaggio e un ringraziamento alla sua famiglia e a tutti coloro che le hanno permesso di assecondare la propria passione, trasformando i sogni in realtà.

“Sono contenta di tornare con un progetto così intimo e personale – conclude la cantautrice – Per me la musica è un modo per raccontare la mia storia, senza compromessi e senza ritrosie. Questo per me è un nuovo inizio e spero di arrivare dritta al cuore delle persone”.

… e allora, “resistiamo” insieme, grazie anche alla musica di chi, come Roberta, ha voglia di ricominciare, più forte di prima!

ANCORA APERTE LE ISCRIZIONI

AI CORSI DI JP VOCAL STUDIO ACADEMY

Le iscrizioni ai corsi di Canto e Strumenti musicali presso la JP Vocal Studio Academy, guidata dalla talentuosa Vocal Coach Johanna Pezone, sono ancora aperte. Questa è un'opportunità imperdibile per tutti coloro che desiderano affinare le proprie abilità vocali o musicali, sia che si tratti di principianti sia di musicisti più esperti.

La JP Vocal Studio Academy offre un ambiente stimolante e professionale, con programmi formativi personalizzati che rispondono alle esigenze di ciascun allievo. I corsi sono progettati per sviluppare non solo le tecniche vocali, ma anche la comprensione musicale, il senso del ritmo e la capacità di espressione artistica.

Johanna Pezone, con la sua vasta esperienza nel campo della musica, è pronta a guidare gli studenti in un percorso di crescita personale e artistica. Le iscrizioni rimarranno aperte fino a esaurimento posti, quindi non perdere l'occasione di entrare a far parte di questa straordinaria comunità musicale. Per ulteriori informazioni e per iscriversi, è possibile visitare il sito ufficiale della JP Vocal Studio Academy oppure chiamare il 3757445664

Sede di Roma: Via Tancredi Cartella 63 zona Stazione Tiburtina

Sede di Tivoli: Via Via Campolimpido 55/B - Campolimpido Favale Info: 375 7445664. - E-mail: jpvocalstudioacademy@gmail.com

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