l’evento del mese
Deddy di Amici Re della Notte Bianca a L’Aquila
Dopo sedici anni dall’ultima edizione, è tornata la Notte Bianca, ultimo straordinario evento dell'estate. Migliaia di persone per le strade, nelle piazze, nei palazzi storici e al MAXXI In piazza Duomo, il gran galà di chiusura - aperto da una sfilata di alta moda, curata dal famoso pierre aquilano Francesco Caresta - ha visto protagonista Deddy, direttamente da Amici. In chiusura, la rapper Anna Pepe e il dj set di Young Miles. Una Notte Bianca iniziata già nel pomeriggio, con performance per bambini, installazioni artistiche e lo street food. Una città aperta al futuro, a tutte le generazioni, alle varie declinazioni dell'arte - dello spettacolo e della cultura. L'iniziativa è stata organizzata dal Comune dell’Aquila in collaborazione con l’associazione L’Aquila Young di Marcello Di Giacomo, direttore artistico dell'evento. A condurre il galà finale, Alessia Spezza, Rosa Gargiulo, Simone Cocciglia e Roberto Ruggiero, (vestito dall’atelier di Francesco Palombino, di Pratola Peligna). ©Foto di Alessandro Luciani e Pietro Lucantonio
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l'effetto delle droghe già sottoposte a proibizione ma che al momento della loro uscita non sono proibite per la novità delle combinazioni chimiche. Secondo l'OMS il proseguire della pandemia da Covid-19 e della crisi economica conseguente accelererà la progressione dei disturbi correlati all'uso e all'abuso di droghe”. Quali motivazioni spingono al loro uso? “La prima è la disponibilità sul mercato legale o illegale e l'accessibilità ovvero la facilità a procurarsele. Se non ci fossero, avremmo probabilmente comunque delle forme di disagio, ma ad esempio, non avremmo i fenomeni di dipendenza dovuti al loro consumo iniziato 'per provare', tipico dell'adolescenza o come prova di forza o rito d'iniziazione in alcuni gruppi, che portano alla dipendenza e anche ad una serie di gravi le conseguenze quali overdose, incidenti stradali, morti accidentali, suicidi, traumi e ferite, violenze sessuali, risse e comportamenti violenti. Il vuoto esistenziale gioca un ruolo importante, per molti giovani è una forma di 'autocura' fallimentare cioè totalmente inefficace. Non solo non risolvono i loro problemi, il disagio emotivo ed esistenziale, l'insonnia, le delusioni, il malessere ma ne sviluppano altri disturbi fisici e mentali: depressione, attacchi, crisi d'angoscia, deliri e pericolose dipendenze. Naturalmente, anche disturbi psicologici e malattie mentali a cui gli adolescenti possono essere predisposti e che si manifestano tra gli 11 e i 19 anni, possono portare all'uso di alcool e droghe ma certamente non è un'equazione matematica, non è detto che accada”. Quali sono le conseguenze sugli adolescenti? “È importantissimo sapere e dire chiaramente che l'uso di alcool e droghe in adolescenza arresta la crescita psicologica, emotiva e cognitiva, danneggia gravemente il funzionamento relazionale e affettivo, e le abilità sociali che spesso proseguono anche in età adulta se i ragazzi non arrivano tempestivamente alle cure. Questo accade, sia in per motivi psichici, ovvero, non provano neppure a risolvere un problema che vedono come insormontabile poiché si sentono insicuri e non capaci, sia per la difficoltà sopportare le oscillazioni depressive o l'ansia per cui trovano subito qualche sostanza che li 'placa'. Purtroppo, in alcuni casi anche per un danno cerebrale diretto prodotto sia dell'alcol che delle droghe naturali (cocaina e eroina) che sintetiche (metanfetamine, popper, extasy, etc). È però vero, che grazie alle cure psicologiche e alla pla-
sticità neuronale (la capacità di autoripararsi del cervello), tutto è recuperabile, dipende anche dalla gravità delle intossicazioni e dalla loro durata. Da non sottovalutare le malattie fisiche prodotte dall'alcol che è dannosissimo per il fegato, lo stomaco, i reni e il cervello. Molte droghe sono tossiche per i principi attivi, per le altre sostanze con cui sono tagliate, perché contaminate da agenti tossici o da virus e batteri”. Quali le possibili soluzioni? “Non è una loro responsabilità e tantomeno una 'colpa', è soltanto un gravissimo problema che gli adolescenti e i giovani non sanno di avere. Nessuno può conoscere le proprie dinamiche inconsce se non parla con uno psicoanalista. La responsabilità in caso è piuttosto degli adulti che avrebbero il compito d'insegnare loro a riconoscere i pericoli, aiutarli a crescere affrontando i problemi insieme, sostenerli nelle difficoltà e accompagnarli da uno psicoanalista dell'età evolutiva appena colgono i primi segni di disagio. Pertanto, è importante: far conoscere i pericoli di alcol e droghe; prestare attenzione se ne fanno uso; non sottovalutare o minimizzare quando i genitori si accorgono che questo accade; comprendere che è un problema che nasce da difficoltà più profonde e non criminalizzarli; usare fermezza ma mai costruzione o violenza bensì favorire il dialogo e cercare di risolvere il problema insieme; sapere che non sono problemi che passano da soli col tempo o con la crescita; chiedere una consulenza psicoanalitica familiare o individuale, attraverso la quale sarà possibile avere indicazioni quale tipo di trattamento sia necessario”.
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meglio questo periodo dell'anno? “Riprendere la routine dopo un periodo di relax non è mai facile, anche se si svolgono quotidianamente attività piacevoli, ma quanti possono dire di fare un lavoro gradevole al 100% o avere una routine familiare pienamente soddisfacente? Pertanto, dobbiamo riprendere con gradualità i ritmi abituali, aumentando progressivamente le ore di lavoro, ove possibile; riprendere i ritmi dei pasti e delle ore di sonno. Mantenere sempre quella quota di attività fisica o di svago, che avevamo in vacanza, anche nella quotidianità”. L'estate è la stagione degli eccessi e ci si ripresenta alla ripresa delle attività quasi sempre un po' appesantiti. Cosa è utile fare, in generale, per disintossicarsi? “Riprendere gli orari dei pasti e una dieta mediterranea sana. Non dimenticare mai le verdure ad ogni pasto. Se possibile, una volta a settimana fare un semi digiuno. Dal punto di vista fitoterapico è sicuramente utile un drenaggio detossificante. Per far ciò abbiamo numerose piante come il Tarassaco o il Cardo mariano, che alleggeriscono le fatiche del fegato nella disintossicazione; oppure la Betulla, l'Equiseto e la Pilosella, che sfruttano il sistema urinario per eliminare le tossine”. In che maniera la medicina integrata può aiutare per affrontare al meglio i processi post vacanze e per prepararsi all'inverno? “La medicina integrata si occupa di regolare i processi biologici di base, pertanto, può fare molto quando questi siano alterati a causa di abitudini "sregolate" adottate in vacanza. Ogni persona manifesta dei disturbi particolari e su quella persona possiamo "modellare" uno schema di terapia di regolazione personalizzato. Sicuramente dobbiamo ripristinare il ritmo sonno-veglia, gestire lo stress della ripresa lavorativa, aiutare il sistema immunitario e prepararlo al cambio di stagione”.
In tal senso cosa propone la medicina integrata dividendo le persone tra bambini/giovani, adulti e anziani? “Dopo i 50 anni un presidio assolutamente utile è l'integrazione con la melatonina il cui dosaggio deve essere personalizzato dal medico. La melatonina controlla gli orologi biologici, il sistema ormonale ed immunitario. Inoltre, è molto importante controllare e sostenere la funzione tiroidea. In tutti è indispensabile il drenaggio con rimedi naturali delle tossine accumulate. Certamente il bambino sarà più veloce nell'eliminazione e necessiterà di dosi e periodi minori di terapia. Allo stesso tempo il supporto del sistema immunitario sarà significativo nell'anziano, ancor più se affetto da malattie croniche, molto più soft nel bambino sano. Per tutti è indispensabile una integrazione con la vitamina D (colecalciferolo) e con un probiotico per mantenere la salute intestinale. L'intestino è la principale sentinella verso 'ospiti indesiderati', che possiamo incontrare sulla strada. Anche la scelta di queste due integrazioni deve essere fatta da medico esperto”. Una delle problematiche maggiori di questo periodo è legata all'umore, che, dopo l'euforia estiva, risente del cambiamento climatico, delle abitudini di vita che tornano ad essere frenetiche e delle giornate che si fanno via via sempre più corte e con meno luce. Quali sono i rimedi più utili in ambito fitoterapico? “Il mondo della natura ci offre innumerevoli sostanze terapeutiche per l'umore. Gestire l'ansia della ripresa o la depressione del 'ritorna tutto come prima', 'si stava meglio in vacanza...', è un punto molto importante. Per l'ansia i rimedi a base di passiflora e valeriana sono tra i più usati. Mentre per la depressione molto utile l'iperico, la melissa e la Griffonia, che fornisce il precursore della serotonina. Della melatonina abbiamo già parlato prima. Non è fitoterapia, ma un'integrazione ormo-
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Le mille sfaccettature di un uomo di successo, imprenditore di se stesso, esempio lampante di gentiluomo che dopo anni dalla fondazione del suo seguitissimo GP Magazine, finalmente si racconta... Ciao direttore, finalmente dopo ben 20 anni di successi, i tuoi personali e di questa meravigliosa rivista, abbiamo l'onore di intervistare proprio te che ne sei l'artefice. Come nasce e quanti sacrifici per poter arrivare a tale successo? “Alla base di tutto, anzitutto c'è l'amore e la passione per questo lavoro. Ho iniziato poco più che diciottenne a lavorare nel campo del giornalismo. Era un mio sogno e così decisi che andava coronato. Diciamo che all'inizio è stata dura, anche perché pur di fare esperienza per qualche anno ho lavorato gratis o al massimo con un piccolo rimborso spese. Ma è stato proprio per questo che mi sono legato di più a questo lavoro. Ricordo i fine settimana pieni di eventi sportivi da seguire. Sin dal primo momento ci ho messo sempre professionalità e serietà. Quella di GP Magazine, per quanto mi riguarda, è un'avventura iniziata quasi vent'anni fa. C'era da far fare il salto di qualità ad una rivista, che aveva un altro nome con poche e anonime pretese. Così, senza grandi mezzi alle spalle questa rivista ha iniziato a prendere piede. Ringrazio tutti i collaboratori che in questo lasso di tempo hanno dato il loro prezioso contributo – persone validissime sia umanamente che professionalmente - e hanno partecipato alla crescita di GP Magazine. Ringrazio anche il mio socio Claudio Testi che si occupa della parte commerciale e che, grazie al suo infaticabile lavoro, ha permesso di avere tutti quegli inserzionisti necessari per vivere e andare avanti. Io c'ho messo la creatività e l'idea editoriale di impostarlo così come appare oggi. E devo dire che il risultato in giro è stato molto apprezzato e il gradimento è in continua crescita nel mondo dello spettacolo, del teatro, della cultura, dell'arte, del gusto, del bello e dell'intrattenimento in genere”. Tu sei la mente editoriale di questo progetto, tutti ti conoscono ma di te personalmente, oltre alla tua professionalità indubbia, si sa ben poco. Raccontaci un po' di te... “Sono una persona schiva, che non ama i riflettori e che sa stare dietro le quinte. Questo perché mi ritengo una persona riservata e mi piace conservare sempre quel mistero davanti a tutte
le persone che entrano a che fare con me. Apparentemente sembro diffidente ma in realtà sto scrutando il mondo, le persone e le situazioni. E non finisco mai di farlo. Sono testardo e sono una testa pensante riguardo a ogni vicenda. Non mi accontento mai di una sola verità ma mi piace indagare, scavare oltre, curiosare, in cerca di altre sfaccettature. Infine, sono un sognatore e amo le utopie”. Conoscendoti personalmente ti descriverei come un uomo d'altri tempi, gentile, cordiale e “umano”, caratteristiche non indifferenti né per un imprenditore e né soprattutto per un uomo di questi tempi. Dove e da chi hai appreso questi valori? “Fondamentalmente li ho presi dalla mia famiglia. Ho sempre avuto genitori che mi hanno lasciato libero di fare. Ho ricevuto un'educazione esemplare che mi ha consentito di costruirmi una solida base su cui muovermi. Non sono mai stati genitori ricchi di “smancerie” varie e propensi a viziare un figlio. Mi hanno insegnato soprattutto che nessuno ti regala nulla e che tutto quello che riesci a fare è perché hai le possibilità per farlo”. Sei una persona che si mostra attenta al prossimo, con una spiccata sensibilità verso chi ascolti ma allo stesso tempo non ti fai ingannare dalle apparenze. Come riesci a farlo in un mondo così a volte effimero? “Sono uno che dà tanto alle persone: Cerco sempre di valorizzarle e di farle sentire importanti. In ognuna di esse c'è sempre da imparare e per questo non smetterei mai di ascoltarle”. Che sensazioni provi quando intervisti o interagisci con personaggi dello spettacolo e non, trovi delle differenze? “I personaggi che intervisto sono anzitutto
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storie & personaggi delle persone e per questo privilegio sempre l'aspetto umano che è in ognuno di essi. Non mi importa quello che hanno fatto, i successi, i premi, i consensi, ma cerco di tirare fuori messaggi positivi che possano essere utili per gli altri. Ho intervistato dai più grandi personaggi a quelli meno noti ma il mio atteggiamento è stato sempre lo stesso. Per me sono persone come tutte le altre. E per questo non mi è mai capitato di percepire atteggiamenti vanitosi o manie di grandezza”. Come è nata in te questa passione di approfondire, di saperne di più o meglio di interazione con il prossimo? “Il prossimo, inteso come individuo, per me è un mondo sconosciuto, nel quale entrare con rispetto e sensibilità. Se riesci in questo, allora riuscirai a stabilire una connessione speciale, appagante e capace di arricchirti interiormente”. Sei un uomo da mille interessi e parlando con te ci si dimentica dello spazio e del tempo. Una celebre frase di Voltaire recita “non condivido ciò che dici ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo”; la condividi? “Condivido in pieno. Rispetto profondamente le idee altrui e pretendo che si faccia altrettanto con le mie. Non amo il pensiero unico, perché nasconde sempre mezze verità e grandi menzogne. Un concetto, questo, valido soprattutto in un periodo storico assurdo come quello che stiamo vivendo”. Sei un uomo molto galante, come sei in amore e cosa sapresti donare alla persona che ami? “Dono me stesso, con tutti i miei (pochi) pregi e (tantissimi) difetti. Non ho soldi da regalare e né mi piace strabiliare con i gioielli, che considero effimeri, inutili e spocchiosi. Il vero dono è regalare se stessi. Chi ci riesce fa sempre la differenza rispetto alla massa”. In amore, si dice, vince chi fugge, sei d'accordo? “In amore chi fugge perde sempre. Fugge chi non ha coraggio e non ama. Chi ama davvero non fugge mai. Si vince restando, anche contro le paure, le difficoltà e gli inganni del tempo. Se ovviamente ci si crede. Non crederci è già una sconfitta in partenza”. Sei un grande imprenditore di te stesso, hai raggiunto traguardi importanti, ed essendo così giovane chissà dove arriverai... Cosa ti sei prefissato come meta da raggiungere? “Caro Daniele, ti ringrazio per questo tuo considerarmi giovane. All'alba dei miei quasi 52 anni posso dire di essere ancora all'inizio. Avevo dei
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Michelangelo Mammoliti e la neurogastromia. Se vogliamo dirla in parole semplici negli anni ti sei interessato e continui a farlo al filone della neurogastronmia - lo studio della percezione del sapore e dei modi in cui influenza la cognizione e la memoria. Immagino che questo interesse nasca da un desiderio personale di scavare più a fondo nelle emozioni di ognuno di noi. Riesci a raccontarci un qualcosa di più sulla sua filosofia in questo senso? “Più che un interesse è stato un vero e proprio studio approfondito, portato avanti nel tempo con la psicoterapeuta e docente all’Università degli Studi di Torino Francesca Collevasone. Oggi è un punto ben definito e importante della mia cucina , un fulcro attorno al quale nascono e si evolvono piatti legati alla memoria, capaci di suscitare emozioni più o meno profonde. L’obiettivo è cercare nel 'bagaglio gustativo' quei sapori in grado di suscitare emozioni uniche e personali o perlomeno che possano dare degli stimoli alle persone, partendo da una semplice affermazione: 'Quel piatto mi ha fatto ricordare un preciso momento della mia vita'. Uno dei primi è per esempio 'BBQ, spaghetti cotti in estrazione di prosciutto crudo di Cuneo', una preparazione dove ingredienti e specifiche tecniche di cottura e estrazione conferiscono al piatto sapori e profumi che riportano alla mente le grigliate della domenica in famiglia. In particolare qui è il prosciutto crudo di Cuneo, in diverse consistenze croccanti e non che conferisce al piatto il sapore della parte proteica del maiale riportando alla mente proprio il gusto della costina di maiale abbrustolita. E così un alto esempio sono i gusti e i sapori ricreati nel pre-dessert 'L’essenziale per essere felici', a base di bisquit al cacao e nocciola, con fava di Tonka e crema di nocciola Tonda Gentile delle Langhe, nato per ricreare i profumi, i sapori e la felicità degli spuntini che facevo al pomeriggio da bambino con pane, burro e cioccolato”. Se dovessi scegliere tre ingredienti di cui non puoi fare a meno da utilizzare nel quotidiano. Quali sceglieresti? “Agrumi, basilici, erbe aromatiche”. La Madernassa Ristorante & Resort sta diventando a tutti gli effetti una vera e propria industria in gradi di sfornare giovani talenti. sei orgoglioso della tua brigata? A tuo avviso quali sono i valori che vi contraddistinguono permettendovi di realizzare un ottimo lavoro di squadra? “Il mio percorso, intrapreso a Guarene, all’interno del Ristorante La Madernassa & Resort è un pro-
getto che è stato ed è continuamente condiviso, dalla proprietà e da tutti i componenti della brigata sia di cucina che di sala. I valori che ci contraddistinguono sono il legame al territorio, la passione e il gioco di squadra. Un gioco che che si esprime con i ragazzi di sala che ogni giorno sono chiamati a raccontare cosa si cela dietro ogni piatto, con la brigata di cucina chiamata a reggere la mia visione di cucina, il sommelier che studia e ricerca quei vini che meglio sanno esaltare la mia cucina, con i ragazzi di sala che ogni giorno sono chiamati a raccontare cosa si cela dietro ogni piatto. La forza sta in un progetto che non è solo accademico ma è sapere, è crescita da condividere, sono difficoltà da affrontare e risolvere insieme, sono obiettivi comuni. La forza sta nel fattore energetico: se c’è positività, se c’è alleanza si respira energia buona e tutto scorre nel verso giusto”. Oltre ad innumerevoli riconoscimenti che hai riscosso negli ultimi anni di recente è arrivato anche quello per miglior chef dell’anno dalla guida di identità golose. Che emozione è stata per te ricevere questo premio? “È stata una bellissima soddisfazione riceverlo, perché sono passato dal seguire appuntamenti come la presentazione della Guida di Identità Golose, vestendo i panni del semplice spettatore, ad essere premiato con il riconoscimento che ogni cuoco aspetta una vita intera”. Michelangelo e i prossimi progetti. Hai in cantiere il desiderio di puntare alla terza stella Michelin? “Mai fermarsi, sempre migliorarsi. Questo lo metto in atto ogni giorno. Ogni volta che raggiungo un traguardo vedo nuove sfide ed ho sempre voglia di mettermi in gioco con nuovi progetti”. Michelangelo Mammoliti è l’identità della sua cucina ma fuori dai fornelli che tipo sei? Quali sono le tue passioni più grandi, sei uno sportivo? “La bicicletta è la mia più grande passione sportiva. Come la cucina mi richiede impegno, sforzo, e concentrazione continua. E’ per me un allenamento irrinunciabile, completo e costante per il fisico e per la mente. Mi permette di restare continuamente in movimento, non solo con i muscoli ma anche con il cervello. Mi permette di essere costante, sia nel lavoro, che nel mio equilibrio personale. È una valvola di sfogo, un vero piacere oltre che un modo per mettersi sempre alla prova. Ci sono giorni dove esco per puro svago, ed altri in cui l’obiettivo è migliorare le mie prestazioni, con l’intento di spingere sempre più forte”.
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Quanto conta il disegno nella tua arte pittorica? “Per me è molto importante, perché è l'abilità di base di tutti i pittori. Inoltre, si può individuare l'espressione personale di ogni artista vedendo il suo disegno”. Percepisci quando un lavoro è finito? “In realtà non sono sicuro di quando il lavoro viene completato, perché non conosco la sensazione di completamento”. Qual è la prospettiva del tuo lavoro: narrativa, evocativa, provocatoria o altro? “È possibile che le mie opere contengano tutti e tre gli elementi: narrativo, evocativo, provocatorio. La mia prospettiva sul mondo come artista è che tutto è connesso allo stesso livello. Creature e atomi, cose organiche e cose inorganiche che dovrebbero essere divise, ma secondo me non sono poi così diverse, quando le vediamo dal punto di vista dell'ecologia”. In un mondo sommerso dalle
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immagini (nessuno ha prodotto più immagini dell'uomo di oggi), la pittura può ancora offrire qualcosa di originale? “L'arte è come creare le proprie mappe. Può essere qualsiasi cosa, anche se questo mondo è sopraffatto da tanti immagini. L'arte è il concetto base, e se si prosciuga, le conoscenze e le abilità applicative non possono crescere”. Cosa rappresenta la serie degli Human Sushi? “I miei interessi provengono dalle scienze sociali. Questa serie è basata sul rimorso per l’umane-
simo, gli esseri umani che da sempre si considerano i padroni del mondo, mantenendo il controllo su tutto. Dobbiamo riflettere, essere più umili. In questa serie, ho dipinto alieni che li mangiano come Human Sushi”. E il Gatto-Coniglio? “Il Gatto-Coniglio è un personaggio proveniente dalla serie degli Human Sushi. Esso mangia gli umani, ma non è un mostro. Ama, canta, balla, si sente triste e felice proprio come noi. Rappresenta l'esistenza di altri esseri viventi che gli umani non possono conquistare, come il coronavirus”. Come vengono accolte le tue opere nelle mostre occidentali? “Gli occidentali valutano soprattutto la mia idea di degenerazione, di perversione, come lo Human-sushi, un concetto per cui gli esseri umani vengono conquistati. Questo può evocare la simpatia delle persone, e può anche ottenere l'universalità”. In un mondo attraversato dalla pandemia, i tuoi lavori fanno riflettere su... “In questa situazione di pandemia, la mia arte è uno strumento per riconsiderare la società centrata sull'uomo. L’antropocentrismo ha messo in crisi l’umanità. Il cambiamento climatico e l’evoluzione tecnologica stanno rendendo la situazione incontrollabile. L’essere umano non è superiore alle altre creature. Secondo la biologia molecolare e le ricerche genetiche, l’homo sapiens differisce poco dalle altre creature, solo l’1 per cento dallo scimpanzé. Se questo è vero, non è corretto pensare di essere speciali”.
E’ uscito da pochi giorni in tutte le librerie “Gli Ulivi di Trequanda” (Intrecci Edizioni), il nuovo romanzo del cardiologo Corrado Ajolfi in cui la pandemia e le sue conseguenze caratterizzano il futuro fino al 2070. Un libro che nasce come risposta narrativamente creativa e politicamente scorretta alla pandemia in cui siamo ancora profondamente immersi. Lanciando uno sguardo molto oltre le contingenze e ipotizzando uno scenario del tutto futuribile in cui finalmente si troveranno risposte e reazioni a un sistema apparentemente inattaccabile. La protagonista è Costanza Vannucci la cui vita si divide tra Italia, Svizzera e Cina: rimasta sola dopo la morte dei genitori e dei nonni a causa della pandemia che - dal 2020 per 7 anni ha decimato un terzo della popolazione mondiale viene accudita dallo zio Kevin, un diciottenne che sacrifica i suoi sogni per consentirle di proseguire gli studi e laurearsi in Scienze Biologiche. In una realtà globale ancora stordita dalle conseguenze a lungo termine del contagio, Costanza conduce delle indagini personali, prima in un laboratorio svizzero e successivamente in Cina, alla ricerca delle radici di quella immane catastrofe e dei suoi drammatici effetti. Questo è il suo terzo romanzo. Come fa un medico a trovare anche il tempo di scrivere? “In effetti ho tarpato le ali a un potenziale scrittore, quando ai tempi della maturità classica ho deciso di dedicarmi a una professione scientifica. È stato necessario il pensionamento dall’ospedale, per far riemergere quell’antica passione”. Come nasce l’idea di questo romanzo? “A metà dello scorso anno, in piena pandemia, il mio editore Lucia Pasquini mi propose di far parte della silloge di racconti, 'Racconti dall’appartamento' – per raccontare l’esperienza del lockdown. Mi venne l’idea di raccontarla attraverso gli occhi di Costanza, una bimba di otto anni molto simile alla mia nipotina Matilde. In seguito mi sono chiesto: perché non continuare a seguire nel tempo la vita di Costanza? È nato così, a poco a poco, l’intreccio che racconta un futuro prossimo e possibile”. Trequanda è un paesino toscano, ma lei è dell’Emilia Romagna. Che legame ha con quel posto? “Qualche anno fa ero di passaggio in Val d’Orcia e fui colpito dalla musicalità del nome, Trequanda. Forse per l’assonanza con Samarcanda, l’esoterica città sulla via della seta – che la can-
zone di Vecchioni ha reso famosa. Già allora pensai che, se mi fosse capitata l’occasione, avrei scritto una storia intitolata 'Gli ulivi di Trequanda'”. Il suo romanzo è una risposta creativa e politicamente scorretta alla pandemia. La storia che racconta in quale punto si può collocare: più vicina alla realtà o alla fantasia? “Ogni scrittore di vicende drammatiche o catastrofiche ha sempre la presunzione di stupire il lettore, forzando la realtà con la fantasia. Avendo scritto il romanzo in contemporanea con gli eventi narrati, mi sono spesso meravigliato di quanto anche la più fervida immaginazione faticasse a eguagliare o superare la realtà”. Tre motivi per leggere questo libro nonostante la pandemia non sia ancora lontana dalle nostre vite. “Primo: il romanzo ammicca alle tesi cosiddette complottiste. Cospirazioni, intrighi, misteri, sono ingredienti fondamentali che piacciono ai lettori, perché esorcizzano le loro paure e insicurezze. Secondo: essendo stato scritto da un medico, certi argomenti ostici e noiosi sono stati trattati con semplicità, pur conservando curiosità narrativa e coerenza scientifica. Terzo motivo: la storia lascia in ogni caso un messaggio positivo e di speranza”.
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bene ma anche nel male'”. Come mai hai deciso di scrivere un romanzo di questo genere? “Il libro in realtà nasce come mio percorso introspettivo, è stato quasi come scrivere un diario ma poi rileggendolo ho valutato la possibilità di farne un romanzo basato sui valori in cui credevo e credo”. Perché il protagonista si chiama Francesco? “L’ho scelto come nome per il protagonista perché nel periodo in cui valutavo lo scrivere era un nome che incontravo spesso; trovavo ovunque persone che lo portavano e siccome piace molto anche a me, alla fine l’ho chiamato così”. E chi è Francesco? “È un tipico ragazzo meridionale, di quelli di oggi nel senso che se già di per sé il meridione è famoso per la disoccupazione, quello che succede oggi è ancora peggio perché alla mancanza del lavoro i giovani aggiungono la costrizione di dover restare a trent’anni dentro la casa dei genitori che non li fanno crescere né mai smettono di fare i genitori pretendendo di restare loro stessi giovani. Francesco è il tipico ragazzo disoccupato, 'obbligato' a rimanere figlio senza possibilità di diventare uomo, perché non avendo un lavoro è costretto a restare in casa coi genitori che gli impediscono di crescere perché non smettono di far da genitori. Ma Francesco è un ragazzo che ha testa per riflettere quindi deciderà di mettersi in discussione e riuscirà a diventare uomo”. Te e Francesco avete fatto lo stesso percorso? “Magari! Il mio percorso è stato molto più impegnativo: sono andato al Nord da laureato in psicologia con la valigia di cartone e già futuro padre; a differenza di Francesco che parte già selezionato per un corso da oss, io avevo già delle responsabilità: per Francesco è stata una scelta, per me una necessità”. Quanto c’è di te in lui? “Francesco è ispirato a un tratto della mia vita ma non è la mia vita, la verità è che ogni figlio ha i tratti del padre per cui volutamente o non volontariamente, i personaggi del romanzo in qualche modo contengono i miei tratti, chi in un modo chi in un altro”. Qualcuno ha pensato si trattasse della tua autobiografia? “Chi mi conosce veramente non ci casca perché sa della mia vita Lo suppone chi leggendo le quattro righe della quarta di copertina, deduce si tratti della mia vita e non di un romanzo. I riferimenti ci sono soprattutto in alcuni passi riguardanti aspetti della vita professionale all’interno dell’ospedale ma perché sapevo di poterlo descrivere meglio di altri lavori”. I momenti più reali della tua vita che hai rap-
presentato? “Ho realmente lavorato nel reparto di oncologia e sono partito da Napoli per Venezia dove però ho alloggiato a casa di un amico e non nella foresteria dell’ospedale come fa Francesco”. Quando è uscito il libro? “A marzo 2021 con FdBooks”. Altri progetti? “Al momento no, se scrivessi già da ora credo che scriverei le stesse cose. Ora voglio solo leggere, leggere, leggere specialmente libri di argomento psicologico, mia grande passione”. Che pensa la tua famiglia del tuo scrivere? “Come tutti i genitori vedono il figlio contento e lo appoggiano; probabilmente se mi vedessero star male per una mia passione, mi suggerirebbero di mollarla”. Da genitore, cosa ti piacerebbe per tua figlia Chiara? “Che crescendo riuscisse semplicemente ad essere libera di fare quello che le piace fare. Un amico di mio padre diceva sempre, a proposito delle piantine, che bisogna lasciarle libere di ergersi come voglio semplicemente sostenendole ma senza bloccarle. Il suo futuro per me è su un foglio bianco per cui l’unica cosa che mi sento di dirle è: sii felice, figlia mia, qualsiasi scelta tu faccia”.
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“Vedi de fa poco ‘o spiritoso – Il meglio (e il peggio) di un anno italiano”, edito da Rizzoli a Dicembre 2020 (alla seconda ristampa già dopo poco tempo dall'uscita), Federico sta trovando il tempo anche per continuare a progettare nuovi libri: sta infatti preparando la sua quinta creatura che uscirà entro la fine di questo anno. Ci anticipa: "Avrà in copertina Mario Draghi; il titolo provvisorio – forse definitivo – è 'Carcola che ve sfonno'”. Alla domanda sul segreto del successo pazzesco che ha avuto il suo personaggio, Federico-Osho risponde così: “Credo che abbiano concorso una serie di elementi, tra cui anche il c…o (n. d. r. il concetto si capisce), che è sicuramente una componente importante. E poi ha funzionato il fatto che all’inizio del mio percorso social io abbia usato questo personaggio sicuramente curioso, dall’aspetto evidente di un santone anche per chi non lo conosceva affatto, al quale ho associato buffe espressioni romanesche stereotipate che vengono utilizzate nella vita senza neanche accorgercene (sempre quelle, sempre le stesse in quelle determinate situazioni). Utilizzando proprio quelle espressioni e non altre, ho incontrato il riconoscimento pieno da parte del pubblico: fanno parte in qualche modo del bagaglio di ciascuno di noi, ed è risultato vincente averle sottolineate e veicolate attraverso un personaggio che esteriormente aveva un aspetto che mai avrebbe fatto pensare che potesse dire proprio quelle cose lì. Il successo del primo personaggio, in sintesi, è stato questo. Della
seconda fase della mia esperienza satirica, invece, quella riguardante la Politica, credo abbia funzionato il fatto di raccontare le grandi vicende dell’attualità attraverso l’utilizzo di un linguaggio proveniente sempre dal basso; una sorta di metafora delle vicende nostre quotidiane usando il romanesco, che non è tanto un dialetto, quanto una cadenza popolare abbastanza comprensibile ovunque”. A noi altri non resta che continuare a divertirci con Federico-Osho, dissacrante verso società e politica (nazionale ed internazionale). La satira è una delle poche cose super partes e che non risparmia nessuno. Sui tempi che stiamo vivendo, Federico è convinto che siano di passaggio e cambiamento. “Ci sono sicuramente tante cose che stanno mutando - asserisce -. Ho già avvertito una modifica nei costumi e nelle abitudini, nel modo di approcciarci alle persone, che a fine pandemia non ci scrolleremo comunque di dosso. Io per primo mi sento molto cambiato”. Il tempo di due chiacchiere con la sottoscritta ed uno scambio di libri con il padrone di casa (a Barboni è uscito ad inizio anno “Matusalemme Kid - Alla scoperta di un cuore bambino” edito da Paguro Edizioni), e Federico è già scappato via, verso un nuovo fotoromanzo da creare. I fotoromanzi di Osho sono tratti dalla pagina facebook “Le più belle frasi di Osho” Federico Palmaro li co n l o s cene g g iato re e scritto re Marco Tull io Barbo ni
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Cinecittà World
È già Halloween nel parco divertimenti di Roma Brividi protagonisti a Cinecittà World per festeggiare il mese di Halloween, in sicurezza ma con esperienze da paura: dal 2 ottobre il Parco divertimenti del Cinema di Roma si trasforma con zombie, vampiri e fantasmi, circondati da zucche e pannocchie, covoni e ragnatele. E il tampone lo offre... Dracula “E’ un Halloween per tutti quello che presentiamo quest’anno a Cinecittà World” commenta l’Amministratore Delegato Stefano Cigarini “coinvolgente per i bambini, emozionante per gli appassionati di cinema, pauroso per gli amanti del terrore”. Apre la giornata l’Halloween Show, per rivivere le emozioni del piccolo e grande schermo attraverso personaggi della Casa di Carta, The Walking Dead, Harley Quinn (The suicide Squad), V per Vendetta, seguita dalla Zombie Walk, per fare quattro passi tra i mostri. Ritorna arricchita da 3 nuovi set l’amatissima Horror House, percorso al buio tra le scene più terribili della storia del cinema horror. Da The Ring a Nightmare, da l’Esorcista a Venerdì 13, all’antro di Lord Voldemort, ispirato dalla saga di Harry Potter: gli ospiti camminano a fianco dei loro peggiori incubi cinematografici. Nel CineTour, invece, i set originali del cinema si animano di creature viventi: mummie egiziane risorgono dal set di Cleopatra, Zombie dal Cimitero dei Morti viventi e antichi Romani ritornano in vita tra le colonne del Tempio di Erode. Per i più coraggiosi immancabile un giro sul roller coaster Inferno, la montagna russa infernale ambientata tra i gironi dell’inferno di Dante, in occasione dei 700 anni dalla morte Mai fidarsi di un circo apparentemente tranquillo: al circo Fellini, arriva Clownstrofobia, infestata da personaggi come IT o Joker, dove l’ingresso è libero…ma poi gli ospiti riusciranno ad uscirne? Combattimento con i mostri e avventura garantita nel cinema horror 6D In-cubo, con il film Phobia, nervi saldi e… vince chi spara per primo! Si tinge infine di tinte hot la visita nel sottomarino U-571: ribattezzato EROTIKA, vietato ai minori. Il sommergibile è popolato da sensuali marinaie e intriganti vampiri che metteranno a dura prova i sensi degli ospiti che vi si avventurano. Ma Halloween a Cinecittà World è soprattutto un mese di festa per i più piccoli: nel percorso intitolato il Bosco Stregato i bambini incontreranno per-
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sonaggi come Grimilde, Malefica, la strega di Biancaneve, il cannibale e la scimmia nascosti nella foresta di Indiana Adventure. Torna finalmente lo show dal vivo in teatro, dopo mesi di chiusura è tempo di tornare a ridere con Trucchi da paura, divertente spettacolo che svela i segreti del cinema horror. Con la riapertura dei luoghi al chiuso riapre anche Giocarena, il più grande playground al coperto d’Italia, dove i bambini possono scatenarsi in 6 piani di puro divertimento, tra scivoli, percorsi avventura e battaglie con i cannoni spara palline. Menù dedicati, truccabimbi e tante soprese completano l’esperienza da brividi nel parco. Ottobre non è solo Cinecittà World, continua infatti la stagione del nuovo parco a tema sull’antica Roma, Roma World, dove gli ospiti vivono una esperienza da antichi Romani. Quale migliore occasione delle famose ottobrate romane, per godersi una giornata all’aria aperta, tra campi e boschi incontaminati, spettacoli di gladiatori e voli dei rapaci, in compagnia degli animali della fattoria? Gran finale per entrambi i parchi il 31 ottobre con la la Notte delle Streghe! E Allora… siete pronti per un Halloween da paura? Ps. E se non avete il green pass, il tampone gratuito ve lo offre …Dracula!