GP Magazine ottobre 2022

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noeMi Freré un’esPlosione disensualità conQuistaisocial

Sui social ha un seguito di quasi mezzo milione di followers, con video che raggiungono più di un milione di persone. Ma Noemi Frerè, portabandiera della bellezza di Roma, ha il pregio di restare la donna della porta accanto. Anche se, naturalmente, la sua apparenza conquista al primo sguardo. Bella, femminile, sensuale. Un trionfo di femminilità che si abbina ad un sorriso sempre smagliante e ad outfit che sprigionano erotismo. Nella vita Noemi ha studiato linguistico aziendale corrispondente in lingue estere, ma attualmente è proprietaria di un salone uomo-donna a Roma. “Mi divido tra lavoro al salone, lavoro da influencer e il lavoro più duro di tutti: la mamma” racconta Noemi che inevitabilmente è diventata protagonista del mondo online. La sua immagine piace e il suo essere acqua e sapone conquista ogni giorno di più. Alla faccia dei numeri, lei non si scompone: “Io con i social ho un rapporto normalissimo, lo vivo come una pagina di un libro della Mia vita. Non mi sento una Influencer, sono semplicemente molto seguita”.

Eppure, i numeri sono tutti dalla tua parte… “Ammetto che è molto gratificante ricevere messaggi d’affetto, complimenti, selfie, persone che mi ricono-

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scono in giro, mi chiedono foto, baci ed ogni tipo di augurio. La cosa più bella che mi è capitata è stato mandare un video messaggio di augurio ad una persona non molto fortunata che mi seguiva sui social. Mi ha emozionata tantissimo!”. Ormai Noemi Freré è un personaggio della Roma di oggi. “Questo dicono i numeri! I miei canali social sono Facebook e Instagram che ho aperto nel 2019. Ho conosciuto moltissime persone, personaggi famosi e no. Eppure lo confesso: fino al 2019 non avevo nessun tipo di social, ho iniziato a lavorare con il mondo della fotografia e molti fotografi mi chiedevano se fossi presente sui social. Da li è nata la curiosità di aprire i miei account”.

Tutto nasce dall’immagine insomma…

“Amo scattare foto, fare workshop e portare avanti tutto ciò che riguarda la fotografia. Ho posato per scuole d’immagine e fotografia, fatto da modella per abiti da sposa e svolto molti altri lavori… ma il mio lavoro stabile è il mio salone uomodonna a Roma che porta le iniziali dei nomi dei miei figli: DMG Parrucchieri”.

Dicevamo: la tua forza sta nel non esserti mai montata la testa…

“Sono una ragazza semplicissima e molto umile, aiuto tutti e gironzolo sempre con la mia divisa tutta macchiata di decolorazione. Il mio aspetto estetico so che dice il contrario perché sono una bella ragazza… ma nel quotidiano sono semplicissima! Sono sempre struccata e, se non indosso la divisa, vesto molto semplice nel quotidiano: jeans o leggins con sneakers. Quando esco come ogni donna mi vesto più elegante con tacchi e vestiti da urlo! Di sera sera sono molto appariscente e sono una amante dei tacchi e dei bikini”. Cos’altro bisogna sapere di te?

“Amo cucinare, in casa cucino tantissimo! A tavola deve esserci sempre un primo, un secondo e 10 contorni! Cucino benissimo, anche i dolci mi riescono da favola… faccio le crostate più buone di Roma! Insomma, vi ho dato un mucchio di motivi per seguirmi sui social”.

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CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/noemifrere/

Ricordaci qualche nome importante che hai immortalato.

“Della musica ne ho fatti tanti. Sono stato a Vienna con David Zard a fotografare i Rolling Stones, a Londra invece Elton John. Ricordo di aver fotografato Lucio Dalla, David Bowie e altri nomi noti. Dalla musica, sono poi passato ai personaggi del cinema e del teatro, come Mario Scaccia con Giusy Raspani Dandolo e diverse compagnie. Ho lavorato per molto tempo in esclusiva con Ornella Muti, facendo diverse copertine di importanti giornali”

Quali elementi deve contenere una bella foto tecnicamente parlando?

“La luce innanzitutto, poi l'espressione e la fotogenia del personaggio. Bisogna essere molto attenti ai particolari, ad esempio con Ornella Muti scartavamo tante foto, perché magari compariva una rughetta indesiderata. Oggi anche con il cellulare, non tutti stanno attenti a come si fotografa”.

Cosa consigli alle persone che non sono affatto fotogeniche?

“Si deve essere sempre se stessi”.

Cosa preferisci fotografare?

“Persone e non paesaggi. Mi colpiscono le espressioni. Quando vado a fare un viaggio, non scatto neanche una foto, resta tutto impresso nella mia mente”.

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Alcuni lavori prestigiosi di Piero Togni

WelcoMe Kit universitario

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L’iniziativa, alla sua prima edizione, è a cura di University Network

University Network, la più grande organizzazione universitaria in Italia con oltre 1 milione di studenti coinvolti e con una presenza capillare in oltre 30 università italiane, con il patrocinio del Comune di Milano, ha deciso di lanciare il progetto “Welcome Kit Universitario 2022”, uno speciale Kit di benvenuto per aiutare concretamente gli studenti e le studentesse fuori sede in arrivo a Milano per l’inizio del nuovo anno accademico. Milano è una città in costante crescita che ogni anno ospita oltre 20 mila studenti fuori sede provenienti da tutta Italia e dal resto del mondo. Arrivare a Milano da studente fuori sede non è affatto semplice: come dimostra un’indagine condotta da University Network, su un campione di oltre 10 mila studenti fuori sede intervistati, il 54% ha dichiarato di aver avuto difficoltà ad ambientarsi. Dopo la ricerca dell’alloggio, che per il 44% risulta essere l’aspetto più complicato, ciò che mette più in difficoltà gli studenti è proprio l’ansia di fare nuove amicizie, il senso di smarrimento ed il bisogno di sentirsi accolti a braccia aperte dalla città nella quale vivranno per pochi anni o per tutta la vita.

Da questa esigenza nasce così il WELCOME KIT UNIVERSITARIO a cura del team di University Network e dei suoi fondatori Leonardo D’Onofrio, Francesco Brocca e Luca Scoffone che con questo progetto hanno deciso di accogliere i nuovi studenti in arrivo a Milano offrendo loro la possibilità di ricevere gratuitamente un KIT di benvenuto per ambientarsi al meglio nel capoluogo lombardo. Da dove nasce l'esigenza e l'idea di questo progetto del “Welcome Kit Universitario” ideato da University Network e che quest’anno giunge alla sua prima edizione?

“L’esigenza dell’iniziativa del Welcome kit universitario nasce dalla volontà di dare un sopporto concreto a migliaia di studenti che ogni anno intraprendono una nuova fase importantissima della loro vita come studenti fuori sede. Ogni giorno siamo a contatto con migliaia di studenti fuori sede ed il fatto che la più grande preoccupazione per loro non sia lo studio ma la ricerca di amicizie e di una vita sociale nella nuova città in cui si sono trasferiti ci ha sempre fatto riflettere. Con questo progetto vogliamo dare il nostro contributo concreto nell’aiutare questi ragazzi ad integrarsi in una città che spesso può sembrare fredda e inospitale, accogliendo i nuovi studenti in arrivo a Milano offrendo loro la possibilità di ricevere gratuitamente un KIT di benvenuto per ambientarsi al meglio nel capoluogo lombardo, contribuendo concretamente nell’aiutare questi ragazzi ad integrarsi in una città che spesso può sembrare fredda e inospitale. All’interno di questo speciale “welcome Kit” gli studenti troveranno tantissimi sconti e agevolazioni da parte delle più importanti realtà che operano nei principali settori di interesse per gli studenti universitari: eventi, ristoranti, piscine, concerti, mobilità, sport e molto altro. Grazie a questo servizio inno-

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vativo, quindi, gli studenti potranno avere tutti gli strumenti necessari per iniziare la vita accademica nel migliore dei modi”.

Come mai avete scelto Milano per realizzare questa prima importante edizione?

“Siamo partiti da Milano per sviluppare questo progetto in quanto è una città in costante crescita che ogni anno ospita oltre 20 mila studenti fuori sede provenienti da tutta Italia e dal resto del mondo. Arrivare a Milano da studente fuori sede non è affatto semplice: come dimostra un’indagine condotta da University Network, su un campione di oltre 10 mila studenti fuori sede intervistati, il 54% ha dichiarato di aver avuto difficoltà ad ambientarsi. Dopo la ricerca dell’alloggio, che per il 44% risulta essere l’aspetto più complicato, ciò che mette più in difficoltà gli studenti è proprio l’ansia di fare nuove amicizie, il senso di smarrimento ed il bisogno di sentirsi accolti a braccia aperte dalla città nella quale vivranno per pochi anni o per tutta la vita”. C'è l'idea di poter allargare questo progetto anche ad altre città italiane nei prossimi anni considerando che la vostra rete universitaria arriva in tantissime regioni d'Italia?

“Per questa prima edizione siamo partiti da Milano perché è una delle città più attrattive per gli studenti fuori sede e la città in cui il nostro network ha sede ma il nostro obiettivo è di portarlo in tutte le città universitarie d’Italia e, perché no, anche all’estero. University Network è la più grande organizzazione universitaria in Ita-

lia con oltre 1 milione di studenti coinvolti e con una presenza capillare in oltre 30 università italiane, per cui siamo fortemente convinti di poter portare il format anche nelle altre città italiane principali nei prossimi anni. Ringraziamo sin d’ora tutti i partner che hanno deciso di sposare questo progetto collaborando alla realizzazione di uno strumento che sarà concretamente utile agli studenti per iniziare l’anno accademico nel migliore dei modi con minori ansie e preoccupazioni”. Come è possibile ritirare il “Welcome Kit Univeristario”?

“La distribuzione gratuita del Kit avviene a cura del team di University Network da lunedì 3 ottobre a venerdì 7 ottobre 2022 a partire dalle ore 15:00 presso un temporary store ubicato in Via Vigevano, 18 nei pressi della Darsena, uno dei punti di ritrovo più frequentati dai giovani universitari. Per avere la possibilità di riceverne uno gli studenti dovranno essere: matricole fuori sede trasferitesi a Milano per studiare, registrarsi gratuitamente e preordinarlo sul sito www.universitynetwork.it, recarsi nel temporary store di University Network in Via Vigevano 18 a Milano”.

Quali sono la missione di University Network e i suoi obiettivi principali?

“Univeristy Network è nata nel 2018 e sin dalla sua nascita si è sempre occupata di prestare assistenza agli studenti favorendone l’integrazione, orientare le future matricole, aiutando le università a comunicare nel giusto modo e al passo con i tempi moderni, mettere in contatto neo – laureati e imprese, fare impresa a costo zero. La nostra community è cresciuta negli ultimi anni raggiungendo oltre 35 università in oltre 30 città italiane per un totale di 2 milioni di followers totali sui social. Siamo molto orgogliosi di essere un punto di partenza per la corretta informazione universitaria aiutando migliaia di studenti che rappresentano il futuro e l’eccellenza del nostro Pese, per un domani sempre migliore”.

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Leonardo D’Onofrio uno dei fondatori di University Network

giacoMo gandellini

elasua “bottegadeltrattoinciso”

“L'incisione richiede tempi lunghi e impegnativi per ottenere i risultati prefissati. Oggi è più d'abitudine il subito e il presto, che invece contrasta con l'incisione”, così si esprime Giacomo Gandellini in questa intervista semplice e ruvida quanto basta per salvaguardare un’arte in cui il tempo è un valore prezioso da usare per bene. Chi è Giacomo Gandellini?

“Sono classe 1953, ho avuto varie esperienze lavorative prima di poter fare l’incisore. Ho iniziato come tecnico progettista presso l'Iveco di Brescia, poi sono stato responsabile della progettazione in una fonderia e successivamente, aprendo uno studio di progettazione sono entrato in società con una fonderia in provincia di Bergamo.

Ho poi brevettato e realizzato ruote in alluminio con un sistema di deformazione a freddo evitando la fusione e per finire ho operato su impianti per l'imbottigliamento. Oggi sono finalmente in pensione ma ho fatto tutto questo senza mai smettere di frequentare le botteghe di artisti bresciani e aprire oggi la mia bottega 'La bottega del tratto inciso' per trapassare le mie esperienze di incisore a chi lo vorrà e si impegnerà a seguirmi”.

Come è nata e poi come è cambiata questa tua passione?

“Da sempre, fin dalle scuole elementari e superiori ho avuto passione per il disegno artistico”. Parlaci di come si arriva dall’incisione alla copia che noi vediamo e magari acquistiamo.

“Dopo innumerevoli anni di bottega presso pittori e artisti della mia zona, sono approdato al maestro Tregambe che mi ha fatto conoscere e amare l'arte dell'incisione”.

Qual è l’importanza di questa arte e come stai cercando di sostenerla?

“L'incisione, arte molto antica che si è tramandata attraverso le botteghe e oggi insegnata anche nelle scuole artistiche. Dal momento che ho approcciato questa arte ho abbandonato tutte le altre tecniche pittoriche e mi sto impegnando ad insegnarla e farla conoscere a tutti coloro che ne sono interessati. Il mio obiettivo è quello di mettere a disposizione le

mie conoscenze e esperienze in questo campo che oggi è poco conosciuto e adottato oggi perché questo tipo di arte è in contrasto con i nostri tempi che vogliono i risultati rapidi o istantanei. L'incisione richiede tempi lunghi e impegnativi per ottenere i risultati prefissati. Oggi invece è più d' abitudine il subito e presto che contrasta con l'incisione”.

Come ci si sente ad essere incisori: è una passione, esiste un segreto?

“Personalmente mi sento soddisfatto da questa arte incisoria perché ha sempre prevalso in me il disegno e la grafica più dell'uso dei colori. Non esistono segreti e anzi quelli che cosi si potrebbero chiamare (io le ritengo conoscenze personali o esperienze) intendo trasmetterli al fine che qualcuno dei miei allievi li apprenda e superi il maestro”.

Come si convive con un’arte così complessa da realizzare e come si riesce a conviverci serenamente?

“Da quando ho conosciuto l'incisione, la mia vita artistica l'ho impegnata di giorno e di notte, ad elaborare, provare, scoprire al meglio i segreti di questa antica tecnica e penso che di strada in questo settore, (Dio permettendo), ne abbia ancora tanta da fare”.

Qual è stata la tua migliore opera da incisore?

“Una delle cose più belle che mi sia capitata, in questi anni nel campo dell'incisione, è stato il giorno in cui il mio grande maestro Girolamo Battista Tregambe mi disse che la mia incisione, rappresentante una bicicletta, e anche da lui eseguita, era migliore della sua”.

Quali qualità deve avere un incisore per far arrivare la sua arte e tu come ci stai riuscendo?

“E' sottinteso che le qualità che un incisore deve avere per divulgare e tramandare questa arte, è di conoscerla al meglio, di essere modesti ma nello stesso tempo essere decisi e sereni con se stessi e con gli altri per cercare di trasferire e far sentire l'amore che si ha e si sente per questa arte”.

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Si è conclusa lo scorso 28 agosto a Palazzo Bonaparte un’importante mostra dedicata a JAGO, nome d’arte di Jacopo Cardillo. Curata da Maria Teresa Benedetti, scopritrice del suo talento, “JAGO, The Exhibition” ha aperto le porte il 12 marzo 2022, portando all’attenzione del grande pubblico un artista che in ambito scultoreo sta emergendo come uno dei più significativi nel panorama internazionale.

GP Magazine aveva avuto il piacere di intervistarlo già a novembre del 2018. In quell’occasione era stata evidenziata la straordinaria abilità artistica di questo giovane scultore. Sottolineata, inoltre, la sua genuinità e onestà intellettuale. Così, alla provocazione della domanda: “Tu affermi che il tuo sogno è quello di superare nell’arte scultorea Michelangelo”, la sua risposta: “Io parlavo di quel desiderio bambino di identificarsi con un grande della tradizione: seguire i passi di qualcuno per trovare la propria strada. Volerti paragonare è costruttivo, ma devi farlo con umiltà, riconoscere il tuo livello e cercare di eccellere. E’ chiaro che il paragone è insensato: Michelangelo ha vissuto le dinamiche del suo tempo. Io vivo il mio tempo, mi piace però mantenere vivo dentro di me quel bambino che vuole continuare a crescere. Per farlo, bisogna darsi dei punti di riferimento.”

E lui, artisticamente, non ha davvero smesso di crescere. Lo avevamo lasciato sul busto marmoreo ‘Habemus Papam’, raffigurante Benedetto XVI, divenuto ‘Habemus Hominem’ e spogliato di ogni paramento liturgico dopo l’abdicazione del Pontefice.

Oggi, percorrendo simbolicamente la strada del suo successo attraverso le stanze espositive di Palazzo Bonaparte, rileviamo la maestria che ne ha decretato la grandezza artistica. Così, lo ammiriamo nelle opere monumentali quali “Il figlio Velato”, realizzata in un unico blocco di marmo, e donata alla Chiesa di San Severo fuori le mura, nel rione Sanità di Napoli. Da sotto il soffice panneggio, magistralmente sottratto alla durezza e resistenza del marmo, gualcito dal ritmo tormentoso delle pieghe, traspare lo strazio di un bambino. Emblema di tutte le vittime innocenti dei nostri giorni.

Altra mirabile scultura, ‘Pietà’, che ripropone l’episodio evangelico in una versione moderna e a canoni rovesciati. Qui, non troviamo il Figlio morto, ma una giovane donna il cui corpo è abbandonato esanime tra le braccia del padre. Il volto dell’uomo visibilmente toccato dal dramma della perdita, diviene allegoria di tutta l’umanità sofferente. Continua la genialità di Jago, e noi spettatori attoniti proseguiamo attraverso le varie stanze, finché ci imbattiamo in “Venere”. Il corpo marmoreo di questa donna in età avanzata colpisce particolarmente il visitatore. Non c’è più nulla del fascino giovanile, la decadenza del fisico ben lontana dal ricordo degli attributi che ne decretarono la femminilità seducente. Anche il capo s’è ridotto a una testa calva che non ha più bisogno dell’orpello pilifero. Eppure, non possiamo dire che sia tramontata la sua grazia. E, sovvertito il concetto di bellezza, ammiriamo l’atteggiamento pudico e fiero insieme di questa

vecchia che si copre, ma non si sottrae allo sguardo curioso dello spettatore.

Altri lavori dalle mani abilissime di Jago: “Memoria di sé”, testa che possiede le sembianze del suo autore, e dalla cui calotta cranica nasce il suo stesso embrione; o “The first baby”, prima opera scultorea a essere inviata sulla Stazione Spaziale Internazionale, in occasione della missione Beyond dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA)

Terminata la mostra, veniamo spinti da un visitatore ad ammirare ancora una creazione dello geniale Jago. Si tratta dell’opera itinerante, “In flagella paratus sum”.

E’ una torrida domenica di fine agosto, e il corpo vorrebbe cercare qualche recesso ombroso. Ma lo spirito che anima la fame di arte e conoscenza, non ne vuole sapere e guida i passi verso Castel Santangelo. Per stemperare il caldo, una pausa per comprare una bottiglietta d’acqua, poi continuiamo lungo Corso Vittorio Emanuele. Arrivati al ponte che conduce al grande complesso monumentale, veniamo ripagati della fatica. Da lontano, sul lastricato, scorgiamo un fagotto dalla sagoma umana. Ci avviciniamo, e gli occhi si sperdono in quell’involucro di carne pietrificata. In marmo nero italiano a grandezza naturale, un pellegrino giace, migrante vittima di un’ospitalità tradita nella sua essenza. Sono pronto al flagello, il titolo tradotto dell’opera. E, puntualmente, il corpo scolpito è stato flagellato, la mano destra spezzata di netto e trafugata. Finisce così questo pomeriggio romano di tarda estate, con la desolante scoperta che pure nel marmo come nella carne, l’atto vandalico o xenofobo di certuni non s’arresta. Questo però ci convince che l’oscurità della barbarie si combatte anche con la ricerca della bellezza, e magari proprio l’arte ci salverà. Perché è ormai assodato che se il corpo si nutre di cibo, l’animo si sfama di cultura. Per sopravvivere alla disperazione, per accendere la luce della speranza.

The First Baby
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Non tutti sanno che, nascosto nel cuore dell’Appennino bolognese, all’interno di un suggestivo palazzo storico del 1600, completamente restaurato e immerso nel verde, si trova una singolare e affascinante struttura: Il Museo Internazionale dei Tarocchi. Oltre a vantare una ricca collezione permanente, proveniente da tutte le parti del mondo, è anche sede di eventi culturali e mostre, organizzate all’interno del Museo e non solo. Nato nel 2006 dalla passione e dall’impegno dell’associazione Mutus Liber – che è anche casa editrice specializzata – “… vuole aprire un’opportunità a tutti gli artisti che hanno lavorato su questo tema e portare alla luce ciò che molto spesso rischia di rimanere nascosto e di essere dimenticato. Ciò che è celato esiste e vive con immutato fervore e il Museo dei Tarocchi si assume la responsabilità di dare visibilità al simbolo che alberga all’interno degli Arcani, affinché tutti possano ammirare il loro splendore nell’ambito del nuovo millennio”. Ogni visita è una vera sorpresa, poiché personalizzata e unica (sempre su prenotazione): Morena ed Ernesto, guide esperte della materia, accompagnano con grande competenza i visitatori all’interno di una foresta di simboli, tutta da scoprire. L’originalità di questo prezioso lavoro consiste innanzitutto nell’essere il primo centro, in Italia e nel mondo, ad occuparsi dell’Arte dei Tarocchi a livello contemporaneo: chi lo visita può infatti ammirare collezioni uniche di interi mazzi, in originale, realizzati da artisti italiani ed esteri, che operano attraverso le più varie tecniche, dal collage alla scultura, dalla pittura alla grafica, dal video alle performance fino a giungere alla musica. All’interno del Museo è anche possibile effettuare un percorso interattivo legato allo schema evolutivo degli Arcani. Grazie all’associazione, sono messi a disposizione del pubblico anche collezioni di Tarocchi a tiratura limitata, firmati in originale dall’artista e impreziositi da interventi eseguiti a mano, insieme a numerosi testi per chi desidera andare alla scoperta dei segreti dell’Appennino Bolognese, attraverso un viaggio che parte da Casalecchio di Reno fino a Porretta Terme, per raccontare “… i simboli di millenni di sapienza che rischia di andare perduta; un tuffo nel passato per assaporare tradizioni e culture che hanno inciso la storia, lasciando nella memoria un ricordo colmo di magia”. Il museo è facilmente raggiungibile in treno, poiché a solo un chilometro a piedi dalla fermata di Riola di Vergato, sulla storica linea Porrettana che collega Pistoia a Bologna. Una chicca imperdibile per tutti i curiosi e gli appassionati di storia e leggende, ma anche una meta alternativa e avventurosa nel mese di Halloween.

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alberto Maroni

“caliFornia sun” ilPriMoFantasy

È in tutte le librerie “California Sun”, il primo fantasy di Alberto Maroni edito da MontaG.

Michael Dover, trentenne stanco della vita monotona che conduce, il giorno del suo compleanno decide di andare in California alla ricerca del cambiamento di cui ha bisogno.

Cinquanta anni dopo, un uomo molto strano, che ha ottanta anni ma non li dimostra, vive la sua personale odissea urbana nella Los Angeles del futuro. Cosa collega le due storie? Cosa hanno in comune i due uomini costretti a vivere un'esistenza legata a un buio perenne?

Tra salti temporali, nuovi incontri e incredibili ritrovamenti, entrambi arriveranno a una quadratura del cerchio, compiendo un destino forse scritto e trovando quella giustizia inseguita da troppo tempo. Perché leggere “California Sun”?

“In questo libro metto insieme generi e influenze diverse: dalla fantascienza al fantasy, passando per l’horror splatter e la commedia romantica”, spiega Maroni. “Al lettore piacerà perdersi nei riferimenti e nel trip che è il viaggio del protagonista. E poi è un libro fresco e leggero. La lettura perfetta sotto l’ombrellone”.

Quando nasce la sua passione per la scrittura?

“Durante l’adolescenza, insieme alla fioritura del mio amore per il cinema. È in quel periodo, infatti, che sperimento i primi tentativi di sceneggiature cinematografiche, oltre alla scrittura di canzoni e poesie. Negli anni, grazie anche a un corso di scrittura creativa, ho approcciato anche i racconti brevi. Intorno ai trent'anni mi sono deciso a dedicarmi a forme di scrittura più complesse, come appunto il romanzo, pur non disdegnando di tanto in tanto il ritorno a forme di scrittura più breve. In sostanza, ho scoperto con gli anni che oltre a essere una cosa che amo fare, la scrittura rende concreta la mia esigenza di esprimermi, non potrei mai rinunciarci”. Quali sono i suoi scrittori di riferimento?

“Sono un lettore onnivoro, con una predilezione per certa letteratura di genere, soprattutto legata al fantastico. Adoro leggere Lee Child, Martin, Crichton, Conan Doyle, Tolkien e più di tutti Stephen King. Non disdegno scrittori e generi più realistici come Hemingway e Salinger, ma la bilancia pende dalla parte del fantastico. Sono anche un lettore di fumetti e un grande fan di Harry Potter e J.K. Rowling”.

Se “California Sun” diventasse un film, quali attori vedrebbe nel ruolo dei protagonisti?

“Realisticamente lo vedrei bene come un film indie americano da medio budget, uno di quello che fa incetta di premi al Sundance film festival. Per il cast ci sono un sacco di scelte possibili: per il ruolo di Micheal sarebbe stato perfetto Ethan Hawke dei primi anni '90, ma oggi opterei per Aaron Taylor Johnson, Timothée Chalamet o Joe Keery. Nel ruolo di Julia vedrei bene Sadie Sink oppure Elle Fanning. Jeff potrebbe essere Micheal Cera. Nel ruolo di Rebecca, Eva Green”. Ha un altro libro nel cassetto?

“Sto lavorando ad un nuovo romanzo. Sono più o meno ad un terzo della prima stesura. È una storia ambientata nella mia città, Macerata. Anche in questo libro c’è una componente fantastica. Sono molto fiducioso, per ora mi sta piacendo parecchio”.

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È una presentatrice tv e una conduttrice radiofonica molto seguita e apprezzata. Oltre ad essere brava è anche bellissima tant’è che nel 2008 ha vinto il titolo di Miss Mamma Italiana

laura Miuccia Padovani

Quell’energiaincontenibile inradio, intelevisioneesulPalco

Presentatrice, modella, imprenditrice e mamma di successo: Laura Miuccia Padovani riesce ad essere tutte queste cose insieme e, con l’energia e il fisico da miss che la contraddistinguono, a gestirle tutte al massimo. Laura, a quali aspetti del tuo lavoro non sapresti proprio rinunciare?

“Per quanto ami da morire la televisione e la radio, che danno la possibilità di stare a contatto col pubblico “a distanza”, non potrei mai rinunciare a una piazza festante, a un palazzetto con centinaia di mani che si muovo al cielo a ritmo di musica: l’entusiasmo e il divertimento delle persone sono cibo per la mia mente e per il mio cuore”.

Sulla superstation Radio Bruno sei la compagna di avventure dei celebri comici “La strana coppia” e sei anche una voce di punta di Radio Gamma, ma la tv ti reclama a gran voce. Che genere di programma ti piacerebbe condurre in futuro?

“Ho uno storico di programmi legati soprattutto allo sport, come il calcio, l’ippica, il ciclismo, e amo essere anche autrice dei miei programmi: ho ideato e condotto una trasmissione dedicata ai più piccoli, un talent legato

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al mondo della danza e della discoteca e anche un programma di cucina. Condurre una serata come il Capodanno di Canale 5, che mi ha vista co-protagonista, è stato un bellissimo traguardo nella mia carriera, ma se proprio devo sognare… vorrei condurre il festival di Sanremo!”.

Recentemente hai aperto il concertoevento “Una Nessuna Centomila” contro la violenza di genere; una serata nella quale si sono esibite grandi star della musica italiana. In che modo ritieni che queste iniziative possano aiutare a sensibilizzare le persone?

“Aprire la serata di “Una Nessuna Centomila” è stato un privilegio: sono stata su un palco davanti a un pubblico di centomila persone e ho potuto partecipare al più grande evento musicale contro la violenza di genere mai organizzato. Quando la musica si unisce a una causa, ne rende il messaggio ancora più potente, e quando personaggi noti e apprezzati la sostengono, creano una cassa di risonanza davvero importante. Personalmente amo sposare questo genere di iniziative, non ultima quella del Festival Nazionale della Cultura Sportiva, organizzato a Cattolica dall’Associazione Rimbalzi Fuori Campo, che promuove il riconoscimento dell’uguaglianza nello sport e che da sei edizioni ho il piacere di presentare”. Nel 2008 sei anche stata incoronata Miss Mamma Italiana e hai due splendidi figli. Come riesci a coniugare i tanti impegni lavorativi e il tuo ruolo di madre e compagna? “Se l’impegno di essere mamma si può definire un “lavoro”, è sicuramente il più soddisfacente, ma anche il più difficile al mondo, perché si ha la responsabilità di formare i giovani che diventeranno il futuro del mondo. Più i miei ragazzi crescono, più mi dico che in fondo, nonostante gli impegni, la fatica e i sacrifici fatti, ne è valsa la pena. La tutela verso le mamme libere professioniste purtroppo non è il mas-

simo della vita, perciò ho sempre fatto di necessità virtù. Anche i miei ragazzi sono dei piccoli-grandi lavoratori, pur trattandosi nel loro caso di impegni scolastici e sportivi. La cosa più bella è che mi sostengono sempre: il mio fotografo ufficiale per i social è mio figlio più grande, mentre il più piccolo è maggiormente attratto dal mondo della musica e suona la chitarra”.

Sappiamo che vanti anche un primato singolare: da ragazzina hai battuto niente meno che Laura Pausini al karaoke… possiamo sperare di sentirti anche cantare in futuro?

“Successe a Faenza, a una festa parrocchiale, avevo completamente rimosso quell’episodio. Lei, già da giovanissima, si esibiva al piano bar con suo padre ed era navigata nonostante l’età, ma in quell’occasione ho potuto contare su molti fan perché giocavo in casa. Non sono tecnicamente paragonabile a dei mostri sacri come Laura, ma il canto mi è sempre piaciuto: ho studiato musical, recitazione e danza, e anche se adesso le mie performance canore si limitano ai jingle per la radio, mai dire mai! Se Laura ricordasse questo aneddoto, probabilmente riderebbe… un giorno o l’altro prometto che glielo racconterò”.

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blico a questa storia”.

Inizialmente la guardavi con un po’ di diffidenza. Che giudizio avevi?

“All’inizio mi era indifferente come persona. Quello che uno mostra sui social spesso non corrisponde a quello che si è. Lei si è creata un personaggio ma ora sta passando un brutto periodo perché le è stata tolta il figlio ed è stato affidato ad una comunità”. Passando all’attualità oggi si discute ancora molto dei diritti delle persone trans. E’ ancora molto ipocrita la società italiana? Cosa ti fa più soffrire oggi?

“La società italiana è sempre stata ipocrita e lo rimarrà sempre. Noi portiamo addosso un’etichetta da tantissimi anni ma io noto che le Associazioni danno la possibilità anno per anno di ingigantire questa etichetta. Una volta si chiamavano femminielli e gay, oggi è nata la comunità LGBT e poi quella LGBTQ. Noi siamo persone e l’importante è che gli altri ci accettino in quanto tali”.

Qual è stato il momento più duro?

“Quando ero bambina ma è una storia che non mi va di affrontare in questo momento”.

Il tuo primo ruolo importante è stato nel film “Robinù” di Michele Santoro. Che ricordi hai di questa esperienza?

“Venne una ragazza a Napoli a fare dei provini. Io le chiesi se potevo provare pur non sapendo di cosa si trattasse. Non sapevo neanche che fosse un documentario su Napoli. La sera la ragazza mi chiese se mi poteva offrire una pizza. Io ero a casa da sola ed ero abbastanza malinconica. Lei mi disse che erano stati

inviati da Michele Santoro per girare un lungometraggio su Napoli e che le avrebbe fatto piacere se io avessi fatto da Cicerone. Accettai subito. Io li portai a vedere alcuni quartieri in cui le femminelle si prostituivano. All’epoca ero una lucciola di strada, oggi sono una escort. Loro mi chiesero di fare un adescamento con un cliente. L’incontro è stato ripreso con le telecamere ed è stato realizzato un lungometraggio”.

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sionista nella location più esaltante che si poteva desiderare, combattere al 102° piano del grattacielo più alto di NY: il One World Observatory”.

Per il nostro pubblico, cos'è esattamente il karate combat e di cosa si tratta? Dove nasce?

“Il karate combat è principalmente una promotion sportiva nata negli Stati Uniti su idea del presidente Adam Kovacs e di Michel De Pietro. È' un marchio registrato e non una disciplina. Possiamo dire che in karate combat, come ad esempio in UFC o Bellator, troviamo atleti di arti marziali principalmente karateki tra più forti al mondo, che combattono a contatto pieno con regole ben precise, molto si-

mili alle mixed martial arts”. C'è qualche mito internazionale che segui maggiormente?

“Seguo molti atleti e figure di ispirazione, da Tyson a Conor Mc Gregor, da George St Pierre a Usain Bolt, ma credo che ogni fase della vita abbia le sue ispirazioni”. Qual è il movimento italiano attorno a questa “promotion”?

“In Italia sono l’unico atleta che combatte in karate combat. Stiamo cercando già da tempo atleti di karate che vogliano allenarsi nel nostro team per iniziare ad apprezzare questo movimento. Per il momento i team di MMA sono

i più vicini a ciò che serve, ma crediamo che tanti atleti di karate abbiano dentro ciò che serve. Secondo me devono solo osare”.

Può essere considerata anche come "auto-difesa"?

“Se può essere considerata anche come "auto-difesa", credo di no. I colpi comunque creano sempre danni. L'autodifesa la vedo più in un'arte marziale come il Brazilian Jiu Jitsu, come self defense, che insegna ad immobilizzare l’avversario per un intervento e non finirlo”.

A chi si rivolge? Possono praticarla tutti?

“Il karate in generale lo consiglio a tutti, così come anche la pratica di arti marziali a contatto pieno sono rivolte a tutti. Anzi consiglio anche a chi pratica solo karate tradizionale per uscire dalla propria comfort zone e stare a contatto con se stessi. Anche se la vita da Fighter, ci penso ogni giorno, non è per tutti anzi è per pochi, sia dal punto di vista economico, di tempo e soprattutto mentale”. A livello agonistico, dove e come ti collochi?

“Oggi dopo tanti anni di agonismo è dilettantismo nel karate, sono un professionista contrattualizzato negli Stati Uniti ma non è questo ciò a cui aspiravo e presto lo dimostrerò”.

Quali sono i risultati più importanti che hai ottenuto?

“Ho vinto molte gare e perso tante altre, nel karate sportivo (karate olimpico). Ho conquistato medaglie in campo nazionale ed internazionale, 2 ori alla World Cup di stile Shito Ryu e altri ori in competizioni FIJLKAM (Federazione iItaliana Judo Lotta Karate Arti Marziali ndr)”.

Come sono organizzate le competizioni?

“Gli eventi sono organizzati dalla promotion in appuntamenti bimestrali o trimestrali. Ogni evento ha al suo interno dalle 8 alle 10 card di combattimento con due card preliminari, altre quattro o sei card di combattimento e altre due card Main event. La promotion è a livelli stellari, organizza il viaggio l’alloggio il trasporto agli atleti e all’allenatore, parliamo del top a livello mondiale”. C'è stato un evento dal quale sei reduce?

“Il 27 agosto ho combattuto ad Orlando in Florida, vincendo il match per decisione unanime contro Broad Jonny Canadese”.

Nel mondo qual è il Paese meglio rappresentato dai fighter del karate combat?

“Ad oggi ci sono molti fighters e di tutto il mondo ad essere bravi nella fossa, ma a breve si parlerà solo di me, solo di Gabriele Cera, l’italiano nella Fossa più importante al mondo”.

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