GP Magazine ottobre 2024

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© Foto Giuseppe Mignola

ANNO 25 - Numero 278

OTTOBRE 2024

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 421/2000 del 6/10/2000

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EDITORIALE

100 PER CENTO DIGITALE UNA SCELTA VINCENTE

Poteva sembrare una scelta azzardata ma a distanza di qualche mese i fatti ci stanno dando ragione. Il passaggio da rivista cartacea a magazine 100 per cento digitale sta dando i suoi frutti, almeno in termini di interesse. La carta, purtroppo, sta morendo. Resiste solo tra le persone avanti con l’età, quelle abituate a comprare il giornale, leggerselo al bar e tenerselo sotto braccio per un po’. Neanche nei centri estetici, nelle parrucchiere, nelle sale d’attesa degli studi medici, comprano più le riviste da far leggere ai clienti. Tutti (o quasi) con gli smarphone in mano e con la testa chinata ad osservare immagini, leggere notizie, guardare video. E’ da qui che nasce la nostra scelta. Perché non dare anche a GP Magazine l’opportunità di essere solo nel mondo digitale, del web e dei social, lasciando definitivamente la tradizionale carta, bella ma inutile nel suo scopo? I tempi cambiano e non c’è più spazio per il “vecchio”. Bisogna adeguarsi per non rimanere indietro. D’altronde, GP Magazine ha un seguito di decine e decine di migliaia di lettori e affezionati, sparsi non solo a Roma e nel Lazio ma in tutto il territorio nazionale e anche fuori confini. Lì dove la versione cartacea non è mai arrivata e per questo ci hanno sempre apprezzati seguendoci sul web e sui social.

Nella scelta di diventare digitali, abbiamo pensato anche e soprattutto ai nostri inserzionisti, che in questa maniera potranno avere una diffusione maggiore. Ogni mese realizziamo un numero sfogliabile interattivo, nel senso che sfogliandolo si potrà accedere con un click ai contenuti web delle attività commerciali che ci supportano. Inoltre, mensilmente inviamo un pdf del nuovo numero, sempre interattivo, a migliaia di contatti, in modo che attraverso i propri device con un dito potranno scorrere le nostre pagine. Insomma, GP Magazine ha abbracciato definitivamente la tecnologia e non si fermerà qui. Già sui nostri canali social, da un po’ di tempo pubblichiamo anche contenuti video di interviste e spot promozionali, per valorizzare ancora di più il nostro lavoro e i nostri interlocutori. Preso avremo altre novità e inizieremo a coinvolgere maggiormente coloro che operano nel mondo imprenditoriale e professionale, al fine di raccontare la propria storia e la propria attività. Questo come impulso anche per i giovani, coloro ai quali sin dalla nostra nascita abbiamo sempre voluto trasmettere un messaggio positivo. Questo è GP Magazine, la rivista per numeri uno.

CONDIZIONI - Nessuna parte di GP Magazine può essere riprodotta. GP Magazine è un mensile a distribuzione gratuita a servizio dei lettori. Salvo accordi scritti, le collaborazioni sono da intendersi a titolo gratuito; articoli e interviste sono realizzati in maniera autonoma dai collaboratori che ne chiedono la pubblicazione senza nulla pretendere in cambio e assumendosi ogni responsabilità riguardo i contenuti. I banner pubblicitari da noi realizzati sono di nostra proprietà e qualsiasi utilizzo al di fuori di GP Magazine deve essere da noi autorizzato dietro esplicita richiesta scritta

L’EVENTO DEL MESE

MED FEST 2024

SI CHIUDE CON SUCCESSO LA PRIMA EDIZIONE

DELL’EVENTO CHE HA CELEBRATO IL MEDITERRANEO

TRA ARTE, CULTURA E SOSTENIBILITÀ

La prima edizione del Med Fest si è conclusa in grande stile, al Teatro Lirico di Cagliari, con l'emozionante concerto della celebre cantante israeliana Noa. La sua esibizione, che ha incantato il pubblico con la sua voce unica e un potente messaggio di pace, ha segnato il culmine di una manifestazione che ha celebrato la ricchezza e la diversità del Mediterraneo attraverso arte, cultura e sostenibilità.

Una manifestazione multidisciplinare e ricca di eventi

Dal 26 al 29 settembre il Med Fest, promosso dalla Regione autonoma della Sardegna - Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio - e dal Comune di Cagliari, ha offerto una programmazione variegata che ha spaziato dalla musica al cinema, includendo dibattiti su tematiche fondamentali per il futuro del Mediterraneo. Tra i momenti più apprezzati ci sono stati i live streaming, che hanno permesso a un pubblico internazionale di seguire in diretta gli incontri e i panel, alimentando un forte interesse per i temi della sostenibilità ambientale e della collaborazione interculturale.

I Med Fest Awards: celebrazione di eccellenze mediterranee

Un momento di grande rilievo del festival è stato la consegna dei Med Fest Awards, un riconoscimento prestigioso dedicato a personalità che incarnano i valori mediterranei. Tra i premiati di questa edizione, Marco D'Amore, Massimiliano Rosolino, Marta Maggetti ed Emily Young hanno ricevuto applausi calorosi per il loro

impegno artistico, sportivo e culturale. Le loro testimonianze hanno emozionato il pubblico, sottolineando il ruolo dell'arte e dello sport come strumenti di dialogo e connessione tra i popoli.

Il successo della mostra AQUAE: più di 6mila visitatori

Durante le giornate del Med Fest, presso il Parco della Musica, è stata allestita la mostra AQUAE: Il futuro è nell’oceano, visitabile gratuitamente. L’esposizione ha registrato un risultato sorprendente, accogliendo più di 6.000 visitatori, secondo i dati ufficiali del CNR. La mostra ha illustrato le principali caratteristiche dell’ambiente marino, con un focus sull’uso sostenibile e la conservazione delle risorse marine. Esperimenti, attrezzature scientifiche, modelli in scala, video installazioni e immagini suggestive hanno accompagnato il pubblico in un viaggio alla scoperta del Mar Mediterraneo, rendendo l’esperienza educativa e coinvolgente.

Le parole del Presidente Giuseppe Ligorio

Il Presidente del Med Fest, Giuseppe Ligorio, ha espresso soddisfazione per il successo della manifestazione: “Questa prima edizione del Med Fest rappresenta l'inizio di un viaggio entusiasmante. Il Mediterraneo è un luogo di straordinaria bellezza e complessità, e il nostro obiettivo è fare del Med Fest un punto di riferimento per il dialogo culturale, l’arte e la sostenibilità. Siamo orgogliosi del risultato raggiunto e del grande riscontro del pubblico, sia in sala che online. Il successo di questa edizione ci spinge a guardare con ancora più ambizione alla prossima, nella speranza di continuare a costruire ponti tra i

popoli, promuovendo messaggi di pace e collaborazione”.

Uno sguardo al futuro

Il Med Fest ha dimostrato che, attraverso l'arte e la cultura, è possibile creare uno spazio di dialogo e riflessione, portando il Mediterraneo al centro della scena internazionale. Con entusiasmo, l’organizzazione dà appuntamento alla prossima edizione, con nuove idee e progetti innovativi che continueranno a celebrare il Mediterraneo e i suoi popoli.

Med Fest ringrazia i partner istituzionali (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Ministero per la Protezione civile e le Politiche del mare, Ministero del Turismo, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ENIT - Agenzia nazionale del turismo) e National Biodiversity Future Center (NBFC) e CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) per la parte scientifica.

COVER STORY

IVANA SPAGNA

“AMARE UN LAVORO E CONTINUARE A FARLO È UN DONO DEL CIELO”

Una delle icone degli anni '80 che continua a tirare fuori il meglio di sé. E' amata molto dai giovani che stanno scoprendo i suoi successi. Di lei stessa dice: “La mia vita è tutta lavoro e gatti”

© Foto Giuseppe Mignola

COVER STORY

Vedere Ivana Spagna su un palco è uno spettacolo puro di energia, forse per il fatto che è un artista a tutto tondo che proviene da quegli anni che le hanno lasciato una bella carica e dei bellissimi ricordi nel cuore. In tutti questi anni ha conquistato anche una buona fetta di pubblico internazionale attraverso le sue canzoni sempre originali. Ci hanno ammaliato i suoi primi successi come “Easy Lady” e “Call me”, fino ad arrivare ai più recenti e a varie ballad che l'hanno presentata sotto un'altra chiave. Quando pensiamo a lei, automaticamente torniamo su quei palchi estivi dei vari Festivalbar su cui si esibiva sfoggiando look particolari costituiti principalmente da una folta chioma bionda di capelli con effetto assenza di gravità spaziale.

Di recente si è esibita in un ricco tour che l’ha vista protagonista anche a Pacentro (il paese abruzzese originario del nonno di Madonna ndr) in occasione della famosa Corsa degli Zingari. Ivana, provieni dagli anni '80, anni importanti per la musica. Cosa ti è rimasto di quel periodo?

“La spensieratezza dentro, quella che oggi non c'è più. Mi è rimasto quel bellissimo ricordo. E poi è rimasta appunto la musica che continua a riscuotere il suo successo, grazie alla melodia e al ritmo. Ognuno poteva far sua una canzone e canticchiarsela mentre andava a casa. Quella è una cosa che resta sempre”.

Molti giovani stanno scoprendo quel periodo musicale. Hai personalmente riscontri?

“Certo, mi capita di lavorare nelle discoteche dove ci sono giovani che vogliono sentire la musica anni '80 per le ragioni che ho detto prima”.

Quarant'anni di successi, anche se hai iniziato molto prima. C'è qualcosa che ti manca?

“Mi mancano i miei gatti mentre sto rilasciando questa intervista. Ho avuto l'occasione di fare talmente tante cose che va bene così dai. Sono contenta di quello che è successo e che continua ad accadere. Considero tutto ciò un regalo che arriva dal cielo. Amare un lavoro che ti riesce e continuare a farlo nel migliore dei modi, beh, c'è solo da ringraziare Dio”.

Oggi riscontri tante idee come quando hai iniziato a muovere i primi passi?

“Devo essere sincera. Non sento la musica di adesso, non la conosco bene. Quando sono a casa mi isolo da tutto, sono un lupo solitario che non sente la musica. Al limite vado su un cd di Phil Collins, di Peter Gabriel o di Sakamoto. Certo, ci sono alcuni pezzi che sono forti e che si sentono di più quando si va in giro. I tempi sono difficili e anche le idee forti da tirare fuori. Si perde il sapore della cosa bella quando segui l'onda e vuoi fare qualcosa perché abbia successo a tutti i

costi e non usi il cuore”.

Oggi molti artisti hanno un rapporto diretto con i social e con la tecnologia. Per quanto ti riguarda?

“Mi considero un’antitecnologica per eccellenza. Io e la tecnologia siamo nemiche da sempre. Mi viene in aiuto la ragazza che cura il mio fan club, perché non ho mai postato nulla. Piuttosto che star lì sopra a diventare matta, impiego il tempo a scrivere una canzone. Sono portata a fare altre cose”.

Qualche progetto su cui stai lavorando?

“C'è ma no ve lo svelo, al momento è tutto top secret”.

Il nome di qualche artista di quegli anni con cui hai mantenuto i contatti.

“Certamente. Con Johnson Righeira che è davvero una brava persona a cui voglio molto bene e poi sento spesso come Gazebo, Tracy Spencer e altri che adesso non mi sovvengono”.

Un messaggio al pubblico di GP Magazine, quello che ti viene dal cuore.

“Cercate di godervi la vita, nonostante questo brutto periodo che stiamo attraversando e che detesto. Cercate di godere delle cose più semplici che sono quelle più importanti”.

CHI E’ IVANA SPAGNA

E’ nata a Valeggio sul Mincio il 16 dicembre del 1954 sotto il segno del Sagittario. Tra le sue passioni spicca quella per i gatti e naturalmente quella per il suo lavoro. L'anno fortunato della sua vita è stato il 1986, quando ha raggiunto il successo grazie al tormentone “Easy Lady”. All'inizio si esibiva in locali e balere dove era solita adottare nomignoli in inglese. I primi passi nel mondo della musica avvennero nel lontano 1969. Il suo primo singolo “Mamy Blue”è datato 1971. Durante gli anni a venire, Spagna ha cantato con il suo gruppo Gli Opera Madre, di cui facevano parte il fratello e l'allora fidanzato. Ha lavorato anche come corista e autrice. Il vero successo è arrivato nell'estate del 1986 attraverso il singolo “Easy Lady”, raggiungendo la notorietà a livello internazionale. Il 1987 è stato l'anno della conferma con il nuovo singolo “Call me”. In seguito sono arrivati altri singoli come “Dance, dance, dance”, “Every girl and boy”, “I wanna be your wife” e altri. Il successo è proseguito anche negli anni '90, grazie al singolo “No More Words”, che è stato utilizzato come sigla di una fiction e al brano “Il cerchio della vita”, colonna sonora del film “Il Re Leone”. Da ricordare il terzo posto al Festival di Sanremo del 1995 con “Gente come noi”. Molti altri sono stati i lavori rilasciati dall'artista e le collaborazioni avute nel tempo con firme della musica italiana e internazionale. E' reduce da uno dei tanti tour.

© Foto Giuseppe Mignola

Lo sport a scuola

La psicoanalista Adelia Lucattini: “Negli studenti l’attività sportiva

favorisce la buona crescita emotiva”

Lo sport è una risorsa chiave per promuovere il benessere psicologico dei giovani. Alla fine degli anni Novanta, l'adolescenzaera identificata come una fase “critica” per lo sviluppo emotivo e psicologico, con un forte aumento delle tensioni, dei drammi interiori e dei conflitti familiari. Le ricerche dell’ultimo decennio hanno ridefinito il periodo adolescenziale come una fase cruciale della crescita mentale, molto responsiva a stimoli interni ed esterni, fertile per l’apprendimento e la socializzazione. Un periodo vitale con qualche conflitto, necessario per un buon sviluppo psichico.

“Uno studio pubblicato su Social Science & Medicine Journal ha evidenziato che a livello mondiale circa il 13,4% degli adolescenti soffre di disturbi psicologici, con l'ansia che rappresenta il 65% dei casi e la depressione il 26%. I ricercatori invitano a introdurre interventi urgenti e su ampia scala, per supportare i ragazzi durante questa fase cruciale della loro crescita. Tra le soluzioni più efficaci, lo sport si distingue per i suoi molteplici benefici sul piano emotivo, relazionale e dell’apprendimento”, afferma la dottoressa Adelia Lucattini psichiatra e psi-

coanalista, Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana.

“Nell’attività motoria controllata (con un insegnante) è coinvolta la mente, sul piano emotivo e inconscio, si parla infatti di intelligenza emotiva e di inconscio corporeo. La pratica sportiva aiuta a dare un tempo alla propria vita, attraverso l’organizzazione delle attività e supporta la coordinazione psico-motoria attraverso il ritmo, soprattutto con l’ausilio della musica. Il ripetersi regolare degli allenamenti, consolida “costanza dell’oggetto interno” cioè la presenza interiorizzata delle persone amate, che danno sicurezza e forza interiore, sciolgono l’ansia e la tristezza”, spiega la psicoanalista.

sica, migliora significativamente l'autostima e riduce lo stress. Inoltre, c’è una correlazione diretta tra sport, sviluppo dell’intelligenza emotiva e sviluppo di emozioni positive”, afferma Lucattini. “Oltre a ciò, lo sport svolge un ruolo centrale anche nella socializzazione, soprattutto se svolto a scuola, più che agonistico ed extrascolastico. Numerose ricerche dimostrano che i migliori risultati si hanno proprio dallo sport praticato all'interno dell'orario scolastico e accessibile a tutti. In molti paesi europei ed extraeuropei, le scuole hanno le loro squadre che partecipano a gare e tornei tra scuole e tra università. È a scuola che lo sport svolge la sua azione sociale ad ampio raggio, a costo zero, con lo sport integrato nel programma didattico annuale”.

Tuttavia, nonostante questi benefici, molti adolescenti non raggiungono i livelli raccomandati di attività fisica settimanale. Le ore dedicate allo studio sono in costante aumento, a scapito del tempo riservato allo sport. Le ore di educazione fisica, fondamentali per incoraggiare uno stile di vita sano, sono ancora troppo poche. Secondo il Centers for Disease Control and Prevention, negli Stati Uniti e della British Sports Association nelle scuole, le ore dedicate all’educazione fisica e alle attività sportive, moderate o ad alta intensità, sono meno del 50% rispetto a quelle raccomandate. In Italia, secondo i dati del Ministero dell’Istruzione (Miur), le scuole dotate di impianti sportivi sono 40,8%. Dai dati l’Istat, il 37,5% degli italiani non pratica e non fa praticare sport ai figli per motivi anche economici.

“Dedicare 4 o 5 ore settimanali all’attività fi-

L’attività motoria è una delle forme di prevenzione primaria di disturbi psicologici ed è un efficace strumento educativo. Praticato in gruppo, a scuola, aiuta a strutturare il tempo, a desiderare di migliorare se stessi, mettersi alla prova, confrontarsi con i compagni e creare un rapporto positivo con gli insegnanti, da cui apprendono gli aspetti tecnici dei vari sport e il rispetto delle regole. Lucattini prosegue, “È noto che gli insegnanti e gli istruttori possono avere sui loro allievi un ruolo terapeutico anche se non psicoterapeutico. Dalla pratica sportiva a scuola e dalle buone relazioni con gli insegnanti, gli adolescenti traggono sostegno, forza per superare le difficoltà, costanza nello studio, determinazione nel difendere i propri diritti, impegno nel rispettare delle regole. Imparano a trasgredire all’interno di regole condivise, senza oltrepassare i limiti consentiti, migliorando i rapporti in famiglia, con gli amici e con se stessi”.

SALUTE & BENESSERE

Salute e informazione È sempre tutto vero quello che ci dicono?

Quali sono le fonti dalle quali attingere? L’informazione nel campo della salute è condizionata da conflitti di interessi?

Un medico è sempre libero di esprimere il suo parere sui mezzi di comunicazione? C’è da fidarsi?

Ne parliamo con il dottor Antonio Gorini (*) un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato

Comunicazione, informazione, salute e medicina: quanto è importante la comunicazione in questo ambito?

Basti pensare che “sotto l’ombrellone” uno dei temi più discussi è proprio quello della salute. Dalla salute personale o dei propri cari, alla salute del personaggio VIP o di quella persona di cui abbiamo letto sui giornali o sui social. Per non parlare della parte “benessere” dove i termini “antiaging, rughe, botox, ecc” sono ormai di uso comune. Chiaramente la maggior parte di queste abitudini sono indotte nella popolazione generale dal business. D’altro canto, la comunicazione è indispensabile nel mondo medico. In questo caso non intendiamo la comunicazione medico paziente, su cui ci sarebbe moltissimo da discutere, ma parliamo della comunicazione mediatica (giornali, TV, social, radio, ecc). Se pensiamo all’enorme confusione che c’è nell’uso e abuso di farmaci, nell’accesso ai servizi sanitari, nel comprendere le problematiche della salute, la situazione politica che si trascina da anni, capiamo che l’informazione e comunicazione in questo ambito ha un’enorme responsabilità”.

Spesso la comunicazione influisce sull’informazione: chi dovrebbe gestire e in che modo la comunicazione nell’ambito della salute?

“La mole di dati e di conoscenze in ambito sanitario è così vasto che richiede personale esperto per potersi orientare e, quindi, trasferire la corretta comunicazione alla popolazione. Nella maggior parte dei casi i quotidiani si avvalgono di giornalisti medico scientifici, che raramente hanno competenza medica specifica. Visto il livello di crisi qualitativa dell’informazione scientifica data dai nostri mass media sarebbe utile che medici “indipendenti” potessero partecipare alla comunicazione. Pochi giorni fa è stato pubblicato un articolo su “L’indipendente” dal titolo: “Falsi contenuti giornalistici pagati dalle aziende: La Repubblica di nuovo nella bufera”. Il sindacato del quotidiano ha indetto uno sciopero per il 25 e 26 settembre 2024 e in una nota sindacale si legge la motivazione: “per le gravi ingerenze nell’attività giornalistica da parte dell’editore, delle aziende a lui riconducibili e di altri soggetti privati.” Una serie di articoli sarebbe stata pubblicata “tout court” dietro compenso delle aziende senza una revisione critica del giornalista. Ovviamente questo è la punta dell’iceberg. È ben noto, e da molto tempo, che le maggiori aziende abbiano una fitta rete di “contatti” nel mondo della stampa. Tutto ciò rende sempre più sfumato il confine tra informazione e pubblicità o tra informazione e propaganda quando si parla di temi politici”. Quali sono le fonti primarie da cui si dovrebbe attingere per far veicolare una buona comunicazione?

“Questo è un tasto dolente! Molto dolente. A livello di fonti professionali, a cui dovrebbero attingere solo gli addetti ai lavori, esistono delle piattaforme online gratuite e a pagamento, dove i medici possono vedere gli studi scientifici, linee guida, ecc. Le varie società scientifiche dovrebbero uti -

lizzare queste fonti per rilanciare sui loro siti informazioni valide. Negli ultimi anni vi è stato un fiorire di centinaia di riviste mediche e, quindi, è possibile trovare numerosi studi che dicono tutto e il contrario di tutto. Inoltre, molte pubblicazioni non sono in realtà scritte da autori indipendenti, ma con importanti conflitti di interesse. Per di più, alla facoltà di Medicina non si insegna a comprendere la validità dei lavori scientifici, cioè se sono stati eseguiti con la metodologia corretta, e questo complica ancora di più il quadro generale. Per la popolazione generale è veramente difficile orientarsi. Per quanto detto sopra è chiaro che anche nelle fonti ufficiali, governative o di associazioni e società scientifiche specialistiche spesso vi sia disaccordo nelle informazioni, suggerimenti e raccomandazioni… È un periodo molto complesso per l’informazione pubblica. Il mio consiglio è quello di affidarsi ad un professionista medico esperto (indipendente ed onesto), che possa filtrare le varie notizie e fornire al cittadino una sintesi sincera e utile per migliorare lo stato di salute”. Qual è la responsabilità che la comunicazione medico-scientifica ha sui cittadini?

“Soprattutto i mass media principali e i social di largo utilizzo hanno un’importanza enorme nell’orientare l’opinione pubblica. Creano i bisogni e le necessità, orientando il marketing. Promuovono la paura e orientano la massa verso i comportamenti voluti dalla governance. Il potere che hanno è enorme. Se fosse sempre utilizzato a fin di bene, non ci sarebbe alcun problema, ma sappiamo che non è così… È necessario che

la maggior parte della popolazione aumenti il grado di consapevolezza, impari a percepire dove sia il vero e dove no. Non si può essere competenti in tutto, ma si può imparare a “percepire” se la comunicazione, e il comunicatore, siano sinceri. La capacità percettiva si può imparare. Alcune persone la possiedono dalla nascita, innata, ma la maggior parte la deve scoprire o meglio riscoprire studiando ed esercitandosi su tecniche specifiche. Nulla di complesso. I politici e tutti coloro che vivono di comunicazione conoscono queste tecniche e le tecniche di persuasione. Se anche chi ascolta fosse preparato, scoprirebbe facilmente se chi parla sta cercando di manipolare, se sta inventando un fatto o se lo sta ricordando, se è sincero oppure se sta mentendo, ecc.”.

Un medico è nella posizione di essere libero di esprimersi in un approfondimento informativo, su un qualsiasi mezzo di informazione, o è soggetto a limitazioni dell’ordine o della struttura sanitaria per cui lavora se è un dipendente?

“Un medico può esprimersi su qualsiasi mezzo di comunicazione a titolo personale all’interno del codice deontologico di categoria. Se il medico è dipendente di un’azienda non può esprimersi a titolo dell’azienda, a meno che non sia autorizzato, ma può farlo a titolo personale, rispettando i termini deontologici di categoria e quelli contrattuali con il datore di lavoro. Recentemente vi è stata una forte pressione per orientare un’informazione unica e univoca, ma questo è un “non sense” nel momento in cui

l’approccio scientifico si basa sul confronto di idee, su porre ipotesi diverse per poi verificarle sperimentalmente in collaborazione con i colleghi. Diffondere un’unica e incontrovertibile verità non appartiene all’ambito medico, ma all’ambito politico nelle oligarchie, dittature o monarchie”. Quanto può incidere l’industria farmaceutica nel veicolare la comunicazione in campo medico e della salute? Ad esempio, le campagne pubblicitarie stagionali su un determinato farmaco (autunno e influenze stagionali) possono portare ad un condizionamento del pubblico a ritenersi per forza di cose prossimi ad ammalarsi?

“Alla base delle strategie marketing vi è quella di creare o sottolineare un problema, una necessità, e prontamente offrire una soluzione rapida ed efficace. È ovvio che anche le industrie

farmaceutiche seguano questa strategia. C’è chi lo fa in maniera etica e chi meno… Laddove si muovano fiumi di denaro e grandi interessi, vi è sempre un gran numero di figure professionali, amministratori, comunicatori, giornalisti, ecc, coinvolti da una regia unica”.

Perché sempre più persone cercano di informarsi sul web?

“Nell’era della comunicazione siamo in realtà molto soli. Vi è una solitudine dilagante. Persone che muoiono in casa e nessuno che si accorge della loro assenza, se non per la puzza del cadavere dopo giorni… L’uso dilagante di App per incontrarsi, perfino per formare le squadre di calcetto. Solitudine e sfiducia sono la ricetta magica…le persone si affidano a sconosciuti sul web (social, app, ecc) per sapere come curarsi, quale centro medico sia meglio, che medicina assumere, cosa significa un valore alterato nelle analisi. Infine, è stata volutamente distrutta la figura del medico condotto, che andava nelle case in qualsiasi orario ed era capace di fare di tutto, dal far nascere un bambino a mettere dei punti di sutura o drenare un versamento pleurico… a casa…con strumenti che aveva con sé. Si è perso il rapporto di fiducia col medico di famiglia. Tutto ciò porta le persone “sole e sfiduciate” a cercare soluzioni fai da te oppure consigli sul web. Si guardano le recensioni come per un ristorante, ci si fida di illustri sconosciuti che danno pareri personali sui social”.

(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca e Pratica Clinica, Agopuntura. E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine

Via Archimede 138 - Roma

Info. 06 64790556 (anche whatsapp) www.biofisimed.eu antonio.gorini@biofisimed.eu www.miodottore.it/antonio-gorini/internista-nefrologo-omeopata/roma

Milano Golden Fashion 2024 Un successo straordinario nella cornice della Fashion Week

La settima edizione del Milano Golden Fashion si è conclusa venerdì 20 settembre con grande successo presso l'Acquario Civico di Milano, confermando ancora una volta l'importanza della moda sostenibile e dell'inclusività. In collaborazione con la Presidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili del Comune di Milano, Diana De Marchi, l'evento ha celebrato l'iniziativa “Dalla Passerella al Cambiamento”, richiamando l'attenzione su temi cruciali come la sostenibilità ambientale e la lotta contro la violenza sulle donne.

La serata, presentata dall'elegante e coinvolgente Anthony Peth, ha visto sfilare sul Carpet numerosi stilisti di fama internazionale, tra cui Antonio Chavez, Liss Vidal, Maria Liñan, Carina Galeano, Roberta Mellone, Elvia Cor, Paula Saez, Madame Leblanch e Lucas Nguema Escalada, che hanno incantato il pubblico con collezioni innovative e sostenibili.

Tra i momenti più emozionanti, la consegna dei Golden Fashion Awards, che hanno premiato figure di rilievo nei settori della solidarietà, della musica, della comunicazione, dell’imprenditoria e alla memoria. I premiati del 2024 includono la Dr.ssa Diana De Marchi, Marco Werba, Giuseppe Maria Pilera, Loriana Nelli premiata da Leonardo Angelo e Gianni Graziano (alla memoria). La serata ha inoltre ospitato la presentazione di un toccante trailer ‘Somos Mujeres Invisibles’ dedicato alla sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, tema centrale di questa edizione.

Graciela Saez, CEO e Direttrice Artistica di Milano Golden Fashion, ha espresso la sua soddisfazione per l'impatto sociale dell’evento, ribadendo l'importanza di promuovere l'inclusività e la sostenibilità attraverso la moda: “Siamo orgogliosi di aver creato un evento che unisce moda, arte e impegno sociale, sensibilizzando il pubblico su tematiche così importanti. La nostra missione continuerà, e non vediamo l'ora di accogliervi per la prossima edizione nel 2025.”

Anthony Peth e Graciela © Sergio Banfi

Stilista Antonio Chavez © Sergio Banfi
Stilista Paula Saez © Luis Lopez

UNA SINFONIA ROMANTICA UNA SINFONIA

ROMANTICA

Come ballerine sospese in un sogno romantico, le modelle prendono vita. Acconciature cotonate incorniciano sguardi intensi e trucco nero che accentua la malinconia. Nuvole di eterea bellezza. Ogni foto racconta una storia sussurrata, un emozione fugace che si esprime attraverso la fragilità dei tessuti e la leggerezza dei movimenti. Un inno alla femminilità sognata, dove la realta si confonde con il mondo immaginario delle fiabe

UNA SINFONIA ROMANTICA

Fashion stylist - Evelina Beltcheva @_evebel_

Photography - Mario Luccini @route66studiomilliberoit

Makeup - Barbara Ercolani @barbaramakeup Raffaele Squillace @raffaelesquillace

Agency - Background Model Management @backgroundmodelmanagement

Models - Francesca Marchetti, Iris Shaqiri Giaele Sbattella, Laura Biscetti

Makeup artist - Raffaele Squillace

Rispetto per i funghi porcini!

Nel tempo sono diventati un simbolo della nostra cucina

I funghi porcini sono un prodotto che ritroviamo in tavola tra l’estate e l’inizio dell’autunno. Rappresentano indiscutibilmente un prodotto del bosco di tutto rispetto, tipici da reperire in Italia e diventati simbolo della nostra cucina a livello internazionale, grazie alle loro carni sode che racchiudono sapori e profumi unici. Al contempo, però, non tutti conoscono i giusti modi per trattarli al meglio una volta giunti nella propria cucina. Ripassiamo insieme i fondamentali, per rinnovare il rispetto verso i funghi porcini in cucina! Ricordiamo sempre che nel caso dei porcini i segnali di sovra-maturazione sono dati dal cappello che da convesso diventa concavo, dalla formazione di piccoli vermetti e dalla formazione di quella che tutti conosciamo sotto il nome di “spugna”: in realtà, questo termine popolare indica la parte sottostante il cappello che prende il nome di imenoforo, e che a maturità del fungo si presenta morbida e cedevole al tatto, di colore che va dal giallino al verdastro. L’alta ristorazione prevede l’assoluta eliminazione della spugna dei porcini prima della loro cottura, ma in realtà questa può assumere una grande valore in cucina, come vedremo di seguito. Nella conservazione dei porcini, è importantissimo tener conto che i pericoli essenziali potrebbero essere rappresentati dalla temperatura e dall’umidità, sia in eccesso che in difetto: sarà bene dunque conservarli al fresco in frigorifero, ponendoli sul ripiano meno freddo (dunque verso l’alto), sistemati all’interno di recipienti con della carta da cucina asciutta sul fondo per assorbire l’eventuale umidità che perderanno. Se ne consiglia comunque il consumo nel più breve tempo possibile per godere del massimo di consistenza e sapore dei porcini; in alternativa, dopo aver condotto la pulizia come vi illustro di seguito, potrete congelarli, integri o tagliati a cubettoni, sistemandoli in sacchetti gelo o in recipienti a chiusura ermetica per non disperderne i profumi.

Per procedere con la pulizia accurata, prendete un fungo per volta e tenetelo in mano con il cappello rivolto verso l’alto e il gambo verso il basso, sistemate al di sotto di esso un recipiente e procedete pulendolo e “grattandolo” alla base utilizzando uno spelucchino a lama liscia, andando ad eliminare

la parte basale ricca di terriccio, raccogliendolo nel recipiente sottostante senza contaminare il piano da lavoro. Poi, soprattutto se si tratta di porcini di bosco appena raccolti, munitevi di un pennello o uno spazzolino a setole morbide per pulire l’intero fungo dai residui di terriccio anche nella parte del cappello, procedendo infine a passare ciascun fungo in un panno ben inumidito. In alternativa, potrete lasciar scorrere l’acqua fredda corrente sopra il cappello, per poi asciugare il fungo velocemente, tamponandolo con un panno asciutto. I migliori risultati in cucina con i funghi porcini si otterranno in due modi. Il primo è utilizzandoli a crudo (soprattutto se piccoli, sodi e saporiti), da tagliare finemente utilizzando un coltello trinciante, una mandolina o anche un’affetta tartufi. Saranno perfetti per entrare a far parte di eleganti insalate, ma anche per rifinire crudi e carpacci di carne o di pesce, o ancora da abbinare a deliziosi formaggi per ottimi momenti d’inizio o fine pasto. Il secondo metodo per esaltarne gusto e consistenza è la cottura in padella, per far sì che questo mezzo di cottura si renda funzionale all’ottenimento di un prodotto cotto che possa essere stufato e/o rosolato quanto più si preferisce. Una volta tagliati i funghi porcini nel modo preferito, conditeli uniformemente con un pizzico di sale, lasciandoli riposare per 5 minuti, affinché il condimento penetri nelle carni, rendendole anche più sode dopo la cottura. In seguito, adagiate i funghi conditi in una padella ampia con abbondante olio per soffriggerli. L’uso o meno del coperchio influirà molto sul risultato finale che si vuole ottenere: è tuttavia molto utile usarlo nella prima parte della cottura, facendo sì che i funghi perdano acqua e cuociano grazie ad essa, per poi scoprirli, lasciar evaporare i liquidi e procedere con la rosolatura, fino a renderli più profumati e croccanti. Ci si potrà sbizzarrire con tanti condimenti, anche se gli ingredienti principi dell’aromatizzazione dei porcini nel nostro territorio sono senza dubbio l’aglio e il prezzemolo: l’aglio potrà essere inserito fin dall’inizio, sia tritato che a lamelle o ancora intero per avere il tempo di insaporire i funghi, mentre l’aggiunta di qualsivoglia erba aromatica sarà consigliabile al termine della preparazione, affinché queste non brucino nell’olio conferendo note di sapore amaro. Provateli tuttavia anche con aglio e timo, o con scalogno e solo un pizzico di cannella: i porcini saranno sempre in grado di regalare nuove emozioni in tavola.

La ricetta del mese Fettuccine ai funghi porcini

Ingredienti per 4 persone: Fettuccine fresche all’uovo, 500 g; Funghi porcini freschi, 350 g; Aglio, 1 spicchio; Peperoncino fresco, 1; Prezzemolo; Olio extravergine d’oliva, 5 cucchiai; Sale fino q.b.

Preparazione: Iniziate con la preparazione dei funghi: dopo averli puliti accuratamente, tagliateli a lamelle o a pezzettoni, raccoglieteli in un recipiente e conditeli con un pizzico di sale, mescolando bene affinché esso si disciolga a contatto con l’acqua contenuta nei funghi. Lasciandoli riposare per pochi minuti, vi assicurerete inoltre una consistenza più soda dei funghi sia durante che post cottura. Portate sul fuoco un’ampia padella antiaderente o di ferro dal fondo piatto, lasciate scaldare al suo interno l’olio e poi adagiatevi i funghi, disponendoli ben aperti sull’intera superficie. Cuocete i funghi in padella a fiamma media senza il coperchio, per una cottura più rapida e veloce. Quando in padella non saranno più presenti liquidi rilasciati dai funghi, e questi inizieranno a rosolare ed assumere un tono di colore biondo, aggiungete in cottura anche l’aglio e il peperoncino fresco finemente tritati, saltate i funghi e procedete lasciandoli rosolare bene. A parte, cuocete le fettuccine in abbondante acqua salata, e una volta pronte scolatele nel condimento a base di funghi, al quale avrete aggiunto a fine cottura anche del prezzemolo tritato: personalmente preferisco non ripassare la pasta condita sul fuoco, ma resterà comunque una vostra scelta a seconda del sapore desiderato. Nota: per questa ricetta sarà ideale utilizzare funghi porcini sovra-maturi, ovvero con la formazione della tipica spugna sotto il cappello, che darà luogo alla formazione naturale di una crema nel corso della cottura in padella, perfetta per accogliere le fettuccine calde appena scolate.

EVENTI CON GUSTO

Casalab apre le porte a Roma

Parata di VIP per CasaLab38 all’insegna del design e dell’eccellenza culinaria. Si è tenuto l’attesissimo openning show di CasaLab38 ideato dalla famiglia Di Pietrantonio, il nuovo spazio espositivo in via Trionfale, che ha visto la partecipazione di numerosi volti noti dello spettacolo appassionati dell’ artigianato e del designer di lusso. A presentare l’evento, il celebre conduttore Anthony Peth, che ha guidato una serata indimenticabile, fatta di eleganza, arte e alta cucina. Alla serata hanno partecipato numerose personalità di spicco, tra cui Enrica

Guidi accorda all’oppening direttamente dal set, elegante con un abito nero e pizzo Veronica Ursida, Maria Monsè in abito glitterato , la bellissima Sofia Bruscoli, le conduttrici Rai Antonietta Di Vizia e Mariella Anziano, l’ opinionista Iolanda Gurrieri, Conny Caracciolo, l’ex tronista Jessica Antonini, direttamente da “Avanti un Altro” la curvy anni ‘50 Francesca Giuliano e Sandra Gomez, immancabile Elisabetta Viaggi e il prefetto Fulvio Rocco. Ad impreziosire ulteriormente l’evento, le delizie culinarie dello chef stellato Giuseppe Di Iorio, che ha conquistato i palati degli ospiti con le sue raffinate creazioni. Il momento più dolce della serata è stato segnato dalla torta in crema chantilly e frutti di bosco. La serata è proseguita fino a tarda sera con le note del sax dei musicisti dell’Accademia Ergo Cantemus.

Nozze di lusso in Sardegna: l’Isola alla conquista di India, Usa e Emirati

La Sardegna alla conquista delle nozze sfarzose di tutto il mondo. Con un gala d’eccezione nella “Villa del Direttore” delle antiche carceri di Castiadas si è concluso il primo Iwca, l’innovativa conference internazionale che ha descritto l’Isola come meta perfetta per la celebrazione dell’amore ai più influenti professionisti dell’industria nuziale di Usa, India, Emirati Arabi. Villamassargia, Chia, Santa Margherita di Pula e Villasimius gli altri luoghi raggiunti dall’evento, al quale hanno partecipato centinaia di persone. Una vera e propria connessione tra gli esperti mondiali e gli operatori locali (tra i quali rappresentanti istituzionali, direttori di hotel e professionisti) del settore, con focus sui luoghi unici e fatati della Sardegna per cerimonie e banchetti. Il format è ideato da Alessia Ghisoni, Cinzia Murgia titolari di “Oggi Sposi Exclusive wedding” e “Events”, regine del wedding sardo, event manager, due professioniste del settore che con la loro esperienza e passione hanno reso questa esperienza indimenticabile, e da Elisabetta Picardi di Say yes in Italy e ideatrice del Soulstir Trip. Gran finale con le danze garantite dal dj Sandro Murru. Storyteller, mediatore e presentatore del gala dell’Iwca il noto conduttore televisivo Anthony Peth. Tra i big mondiali del settore dell’industria nuziale hanno partecipato Rui Mota Pinto, Priti Raichura, Taiwo Adedayo, Samar Shawareb e Anne Marie Kleis. Dall’Italia Fabio Marcia, Angelo Garini, Valentina Lombardi e Barbara Colombo.

20 anni di Solemania: l'anniversario a Piazza Mazzini fra vip e champagne Grande successo per l'anniversario di Solemania, punto di riferimento di tanti personaggi noti del mondo dello spettacolo e del giornalismo. Ad accogliere i numerosi ospiti e beniamini della tv il padrone di casa Simone Maria Cimini. Tante le celebrità presenti per festeggiare un traguardo così speciale, una location che negli anni è diventata, nel cuore del quartiere Prati, a due passi della Rai, la location adatta per giornaliste e conduttori che amano rilassarsi e godere dei privilegi che offre la struttura. Oggi viviamo in un’epoca dove l'immagine viene curata soprattutto dai giovani. Per tutti l’immagine è fondamentale. I trattamenti must sono quelli che permettono alla pelle più luminosità, più compattezza e quindi stimolare la naturale rigenerazione dei tessuti. Il trattamento innovativo, completamente indolore che apporta risultati tangibili e duraturi è la Carbossiterapia senza aghi Co2, che permette ai tessuti di ossigenarsi con un effetto drenante eliminando scorie, migliorando l ‘ aspetto della pelle. Sale aperte per 12 ore, e servizi gratuiti per tutti, fra flut di champagne e dj set la festa è proseguita fino a tarda sera all'insegna del benessere e del buon cibo.

Alessandra Pesaturo premiata al Premio Letterario internazionale Montefiore Premio Speciale Giornalismo ad Alessandra Pesaturo all’interno del Premio Letterario Internazionale Montefiore, la cui serata conclusiva della edizione 2024 si è svolta il 12 ottobre presso il Teatro Malatesta di Monterfiore Conca.

Alessandra Pesaturo è giornalista iscritta all’ODG dal 2004 e giornalista professionista dal 2010. Laureata in Lettere all’Università LUMSA di Roma (corso di Laurea in Scienze della Comunicazione, indirizzo Editoria e Giornalismo con il massimo dei voti), attualmente è assunta a tempo indeterminato presso l’emittente televisiva regionale Rete Oro nel tg news per la realizzazione di servizi giornalistici, documentari, e conduzione di trasmissioni. Ha collaborato tra gli altri con le testate on line Affaritaliani.it e Cinecorriere, con i settimanali Nuovo, Nuovo Tv, Top, Sono, Stop, con interviste a personaggi dello spettacolo. Questo e molto altro, per una professionista della Comunicazione e della Informazione tra le più apprezzate nel panorama di settore, con nel bagaglio anche una importante esperienza da inviata tv. Svariati i riconoscimenti nel carnet professionale, tra cui Premio Assessorato Politiche Sociali di Roma Capitale 2011 sezione giornalismo per il sociale (per la sensibilità e l’abnegazione con cui sono state trattate importanti tematiche di interesse sociale); Premio Personalità Europea 2011 alla carriera nella sezione giornalisti; Premio Personalità Europea 1997 alla carriera sezione spettacolo.

Ancora un riconoscimento per la professionalità del compositore e direttore d’orchestra Marco Werba Ennesimo riconoscimento in carriera per il compositore e direttore d’orchestra Marco Werba. Il 20 settembre scorso all’Acquario Civico di Milano il celebre musicista ha ricevuto il Premio Speciale Musica all’interno della settima edizione di Milano Golden Fashion, evento che si svolge durante la settimana della Fashion Week milanese, ideato e diretto da Graciela Saez e presentato da Anthony Peth. La nota manifestazione internazionaleal solito sotto l’egida del Comune e di Diana De Marchi come Presidente Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili Lavoro e Politiche Sociali Città Metropolitana di Milano - ha celebrato ancora una volta l’eleganza, la cultura, la creatività e l’impegno sociale. Gli stilisti provenivano da tutto il mondo, per siglare l’esclusività di un evento sempre più charming e cosmopolita.

“Fair Play for Peace” a Mrs. Kelly T. Clements, Deputy dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite Il conferimento dell’importante riconoscimento “Fair Play for Peace” a Mrs. Kelly T. Clements, Deputy dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, è stato un punto centrale nel “World Fair Play Day“, svoltosi a Bruxelles lo scorso 5 settembre. L’organizzazione dell’evento è stata a cura dell’ EFPM – European Fair Play Movement guidato dall’olimpionico Philippe Housiaux. Ruggero Alcanterini, Presidente del Comitato Nazionale Italiano Fair Play (CNIFP) – CONI e co-ideatore del Premio, era tra i prestigiosi invitati della giornata giunti da diverse parti del mondo alla Sala Gotica dello splendido Municipio di Bruxelles, ed ha commentato l’impeccabile cerimonia in esclusiva per Consulpress. Tra le sue dichiarazioni: “Credo che aver immaginato con Philippe Housiaux un evento alchemico come il ‘Fair Play for Peace’ abbia costituito la sintesi della rappresentazione e del riconoscimento di un concetto fondamentale, come quello del bene possibile da poter condividere. Eravamo alla vigilia del Congresso dell’European Fair Play Movement, organizzato a Roma dal Comitato Italiano nel 2022, nel ricordo dei Trattati fondativi dell’Unione Europea, firmati da Schuman e gli altri visionari in linea con il pensiero di Mazzini e Spinelli, in Campidoglio nel 1957. Ci chiedemmo cosa fare delle nostre risorse propositive, in nome dei principi e dei valori ispirati da William Shakespeare, legati al concetto del gioco corretto, della lealtà e soprattutto del rispetto. (…) Di certo il fair play, dopo la recente decisione ONU di dedicare una Giornata Mondiale il 19 maggio a partire dal 2025, offre una declinazione molto ampia di deterrenza positiva, ma in sintesi ed in conclusione è la vera chiave di accesso alla pace. Ecco quindi avanzare il concetto essenziale di ‘fair play per la pace’. (…) Il futuro del Premio Internazionale ‘Fair Play for Peace’ sembra già scritto, ed è nei valori incontestabili e universali che intende continuare a sottolineare nel merito”.

ARTE

CON GLI OCCHI DI MARYNA KUNAIEVA

In una società di immagini pervasive, in cui si è sommersi dalla comunicazione visiva, la pittura è ancora un mezzo efficace per raccontare artisticamente il mondo, per esaltare i sentimenti? Lo abbiamo chiesto a Maryna Kunaieva, artista ucraina che attraverso l’arte tenta di connettere il mondo fisico con quello spirituale. La sua pittura surrealista cattura e stupisce attraverso forme, volumi, linee e colori.

“Una passione precoce per il disegno mi ha dato lo slancio per ricercare e sperimentare in vari campi della creatività, scuola d'arte, design della moda, progettazione di interni e del paesaggio, management nel campo del design dell'industria leggera. Il punto chiave nella scelta della pittura come hobby professionale è stata la consapevolezza che la pittura, in tutte le sue manifestazioni, rappresenta la più grande libertà di creare e sperimentare”.

Di quali strumenti si avvale la tua tecnica artistica?

“La mia vera passione nel disegno sono le ‘linee’ espresse nella linearità e piattezza delle composizioni. Adoro lavorare con penne e pennarelli, gel e vari altri materiali come inchiostro. Con l'aiuto di questa tecnica è possibile creare effetti spaziali e una sensazione 3D”.

In una società di immagini che narrano storie, anche quelle banalmente catturate dal proprio telefonino, l’arte pittorica non sembra obsoleta?

“L'arte della pittura potrebbe non essere molto chiara in questa società di continui progressi tecnologici. Tuttavia, la pittura offre l'opportunità di raggiungere perfettamente gli angoli più nascosti dell'anima, direi addirittura i sentimenti nelle profondità dell'io. La nostra società si ‘nasconde’ dietro lo stress e i problemi quotidiani, indossando la maschera del ‘va tutto bene’. Un artista è un catalizzatore che trasmette la realtà attraverso le sue emozioni e la sua visione, e dà l'opportunità di sentire i sentimenti in un modo nuovo, di vedere il mondo in nuove immagini. Per capire l’arte devi, però, prima capire te stesso”.

Se le immagini in cui siamo immersi condizionano i nostri comportamenti, pensi che l’arte possa intervenire arricchendo i livelli di pensiero e quindi migliorandoci nelle azioni?

“L'arte è espressione delle nostre azioni e pensieri in generale; è una piena affermazione dello sviluppo della società e il suo indicatore di autoespressione. L'arte può esprimere il livello di sviluppo spirituale o contribuire alla sua crescita. Può incoraggiarci a comprendere le situazioni della vita e portarci alle azioni giuste. A condizione che l'arte specifica abbia un potenziale spirituale”.

Nella tua opera “Vaccino della vita”, un inchiostro su carta, tecnica mista, vediamo mani che chiedono, mani che offrono. Può l’arte, come la medicina, curare l’anima malata e anche il corpo?

“L'arte può curare l'anima e il corpo. E’ impossibile, però, creare un'opera d'arte significativa senza conoscere il significato della vita”.

Altri dipinti sono di più difficile interpretazione… Come interviene il surrealismo nella tua arte?

“Il surrealismo delle mie opere enfatizza il mondo non completamente conosciuto e i segreti nascosti dietro la nostra vista. La mia intenzione, però, è sempre quella di toccare i temi della vita reale e quotidiana”. “Pensieri confusi”, sempre inchiostro su carta, in cui una mente oppressa si scontra con i grovigli del vivere, i cordai delle incomprensioni o dei condizionamenti; e ancora “Istruzione” attraverso cui sostieni che ci viene insegnato a vivere una vita non nostra. Tu ti sei liberata dei condizionamenti, attraverso la pittura?

“Di solito non viviamo la nostra vita. Viviamo secondo ciò che ci è stato insegnato o in cui siamo costretti. Raggiungere il "vero sé" non è facile. A me, ci sono voluti più di dieci anni per trovare fiducia e espressione in me stessa. Non avevo idea di cosa volessi fare esattamente... Ora ho obiettivi specifici e il mio percorso come artista. So quello che esprimo nelle mie opere, e sono certa che troverò risposta nel cuore di tanti”.

Per finire, una domanda d’obbligo. L’invasione russa nel tuo paese dal febbraio del 2022 come ti ha influenzata artisticamente, e ha cambiato il tuo modo di esprimerti?

“Il mio paese è in guerra, è una questione molto dolorosa per me. Attualmente sto preparando una mostra su questo argomento, che si terrà in Ucraina e, credo, in Francia. Da quando tutto ha avuto inizio, ho comin-

ciato a cercare risposte alla domanda principale: Perché c'è così tanto dolore nel mondo? Il dolore travolge ogni persona, si accumula e si riversa in azioni negative. Questo dramma mi ha offerto una prospettiva per cambiare, per cercare risposte in me stessa. Non attraverso ‘la vita di qualcun altro’, ché sarebbe per me come una scarpa di un numero troppo piccolo, e non mi consentirebbe di andare lontano. Febbraio 2022: la mia esistenza è stata stravolta per sempre, ma non si può più pensare individualmente. Sento di dover gridare al mondo intero: "Fermati, guarda la tua vita!" C’è bisogno di cambiamento. E il mondo potrà davvero cambiare, solo quando ciascuno inizierà da se stesso”.

“QUELLA NOTTE SENZA LUNA”

IL LIBRO

DENUNCIA DI GIOVANNI MARGARONE

"Quella notte senza luna" dello scrittore Giovanni Margarone racconta la storia di Elena, una giovane donna che vive in povertà a Genova. Il romanzo esplora le sue lotte interiori e le difficoltà che affronta a causa della sua condizione sociale e una malattia debilitante. L'amicizia con Beatrice le offre momenti di gioia e sollievo, ma la sua condizione sociale e la storia personale con la madre continuano a tormentarla. Giovanni, qual è il tema principale del romanzo e come si collega al contesto storico di Genova negli anni '70?

“Questo romanzo ha come tema principale quello della vicinanza verso le persone che soffrono per svariati motivi, tra i quali, nel caso della protagonista di questa storia, quello della miseria, quella vera. Sì, perché Elena, una ragazza che dovrebbe gioire della sua giovinezza, è costretta a una condizione di indigenza, comune a tanti clochard che ci sono nelle nostre città. Ho scelto di scrivere un romanzo di questo genere per lanciare un segnale forte, soprattutto a chi vive di indifferenza e di pregiudizio, essendo convinto che il mondo sia solo di chi gode del benessere; ma il mondo è di tutti, anche di quegli ultimi che arrancano in una vita sempre in salita fra mille difficoltà. Il contesto storico non è strettamente collegato alla storia che narro, perché potrebbe essere collocato anche al nostro tempo. La scelta di intersecare le vicende con l’alluvione è stata da me adottata per rafforzare il pathos narrativo, nonché per far ricordare in qualche modo quel tragico evento e, da ultimo, per omaggiare la terra nella quale sono cresciuto: la Liguria”.

Quali sono le principali differenze tra il mondo dei "barboni" e il mondo borghese e come queste differenze influenzano i personaggi e la trama?

“Come ho cercato di descrivere nel romanzo, la prima differenza tra i due mondi è senz’altro dovuta ad avere la dignità repressa se non schiacciata da una parte, mentre dall’altra la dignità è fatta salva, in contraddizione, come succede sempre quando parliamo di povertà, a quanto sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Avere negati dei diritti fondamentali schiaccia la dignità umana e in un mondo che si ritiene civile e progredito; questo non dovrebbe succedere. Altra differenza tra i due mondi è data senz’altro dalla mancanza di attenzione sociale che ha il mondo “borghese” verso i poveri e i disperati e nel mondo borghese includo anche quello politico. È sotto gli occhi di tutti che le istituzioni sono ben poco sensibili al fenomeno della povertà intesa nella sua ampia accezione e che il volontariato sia il solo asse portante per aiutare i più bisognosi. Questa situazione non fa che aumentare le disuguaglianze sociali dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. E questo divario è aumentato rispetto al passato, anche rispetto all’epoca in cui è ambientato il mio romanzo. Poco è stato fatto per combattere la povertà nel corso degli ultimi 50 anni, in cui l’indifferenza, il pregiudizio e l’intolleranza hanno sempre troneggiato. È un triste primato questo, che per la legge dei grandi numeri può essere esteso all’atteggiamento dell’Occidente ricco e progredito verso

quel Terzo Mondo dove ai bambini sono negate le cure mediche più essenziali, oltre a soffrire la fame. Questa non è retorica, è solo una considerazione che si basa su dati fatto: in tema di diritti il mondo intero è messo molto male e che dire, cambiando tema, dei diritti negati alle donne afgane? Questa società occidentale è sempre più ipocrita: l’intolleranza e l’indifferenza regnano sovrane, mentre la solidarietà umana è posta in un angolo. Credo che finché non saremo in grado di guardare in fondo al cuore chi sta peggio di noi, nulla o quasi potrà cambiare. Quando penso alla mia Elena, sofferente e ancora tuttavia speranzosa, penso a quanto quel mondo borghese la opprima, incapace di tenderle la mano. È quello che fa Beatrice, una vera eccezione di solidarietà, non influenzata dalla società in cui vive, che ne condanna l’indifferenza e l’intolleranza. Lei si avvicina a Elena, le tende la mano, la vuole aiutare. Ma Beatrice è una goccia nel mare, troppo poche sono le persone che si avvicinano ai bisognosi in questa società opportunista ed egoista. Queste ultime caratteristiche le incarna Filippo, fortemente influenzato invece dalla società in cui vive, impossessato dal pregiudizio. Chi legge il libro può notare come questo ragazzo si avvicini a Elena solo perché “trasformata” in ragazza borghese da Beatrice; è un amore della maschera, non della persona. Secondo voi, come si evolverà la storia di amore tra Filippo ed Elena? Riuscirà Filippo a vincere i suoi pregiudizi nei confronti di un mondo che non è il suo?”.

Quale dei personaggi, se c’è, è più affine alle tue corde e quale più distante?

“Credo che si possa intuire da quanto ho detto prima, mi sento un po’ Beatrice e detesto la gente come Filippo. Aiutare gli altri dovrebbe essere un dovere morale; si potrebbe partire aiutando le persone che

abbiamo vicino, sarebbe già un risultato importante”.

In che modo utilizzi le vicende di Elena e Filippo per criticare la società e la natura umana?

“Come ho detto, con questo romanzo ho voluto lanciare dei messaggi forti su una tematica drammatica: possiamo etichettarlo come “libro denuncia”? Questo romanzo vorrebbe essere un monito a chi alza la bandiera dell’individualismo, perché a questo mondo siamo tutti figli dello stesso Dio”. La fragilità della vita e l'importanza della compassione sono, in chiusura, i due argomenti chiave su cui volevi sensibilizzare chi ti legge?

“Assolutamente sì. Credo che sia compito di tutte le arti quello di evidenziare i problemi della società. In questo senso la letteratura ha un grande compito perché è mezzo di comunicazione. La comunicazione è fondamentale nella sensibilizzazione e, come nel mio caso, gli scrittori devono considerare quest’onere, avvertirlo proprio. Solo agendo si possono risolvere i problemi o, perlomeno, tentare di risolverli. Vorrei tanto che ci fossero al mondo più Beatrici e meno Filippi. Lo so, questa è utopia, ma io continuo a sperarlo. Grazie”.

FEDERICA FIORONI

LA FIGURA DI VALERIO ZURLINI

REGISTA SOTTOVALUTATO E DIMENTICATO

Federica Fioroni, ricercatrice indipendente (attualmente docente al liceo), con “Malinconia senza rimedio. Vita e cinema di Valerio Zurlini”, per MImesis Edizioni e con la prefazione di Marco Bertozzi, analizza tre film del regista tra cui “La prima notte di quiete”.

“Alain Delon sbarca a Rimini come una star e i riminesi (e soprattutto le riminesi) impazziscono” , ci dice nell’intervista. Nel film Alain Delon è il professor Daniele Dominici che, in una Rimini volutamente grigia e malinconica, s’innamora di una studentessa...

L’obiettivo di far conoscere meglio l’intermedialità culturale di Valerio Zurlini ci sembra riuscito. Prego. Può essere una scoperta. Federica come è nata l'idea di questo libro?

“L'idea è nata nell'ambito di un dottorato di ricerca conclusosi nel 2012, in cui mi sono occupata tra le altre cose anche di cinema. Mi sono detta: perché non dedicarmi a Valerio Zurlini, regista ingiustamente sottovalutato e dimenticato?

L'idea si è rafforzata nel momento in cui mi sono trasferita a Rimini, divenendo io stessa in un certo senso un personaggio zurliniano”. Quanto tempo ti ha preso e quali sono le parti che ti hanno impegnata più a lungo?

“Il lavoro di ricerca e di scrittura mi ha impegnato circa due anni. È stata molto laboriosa la raccolta dei vari materiali (video, testimonianze scritte, testimonianze orali ecc.); la parte del libro a cui mi sono dedicata maggiormente è la trilogia della Romagna, nella convinzione che essa costituisca la parte migliore della filmografia del regista”.

Alain Delon nel 1972 era un divo a tutti gli effetti. Parlaci della sua presenza nel film La prima notte di quiete e in che ruolo è presente oltre che di attore.

“Alain Delon sbarca a Rimini come una star e i riminesi (e soprattutto le riminesi) impazziscono. Delon a Rimini si comporta da divo e ha capricci da divo, a causa dei quali i rapporti con Zurlini si dete-

riorano. Delon inoltre non è un semplice attore, ma è anche il co-produttore cioè il capo di Zurlini e questo determinerà un ulteriore elemento di attrito”.

Chi era Valerio Zurlini e perché probabilmente non è esploso come altri registi?

“Zurlini è una figura dimenticata nel panorama cinematografico italiano, che solo di recente ha attirato di nuovo l'interesse della critica. Si tratta in parte di una scelta voluta: Zurlini rifiuta il compromesso (vuole girare solo film in cui crede) e questo lo mette in contrasto con i produttori e con le strutture industriali del cinema”.

Qual è stata la sua caratteristica migliore nel suo fare cinema?

“La caratteristica migliore di Zurlini è la sua profonda cultura che rende il suo cinema estremamente raffinato e in un certo senso intermediale (una stretta connessione tra cinema, arte e letteratura)”.

In questo libro parli dei tre film “Estate violenta” (1959), “La ragazza con la valigia” (1961), “La prima notte di quiete” (1972), ma quali altri film ha fatto?

“Zurlini non ha girato solo la trilogia della Romagna ma ha girato altri 5 film, di tono assai disparato: si va da una commedia fresca e un po' malinconica (‘Le Ragazze di San Frediano’), al rapporto drammatico e intenso tra due fratelli (‘Cronaca familiare’), ai temi “politici” e di scottante attualità (‘Le soldatesse’, ‘Seduto alla sua destra’), sino a una meditazione metafisica sul tempo e sulla morte (‘Il deserto dei Tartar’i)”.

Ha prodotto altro, Zurlini, oltre ai film?

“Ha prodotto anche tredici documentari, tutti estremamente raffinati ed interessanti”.

La prima notte di quiete sembra perfetta per Dominici-Delon, tu che ne pensi di lui e del giovanissimo Giancarlo Giannini?

“Dominici e Spider sono figure complesse, a tutto tondo, scandagliate nelle loro contraddizioni, come quelle di tutto il

cinema di Zurlini. Delon e Giannini si mostrano estremamente versatili e in grado di rendere la profondità dei due personaggi”.

Quanto conta per Zurlini la bellezza nella vita non in senso personale ma quella che esiste e si cerca nella vita?

“La bellezza è fondamentale. Zurlini l'ha sempre perseguita, nei suoi film e nella sua vita; questo l'ha portato anche a una grande malinconia nel momento in cui questo anelito alla bellezza si è scontrato con le difficoltà oggettive dell'industria cinematografica”.

Ci dai qualche suggerimento per acquistare il tuo libro e una considerazione finale per chiudere.

“Il mio libro è ordinabile in libreria o acquistabile on line. Mi sono accostata a questo regista con un grande rispetto, sono entrata per così dire in punta di piedi nella sua anima, apprendendo a credere profondamente in quella che lui chiama la sacralità del cinema: il cinema – e così l'arte e la letteratura – sono una cosa seria, che ci aiuta a vivere”.

La bambola di porcellana

Rosie è la protagonista del romanzo di Kristen Loesch, “La bambola di porcellana”.

La ragazza studia all’Università di Oxford, con una madre che si rifiuta di parlare del passato. Alla sua morte, a Rosie resta una collezione di bambole e un quaderno di fiabe scritte a mano, che la riportano bruscamente nella Russia del 1917, alla vigilia della Rivoluzione. Rosie conosce in questo modo un mondo avventuroso e romantico, ma anche violento e caratterizzato da una serie di tradimenti. È così che viene a conoscenza di un grandissimo amore segreto, mai spento.

Decide, quindi, di accettare un lavoro di ricerca a Mosca, per scavare nella storia di famiglia e scoprire cos’è realmente accaduto. La verità sarà molto diversa da come la immaginava…

Se il passato può condurre a rivelazioni dolorose, può anche tracciare la strada del perdono.

Una storia che esplora l’importanza delle radici, la maturazione della consapevolezza personale e il sentimento di appartenenza.

Sirene

Dopo il grandissimo successo di “Weyward”, Emilia Hart torna in libreria con “Sirene”, l’appassionante storia di quattro donne, vissute in secoli diversi ma unite da un legame inimmaginabile. Un romanzo sulla resilienza femminile e sul potere della sorellanza. Cornice della storia di Mary ed Eliza, da un lato, e Lucy e Jess dall’altro, il mare – la sua magia – la sua energia.

Ai giorni nostri, Lucy si sveglia all’improvviso nella stanza del suo ex, che tiene stretto sotto di sé – con le mani strette intorno alla sua gola. Confusa e terrorizzata, scappa dalla sorella Jess, sperando che possa aiutarla a interpretare il sogno che la agita da un po’ di tempo: la scena inquietante e drammatica di due sorelle che stanno annegando…

Due secoli prima, Mary ed Eliza sono costrette a lasciare l’Irlanda e imbarcarsi su una nave diretta in Australia. Durante il viaggio iniziano a notare uno strano cambiamento nel loro corpo, e non riescono a capire di cosa si tratti… Le voci di quattro donne, separate dal tempo ma legate indissolubilmente. Un nuovo straordinario romanzo che terrà incollati i lettori fino all’ultima riga!

Letti per Voi

Cinquecento anni di rabbia

Il rapporto tra le rivolte e i mezzi di comunicazione, dal Cinquecento a oggi, è il focus del lavoro di Francesco Filippi, “Cinquecento anni di rabbia”. Una tesi affascinante, attraverso la cui discussione si analizza il legame tra rabbia popolare e mezzi di informazione.

Nel Cinquecento, l’invenzione della stampa a caratteri mobili fu il motore di una vera e propria rivoluzione culturale e sociale. La diffusione di fogli stampati con la nuova tecnologia, a basso prezzo, portò soprattutto la gente comune - che non aveva mai avuto accesso al potere e alle informazioni - a prendere coscienza per la prima volta di un pensiero collettivo e esigenze comuni. La rabbia sociale assunse una forma nuova e organizzata, da cui scaturì la Guerra dei contadini, repressa nel sangue nel 1525. Da allora, il “potere” si è occupato – e preoccupato – sempre di più dei mezzi di informazione, per imbrigliarli e renderli innocui.

Cinque secoli dopo, è accaduto qualcosa di molto simile: il 6 gennaio 2021, una folla inferocita dà l’assalto al Congresso degli Stati Uniti, a Capitol Hill. La “più grande democrazia del mondo” sembra vacillare, spaventata. La rabbia popolare viene incanalata e organizzata attraverso i social media. In entrambi i casi un nuovo mezzo di comunicazione, sfuggito ai filtri del potere, porta in superficie la rabbia di chi si sente escluso. Mai come ora abbiamo bisogno di fare un buon uso della storia, per capire con maggiore profondità il mondo nel quale viviamo e il sistema di informazioni e comunicazioni, che influenzano e addirittura determinano il pensiero collettivo e la coscienza sociale.

SPETTACOLO &

ARIANNA CIGNI

TRA TEATRO, SFILATE E CONDUZIONI TELEVISIVE

E’ attrice di teatro, presentatrice e modella. Una donna poliedrica che riesce a destreggiarsi in vari ambiti senza però perdere di vista la sua passione principale: la recitazione. Lei è Arianna Cigni. Arianna ci potresti raccontare un po' le tue origini sia dal punto di vista familiare alle tue origini, fino all'amore per l'arte in generale.

Grazie Daniele per questa intervista e per la tua gentilezza. Sono nata a Roma ma ho origini del nord, più precisamente di Trieste, città che adoro. Mia madre e i miei nonni erano appunto di Trieste mentre mio padre è nato Novara. All'inizio, avendo tra i miei familiari alcuni avvocati, mi sono iscritta a Giurisprudenza, ma sentivo che non era la mia strada… Sono sempre stata una grande appassionata di cinema e di teatro. Una sera, andando a vedere una mia amica a teatro, mi innamorai del suo personaggio e così decisi di iscrivermi a una scuola di recitazione, il famoso conservatorio ‘La Scaletta’ di Gianni Diotajuti, dove mi diplomai tre anni dopo nel 2008. Da quel momento è iniziata la mia carriera artistica e in particolare teatrale. Ho alle spalle circa 50/60 spettacoli”.

Vediamo altri piccoli curiosità, in questo momento che cosa stai facendo di bello? “Sicuramente continueranno le repliche di ‘Stalking’, uno spettacolo molto particolare contro la violenza sulle donne che ha avuto molto successo non solo a Roma ma anche nel Lazio. Con la nuova stagione teatrale lo porteremo in altre parti d'Italia, con la regia di Filippo Bubbico. Non solo, a novembre andrò in scena con una commedia molto divertente in dialetto romano ‘Poro Fio’ con la regia di Alessandro Iori e infine a marzo sarà la volta di ‘Vecchi tempi’ di Harold Pinter con la regia di Gianfranco Tomei. Riguardo invece la tv, tornerò a metà ottobre a condurre la quinta edizione di ‘Luce Nuova sui fatti’ assieme al giornalista Gaetano Alaimo”.

Ti ringrazio per aver scelto me in qualità di ritrattista delle dive, tra le quali da oggi sei annoverata e spero che la mia

Il ritratto di Arianna Cigni realizzato dall’Artista delle Dive
Daniele Pacchiarotti, che per l’occasione l’ha intervistata

arte abbia colmato quella parte vanesia che cercavi tanto in te.

“Sono stata molto contenta di essere stata ritratta da te ma guardando le tue opere precedenti ero certissima di non rimanere delusa vista la tua grande bravura. Infatti il ritratto che mi hai fatto mi è piaciuto moltissimo e mi ha emozionato. Grazie”. Ti abbiamo visto in vari eventi, anche ultimamente, sfilare come una dea. Da dove viene questo amore per l'immagine e per la moda?

“Alcuni anni fa, quando una mia amica più grande mi iscrisse a mia insaputa al concorso di Miss Italia, ero molto timida ma riuscii a passare le prime selezioni. Purtroppo però, per motivi familiari, non ho potetti continuare ma, dal momento che mi ero divertita tantissimo, cominciai a sfilare in diversi eventi anche se la prima vera passione rimaneva il teatro”.

Sappiamo, inoltre, che conduci il programma

“Luce Nuova sui fatti” che ti consente di fare esperienza nell’ambito dell’informazione. Hai una carriera davanti a te che ti permette di poter far tutto.

“Quello che hai detto è verissimo! Infatti, grazie al giornalista Gaetano Alaimo, che ho conosciuto durante il periodo del Covid e che in qualche modo mi ha ‘salvata’ da quel brutto momento dove i teatri erano stati i primi chiudere, ho avuto l’opportunità di affiancarlo alla conduzione del suo nuovo programma ‘Luce Nuova sui fatti’ andato in onda in diverse reti regionali , tra le quali Tele Lazio nord ,Tele Orte, La Voce Tv e che collabora attualmente con Radio Roma News. Non solo, ho collaborato anche in altre trasmissioni su Cusano Tv, Gold tv e Cittaceleste. Quindi, oltre al successo teatrale, punto anche a diventare sempre di più una giornalista preparata e una conduttrice televisiva”.

SPETTACOLO

Andiamo a conoscere questo giovanissimo attore, che ha partecipato alla “Leggenda di Kaira” con Emanuela Del Zompo. Si chiama Federico Emiliani.

Federico, presentati.

“Vengo da Grottammare e ho 14 anni”.

Come nasce la tua passione artistica?

“La mia professione artistica è limitata fino ad un solo cortometraggio ma spero molto di ampliarla”.

Chi sei nella vita?

“Sono un ragazzo determinato e con forti aspettative”.

Cosa farai da grande?

“Da grande spero di entrare nel gruppo sportivo

delle Fiamme Gialle”.

Lo sport che posto occupa nella tua vita?

“Lo sport per me è fondamentale”.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

“Vincere un mondiale”.

Il tuo attore preferito?

“Tom Cruise”.

Il tuo film preferito?

“Top Gun Maverick”.

Che rapporto hai con tua sorella Allegra?

“Con lei ho davvero un bellissimo rapporto”.

© Foto di Pierluigi Alessandrini

FEDERICO EMILIANI

UN GIOVANE ATTORE

CON IL SOGNO SPORTIVO

DELLE FIAMME GIALLE

SPETTACOLO

DAVIDE BUFFONE DALL’INCONTRO CON MYKEL FONTS

A ZORBA IL GRECO

L’ASCESA

DEL GIOVANE

BALLERINO

Ballerino di talento con la passione per l'arte, Davide Buffone iniziato la sua formazione di danza in giovanissima età presso il Centro Studi Musical di Franco Miseria a Roma. Prosegue poi la sua formazione presso il Teatro Politeama di Prato, il Taneční konzervatoř Ivo Váni - Psoty di Praga, la Scuola del Teatro dell'Opera di Roma.

Dal 2023 è primo ballerino del Teatro Nazionale Sloveno di Maribor.

Debutta a Verona al Teatro Romano come protagonista di Zorba il greco, sotto la supervisione del suo creatore Lorca Massine, all’interno del 101° Arena di Verona Opera Festival 2024.

Come nasce il tuo amore per la danza?

“Fin da bambino il mio interesse era per lo sport, e frequentavo corsi di nuovo e karate. Quando i miei genitori si iscrissero a un corso di balli latino-americani, guardandoli è nata la mia passione per questa disciplina. Riuscivo ad apprendere tutto molto facilmente, e ho capito che amavo ballare più di ogni altro sport. Un giorno ho incontrato il ballerino cubano Maykel Fonts (maestro di ‘Ballando con le Stelle’), che vedendomi ballare mi propose di preparare una coreografia insieme, con cui abbiamo fatto numerosi spettacoli anche a livello internazionale. Lui stesso, rendendosi conto delle mie potenzialità di ballerino (avevo solo 10 anni), consigliò ai miei genitori di iscrivermi ad una scuola di danza”.

Dove hai mosso i primi passi in questo mondo?

“All'età di 10 anni sono entrato al C.S.M. scuola di danza di Franco Miseria, che, viste le mie doti, mi diede una borsa di studio permettendomi di frequentare gratuitamente i corsi di danza classica, moderna, contemporanea e jazz”.

La prima importante occasione...

“Superare l'audizione da solista al Teatro Nazionale di Belgrado, che ha dato il via alla mia carriera di ballerino e mi ha aperto il mondo del teatro”.

Quale stile preferisci e perché?

“Moderno e contemporaneo, perché mi danno l'opportunità di interpretare ed esprimermi con maggiore libertà”.

Un tuo mito?

“Il ballerino russo Mikhail Baryshnikov per la sua tecnica, espressività e versatilità”.

Un tuo pregio che ti riconosci come ballerino?

“Un mio pregio è essere molto versatile negli stili”.

E invece un pregio e un difetto come persona?

“Un mio pregio è essere disponibile con il prossimo.

Un mio difetto è l'impulsività”.

Quale ruolo ami?

“Zorba il greco, grazie al quale sono stato invitato come primo ballerino all'Arena di Verona. Rothbart nel ‘Lago dei Cigni’ - Lo Schiaccianoci - Abderakhman in Rajmonda - Faust coreografia di Edward Clug - l'Idolo d'oro nella Bayadere - ruolo principale in Carmina Burana coreografia di Edward Clug - Hilarion in Giselle - ruolo principale in Rain Dogs coreografia di Johan Inger - duetto principale in Cantata di Mauro Bigonzetti”.

Progetti futuri?

“Per il momento sono concentrato sulla carriera di ballerino”.

La danza per te in una sola parola. “Passione”.

In collaborazione con:

STORIE DI RADIO

LUCIANA BIONDI

ESTRO E CULTURA PER UNA DELLE PRIMEDONNE

Una conduttrice radiofonica che si è contraddistinta da sempre per la sua spiccata personalità

La personalità al microfono è tutto per Luciana Biondi, la vecchia scuola vince sempre! “Chi ascolta si rende conto se stai lavorando solo per te stesso oppure o stai offrendo anche qualcosa di utile”. Il mezzo radiofonico ha esercitato un fascino particolare su di lei fin dai tempi della scuola, tanto da essere molto determinata a riuscire nel campo ed ecco che ha superato brillantemente i quarant'anni di attività. Durante questo lungo periodo, ha conosciuto anche momenti di pausa, sia per scelte personali che per problematiche di vita, ma la radio è stata sempre lì a riaccoglierla ogni volta. La passione non è cessata nel tempo. Si definisce pazzerella e considerato che punta molto sulla cultura e sui contenuti, dev'essere interessante e coinvolgente condurre un programma in tandem. Si considera pigra, anche se non si direbbe dal curriculum che ha. Ama fare una cosa per volta con molta calma.

Luciana, ricordi l'anno della tua prima volta in onda?

“Fu nel 1978 in una piccola radio di quartiere, portata da un fidanzato dell'epoca che neanche credeva in me”.

L'incontro con la radio è stato casuale o voluto?

“Assolutamente voluto, da buona amante della musica e ascoltatrice di radio. Ho mostrato da subito la mia determinazione. Sognavo di lavorare per la Rai. Una volta marinai la scuola, anche se non potevo permettermelo visto che venivo da una famiglia molto severa e avevo di conseguenza un'educazione ferrea. Avendo però appena compiuto i diciotto anni, mi feci questo regalo insieme ad una mia amica. Andammo in una radio che seguivo all'epoca di nome Radio Lazio. Era di Claudio Villa ed era molto professionale. Ero innamorata della voce di Sonia Scotti, che poi è divenuta una grande doppiatrice”.

Quando hai iniziato a fare sul serio?

“Quando entrai nel 1979 a Radio Hanna, allora un gioiellino in stile americano trainata da Maurizio Amici, una grande mente artistica. In seguito arrivò l'esperienza con Radio Emme 100. Feci parte di un quartetto fortunato composto oltre che da me, da Anna Pettinelli, da Silvio Piccinno e da Teo Bellia. Fu una bella scuola dove imparai molte cose.

In seguito arrivò l'esperienza con Radio Dimensione Suono”. Hai avuto modi di fare studi pertinenti alla tua attività?

“Non andò così almeno nelle superiori. Però ricordo che quando feci gli esami di maturità, il presidente

di commissione mi chiese cosa avrei voluto fare nella vita. Io parlai della mia passione per la radio e questo mi ha aiutato nel voto finale. La radio mi ha portato sempre bene”.

Quando ripensi alle tue numerose esperienze passate, quale ti fa venire i brividi?

“L'ultima su RTR 99. Non sono una nostalgica, mi piace guardare al presente e al futuro. Ogni volta che vado in onda è come per lo sportivo lo scendere in pista oppure per l'attrice andare a teatro. L'ultima e quella da fare è sempre la migliore”. Hai accettato il massiccio avvento della tecnologia in radio e la sovraesposizione tramite social e radiovisione?

“Non mi ha cambiato nulla, anzi la radiovisione mi ha costretta a prendere più cura di me. Adesso almeno cinque giorni a settimana mi trucco. In un certo senso sono stata spronata riguardo la cura della persona. Personalmente non amo promuovermi tramite i social. La nostra generazione ha puntato tutto sulla passione, partendo dalle case dove abitavano i proprietari o dalle cantine. Oggi nel mondo dello spettacolo, i giovani sono stati

formati in un certo modo, creando quindi un business formativo con le accademie. Noi veniamo da anni in cui siamo stati molto liberi, di giocare, sbagliare, inventare ed esprimerci, mentre adesso le nuove generazioni entrano nei sistemi tritacarne che propongono le radio. Per carità, c'è professionalità, forse molto più di prima, ma noto tanti giovani tutti uguali”. Una radio attuale che hai ascoltato con attenzione.

“Radio Subasio che è lontana dalla mia concezione, però mi piaceva quella umanità e vicinanza che trasudava dal microfono. E' stata per me una piccola lezione per essere più vicina all'ascoltatore”. Cos'è per te il successo?

“Fare ciò che piace e farlo bene”.

COSE BELLE

ARIA

DOPO 80 MILIONI DI STREAMING ARRIVA

IL NUOVO SINGOLO DI CICCO SANCHEZ

Dopo aver raggiunto oltre 80 milioni di streaming con i suoi brani e la certificazione Disco D’Oro FIMI con il brano “Girasole”, Cicco Sanchez torna con un nuovo singolo, a pochi mesi dalla release del brano “Il Mio Miglior Nemico” featuring Loomy.

“Aria” è il titolo della nuova canzone, disponibile dal 20 settembre in radio e su tutte le piattaforme digitali per Ada Music (Warner Music Italy).

“Aria” è una ballad romantica e struggente in chiave acustica, densa di quella nostalgia che diventa l’unico appiglio per riuscire a sopravvivere alla perdita di un amore, l’unica alternativa possibile per riviverlo “a causa dell’assenza della sua presenza”: Impazzirò mentre cade a pezzi il mondo e io provo a ricomporlo / Ma vorrei solo nascondermi come fa la polvere / Ore ore stare immobili / Anche se sento il cuore esplodere / Cosa mi hai fatto? / Ma mi piace così tanto e non smetterò.

Il connubio e l’intimità di voce e chitarra catturano il sentimento di desiderio propulsivo e di connessione invisibile, facendo leva sul forte significato della semplicità e dei piccoli gesti che evocano quell’amore.

“Aria è un brano delicato e sentimentale, che esprime il senso di vuoto dopo un addio” – racconta Cicco – “È un viaggio nei sentimenti di perdita e desiderio, dove l’assenza di-

#CoseBelle

venta presenza in ogni frammento di vita”.

Con questo brano, Cicco Sanchez si afferma ancora una volta esploratore di generi, un cantante e autore che non pone limiti alla sua arte e alla sua crescita artistica, trasformando in musica e parole emozioni generazionali nelle quali è impossibile non specchiarsi e riconoscersi. Ma oltre a impegnarsi nel proprio progetto, Cicco figura anche come autore in oltre 20 Dischi di Platino certificati FIMI, dando un’ulteriore prova delle sue già riconosciute doti liriche e artistiche.

Dunque, c’è qualcosa di nuovo… nell’Aria, un giovane artista che non vediamo l’ora di ascoltare!

JP VOCAL STUDIO ACADEMY: SEMPRE

APERTE LE ISCRIZIONI AI VARI CORSI

La JP Vocal Studio Academy, rinomata accademia di musica con sedi a Tivoli e Roma, annuncia l'apertura continua delle iscrizioni ai suoi corsi. Gli appassionati di musica di tutte le età hanno l'opportunità di perfezionare le proprie abilità e scoprire nuovi talenti grazie a un'offerta formativa ricca e diversificata.

Tra i corsi disponibili, gli studenti possono scegliere tra Canto, Piano, Chitarra, Basso, Batteria e Coro Gospel, ognuno insegnato da professionisti del settore con anni di esperienza.

Ogni corso è progettato per adattarsi alle esigenze individuali dei partecipanti, garantendo un ambiente di apprendimento stimolante e creativo.

In aggiunta ai corsi sopra citati, la JP Vocal Studio Academy offre anche un Percorso Formativo specifico per insegnanti di Canto. Questo programma è dedicato a coloro che desiderano approfondire le proprie competenze e avviare una carriera nell'insegnamento della musica.

Le iscrizioni sono aperte tutto l'anno, permettendo a tutti di intraprendere il proprio viaggio musicale in qualsiasi momento.

Per ulteriori informazioni sui corsi disponibili e sulle modalità di iscrizione, gli interessati possono visitare il sito web ufficiale dell'accademia o contattare direttamente le sedi di Tivoli e Roma. Non perdere l'occasione di dare vita alla tua passione musicale!

Sede di Roma: Via Tancredi Cartella 63 zona Stazione Tiburtina

Sede di Tivoli: Via Via Campolimpido 55/BCampolimpido Favale

Info: 375 7445664. - E-mail: jpvocalstudioacademy@gmail.com

VITERBO: TRIONFO DI CREATIVITÀ

GRANDE SUCCESSO PER LA TERZA EDIZIONE

DI ONE NIGHT FOR FASHION: UNA SERATA DI MODA, SOSTENIBILITÀ E CELEBRAZIONE DELL’IMPRENDITORIA FEMMINILE

Si è conclusa con un grande successo la terza edizione di One Night for Fashion – Moda & Benessere tenutasi ieri sera presso la Sala Regia di Palazzo dei Priori a Viterbo. La manifestazione, dedicata all’imprenditorialità femminile con un forte focus su moda, sostenibilità e internazionalizzazione, ha visto una partecipazione numerosa, arricchita dalla presenza di numerosi VIP e personalità di spicco.

Tra i tanti volti noti che hanno illuminato la serata, spiccano Sofia Bruscoli, Vincenzo Bocciarelli, Andrea De Rosa, Ludovico Fremont, Vincent Riotta, e Daniela Aragona Tornatore, moglie del celebre regista Giuseppe Tornatore. La loro presenza ha conferito ulteriore prestigio all’evento, che ha saputo coniugare moda, arte e impegno sociale.

Janet De Nardis, madrina dell’evento e regista, ha dichiarato: Alla base della nostra civiltà ci sono i valori di rispetto, creatività e sostenibilità. Eventi come questo sono fondamentali per promuovere una cultura che guarda al futuro, in cui le donne sono protagoniste e leader del cambiamento. Le sue parole hanno risuonato come un forte messaggio di empowerment femminile e di responsabilità verso l'ambiente.

La sfilata di moda, cuore pulsante della manifestazione, ha visto le creazioni di quattro maison guidate da donne: Jeana Fotu, Aurora Gentili Couture, Sonia De Palma Couture e Radapola, concludendosi con la spettacolare collezione di Mohammet Salka, stilista internazionale che ha celebrato la forza e la magia della femminilità. Ogni collezione ha posto un forte accento sulla sostenibilità, con l’utilizzo di materiali eco-friendly e tecniche innovative che esaltano il rispetto per l’ambiente.

Durante la serata, sono stati intervistati molti ospiti illustri che hanno sottolineato l’importanza di eventi

EVENTI

come One Night for Fashion per diffondere la cultura della sostenibilità e il ruolo chiave delle donne nel progresso economico e sociale. Tra gli interventi più rilevanti:

- Raffaele Ascenzi, ideatore della Macchina di Santa Rosa “Dies Natalis”, ha condiviso la sua visione sull’unione tra tradizione e innovazione.

- Simonetta Coccia, Presidente della Piccola e Media Impresa, ha parlato della necessità di creare reti solide tra donne imprenditrici.

- Giuseppe Galliani, Vice Presidente del Dipartimento Universitario MAB, ha ribadito l’impegno del mondo accademico nella promozione della moda sostenibile.

“E’ con un certo orgoglio che ho notato, ha evidenziato Antonella Polini, Presidente della Background Model Management e organizzatrice della manifestazione, una bella crescita di questa terza edizione che è stato il risultato di una potente sinergia tra donne e risorse umane di culture diverse. “La comunicazione, e la contaminazione, ha concluso, sono da sempre i miei obbiettivi e che tutto ciò sia accaduto a Viterbo mi rende ancora più felice”!

La serata, presentata dalla poliedrica Gió Di Sarno, ha visto un susseguirsi di testimonianze ispiratrici e momenti dedicati alla celebrazione del talento femminile, con un particolare tributo all’Associazione Medico Donna, impegnata nella tutela della salute delle donne che è stata rappresentata dalla Dottoressa Melillo e dalla Dottoressa Clerico.

Special Partner è MAB (Moda Arte e Benessere), il dipartimento universitario per Fashion designer, nel cuore di Viterbo.

Backround Model Management di Antonella Polini (moda e marketing), Only chic di Vittoria Mantrici (logistica), SG Social Equipe di Serena Gargano (marketing manager) sono il cuore pulsante dell’organizzazione dell’evento che vede coinvolte figure professionali di grande esperienza, tra cui Raffaele Squillace e Barbara Ercolani (make up), Luca Antonelli (ufficio stampa), e Gianpaolo Piccini (produzioni). Il team ha lavorato con passione e dedizione per offrire al pubblico un’esperienza indimenticabile, che non solo celebra le donne ma promuove anche la bellezza e il valore del territorio viterbese. L’evento, realizzato con il patrocinio della Provincia, del Comune di Viterbo e della Camera di Commercio, e grazie al contributo di un team di professionisti del settore, si conferma come un appuntamento imperdibile nel panorama culturale di Viterbo, capace di coniugare bellezza, creatività e impegno per un futuro più sostenibile. Il ringraziamento, inoltre, va anche agli sponsor che hanno creduto in questo magnifico evento: Salumificio Coccia Sesto, Bruniassicura, International Catering, Villa Sofia Eventi, La bottega degli chef, Vini Pacchiarotti, REA Academy, Vecchia Stampa Print Lab, Ristorante Gur.me, PromoTuscia, Rifrar eventi, TNP group, Evodiaunique you emotion.

Ufficio Stampa

Luca Antonelli

FACCE DA SPOT

ALL’AUDITORIUM DELL’ARA PACIS PREMIATI I VOLTI DELLA PUBBLICITÀ

Si è svolta all’Auditorium dell’Ara Pacis la 4° edizione del PREMIO FACCE DA SPOT, ideato da Graziano Scarabicchi, realizzato da Maximiliano Gigliucci, prodotto da BuuuBall Off Colors e patrocinato dalle istituzioni MIC, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma Capitale, e con il contributo di Confartigianato Imprese Sostenibili Roma Città Metropolitana. L’evento è stato presentato da Eleonora Daniele e Pino Strabioli.

La manifestazione è dedicata ai personaggi dell’intrattenimento audiovisivo che si sono distinti nella comunicazione pubblicitaria istituzionale, commerciale e sociale, quegli spot oltremodo popolari, prestigiosi e graditi al pubblico.

Durante la premiazione sono stati proiettati tributi video dedicati a Vittorio Gassmann, Nino Manfredi, Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, protagonisti\testimonial di campagne promozionali negli anni di Carosello.

Sono intervenuti: Alessandro Onorato – Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale; Svetlana Celli – Presidente dell’Assemblea Capitolina, e l’Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor.

Tra gli ospiti premiati: Carlo Verdone, Neri Marcorè, Madalina Diana Ghenea, Giorgio Pasotti, Paola Minaccioni, Roberto Giacobbo, Riccardo Rossi, Paolo Calabresi, Michele La Ginestra, Sergio Saladino (il signor Buonasera), Andrea Delogu, Gabriele Cirilli. Nel Foyer del Museo Ara Pacis, il ritrattista digitale Massimo Perna ha realizzato e dedicato a BuuuBall quadri pop, raffiguranti personaggi premiati nelle edizioni precedenti, da Luca Argentero a Claudia Gerini, da Gerry Scotti a Simona Ventura, da Nino Frassica a Serena Autieri, da Ciro Immobile a Mariagrazia Cucinotta.

Lo chef Armando Aristarco, eccellenza della cucina mediterranea, ha dedicato una torta scenografica ideata esclusivamente per FACCE DA SPOT. Il premio è prodotto con materiale riciclato, realizzato da il PREMIO Idal group; come ogni anno, i premiati sono stati omaggiati di soggiorni esclusivi presso il Belmond Caruso di Ravello e Veratour, e da gioielli esclusivi disegnati appositamente da OTP (Officine Talenti Preziosi).

DOMENICO AURIEMMA

RICONOSCIUTO “RE DEL MADE IN ITALY”

Nel panorama mondiale del lusso e della moda, pochi nomi riescono a risplendere di eleganza e autenticità come quello di Domenico Auriemma, recentemente insignito dell'ennesimo premio per il 2024. Un riconoscimento che lo ha proclamato “re” del Made in Italy nel mondo. Sulla pergamena che accompagna il premio si legge "In nome dell’eccellenza e del prestigio, è con grande onore che conferiamo il titolo di Eccellenza Italiana del Made in Italy Internazionale a Domenico Auriemma per il suo straordinario contributo alla promozione e valorizzazione dell’artigianato e del design italiano nel mondo". E ancora: "Con passione, maestria e dedizione, Domenico Auriemma incarna valori e tradizione del Made in Italy, portando le nostre creazioni a livelli eccelsi, tanto da meritarsi di riconoscimento internazionale. Con profondo rispetto e ammirazione per il suo impegno, ci congratuliamo con lui per i traguardi raggiunti e gli auguriamo un futuro ancora più ricco di successi".

Il Made in Italy non è solo una semplice etichetta, ma un simbolo di eccellenza riconosciuto a livello globale. Un marchio che rappresenta qualità, raffinatezza e una tradizione millenaria di artigianato. Auriemma, nel corso della sua carriera, ha incarnato perfettamente questi valori, diventando uno dei più grandi ambasciatori dell'occhialeria italiana di lusso. Con la sua dedizione, è riuscito a creare un ponte tra tradizione artigianale nazionale e mercato globale, portando l'eccellenza del design italiano in contesti internazionali sempre più ampi. Questo è un risultato non solo imprenditoriale, ma culturale: la diffusione del Made in Italy è anche la trasmissione di un patrimonio artistico e culturale che

fa parte della nostra identità nazionale. Il successo di Domenico non è frutto del caso, ma risultato di una visione chiara e lungimirante. La sua capacità di anticipare le tendenze, unita ad un profondo rispetto per le radici del design nostrano, lo ha reso un punto di riferimento nel suo settore. Auriemma ha saputo coniugare tradizione e innovazione, creando prodotti che, pur rimanendo fedeli alla qualità artigianale, ambiscono a rispondere alle esigenze di un mercato sempre più dinamico e sofisticato. La sua eccellenza si distingue non solo per l'innegabile competenza, ma anche per l'attenzione alla sostenibilità e alla responsabilità sociale, elementi oggi imprescindibili per chiunque desideri operare con successo a livello internazionale. Auriemma ha dimostrato come il lusso possa essere non solo sinonimo di esclusività, ma anche di etica e rispetto per l'ambiente. Il titolo di “re” del Made in Italy nel mondo rappresenta il giusto riconoscimento per un uomo che ha dedicato la propria vita a promuovere la bellezza e l'eccellenza del nostro Paese. Non parliamo solo di un imprenditore di successo, ma di un reale ambasciatore della cultura italiana. In un'epoca in cui la globalizzazione rischia di appiattire le diversità culturali e artigianali, la figura di Domenico Auriemma ci ricorda l'importanza di valorizzare le nostre tradizioni e portarle con orgoglio sulla scena internazionale. Il premio conferitogli questo settembre non è solo una celebrazione del suo straordinario contributo, ma anche un simbolo di speranza per tutti coloro che credono nel potere della creatività e della qualità italiana. Domenico Auriemma è, e continuerà ad essere, una fonte d'ispirazione per chiunque ami e intenda valorizzare il vero Made in Italy.

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