Che mi dici a proposito di Carlo Conti?
“Una persona meravigliosa che ha creduto in me, visto che mi ha voluto fortemente. Sono molto legata alle persone che lavorano per quella specie di macchina da guerra dove funziona tutto. E' una bellissima produzione come poche. I personaggi che fanno la televisione in un certo modo ormai sono rari. Ho la visione di una volta e sono legata a gente come Corrado e Maurizio Costanzo ”.
In che momento della tua vita hai preferito dedicarti alla tv?
“Quando è nato mio figlio ho preferito fare la tv che andare in giro in tour per il mondo”.
Cosa c'è nel tuo presente lavorativamente parlando?
“C'è Donna Summer. Durante la prima puntata di 'Tale e Quale' ho imitato lei. Mi hanno resa somigliante alla perfezione, Da quel momento ho approfondito la conoscenza dei sui brani, cercando di capire chi fosse. Sapevo già cose su di lei, ma ho scoperto una donna fantastica. La coincidenza ha voluto che nascessi nello stesso giorno e cioè il 31 dicembre, anche se di un anno diverso. Ho iniziato così a pensare ad uno spettacolo teatrale su Donna Summer, ma la pandemia e la guerra hanno rallentato tutti i miei progetti. Nel frattempo sono stata contattata dall'ufficio stampa della Coniglio Editore, la casa editrice di Andrea Angeli Bufalni e Giovanni Savastano, i due autori del libro su Donna Summer. E così è iniziata la collaborazione con loro e di conseguenza li ho seguiti come ospite speciale in varie presentazioni del libro. Abbiamo unito le forze, in quanto saranno proprio i due autori le voci narranti dello spettacolo teatrale, dove racconteranno aneddoti interessanti. Al momento stiamo valutando il nome da
dare allo spettacolo”. Quando sarà pronto?
“Per l'anno prossimo. Siamo in fase di lavorazione. Sarà uno spettacolo spettacolare pieno di sorprese e di idee”.
A parte la data di nascita in comune, la somiglianza con Donna Summer è stata naturale?
“Non mi vedo così somigliante. La ricordo come tipologia di donna, penso di incarnarla e di rappresentarla alla perfezione e tutto questo mi piace”.
Quali sono le tue passioni di vita?
“La musica mi prende talmente tanto tempo che riesco a fare davvero poco. Inoltre c'è mio figlio che mi assorbe parecchio. Comunque ci sono interessi come la cucina e l'arredamento. Ho viaggiato talmente tanto in passato che adesso sento il desiderio di rifugiarmi in casa. Non ho sofferto il primo lockdown e ho trovato il lato positivo. Mi è iniziata a pesare dopo, cioè quando non si vedeva più la fine di quella situazione”.
Hai un sogno artistico?
“Come tanti artisti mi piacerebbe fare Sanremo. Certo, dopo aver visto l'ultima edizione forse non mi interessa più di tanto. Non me ne voglia Amadeus. Inoltre desidererei delle collaborazioni artistiche con i miei artisti preferiti come Stevie Wonder, Erika Badu e Little Simz”.
Sei orientata sulla musica internazionale. “In famiglia abbiamo sempre fatto musica internazionale, è nelle nostre corde”.
Artisti italiani che ti hanno colpito?
“Ce ne sono tantissimi. Adoro ascoltare i cantautori come Lucio Dalla, Ivano Fossati, Ron e altri. Non tutti i Paesi vantano artisti e musicisti così bravi”.
CHiè DeBoRaH JoHnson
Deborah Johnson è nata a Roma il 31 dicembre sotto il segno del Capricorno con ascendente leone. si definisce buona, sincera e paziente. non ha una squadra del cuore, ha l'hobby dell'arredamento di interni e ama mangiare a base di pesce. il 2004 è stato l'anno fortunato della sua vita che ha visto la nascita di suo figlio. al momento non possiede animai domestici, l'ultimo è stato un gatto di ventidue anni. e' single. Ha iniziato grazie a suo padre Wess che già da ragazzina l'ha messa sul palco. Di recente ha avuto la ribalta partecipando alla trasmissione “tale e quale show”. nel passato ha collaborato in veste di corista per i grandi nomi della musica italiana e internazionale come Ron, Gianni morandi, Phil Collins, tina turner, Ray Charles e altri. Ha partecipato a varie trasmissioni televisive e ha intrapreso tour internazionali.
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Nei casi, in cui il trauma psicologico riguardi proprio i bambini presenti in macchina al momento dell’incidente, quali sono i principali campanelli d’allarme in caso di trauma? E a riguardo, cosa consiglia ai genitori?
“I bambini hanno difficoltà a comprendere cosa è successo, la vista dei danni all’auto e di feriti sono senz’altro shoccanti per loto. Sul momento, sono impauriti e disorientati, possono sentirsi soli e vulnerabili, talvolta, in pericolo di vita. Fino all’età di 5 anni, hanno ansia da separazione, con pianto inconsolabile e non possono stare da soli. Hanno disturbi del sonno e incubi, inappetenza e smettono di giocare, alcuni bambini sviluppano un mutismo traumatico temporaneo. Fino agli 11 anni di età, hanno reazioni depressive che si manifestano con iperattività e aggressività oppure con ritiro in se stessi e passività, talvolta sotto forma di disturbi alimentari e psicosomatici. Le difficoltà di attenzione, concentrazione, possono influenzare negativamente sul rendimento scolastico. Anche in questa fascia d’età”.
L’alcol continua a essere una delle cause degli incidenti stradali. Come mai, nonostante ci sia molta informazione in merito, molte persone continuano a fare abuso di bevande alcoliche e a guidare in stato di ebbrezza?
“Il problema dell'abuso di alcol è molto complesso, vi è sicuramente un'abitudine sociale, una insufficiente informazione sui danni fisici e mentali dell'alcol, una rappresentazione distorta, non realistica, degli effetti dell'alcol e anche di altre sostanze stupefacenti. Inoltre, l'abuso di alcol è spesso una complicanza di disturbi depressivi. In generale, per l’azione che ha sul cervello, l’abuso di alcol causa di depressione creando così un circolo vizioso. Poiché disinibisce e fa perdere lucidità, nonostante sia proibito, i giovani continuano a guidare in stato di ebbrezza, una delle principali cause di incidenti stradali e di morte prematura”.
Altro oggetto di distrazione è l’uso del telefono cellulare. Proprio non si riesce a farne a meno anche quando si guida? Quali sono le sue riflessioni a riguardo?
“Secondo il numero di ricerche che hanno studiato questo comportamento tra il 2007 e il 2021, l’uso spericolato dello smartphone è particolarmente diffuso tra adolescenti e giovani tra i 18 e i 24 anni con un elevato di utilizzo quotidiano e tasso di dipendenza, tra l’altro, registrano video e inviano messaggi mentre di trovano alla guida. Le cause sono diverse: impulsività, paura e ansia sociale di essere esclusi da esperienze ed eventi conosciuta come FOMO (Fear Of Mis-
sing Out), dipendenza dai Social, fenomeni imitativi rispetto a persone famose e influencer”. Quali sono le precauzioni che ogni automobilista può prendere per evitare l’eventuale rischio di incidente? E come tutelare maggiormente i bambini in macchina?
“Dal punto di vista psicologico, essere consapevoli del proprio stato psicofisico, non mettersi alla guida se si è stanchi e affaticati, e non pensare di poter scacciare i colpi di sonno con l’uso di caffè o energy drink. Naturalmente, è importante anche essere coscienti che i disturbi depressivi portano ad essere distratti, mentre l’ansia è aumenta l’impulsività. Chi è prudente con se stesso lo è anche con i propri bambini, mai dimenticare le misure di sicurezza, tra cui i seggiolini adatti ad ogni età e le cinture di sicurezza. Se i bambini sono inquieti e angosciati, se piangono o richiedono attenzioni dai loro genitori, è necessario fermarsi. Non fare mai acrobazie o manovre azzardate per tranquillizzarli, neppure il passeggero adulto perché può distrarre il conducente. I bambini devono essere saldamente protetti con le cinture di sicurezza senza la possibilità di sganciarle. Alcuni incidenti sono causati da giochi, come coprire gli occhi al conducente o saltare dentro auto, toccando inavvertitamente i comandi o rotolando nella parte anteriore dell'auto”.
Quali consigli si sente di dare ai ragazzi, che spesso sfrecciano con il motorino, non rispettando le norme di sicurezza stradale e a chi sempre più spesso non si ferma più, neanche in vista di pedoni sulle strisce pedonali?
“Le leggi stradali sono state pensate e trasformate in legge per la protezione di tutti: automobilisti, conducenti e pedoni. Non rispettarle non è una trasgressione, significa correre solo rischi inutili e non essere rispettosi degli altri e di se stessi; Quando si è alla guida di un mezzo, sia questo, un motorino, un auto o altro, è necessario tenere presente che non si è mai da soli. Oltre che pensare a guidare, è necessario prestare attenzione anche agli altri mezzi e ai pedoni; Non mettersi mai alla guida se si sono bevuti alcolici o fatto uso di altre droghe, se ci è stanchi o non ci si sente sicuri; Essere consapevoli che le infrazioni stradali possono avere delle conseguenze molto gravi, dal punto di vista della salute personale, della salute degli altri e anche legali; Se si hanno incidenti ripetuti, è necessario consultare uno psicoanalista, poiché potrebbero essere una manifestazione di un disagio psicologico, la punta dell’iceberg di disturbi emotivi, interiori o mentali più importanti e non conseguenza di semplice distrazione”.
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FASHION & WEB
by Luca Dell’Oro
CaRla lePoRe
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Ha iniziato a fare shooting fotografici per gioco qualche anno fa, col passare del tempo è cresciuta a livello artistico tanto da ritrovarsi “con una quantità immensa di materiale che non sapevo dove pubblicare, essendo foto esplicite e non utilizzabili per Instagram”. Così per Carla Lepore si è aperta una nuova strada ed attualmente lavora come content creator sulla piattaforma Onlyfans a cui ha iniziato a dedicare sempre più tempo, “anche viaggiando in giro per l’Italia per collaborare con altri creator e lasciando il mio precedente lavoro in palestra per dedicarmi alla mia nuova attività. Una decisione che conferma il suo desiderio di mettersi in gioco come anche fa sui suoi canali social ufficiali: “Mi piace pubblicizzare il mio lavoro e mostrare qualche aspetto della mia vita – racconta - sui miei social cerco sempre di valorizzare l’immagine della donna libera e indipendente che può scegliere di mostrarsi senza paura del giudizio”.
Un diploma al Liceo delle Scienze Umane, poi il lavoro in diverse palestre come personal trainer, fino ad entrare a tempo pieno nel mondo della fotografia e dei contenuti: “Fare le foto mi è sempre piaciuto, quando ero piccola mio nonno aveva sempre in mano la macchina fotografica, forse crescere così abituata alla macchina fotografica mi ha portato ad amare tanto posare. Quando scatto mi sento libera di esprimermi è bellissimo. Sicuramente la mia vena esibizionista marcata mi ha aiutato tanto nel mio lavoro...”. E, proprio la cura del corpo, fa parte del suo dna: “Sono una ragazza sportiva, la mia immagine nasce con lo sport e con le gare di bodybuilding in cate-
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goria BIKINI FITNESS a cui ho partecipato dal 2017 al 2019. Amo l’attività fisica e la palestra e questo mi ha aiutato tantissimo nel creare un corpo piacevole e molto apprezzato da i miei fans”.
Un successo testimoniato dall’affetto ricevuto sui social, a cui fa da contraltare ancora il pregiudizio verso chi lavora con la propria immagine: “La cosa che più mi infastidisce è quanto poco le persone esterne al mondo Onlyfans si rendano conto che questo sia un lavoro reale, che richiede impegno, tempo, passione, formazione e competenza. Molto spesso si crede che se una ragazza lavora con la sua immagine è perché non abbia altro da offrire: viviamo in una cultura arretrata, ancora ancorata al concetto che non possa esserci intelligenza in una ragazza che ama mostrarsi e fa diventare della sua passione un lavoro”.
Nel frattempo all’orizzonte ci sono progetti e collaborazioni da realizzare e… “fra 10 anni spero di ritornare a lavorare in palestra ma questa volta con un mio ambiente, una mia attività, e magari continuare a creare contenuti come hobby o secondo lavoro”.
CONTATTI
Instagram : https://instagram.com/carla.fitness_pt
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by Mara Fux
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unaCamPaGnasoCialasosteGno
DelnuDoaRtistiCo
Mai capitato di postare una foto in cui si addenta un gustoso panino ma di vederla a breve sparire inspiegabilmente censurata?
Oppure di vedere che uno di quei faticosi selfie scattato a fatica dal bel “mucchio selvaggio” aggrovigliato per necessità d’inquadratura venga cassato in quanto ritenuto offensivo? O ancora che la bella posa assunta a onor d’abbronzatura sia dopo poche manciate di secondi eliminata da tutti i display del mondo? Ma certo che è capitato, perché l’algoritmo dei social non perdona e come a+b+c gli suona strano, ecco che in quattro balletti ti fa fuori non senza lasciarti a bocca aperta a dire: “Ma come!?!” Insomma ci si rimane male, ci si ride sopra –per carità- e alla fine si posta una seconda foto. Almeno così fa la gente comune, ma non quella che passa ore e ore davanti ad un cavalletto per suscitar bellezza nella delicatezza di un quadro; né quella che trascorre lunghe giornate a plasmare argilla o forgiar metalli per dar luogo a incantevoli gruppi scultorei; né tantomeno quella che ha fatto del proprio talento la professione che gli permette di riempire il frigo e pagar bollette come è invece il caso di fotografi, artisti e, voilà, pure di tatuatori o comunque tutti coloro che hanno a che fare col mondo della rappresentazione delle immagini.
“Capita di continuo che un’immagine di nudo artistico appena postata venga cancellata perché ritenuta offensiva” sostiene Mimosa Mariotti, battagliera pasionaria del web “ma l’arte è arte, non ha nulla a che vedere con la pornografia, non ha alcun altro messaggio oltre il bello universale che rappresenta. Però l’algoritmo dei social non ci sta: quando individua dei criteri che suo-
nano storto, cassa e censura; una vera assurdità soprattutto in un’epoca in cui i social rappresentano un mezzo per veicolare il lavoro di artisti, fotografi, tatuatori, disegnatori.” Ecco quindi che la pasionaria si arma di fidi scudieri – Andrea Fantacci, un buon fotografo e Domizia Romano, un’ironica e fantasiosa disegnatrice di tatoo- e con loro intavola una brillante campagna social dal solleticante titolo Ars Gratia Artis in cui illustra come talune delle più belle e famose opere d’arte soprattutto rinascimentali, sarebbero state trattate dal pruriginoso algoritmo. “Per sensibilizzare al meglio le persone riguardo la tematica del nudo artistico” spiega Mimosa “ed in particolare i frequentatori dei social, abbiamo mescolato un po’ le carte proponendo talune opere famosissime che però, per un motivo o per un altro, sono contrarie ai criteri dell’algoritmo; naturalmente abbiamo scelto tra quelle più conosciute tipo la Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci cui l’algoritmo avrebbe cassato il bustino o la Venere di Urbino di Tiziano che certo non avrebbe potuto mostrare la prosperità dei propri seni per non parlare delle Tre Grazie di Antonio Canova…”. Dopodiché Mimosa, ben intenzionata ad evidenziare le parti che l’algoritmo avrebbe cassato si è fatta fotografare nella medesima posa prestando, per esempio, il proprio lato B debitamente coperto da culotte di pizzo nero al Nudo Femminile Sdraiato di Tergo di Van Gogh mentre un casto slip ricopre le pudenda nella Nascita di Venere di Alexandre Cabanel.
Alla campagna ovviamente non è sfuggita la meravi-
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ARTE
gliosa Venere di Botticelli che, vista anche la morbidezza delle forme, l’ironia della disegnatrice pone alle prese con il famigerato cheeseburger in una coloratissima tavola in stile pop intitolata “I don’t care” della serie me ne infischio. “Questo è un altro dei punti che abbiamo voluto toccare con la nostra campagna: bellezza non è perfezione, bellezza è armonia e l’armonia può appartenere anche ad un corpo più morbido e abbondante” prosegue Mimosa Mariotti “la ragazza media si sente a disagio, vive il confronto in maniera negativa e per avvicinarsi a quello che il web propone come bello, ricorre come primo passo ai filtri, come secondo alle punturine e infine alla chirurgia estetica.” Sicuramente un messaggio interessante specialmente se lanciato alle soglie dell’estate, stagione in cui l’esibizione del corpo la fa da padrone. “Accettarsi per quello che si è non vuol dire non migliorarsi ma partire dall’idea positiva che ciascuno di noi è unico e inimitabile e che non ci si deve omologare per essere tutte modelle di Victoria Secret.” Che aggiungere? Forse che se uno dei motori portanti dei social è veicolare, qualche ritocchino pure l’algoritmo deve apportarlo. In bocca al lupo!
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gari fermandomi a ipotizzare per quest’ultimo possibili scenari. Il presente se uno si ferma troppo a pensare rischia di dare le vertigini: sei lì, in mezzo a un Universo sterminato, questa cosa che da sempre fatichiamo a definire chiamata “tempo” ti scorre addosso e tu non puoi restare davvero fermo, devi agire, devi fare qualcosa, e quel qualcosa avrà delle conseguenze e rischia di plasmare la tua vita per sempre. Nel passato gli sbagli li hai già commessi, è tardi per preoccuparsi, ma nel presente hai sulle spalle la responsabilità del tuo intero futuro: non è poco. Aggiungerei inoltre che ho più paura del passato che del futuro: il futuro è tutto da scrivere, non è buono né cattivo finché non si realizza; il passato invece può nascondere mostri pronti a sbucare fuori quando meno te lo aspetti, mostri che sono lì in agguato”.
Cosa pensi davanti a frasi del tipo “Si stava meglio quando si stava peggio” o “Mala tempora currunt et peiora premunt”?
“Un po’ un falso mito: al netto di esempi macroscopici (ad esempio la situazione climatica), dati alla mano sono molti i segnali incoraggianti che dovrebbero farci dire che tutto sommato le cose sulla Terra non solo vanno bene, ma vanno anche meglio che in qualsiasi altro momento nella storia. E sottolineo “dati”: si tratta di indicatori oggettivi, come l’aspettativa di vita media che in tanti paesi è in crescita, o il tasso di scolarizzazione. Il problema è che spesso ci concentriamo sul nostro proverbiale orticello, dunque confondiamo un personale disagio o un peggioramento percepito (magari nel nome di una sacrosanta e legittima nostalgia) con un problema a livello di sistema. Sono un Ingegnere, ho imparato a guardare i dati dove possibile. Chiaro che non si può guardare solo quelli, non si può ridurre tutto a una statistica e ogni storia personale va rispettata, però credo che guardando all’Umanità nel suo complesso dobbiamo essere ottimisti”.
Dieci racconti che prendono corpo nel futuro, ipotizzando l’imponderabile domani e la sottintesa responsabilità di chi lo determina. Vuoi dirci qualcosa in più sul concetto di responsabilità?
“Credo sia intrinsecamente legato a concetti come quello di comunità: nel suo piccolo, ciascuno di noi ha un’influenza più o meno diretta su chi gli sta intorno, i quali a loro volta hanno un’influenza su una loro rete di contatti, e così via, rendendoci tutti legati, anche se magari in modo talmente remoto e labile da risultare impercettibile. Senza arrivare ad estremi come il famoso butterfly effect,
quindi senza arrogarci il potere di causare singolarmente dei disastri immani, dobbiamo avere chiaro che le nostre azioni e decisioni hanno possibili conseguenze su molti, idealmente su tutti: responsabilità per me significa innanzitutto comprendere queste possibili conseguenze e scegliere di compiere le nostre azioni con un criterio. Tutti lasciamo un segno del nostro passaggio: possiamo certamente scegliere di lasciarne uno negativo, l’importante è esserne consapevoli e assumerci appunto le nostre responsabilità, con noi stessi in primis”.
In chiusura, perché, secondo te, il ricorso alla distopia e la ripresa degli archetipi classici della fantascienza sono tanto apprezzati da lettori e lettrici in questo periodo?
“Riguardo gli scenari distopici, penso che la fascinazione che proviamo sia almeno in parte una forma di rituale apotropaico, di scaramanzia: raccontando storie sulla fine del Mondo ne esorcizziamo il timore, un po’ come facevano gli architetti delle Cattedrali con i gargoyle. C’è poi sicuramente una certa quota di catastrofisti nel mondo, e lì immagino che il punto sia un altro: fare un giro sui social network permette di imbattersi in persone che confondono Matrix con un documentario e che cercano “prove” numerologiche nei testi antichi per qualsiasi cosa accada nell’attesa dell’Apocalisse, e immagino che nel loro caso più che di fascinazione si possa parlare di paura. Quanto alla fantascienza, penso si tratti di un ambito letterario che attira in parte eguale progettisti ed escapisti, sicuramente tanti sognatori: i progettisti sono quelli che leggendo ad esempio Asimov da ragazzi si sono detti “Spero di avere anch’io da grande un robot domestico” e magari hanno provato a fare qualcosa per avvicinarsi a quell’obiettivo; gli escapisti sono quelli che non necessariamente auspicano di vedere nulla di ciò che leggono trasformato in realtà: si accontentano di dimenticare per un po’ la realtà che li circonda, che è comunque un altro modo di sognare. Il progresso tecnologico esponenziale che abbiamo vissuto negli ultimi decenni ha reso tante cose che un tempo sembravano fantascientifiche una realtà e ha dimostrato che altre sono irrealizzabili, spostando l’orizzonte un bel po’ in avanti: da qui all’orizzonte è tutto terreno fertile, sono tutte potenzialmente storie da raccontare. Che alcune di queste siano classificabili come fantascienza è a mio avviso un bene: è un genere degno di rispetto e mi fa piacere sapere che molte persone che un tempo la consideravano letteratura “minore” si stiano ricredendo”.
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by Giulia Bertollini
saRa PiCCione
“HovissutosullamiaPelleilBullismo eavevoPensatoDiCamBiaReCoGnome”
Grazie al programma “Il Collegio” ha conosciuto la popolarità. Sara Piccione è reduce dal suo esordio come scrittrice con il suo primo romanzo “Amarsi e ritrovarsi”, scritto a quattro mani con Deborah Scalzo. Un romanzo in cui Sara ha deciso di raccontare un po' di sé per mettersi a nudo su aspetti che, fra shooting, post e foto social, spesso non emergono. In questa intervista, Sara ci ha raccontato come è nato lo spunto per il libro confidandosi anche su temi come il bullismo e il rapporto con i social.
Sara, qualche mese fa sei uscita nelle librerie il tuo primo libro “Amarsi e ritrovarsi”. Qual è stato lo spunto che ti ha portata a scrivere questo romanzo?
“'Amarsi e ritrovarsi' è il mio primo libro, come sapete ho iniziato a scrivere questo libro quando ero in soggiorno alle due di notte mentre pensavo e ripensavo tra i mie pensieri. Ho cominciato a scrivere sulle note del mio cellulare e due giorni dopo che mi sono riletta, ho pensato perché non scrivere e fare un libro per aiutare le persone a superare i momenti
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bui, oppure a farle sorridere. Così è nato il mio primo romanzo”.
Co-autrice del romanzo è Debora Scalzo. Come è nata questa collaborazione? Ti ha dato qualche consiglio in particolare?
“Con Deborah ci siamo conosciute tramite una collaborazione che ho fatto con lei a Roma, fin da subito c’è stata un’amicizia fra noi, ci siamo trovate bene. Successivamente le dissi che volevo scrivere un libro e lei mi è stata vicina, aiutandomi alla realizzazione del mio sogno, così che è nata la collaborazione fra noi due per questo bellissimo romanzo”.
Tra le tante tematiche affrontate c’è anche quella del bullismo. Ti è capitato di viverlo sulla tua pelle? Come l’hai superato?
“Il bullismo l’ho vissuto sulla mia pelle quando frequentavo la scuola media, venivo presa in giro per il cognome, mi dissero che ero uno scherzo della natura lanciandomi l’astuccio fuori dalla finestra e tante altre cose. All’inizio non l’ho vissuta bene, stavo veramente male, ho pensato anche di cambiare il cognome per questo motivo, poi crescendo ho imparato a fregarmene delle persone. E anche se continuavano a bullizzarmi verbalmente, io non li ascoltavo, ma andavo avanti”.
Uno dei capitoli del tuo libro è dedicato alla tua cagnolina Chanel. Con lei al tuo fianco hai cambiato modo di vedere la tua vita?
“Chanel è tutta la mia vita. Una cagnolina dolcissima, allegra. Quando sono un po giù lei c’è sempre, viene da me e mi riempie di baci. Dormiamo anche insieme, l'amo infinitamente. Penso che gli animali siano migliori dell'uomo, perché loro ti capiscono senza che tu parli, sono empatici”.
Nel libro ti metti a nudo come una normale adolescente, con gioie e dolori. All’inizio hai temuto che la popolarità e il successo potessero farti perdere la bussola?
“No non ho mai temuto che il successo potesse prendere il sopravvento, perché i miei genitori mi hanno sempre insegnato di tenere la testa sulle spalle. Io non mi sento famosa come per esempio Chiara Ferragni, per potermi permettere di magari perdere la bussola”.
Il tuo libro diventerà una serie tv? Ci stai pensando?
“Non ci ho mai pensato se il mio libro potesse diventare una serie TV, non nascondo che mi piacerebbe moltissimo, magari più in là non lo so lascio fare al destino”.
Sui social sei molto attiva, che rapporto hai con i tuoi followers? Senti la pressione della responsabilità considerando che sei seguita molto dai giovani?
“Con i miei follower ho un rapporto bellissimo e di amicizia, loro se hanno bisogno io ci sono, per loro sono come una madre, un’amica o una sorella”.
Viviamo in un’epoca in cui sui social predomina la perfezione. Quanto la tua percezione di sé è stata condizionata dallo spettacolo, dall’eterna esigenza della perfezione?
“Non saprei, perché io ho sempre avuto un po’ di problemi con il mio fisico. Non mi vedo mai come vorrei essere, però ho capito che bisogna amarsi prima di tutto, perché se non ami te stessa non ti amerà nessun altro”.
Sei nota al pubblico per aver partecipato al programma “Il Collegio”. Cosa ricordi di quell’esperienza?
“Del 'Collegio' mi ricordo tutto dalla A alla Z è stata una delle esperienze più belle, dove sono cresciuta molto e mi ha fatto capire tantissime cose, mi ha fatto superare tantissime paure”.
In futuro parteciperesti mai ad un reality?
“Sì in futuro vorrei partecipare ad altri reality, però non ne voglio citare neanche uno che sono scaramantica”.
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SPETTACOLO
by Giulia Bertollini
eva HenGeR
“ilFilm tiC toCèlaRiPaRtenZa DiunPRoGetto”
Dopo il terribile incidente dello scorso anno, Eva Henger è tornata alla normalità. L’attrice ha preso parte al film “Tic Toc”, prodotto dal marito Massimiliano Caroletti. Assieme a lei nel cast anche la figlia Jennifer. Eva Henger è soddisfatta di questa nuova avventura artistica. In questa intervista, oltre a parlare del personaggio che interpreta, Eva Henger ha parlato dell’incidente che l’ha vista convolta assieme al marito e anche di reality.
Eva, com’è stato tornare su un set cinematografico? Che esperienza è stata?
“E’ stato molto bello tornare sul set, esperienza oltretutto arricchita dal fatto di aver potuto lavorare sia con ragazzi alle loro prime esperienze nel mondo cinematografico, sia con vecchi amici e colleghi”.
Sul tuo personaggio cosa ci puoi anticipare?
“Posso anticiparvi che è un personaggio che conoscete bene, nel film ho interpretato me stessa, cosa che mi ha anche messo in difficoltà, perché un conto è essere se stessi nella vita quotidiana, tutt’altra storia è quella di interpretarsi all’interno di un copione”.
Il film ironizza sul mondo del web. Ormai l’apparire è diventato più importante dell’essere. Cosa ne pensi?
“Penso che i social siano un validissimo mezzo che ha dato possibilità a molte persone di poter dare voce e corpo alle proprie idee e passioni, nel film però si sottolinea l’altra faccia della medaglia, cioè il distacco dalla realtà che hanno le nuove generazioni, attaccate ai loro telefoni, a mostrare al mondo l’immagine di se stessi che vorrebbero che il mondo vedesse, distante dalla realtà, perciò con il tempo il loro “essere” non esiste più e irreversibilmente il loro essere sta diventando l’ 'apparire'”.
Nel film anche tua figlia Jennifer ha recitato insieme a te. Se l’è cavata bene?
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by Silvia Giansanti
emilio levi
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Un esordio avvenuto cinquant'anni fa e un amore immenso per la radio, anche se, per sua scelta, ultimamente ha deciso di uscirne fuori. Attualmente è uno degli autori del programma di Rai Uno “Techetechetè”
Per non dimenticare un passato glorioso. Emilio Levi, timbro vocale inconfondibile, ha mosso i suoi primi passi mezzo secolo fa, animato da una passione inesauribile per la musica. La sua presenza ha impreziosito in quell'epoca i palinsesti delle reti Rai. Lui è uno di quelli che parla sempre volentieri di radio!
Emilio, ti ricordi la data esatta del tuo esordio in radio?
“Certo, come potrei non ricordarla? Era l'11 luglio del 1975. Ho fatto il mio debutto in una delle primissime radio private”.
Eri un ragazzino allora. Com'è avvenuto il tuo approccio con il mezzo?
“Eravamo un gruppo di ragazzi che si riunivano ascoltando la musica e la radio tipo Radio Lussemburgo. Avevamo la fortuna di avere un amico che possedeva una mansarda in casa, una dove sua madre lo aveva praticamente relegato. Lì avevamo messo su, appositamente per noi a livello amatoriale, una piccola radio privata. Parallelamente mi occupavo di concerti. E' trascorso già mezzo secolo da allora”.
Molte persone si sono divertite a fare radio in quegli anni. Ma qualcuno come te è andato avanti...
“In realtà è un lavoro che è scoppiato fra le mani a molti. Il successo delle radio private, che hanno fatto la differenza, è stato duraturo. Mi sono reso conto che stava per diventare una cosa seria quando i discografici chiedevano di poter ospitare i cantanti e gli attori di un certo livello. Eravamo dei pazzi che andavano al microfono parlando della loro musica preferita e delle loro passioni. La mia figura di storico dell'economia automaticamente sparì, devo dire con grande mia fortuna. Penso che sia stata la cosa più emozionante della mia vita. Da hobby-lavoro, per guadagnare due lire da ragazzino, divenne un vero e proprio lavoro”.
Come la prese la tua famiglia?
“Molto bene, non sono stato ostacolato. Si divertivano anche loro a sentirmi. Seppero guardare oltre e capirono che per me poteva essere uno sbocco”.
Com'è avvenuto il passaggio in Rai?
“Nel 1976 assieme alla mia compagna Antonella Giampaoli. Fummo chiamati ad inaugurare la Stereo più avanti.
54 STORIE DI RADIO
Emilio Levi con Antonella Giampaoli
VIAGGIANDO
by Igor Righetti (*)
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Sharm el-Sheikh è senza dubbio una delle mete turistiche più celebri dell’Egitto caratterizzata da scenari naturali mozzafiato e atmosfere uniche. È amata per la sua splendida barriera corallina ricca di pesci coloratissimi e coralli di oltre 6 mila anni, la seconda più grande al mondo dopo quella del Queensland, in Australia. Tra l’altro, i due anni di lockdown hanno fatto molto bene all’ecosistema marino della barriera. Il clima ideale, il fatto che si trovi ad appena 4 ore di volo dall’Italia con numerosi collegamenti aerei diretti e che abbia resort, anche di lusso, a prezzi molto competitivi e per ogni esigenza, ha reso la destinazione particolarmente ambita dagli italiani anche per viverci. La città è multietnica: fu costruita durante l’occupazione israeliana del 1967 e ha continuato a svilupparsi come destinazione turistica dopo la riconquista egiziana.
Tanti pensano, erroneamente, che un viaggio a Sharm el-Sheikh sia soltanto relax e l’escursione al monastero di Santa Caterina ai piedi del Monte Sinai, uno dei più antichi della cristianità, con sveglia all’alba. Sharm el-Sheikh, invece, è molto di più: ci sono tantissime esperienze da vivere in zone poco note al turismo di massa. Going propone una settimana in trattamento all inclusive al paradisiaco resort cinque stelle Sunrise Diamond beach (www.going.it). I voli partono da Milano Malpensa e da Bergamo-Orio al Serio. Ad agosto anche dagli aeroporti di Napoli e Palermo. Chi sceglie di partire da Milano non può lasciarsi sfuggire l’occasione per alcune esperienze gastronomiche di alta qualità come, in zona Porta
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(*) Giornalista professionista, autore e conduttore radiotelevisivo Rai
© Foto di Carla Pagliai e dell’influencer Lorenzo Castelluccio
Romana, i piatti prelibati della cucina cilentana di Paolo De Simone nel suo originale Modus (da non perdere le pizze e i cocktail), quelli che fondono la forte tradizione culinaria italiana con nuovi sapori nell’elegante palazzo del Seicento che ospita il ristorante Valentino Vintage (a due passi da piazza San Babila); da Testone, in zona Navigli, invece, tutto viene cotto con la brace di legna e si mangia l’autentica cucina umbra come la tradizionale torta al testo farcita in tanti modi diversi; da Classico trattoria contemporanea e cocktail bar (corso Como e via Marcona) si respira aria conviviale e il legame profondo con il territorio e le materie prime italiane. Da provare i cocktail le cui preparazioni, come estratti e sciroppi, sono home-made. Gli amanti della cucina asiatica raffinata resteranno incantati da Mani in Noodles dove tutto viene fatto a mano, dai ravioli agli involtini fino tagliatelle di riso (nei pressi della stazione centrale).
Arrivati a Sharm el-Sheikh, che sorge sulla punta meridionale della penisola del Sinai ed è divisa in cinque quartieri, si resta folgorati dalla bellezza e dalla maestosità del resort cinque stelle Sunrise Diamond beach di Going. Tutto è curato alla perfezione, dagli ambienti interni a quelli esterni fino ai meravigliosi giardini tropicali. La struttura si trova in uno dei punti di immersione e snorkeling più suggestivi della barriera di Ras Umm Sid, ha varie spiagge private attrezzate con lettini e ombrelloni, un parco giochi d’acqua per i ragazzi, cinque piscine, un centro diving, una SPA con bagno turco e sauna, trattamenti e massaggi. Oltre al ricco buffet internazionale molto vario e di qualità, il resort ha ben cinque ristoranti à la carte con cucine differenti (italiana, egiziana, indiana, mongola e di pesce), numerosi eleganti lounge bar, miniclub, campi da tennis e spazi per le attività sportive, incluso il diving center e un pontile fino alla barriera corallina. Per chi cerca un equilibrio tra il corpo e la mente, Going mette a disposizione il suo originale programma di meditazione yoga al tramonto. Molto utile è anche l’app “What’s Going on”, strumento di informazione e prenotazione, con un ampio
ventaglio di attività da fare nei resort di Going sul Mar Rosso. Abdul, il referente del tour operator a Sharm el-Sheikh che parla perfettamente italiano, è sempre presente e attento affinché tutto sia perfetto. L’atmosfera che si respira è coinvolgente e al tempo stesso discreta così come l’animazione.
Diverse anche le tipologie di camere: superior, deluxe, family room oppure suite delle quali alcune con piscina privata. Le camere sono molto grandi con balcone e molte vista giardino o rivolte verso il mare. La connessione wi-fi è gratuita in tutta la struttura. Il trattamento al Sunrise Diamond beach è “soft all inclusive” (include tutte le bevande analcoliche - alla spina e in bottiglia -, caffè espresso, minibar in camera rifornito con bevande analcoliche, mezz’ora di saune e jacuzzi una volta per soggiorno, snack bar nell’area reception dalle 11 alle 17. Ovviamente è previsto un upgrade a pagamento all’”hard all inclusive” con bevande alcoliche nazionali e locali.
La chiesa ortodossa copta di Heavenly, le moschee di Al-Mustafa e Al-Sahaba e l’old market
Tante e varie le escursioni quotidiane, anche realizzate su misura, organizzate da Going e studiate nei minimi dettagli per ottimizzare al massimo i tempi e regalare esperienze ed emozioni uniche. Una visita alla cittadina di Sharm el-Sheikh è d’obbligo per un po’ di shopping e souvenir, vedere la chiesa ortodossa copta di Heavenly, la moschea di Al-Mustafa (non si può entrare) o quella di Al-Sahabaquest’ultima nel cuore dell’old market - vivere la vivace vita notturna, contrattare i prezzi - come da tradizione - con i commercianti ed entrare nello spirito egiziano, sorseggiare un tè alla menta o un caffè arabo, un succo di mango o di guava.
Con il sottomarino per osservare la vita brulicante della barriera corallina
Imperdibile l’escursione al porto di Sharm vecchia (durata circa un’ora) per ammirare la barriera corallina e i
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Da sinistra, Igor Righetti, l'influencer Lorenzo Castelluccio, il referente Going a Sharm e la fotografa Carla Pagliai
VIAGGIANDO
A circa 20 chilometri a Sud di Sharm el-Sheikh c’è la meravigliosa riserva naturale di Ras Mohammed istituita nel 1983. Si trova tra la popolata barriera corallina (di flora e fauna sottomarina che non manca di stupire e di emozionare) e il deserto dell'entroterra del Sinai con le sue dune modellate dal vento. Si estende su un’area di circa 480 chilometri e comprende anche le isole di Tiran e Sanafir.
suoi coloratissimi abitanti comodamente seduti in un sottomarino trasparente adatto anche a chi soffre di claustrofobia.
Con un’ora di volo si raggiungono Il Cairo e Luxor
Con un’ora di volo aereo si raggiunge la capitale, Il Cairo, o la suggestiva Luxor. Dopo tanti tuffi in mare, uno nella storia per scoprire le meraviglie dell’antico Egitto: la Sfinge e le maestose piramidi di Giza (costruite circa 4500 anni fa per durare per l’eternità), il museo egizio e la cittadella di Saladino con la suggestiva moschea di alabastro di Muhammad Ali, una piccola città fortificata all’interno della capitale egiziana, costruita in una posizione sopraelevata dal condottiero Saladino tra il 1176 e il 1183 per difenderla dagli attacchi dei soldati crociati. Anche l’escursione a Luxor, organizzata da Going sempre in aereo, è di un’intera giornata. Si potrà vivere la magica atmosfera della città che fu costruita sui resti dell’antica Tebe, capitale del regno faraonico per 1500 anni, definita il museo a cielo aperto più grande del mondo, ammirare la valle dei Re sulla riva occidentale del Nilo con le tombe dei faraoni, il tempio funerario della regina Hatshepsut dedicato alla divinità solare Amon-Ra e i colossi di Memnone con lo sguardo rivolto verso il sole che sorge. Sulla riva orientale, invece, dopo il pranzo, ci si potrà perdere nella foresta di 134 colonne ciclopiche con capitelli a forma di papiro del tempio di Karnak, testimone straordinario dell’antica architettura egizia, collegato a quello di Luxor dallo spettacolo e scenografico viale delle sfingi.
La meravigliosa riserva naturale di Ras Mohammed, l’Acquario di Allah
L’area protetta, autentico spettacolo naturale, si trova nel punto in cui le acque del Mar Rosso si dividono nei due golfi di Suez e Aqaba ed è molto amata dagli appassionati di snorkeling, immersioni e birdwatching per la sua grande biodiversità. Si possono incontrare i delfini e le tartarughe. Sulla terra, invece, sono presenti esemplari di stambecchi della Nubia, gazzelle, volpi rosse e, durante le sue migrazioni annuali, la cicogna bianca. Going prevede sia un’escursione via terra sia una via mare. In questo ecosistema marino sono presenti circa 200 specie di coralli, 900 di pesci, quarantacinque specie di stelle di mare, venti di ricci, circa cento di molluschi, duecento di crostacei e due specie di tartarughe.
Nella visita via terra si ammira il deserto roccioso e si fa una tappa fotografica alla porta di Allah, ingresso monumentale del parco che testimonia la pace tra Egitto e Israele dopo la guerra del 1973. I blocchi in cemento compongono la scritta in lingua araba ed ebraica che ha la particolarità di essere leggibile sia da destra verso sinistra (in arabo) sia da sinistra verso destra (in ebraico). Con la fotografa Carla Pagliai e l’influencer Lorenzo Castelluccio (@lorenzo.castelluccio) abbiamo documentato tutte le esperienze vissute.
Il “lago magico” e le sue leggende
Nel parco c’è anche il cosiddetto “lago magico”, formato da acqua molto salata che gli permette di non essere rilevato dai satelliti. Su questo lago ci sono molte leggende come quella che racconta di una donna beduina che, impossibilitata a procreare, dopo essersi immersa nell’acqua rimase incinta. Prima di fare il bagno,
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quindi, le superstiziose che non amano la prole sono avvisate. Impressionanti “le spaccature del terremoto”, faglie create in centinaia di anni diventate visibili dopo il sisma del 1968. Nell’area protetta c’è anche la spiaggia degli innamorati: Marsa Bareika, una baia ampia a forma di cuore.
L’escursione via mare prevede due soste snorkelling nei punti più interessanti del parco marino di Ras Mohammed e una tappa all’”isola che non c’è”, nota anche come “isola bianca” per il colore della sua sabbia che contrasta con il blu-turchese dell’acqua.
Il parco nazionale di Nabq
Un’escursione suggestiva di mezza giornata, invece, è quella che porta alla scoperta del parco nazionale di Nabq, a pochi chilometri da Sharm, con dune sabbiose, pianure alluvionali e paludi di acqua salata. Qui c’è un piccolo villaggio beduino, si possono vedere le mangrovie ed è emozionante camminare all’interno di un micro-canyon nel deserto. La barriera corallina si estende per quasi 5 chilometri. Come sappiamo il mare genera oltre il 50 per cento dell’ossigeno che respiriamo e assorbe un terzo della Co2 che produciamo. Per questo motivo suggerisco sempre, prima di immergersi, per preservare l’habitat marino, di preferire solari ecosostenibili, ovvero sea friendly (sono spesso segnalati dal bollino ocean friendly). E uno scrigno del genere merita ogni tipo di attenzione.
Farsha mountain, l’originale lounge bar a strapiombo sul mare
Coloro che amano i lounge bar creativi e ricchi di magia non possono farsi sfuggire il vivace (ed economico) Farsha mountain lounge a strapiombo sul mare che di giorno è uno stabilimento balneare. L’esperienza viene proposta anche da Going. Tra cuscini, tappeti colorati e oggetti da mercatino dell’usato sparsi ovunque si possono gustare, con un sottofondo di musica rilassante, un cocktail, un tè, piatti leggeri oltre a poter fumare il narghilè. Per evitare confusione, l’ingresso è vietato ai minori.
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