GP Magazine settembre 2024

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ANNO 25 - Numero 277 SETTEMBRE 2024

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EDITORIALE

CINEMA IN FESTA A ROMA 19ESIMA EDIZIONE

La vita pubblica e privata durante gli anni più intensi del suo operato politico, “Berlinguer. La grande ambizione”, di Andrea Segre, è il film d’apertura, in concorso, della diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si svolgerà dal 16 al 27 ottobre 2024 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Quasi in contemporanea, e più precisamente dal 14 al 18 ottobre, si terrà anche la decima edizione del Mercato Internazionale Audiovisivo (MIA).

La diciannovesima edizione della Festa del Cinema, prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma, e la ventiduesima edizione di Alice nella città prenderanno il via mercoledì 16 ottobre e si chiuderanno domenica 27, mentre la decima edizione del MIA-Mercato Internazionale Audiovisivo, promosso da ANICA e APA, sarà inaugurata lunedì 14 ottobre e si svolgerà fino a venerdì 18. Attraverso questa decisione, Fondazione Cinema per Roma, Alice nella città, ANICA e APA intendono porre le basi per una maggiore e proficua sinergia fra le tre manifestazioni.

Questa edizione 2024 della Festa del Cinema di Roma sarà dedicata a uno dei più grandi interpreti della storia del cinema: Marcello Mastroianni. Nel centenario della sua nascita, la rassegna romana celebrerà il talento straordinario e la carriera immensa di questo maestro del cinema italiano e internazionale, attraverso una serie di iniziative ed eventi. Prevista un’ampia retrospettiva di film, alcuni in versione restaurata per l’occasione, che hanno visto Mastroianni a fianco di registi come Federico Fellini, Vittorio De Sica, Ettore Scola e Pietro Germi. Ci saranno anche proiezioni di documentari sulla vita e sulle opere del grande interprete e un incontro con l’attrice Chiara Mastroianni, figlia dell’attore e di Catherine Deneuve. Inoltre, fra l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone e la Casa del Cinema, situata nel cuore di Villa Borghese a due passi dal Pincio, verranno allestite mostre ed esposizioni dedicate a Marcello Mastroianni, il cui volto rappresenta l’immagine ufficiale della diciannovesima edizione.

Nata nel 2006, la Festa del Cinema di Roma ha rappresentato l’evento cinematografico clou, a livello internazionale, dopo Cannes e Venezia. Una manifestazione cresciuta con gli anni e che ha sempre richiamato i più grandi artisti del cinema italiano e mondiale, compresi i più famosi divi di Hollywood: da Richard Gere a Meryl Streep, da George Clooney a Al Pacino. Migliaia di visitatori, in ogni edizione hanno sempre affollato gli spazi dell’Auditorium Parco della Musica per respirare cinema, scoprire le proiezioni in anteprima e per ammirare i vip che sfilano sul lungo Red Carpet. Tra questi anche tantissimi stranieri, richiamati dal fascino della Capitale e dal suo rinnovato vigore di “città del cinema”, conosciuto anche all’estero. Appuntamento dal 16 al 27 ottobre prossimi. Ci siamo!

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L’EVENTO DEL MESE

CORSA DEGLI ZINGARI 2024

PACENTRO: UN SUCCESSO OLTRE OGNI ASPETTATIVA

VINCE IL 19ENNE DANIELE SILVESTRI

VERSATO IN BENEFICENZA METÀ DEL MONTEPREMI

Pacentro (AQ): la Corsa degli Zingari 2024 è stata un successo oltre ogni aspettativa. Il borgo medievale abruzzese ha vissuto un weekend indimenticabile, tra storia, tradizione e grande musica. Migliaia i turisti provenienti da ogni parte del mondo che hanno scelto Pacentro come meta per vivere un’esperienza unica. Il centro storico è stato letteralmente invaso da visitatori che hanno animato le strade e le piazze con un’atmosfera festosa. Madrina la bellissima ex Miss Italia Manila Nazzaro, ospiti d’onore il conduttore Rai Alessandro Greco e l’attore Premio Oscar Giuseppe Cederna, arrivato con ventiquattrore di anticipo per provare l’esperienza della discesa assieme ad alcuni veterani.

La Corsa, organizzata dall’omonima associazione presieduta da Giuseppe De Chellis assieme alla Confraternita della Madonna di Loreto guidata da Piero Paletta, ha origini medievali e ancora oggi conserva intatto il fascino e la devozione dei partecipanti. In dialetto arcaico pacentrano, gli zingari sono quelli che camminano a piedi nudi. Dalla sommità di un costone roccioso i partecipanti, rigorosamente scalzi, scendono dalla montagna fino al torrente Vella e, sempre correndo, con i piedi lacerati e feriti dalle pietre e dai rovi, risalgono le vie del paese per raggiungere l’altare della Madonna di Loreto. La corsa si conclude con la proclamazione del vincitore, che riceve il simbolico Pallio, una stoffa che veniva utilizzata tempo fa per cucire il “vestito buono”. Per i Pacentrani, prendere parte alla Corsa degli Zingari rende ancor più salde le radici storiche di appartenenza al Borgo.

il vincitore Daniele Silvestri
Il Premio Oscar Giuseppe Cederna
I 25 partecipanti alla Corsa degli Zingari 2024

L’EVENTO DEL MESE

Alle 18:00 al via 25 gli “zingari” che si sono messi in gioco: il più giovane 14 anni appena. A vincere è stato Daniele Silvestri, 19 anni calciatore del Raiano alla sua settima esperienza. Secondo classificato Alessio Marcaurelio, 29 anni. Terzo Andrea Paletta, 14 anni. Da sottolineare le “nozze d’argento” con la manifestazione del veterano Massimo Saccoccia, punto di riferimento per I più giovani giunto ottavo al traguardo.

“Dedico la vittoria a papà Concezio (anche lui in gara, ndr)”, le prime parole di Silvestri prima di essere portato in trionfo per il paese. “Mi sono allenato per due settimane e stavo bene fisicamente, ma non mi aspettavo di vincere. Non so descrivere la mia emozione”.

Particolarmente sentita la Corsa degli Zingarelli, la competizione fatta dai bambini che apprendono sin da piccoli le tradizioni e la cultura della comunità a cui appartengono. Per i 58 Zingarelli tra i 2 anni e i 12 che si sono messi in gioco con coraggio ricevendo i complimenti della madrina Manila Nazzaro, del Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, del Sindaco di Pacentro Giuseppe Silvestri, delle Consigliere Regionali Scoccia e Rossi, del Presidente della Provincia di Pescara Ottavio De Martinis e di Ernesto Fracassi, consigliere della Provincia de L’Aquila. “E’

una delle tradizioni più affascinanti d’Abruzzo”, ha sottolineato Marsilio osservando le ali di folla che hanno incitato i concorrenti lungo tutto il percorso di gara. “Complimenti agli organizzatori perché di anno in anno il numero di persone che accorrono per assistere alla manifestazione è sempre più alto. Vuol dire che la macchina organizzativa funziona bene e ha fatto un grande lavoro di promozione”. Significativa per la comunità la lettura del messaggio inviato dal Ministro della Difesa, Guido Crosetto

Intorno alla Corsa, candidata per la sua storia antichissima a Patrimonio Immateriale Unesco e patrocinata dal Ministero della Cultura, dal Ministero del Turismo, dall’Aeronautica Militare, dalla Regione Abruzzo, dalla provincia de L’Aquila e dal Comune di Pacentro, un cartellone ricco di eventi che ha contribuito al successo.

Sabato sera, la musica senza tempo di Ivana Spagna e Johnson Righeira ha fatto ballare e cantare migliaia di persone, riportando agli anni ‘80. Un concerto che ha incantato il pubblico e ha ulteriormente accresciuto il fascino di questa manifestazione. Domenica, subito dopo le premiazioni, Via Roma è stata animata da “Furore Live Show” di Alessandro Greco con la partecipazione straordinaria di Manila Nazzaro, Stefano Oradei e la par-

Le autorità

tner Eleonora Riccardi e il ballerino di Amici 23 Kumo

«Ringrazio il sindaco Giuseppe Silvestri, l’Amministrazione e tutti i dipendenti comunali per il supporto e il sostegno”, ha detto un’emozionato De Chellis dal palco. “Sono particolarmente orgoglioso che metà del montepremi della Corsa di quest’anno sia stato devoluto in beneficenza all’Associazione Valle Peligna Autismo Onlus. Doveroso è il ringraziamento agli sponsor che ci sostengono. Senza di loro nulla sarebbe possibile. La Corsa degli Zingari è una gemma preziosa. E dal prossimo anno sbarcherà nel Metaverso. L’apprezzamento che il pubblico ci ha dato in questi due giorni dimostra che la nostra tradizione è più viva che mai. E dal 2025 sarà a tutti gli effetti nel futuro».

Crediti foto: Giuseppe Mignola

L’arrivo del vincitore
Alessandro Greco, Kumo e Manila Nazzaro
Marchionda, Stefano Oradei, Spagna, Johnson Righeira, Manila Nazzaro, Giuseppe De Chellis
Gli zingarelli
Il sindaco di Pacentro Giuseppe Silvestri, Manila Nazzaro e il presidente Giuseppe De Chellis

COVER STORY

ROBERTA FERRARI

IL VOLTO BELLO, PROFESSIONALE

E PULITO DEL GIORNALISMO ITALIANO

Una giornalista di successo che riempie la tv con il suo sorriso e la sua cultura. Per lei la nuova stagione è ricca di conduzioni e di rubriche sulle reti Rai

Avere colleghe giornaliste come Roberta Ferrari, ti incoraggia ad amare questa professione che lei svolge con dedizione da tantissimo tempo. Appartiene alla vecchia scuola della gavetta e secondo lei un buon bagaglio alle spalle, aiuta a mantenere il successo nel tempo. E 'nata all'estero nella Svizzera francese da genitori di origine italiana e all'età di dieci anni si è trasferita in Italia, un Paese di cui ha sempre sentito parlare anche quando era nella culla. Ciò che colpisce di Roberta è il suo sorriso. “Sono una che sorride sempre e il mio pubblico me lo fa notare. Mi viene naturale anche nella vita di tutti i giorni. Secondo me, una persona solare trasmette gioia di vivere agli altri. E' tutta questione di energia positiva Roberta, com'è nato l'amore per il giornalismo?

“Ho coltivato fin da piccola la passione per il giornalismo. Mi piaceva ascoltare molto ciò che dicevano le persone e amavo scrivere. Ai tempi dell'università, ho iniziato a lavorare per Tele Lombardia. Essendo una tv locale, mi occupavo del calcio. In seguito si sono aggiunte altre esperienze, finché è arrivata Stream tv che è

CHI Ѐ ROBERTA FERRARI

Roberta Ferrari è nata a il Vevej (Svizzera francese)14 gennaio, sotto il segno del Capricorno con ascendente Gemelli. Caratterialmente si definisce determinata e sensibile. Tifa per il Milan, adora stare a contatto con gli animali, anche in veste di volontaria. Possiede due cani, Luce e Neve. Ama mangiare gli spaghetti all'arrabbiata. Non cambierebbe Milano con nessun'altra città per viverci. L'anno fortunato della sua vita è stato il 2018. Ha una figlia di nome Iris. La passione per il giornalismo si è sviluppata in giovane età e il suo debutto è avvenuto a Tele Lombardia. Successivamente è passata a Cinquestelle Network e a Stream Tv. Nel duemila è approdata in Rai in programmi come “Unomattina Estate”, “Quelli che il calcio”, “Mattina in Famiglia”, “L'Italia sul 2”, “Unomattina in famiglia”, “La vita in diretta” e altre trasmissioni di punta della Rai. E' anche stata ospite in numerosi programmi e opinionista. Dallo scorso anno conduce “Gli Italians” su Rai Italia. Inoltre condurrà in “Paparazzi”, sempre su questa rete e sarà a “Ore 14” con Milo Infante e presente a “La Vita in Diretta” sulle altre reti Rai.

poi divenuta Sky. Ho ideato una trasmissione insieme ad una mia collega e questa idea di format è piaciuta talmente tanto all'allora direttore Antonio Marano, che quando è passato in Rai, il tutto è stato trasferito a Uno Mattina con una rubrica”.

A quando risale l'approdo in Rai?

“Nel 2000 e da quel momento in poi ho condotto varie rubriche, lasciando gradualmente il giornalismo sportivo per passare poi all'attualità. Avendo studiato psicologia, ho sempre cercato di mettere la mia parte introspettiva, facevo conoscere i personaggi sportivi sotto il profilo umano e quindi meno tecnico”.

Per quale tipo di giornalismo ti senti attratta?

“Sono attratta più dal giornalismo di cronaca e attualità che da quello sportivo”.

C'è un particolare episodio di cronaca che ti ha scosso in questi anni della tua vita?

“Il caso di Yara Gambirasio e quello di Liliana Resinovich, che tutt'ora rimane avvolto nel mistero”.

Hai fatto la vera gavetta, partendo dal basso, mentre oggi per varie ragioni, anche di carattere commerciale, tanti giovani in questo campo si ritrovano subito sull'Olimpo. Quant'è importante per te partire da zero?

“Fondamentale per imparare e durare nel tempo con ciò che si è incamerato. Certo, ben vengano le grandi opportunità date ai giovani d'oggi che però devono essere in grado di mantenere il successo che arriva all'improvviso con un grande lavoro costante”.

Diamo un'occhiata ai tuoi programmi della nuova stagione.

“La mia nuova stagione è molto ricca e di questo ne sono felicissima. Per quanto riguarda la Rai, sono stata riconfermata sia con Milo Infante a 'Ore 14' e a 'La Vita in Diretta' per i fatti di cronaca. Inoltre sono anche su Rai Italia, dove dallo scorso anno ho una trasmissione tutta mia dal nome 'Gli Italians'. E' un programma che amo molto in quanto mi ci riconosco, essendo nata e vissuta in Svizzera francese, so cosa significhi vivere all'estero. Mi sono sempre sentita totalmente italiana per via delle origini dei miei che mi parlavano continuamente dell'Italia. Racconto le storie di alcuni patrioti che per vari motivi di vita, hanno deciso di trasferirsi all'estero, riuscendo ad avere una realizzazione”.

Interessante. Com'è articolato il programma?

“Ci sono sei storie per ogni puntata. Quello che emerge è comunque il desiderio da parte di tutti di tornare prima o poi a vivere in Italia. Le grandi opportunità sono all'estero, ma il nostro cuore è qui”.

Ma non è tutto per la nuova stagione, vero?

“No, infatti. Sempre per Rai Italia farò tutti i giorni 'Paparazzi' insieme a Filippo Solibello e Marco Ardemagni (conduttori di Radio Due), tutto in lingua originale inglese. Qui raccontiamo la storia quotidiana dell'Italia agli italiani all'estero. Tutto questo sarà molto entusiasmante e coinvolgente”.

Sogni di condurre altro nel tuo futuro percorso?

“Visto che adoro gli animali, mi piacerebbe condurre un programma che tratta di questo argomento e che potrebbe essere utile. Inoltre, amando molto la tv, avrei il desiderio di partecipare a programma in cui si parli di televisione”.

Segui la tv di oggi?

“Non la disdegno, guardo le fiction della Rai che sono realizzate davvero bene, come del resto Tv Talk che è un pilastro della nostra televisione. Seguo anche i programmi di attualità e di cronaca”.

Come vedi l'introduzione dell'intelligenza artificiale nel giornalismo e nella comunicazione in generale?

“Certo, bisogna stare al passo con i tempi, come del resto è stato per il web, ma non nascondo che mi fa paura perché è in grado di sostituire totalmente l'identità delle persone”.

Scherma e psicoanalisi

Quali benefici di una disciplina che

è più di un semplice sport

La scherma e la psicoanalisi, apparentemente discipline molto distanti tra loro, presentano sorprendenti punti di contatto e possono offrire interessanti spunti di riflessione. La scherma, più di un semplice sport, è spesso vista come un elegante duello con le spade, è in realtà una disciplina che richiede un alto livello di concentrazione, controllo emotivo e consapevolezza corporea. È uno sport che mette alla prova non solo le abilità fisiche, ma anche quelle mentali. È molto efficace anche nei bambini, sviluppando importanti capacità di difesa e di riflessione. Di questo e molto altro ne parliamo con la dottoressa Adelia Lucattini, Psichiatra e Psicoanalista, Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana

Dottoressa Lucattini, la scherma è spesso vista come una danza di precisione e strategia, ma anche come uno sport che richiede una grande forza mentale. In che modo, Lei ritiene che la pratica della scherma possa contribuire allo sviluppo delle qualità interiori, come il coraggio e la resilienza nei giovani atleti?

“Insegnare ai giovani sportivi ad essere “coraggiosi” significa incoraggiarli a provare qualcosa di nuovo o a mettersi alla prova in una o più abilità che siano ad un livello superiore rispetto a quelle attuali. Il concetto è quello di preparare i bambini progressivamente a raggiungere dei successi personali e sociali, esortandoli a mettersi alla prova a piccoli passi e all’interno di un processo di crescita, tenendo sempre presente l’età psicologica, non solo quella anagrafica o fisica. La resilienza si associa sempre alla “resistenza”, ovvero l’insieme delle qualità interiori anche inconsce che sono vive, vitali, cariche di desideri. La resilienza da sola può essere fraintesa cioè interpretata come una sorta di capacità di ritornare allo status quo ante, ad una sorta di “perfezione”. Invece, la “resistenza” fa dell’imperfezione la condizione del vivere che spinge a migliorarsi e ad imparare, è dunque, parte determinante del processo di apprendimento e creatività personale”.

Parlando di sport e psicoanalisi, quali sono i principali benefici psicologici che la scherma può offrire rispetto ad altre discipline sportive? Cosa rende unica la scherma in questo senso e in particolare nei bambini?

“Abbiamo parlato di coraggio, resilienza e resistenza, a questi vanno aggiunti, disciplina, rispetto, fair play, amicizia. Una competitività sana: avversari in gara, amici nella vita. Inoltre, la sensibilità nel tocco, utilizzando un’arma (sportiva) che diviene col tempo come un prolungamento del proprio corpo. Spada, fioretto e sciabola, sotto la coccia (la parte che protegge la mano), s’impugnano soltanto con due dita, il pollice e l’indice, come una matita, ma con un peso ben diverso. I movimenti sono più ampi con braccio e avambraccio, mentre sono millimetrici con polso e dita. Questo insieme favorisce lo sviluppo di funzioni superiori (intelligenza, razionalità, capacità di apprendimento e comprensione). Fondamentale è il ruolo degli istruttori e dei maestri, che oltre alla tecnica, insegnano nuovi modi per adattarsi e autoregolarsi, aumentano progressivamente il gradiente di difficoltà. Inoltre, li sostengono quando si trovano in difficoltà nell’attività sportiva e spesso anche nella loro vita fuori dalla palestra”.

Lei ha menzionato l'importanza di un ambiente sportivo etico, specialmente in uno sport come la scherma, dove l'uso di un'arma richiede una particolare attenzione alla sicurezza. Come si può educare i giovani schermidori a mantenere un equilibrio tra competizione e rispetto dell'avversario?

“Negli sport in cui si usano attrezzi o un'arma, come nella scherma ad esempio, gli aspetti etici sono particolarmente importanti poiché direttamente collegati alla sicurezza. La mia vittoria non può essere determinata

dal ferire fisicamente l'altro, aggredirlo o umiliarlo a parole. Inoltre, attraverso l'uso di un'arma (spada, fioretto, sciabola), si trova la "giusta distanza" fisica e psichica dall'avversario e nella vita. Aiuta a sviluppare l'intraprendenza senza mai nuocere all'altro: andare a segno, prendere stoccate, schivare i colpi e cercare di vincere senza mai ferire né fisicamente, né psicologicamente l'altro schermidore”. La resilienza è una qualità fondamentale nello sport e nella vita. Come la scherma, a suo avviso, può aiutare i giovani atleti a sviluppare una resistenza psicologica che li prepari ad affrontare sfide e difficoltà?

“È necessario considerare ogni atleta con le sue caratteristiche peculiari, fisiche e psichiche. Lo scopo di un insegnante e di un maestro è quello di formare tanti bambini che possano essere buoni atleti nello sport e persone realizzate nella vita. Alcuni di loro, se vorranno, sceglieranno di praticare la scherma a livello agonistico e potranno diventare atleti di alto livello. Affinché tutti i bambini e atleti possano trarre grandi benefici da una disciplina sportiva, è necessario che insegnanti, istruttori, preparatori abbiano una sensibilità e formazione agli aspetti psicologici, sia individuali che di gruppo. Anche negli sport individuali sono sempre presenti dinamiche gruppali che è necessario conoscere”.

“Lo sport, come la scuola, sono un luogo fisico e mentale in cui si incontrano le prime difficoltà che col tempo, a mano a mano che si superano, aumentano in modo progressivo e adattato all’età psicologica dei bambini e poi degli adolescenti. La scherma, attiva la curiosità, aiuta a superare le normali frustrazioni, necessarie per la crescita, sostiene nell’affrontare il disagio causato dalle novità, dal non conosciuto e mai visto prima. Sentimenti contrastanti s’incontrano e si scontrano, agli adulti il ruolo di “mediare” fornendo strumenti mentali e insegnando metodi e tecniche per affrontare, apprendere, apprezzare e appassionarsi a cose nuove”.

Quanto è importante il ruolo degli insegnanti e dei genitori nel supportare lo sviluppo psicologico dei giovani schermidori e creare un ambiente sicuro e stimolante per i bambini che praticano questo sport?

“I genitori e i maestri, ognuno con il proprio ruolo, ma collaborando e interagendo tra di loro, dovrebbero aiutare i bambini a creare un gruppo positivo che sia di supporto e un’arena, un campo, una pedana su cui imparare, conoscere, mettersi alla prova, misurarsi con gli altri in sicurezza e senza paura. Ognuno ha un suo carattere e dei tempi propri di maturazione e di sviluppo che possono essere solo accompagnati, mai forzati. Tutto con estrema tranquillità, con i giusti stimoli, incoraggiamento e supporto. Le indicazioni e le necessarie correzioni presenti in ogni buon processo d’insegnamento, a casa, a scuola, in palestra, se anche un po’ decise, devono essere assolutamente e sempre, senza rimproveri, senza reazioni stizzite o rabbiose, senza disappunto colpevolizzante, senza atteggiamenti umilianti o vessatori”.

Considerando l'importanza della psicoanalisi nel comprendere le dinamiche interiori degli atleti, quali suggerimenti darebbe per integrarla nell’insegnamento della scherma?

Riterrebbe utile una formazione ad impronta psicoanalitica e per quali aspetti?

“Nello sport, come a scuola, tutti gli insegnanti possono insegnare ai bambini a leggere, scrivere e far di conto, non tutti lo fanno nello stesso modo e non tutti sono in grado di far comprendere l'importanza e lo scopo di apprenderli. Per questo, è cruciale avere una capacità di osservazione del bambino, intercettare i suoi stati d'animo, conoscere il suo funzionamento mentale, riconoscere le sue difficoltà emotive e psicologiche, anche momentanee. Tutti gli insegnanti e i maestri possono svolgere una funzione terapeutica senza essere che sia psicoterapeutica, per questo è però necessario avere una buona formazione con orientamento psicoanalitico. Inoltre, nel momento in cui si ravvedano difficoltà particolari, come a scuola anche i maestri possono parlare con i genitori e suggerire con tatto, la possibilità di una consultazione specialistica e psicoanalitica”.

E ai genitori, quali indicazioni darebbe per incoraggiare i propri figli ad intraprendere questa disciplina sportiva?

“Favorisce lo sviluppo psichico e la tenuta emotiva, le attitudini intellettive e l’intuitività;

Permette di sviluppare al massimo le proprie capacità personali, spingersi oltre di esse acquisendo abilità nuove;

È divertente e usare un attrezzo, un’arma, permette di scaricare le tensioni nei bambini iperattivi e nel trovare disinvoltura nei timidi;

La divisa è come una corazza, fa sentire tutti, bambini e bambine, come i cavalieri delle fiabe, difensori di se stessi e di valori condivisi;

Chi fosse frenato dal pensiero dell’impegno economico, sapere che esiste una solidarietà nelle palestre di scherma e tra i genitori, le divise vengono prestate o affittate a prezzi simbolici a mano a mano che i bambini crescono, creando un circolo virtuoso e solidale”.

SALUTE & BENESSERE

CURCUMA

Oltre 24.000 studi scientifici raccontano la sua efficacia

Lo sapevate che in fitoterapia riveste un ruolo molto importante? Esistono studi che ne comprovano l’efficacia? Quali sono i benefici per la nostra salute? E’ utile come supporto a cure oncologiche? Come va assunta?

Ne parliamo con il dottor Antonio Gorini (*) un medico che ha scelto la mission professionale di mettere al centro la persona nella sua complessità e trovare la cura che sia personalizzata e volta a ristabilire uno stato di salute prolungato

Nella medicina integrata c’è da considerare la curcuma (o curcumina): cos’è?

“In fitoterapia la curcuma ha un posto molto importante. Conosciuta e usata da millenni come spezia e come medicinale soprattutto nella cultura indiana e cinese. Simbolo di prosperità, è considerata come un elemento beneaugurante. Il nome probabilmente deriva dalla parola persiana-indiana “kour koum” che significa zafferano. Per questo è nota anche come Zafferano delle Indie per il tipico colore giallo. Ne esistono oltre 40 specie differenti, tra queste quella più usata è la Curcuma Longa. Di tutte si usa il rizoma, cioè il rigonfiamento del fusto sotterraneo della pianta. Per tanti anni questa spezia è stata impiegata come colorante in tintoria, anche in occidente, per colorare stoffe e tessuti. Inoltre, la curcuma è una tra le spezie utilizzate per preparare il curry. È probabilmente il farmaco vegetale che ha più meccanismi d’azione noti e che può essere utilizzato in moltissime situazioni diverse”.

Quali possono essere i suoi benefici?

“Come spezia ha un effetto digestivo. Come fitoterapico, quindi, in estratto secco al 90-95% di curcuminoidi ha numerosi effetti. I principali sono: antinfiammatorio, antiossidante, immunostimolante, stimolo della funzione biliare”.

In quali campi di azione può essere utilizzata?

“Può essere utilizzata in tutte le problematiche infiammatorie acute e croniche. Nelle forme croniche ha anche la capacità di ritardare i processi di fibrosi e cioè di riparazione eccessiva che possono portare a fastidi come il tunnel carpale, aderenze, etc. Nelle forme acute aiuta a spegnere l’infiammazione agendo sull’inibizione di molecole infiammatorie e su fattori nucleari, cioè quei fattori che indirizzano l’attività cellulare verso la produzione di segnali infiammatori. L’azione è simile a quella di alcuni comuni farmaci chimici antinfiammatori, ma non ha gli effetti indesiderati di questi ultimi. Vi sono studi dell’uso della curcuma nell’artrite reumatoide, in campo oncologico, nei dolori alle ossa e muscoli (osteoartrite), ma anche per la funzione cerebrale, disturbi digestivi, asma, controllo della glicemia e problemi metabolici e diverse altre situazioni”. Come si assume?

“Uno dei problemi della curcuma è la sua difficile assorbibilità. E’ una molecola molto grande e trova difficoltà a passare nel filtro intestinale. Pertanto, vengono usate sostanze che fanno da “trasportatori” come ad esempio il pepe nero.Per questo nella forma alimentare, cioè come spezia, andrebbe prima scaldata insieme ad olio e pepe nero, ma, in ogni caso, riusciamo ad assorbirne meno del 2%. Come preparato fitoterapico esistono numerose metodologie farmaceutiche tese ad aumentare l'assorbimento della curcumina. Ogni azienda afferma che il suo metodo è migliore dell'altro, in realtà non abbiamo studi indipendenti che possano indicarci quale forma sia meglio. Di certo è importante che l'estratto secco sia almeno al 90% di curcuminoidi e che il dosaggio

utilizzato sia congruo al problema clinico da risolvere. Spesso non si hanno risultati perché si usano dosaggi troppo bassi o preparati di scarsa qualità”. Esistono studi scientifici che ne comprovano la sua efficacia e la sua azione?

“Sul motore di ricerca in campo medico più utilizzato, che si chiama Pubmed, digitando la parola “curcumina” si ottengono 24213 studi! Veramente molti. Interessanti gli studi su pazienti con artrite in cui si dimostra l’azione antinfiammatoria della curcumina per inibizione della ciclossigenasi e della lipossigenasi. Altri studi hanno mostrato l’azione antimutagena e anticancerogena probabilmente per l’azione antiossidante oltre che per l’interferenza con il metaboli -

smo dell’acido arachidonico. In campo oncologico si è dimostrato che l’uso della curcumina migliora l’efficacia di alcuni chemioterapici come l’oxaliplatino, il 5-fluorouracile e molti altri. Studi su cellule hanno evidenziato la capacità di uccidere cellule del tumore di stomaco, colon, prostata e leucemia. Può anche essere utile nel coadiuvare la radioterapia oncologica”. Possono assumerla tutti?

“Devono fare attenzione coloro che assumono anticoagulanti orali soprattutto se usano alte dosi di curcumina. Il Ministero della Salute nella veste dell’AIFA ha sconsigliato l’uso in chi ha problemi epatici, biliari, o calcolosi biliare. Ovviamente non la possono usare chi è allergico alla molecola e bisogna fare attenzione in gravidanza”.

“La molecola può essere assunta anche per lunghi periodi, fatto salvo quanto detto precedentemente. In conclusione, riassumiamo nell’elenco fornito dall’Istituto Mario Negri gli aspetti benefici dell’uso della curcumina. Elenco che rimane comunque incompleto, ma gli effetti descritti sono documentati da studi scientifici. I benefici che la salute sembrerebbe ricevere dall'assunzione di curcumina sono molteplici: previene e riduce le infiammazioni; allevia i dolori articolari; è utile al lavoro del cervello e del sistema nervoso; è un antidolorifico naturale; aiuta la digestione; limita l’azione dei radicali liberi; rinforza il sistema immunitario; aiuta a prevenire il diabete di tipo 2; aiuta a prevenire le infezioni batteriche; facilita il processo di cicatrizzazione delle ferite

(https://www.marionegri.it/magazine/curcumaantinfiammatorio)

Per gli utilizzi in oncologia rimandiamo al sito di uno dei centri oncologici più noti al mondo, che è il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. (https://www.mskcc.org/cancercare/integrativemedicine/herbs/turmeric)

In pratica, l’uso alimentare è utile solo al palato. Se vi piace, usatela senza problemi. Se volete effetti benefici sulla salute dovrete utilizzare il fitoterapico, che deve essere di buona qualità e alla dose corretta. Per questo è sempre bene rivolgersi ad un medico esperto in fitoterapia”.

Via Archimede 138 - Roma

Info. 06 64790556 (anche whatsapp) www.biofisimed.eu antonio.gorini@biofisimed.eu www.miodottore.it/antonio-gorini/internista-nefrologo-omeopata/roma

(*) Il dottor Antonio Gorini è esperto di Nefrologia, Oncologia Integrata, Medicina Funzionale di Regolazione, Low Dose Medicine, Medicina Integrata, Fitoterapia, Omeopatia e Omotossicologia, Microimmunoterapia, Ossigeno Ozono Terapia, Statistica della Ricerca e Pratica Clinica, Agopuntura. E’ docente presso l’International Academy of Physiological Regulating Medicine

CLARA GUGGIARI

PROGETTI, PASSIONI E SENTIMENTI DI UNA DONNA MOLTO DINAMICA

Ogni stagione ha il suo fascino e la sua bellezza. Per Clara Guggiari è senz'altro così. Grazie al suo spirito e alla sua solarità riesce a valorizzare ogni periodo dell'anno. Il tempo di riporre nel cassetto i ricordi delle vacanze appena trascorse ed è pronta a ripartire in vista di una lunga stagione. Una stagione che è già iniziata da qualche settimana, visto che Clara è sul set di un film. Al momento non sveliamo nulla ma presto scopriremo tutti insieme di cosa si tratta. Stay tuned

Clara, bentornata tra le nostre pagine, vogliamo scoprire qualcosa di nuovo di te entrando un po' più sul tuo mondo interiore…

“Salve a tutti, grazie a voi e a tutti i lettori, certo, molto volentieri”. Curiosiamo un po' su un argomento particolare, cos'è l'amore per te?

“È quel sentimento unico che una volta provato porterai dentro di te e lo custodirai per sempre e con il passare del tempo e rimarrà un ricordo meraviglioso... Questo ovviamente che sia nei confronti di qualsiasi essere vivente umano, o animale, ecc.”.

Come hai scoperto l'amore e di essere innamorata?

“Ti accorgi di essere innamorata quando cominci a sentire le cosiddette ‘farfalle allo stomaco’ che ti fanno camminare leggera... spensierata, insomma quasi tra le nuvole”.

Invece parlando di "passione", cos'è per te?

“E’ quel motore che muove tutte le azioni che si fanno quotidianamente, senza passione è come non vivere”.

Vuoi raccontarci alcune delle tue passioni?

“Beh, le mie passioni sono tante dal vestirmi sempre colorata anche nei giorni invernali o come in questo periodo, per dare ancora più luce e vigore alle mie giornate, amo gli animali amo accarezzare i cavalli, insomma sono una amante della natura e io sono parte di essa”.

Complimenti Clara, che bella visione hai dell'amore e della passione. Grazie per esserti aperta con noi e averci raccontato un po' del tuo splendido mondo interiore.

“E’ stato un piacere per me, perché vivo di emozioni e penso che si veda dal lavoro che faccio, prendendomi ogni giorno cura di me stessa per poi trasmettere tutto questo al prossimo e a chiunque abbia bisogno di me. L'amore è un ciclo e quindi, dandone, te ne ritorna sempre di più”.

Bellissima lezione di vita Clara per tutti i nostri lettori che ti rincontreranno prestissimo insieme a noi, grazie ancora...

“Certo per voi sono sempre qui e se con poche parole ho trasmesso qualcosa a qualcuno non fa che rendermi felice. A presto vostra Clara!”.

© Servizio fotografico di Melissa Fusari

Il risotto si fa in 6

Il numero giusto di consigli utili per realizzarlo ad arte nella vostra cucina

Il risotto è un primo piatto tipico nato in Italia ed esportato in tutto il mondo, che trova le sue origini più moderne nel nord Italia, ampliando le sue versioni in base alle tradizioni regionali. Fare un buon risotto all’onda, come si dice in gergo, non è semplice, ma neanche impossibile. L’importante è la giusta tecnica di preparazione, che riassumiamo in questi sei passaggi accompagnati ciascuno dai suoi consigli.

La scelta del riso: non tutti i tipi di riso sono adatti, i migliori sono quelli a chicco bianco e robusto della varietà japonica, tra i più pregiati al mondo; troviamo il riso semifino Vialone nano, il riso fino (Ribe, S. Andrea, Vialone) e il riso superfino (Roma, Arborio, Baldo, Carnaroli). Ne approfittiamo per un’altra nota importante: mai lavare il riso per fare un risotto, altrimenti perderà una parte di amido e compattezza e non solo si sfalderà in cottura, ma sarà più difficoltoso dar luogo alla cremosità che contraddistingue questa ricetta.

Il mezzo di cottura: l’ideale è scegliere una casseruola o un altro recipiente dal fondo largo e le pareti non troppo alte, per permettere al riso in cottura di avere uniformità di temperature in ogni chicco e generare una giusta evaporazione dei liquidi. Si può utilizzare il rame stagnato come l’alluminio o ancora l’acciaio.

La tostatura: il riso bianco è caratterizzato da due strati amidacei differenti, quello al centro più duro e cristallino, quello esterno più tenero e farinoso. È la tostatura la vera magia: proprio nel momento in cui facciamo prendere calore al riso nella casseruola a secco, con movimenti lenti e continui, la parte esterna prende forza uniformandosi al cuore, dandoci alla fine la caratteristica cottura al dente.

La sfumatura con vino o altre bevande alcoliche: un vecchio proverbio italiano recita “il riso nasce nell’acqua ma deve morire nel vino”: qualcuno interpreta questo modo di dire accompagnando le ricette che prevedono questo ingrediente con un buon calice, mentre secondo altri probabilmente la “morte ideale” cui si fa riferimento non è che quella all’interno di un buon risotto! La preparazione di base più tradizionale vuole infatti che il riso, dopo la tostatura, venga sfumato con del vino da lasciar asciugare prima di procedere con l’aggiunta graduale del brodo: un’espediente fondamentale sia per donare una maggior robustezza e resistenza in cottura ai preziosi chicchi. Inoltre, il vino in alcune ricette specifiche è importante per conferire note aromatiche: ad esempio un risotto al Prosecco, Champagne, Barolo, Amarone (o anche altri alcolici come Cognac o birra) doneranno profumi differenti. È altresì importante l’acidità contenuta nella parte alcolica, che confe-

risce ancora più struttura all’amido del riso.

Il brodo: rappresenta il liquido di base nel quale possiamo trasferire qualunque tono desiderato (verdure, erbe, spezie, carni e pesci) con il quale bagnamo il riso, alimento poroso che come una spugna è capace di assorbire dal brodo tutto il suo sapore. Sbizzarriamoci con la fantasia senza limitarci al solo uso dei brodi classici, spesso aromatizzati con carote, sedano e cipolla. Si possono realizzare ottimi brodi alternativi ad esempio di lattuga, d’indivia, di asparagi, di sedano, di sola cipolla tostata con chiodi di garofano, per dar vita a risultati e di conseguenza anche risotti sempre differenti. L’importante sarà ricordare sempre di far cuocere il brodo a lungo a fuoco basso per ricavare il meglio del sapore degli ingredienti al suo interno. Per utilizzarlo nel risotto, filtratelo bene e tenetelo in caldo per non abbassare la temperatura del riso in cottura ad ogni nuova aggiunta di liquidi.

La mantecazione: un passaggio fondamentale che rende il risotto cremoso e avvolgente con l’aggiunta della parte grassa. Si manteca sempre lontano dal fuoco, dopo aver fatto riposare il riso un minuto, e come ci insegna Fabio Campoli si utilizza burro tagliato a piccoli cubetti e molto freddo (conservato finanche in congelatore, per favorire l’emulsione della preparazione). Sarà questo il momento giusto per aggiungere anche formaggi grattugiati o morbidi (come Taleggio o Gorgonzola) da lasciar fondere dolcemente nel risotto, nonché per incorporare ingredienti che dovranno cuocere il minimo indispensabile e rigorosamente fuori dal fuoco, ad esempio dei piccoli cubetti di fragole o di pere in versioni rese ancor più gustose dall’aggiunta di questi frutti.

La ricetta del mese

Risotto alla zucca e perle di miele e pecorino

Ingredienti per 4 persone: Zucca pulita, 300g; Cipolla bianca, 50g; Burro, 20g+20g; Riso Carnaroli, 280g; Brodo vegetale, 1lt; Vino bianco secco, 40 ml; Pecorino grattugiato, 40g; Burro a cubetti ghiacciato, 20g; Sale, q.b. Per le perle di miele: Acqua fredda, 150ml; Agar agar in polvere, 5g; Miele, 70g; Pecorino grattugiato, 50g; Olio di semi, 1lt

Preparazione: Tagliate la zucca a cubettoni, tritate la cipolla e riponetele in una casseruola con 20g di burro lasciando cuocere le verdure stufate coperte a fiamma dolce, per circa 20 minuti. Una volta pronte spegnete il fuoco, salate e frullate a caldo per ottenere una purea. Per realizzare le perle di miele e pecorino, riponete in un contenitore alto e stretto l’olio di semi, e riponetelo in congelatore: dovrà essere freddissimo per essere utilizzato, ma senza giungere alla solidificazione. In una ciotola disciogliete l’agar agar nell’acqua fredda, mescolando bene il tutto con una frusta, e infine unite il miele. Portate il tutto a bollore in un pentolino sul fuoco, fate ribollire per qualche minuto, spegnete e dividete la miscela ottenuta in due parti; soltanto in una delle due parti, aggiungete il pecorino grattugiato, mescolando bene con una frusta. Infine, munitevi di una siringa a foro non troppo stretto senz’ago, riempitela con il composto al miele e lasciatelo “gocciolare” all’interno dell’olio freddo per ottenere delle piccole perline dorate, che vedrete solidificarsi all’istante e depositarsi sul fondo del contenitore con l’olio nel giro di pochi secondi. Ripetete la stessa operazione con la seconda parte di liquido al pecorino, per ottenere delle perle di colore bianco. Una volta pronte, scolate le perle dall’olio di semi, sciacquatele sotto abbondante acqua corrente e tenetele da parte per rifinire il risotto. Venti minuti prima di servire, iniziate la cottura del risotto: in una casseruola fate sciogliere 20g di burro, aggiungete il riso e fatelo tostare fin quando non risulterà leggermente profumato e lucente. In seguito bagnate con il vino bianco secco e lasciate asciugare. Avviate la cottura del risotto bagnandolo di tanto in tanto con il brodo vegetale bollente. Dopo i primi 10 minuti di cottura, aggiungete al riso la purea di zucca stufata e procedete con la cottura. Infine, spostate il risotto dal fuoco e mantecatelo con il burro ghiacciato a cubetti e il pecorino grattugiato. Regolate di sale e servite in tavola decorando con le perle di miele e di pecorino.

Ostia celebra per la 59esima volta la tellina

Il tradizionale appuntamento si è svolto al Borghetto dei pescatori. Quella di quest’anno - ha detto il presidente del Comitato - è stata un’edizione speciale

Si è svolta con successo la cinquantanovesima edizione della manifestazione dedicata alla tellina nella tradizionale cornice del Borghetto dei pescatori. Un appuntamento con il tipico mollusco del litorale laziale e con la storia di Ostia.

“Quest'anno è stata un'edizione speciale, sì per i tanto attesi spaghetti con le telline rivisitando un percorso enogastronomico Made in Italy ma anche per i numerosi momenti di dibattito che grazie alla presenza di ospiti illustri hanno raccontato la grande passione che lega i pescatori, le loro famiglie e tanti cittadini di Ostia allo straordinario Borghetto. La manifestazione, con un ricco calendario di appuntamenti e spettacoli dal vivo hanno visto la presenza di migliaia di persone. Ringraziando i numerosi collaboratori e il Comune per l'organizzazione si annuncia un appuntamento al prossimo anno", ha affermato Massimo De Fazio del comitato organizzatore.

Le serate presentate da Marzio Parisi con la partecipazione di Anthony Peth hanno visto la presenza di numerosi comici e musicisti come i Sequestrattori, Alessandro Serra, Alberto Laurenti e I Rumba de Mar, Gegia e i Locos Latinos.

Nell’ambito della manifestazione, l'attesissima processione di barche dei pescatori con la Madonna “Stella Maris”, loro protettrice, dal canale dello Stagno fino al Pontile di Ostia ha visto la presenza di numerosi fedeli. Con questo rito si è celebrato il tradizionale “Matrimonio con il Mare”, un’antica cerimonia religiosa, attraverso la quale i pescatori cercavano di propiziarsi la benevolenza del mare con un matrimonio simbolico tra il pescatore e la Madonna.

Un'edizione che ha registrato un dato numerico di presenze ormai divenuta tappa attesa persino per i turisti e le famiglie che scelgono Ostia come meta estiva da visitare e in questa manifestazione attraverso i sentieri del gusto, tra storia e momenti di divertimento.

Chill Italy Music

“Crediamo che puntare sull’artista e sull’onestà sia una strategia vincente, e siamo convinti che col tempo questo approccio porterà i suoi frutti. Riguardo l’innovazione di genere, siamo aperti mentalmente e amiamo le contaminazioni musicali. Abbiamo già delle idee per fondere la musica lo-fi con altri generi, ma per ora preferiamo tenere queste sorprese per il futuro.” Recentemente ha visto luce la prima traccia pubblicata da Chill Italy Music, una nuova realtà discografica fondata da Andrea Lorenzi e Davide Perico. Questa etichetta, tutta a trazione italiana, si distingue per il suo approccio innovativo e AI-free alla produzione musicale. La prima pubblicazione, lo scorso 22 luglio, è stata “Last Summer Camp”, una collaborazione tra i fondatori Andrea Lorenzi e Davide Perico. Questa traccia inaugurale è stata scelta per aprire il catalogo della label, rappresentando appieno lo spirito e la visione della nuova etichetta. Le pubblicazioni stanno continuando con cadenza regolare. Tra queste, nuove tracce con la partecipazione di artisti provenienti da tutto il mondo, inclusi alcuni talentuosi musicisti giapponesi. Questo approccio internazionale riflette l’impegno di Chill Italy Music nel creare un ponte musicale tra culture diverse, mantenendo al centro la qualità e l’originalità.

“Leone

d’Argento” alla Carriera compositore e direttore d’orchestra Marco Werba

Ennesimo riconoscimento in carriera per il compositore e direttore d’orchestra Marco Werba. Il 28 luglio scorso il celebre musicista internazionale ha tenuto un concerto di musiche da film al “Manini Theater” a Narni (TR), nel corso del Narnia Festival, giunto alla XIII Edizione (la oramai celebre manifestazione, con Medaglia del Presidente della Repubblica 2024, è diretta artisticamente da Cristiana Pegoraro), che quest’anno si è svolta dal 16 al 28 Luglio 2024. Dopo la performance, il Maestro Werba è stato insignito del Premio alla Carriera “Leone d’Argento”. Nel programma del concerto, ad ingresso libero, sono state suonate musiche indimenticabili, da Morricone a Rota, da Zimmer a Werba stesso.

Ad Alfonso Bottone laurea honoris causa in Diritto Internazionale

Evento memorabile a Minori lo scorso 21 agosto per il conferimento della laurea honoris causa in Diritto Internazionale ad Alfonso Bottone. L’organizzazione di ..incostieraamalfitana.it aveva annunciato orgogliosa questo conferimento della Laurea Honoris Causa della Facoltà di Giurisprudenza della ISFOA Libera e Privata Università Internazionale. A consegnare il prestigioso riconoscimento all’impegno e alla passione del direttore organizzativo della Festa del Libro in Mediterraneo, che ha compiuto quest’anno diciotto anni, è stato il professor Nicolò Mannino, Pro Rettore ISFOA e presidente del Parlamento della Legalità Internazionale.

“Sono sorpreso, ma al tempo stesso felice per questa Laurea Honoris Causa che suggella certamente un percorso di vita impregnato di Cultura”- ha sottolineato Alfonso Bottone, che ha aggiunto: “Un percorso culturale che si è arricchito di riconoscimenti significativi: dal Premio Internazionale alla Parola al Premio alla Carriera “Raccontami in 25 parole”, dal Premio Internazionale Spoleto Art Festival all’Encomio del Parlamento della Legalità Internazionale, al Premio Internazionale Speciale Biennale di Venezia”. Una carriera, quella del direttore organizzativo di .incostieraamalfitana.it, costellata di altri importanti attestati per le sue attività di giornalista, di scrittore, di poeta, di promotore culturale.

HOLIDAY & RESORT

HOTEL TERME PRESIDENT

SOGGIORNO E RELAX A ISCHIA 365 GIORNI ALL’ANNO

L'Hotel Terme President è un'autentica perla incastonata nella splendida cornice di Ischia Porto. Questa struttura a 4 stelle offre un'esperienza di soggiorno all'insegna del benessere e del relax, combinando l'eleganza di un hotel di charme con le proprietà benefiche delle acque termali. L'hotel, il primo acquisito dal gruppo DimHotels, è oggi diretto da Giuseppe Di Meglio (in foto nella pagina accanto): “Mio papà Salvatore aveva un terreno dove coltivava frutta e verdura che rivendeva agli alberghi locali. Un giorno ebbe un diverbio col proprietario del Re Ferdinando sulla qualità dei suoi prodotti. Così, un po’ per dispetto, decise che sarebbe diventato un albergatore anche lui. Era il 1957. Oggi abbiamo dieci alberghi, tra cui proprio il Re Ferdinando, e siamo il gruppo alberghiero più grande dell’Isola e il quarto del Centro-Sud”. Situato in posizione panoramica, a solo 1 km dal porto e dalle spiagge più vicine il Terme President offre una vista mozzafiato sul Golfo di Napoli e sul Castello Aragonese. Le camere, arredate con gusto e dotate di ogni comfort, sono il luogo ideale per rigenerarsi dopo una giornata trascorsa tra le terme e le escursioni. Il cuore pulsante è senza dubbio il centro benessere dove le acque termali, ricche di proprietà curative, sono protagoniste assolute. Gli ospiti possono immergersi in due piscine termali all'aperto (la più caratteristica a forma di violino) e una all’interno, rilassarsi nella saune o sottoporsi a trattamenti benessere personalizzati. Un'esperienza unica per rigenerare corpo e mente dopo un anno di lavoro.

La cucina dell'hotel è un viaggio gastronomico alla scoperta dei sapori autentici dell'isola d'Ischia sapientemente preparati dallo chef Domenico Mazzella. La colazione a buffet, ricca e varia, è il modo perfetto per iniziare la

giornata con energia. Il ristorante propone a pranzo e cena piatti preparati con ingredienti freschi e genuini, valorizzando le tradizioni culinarie locali, ma anche quelle della nostra penisola: “A Ferragosto ci sarà un buffet a forma di Italia all’interno del quale saranno posizionati i dolci tipici di tutte le nostre regioni”, svela Di Meglio mostrandoci l’opera in legno attualmente in costruzione.

L’hotel è aperto tutto l’anno, ma d’estate si trasforma in un vero e proprio villaggio dove divertirsi con i ragazzi dell’animazione. Tra attività sportive, serate a tema, giochi da tavolo e pianobar annoiarsi diventa impossibile. Perché scegliere l'Hotel Terme President? Sicuramente per la posizione strategica. L'hotel, infatti, è situato a pochi passi dal centro e dal porto e facilmente raggiungibile dai principali punti d'interesse dell'isola. L'atmosfera accogliente e familiare è ideale per trascorrere una vacanza all'insegna del relax e del benessere. “Ma anche perché siamo Ischitani e i turisti devono fidarsi di noi”, afferma con orgoglio Giuseppe Di Meglio. “Ci teniamo che tutti i membri della nostra famiglia siano impegnati in questa attività. Ognuno per il proprio campo di interesse. Ormai siamo arrivati alla terza generazione. All’inizio ci prendevano per pazzi, oggi siamo un esempio da seguire. Non solo qui a Ischia”.

SAMI GEDIK

L'ARTE È UGUALE ALLA VITA

Un pennello delinea il corpo di un cervo rosso. L’animale sembra uscire dalla tela per penetrare la purezza di una foresta innevata. E poi viaggi nell’universo urbano, in un vagone di metrò scrutato attraverso la circolarità di uno specchio, o dentro macchine che sfrecciano nella notte silenziosa.

Al di sopra di tutto, la danza del cielo che sfuma in onde di luce e coni d’ombra per regalare tutta l’energia dello spazio, il suo movimento perpetuo e ordinato.

Ma ecco una foglia morta a ricordarci l’impermanenza della vita. Ogni cosa è transitoria, così il dolore come la felicità. E allora l’invito dell’artista ad anelare grazia e armonia. Lui è Sami Gedik, pittore turco. In ognuna delle sue opere, acquerello o olio, la ricerca di un’energia pacifica da cui possa sprigionarsi la forza per una riconciliazione tra umano e natura.

Come è nata la passione per la pittura?

“Le prime immagini che mi sono venute in mente risalgono ai tempi della scuola elementare, quando utilizzavo carte artigianali colorate per realizzare immagini utilizzando la tecnica del collage. Negli anni successivi osservavo mio fratello mentre dipingeva e provavo a fare lo stesso sul mio taccuino. Da quei giorni mi sono sempre occupato di pittura. Ho iniziato a dipingere costantemente a casa. Dopo essermi diplomato alla Bolu Anatolian Fine Arts High School, ho fatto il mio ingresso al Dipartimento di Pittura della Facoltà di Belle Arti dell'Università Hacettepe di Ankara. Ho iniziato il percorso artistico professionalmente nel 2010. Fino al 2017 ho prodotto dipinti con il concetto di "nero come grigio-bianco" con protagonisti neri. Successivamente però mi sono ritrovato nel mondo delle opere realistiche tra viti, girasoli secchi e campi di mais con la tecnica pittorica classica”. In quale città della Turchia operi e cosa ti piace rappresentare del tuo Paese? “Vivo ad Ankara, la capitale della Turchia. Per me la natura è sempre stata un’idea a cui non smetto di pensare, ricercare, dipingere. La natura viene deliberatamente distrutta da noi umani. Ma è lì con tutta la sua forza, nonostante noi. Parlando della mia produzione artistica, cerco di raccontare la grande storia dei piccoli momenti della natura che osservo. La fragilità di una pianta secca o l'abbraccio dei colori vibranti di una vite sono elementi universali che rimandano a sentimenti comuni”.

In una società globale ipertecnologica e sopraffatta dalle immagini, le opere pittoriche hanno ancora la forza di esprimere la visione del mondo?

“Credo di sì. Quando alziamo lo sguardo dallo schermo del computer, i nostri occhi cercheranno i fiori viola che spuntano da un'enorme pietra sul ciglio della strada e ci sorridono. Ecco perché l'arte sarà sempre nella natura, e la natura sarà sempre oggetto dell'arte”.

Nelle società odierne siamo costretti a sottomettersi a una nuova legge estetica, e lo saremo sempre

più con l’intelligenza artificiale?

“Non è possibile respingere questo cambiamento. Tuttavia, accettiamo tutti che i girasoli dipinti da Van Gogh nel 1888 non perderanno il loro valore nonostante tutti i mutevoli giudizi di bellezza nel 2024. Non potremo ottenere da uno schermo la soddisfazione che proviamo visitando un museo; né la realtà virtuale potrà davvero farci sentire la brezza del vento. Penso che occorre rivolgersi al proprio mondo interiore e chiedersi quanto si è lontani dalle effimere norme estetiche quotidiane; quanto ci si può proteggere dagli effetti stimolanti della tecnologia. In breve, bisogna essere sinceri in quello che si fa. D’altra parte, credo che quando utilizzeremo l’intelligenza artificiale in modo attento e utile, essa alimenterà la nostra arte. L'unicità dell'arte ci apparterrà ancora”.

Pensi che l'arte possa aiutarci a cambiare il mondo?

“Sfortunatamente non esiste altra specie che causi tanto danno al mondo quanto noi, homo sapiens. Dobbiamo cambiare noi stessi, le nostre prospettive, il modo di vivere. Penso che l’arte sia lo strumento più potente per cambiarci e quindi cambiare il mondo. In breve, non solo la destinazione ma anche il viaggio è molto prezioso”.

Cosa pensi degli artisti italiani in campo pittorico?

E in quale periodo storico trovi la maggiore corrispondenza con le tue opere?

“Nutro una grande ammirazione per gli artisti italiani perché hanno interiorizzato nella loro arte tutti i periodi, dal Rinascimento ad oggi. Questa cultura è stata senza dubbio radicata nel DNA delle generazioni successive. La situazione è leggermente diversa nel nostro caso. Non avendo vissuto il Rinascimento, abbiamo cercato di completarci successivamente. Comprendere

e tutelare il periodo storico rinascimentale che si è sviluppato nel corso dei secoli, e l'accumulo di civiltà che ne è seguito, è un prerequisito per la civiltà moderna. Ecco perché ho provato a creare i miei dipinti basandomi sui metodi tradizionali degli antichi maestri. In questo senso posso dire che devo al Rinascimento la mia capacità di produrre opere moderne e permanenti con metodi tradizionali”. Progetti per il futuro?

“Ho amato il detto "L'arte è uguale alla vita" dal primo giorno che l'ho sentito. Immagino di non poter guardare al futuro in modo diverso da questa frase. Voglio continuare a vivere e produrre, cercando di raggiungere l'essenza di ciò che è qualificato e raffinato”.

GIUSEPPE COSSENTINO

“NAPOLI È

UNA

FONTE INESAURIBILE

D’ISPIRAZIONE”

“Passioni senza fine” è l’ultimo lavoro di Giuseppe Cossentino. Al centro del romanzo un amore proibito tra la donna matura Ginevra De Santis e il giovane Brando Buonocore, ambientato sullo sfondo affascinante e misterioso di Napoli, definita “la città segreta”. Le vite di tre famiglie benestanti – De Santis, Buonocore e Marasco – si intrecciano in un groviglio di passioni, vendette e segreti, creando un ambiente degno delle migliori serie televisive. In questa intervista, oltre a parlarci di questo interessante progetto, Giuseppe Cossentino ha parlato anche del legame con la sua città, Napoli, e della soddisfazione di vedere il suo cortometraggio candidato ai David di Donatello. Giuseppe, “Passioni senza fine” è il tuo nuovo romanzo. Com’è nata l’idea?

“L’idea di “Passioni senza fine” è tratta dall'omonimo mio radiodramma web che produco da anni ed è emersa gradualmente, nutrendosi delle osservazioni che ho raccolto nel mio quotidiano e delle riflessioni sui legami umani che spesso sfidano le convenzioni sociali. Un giorno, passeggiando per le vie di Napoli, ho notato una coppia insolita per età e comportamento, che si scambiava effusioni con una naturalezza che contrastava con gli sguardi di chi li circondava. Questo contrasto ha acceso una scintilla creativa in me, spingendomi a esplorare come l'amore possa manifestarsi in forme diverse e spesso inaspettate, soprattutto quando intercorre una significativa differenza di età. Ringrazio la Olisterno Editore che ha creduto in questo progetto e al giornalista Giuseppe Nappa che ne ha curato la prefazione e mi sostiene in ogni passo di questo meraviglioso viaggio nell'editoria italiana”. Il romanzo racconta una coinvolgente storia d’amore tra Ginevra, donna matura, e Brando. In un’epoca in cui si parla tanto di toy boy, quanto è importante in amore la differenza d’età?

“Nel contesto del mio romanzo, la differenza d’età tra Ginevra e Brando serve principalmente come catalizzatore per una serie di riflessioni più ampie sulla natura delle relazioni umane. Questo aspetto, che a prima vista potrebbe sembrare solo una curiosità o un tabù, si rivela essenziale per discutere di pregiudizi, aspettative e evoluzione personale. La storia mira a dimostrare che l’amore, quando vero e profondo, trascende le barriere anagrafiche, diventando un potente veicolo di crescita personale e reciproca comprensione”.

Un romanzo che hai ambientato a Napoli, la tua città natale. Cosa ami di più di questa città?

“Napoli è per me una fonte inesauribile di ispirazione. Amo il suo vibrante caos, la ricchezza culturale, e soprattutto il modo in cui la storia e la modernità si intrecciano nelle strade, nei palazzi antichi e nei volti delle persone. È una città che esprime una gamma di emozioni umane molto ampia, da una gioia esuberante a una malinconia profonda, elementi che trovo estremamente stimolanti come scrittore”.

Tante sono le tematiche che hai affrontato: la violenza sulle donne, pedofilia, fluidità sessuale ma anche terrorismo. Come mai hai scelto di affrontare questi temi?

“Questi temi, pur essendo estremamente difficili e delicati, riflettono alcune delle sfide più urgenti della nostra società. Credo fermamente nel potere della letteratura di innescare riflessione e dibattito, fornendo al contempo uno spazio sicuro dove esplorare tali questioni. Attraverso le storie di personaggi complessi e situazioni intricate, spero di contribuire a un maggiore senso di empatia e comprensione nel mondo”.

Il romanzo si inserisce in un progetto più ampio che riguarda il cortometraggio “Passioni senza fine 2.0”. Di cosa si tratta?

“’Passioni senza fine 2.0’ rappresenta un’estensione visiva del romanzo, esplorando alcuni degli stessi temi ma attraverso il medium filmico. Il cortometraggio si concentra su particolari momenti chiave della storia, amplificando l'impatto emotivo attraverso la performance degli attori e la potenza delle immagini. Il progetto è stato concepito per creare un dialogo tra le due arti, letteratura e cinema, arricchendo l'esperienza del pubblico e offrendo una nuova dimensione interpretativa alle tematiche trattate”.

C’è un attore o attrice con cui ancora non hai lavorato, ma che vorresti in uno dei tuoi prossimi progetti?

“Assolutamente, ci sono molti talenti nel mondo della recitazione con cui sarebbe un onore lavorare. Una persona in particolare che mi piacerebbe coinvolgere in un futuro progetto è Cate Blanchett. La sua versatilità e la profondità emotiva che porta ai suoi personaggi sono straordinarie. Ogni suo ruolo è un masterclass in recitazione, che va dal teatro al cinema, mostrando una gamma incredibile. In particolare, il modo in cui riesce a navigare tra fragilità e forza nei suoi personaggi sarebbe perfetto per un progetto al quale sto pensando, che esplora temi di resilienza e redenzione”.

Sei stato anche regista di “Elastic Heart”, come nasce il tuo rapporto con Nunzio Bellino?

“Il mio rapporto con Nunzio Bellino è nato molti anni fa, durante un incontro con amici a Napoli a cui partecipammo entrambi. Da subito ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d'onda riguardo le nostre visioni cinematografiche e le nostre ambizioni artistiche. Quando ho iniziato a sviluppare "Elastic Heart", sapevo che avevo bisogno di lui in ogni fase della sua realizzazione e che condividesse il mio approccio al cinema, che capisse l'intensità emotiva e il

linguaggio visivo che volevo esplorare trattandosi di una storia vera che riguardava il vissuto di Nunzio, la sua malattia rara che volevamo che il mondo conoscesse. Nunzio ha una capacità incredibile di leggere tra le righe di una sceneggiatura e di trovare quelle connessioni emotive sottili ma potenti. La sua collaborazione è stata fondamentale nel portare alla vita la visione del film. Dal film poi siamo passati al libro fumetto " L'Uomo Elastico" che ci ha fatto volare ultimamente al Sanremo Writers 2024 in uno dei salotti culturali e letterari italiani più ambiti durante la settimana del Festival della Canzone Italiana dopo una fantastica e indimenticabile esperienza alla Mostra del Cinema di Venezia dove abbiamo presentato film e libro nel talk show ‘Il Salotto delle Celebrità’”.

Parlando di libri, stai già lavorando a qualcos’altro?

“Sì, sto attualmente lavorando a un nuovo libro che esplorerà Napoli e le sue tradizioni. Ma uscirà molto più in là. Adesso mi godo il book tour di ‘Passioni Senza fine’”.

MARIA LUISA MINARELLI LA STORIA, L’ARTE E L’AMORE PER I LIBRI

Giornalista e scrittrice da oltre 300 mila copie vendute, Maria Luisa Minarelli è nata a Bologna dove si è laureata in Storia. Ha collaborato con periodici come “Storia illustrata e Historia” e si è occupata di salute, bellezza e turismo. Nel 1989 ha scritto “Donne di denari” (Olivares), un saggio sull’imprenditorialità femminile attraverso i secoli, anche tradotto in Germania.

Ha pubblicato “Un cuore oscuro”, “Delitto in Strada Maggiore”, “La veggente di via de’ Toschi” e la fortunata serie con protagonista l’avogadore Marco Pisani (“Scarlatto veneziano”, “Oro veneziano”, “Sipario veneziano”, “Crociata veneziana”, “Biondo veneziano” e “Oriente veneziano”), tradotta in Francia, Spagna e Gran Bretagna, nonché il suo spin-off “La congiura dei veleni”, ambientato nella Roma di papa Lambertini. È tornata di recente in libreria con il romanzo giallo noir “L’ultima canzone all’Eden” per la casa editrice Indomitus Publishing.

Maria Luisa, non ti fermi mai come scrittrice e sei una divoratrice di libri che leggi soprattutto di notte, vero?

“Tra me e i libri c’è una vecchia storia d’amore, che risale a quando, appena adolescente, saccheggiavo le biblioteche di Bologna. Ho letto troppo presto i grandi classici e i pilastri della narrativa, col risultato che in seguito ho dovuto riprenderli in mano, e anche oggi le riletture si affiancano alla curiosa esplorazione delle novità. Di recente per esempio ho riletto La storia della Morante e ‘Una tragedia americana’ di Dreiser, e mi aspettano Oliver Twist di Dickens e ‘Il paradiso perduto’ di Milton oltre a ‘La teoria del tutto’ di Stephen Hawking. Seguo i giallisti contemporanei che leggo in ebook comodamente sdraiata a letto fino a tarda notte. Tra gli italiani ammiro Loriano Macchiavelli, bolognese come me, Maurizio De Giovanni, Leonardo Gori, Lucarelli, Marco Vichi. Ho scoperto di recente Joël Dicker”. Come ti viene l’ispirazione per una nuova storia o un nuovo personaggio?

“Vorrei avere il tempo per approfondire tutte le storie che mi vengono in mente. Talvolta mi capita di imbattermi in situazioni che mi intrigano, per esempio, ‘Delitto in Strada Maggiore’ è nato dalla descrizione del palazzo dove avvenne il delitto Murri, mentre ne ‘La veggente’ mi incuriosiva esplorare la passione per il paranormale tipica degli anni Trenta. I personaggi vengono di conseguenza e alcuni si ridefiniscono da un romanzo all’altro, come sta avvenendo per Luisa Pietramellara. Tutti però, anche quelli secondari, hanno alle spalle una loro storia”. Mentre scrivi da cosa o chi ami farti circondare?

“La scrittura sviluppa il mio lato ossessivo compulsivo, nel senso che intorno a me deve regnare il silenzio e l’ordine più assoluto. Basta un libro spostato nella libreria per distrarmi. Godo del privilegio di un ampio studio tutto mio e di una scrivania che semino con i libri e gli appunti che sto utilizzando, oltre (si può dire?) alle sigarette, fonte di relax e ispirazione. A buttare all’aria le mie cose è ammesso solo il mio micione Theo, al quale è permessa anche una passeggiatina sulla tastiera del mio Mac”.

Veniamo al tuo ultimo libro “L’ultima canzone all’Eden”: ci troviamo a Bologna, nel maggio del 1938. Ottavia De Angelis, cantante e diva del palcoscenico, è bella, generosa e innamorata, eppure c’è chi la odia. Tocca al maresciallo Vittorio Righi cercare di far luce sulla sua sorte. Nei giorni della visita di Hitler in Italia comincia l’indagine più difficile che abbia mai affrontato, condotta negli ambienti dell’alta società bolognese resi intoccabili dalla protezione delle autorità… Nei tuoi romanzi la storia di fantasia si intreccia sempre con le vicende storiche del periodo e ne illumina un aspetto. In questo caso in fase di ricerche sei stata colpita dalla figura di papa Pio XI Ratti. Ce lo fai da conoscere più da vicino?

“Quando mi resi conto che nei giorni della visita di Hitler in Italia il papa aveva fatto chiudere musei e basilica e si era ritirato a Castel Gandolfo, volli approfondirne la figura. Papa Ratti era uomo dalle molte sfaccettature. Tre lauree, innamorato dei libri, era anche un ardito alpinista e seguiva con interesse i progressi della scienza, al punto che incaricò Guglielmo Marconi di organizzare la Radio Vaticana. Diplomatico con lo sguardo rivolto al futuro, fu il papa dei Patti Lateranensi che riaprirono la Chiesa al mondo dopo il dorato esilio imposto da Pio IX. Vissuto in tempi drammatici, ne subì le contraddizioni, ma lottò per riportare la Chiesa all’antica autorità spirituale. Fu uno dei primi ad accorgersi delle storture morali del fascismo e a rendersi conto che il nazismo, col suo culto pagano del Capo e le teorie della razza eletta era un pericolo più immediato del comunismo russo e condannò senza reticenze le leggi razziali. Dalla scoperta della rete di spie che aveva organizzato a protezione dei cattolici perseguitati in Germania è

nata l’idea del ‘L’ultima canzone’”. Mi piacerebbe, se ti va, fare un parallelismo con un altro tuo libro pubblicato sempre da Indomitus Publishing: “Oriente veneziano”. Qui non troviamo Bologna, tua città d’origine, bensì Venezia, che ami molto, e poi un salto indietro dagli anni ’30 al Settecento… “Nella serie ambientata a Bologna dispiego il mio interesse per la storia mentre nei romanzi veneziani, che portano i lettori nei palazzi, nelle chiese, nei teatri, a zonzo per le calli e nelle isole della laguna, ho dato libera manifestazione all’altra mia grande passione, l’arte. Ho avuto la fortuna durante il mio percorso scolastico di incontrare insegnanti che mi hanno regalato il privilegio di comprendere le opere d’arte e lasciarmi trasportare. E nessun luogo come Venezia permette di librarsi in un’altra dimensione”. Tra i due personaggi, il maresciallo dei Carabinieri Vittorio Righi e l’avogadore Marco Pisani, magistrato incaricato di istruire i processi penali e di fare indagini, troviamo dei punti di incontro?

“Righi e Pisani, con dovuti distinguo derivanti dai diversi periodi storici, sono la stessa persona. Uguale l’amore per la verità, la passione per il lavoro, ma anche l’umanità che fa loro talvolta sovrapporre la giustizia del cuore a quella istituzionale”.

In chiusura, c’è un periodo storico fin qui mai trattato che ti sta “chiamando”?

“Eccome se c’è, e mi chiama, ma non so se avrò mai il tempo di rispondere. Si tratta del Risorgimento, periodo oggi poco studiato, ma dalle infinite possibilità di sviluppi narrativi”.

Del sangue e del tempo

Nel suo nuovo romanzo, “Del sangue e del tempo” (Armando De Nigris Editore), Stefano Cortese racconta la vita del brigante cilentano Natalino Fuoco, detto il Bulgaro, attraverso una ricostruzione a ritroso della sua vicenda umana, dal 1908 al 1838.

Prigioniero in un carcere inespugnabile, capo di una banda che semina il panico nel Sud Italia postunitario, giovane ingenuo, bambino che sogna di affrontare il mare.

Natalino è un brigante, condannato a passare sulla Terra come un’ombra, animato dalla sete di rivolta e di giustizia. Lo stile dell’autore, originale e inconfondibile, intreccia rigore storiografico a suggestioni narrative, in un racconto che permette al lettore di immergersi completamente nelle atmosfere dell’Italia Meridionale della seconda metà dell’Ottocento. La scrittura colta riesce a farsi accessibile, grazie ad un’approfondita ricerca linguistica e storica.

Testimone imperfetta

Il brutale omicidio di una ragazza sconvolge il maggiore gruppo editoriale italiano. Martina Saggesi sembra essere la testimone perfetta: lavora alla Valerba Editori e ha assistito all’assassinio. Per il commissario Farina si tratta di un caso da risolvere in poche ore, ma la realtà dei fatti si rivelerà molto più complessa: pur avendo guardato in faccia l’assassino, infatti, Martina non è in grado di ricordarne il volto, a causa di un deficit percettivo che impedisce, a chi ne è affetto, di ricordare le facce: la prosopagnosia.

Sono questi gli elementi del nuovo thriller di Nicola Calathopoulos, “Testimone imperfetta” (Edizioni Minerva).

In fuga dai suoi fantasmi e da un omicida che, al contrario, ricorda perfettamente il suo viso, Martina non rinuncerà a dare il proprio contributo alle indagini. L’inchiesta prenderà una piega inaspettata, intrecciandosi con un altro clamoroso fatto di cronaca che tiene il mondo dell’editoria con il fiato sospeso. Con grande sapienza narrativa, e caratterizzando i personaggi con maestria e originalità, Calathopoulos ci propone un caleidoscopio di varia umanità: un assassino lucidissimo, un commissario che cerca di razionalizzare quello che accade - per provare a vivere meglio, la testimone “imperfetta” che non si arrende di fronte a un ostacolo oggettivo e si adopera per superarlo, una giornalista che con il commissario stringerà un’alleanza improbabile.

Letti per Voi

Il mostro ha gli occhi azzurri

Ponticelli (Napoli), 3 luglio 1983: in un torrente in secca vengono ritrovate Nunzia Munizzi - di 10 anni, e Barbara Sellini - di 7. Le bambine sono state violentate, pugnalate a morte e bruciate. L’Italia intera è scossa da quel massacro inaccettabile e brutale, che ai primi di settembre sembra trovare i colpevoli:

Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo, tre giovani incensurati. I tre “mostri” sono accusati da un supertestimone, costretto a dichiarare il falso da un pentito di camorra. Nonostante ritratti più volte, nel corso del processo, i tre giovani vengono condannati.

Dopo 27 anni di carcere, tornati in libertà per buona condotta, continuano a professare la propria innocenza. Oggi, a distanza di 40 anni, rivendicano la loro estraneità ai fatti. A chi serviva coprire i veri colpevoli?

Cosa c’entra la camorra con questo orrendo crimine?

Con un’accurata ricostruzione dei fatti e dell’iter processuale, e un’attenzione alle persone e alle loro storie, Giuliana Covella ci accompagna con rigore e passione per la verità attraverso il labirinto di una storia che non può essere dimenticata e ancora chiede giustizia.

“Il mostro ha gli occhi azzurri” (Guida Editori) vuole far luce sul caso, riaperto ad agosto 2023 dalla Procura di Napoli – a undici anni dalla prima edizione, che ha ispirato una docu-serie su Sky Original.

DIEGO SPIEGO

LA PASSIONE PER LO SPETTACOLO E LA TV

Diego Spiego (Nome d'arte), 33 anni, è un volto emergente con una passione per la TV e lo spettacolo che lo accompagna sin dall'infanzia. Nato e cresciuto in provincia di Roma, ai Castelli Romani. Diego ha sempre sognato di diventare un conduttore di eventi importanti, un'ambizione che ha coltivato con dedizione e impegno lungo tutto il suo percorso.

L’infanzia e la scintilla della passione

Fin da bambino, Diego è stato affascinato dal mondo della televisione e dello spettacolo. Passava ore a guardare programmi di varietà, talk show e spettacoli di intrattenimento, immaginando di essere al posto dei conduttori che tanto ammirava. La sua famiglia e i suoi vicini di casa ricordano ancora con affetto le sue prime "esibizioni" nel giardino di casa, dove organizzava piccoli show per parenti e amici, dimostrando già allora un carisma e una naturalezza davanti al pubblico fuori dal comune.

Il percorso di formazione

Determinato a trasformare il suo sogno in realtà, Diego non è mai riuscito a fare una vera e propria formazione teorica che gli permettesse di entrare nel mondo dello spettacolo, se non molta esperienza sul palco, presentando fin dai suoi 18 anni, vari eventi e manifestazioni locali. Ha iniziato a fare le prime esperienze come ospite opinionista in alcune emittenti locali, imparando i segreti del mestiere e affinando le sue abilità.

Le prime esperienze professionali

La sua carriera professionale ha preso il via con piccole partecipazioni nella trasmissione "Buongiorno Lazio" su Lazio Tv, presentando vari eventi locali e gestendo una sua web tv grazie a tante interviste sul web a personaggi noti della tv e dello spettacolo da: Paolo Bonolis a Myrta merlino, da Vincent Candelà alla cantante Dolcenera e tanti altri in occasione di varie manifestazioni sportive.

Diego inoltre è autore del suo primo libro di poesie "Sono solo sogni miei, ispirazione di una poesia” edito nel 2022 grazie a Pav edizioni, inoltre ideatore e organizzatore di un importante evento di valore culturale nella prestigiosa sala del Carroccio in Campidoglio a Roma, Lazio star awards premio delle Eccellenze Laziali.

Ogni esperienza, per quanto modesta, è stata per Diego un'opportunità di crescita e apprendimento. La sua energia, professionalità e dedizione non sono passate inosservate, e presto ha cominciato a ricevere proposte per ruoli sempre più importanti tra cui l'incarico di agente regionale e conduttore per il concorso di bellezza maschile "Il + bello d'Italia 2024" l'unico concorso originale esistente dal 1979 con patron Silvio Fasano e direttore artistico Fabio Fallabrino.

Un sogno in evoluzione

Oggi, Diego Spiego vive nei meravigliosi Castelli Ro-

mani in provincia di Roma, una città che ama profondamente e che considera la sua base operativa ideale. Nonostante abbia già raggiunto traguardi significativi nella sua carriera, il suo sogno rimane quello di realizzare e condurre un programma televisivo tutto suo.

Un format che possa intrattenere, divertire e ispirare il pubblico da casa.

La visione di Diego per il futuro

Diego immagina un programma che unisca intrattenimento e contenuti di qualità, con ospiti di spicco e un'interazione continua con il pubblico. Il suo obiettivo è creare uno show che possa diventare un punto di riferimento nel panorama televisivo italiano, capace di innovare e sorprendere, ma anche di mantenere un legame autentico con gli spettatori, cercando di portare in tv un qualcosa di nuovo, di diverso, fuori dagli schemi, un qualcosa che forse in tv non si e' mai visto.

Un esempio di come la passione e la determinazione possano trasformare i sogni in realtà. La sua storia è un viaggio affascinante nel mondo dello spettacolo, fatto di impegno, sacrifici e traguardi raggiunti. Con il suo talento e la sua visione, Diego riuscirà ad entrare e lasciare un segno nel mondo della televisione italiana?

SPETTACOLO

PASCAL PERSIANO

“IL MIO SOGNO È UN

MONDO MIGLIORE

SENZA GUERRE, SENZA ODIO

E SENZA IPOCRISIA”

Pascal Persiano, attore protagonista di tanti fotoromanzi di successo, è tra i protagonisti del calendario 2024 “The legend of Kaira” di Emanuela Del Zompo Raccontaci la tua esperienza sullo shooting fotografico per il calendario della “Leggenda di Kaira”. “È stato molto divertente, è stata una fuga parziale dalla realtà ,una sorta di enfatizzazione della nostra vita dei nostri sogni e ogni tanto allontanarsi dalla realtà, permette di osservarsi con maggiore obiettività e distacco...”.

Un messaggio contro la violenza sulle donne?

“Il mondo del cinema si dedica da sempre a questa tematica, raccontando storie di donne e di relazioni difficili, di ossessioni, di violenza, con l'intento fondamentale di lanciare un messaggio di denuncia scuotendo le coscienze, raggiungendo e sensibilizzando gli spettatori. A mio modesto parere, ci vorrebbero leggi più severe e più celeri”.

A cosa stai lavorando in questo momento?

“Ho due progetti cinematografici che dovrebbero partire dalla primavera prossima in poi, un thriller e un western, ho una proposta televisiva che sta maturando e sto già progettando gli eventi per l'estate prossima”.

Hai fatto tanti fotoromanzi, cinema, tv e teatro, cosa ti manca ancora?

“Non ho una particolare preferenza, nel mio piccolo ho sempre scelto cosa fare e cosa accettare. Ma a questo punto della mia vita, mi piacerebbe fare più teatro, perché a teatro la bravura non si vede una volta sola, la devi vedere tutte le sere. Devi costruire un percorso tutte le sere anche se hai i tuoi

SPETTACOLO

problemi, ma quando appari in scena, succede qualcosa di magico, una luce, un'energia, ma è qualcosa che si ha, e chi ce l'ha è fortunato!”.

Preferisci essere diretto da un uomo o una donna?

“Non ho preferenze, sono arrivato ormai a quota 40 tra lavori cinematografici e televisivi e non ho mai fatto differenze o distinzioni. L'importante è, che con il regista o la regista, ci sia un rapporto di reciproco rispetto, di sintonia, complicità e sinergia”.

Sei stato uno degli interpreti di “Centovetrine”, come è stato lavorare ad una soap italiana?

“Nella mia carriera ho fatto tutti i tipi di personaggi, ma quello che mi è rimasto più nel cuore, anche perché è stato uno dei pochi personaggi positivi da me interpretati, è sicuramente il Dottor Davide Lisino,il mio secondo personaggio nella soap ‘Centovetrine’. Un medico dal cuore d'oro...”.

Quando prepari un personaggio a cosa ti ispiri?

“Il carattere di un personaggio da interpretare, può essere mostrato in molti modi, nel linguaggio del corpo, nella qualità vocale ,ecc. L'abilità dell'attore è trasferirsi idealmente nelle vicende, nella situazione psicologica ed emotiva del personaggio che si va ad interpretare, facendone propri, il carattere, i sentimenti, gli atteggiamenti. A mio avviso un interprete è veramente bravo quando non si limita a fingere di essere un personaggio, ma quando diventa quel personaggio. Questo è il bello del mestiere dell'attore”.

Sogno nel cassetto?

“Non ho un sogno nel cassetto, per me è già un sogno esaudito professare e vivere del mio lavoro artistico ormai da 40 anni. Ma se proprio devo pensare a un sogno, penso a un mondo migliore, senza violenze, senza guerre, senza invidia, senza ipocrisia, senza odio, ecc. ma purtroppo credo, che questo resterà un sogno”.

Tra musica, cinema, teatro e fotografia cosa preferisci?

“Non ho una spiccata preferenza, la cosa più importante per un attore, credo che sia l'abilità di adeguarsi con le proprie capacità all'arte espressiva che si trova ad affrontare. Quando sei un artista, ami tutto: cinema, televisione, teatro, musica, la cosa fondamentale è mettersi a nudo e dimenticarsi di chi si è, e comunicare attraverso il linguaggio del corpo e il tono della voce il personaggio che stai interpretando, trasferendoti idealmente nelle vicende, nella situazione psicologica di un'altra persona... È questa è la cosa più entusiasmante del mio lavoro”.

Il tuo attore preferito?

“Ho sempre amato il cinema e gli attori americani. Ma in Italia tra vecchie e nuove generazioni di attori possiamo competere benissimo con il più grande mercato e la più grande fonte di produzione cinematografica a livello globale”.

© Foto di Giancarlo Biagini

Pascal Persiano con Roberta Garzia, Barbara De Nuntis ed Emanuela Del Zompo

FRANCESCA MEDDA

“PER

IL MIO LAVORO SONO DISPOSTA A STUDIARE TANTO CREDO NELL’AMICIZIA E NON CEDO AI RICATTI”

Francesca Medda, attrice nello shooting fotografico de “La leg genda di Kaira”, si racconta attra verso questa intervista.

Chi è Francesca Medda?

“Sono una donna con una carica e un’energia inesauribile. Prepotente come tutti i sardi. Ho lasciato la mia città, al confine con Cagliari che si chiama Selargius, per stu diare recitazione con Patrizia De Santis e diventare un’attrice di ci nema; oramai sono quasi due anni che vivo qui. Per poter mantenere me stessa e gli studi in accademia lavoro la sera in un ristorante ro mano”.

Aggettivo per definirti?

“Lunatica, sono del segno zodia cale cancro. Cambio umore spesso”.

Fare l’attrice per Francesca è…?

“Per me è una possibilità in più per vivere la vita a mille e in molte avventure diverse. Dare anima e corpo al personaggio, per me vuole dire incanalare dei sentimenti e delle emozioni proprio tramite la tecnica che studio. Rendo forte un personaggio tramite i miei traumi e facendo un diario emotivo; l’applicazione di una serie di regole fanno sì che i traumi e il dolore non sia vano”.

Come ti sei trovata con l’esperienza legata alla “Leggenda di Kaira”?

“Il set fotografico… non avevo mai vestito i panni di un personaggio di fantasia in verità non avevo mai fatto un lavoro fotografico. Lo temevo un po’ perché a differenza della telecamera la macchina fotografica mi crea da sempre un po’ di tensione. Però devo dire che Emanuela Del Zompo mi ha mi ha reso tutto molto semplice alternando scatti in posa movimenti naturale. Era incredibile la curiosità dei turisti nei nostri confronti è stato tutto molto divertente e poi la storia di Kaira non è solo un fumetto ma rappresenta la storia di tante donne che ricevono violenza gratuita e che lottano per liberarsi. Nel mio piccolo lo sto facendo anch’io”. Cosa metti al primo posto nella tua scala dei valori?

“E’ una domanda difficile perché valori credo che me ne siano stati trasmessi diversi. Però il primo al quale penso è il valore delle mie origini, il mio passato, il mio vissuto con tutte le difficoltà; questo è un valore importante, perché mi dà la forza e la linfa di continuare con onestà quello che sto perseguendo e affrontare le innumerevoli sfide che Roma mi impone”.

Sogno nel cassetto?

“Uno è ovvio, lavorare come attrice poi ne ho altri che potrebbero restare solo dei sogni, dunque preferisco svelare solo il primo che è più reale”. Descrivi il tuo rapporto con la fede.

“Sono cristiana praticante, sono credente e cerco di vivere la vita nella cristianità, anche se devo ammettere che commetto peccati. Comunque per me conta molto la frase, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra”. Come vivi la competizione?

“Difficile riassumerla perché vuole dire tutto e allo stesso tempo nulla. Essere in una situazione di parità sul piano della conoscenza e potermi confrontare in un discorso con gli altri. Affrontare un casting al meglio delle mie capacità e fare cadere ogni riserva nei miei confronti; ecco questo per me potrebbe voler dire essere competitiva”.

Cosa sei disposta a fare per raggiungere il successo?

“La domanda delle domande. Sono disposta a continuare a studiare, a prepararmi, a lavorare per rendermi scoppiettante in quelle cose in cui sono un po’ debole sempre ed esclusivamente a livello attoriale. Più studi, più ti prepari e più allarghi le tue capacità e di conseguenza le possibilità di piacere ad un pubblico sempre più vasto. Sono disposta anche a cambiare qualche piccolo aspetto negativo del mio carattere per quanto riguarda la chiusura e fidarmi un po’ dei consigli di chi è più navigato rispetto a me nell’ambito del lavoro che sto intraprendendo. Credo nell’amicizia e non cedo ai ricatti, non sono disposta a cedere a nessuno tipo di richiesta e parlo soprattutto di quelle maliziose di cui tanto si parla”.

Un tuo pensiero sulle donne vittime di violenza. “Non c’è un pensiero per me, ma solo agire. Io stessa ho un processo penale aperto per una aggressione ricevuta dentro le mura di casa mia da parte quattro persone, due di sesso femminile e due maschile, per giunta parenti . Ho denunciato e basta; nonostante le pressioni della famiglia di non denunciare e poi in seguito di rimettere la querela. Ma niente da fare quello che è stato fatto resta fatto e si va avanti fino alla fine”.

STORIE DI RADIO

UGHETTA LANARI

S E NE VA UN PEZZO DI STORIA DELLA RADIO

Il ricordo di una grande donna e immensa professionista. La sua rimarrà una delle voci più belle di sempre

Nella serata di mercoledì 7 agosto scorso, una triste notizia ha scosso il mondo radiofonico. Ughetta Lanari, storica voce Rai e conduttrice per molti anni nel gruppo RDS, ci ha lasciato dopo una lunga malattia. A volte non ci si capacita di ciò, avendo avuto sempre davanti una donna forte dalle mille risorse e iperattiva. Ughetta se n'è andata a 81 anni di età, lasciano un figlio, il noto doppiatore Massimiliano Alto e una gatta alla quale era molto affezionata. E' stato dav vero un onore poterla vivere da vicino sul luogo di lavoro, ammirando una grande professionista e una persona seria che ha insegnato molto agli altri, tenendo regolarmente dei corsi di dizione. Con lei si chiude un capitolo im portante di storia radiofonica. Si ricorda la sua militanza in Rai in veste di annunciatrice per una ventina di anni a partire dal lontano 1968. Nel 1987 è passata su Radio Dimensione Suono con un programma quotidiano, dove è ri masta sulle suddette reti fino al 2007.

Ha svolto anche un'intensa attività di doppiatrice e ha insegnato dizione, pub cando anche dei libri al riguardo. Ha aggiunto alla sua professione le attività di presentatrice e di giornalista. Ha prestato la sua voce per molti documentari e per molte trasmissioni giornalistiche. La si ricorda volentieri in “Sfide” e nel Tg5 Prima Pagina. Della sua vita privata si sa che è stata moglie del grande doppiatore Luciano Alto, di cui è rimasta prematuramente vedova. Una come lei è difficile da di-

menticare, è un'illustre professionista da portare per sempre nel cuore. Una signora che si presentava sul posto di lavoro con tanta eleganza e con tanto garbo. Lei era sempre in anticipo e ogni mattina, prima della diretta in radio, addirittura chiamava il tecnico di turno per accertarsi della sua presenza. Di personalità da vendere ne ha avuta moltissima. Il cordoglio sui social da parte di chi ha lavorato insieme a lei, non è tardato ad arrivare.

Riportiamo il pensiero del giornalista Enrico Sarzanini: “Ciao Ughetta e grazie di avermi concesso l'onore di averti avuto come insegnante. Le tue lezioni sono state oro colato per me, i tuoi consigli una strada da seguire per arrivare dove sono oggi. Ti porterò nel cuore e non finirò mai di ringraziarti per quello che mi hai insegnato”.

grande signora della radio e non solo. Una voce clamorosamente bella, una classe infinita e un talento e una professionalità rari. Un privilegio averla conosciuta e averla avuta come collega”.

Prisca Civitenga, giornalista: ”Ci ha lasciato un mito della radio. Una delle prime persone che ho incontrato appena arrivata nel gruppo di Dimensione Suono. Ricordo con tanto affetto la sua grazia, la sua gentilezza e la simpatia. Le sue lezioni di dizione preziosissime”.

Rosaria Renna, conduttrice radiofonica: “Una

Gianluca Teodori, giornalista di RDS: “Stima, consigli, indicazioni e qualche gomitata in diretta per correggere le inevitabili somarate di un esordiente al microfono. Con lei non se ne va solo una figura professionale. Sono passati trent'anni da allora, ma restano gli insegnamenti. Specie quelli disinteressati in un mondo sempre troppo affollato di cattedre. Ciao e grazie di tutto”.

COSE BELLE

SILVIA MEZZANOTTE “VORREI CHE FOSSE AMORE”

IL SUCCESSO DEL TOUR OMAGGIO A MINA

Un omaggio, fra musica e parole, alla voce più iconica di sempre: Mina. Questo è “Vorrei che fosse Amore”, in cui Silvia Mezzanotte, con la sua raffinata interpretazione, insieme a Gabriele Colferai, attore e regista dello spettacolo, e l’attrice e interprete Beatrice Baldaccini, danno vita a una serata magica, resa ancor più speciale dall’Ensemble Le Muse, orchestra tutta al femminile, composta da ben dieci elementi.

Quel 23 agosto 1978, Mina saliva sul palco per il suo ultimo live, prima del definitivo ritiro dalle scene, nel leggendario Teatro Bussoladomani sul lungomare di Lido di Camaiore: questo spettacolo ci riporta proprio a quella notte, ricostruendone l’atmosfera e la magia. Gabriele Colferai e Beatrice Baldaccini, attraverso le canzoni più note della Tigre di Cremona, portano in scena la loro imprevedibile storia d’amore e a interpretarle c’è Silvia Mezzanotte, che dopo il lungo sodalizio artistico con i Matia Bazar ha collezionato decine di tournée in Italia e all’estero, pubblicato quattro album da solista e partecipato a numerosi spettacoli teatrali e televisivi, tra cui Tale e Quale Show su Raiuno, vinto con una serie di strepitose esibizioni, prima fra tutte l’interpretazione di Brava, canzone portata al successo proprio da Mina.

“La voglia di omaggiare Mina –

#CoseBelle

confida Silvia – è pari all’amore e al senso di gratitudine che nutro per lei come artista e donna. La stessa che mi ha spinta ad accettare il ruolo di protagonista di questo show, anche se ho impiegato quasi due anni a farlo! A convincermi è stata la narrazione di questa storia d’amore molto particolare che nasce in quella serata e che si sviluppa fino ai giorni nostri. A fare da colonna sonora le indimenticabili canzoni di Mina che fanno parte delle nostre vite, dei nostri ricordi. Con Beatrice faccio diversi duetti, che sono davvero molto interessanti. L’arrangiamento che il Maestro Albertini ne ha fatto per l’Ensemble è davvero particolare e mi permette di darne un’interpretazione che mi emoziona ogni volta. Uno spettacolo dove si sorride e ci si commuove davvero tanto. Abbiamo capito dal gradimento e i sold out, che il pubblico desidera davvero ascoltare queste canzoni che sono così ben arrangiate e, forse, rese un po' speciali anche dalla mia voce”.

La regia, così come anche i testi, sono opera di Gabriele Colferai, mentre la direzione musicale del tributo a Mina è affidata all’Ensemble Le Muse, che ha portato in tour in Europa Omaggio a Morricone – Musiche da Oscar, concerto diretto dal Maestro Andrea Albertini. In scena, Beatrice Baldaccini (Pretty Woman, Grease, Balliamo sul Mondo, Raffaella!) e lo stesso Gabriele Colferai sono la coppia di innamorati che si racconta sulle note dei più celebri successi di Mina: Parole parole, Insieme, Anche un uomo, Grande grande grande, L’importante è finire… Canzoni che hanno fatto da colonna sonora a intere generazioni, rilette dall’intensità di Silvia che, con la sua interpretazione appassionata, celebra Mina insieme al mondo di emozioni e suggestioni che le appartengono. “Raccontiamo, fra musica e parole, una storia d’amore moderna, emozionante e sorprendente – continua Silvia - rivelata attraverso brani per sempre impressi a inchiostro indelebile nel Dna di ciascuno di noi”.

Il Tour dello spettacolo è pronto a proseguire il suo successo nei teatri in autunno, e noi siamo ansiosi di lasciarci emozionare ancora una volta dalla voce di Silvia, certi che sarà… sicuramente amore!

PARTE UN NUOVO ANNO ACCADEMICO ALLA JP VOCAL STUDIO ACADEMY

Grandi novità per il nuovo anno accademico per la JP Vocal Studio Academy dopo l'apertura della sede di Roma, una serie di progetti lavorativi in corso.

1. Corsi di Canto: Johanna Pezone offre corsi di canto per coloro che vogliono avvicinarsi al mondo della musica e per coloro che desiderano perfezionare le proprie tecniche vocali. Questi corsi sono adatti a tutti i livelli, dai principianti ai professionisti.

2. Percorso formativo per insegnanti di Canto: Per coloro che desiderano trasformare la propria passione per il canto in una carriera, Johanna Pezone offre un percorso formativo specifico per insegnanti di canto con diploma CSEN. Questo corso fornisce le competenze necessarie per diventare un insegnante di canto qualificato e offre un'opportunità di sviluppo professionale.

Queste sono solo alcune delle iniziative in corso presso l'Accademia della Vocal Coach Johanna Pezone. La sua missione è di fornire supporto e formazione di alta qualità nel campo del canto, aiutando gli studenti a sviluppare le proprie abilità vocali e realizzare i propri obiettivi nel mondo della musica e non solo.

Novità di settembre è la partecipazione di due suoi allievi, Ivano e Sergio, nel cast del programma televisivo “Bellamà” in onda su Rai Due.

Sede di Roma: Via Tancredi Cartella 63 zona Stazione Tiburtina

Sede di Tivoli: Via Via Campolimpido 55/BCampolimpido Favale

Info: 375 7445664

E-mail: jpvocalstudioacademy@gmail.com

SCENE DA UN MATRIMONIO

IL “SÌ” DEL BALLERINO CUBANO AMILCAR GONZALEZ E DELLA BALLERINA VIRGINIA TOMARCHIO

I due innamorati sono convolati a nozze lo scorso 29 luglio in provincia di Catania, città della sposa. Per celebrare la loro unione hanno optato per il wine resort di lusso Monaci delle Terre Nere. La cerimonia è stata intima e con pochi amici e parenti. La ballerina che trionfò (nella danza) alla quattordicesima edizione di Amici ha pubblicato, prima di sposarsi, un post in cui annunciava appunto la prossima unione tra lei e il “suo” Amilcar: “Oggi io e Amilcar ci sposeremo, e qui con me ho le mie persone preferite. Qui nella mia città, già oggi ho vissuto momenti profondamente preziosi. Sono felice”.

Galeotti furono Amici e la danza

I due si sono conosciuti all’interno della scuola di Amici di Maria De Filippi nel 2015, l’edizione vinta dai The Kolors dove a trionfare fu anche la stessa Virginia nella categoria ballo. All’epoca Amilcar era uno dei ballerini professionisti della scuola di Canale 5 e la Tomarchio era fidanzata con un altro allievo, Cristian Lo Presti. Dopo Amici la ballerina fu chiamata al teatro dell’Opera di Roma per danzare al fianco di una professionista come Eleonora Abbagnato. Poi tornò al talent show dove rimase fino al 2020. La storia

d’amore tra Virginia e suo marito all’epoca fu molto criticata non solo per 18 anni di differenza, ma anche per il fatto che lei era ancora legata a Cristian Lo Presti. Inoltre il 47enne cubano è già padre di due figli nati da precedenti relazioni.

Negli scatti condivisi su Instagram appaiono allegri, spensierati e felici mentre condividono con le persone più importanti della loro vita l’immenso amore che provano l’una per l’altro. La sposa ha scelto per il fatidico “sì” un abito in pizzo molto romantico mentre Amilcar aveva un completo color salmone abbinato con i fiori delle decorazioni della cerimonia. Al taglio della torta la ballerina ha tolto la gonna, mostrando un abito a sirena perfetto per il suo fisico longilineo.

© Foto di Martin Charrat

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