La cospirazione cristiana

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Ivan Illich Giuseppe Sermonti

La cospirazione cristiana

nella tirannia della scienza e della tecnica Dialogo coordinato da Giannozzo Pucci con interventi di Paolo Blasi, Giovanna Carocci, Fabrizio Fabbrini, Domenico Galbiati, Francesca Garavini, Antonio Martino, Giosuè Mursia, Sergio Paderi, Giorgio e Anna Tavecchio in appendice: Giorgio Campanini, don Carlo Cappi, Ernesto Burgio, mgr. Franco Gualdrini, Muska von Nagel (mother Jerome)

Libreria Editrice Fiorentina


Presentazione

ISBN: 978-88-6500-073-1 © 2015 Libreria Editrice Fiorentina Via de’ Pucci, 4 – 50122 Firenze Tel. 055 579921 Fax 055 2399342 www.lef.firenze.it editrice@lef.firenze.it Impaginazione di Elisa Grimaldi Trascrizione musicale a p. 65 di Laura Naef Crediti fotografici: Dreamstime - www.dreamstime.com Immagine in copertina: Printed Circuit Board Photo © Stoupa - Dreamstime.com Foto a p. 59: Macro Fly Eye Photo © Tomatito26 - Dreamstime.com Foto a p. 60: Chambered Nautilus © Suzanne Tucker - Dreamstime.com Foto a p. 61: Macro photo of drop cow milk over black © Mikhail Popov Dreamstime.com Foto a p. 63: Singing Bluethroat © Menno67 - Dreamstime.com

Il titolo La cospirazione cristiana si riferisce alla comunità di fede che anima una solidarietà libera e felice non ingabbiabile in nessuna norma e accompagnata dal respiro della vita. Il sottotitolo invece richiama i problemi presenti nei primi secoli fra i cristiani e l’impero romano loro persecutore, oggi sostituito dall’impero della tecnologia, della scienza e del commercio illimitato, che è assoluto perché, a differenza dell’impero romano, non lascia vivere le culture diverse da sé e usa tutti i mezzi per omologare e spazzar via ogni identità locale. La cospirazione cristiana lievita anche i non cristiani, perché è schierata per la luce della coscienza morale che è sempre solidaristica, nonostante i dogmi in contrario della società globalizzata, digitalizzata e virtuale. D’altra parte fra i cattolici, come retaggio del passato e desiderio di apostolato, c’è anche una forte tendenza a contentare e inglobare più clienti possibile, il che potrebbe nascondere un desiderio di potere travestito di pietà per i lontani. Non può essere questo che spinge ad adeguarsi al mondo allargando il più possibile le porte della Chiesa, come se l’essere cristiani non presupponga una conversione, un capovolgimento di direzione della propria vita? Don Milani nel 1957: Il cappellano (trent’anni) è portato a considerare l’attuale situazione un ateismo ormai quasi completo e già da generazioni. Non nota poi una concezione meno materialistica della vita 3


nei democristiani che nei comunisti del luogo. Né vede un’interiore differenza tra i cristiani delle feste e gli apostati dichiarati (cioè chi non vien mai). Per questo considera il facile diffondersi del comunismo (ateo) non la causa ma la conseguenza di un materialismo che da generazioni era già ben radicato anche sotto forme religiose (e forse tra il clero stesso).1 A ciò fa eco 35 anni dopo Ivan Illich: Il carattere unico dell’epoca in cui viviamo non può essere compreso razionalmente se non si capisce che è il risultato di una corruptio optimi quae est pessima. Ecco perché il regime della tecnica, sotto il quale il contadino messicano vive proprio come me, solleva questioni profondamente inquietanti: questo regime ha partorito una società, una civiltà, una cultura in tutto, ma veramente in tutto, l’opposto di ciò che leggiamo nella Bibbia, di quello che è il testo indiscutibile sia della Torah, dei profeti, di Gesù e di Paolo.2 Manca una traduzione diffusa del decalogo nei tempi moderni. Che significa oggi “idolatria” in un ambiente tecnologico, televisivo, elettronico? È onorare i genitori, santificare le feste, rubare… là dove ogni tradizione è demonizzata, dove le feste sono sostituite dal tempo libero, dove non esistono limiti all’economia, si brevettano semi, parti di esseri viventi e si rubano le materie prime ai popoli affamati? Esistono responsabilità gravi nel progettare e collaborare in Don Lorenzo Milani, Esperienze pastorali, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1958, p. 118. 2 Ivan Illich, La perdita dei sensi, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2009, p.149.

qualsiasi modo alla realizzazione di una città dove sia ostacolata una solidarietà di vicinato, non esistano mescolanze di funzioni, di ceti sociali e quindi manchi l’umanità? Se testimoniare il falso lo fanno i giornali o le televisioni o la pubblicità pagati da grandi interessi finanziari o influenzati dai governi, che partecipazione comporta da parte delle masse e che differenza c’è rispetto a una falsa testimonianza personale? Nella Chiesa cattolica è indicato come moralmente illecito l’uso del preservativo nei rapporti intimi fra uomo e donna perché contro natura, ma esiste una colpa da dichiarare in confessione e di cui emendarsi nell’uso dei sacchetti di plastica che a miliardi nuotano negli oceani e costituiscono un preservativo fra l’umanità e la creazione? Assistiamo nel mondo alla progressiva distruzione delle condizioni di salute, a un aumento incontrollabile della polarizzazione fra ricchi e poveri, a una crescita del potere nelle mani di poche corporazioni finanziarie sovranazionali che tentano di monopolizzare le risorse alimentari, senza un’obiezione di coscienza cristiana all’uso e consumo di prodotti che presuppongono l’ingiustizia e la cancellazione dei diritti originari dei popoli. Nella società dei consumi c’è la rivendicazione ad avere tutto e il contrario di tutto senza il rispetto di alcun limite. Persino il sacramento viene da alcuni concepito come un diritto anche in mancanza di una qualsiasi evidente preferenza per la “porta stretta” della vita cristiana, capita perciò che molti cattolici non avvertano alcun problema morale nell’usufruire dei benefici della società dei comodi senza preoccuparsi dei costi per i popoli e per la creazione. Ai tempi di Diogneto “né per regione, né per voce, né per costumi” i cristiani erano “da distinguere dagli altri uomini”, ma oggi?

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Possono continuare a non farsi riconoscere in mezzo a Babilonia o peggio alla società anticristiana della tecnoscienza e dei rifiuti illimitati? Possono, senza un briciolo di problema di coscienza, farsi regolarmente superare in attenzione al creato dai non cristiani? Maritain aveva capito il dramma della sostituzione della fede e della morale col principio dell’efficienza scientifica, e noi?

John P.A. Ioannidis, Why Most Published Research Findings Are False, PLoS Medicine, www.plosmedicine.org. 4 Modena, Festival della Filosofia, 2008.

in cui parla a un uditorio di cattolici, perché da quando il papa Paolo VI affermò che il suo lavoro avrebbe fatto del male al mondo cattolico, Illich si è sospeso, ha rinunciato a esercitare la sua vocazione di prete della Chiesa cattolica, rivolgendosi pubblicamente extra moenia e in partibus infidelium. Qui, alla fine della sua vita, chiarendo bene di non avere mandati, parla da credente a credenti. Ma al contrario dei timori del papa, Illich ha forse raggiunto uno dei punti più alti di analisi sui condizionamenti del potere assoluto della scienza e della tecnologia del XX e XXI secolo. La sua alterità rispetto ai dogmi di sinistra e di destra costituisce un contributo insostituibile alla liberazione del pensiero dall’ideologia modernista... Oliver Rey spiega bene tutto ciò: “Fintanto che esiste fra gli uomini e le donne qualche frontiera non attraversabile, anche altri limiti possono essere ammessi. Per esempio, la limitazione della logica economica entro dati tipi di attività. Nel caso contrario, ogni limite è suscettibile di essere rimesso in discussione e ripudiato come arbitrario. Viene allora scatenata una dinamica di livellamento generale, di taglio raso delle distinzioni pazientemente edificate dalle culture umane per strutturare lo spazio, il tempo e i loro usi; allora tutto diventa equivalente a tutto, tutto può essere consegnato all’arbitrio delle imprese tecnologiche e degli scambi economici. Questa è una delle tesi che si deduce da Genere e Sesso, opera in cui Illich indica un legame fra alcuni dei mali contemporanei che molti concordano di fustigare e una dinamica d’indifferenziazione fra gli uomini e le donne che gli stessi concordano spesso a considerare come molto positiva e non abbastanza completata. È dire poco affermare che quest’opera ha seminato la costernazione nella maggior parte di coloro che prima incensavano Illich. Si sentivano traditi. Il mio ragionamento disturbava i loro sogni: il sogno femminista di

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L’intervento di Giuseppe Sermonti nelle pagine che seguono rompe il vetro della scienza dogmatica come massima autorità religiosa, chiusa a dati oggettivi che scuotono le sue ipotesi apodittiche. Successivamente anche autorevoli riviste scientifiche3 hanno cominciato a evidenziare la falsità di molte delle scoperte scientifiche pubblicate: ciò in parte per risultati non sufficientemente verificati e in parte per uno sfruttamento pubblicitario. Secondo l’ideologia che è stata dominante fra i verdi italiani non esisterebbero leggi naturali ma tutto sarebbe cultura, e qui in Italia l’unica filosofia che ha prevalso fra gli ecologisti politici è stata quella dell’ambientalismo scientifico. Sembrava impossibile ribattere con le evidenze più ovvie a questa ideologia. Finché Vandana Shiva non ha messo a tacere gli ambientalisti scientifici chiedendo a chi sostiene che la natura è cultura di provare a stare una mattina senza respirare.4 Questo che pubblichiamo è stato l’ultimo incontro pubblico di più giorni a cui ha partecipato Ivan Illich prima della sua morte e costituisce un documento unico in quanto è una delle poche volte 3


un’economia egualitariamente neutra, sprovvista di ruoli obbligatoriamente sessuati; il sogno di sinistra di un’economia politica che conosce solo gli “umani”; il sogno futurista di una società moderna nella quale la gente sarebbe flessibile, col potere di decidere come gli pare di essere dentista, maschio, protestante o genetista, dato che ogni scelta merita lo stesso rispetto.5 Illich era già infrequentabile per la destra. Divenne allora altrettanto infrequentabile per la sinistra. Era difficile, davanti al suo impegno dalla parte dei poveri, alle lotte che aveva condotto personalmente contro le autorità politiche o ecclesiastiche, e a causa del credito che gli era stato accordato, di farne seduta stante un reazionario o un fascista. Era meglio dimenticarlo, il che fu fatto: non se ne sentì più parlare. Quanto alla sinistra cattolica, imbarazzata che si potesse sospettare che non fosse abbastanza progressista, non poteva continuare a compromettersi con un personaggio così discutibile.”6 Recentemente si è parlato7 di un “rischio” di reclutamento postmortem di Illich da parte della Chiesa cattolica. A parte il fatto che, come si dimostra in queste trascrizioni, Illich non ha mai lasciato la Chiesa cattolica; se è vera la sua tesi che la modernità è un capitolo dell’ecclesiologia, allora l’uso del potere morale e simbolico della Chiesa per condannare, ad esempio, i brevetti sugli esseri viventi e altri aspetti importanti del regime della tecnica, potrebbe contribuire non poco a cambiare il corso della modernità, anche consentendo contro leggi ingiuste forme di obiezione di coscienza Ivan Illich, Le Genre vernaculaire, in Oevres Complètes, 2, p. 258 (Genere e Sesso, Mondadori, Milano 1984). 6 Olivier Rey, Une question de Taille, Stock, 2014, pp. 147-148. 7 Franco La Cecla, Ivan Illich e la sua eredità, Medusa, Milano 2013.

di massa per motivi etici. Infatti sostituire la legge naturale con la destituzione della natura che San Paolo riserva ai soli cristiani pieni di Spirito Santo, è un'evidente violazione del comando di Gesù secondo cui non una virgola della legge cadrà prima del Suo ritorno. Si pubblicano queste trascrizioni dell’incontro di Camaldoli 2002 con 12 anni di ritardo per varie circostanze come approfondimenti tecnici su punti poco decifrabili dei nastri, riflessioni su cosa trascrivere dei dibattiti e altri imprevisti, di cui mi scuso con gli amici. Nell’affidare questo lavoro alle stampe mi auguro che possa collocare la riflessione su terreni di novità con radici antiche, fuori cioè dalle concezioni di sviluppo materiale infinito tipiche del pensiero liberale e socialista che ancora dominano nei governi, i quali come negli anni ’50 non hanno altro orizzonte se non la crescita dei consumi. Non si sono accorti che questa politica antieconomica è un continuum della guerra sia come metodo produttivo che come distruttività: oltre a produrre un genere di benessere chiuso, disumano ed egoista per una minoranza dell’umanità col diritto di affamare il resto dei popoli, distrugge la terra anche per i propri figli. A tutto ciò, dopo un periodo di decrescita come disintossicazione, si dovrebbe sostituire una politica economica che mira alla stabilità, fondata sulle attività primarie, in grado di dare un futuro nel rispetto del bene comune e dei diritti fondamentali di ciascuno sempre basati su doveri nei confronti degli altri e della comunità, una rielaborazione moderna dei principi medioevali di etica politica ed economica. Ma perché un processo simile possa iniziare occorre che fra i cattolici impegnati nella politica si avvii una conversione. Dopo le lotte agrarie degli anni ’50 per la distribuzione delle terre incolte dei latifondi, vi è stato l’esodo in massa dalle campagne

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incentivato anche da politici cattolici. Sostenendo la modernizzazione secondo gli interessi industriali, i cattolici hanno collaborato alla soppressione di un’ispirazione cristiana della vita sociale. Senza una profonda conversione su questi temi, la critica alla concezione progressista della storia non sarà in grado di ridare all’etica e alla spiritualità il loro posto capace di invertire la deriva autodistruttiva. Questo incontro tenutosi a Camaldoli il 17, 18 e 19 maggio 2002 fu anticipato da una Lettera Aperta ai leaders del G8 di Genova 2001 che rispondeva sia al Manifesto di associazioni cattoliche (vicine alla sinistra), sia all’appello “Non conformatevi” i cui redattori erano vicini al centro-destra: i due si possono leggere in Appendice insieme a alcune risposte alla Lettera Aperta arrivate prima del maggio 2002. La Lettera Aperta, scritta allora e che qui segue come introduzione col titolo “La terza via”, traccia una direzione diversa sia dal Manifesto che dall’Appello di cui sopra, ma anche dal Codice di Camaldoli del 1943 redatto da uomini di cultura cattolici che intesero costruire dei principi ispiratori per la politica dopo la caduta del fascismo. Il seminario si svolse in 3 giornate, la prima, cioè il venerdì sera, riguardò la figura di Maritain e la sua posizione nei confronti della cultura tecnologica con ricordi personali di Illich. La giornata centrale è stata la seconda con le due relazioni principali, la prima di Giuseppe Sermonti sulla scienza e la seconda di Ivan Illich sul regime della tecnica con il dibattito che le ha seguite. Nell’ultima giornata, la domenica mattina, Illich ha approfondito il significato per il cristiano della sostituzione della Parola con la statistica. Qui è trascritta la seconda giornata con elementi delle altre due. Giannozzo Pucci 10

Introduzione

La terza via più a sinistra dell’estrema sinistra e più a destra dell’estrema destra, cioè altrove Lettera Aperta alle associazioni cattoliche che hanno sottoscritto il Manifesto ai leaders del G8 di Genova e ai firmatari dell’appello “Non conformatevi”


Non crediate che io sia venuto per demolire la legge o gli ispirati. Sono venuto per realizzare, non per demolire. E infatti – è cosa certa quello che vi dico – fino a che il cielo e la terra non vadano via, nemmeno un accento o una virgola andranno via dalle legge in attesa che tutto incominci a esistere. Perciò se qualcuno nel dare alle persone il suo insegnamento abolirà uno solo di cotesti articoli, anche di quelli che sono i più insignificanti, verrà considerato lui come l’essere più insignificante nel regno del cielo infinito.1 (Vangelo di Matteo 5,17-20) Se, rispetto alle risorse naturali, si è affermata, specie sotto la spinta dell’industrializzazione, un’irresponsabile cultura del dominio, con conseguenze ecologiche devastanti, questo non risponde certo al disegno di Dio. (Giovanni Paolo ii, Discorso al mondo agricolo, 11 novembre 2000)

La Buona notizia, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2010, traduzione di Giuseppe Sandri, pp. 244-245.

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Interveniamo dopo aver meditato sia il Manifesto delle Associazioni cattoliche ai leaders del G8, sia l’appello Non conformatevi, G8 e Anti G8. In ambedue queste posizioni, seppure in modi diversi, ci paiono dominanti le ideologie che si sono dimostrate in contrasto con l’idea di “disegno di Dio” sulla terra.

L’annuncio cristiano e l’impegno politico Il Manifesto Non conformatevi dice che “il primo e fondamentale contributo che i cristiani portano all’umanità, anche per la promozione sociale e civile dei popoli, è l’annuncio di Gesù Cristo”, lo condividiamo in questo ma dobbiamo aggiungere: 1) che l’annuncio deve riflettersi anche sul nostro modo di operare; 2) che l’incontro con coloro che restano indifferenti all’annuncio si basa sulle parole di Gesù “nemmeno un accento o una virgola andranno via dalle legge in attesa che tutto incominci a esistere”, le quali ci impongono di contribuire al recupero della coscienza morale di ciascuno, ispirando anche una politica più conseguente con la “legge scritta nel cuore” di cui fa parte l’innato sentimento della natura. È anche qui, sul piano della legge di natura, e della società che a esso si adegua e conforma, che si colloca l’impegno politico del cristiano, vicino a quello degli antichi profeti ebrei i quali richiamavano il popolo a ritornare alla “legge”, cioè a una separazione netta dalle mode, dai miti, dalle ideologie, dalle ragioni e dalle rivendicazioni del secolo per privilegiare la verità perenne della coscienza morale. 13


Le ideologie scientiste e le radici dell’Occidente Siamo convinti che il liberalismo capitalistico e le ideologie di sinistra siano episodi degenerativi che non rappresentano la parte vitale della civiltà occidentale. Infatti ambedue queste correnti di pensiero, apparentemente contrapposte, si sono fondate sul primato della ragione scientifica rispetto alla fede, all’autorità divina, alla tradizione, alle ragioni della coscienza morale, che avevano ispirato per 15 secoli i momenti alti della civiltà europea, nonostante le contraddizioni che ne ostacolavano il cammino. La distruzione di ogni ispirazione trascendente prodotta dal dominio della ragione fine a se stessa si è manifestata emblematicamente nelle dittature sovietica e nazista giustificate dal materialismo scientifico e dal darwinismo sociale, ma è onnipresente anche nelle democrazie consumiste. I programmi di sterilizzazione, l’aborto legittimato dallo stato, le manipolazioni genetiche, le clonazioni, l’utero artificiale, l’accanimento terapeutico, l’eutanasia ecc. sono fondati sul medesimo primato dell’ideologia scientista.

Il popolo di Seattle e la Chiesa

che del capitalismo (sempre e senza eccezione industrialisti) e dimenticare la distanza che esiste fra ambedue queste ideologie e i principi della tradizione cattolica. E proprio nel solco di questa tradizione si pone inconsapevolmente la parte più avanzata della riflessione contro la globalizzazione economica, con le sue esigenze comunitarie, di autonomia locale, di limitazione del profitto e di responsabilità ecologica. È interessante notare quanto queste esigenze corrispondano a quelle della teologia morale millenaria elaborata dalla Chiesa (ad esempio contro l’usura) e rappresentata fra l’altro nella Summa di san Tommaso, nella Commedia di Dante, nella profezia savonaroliana fino ai moderni attualizzatori del tomismo come Maritain e La Pira. Oltretutto un’area dell’ecologismo riconosce l’imperativo morale di una positiva presenza dell’uomo sul pianeta, in quella sua capacità di “simbiosi” con la natura che produce rispetto e un meraviglioso dispiegarsi dalla varietà delle forme di vita. Lungi dal demonizzare o angelicare la tecnologia, in questo modo si riafferma il libero arbitrio e l’inevitabile presenza in ogni epoca delle conseguenze del peccato originale, che le visioni progressiste e tecnologiste tendono a occultare.

Progresso, tecnologia ed etica

Chi fa di ogni erba un fascio, unificando il variegatissimo “popolo di Seattle” in una generica condanna, corre il rischio di negare anche il vero ecumenismo, cioè la via per la salvezza che il Padre ha dato a tutti, anche fuori della Chiesa. Ridurre il movimento contro la globalizzazione economica alla sola componente marxista “che si esprime come odio ideologico dell’Occidente capitalistico e del libero mercato e che riesce perfino a demonizzare lo sviluppo, la tecnologia e la scienza” (vedi Manifesto Non conformatevi) significa stravolgere il senso sia del marxismo

La Chiesa cattolica dà un esempio mirabile di non accettazione succube della tecnologia nel fatto che da oltre un secolo rifiuta di riconoscere la legittimità di ogni moderna pratica di sospensione della fecondità umana (condom, spirale, pillola ecc.). La condanna di queste tecnologie si basa sul riferimento alla natura come indicazione morale. Bisogna estendere questa libertà di critica anche agli altri campi della tecnologia che incidono profondamente sui costumi e

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alle tecnologie belliche di distruzione di massa incompatibili persino con la teoria della “guerra giusta”. Come cristiani dobbiamo non stancarci di riaffermare che non esiste progresso nel campo etico, i cui imperativi vanno riscoperti anche nell’ideologia che è presente nella tecnologia visto che si tratta di un’attività umana ancorché meccanizzata. “La storia dell’umanità dimostra che il progresso scientifico, tecnologico, culturale ed economico generato dall’uomo ha reso il nostro pianeta più vivibile”: questa affermazione del Manifesto Non conformatevi contrasta con la sua proposta iniziale profondamente condivisibile che condanna “la presunzione di servire alla costruzione del Regno di Dio, assumendo quanto più possibile dal cosiddetto mondo d’oggi: i suoi modi di vita, il suo linguaggio, i suoi slogans, il suo modo di pensare”. Che cosa più del progresso scientifico, tecnologico, dello sviluppo capitalistico e della globalizzazione economica domina e incarna “il mondo” oggi? E come considerare “più vivibile” un mondo attanagliato da emergenze come la crisi climatica? o definire “più vivibile” per i piccoli un sistema finanziario che costringe persino grandi gruppi industriali a unirsi per adeguarsi alle dimensioni del mercato mondiale? Un mondo in cui in assenza di riferimenti etici comuni vengono sottoposti a decisione politica e legalizzati comportamenti in contrasto con principi morali plurimillenari, in cui sono pubblicizzati delitti abominevoli, in cui a livello di massa si assiste alla diffusione della droga, di modelli di vita e immagini che ostacolano la crescita interiore, non può certo essere definito “più vivibile” rispetto a civiltà meno tecnologiche ma prive di simili degenerazioni. La storia degli ultimi due secoli mostra che molti dei progressi tecnologici ed economici annunciati come miracoli stanno determinando danni, violenze e squilibri per l’umanità e

la natura senza proporzioni con il passato e ciò fa pensare alla sostanziale diversità esistente fra la concezione di “natura” propria della rivelazione rispetto a quella illuminista e progressista.

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Le tecnologie di guerra hanno invaso la pace quotidiana Ci rendiamo sempre più conto della necessità di riscoprire, come società, quei perenni criteri morali che devono indirizzare e limitare la ricerca e l’applicazione tecnologica, riportarle da scopo a strumento, sottraendole al terreno dello sfrenato sviluppo militare. Attualmente tutte le attività di cui andiamo così fieri e che l’ONU usa come parametro di civiltà pacifica (aeronautica, meccanizzazione, radiocomunicazione, telefoni o telefonini, satelliti ecc.) sono sottoprodotti di una parossistica ricerca e produzione di guerra. La profezia di Isaia del trasformare le spade in aratri e le lance in falci può essere intesa per i cannoni, ma molto meno per la catena di montaggio ed altri sottoprodotti dell’industria bellica che hanno esteso la guerra anche all’interno della pace moltiplicando i rifiuti e i consumi che sono un bombardamento continuo contro la natura e contro la capacità di sussistenza dei popoli. La storia peraltro ci ricorda che le idee di progresso, sviluppo, espansione, crescita possono corrispondere a periodi di decadenza della civiltà. La pace fa parte del disegno di Dio sulla creazione e come tale è un diritto naturale, inscindibile dai doveri e compiti dell’uomo. La nonviolenza, o meglio la forza e il potere della verità, è la forma di testimonianza politica personale e comunitaria compatibile col cristianesimo, è il modo per costruire la pace nonostante la violenza.


La medicina La modernità pretende di essere accettata in toto per i suoi progressi medici. Pur riconoscendo i benefici effetti di una parte delle scoperte in campo medico, non si può dimenticare che le morti per malattie infettive si erano ridotte a una piccola frazione del numero iniziale prima dell’intervento della medicina moderna e che nuove malattie si stanno diffondendo nonostante l’immenso mercato di prodotti farmaceutici e la titanica organizzazione medico sanitaria che hanno trasformato l’uomo dei paesi ricchi in un insaziabile consumatore di farmaci. Nell’Unione Europea i nuovi casi di cancro sono ogni anno 1.300.000 e i morti per questa malattia 900.000, numero in aumento continuo, nonostante l’enorme impegno di ricerche e investimenti.

tecniche industriali come gli OGM che hanno favorito l’aumento della dimensione delle aziende agricole) ha fatto aumentare inizialmente la produzione unitaria di cereali, è aumentata anche la fame e l’impoverimento delle popolazioni rurali. La ragione sta nel fatto che solo il decentramento della produzione può garantire che gli alimenti vadano a chi ha fame, a cominciare dai piccoli coltivatori.

Lo squilibrio fra i popoli e la mancanza d’acqua

Lungo tutta la storia dell’umanità, l’agricoltura è sempre stata biologica e come tale ha nutrito le popolazioni più diverse nelle condizioni più estreme quando è stata esercitata con giustizia e per piccoli poderi. Anche i dati attuali sulla produzione complessiva dimostrano che i piccoli poderi che praticano la policoltura e non dipendono da concimazioni chimiche o mezzi industriali occupano più persone e producono di più, per unità di superficie, delle grandi aziende monocolturali, specializzate in produzioni record per un solo prodotto. Inoltre nei piccoli poderi l’attività umana mantiene valori e significati... I dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro già da 25 anni documentano che in quei paesi dove la “rivoluzione verde” (cioè l’uso di macchine, concimi chimici, diserbanti e altre

Secondo il Rapporto delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano per l’anno 2000, il quinto più ricco della popolazione mondiale ha un reddito che è superiore di 150 volte a quello del quinto più povero, mentre nel 1820 era superiore di appena 3 volte. Il “progresso” nel consumo delle risorse sta portando all’impoverimento della Terra. Il Manifesto Non conformatevi afferma: “Le famiglie rurali che non hanno accesso all’acqua salubre sono passate da nove decimi a un quarto”. Non si capisce da dove venga questo dato, che è in contrasto con tutti gli indici ufficiali e come tale figlio di uno “schematismo ideologico inconciliabile con quella positiva apertura alla ricerca della verità a cui ci educa l’esperienza cristiana”. Secondo le Nazioni Unite 31 paesi si trovano in gravi carenze idriche e il 26% della popolazione mondiale, cioè oltre un miliardo di persone, vive oggi in condizioni di mancanza di un’adeguata disponibilità di acqua da bere pulita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni giorno nel mondo muoiono 10.000 persone a causa della mancanza d’acqua o della sua pessima qualità: circa il 70% delle malattie presenti sul pianeta è dovuto alla siccità, alla carenza d’acqua, alla sua cattiva utilizzazione: ciò dà la misura di questa drammatica emergenza.

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L’agricoltura


Lo sviluppo come causa della miseria

ha impiegato un milione di anni ad accumulare: a miliardi di tonnellate l’industria trasforma combustibili fossili, metalli e altri minerali, introducendo nella biosfera legami chimici mortali per le forme viventi, di cui la diffusione dei rifiuti di plastica su scala planetaria è la più visibile testimonianza per le nuove generazioni. Tutto ciò ricade anche su coloro che hanno alti redditi.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale il commercio internazionale è cresciuto di 19 volte e la crescita economica ha avuto un aumento di oltre sei volte: se lo sviluppo e la globalizzazione commerciale fossero veramente la risposta alla miseria, questa dovrebbe essere già ridotta a una lontana memoria del nostro passato. Invece sta accadendo il contrario. La percentuale del reddito mondiale percepita dal 20% più povero dell’umanità è passata fra il 1960 e il 1997 dal 2,3% all’1%, diminuendo di più della metà, mentre negli ultimi 5 anni le persone in miseria sono aumentate di 200 milioni, soprattutto nell’Africa subsahariana, nell’Europa dell’Est e nell’Asia centrale e sudorientale. Perciò in nessun campo il produttivismo è rimedio alla miseria. Infatti la miseria sta aumentando anche nel mondo ricco, in cui 37 milioni di persone sono disoccupate, 100 milioni senza casa e quasi 200 milioni hanno una speranza di vita di meno di 60 anni ( John Carvel, responsabile degli affari sociali del giornale “The Guardian”, 11 dicembre 2000). In realtà la soglia monetaria della miseria si alza continuamente nei paesi consumatori perché nuovi prodotti industriali si presentano come beni di prima necessità. Il cittadino americano che guadagna dieci volte di più del salariato agricolo africano è più in miseria del secondo perché i soldi sono il suo unico collegamento coi beni essenziali. Ciò che vale non è la ricchezza di strumenti ma la dignità della vita. Orbene l’esistenza della parte più ricca della popolazione del pianeta è di qualità sempre più bassa. Un cittadino medio americano consacra ogni anno più di mille e seicento ore alla sua automobile e il 25% delle ore di veglia le passa in automobile, mentre almeno un altro 40% le passa davanti a uno schermo. L’umanità consuma annualmente le riserve fossili che la Terra

I dati dell’ONU sulla povertà li abbiamo citati solo perché testimoniano come stiano crescendo la devastazione e miseria su gran parte della terra per soddisfare i consumi effimeri di un’infima minoranza dell’umanità, ma ci opponiamo alla visione della povertà che contengono. L’abbondanza di beni d’uso essenziali che era tipica della gran parte delle popolazioni del pianeta, non toccate dal furto industriale delle fonti di sussistenza, viene classificata in questi dati esattamente come la miseria di chi non ha nulla da mangiare, non ha casa, non ha famiglia ecc. solo perché ambedue hanno un basso reddito in denaro. Definendo la povertà esclusivamente in termini monetari, si dà per scontato un dato falso: che il denaro sia sempre stato e sempre sarà il requisito essenziale per soddisfare i bisogni reali. Le ricorrenti guerre alla povertà sbandierate dagli organismi internazionali, compreso l’appuntamento di Johannesburg, si manifestano nelle loro conseguenze pratiche come guerre contro l’autonoma sussistenza dei popoli: la via maestra per estendere il mercato dei paesi ricchi e aumentare la miseria. Si colloca sulla stessa linea anche il Manifesto delle Associazioni cattoliche ai leaders del G8 quando chiede di “onorare da subito l’impegno, assunto e non mantenuto, di finanziare l’aiuto allo sviluppo con lo 0,7% del

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La guerra alla povertà che aumenta la miseria


PIL dei nostri paesi [...]. Promuovere e rafforzare, nelle sedi internazionali, l’utilizzo dei programmi di riduzione della povertà che prevedano un autentico coinvolgimento della società civile”. L’idea che domina queste statistiche delle Nazioni Unite, e che ambedue i manifesti avallano, è che la dignità dell’uomo si misura dal reddito in dollari e che lo scopo da raggiungere è uniformare i popoli nei consumi alla società sviluppata. In questo modo si identifica la povertà con la miseria, si contraddice il messaggio delle Beatitudini e si elimina la possibilità di pensare un modo di vivere sociale coerente con la tradizione cattolica.

care una qualunque percentuale del nostro reddito allo sviluppo del Terzo Mondo, quando la causa della sua rovina è proprio lo sviluppo. Ed è assurdo cercare con una mano di aiutare la gente che riduciamo in miseria mentre continuiamo in un’economia ben più grave di rapina della terra, degli altri popoli e delle nostre anime.

Il mercato unico distrugge la libertà dei mercati e l’unità cattolica dell’uomo

Non possiamo fare a meno di riconoscere che il consumismo è contrario alle virtù cardinali, un ostacolo a quella vita semplice, nobile e parca suggerita da tutte le tradizioni religiose. Il rapporto ONU sullo sviluppo, con l’ideologia del quale i vostri documenti concordano, nega che ci sia altra cultura, altra civiltà che quella economica e considera i popoli a basso reddito come in arretrato con l’evoluzione. Credere che il progresso tecnologico e la crescita economica siano gli unici strumenti per sanare le piaghe della fame, per vincere le malattie e difendere l’ambiente è un dogma del pensiero unico non solo in contrasto con l’evidenza dei fatti, ma parte di una religione assolutamente anticattolica, che si presenta come una regressione verso un paradiso terrestre tecnologico senza peccato originale, in alternativa al libero cammino verso il Regno di Dio. Il mondo sta andando in rovina per l’abbondanza non per la povertà, per Ford non per san Francesco. È assurdo, perciò, dedi-

È utopistico e in contrasto con la protezione dei deboli chiedere “una vera libertà di mercato, in cui tutti siano liberi di acquistare conoscendo con precisione che cosa viene loro offerto e a tutti sia data la possibilità di vendere i propri prodotti” (Manifesto delle Associazioni cattoliche ai leaders del G8). È incompatibile col principio della libertà di commercio, specie nei prodotti alimentari e di prima necessità, l’imposizione di un unico mercato globale che distrugge le miriadi di mercati locali in cui effettivamente si incarna il pluralismo, la libertà commerciale e il giusto rapporto fra natura e bisogni umani. Non c’è perciò opposizione alla globalizzazione senza riguardo per le piccole comunità, i valori delle tradizioni locali, la pietà per il “prossimo”, virtù che non possono essere sostituite da astratte sottoscrizioni o versamenti su conto corrente in soccorso di popoli sconosciuti appartenenti ai repertori TV o internet, oppure associati a una generica Umanità. Le comunità che vivono lontane dal progressismo e dal modernismo rischiano di essere non soccorse ma soppresse dall’avanzamento del globalismo. L’unità “cattolica” dell’uomo è combattuta dall’unità finanziaria del mondo.

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Il consumismo piaga strutturale del mondo della crescita


Il ruolo dell’Italia Il ruolo dell’Italia è di promuovere l’armonia fra i popoli e la natura. Cominciando da casa propria l’Italia ha il compito di lavorare sulle cause della degradazione, e rilanciare l’autonomia economica delle comunità e dei mercati locali come fondamento della sussidiarietà politica, secondo i principi della dottrina sociale della Chiesa. Ciò comporta un ridisegno dell’economia verso la stabilità, la fine dello “sviluppo” e un contenimento consistente della produzione e dei consumi entro i limiti compatibili con il bene comune, la ricostruzione del mondo rurale e del lavoro artigiano individuale e familiare, una deproletarizzazione della società a cui corrisponda una piena occupazione non salariata tesa al risanamento della terra e alla correzione degli squilibri. La scandalosa soggezione della ricerca agli interessi del massimo profitto e dell’industria può e deve essere sostituita da una ricerca impegnata strenuamente a sanare le ferite del pianeta e dell’umanità. La fede impone al nostro libero arbitrio di accettare la terra come Dio l’ha creata e di riconoscere la Sua volontà indovinandola anche nella bellezza della natura che siamo chiamati ad accrescere con l’umiltà del Figlio che rifiuta di cambiare le pietre in pani perché “non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.

L’ottimismo cristiano

generata al ritorno del Figlio che attendiamo con gioia. In Lui si concentra la nostra speranza. Sappiamo anche che l’impegno di semplificare la nostra vita, renderla più giusta e avvicinare l’organizzazione della società alla natura fa parte del desiderio di seguire per quanto possibile il disegno di Dio sul mondo, disegno che è l’unico che possa dare all’uomo un’esperienza tangibile di felicità. Dietro agli avvenimenti che inducono l’umanità al più nero pessimismo stanno in agguato le ragioni dell’ottimismo, che ci danno la forza di rivolgerci verso mete giuste anche se irraggiungibili senza l’Aiuto di Dio.

Invito a redigere un nuovo Codice di Camaldoli Queste riflessioni, alla luce delle parole di Gesù: “Ecco il comando, il mio: che vi amiate a vicenda così come io vi ho amati” ci sollecitano di chiedere al Padre la forza del Suo amore per riscoprire continuamente l’unità fra di noi nel Suo Figlio e ritrovare nella tradizione cattolica e nella dottrina sociale della Chiesa i principi ispirativi di un comune progetto, pur nella diversità dei rispettivi compiti e collocazioni. A questo scopo vi chiediamo di lavorare, insieme ai cattolici impegnati nel volontariato e nelle questioni sociali, a un nuovo Codice di Camaldoli che all’alba del nuovo millennio ci permetta di affrontare le sfide del nostro tempo nella posizione di avanguardia che si addice al cristiano.

L’ottimismo cristiano non minimizza gli aspetti negativi della modernità. Come cristiani siamo sicuri che la creazione con le sue leggi non sarà distrutta e sostituita dall’artificio dell’uomo, ma sarà ri-

primi firmatari: Giannozzo Pucci, Giuseppe Sermonti, Fabrizio Fabbrini, Franco Cardini

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Indice Presentazione

p. 3

Introduzione

p. 11

La terza via più a sinistra dell’estrema sinistra e più a destra dell’estrema destra, cioè altrove Intervista a Ivan Illich

p. 26

La cospirazione cristiana nella tirannia della scienza e della tecnica

p. 31

Maritain e la crisi neomodernista del mondo cattolico

p. 33

La natura: da luminoso progetto soprannaturale a prodotto di cieche sopraffazioni di Giuseppe Sermonti

p. 39

Il cristiano e il regime della tecnica di Ivan Illich

p. 83

Appendici

p. 143

Appendice all’Introduzione

p. 144

Antefatti Manifesto delle associazioni cattoliche ai leaders del G8 Appello “Non conformatevi!” Prime osservazioni sulla Lettera Aperta “La terza via” Risposte alle prime osservazioni

p. 144 p. 145 p. 153 p. 164 p. 167

Appendice all’intervento di Giuseppe Sermonti

p. 181

Ultimo grande creazionista o primo neo-creazionista? di Ernesto Burgio

p. 182

Appendice all’intervento di Ivan Illich

p. 187

Dalla lettera di mgr. Gualdrini in morte di Ivan Illich Messa per il trigesimo della morte di Ivan Illich Lettere di madre Jerome

p. 188 p. 190 p. 200


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