Estratto chiesa terra

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fra’ Vincent McNabb

La Chiesa e la terra

Libreria Editrice Fiorentina


ISBN: 978-88-6500-080-9 © 2013 Libreria Editrice Fiorentina Via de’ Pucci, 4 – 50122 Firenze Tel./Fax 055 2399342 www.lef.firenze.it editrice@lef.firenze.it L’opera originale fu pubblicata per la prima volta nel 1925, col titolo The Church and the Land, a Londra da Burns, Oates & Washbourne Ltd. London ed è stata nuovamente pubblicata nel 2003 da IHS Press (Norfolk, USA) Traduzione di Laura Melosi e Giannozzo Pucci, con la collaborazione di Angela Whitehouse e del monastero benedettino di Rosano Impaginazione e redazione di Elisa Grimaldi Foto di copertina: Ontignano © Rodolfo Malquori


Presentazione

Ivan Illich sosteneva che la modernità è un capitolo della storia della Chiesa, perciò se abbiamo intorno a noi e oramai anche nelle nostre mentalità e comportamenti un mondo artificiale costruito in contrasto con i principi del Vecchio oltre che del Nuovo Testamento lo dobbiamo a pensieri e azioni mondane inseritesi sotto false spoglie nella Chiesa e che hanno “a fin di bene” portato a favorire lo sviluppo di questo tipo di esistenza. Ma della nostra fede fa anche parte il “non prevalebunt”, il quale non lascia in pantofole ma spinge a cercare tutte quelle scosse profetiche capaci di svegliarci per rispondere alla volontà di Dio. Vincent McNabb è sicuramente una di queste scosse che parte dalle Sacre Scritture e dalla Summa di San Tommaso per analizzare la società moderna e, alla luce dell’enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII, propone le trasformazioni nella società, nell’economia, nell’urbanistica, nel lavoro, necessarie a dare ai cristiani la libertà di seguire la volontà del Padre “come in cielo così in terra”. Questo libro, scritto poco tempo prima della crisi del 1929, è di un’attualità sconvolgente ora che il tipo di crisi economica che avvolge il mondo rappresenta con sempre maggiore chiarezza il fallimento del modello industriale e la rivincita della natura come maestra.

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I padri della Chiesa, di cui è impregnata tutta l’opera di San Tommaso, sapevano leggere la natura come una sorta di sacra scrittura cosmica capace di insegnare ogni cosa a chi la voleva scoprire con amore e devozione. La crisi economica che stiamo attraversando dal 2001 e più diffusamente dal 2007, contiene anche il fallimento del capitalismo finanziario e delle concezioni filosofiche, economiche e politiche che hanno radicato nell’immaginario collettivo sia del capitalismo che del socialismo, sia nella cosiddetta destra che nella cosiddetta sinistra, l’idea di un progresso tecnologico capace di liberare l’umanità da ogni limite e ogni sofferenza. Mai come adesso le soluzioni alla crisi del 1929 inventate da Keynes si dimostrano impastate dello stesso veleno che ha determinato quella crisi, le conseguenze sono solo state spostate di 80 anni, ma nel frattempo l’aria, l’acqua e la terra si sono riempite di macchine e sostanze malefiche, sono cresciuti a dismisura i popoli affamati, i profughi ambientali e anche la società occidentale opulenta ha un futuro incerto. Certo viviamo ancora nel romanzo della nostra abbondanza di paesi progrediti, i supermercati sono pieni di merci e la pubblicità ne presenta sempre nuove a rafforzare quel romanzo, però da qualche tempo tutto ciò è accompagnato da sospetti e inquietudini, da un bisogno di reimparare attività domestiche già considerate obsolete, di approvvigionarsi di alimenti direttamente dai contadini superstiti, ed è sempre più diffusa la sensazione di una crisi morale da sgretolamento della nostra società, per cui il futuro non è più lo stesso di prima.

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Rispetto alle testimonianze portate in questo libro da McNabb le condizioni di lavoro e abitative sembrano il ritratto della dignità e del benessere, anche se la piena occupazione si dimostra impossibile se intesa come lavoro salariato che diminuisce sempre più. Lo sfruttamento sfrenato del primo secolo di capitalismo industriale è stato allontanato dai nostri occhi e spostato in India, Cina, Bangla Desh ecc. da cui provengono gran parte delle cose che vestiamo o usiamo. Ma anche nel globo fluorescente del nostro mondo occidentale i problemi si affollano. Quanto tempo ogni giorno passiamo in macchina, il grande simbolo della nostra liberazione, e quanto ci costa umanamente ed economicamente? Sediamoci a tavola in una casa media del ricco occidente. Dov’è la famiglia, cioè dov’è l’altra persona che porta il secondo stipendio così necessario e dove sono gli uno o due figli, fortuna se frutto della medesima unione? Tutti stanno esercitando la loro libertà. La madre lavora e torna più tardi, per ridurre lo stress (contrassegno della sua liberazione economica) deve andare, prima di tornare a casa, a fare esercizio fisico sul tapis roulant in una palestra sotterranea fluorescente guardando su qualche grande schermo le ultime notizie. I figli mangiano da soli, ma tranquilli perché seduti senza fatica con la spina infilata in un mondo virtuale dove ci si può coinvolgere in arcaiche attività come combattere con la spada, cercare un tesoro, scacciare i poteri cattivi da un regno buono, parlare con creature immaginarie o montare la tenda sotto un cielo stellato.

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Ogni tanto il pasto trova la famiglia riunita ma il cibo industriale possiede sapori creati in laboratorio, sostanze capaci di trattenere l’acqua aggiunta artificialmente, la cucina non è solitamente un luogo di produzione artistica di salute ma lo specchio della società della fretta, dell’usa e getta. C’è stato un tempo in cui cucinare, cucire e tutte le arti domestiche erano espressioni naturali e vocazionali della sovranità della donna. Le madri facevano queste cose perché il loro amore per la famiglia richiamava la bellezza e la cura. Adesso queste attività, quando si fanno, sono solo un hobby per rinfrescare la coscienza vagamente in colpa, ma non arrivano alla dignità della professione formatrice di una comunità di vita. Lo stesso dicasi per gli uomini, oramai ridotti a colletti bianchi, incapaci quasi di qualsiasi lavoro manuale per la casa. Quello che possono regalare ai loro figli è spazzatura effimera che sarà sostituita al prossimo compleanno da altra plastica e aggeggi elettronici. Di fronte a ciò non si nota un atteggiamento pratico della maggior parte dei cattolici che li distingua: guardano gli stessi programmi televisivi, le stesse pubblicità, fanno la spesa negli stessi supermercati. Non è possibile riconoscere un cristiano da un normale devoto al mondo consumista, cioè da un qualsiasi occidentale non credente. La fede in Dio che si è incarnato come può non incarnarsi nella vita quotidiana? Si è diffusa un’abitudine a dividere l’esistenza in due zone: da una parte l’anima con la messa, le preghiere, alcune opere di misericordia, dall’altra il mondo lasciato nelle mani degli esperti della trasformazione delle pietre in pani “a fin di bene”.

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Si è perso di vista il carattere essenziale che rende la modernità in contrasto col vangelo: la sua mancanza di riferimenti e limiti etici. La data di inizio dell’era moderna perciò è quella del rogo di Girolamo Savonarola, colui che aveva indicato il legame fra etica e arte, etica e politica, etica ed economia, fondamento essenziale di una civiltà umana. Da allora la divaricazione fra vita quotidiana e preghiera, fra corpo e anima, ha cominciato a diffondersi un po’ alla volta in ogni campo fino ad arrivare alla cosiddetta globalizzazione che ha messo il mondo nelle mani delle più grandi corporazioni transnazionali, istituzioni malavitose che corrompono i parlamenti e i governi, le organizzazioni internazionali, scrivono le leggi e i regolamenti col solo scopo di moltiplicare le proprie accumulazioni di denaro, appropriandosi dei beni comuni dell’umanità, senza fermarsi davanti a nulla, nemmeno a gravi e sicuri danni per le generazioni presenti e future. Assediati da “questo mondo” nobilitato dalla corona del progresso, i cattolici sono un po’ carenti del tipo di santificazione della vita quotidiana costituito dall’impegno etico nel modo di produrre il cibo, di prepararlo, di mangiare, bere, vestirsi, costruire le case e le città, scaldarsi, scegliere il lavoro, comunicare, trasportarsi ecc. McNabb riempie così un vuoto che fino ad oggi è parso quasi una “capitolazione” al mondo da parte di un certo “realismo cattolico”. Il suo credo economico è un formidabile punto di partenza per una nuova politica personale e sociale:

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1. Credo che la vita umana, essendo un dono divino, non è adeguatamente ripagata da nessun dividendo umano, ma solo dalla retribuzione divina. 2. Credo che nel nostro mondo economico “il desiderio di denaro è la radice di ogni male”. 3. Credo che una vita organizzata per fare denaro sia l’errore che consegue al considerare “il guadagno un culto”. 4. Credo che i valori dei biglietti di banca siano falsi valori; come i pesi della moneta sono falsi pesi. 5. Credo che la produzione di massa sulla terra non sia per il bene della terra ma per il denaro. 6. Credo che quello che chiamiamo “far soldi” non è fare ricchezza, ma accaparrarsi denaro. 7. Credo che coltivare una sola merce, come la frutta o i fiori, impoverisca definitivamente la campagna rendendola serva della città, quando invece la città dovrebbe essere serva della campagna. 8. Credo che la salvezza dell’Inghilterra sovra-industrializzata deve venire dalla terra; ma non può venire dall’industrializzazione della terra. 9. Credo che gli stessi sistemi affaristici che hanno portato le nostre città alla bancarotta porterebbero alla bancarotta le nostre campagne. 10. Credo che organizzare il lavoro in campagna per il mercato e non per l’uso interno della casa e del podere, alla fine metta inevitabilmente gli agricoltori alla mercé del mercato e dei servizi di trasporto che portano al mercato.

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11. Credo in Dio, il modello mostratoci sul Monte, che ci ha sfidati con una vita e una morte offerte al servizio dell’umanità. 12. Credo che servire Dio servendo l’uomo non vuol dire essere schiavi, ma re. Servire Deo regnare est. Il servizio di Dio è dignità regale! In questo periodo di grandi cambiamenti i cattolici possono, facendosi aiutare dai movimenti più sensibili a una o l’altra delle questioni etiche indicate da McNabb (es. Movimento per la Decrescita Felice, Navdania International, i Gruppi di Acquisto solidale, Genuino Clandestino, Associazione di Solidarietà con la Campagna Italiana, Forum nazionale salviamo il paesaggio, Stop al consumo di territorio, Città di transizione, i mercatini di prodotti contadini, Terre Nostre, ALPA, CIR, Aiab,Terra Terra, Civiltà contadina, Rete semi rurali, Crocevia, Rete bioregionale, Ari, Agribio, Consorzio della Quarantina, Campi Aperti, Comunità e famiglia ecc.) dare un grosso contributo a un processo di umanizzazione della società e dell’economia. La centralità della vita rurale è una parte importante di qualsiasi visione tomista della politica e della società, ne consegue un’etica autarchica, tipica della tradizione benedettina, che deve incidere profondamente nelle trasformazioni necessarie. Le parrocchie, l’associazionismo cattolico e i movimenti ecclesiali hanno un ruolo nel costruire reti di fiducia e condivisione con chi si trova all’avanguardia nelle iniziative di lavoro, di educazione alimentare ed energetica, di ripopolamento delle

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campagne, di ricostruzione delle città, di rifiuto delle cause di inquinamento, disapplicando con l’obiezione di coscienza le leggi fatte per distruggere il mondo contadino, le produzioni artigianali e domestiche, la vita comunitaria. Queste reti di fiducia sono essenziali perché, se la crisi dovesse improvvisamente diventare molto dura, siano pronte le alternative all’homo homini lupus. In un sistema di istituzioni politiche, scientifiche ed economiche senza morale, la scelta etica diventa in ogni campo pratico la principale ispirazione, autorità e arma di una grande rivoluzione umanizzatrice della società. Per far intuire la portata di una simile conversione a U, elenco solo alcuni dei tanti provvedimenti pubblici e privati necessari per attuare in Italia le indicazioni di questo libro: 1) liberalizzazione dell’apprendistato nelle attività di artigianato manuale e artistico sia in agricoltura che negli altri settori come complemento obbligatorio alla scuola; 2) passaggio dell’agricoltura industriale all’industria con obbligo del marchio comprendente tutte le specifiche di coltivazione delle piante e sostanze chimiche utilizzate; 3) liberalizzazione delle attività dell’agricoltura poderale e familiare secondo i principi ispiratori delle campagne per l’agricoltura contadina; 4) blocco delle vendite di terre pubbliche e loro passaggio in possesso a nuovi agricoltori che abbiano seguito opportuni processi di apprendistato o abbiano dimostrato sul terreno le loro capacità;

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5) politica di autarchia con individuazione delle superfici, da destinare alle coltivazioni, necessarie alla produzione alimentare e divieto definitivo per le coltivazioni ogm; 6) liberalizzazione dei mercati per la vendita diretta da parte dei coltivatori; 7) defiscalizzazione delle locazioni ad artigiani e contadini artigianali; 8) riorganizzazione delle cattedre ambulanti di agricoltura; 9) ricostituzione di almeno un’azienda per area climatica di ogni regione per la sperimentazione di tecniche agricole artigianali e per aiutare la conservazione di varietà di piante e animali adatti a quelle terre; 10) avviamento dell’obbligo per tutti gli studenti di ogni scuola a contribuire con un numero di giorni di lavoro manuale alla rinascita delle campagne; 11) finanziamento di ricerche per aumentare l’efficienza energetica in agricoltura; 12) blocco della cementificazione del territorio e abolizione dei privilegi per chi usa il cemento con trasferimento di questi all’uso di materiali tradizionali; Questi elementi servono al capovolgimento del declino morale, sociale ed economico a partire dalla riscoperta delle radici agricole e alimentari dell’Italia. Giannozzo Pucci

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