Estratto santi animali

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RICERCA DEL GRAAL

Guidalberto Bormolini d. R .

Collezione di testi e documenti di spiritualità fondata da Padre Giovanni Vannucci Anonimo - Lo Joga Cristiano - La preghiera esicasta. A cura di G. Vannucci. Pag. 72. La Filocaia I (Amore della bellezza) - Testi di ascetica e mistica della Chiesa Orientale. A cura di G. Vannucci. Pag. 268. Il libro della preghiera universale. Testi scelti dalle tradizioni religiose. A cura di G. Vannucci. La parola dei padri del deserto. A cura di G. vannucci. Relazioni di un pellegrino. A cura di Divo Barsotti.

I SANTI E GLI ANIMALI L�Eden ritro�ato

G. Vannucci - Invito alla preghiera. La Filocalia II. Gandhi, Mohan Mala - Una pagina al giorno, scelta da R. K. Prabhu. Daisetz Teitaro Suzuki - La formazione del Monaco Buddhista Zen. I Vangeli dell�infanzia, dai Vangeli Apocri�. A cura di Giuseppe Bonaccorsi. D. Barsotti - Cento pensieri sull�amore. B. Matteucci - Lettere sul dolore. (Claudel, Mounier, Bloy, Pascal). Imitazione di Cristo, traduzione italiana di Cesare Guasti. D. Barsotti - Introduzione al Cantico dei cantici. G. Bormolini - La barba di Aronne. P. Paciscopi - Don Giulio Facibeni profeta di Dio.

G. Girolomoni - Tullia, dove sei?

Libreria Editrice Fiorentina


���������� «Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona» (Genesi 1, 25). “Esseri viventi”, cioè animali. Il rapporto tra l�animale e la vita è proprio costituito dall’“anima”: infatti l�anima non è soltanto la caratteristica della creatura umana, ma di ogni vita. In altri termini, creando l�universo, Dio ha voluto circondarsi di vita, una vita che “anima” i cieli, la terra, le acque e che nasce dall�alito divino. Ma, creando gli esseri viventi, Dio vince la solitudine divina e crea (se possiamo usare un�espressione un po’ ardita) il proprio prossimo, il “tu” che conferisce a Dio onnipotenza, paternità, amore, fantasia... Ma la vita creata è a sua volta creativa: ecco perché la storia del mondo è una storia di generazioni (e in ebraico “storia” si dice appunto “generazioni”). Ciò comporta, non solo da un punto di vista letterario ma anche teologico, la necessità del racconto. Senza racconto non c�è religione, non c�è civiltà, non c�è vita; ed ecco perché non esiste civiltà, non esiste letteratura, non esiste religione senza racconto: per questo raccomando al lettore della presente opera di non con7


siderarla come un insieme di favole, ma di seguire le indicazioni del sottotitolo, e di prenderla come guida per avvicinarsi all�Eden. È mia abitudine, quando ricevo un libro, leggere subito la prima e l�ultima pagina (cosa che consiglio anche al lettore della Bibbia). L�ultima pagina della presente opera ci o�re un pensiero che dovremmo conservare sempre nella nostra anima: «Per ritrovare l�Eden perduto occorre quindi ritrovare la strada del proprio cuore». E ciò signi�ca «tornare a essere tutti di fuoco, il fuoco dell�amore per Lui, per gli altri, per tutte le creature, allora ci si sentirà di nuovo a casa», una casa dove abita lo Spirito Santo. Infatti, se il lettore legge l�indice di questo libro noterà subito chi l�ha ispirato. �uello Spirito Santo, quella colomba che ci rivela la divina maternità di Dio. Una maternità che non sempre è fatta propria dall�uomo ma sempre dall�animale. Paolo De Benedetti, biblista

������������ Il rapporto fra l�uomo e il creato è un tema che stimola sempre più l�interesse delle persone; per l�uomo stabilire una relazione armoniosa con il creato è un�esigenza primaria, come sottolinea il Concilio Vaticano II: «L�uomo può e deve amare le creature di Dio. Da Dio le riceve e le guarda e le onora come se al presente uscissero dalle mani di Dio»1. �uesto anelito è emerso con chiarezza anche nell�omelia della messa per l�inizio del ministero petrino di papa Francesco: «La vocazione del custodire […] riguarda tutti. È il custodire l�intero creato, la bellezza del creato come ci viene detto nel libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d�Assisi: è l�aver rispetto per ogni creatura di Dio e per l�ambiente in cui viviamo […] siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell�altro, dell�ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!». Senza addentrarci a fondo nelle implicazioni teologiche o pastorali, vorremmo illustrare con semplicità il legame, a volte molto speciale, che tanti 1

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santi e mistici hanno avuto con il mondo della natura e in particolare con il mondo animale. Anche padre Giovanni Vannucci, fondatore della preziosa collana che edita questo testo, aveva progettato di approfondire questo tema in un volume di cui aveva già scritto l’incipit, ma il suo programma fu interrotto dalla malattia che lo colpì. In ricordo e in omaggio al suo desiderio, daremo inizio al nostro lavoro con un breve excursus fra le grandi religioni, per scoprire all�interno di esse le connessioni fra l�essere umano e il mondo animale. La relazione dell�uomo con gli animali ha assunto signi�cati simbolici molto interessanti sia nelle religioni antiche, occidentali e orientali, sia nelle civiltà contemporanee. Sin dai tempi antichi, l�uomo ha creato intorno all�animale un universo fantastico, simbolico, metaforico, che ha lasciato tracce in tutti gli àmbiti della cultura. Come acutamente osserva Carlo Lapucci «Ci si aspetterebbe il contrario dall�uomo antico […] Ci si aspetterebbero dati semplici, elementari, pratici, di conoscenza limitata, e invece ci troviamo di fronte quasi ad una meta�sica dell�animale, a sue qualità sognate, a collegamenti magici, a speculazioni simboliche, quasi che l�uomo abbia cominciato col situare l�animale nell�ordine universale, ricercandone la qualitas e quindi l�essenza, trascurando i dati empirici […]»2. In Estremo Oriente, nel mondo greco classico e nella letteratura monastica certe caratteristiche C. L������, L�Arca di Noè. Bestiario popolare, Milano 1995, p. 6.

psicologiche dell�uomo, alcune particolarità del suo carattere e delle sue passioni, sono spesso accostate ad animali ai quali vengono attribuiti signi�cati speciali connessi all�esperienza spirituale. Sono collegamenti e associazioni profondamente radicati nell�uomo, come archetipi da cui non possiamo prescindere, poiché certamente hanno in�uenzato anche la spiritualità cristiana. D�altra parte, come si dice bene nella Fides et ratio, bisogna sempre tener conto «dell�universalità dello spirito umano, le cui esigenze fondamentali si ritrovano identiche nelle culture più diverse»3. Faremo solo un breve accenno alla tradizione biblica, poiché è già stata oggetto di interessanti studi. Nell�antichità la natura a volte era percepita come un mondo misterioso e ostile, che minacciava la sopravvivenza dell�uomo, oppure, al contrario, veniva sacralizzata, in un culto che considerava ogni fenomeno naturale come una manifestazione divina, determinando talora quel panteismo per il quale Dio coincideva con il creato. Gli antichi Padri della Chiesa hanno trattato di frequente il tema del rapporto fra l�uomo e il creato, e la loro concezione positiva dell�universo ha sicuramente in�uenzato la nascita nella prima cristianità di un nuovo modo di rapportarsi con il mondo animale e tutta la natura. Purtroppo in seguito, come a�erma Enzo Bianchi, «va confessato che il cristianesimo occidentale, soprattutto nel secondo millennio, ha coltivato una fede a-cosmica, radicalmente antropocentrica,

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nella quale animali e vegetali, ossia la natura, costituiscono soltanto un contesto per l�uomo, il suo ambiente; anzi, sono a lui �nalizzati, sono nient�altro che strumenti al suo servizio»4. Anche in ambito �loso�co ebbe grande peso la visione di René Descartes, più noto come Cartesio, che de�nisce l�animale una semplice “macchina”5. La mistica invece si contrappone a questa logica, come testimoniano le parole di Teresa d�Avila: «Per conto mio nutro anzi la convinzione che in ogni minima creatura plasmata da Dio, quand�anche si tratti solo di una formichina, si celano più meraviglie di quante se ne possono immaginare»6. Il tentativo di penetrare solo intellettualmente il senso della creazione è stato sempre avversato dai Padri, in particolare dai Cappadoci nella loro diatriba antieunomiana7. Secondo Gregorio Nisseno la nostra mente non può a�errare nemmeno l�essenza di un semplice �lo d�erba; Gregorio paragona Eunomio a un bambino che vuole a�errare con la sua manina un raggio di sole8. Secondo i Padri solo la contemplazione orante permette di penetrare il mistero della natura, fornendo alla giusta e

preziosa indagine della ragione tutti gli strumenti per indagare, nel proprio ambito, le meraviglie della creazione. La visione di Benedetto, che contempla l�universo intero raccolto in un raggio della luce divina9, è il modello della conoscenza contemplativa10. In particolare Gregorio Palamas così si esprime a questo riguardo: «Come il sole una volta alzatosi illumina l�universo, rendendo visibile allo stesso tempo se stesso e le cose che illumina, allo stesso modo il sole della giustizia; quando si alza nello spirito puri�cato, manifesta se stesso e fa conoscere le ragioni di tutto quello che esiste e che esisterà per mezzo di lui»11. Il legame armonioso con il mondo animale caratterizza gran parte della tradizione monastica primitiva. All�epoca dei padri del deserto vi fu una �oritura di leggende e aneddoti pieni di animali fantastici e meravigliosi; secondo alcuni, proprio queste narrazioni sarebbero all�origine del genere letterario di�usosi nell�Europa occidentale del V e VI secolo12. A partire dal VII secolo, il genere delle storie di santi e animali sarà «pienamente a�ermato, ma variazioni, estrapolazioni e nuovi temi»13 si

E. B������, Uomini, animali e piante, Magnano 2008, p. 4. 5 Cfr. R. D��������, L�uomo, in I�. Opere scienti�che I, Roma-Bari 1966, p. 57. 6 T����� ��A����, Il Castello Interiore, IV, ��, 2. 7 Eunomio era un vescovo e teologo esponente radicale della corrente “ariana”, la quale sosteneva che la natura di Gsù non era pienamente divina come quella del Padre. 8 Cfr. G������� �� N����, Contro Eunomio, 12.

Cfr. G������� M����, Dialoghi, II, 35. La teologia spirituale bizantina ha ampiamente commentato la visione di Benedetto. Cfr. in particolare E. L����, «L�interprétation palamite de la vision de saint Benoît», in Millenaire du Mont-Athos, II, Chevetogne 1963, pp. 21-47. 11 G. P������, Centurie sulla carità, I, 95. 12 Cfr. D. A��������, Saints and Animals in the Middle Ages, Woodbridge 2008, p. 3. 13 Ibidem.

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aggiungeranno man mano. Nella tradizione occidentale il monaco si allontanava dalla vita mondana ritirandosi nella solitudine del “deserto”, delle foreste e delle vallate selvagge. In questo contesto, alcuni santi vivevano la natura come regno dell�ignoto, nel quale potevano prevalere forze oscure; altri invece vi ritrovavano l�armonia, ormai perduta, del Giardino incantato delle origini. Nell�alto Medioevo il più intenso grado d�amore per il creato si esprime con i monaci celtici, cantori innamorati della natura, talmente a�ascinati dalla meravigliosa bellezza degli animali da condividere con loro dei cenobi sui generis, collocati in località disabitate dall�uomo. Una delle critiche mosse alla tradizione occidentale cristiana è di aver favorito lo sviluppo di una cultura antiecologica, contribuendo alla divulgazione dell�idea che il mondo della natura sia decaduto e separato da un Dio trascendente. La cultura irlandese è stata considerata l�eccezione, e potrebbe restituire alla cultura occidentale qualcosa che era andato perduto14. Nel mondo occidentale san Francesco è l�emblema dei santi amanti del creato: il Cantico delle creature è la più alta espressione poetica di questo amore, in virtù del quale al santo è stato conferito da molti il titolo di patrono degli animali e degli ecologisti. Ma vi sono anche moltissimi altri santi che hanno vissuto intensamente il rapporto con gli animali, come attestano le leggende agiogra�che. Cfr. M. L��, «�e Natural World in Early Irish Christianity: An Ecological Footnote», in Celts and Christians, Mark Atherton (a cura di), Cardi� 2002, pp. 169-203.

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�ui non si ha certamente la pretesa di comporre un inventario completo delle occorrenze, né tanto meno di a�rontare la questione dell�attendibilità storica dei racconti: senza dubbio alcune leggende riprendono motivi letterari noti, ma non realmente accaduti, o addirittura fantastici. È altresì indubitabile che moltissimi racconti si riferiscono a esperienze realmente accadute, come confermano fonti relativamente recenti. La di�usione di questo genere letterario non può essere attribuita semplicemente alla necessità di racchiudere l�immagine dei santi in modelli stereotipati. Il confronto con la visione patristica, con quella di molti contemplativi, e ancora di più con l�interpretazione esplicita che i santi stessi danno del loro rapporto con il mondo della natura e degli animali, può aprire prospettive nuove e non ancora indagate in questo campo. La metodologia proposta da Mircea Eliade con il suo memorabile Trattato di storia delle religioni può applicarsi anche a un campo come il nostro: non analizzare i racconti soltanto in una prospettiva storica, letteraria, sociologica o teologica, ma in un�ottica interna alla vicenda stessa, cioè la santità, la mistica, la vita contemplativa. Proprio per questo, dove sarà possibile, cercheremo di usare le parole stesse dei santi per poter cogliere più a fondo qualcosa che il discorso circoscrive ma non attraversa. Ci sono alcuni aspetti a�ascinanti del rapporto tra santi e animali che tratteremo in maniera più circostanziata, per esempio il dialogo che si instaurava fra loro, grazie al quale si conoscevano a fondo, diventavano amici fedeli e si aiutavano a vicenda; e 15


anche la facoltà dei santi di “dominare” il mondo della natura, che era considerata una conseguenza della loro capacità di dominare se stessi. Non è un caso quindi che nella cristianità occidentale un santo abbia spesso il ruolo di protettore di un certo animale, oppure il compito di proteggere l�umanità da animali ritenuti nocivi. Nelle concezioni spirituali dell�antichità, e per i Padri della Chiesa, l�uomo è generalmente inteso come un microcosmo: se egli saprà comprendere i meravigliosi misteri del suo corpo e della sua anima, potrà penetrare anche i segreti dell�universo, �no a percepirne il segreto linguaggio e il misterioso canto, facoltà che lo Spirito dona a chi Lo cerca con tutto il cuore. In tutte le tradizioni religiose del mondo sono presenti le �gure del saggio e del santo capace di ammansire le bestie feroci, tra le quali viene ascritto anche l�uomo stesso, che in quanto a ferocia non ha eguali fra gli esseri viventi. �uesta meravigliosa abilità del santo nasce dalla profonda conoscenza che ha di se stesso, delle proprie passioni, della propria interiorità e del proprio corpo. L�armonia interiore, faticosamente conquistata, si manifesta in modo visibile e crea intorno al santo un piccolo angolo di quel Giardino incantato, il meraviglioso Eden, da cui proveniamo e a cui tutti, consciamente o inconsciamente, aneliamo di poter tornare. Con il Suo aiuto! p. Guidalberto Bormolini Sant�Alberto Magno, 15 no�embre 2013

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C������� I L� ������ ��������� � �� ����� ������� 1. Le religioni antiche In tempi antichi, nelle tradizioni animiste e nelle grandi religioni si dava molta importanza al rapporto con il mondo animale15. Certamente l�uomo antico considerava l�animale l�essere più vicino alla natura umana, un possibile intermediario con il mistero cosmico in cui si sentiva immerso. Gli animali sono «signori di mondi preclusi all�uomo: l�aria regno degli uccelli, le acque dominio dei pesci, il serpente signore degli oscuri meandri sotterranei, del regno della tenebra»16. Inoltre l�uomo antico avvertiva molti collegamenti tra gli animali e alcuni fenomeni della natura, �no a «immaginare gli animali come messaggeri di quel Mistero che avvolge la vita e l�ordine universale», percependoli quindi come elementi di collegamento con un ordine superiore, capaci di «portare le volontà, le aspirazioCfr. A. M������, Do per cibo il verde dell�erba, Pisa 2005, pp. 67-71. 16 C. L������, L�Arca di Noè, cit., p. 7. 15

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