Seme sacro

Page 1

SEME SACRO

Introduzione di Vandana Shiva

Saggi di: Sua Santità il patriarca ecumenico Bartolomeo della Chiesa ortodossa; Pir Zia Inayat-Khan Sufi, Islam; Sua Santità il 17° Gyalwa Karmapa, Ogyen Trinley Dorje, guida di milioni di buddisti; sorella Joan Chittister, OSB, benedettina, Pennsylvania; Llewellyn Vaughan-Lee, fondatore del Golden Sufi Center, California; il capo Tamale Bwoya, medico erborista tradizionale, Uganda; Swami Veda Bharati, indu Rishikesh, India; Tiokasin Ghosthorse, Cheyenne River Lakota Nation South Dakota; il rabbino Arthur Waskow, the Shalom Center; Blu Greenberg, ebrea ortodossa e altri

LIBRERIA EDITRICE FIORENTINA


Edizione originale: The Golden Sufi Center P.O. Box 456, Point Reyes, California 94956 www.goldensufi.org © 2014 The Golden Sufi Center edizione italiana © 2015 Libreria Editrice Fiorentina ISBN: 978-88-6500-096-0 Traduzioni di Assunta D’Aloi e Giannozzo Pucci Fotografia di copertina di Ana Castilho: www.facebook.com/Mandalanas


SOMMARIO XI

Premessa Dena Merriam Fondatrice e presidente del Global Peace Initiative of Women

1

Introduzione Vandana Shiva

9

Il seme sacro – La tradizione cristiana ortodossa Sua Santità Bartholomeo, arcivescovo di Constantinopoli, Nuova Roma e patriarca ecumenico

11

Il seme della compassione Sua Santità il 17° Gyalwang Karmapa, Ogyen Trinley Dorje

13

Semi di una nuova umanità Suor Joan Chittister, OSB (Ordine di San Benedetto)

15

I semi e la storia dell’anima Llewellyn Vaughan-Lee

17

Il seme come principio cosmico Swami Veda Bharati

21

I semi della promessa Rabbino Rami Shapiro

23

Il seme dell’amore Pir Zia Inayat-Khan

25

Un piccolo seme di risveglio Acharya Judy Lief

27

Seme di saggezza Swami Atmarupananda

29

Una riflessione Haudenosaunee su “Seme: Il potere della vita” Dr. Dan Longboat, Roronhiakewen (Egli schiarisce il Cielo)


31

Il sacro legame Sobonfu Somé

33

Il sacro mistero di physis: Onorare il seme nell’antica Grecia Christoph Quarch, PhD

37

Il seme – La sorgente Suor Jayanti

39

I semi dello spirito: Un appello all’azione spirituale per la Madre Terra Riflessione Haudenosaunee Kahontakwas Diane Longboat

47

I semi e il sacro Mary Ann Burris

49

Non c’è vita senza un seme e non c’è seme senza una vita Venerabile Bhante Buddharakkhita

53

Ascoltare il cuore nascosto dei semi Angela Fischer

55

E gli ultimi saranno primi Poverty Initiative at Union Theological Seminary, NYC: Shailly Barnes, Adam Barnes, Rev. Liz Theoharis, and Rev. Kathy Maskell

59

I semi e il miracolo della vita Aliaa Rafea, PhD

61

Il DNA della nostra anima non può essere geneticamente modificato! Swami Omkarananda

63

Il potere e l’importanza del seme: Eredità dell’intelligenza della natura Acharya David Frawley (Vamadeva Shastri)


67 Il ritmo del respiro della vita e i semi che sparpaglia per il pianeta Rabbino Arthur Waskow 71 Il potere dei semi di ringiovanire Capo Tamale Bwoya 73 I nostri grandi piccoli parenti – i semi! Rev. Doju Dinajara Freire 75 Il seme e il Tao Nan Lu, OMD 79 La parabola del seminatore Rev. Richard Cizik 81 Il segreto del seme Sraddhalu Ranade 85 I semi sono la materia transcendente della vita Blu Greenberg 89

Il seme striminzito Teny Pirri-Simonian

91

Seminare la coscienza, seminare il cuore Tiokasin Ghosthorse

95

I semi e la semina dell’unione cosmica Sufi Rehman Muhaiyaddeen

97

Il linguaggio del seme Anat Vaughan-Lee

99

Ecologia cosmica e diversità: Lezioni dai Veda Swamini Svatmavidyananda

103 119

Biografie dei contributori Crediti fotografici


RINGRAZIAMENTI Questo libro è stato ispirato dall’opera appassionata per l’amore e la custodia ecologica della Terra di ciascuno che qui ha contribuito, e dalla guida e visione di Vandana Shiva e della comunità di Navdanya. Siamo grati a Dena Merriam per aver tracciato il contesto tematico di questa raccolta tempestiva. La nostra gratitudine va a Ross e Hildur Jackson della Gaia Foundation per aver sostenuto questo progetto fin dall’inizio. Vogliamo anche ringraziare Susan Slack per la sua direzione editoriale e i contributi fotografici di Ana Castilho, Kartikey Shiva, Henriette Kress, Lisa Kleger, Deana Holbova e Tommaso Turchi dell’edizione italiana per i loro contributi fotografici. Siamo anche grati alla nostra giovane guida e al disegnatore grafico in Kashmir, Mudasir Kubrawi, Anat VaughanLee, e alla disegnatrice grafica Kamilla Talbot per il progetto del libro e il layout di stampa. Ricordando che il lavoro dei semi appartiene ai misteri femminili della Terra e dell’anima, siamo grati alla Global Peace Initiative of Women, a Marianne Marstrand e Janelle Surpris per la sollecitudine mostrata nel prendersi cura del Seme Sacro perché potesse vedere la luce.

i


PREMESSA Per più di dieci anni la Global Peace Initiative of Women ha promosso attività costruttive della pace in molte regioni travagliate del mondo. Con questi sforzi siamo giunti a comprendere che la guerra più pericolosa in cui l’umanità si trova coinvolta è la guerra contro la natura: la sovente non riconosciuta e non ammessa violenza che stiamo facendo al mondo della natura. Le violenze contro l’umanità e contro la natura sono direttamente legate. Fino a quando non impareremo a vivere in pace e nel rispetto con la comunità di esseri viventi della Terra, non vivremo in pace fra noi. In altre parole, per creare un mondo più pacifico, dobbiamo cambiare il nostro modo di relazionarci con tutto il mondo naturale. Tra i più gravi di questi atti di violenza contro la natura è la distruzione del seme sacro. Perciò abbiamo deciso di raccogliere delle voci spirituali per mostrare che la distruzione dei semi della natura è una questione spirituale e non meramente economica, politica o agricola. Profonde sono le implicazioni spirituali di quello che stiamo facendo ai nostri semi che, dopotutto, sono la vera fonte della nostra sopravvivenza. Il seme è tra i più sacri doni della natura, eppure nei tempi moderni siamo arrivati a considerare questo dono estremamente scontato. La natura ci ha dato una grandissima varietà di piante per fornirci tutte le

XI


sostanze di cui abbiamo bisogno per una vita sana. Con lo sviluppo da parte dell’umanità della tecnologia per la manipolazione del seme, questa biodiversità ha cominciato a diminuire, a nostro danno. Negli ultimi decenni abbiamo perso gran parte dei nostri semi e varietà di piante alimentari: e questa perdita ha un immediato impatto sulla salute umana. Anche la scienza è un dono della natura, e se usata con saggezza può migliorare la nostra esistenza. Troppo spesso, però, l’umanità sviluppa tecnologie senza la saggezza di usare questi progressi per il nostro vero bene – cioè per un bene di lunga durata. Come comunità umana guardiamo invece ai guai di corto termine non considerando gli impatti di lungo termine. Anche il profitto non tiene conto della comunità e del benessere ecologico. Forse il più pericoloso dei nostri recenti progressi tecnologici è il potere di eliminare dai semi la loro capacità riproduttiva – creare semi suicidi che non si riproducono. I semi sono entità viventi e privarli della capacità riproduttiva è distruggere la loro energia vitale – distruggere le loro proprietà di dare la vita, che aiutano a nutrirci. La tecnologia senza la saggezza è letale. Chiaramente l’umanità deve sviluppare la saggezza per comprendere la dimensione spirituale delle tecnologie che vengono usate. È urgente rispondere alla crisi del seme. Questo è il motivo della decisione di pubblicare questo libro in collaborazione con Navdanya International. Nostra speranza è che la Seed Freedom Campaign avviata da Vandana Shiva sia adottata dalle comunità spirituali in tutto il mondo. C’è un ruolo importante che devono assumersi i leader spirituali insieme ai medici generici – coloro che hanno la saggezza e la compas-

XII


sione per comprendere la dimensione della crisi agricola ed ecologica che stiamo inutilmente provocando. Manipolare le energie vitali della natura è danneggiare direttamente gli ecosistemi della terra e la salute umana. Confidiamo che l’umanità si fermi, rifletta e impari a considerare di nuovo un tesoro il sacro dono del seme naturale, che se utilizzato con saggezza è in grado di provvedere a tutti i bisogni della crescente famiglia umana. Dena Merriam Fondatrice e Presidente del Global Peace Initiative of Women

XIII


INTRODUZIONE Vandana Shiva

Negli ultimi quarant’anni ho dedicato la mia vita a difendere la biodiversità, l’integrità e il bene di ogni specie, compresi tutti gli esseri umani. Negli ultimi trent’anni ho lavorato per la “Libertà dei semi” e suo tramite per la Democrazia della Terra per il bene comune. Nel 1987, appena ho sentito le società degli agroaffari parlare di programmi di modificazione genetica dei semi, di semi brevettati, con l’imposizione mondiale di brevetti sulle origini della vita, ho fondato Navdanya, una rete tra conservatori di semi e agricoltori biologici. Un brevetto serve a proteggere un’invenzione. Ma i brevetti sui semi trasformano i nostri più alti e sacri doveri di solidarietà e conservazione dei semi in “reati contro la proprietà intellettuale”. È la santità della vita e del seme a ispirarmi. Come possono delle imprese finanziarie proclamarsi creatori e inventori della vita sulla terra se sono solo capaci di inserire nelle cellule vegetali dei geni tossici con proiettili di geni e cancri vegetali? Navdanya vuol dire “nove semi” (segno della protezione della diversità biologica e culturale) e anche “nuovo dono”. Concepiamo il nostro lavoro come ripristino del diritto naturale alla gratuità dei beni comuni, a conservare e condividere i semi gratis. Tutto ciò che accade al seme influisce sulla trama della vita. Quando il seme è vivo, capace di rigenerarsi e pieno di variabilità, nutre gli impollinatori, gli organismi del suolo e gli animali, esseri umani compresi.

1


Se il seme non è rinnovabile, allevato per i prodotti chimici, o modificato coi geni tossici Bt o coi geni Roundup Ready, la diversità scompare. I prodotti chimici uccidono gli impollinatori e gli organismi del suolo. Il 75% delle api sono sparite dal pianeta. Secondo gli scienziati il contributo annuo delle api e degli impollinatori all’agricoltura è di circa 159 miliardi di euro. I terreni coltivati con la chimica, irrorati con diserbanti e pesticidi, uccidono gli organismi benefici che formano la fertilità del terreno e proteggono le piante. Più di cinquanta anni fa Rachael Carson scrisse Silent Spring (Primavera silenziosa, Feltrinelli,1999) per svegliare la nostra coscienza sulla distruzione ecologica prodotta dai pesticidi. I semi naturali e l’agricoltura senza chimica non solo proteggono la salute umana, ma anche la salute e il benessere di ogni cosa. Con i semi e l’agricoltura industriali, la biodiversità dei raccolti scompare. L’umanità ha avuto a disposizione 8500 specie diverse di piante alimentari, e ognuna ha seguito col tempo una propria evoluzione producendo altre diversità. Prima dell’inizio dell’agricoltura industriale, l’India possedeva 200.000 varietà di riso. Questa diversità è stata soppiantata da monocolture. Oggi sono solo otto le varietà che l’India vende nel mercato mondiale. L’espansione più veloce per numero di ettari l’hanno il mais e la soia geneticamente modificati perché sono brevettati e le società di affari riscuotono dai contadini i diritti d’autore. Quando la libertà dei semi scompare, i contadini diventano dipendenti dai semi OGM, cioè schiavi del seme. Da quando nel 1995 in India sono entrate le società monopolistiche dei semi, si sono suicidati più di 284.000 contadini. Ghandi filava con le sue mani il cotone per la nostra liberazione. Oggi il cotone OGM Bt ha reso schiavi i nostri contadini indebitati e li ha spinti al suicidio. I semi di cotone per il 95% sono ora controllati dalla multinazionale Monsanto.

2


Quando i fattori di produzione Biodiversità e diversità culturale sono legate. Se s’impoverisce la cultura della gente, viene erosa anche la biodiversità delle piante. Quando il controllo sui semi passa nelle mani della grande finanza, la diversità scompare più presto che mai.

ecologici sono sostituiti da fattori esterni alla natura, la varietà diventa un problema e le monocolture un obbligo, dato che i raccolti coltivati con la chimica industriale comincia-

no a competere fra loro, e ciascuno La varietà è frutto di attenzione, collegamenti intuitivi, fierezza culturale. I ha bisogno di fattori di produzione selezionatori del mango vollero darci il esterni diversi. miglior gusto e la migliore qualità. Perciò migliorarono i deliziosi mango dasheri, i mango langra, i mango alphonso… I popoli indigeni e i contadini che ci hanno dato le varietà del riso trovarono un riso per le madri che allattano, un riso per i lattanti, un riso per gli anziani. Si procurarono tipi di riso resistenti a siccità, alluvioni, cicloni, e selezionarono varietà resistenti ai cambiamenti climatici. Sull’Himalaya occorrono varietà di riso diverse per le varie altitudini e tipi di pendii. L’intimità e l’attenzione che nascono dall’appartenenza a un luogo e a una comunità permettono alla biodiversità di prosperare. Conservare e sviluppare la diversità avviene spontaneamente come respirare. La cupidigia non può andare d’accordo con l’assistenza, favorisce solo il menefreghismo. La cupidigia spinge al controllo, e il controllo è facilitato dall’uniformità e dalle monocolture. La diversità non la si può controllare, lei si può solo evolvere in armonia con la creazione. Una volontà di controllo diventa volontà di distruzione della diversità, tramite ciò che ho chiamato Monocoltura della Mente. E l’espansione del controllo da parte delle società degli agroaffari sui semi e le piante è la ragione principale della scomparsa della varietà dai nostri campi e alimenti. 3


Le società degli affari hanno cominciato a controllare l’agricoltura con le sostanze chimiche usate nell’industrializzazione agricola. Gli ammendanti chimici come fattori esterni alle coltivazioni esigono uniformità e provocano le monocolture. In un insieme ecologico, il frumento, la senape e i ceci (‘chana’) crescono assieme. Un sistema autonomo, i cui fattori di produzione sono interni con ammendanti propri, si fonda sulla biodiversità e la cooperazione. Quando i fattori ecologici sono sostituiti da fonti industriali esterne, la biodiversità diventa un problema, e le monocolture obbligatorie, perché le coltivazioni chimiche cominciano a competere fra loro e ciascuna esige ammendanti chimici diversi. È così che la “Rivoluzione Verde” ha distrutto la ricca diversità delle nostre varietà di riso e frumento. Ha anche soppiantato le nostre dalhans (lenticchie), e tilhans (semi oleosi), senza i quali la nostra agricoltura e diete alimentari sono carenti. Le varietà di miglio, che noi di Navdanya mettiamo fra i “Cibi dimenticati”, sono state buttate fuori dai campi e dalle diete col criterio completamente antiscientifico di chiamarli cereali di seconda categoria, anche se come salute e valore nutritivo le varietà locali di riso e grano sono superiori a quelle industriali. Le varietà native di riso hanno un basso indice glicemico, mentre le industriali ce l’hanno alto. Se i poveri riescono a procurarsi solo varietà di riso industriali, si prendono anche il diabete. L’India è diventata la capitale di questa malattia, strettamente legata alla perdita della diversità alimentare. I frumenti autoctoni contengono un’alta percentuale di proteine e non provocano allergie al glutine. Per questo abbiamo dovuto lottare contro la biopirateria di un’antica varietà di frumento, tentata dalla Monsanto per procurarsi il monopolio sul mercato dei prodotti di farina di frumento senza glutine. I semi biologici non solo hanno qualità, valori nutritivi, e gusto superiori, ma l’agricoltura fondata sulla biodiversità produce più valore nutritivo e “Salute per ettaro”, come ha dimostrato lo studio realizzato da Navdanya 4


(pubblicato da Navdanya/Research Foundation for Science, Technology and Ecology, 2012, New Delhi). La libertà dei semi è la risposta alla fame e alla malnutrizione. Un miliardo di persone soffrono oggi la fame e due miliardi sono obesi a causa di un’agricoltura non più in equilibrio con la natura e i suoi processi ecologici. Sul piano alimentare a metà dell’umanità è negato il diritto di star bene. Con la globalizzazione si sta verificando un più aggressivo ed esteso assalto alla diversità delle nostre colture alimentari. Tre sono le forze che guidano la scomparsa della diversità, e tutte e tre derivano dal controllo delle società finanziarie sui semi e gli alimenti. La prima di queste forze è l’entrata dei grandi affari nel mercato dei semi, e la conseguente sostituzione delle varietà locali selezionate dai contadini con ibridi uniformi e OGM, venduti dalle industrie. Ad esempio, i contadini locali coltivavano da sempre diverse varietà di angurie, come frutti di stagione. Oggi si trova ovunque una sola varietà, tutto l’anno, prodotta da semi ibridi commerciali. Lo stesso dicasi per la papaya. La seconda forza che fa sparire la biodiversità è il commercio delle lunghe distanze imposto dalla globalizzazione. La varietà cammina mano nella mano coi cicli alimentari locali. I nostri mango e le nostre banane sono così tanti e diversi proprio perché si consumano freschi sul posto. Il commercio delle lunghe distanze sostituisce la freschezza e tenerezza con la durezza, perché i frutti possano viaggiare. Chiamo questo “coltivare sassi” non frutta. Le nostre arance dalla buccia morbida sono sparite, sostituite da varietà che non si possono sbucciare. Le società multinazionali avvertono il nostro governo che le nostre banane e i nostri mango devono 5


viaggiare di più, e rimanere di più sugli scaffali. Tremo al pensiero dei mango dasheri fatti sparire per privilegiare il duro mango senza sapore e senza aroma che troviamo nel mercato mondiale (cioè nei supermercati), o della piccola banana del Kerala dalla buccia sottilissima messa fuori mercato dalle banane Cavendish senza carattere e dalla buccia spessa. La terza forza che cancella la biodiversità sono i trasformati industriali. Quando la McDonald’s vuole delle patate per le sue patatine fritte, solo le Russett Burbank vanno bene. Anche per le patate Pepsi’s Lay’s non si possono usare varietà locali come le tomri che produciamo in alta montagna. Per il Ketchup occorrono pomodori con polpa e senza succo. Perciò i pomodori più gustosi e succosi tendono a sparire sostituiti da pomodori duri e senza sapore. Per fortuna gli italiani hanno continuato a coltivare molte varietà di buoni pomodori perché sono orgogliosi della propria cultura alimentare e sono riusciti a inserire la Dieta Mediterranea nella lista del Patrimonio culturale dell’Umanità dell’UNESCO. Analogamente, ogni cucina in ogni parte dell’India merita di essere riconosciuta come nostro patrimonio culturale. Ed è questa eredità che protegge il patrimonio della biodiversità ricevuto dai nostri antenati. Navdanya contribuisce alla protezione della nostra biodiversità ed eredità alimentare. Ma l’argomento è troppo importante per non essere raccolta da ogni cittadino nella sua vita quotidiana e dai movimenti spirituali. Il cibo comincia dal seme. Il seme è sacro. Il cibo è sacro. “Annam Brahman” – il Creatore è cibo. Noi siamo ciò che mangiamo. Se non ci preme il cibo non ci premono le nostre persone. Ci sveglieremo solo quando sparirà l’ultimo contadino e l’ultimo seme? O torneremo al sacro dovere di proteggere i nostri semi sacri?

6


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.