Calendario Grafiche nardin 08

Page 1

2008 Venezia è. EPLIA NTS • STAM PATI CO M M ERCIALI PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


Venezia è.

EPLIA NTS • STAM PATI CO M M ERCIALI PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


Dove nasce il calendario Il calendario è un sistema convenzionale di suddivisione del tempo fondato sull’anno solare e l’avvicendarsi delle stagioni. Il calendario civile usato ancora oggi in tutto l’occidente è fondamentalmente quello romano riformato da Giulio Cesare nel 45 a.C. e adattato poi dai cristiani che ne hanno fatto il calendario religioso. L’ultima piccola variante fu introdotta nel computo degli anni bisestili nel 1582 dalla Chiesa Cattolica sotto il pontificato di Gregorio XIII, dal quale deriva il nome di calendario gregoriano tutt’ora usato per designare il nostro calendario.

Tra i calendari religiosi, con le date significative per il Culto dei Santi, il più famoso è quello di Frate indovino. Successivamente si affermò il Calendario civile, con i giorni feriali e festivi. Inoltre con la Rivoluzione francese si diede origine ad un Calendario fondato sul movimento degli astri e sul sistema metrico decimale, costituito da 12 mesi, che vennero denominati in base ai periodi della rivoluzione: brumaio per novembre, fruttidoro per agosto, ecc. Durò poco, dal 1793 al 1805.

Giorno sidèreo e giorno solare. Anno sidèreo, anno solare e anno civile Prendendo in considerazione il moto di rotazione terrestre (quello che la Terra compie attorno al suo asse) e il movimento di rivoluzione (quello che la Terra compie attorno al Sole) si sono create le due principali unità di misura del tempo: il giorno (durata della rotazione) e l'anno (durata della rivoluzione). Vi sono più definizioni di giorno e di anno. Si definiscono innanzitutto un giorno sidèreo e un giorno solare, a seconda che riferiamo la rotazione terrestre a una stella o al Sole. Il giorno sidèreo o siderale è l'intervallo di tempo compreso fra due passaggi consecutivi di una stella sullo stesso meridiano; la sua durata, pressoché invariabile, è di 23 ore e 56 minuti, e corrisponde al tempo impiegato dalla Terra per compiere un'intera rotazione. Infatti si può considerare trascurabile lo spostamento che la Terra effettua, nel contempo, lungo la sua orbita intorno al Sole, data l'enorme distanza, dal sistema solare, della stella presa come punto di riferimento. Il giorno solare è l'intervallo di tempo compreso fra due passaggi consecutivi del Sole sullo stesso meridiano. Esso è più lungo di circa 4 minuti del giorno sidèreo (e dura perciò all'incirca 24 ore), non essendo più trascurabile lo spostamento che la Terra compie intorno al Sole mentre effettua la sua rotazione, data la vicinanza di quest'ultimo. Inoltre, il giorno solare non è una misura costante, ma è un po' più lungo in inverno e un po' più corto in estate, poiché varia la velocità del moto di rivoluzione della Terra. Il giorno solare medio, che rappresenta la media aritmetica di tutti i giorni solari di un anno, è invece una misura costante, adatto quindi alle esigenze della vita civile, ed è preso come unità-base per la misurazione del tempo. La sua durata risulta così di 24 ore esatte, ognuna delle quali (ora solare media) viene suddivisa a sua volta in 60 minuti primi, suddivisi anche questi in 60 minuti secondi.

Il moto rotatorio della Terra subisce un rallentamento regolare, a causa di una trasformazione dell'energia in calore: la durata del giorno si allunga perciò di due millesimi di secondo ogni cento anni. Così come per il giorno, anche per l'anno si può distinguere quello sidèreo da quello solare. L'anno sidèreo o siderale corrisponde all'intervallo di tempo tra due passaggi consecutivi del Sole per uno stesso punto dell'eclittica, riferito a una stella. Misura la durata di una completa rivoluzione della Terra, che è di 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi (in giorni solari medi). L'anno solare o tropico o tropicale è il periodo di tempo compreso fra due passaggi successivi del Sole all'equinozio di primavera (misura dunque il periodo di tempo intercorrente tra l'inizio della primavera e l'inizio della primavera successiva), e ha una durata di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi (in giorni solari medi, nell'anno 2000), risultando così di circa 20 minuti e 25 secondi più corto dell'anno sidèreo. Questa differenza è dovuta all'effetto di un moto secondario compiuto dalla Terra, detto di precessione degli equinozi, causato dall'azione perturbatrice che gli astri vicini esercitano sulla direzione dell'asse terrestre. In realtà, la durata dell'anno solare si accorcia di circa mezzo secondo ogni secolo, per cui l'anno 1 d.C. ebbe una lunghezza di 365 g, 5 h, 48 m e 55 s, cioè 10 secondi più dell'anno 2000. Ed è proprio l'anno solare il periodo a cui si è fatto riferimento per l'istituzione dell'anno civile, unità di misura del tempo effettivamente utilizzata e basata su un arrotondamento dell'anno solare per esigenze di praticità. Per questo l'anno civile è sempre costituito da un numero intero di giorni, che possono essere 365 (nel caso si tratti di un anno comune) o 366 (nel caso si tratti di un anno bisestile).

Il 2008 negli altri calendari Ab Urbe condita Calendario Cinese Calendario ebraico Calendario induista: • Vikram Samvat • Shaka Samvat • Kali Yuga

Archivio fotografico, progetto e stampa: Grafiche Nardin

2761 4704 - 4705 5767 - 5768 2063 - 2064 1930 - 1931 5109 - 5110

Calendario persiano Calendario islamico Calendario bizantino Calendario berbero Calendario runico

1386 - 1387 1429 - 1430 7516 - 7517 2958 2258


01Venezia è. Gennaio

2008

La Basilica della Madonna della Salute

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

31 1 2 3 4 5 6

7 8 9 10 11 12 13

14 15 16 17 18 19 20

21 22 23 24 25 26 27

28 29 30 31

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


La Basilica della Madonna della Salute Ogni anno, il 21 di novembre si svolgono a Venezia le celebrazioni per ricordare la fine della terribile pestilenza diffusasi in tutta Europa e descritta con molta efficacia da Alessandro Manzoni nei suoi "Promessi Sposi". Il 22 ottobre 1630 il Doge Nicoletto Contarini pronunciò in San Marco il voto solenne del Senato della Serenissima, di costruire una nuova grande chiesa per ottenere dalla Vergine Maria la cessazione della pestilenza. Già nell'agosto precedente moltissimi Veneziani si erano trasferiti in campagna nella speranza di sfuggire al terribile morbo. Gli storici riportano la notizia secondo cui nel solo mese di novembre del 1630 oltre 14.000 persone morirono di peste.

Il 2 aprile 1631 morì anche il Doge Contarini che non riuscì a presenziare alla posa della prima pietra del nuovo tempio perchè già malato gravemente. In un anno e mezzo, tanto durò la pestilenza, morirono di peste più di 46.000 persone: oltre un quarto della popolazione di Venezia! La Chiesa della Salute che è considerata il capolavoro dell'architettura barocca veneziana, fu progettata e costruita da Baldassarre Longhena dal 1631 al 1681. Di pianta ottagonale, con le facciate arricchite da numerose statue di marmo, è sormontata da un'enorme cupola emisferica e sembra poggiata su un'ampia scalinata che la slancia verso l'alto creando un riuscito effetto scenografico.


02Venezia è. Febbraio

2008

Il Carnevale

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

28 29 30 31 1 2 3

4 5 6 7 8 9 10

11 12 13 14 15 16 17

18 19 20 21 22 23 24

25 26 27 28 29

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


La storia del Carnevale di Venezia Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua a possedere anche adesso che sono trascorsi 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa. Si hanno ricordi delle festività del Carnevale fin dal 1094, sotto il dogato di Vitale Falier, in un documento che parla dei divertimenti pubblici nei giorni che precedevano la Quaresima. Il documento ufficiale che dichiara il Carnevale una festa pubblica è del 1296 quando il Senato della Repubblica dichiarò festivo l’ultimo giorno della Quaresima. Tuttavia il Carnevale ha tradizioni molto più antiche che rimandano ai culti ancestrali di passaggio dall’inverno alla primavera, culti presenti in quasi tutte le società, basti pensare ai Saturnalia latini o ai culti dionisiaci nei quali il motto era “Semel in anno licet insanire” (“Una volta all’anno è lecito non avere freni”) ed è simile lo spirito che anima le oligarchie veneziane e le classi dirigenti latine con la concessione e l’illusione ai ceti più umili di diventare, per un breve periodo dell’anno, simili ai potenti, concedendo loro di poter burlare pubblicamente i ricchi indossando una maschera sul volto. Una utile valvola di sfogo per tenere sotto controllo le tensioni sociali sull’esempio del “Panem et Circenses” latino. Se un tempo il Carnevale era molto più lungo e cominciava addirittura la prima domenica di ottobre per intensificarsi il giorno dopo l’Epifania e culminare nei giorni che precedevano la Quaresima, oggi il Carnevale ha la durata di circa dieci giorni in coincidenza del periodo pre-pasquale ma la febbre del Carnevale comincia molto tempo prima anzi, forse non è scorretto dire che, a Venezia, la febbre del Carnevale non cessa mai durante l’anno. Una sottile euforia si insinua tra le calli della città più bella del mondo e cresce impercettibilmente, sale con la stessa naturalezza dell’acqua, sfuma i contorni delle cose, suggerisce misteri e atmosfere di tempi andati.

Un tempo il Carnevale consentiva ai Veneziani di lasciar da parte le occupazioni per dedicarsi totalmente ai divertimenti, si costruivano palchi nei campi principali, lungo la Riva degli Schiavoni, in Piazzetta e in Piazza San Marco. La gente accorreva per ammirare le attrazioni, le più varie: i giocolieri, i saltimbanchi, gli animali danzanti, gli acrobati; trombe, pifferi e tamburi venivano quasi consumati dall’uso, i venditori ambulanti vendevano frutta secca, castagne e fritòle (le frittelle) e dolci di ogni tipo, ben attenti a far notare la provenienza da Paesi lontani delle loro mercanzie. La città di Venezia, grande città commerciale, ha sempre avuto un legame privilegiato con i Paesi lontani, con l’Oriente in particolare cui non manca, in ogni edizione del Carnevale, un riferimento, un Filo Rosso che continua a legare la festa più nota della Serenissima al leggendario Viaggio del veneziano Marco Polo verso la Cina alla corte di Qubilai Khan dove visse per circa venticinque anni. Un Filo Rosso che si snoda lungo l’antica e famigerata via della Seta. Nel XIX secolo, invece, Venezia e il suo Carnevale incarnano il mito romantico internazionale e la città della Laguna, con le sue brume e l’aspetto paludoso, diventa meta di artisti, scrittori, musicisti, avventurieri e bellissime dame di tutto il mondo: Sissi d’Austria, Wagner, Byron, George Sand, Ugo Foscolo. Il Carnevale ebbe un momento di stasi dopo la caduta della Repubblica di Venezia perché malvisto dalla temporanea occupazione di austriaci e francesi. La tradizione si conservò nelle isole, Burano, Murano, dove si continuò a festeggiare. Solo alla fine degli anni Settanta del XX secolo alcuni cittadini e associazioni civiche si impegnarono per far risorgere il Carnevale che venne inaugurato nel 1979. Il Comune di Venezia, il Teatro La Fenice, l’Azienda Provinciale di Soggiorno e la Biennale prepararono un programma di 11 giorni lasciando anche molto spazio all’improvvisazione e alla spontaneità senza dimenticare un supporto logistico con mense e alloggi a prezzi accessibili.


03Venezia è. Marzo

2008

Il Ponte dell’Accademia

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

25 26 27 28 29 1 2

3 4 5 6 7 8 9

10 11 12 13 14 15 16

17 18 19 20 21 22 23

24 25 26 27 28 29 30

31

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


Il Ponte dell’Accademia Il primo dei ponti sul Canal Grande che s'incontra provenendo da Piazza S. Marco è il ponte dell'Accademia. Nel corso dell'800, nel momento di massima espansione ed utilizzo di elementi quali il ferro, fu realizzata una struttura rettilinea servendosi di questo materiale. Con i primi decenni del nuovo secolo e l'affermarsi di nuove tecnologie costruttive, venne indetto un concorso per la realizzazione di una nuova opera di fronte alle Gallerie.

Il progetto vincitore del 1933 (Torres e Briazza) non venne poi realizzato:poichè comunque rimaneva la necessità di rinnovare l'opera, fu costruito un ponte che, solo nelle intenzioni, doveva essere provvisorio. L'ingegnere Miozzi (che ne è l'autore e molto attivo a Venezia in quel periodo), realizza una struttura che originariamente si presentava in legno ma che con l'intervento di consolidamento effettuato nei primi anni '80, ha perso la sua singolare valenza a causa delle integrazioni in acciaio poste nella parte sottostante.


04Venezia è. Aprile

2008

Il Ponte dei Sospiri

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

31 1 2 3 4 5 6

7 8 9 10 11 12 13

14 15 16 17 18 19 20

21 22 23 24 25 26 27

28 29 30

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


Il Ponte dei Sospiri Il Ponte dei sospiri è una celeberrima costruzione di Venezia. È costruito in marmo d'Istria, in stile barocco, e fu realizzato agli inizi del XVII secolo su progetto dell'architetto Antonio Contino di Bernardino. Questo caratteristico ponte di Venezia, situato a poca distanza da Piazza San Marco in direzione della Riva degli Schiavoni, collega con un doppio passaggio il Palazzo Ducale alle Prigioni Nove, il primo edificio al mondo costruito per essere appositamente una prigione. Serviva da passaggio per i reclusi dalle suddette Prigioni agli

uffici degli Inquisitori di Stato per essere giudicati. Conosciuto in tutto il mondo, fotografato dai turisti provenienti da ogni dove, gli è stato attribuito questo nome perché la leggenda vuole che, ai tempi della Serenissima, i prigionieri - attraversandolo - sospirassero davanti alla prospettiva di vedere per l'ultima volta il mondo esterno. Esistono alcune copie del Ponte dei sospiri a Cambridge e ad Oxford, in Inghilterra. Curiosamente, entrambe le copie appartengono a college chiamati St. John's.


05Venezia è. Maggio

2008

Veduta aerea:in primo piano la Basilica di San Marco e il Palazzo Ducale

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

28 29 30 1 2 3 4

5 6 7 8 9 10 11

12 13 14 15 16 17 18

19 20 21 22 23 24 25

26 27 28 29 30 31

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


Il Palazzo Ducale Il Palazzo Ducale, uno dei simboli della città di Venezia e capolavoro del gotico veneziano, sorge nell'area monumentale di piazza San Marco, tra la Piazzetta e il Molo. Antica sede del Doge e delle magistrature veneziane, ne ha seguito la storia, dagli albori sino alla caduta, ed è oggi sede del Museo Civico di Palazzo Ducale. L'edificazione del palazzo iniziò presumibilmente nei IX secolo, a seguito del trasferimento della sede ducale da Malamocco all'odierna Venezia, definitivamente sancito nell'812 durante il dogado di Angelo Partecipazio. Dell'originale impianto, eretto forse su modello del Palatium di Diocleziano di Spalato, oggi nulla sopravvive: nell'828, con l'arrivo delle spoglie dell'Evangelista, vi si affiancava la primitiva basilica marciana, nell'864 vi subivano un lungo assedio i ribelli responsabili dell'uccisione del doge Pietro Tradonico ed infine nel 976 vi trovavano la morte Pietro IV Candiano e il figlio e co-reggente durante una rivolta cui seguì un furioso incendio che distrusse l'intero palazzo e gran parte della città. Seguì la ricostruzione avviata da Pietro I Orseolo (976-979), un nucleo fortificato costituito da un corpo centrale e da torri angolari, circondato dall'acqua, le cui tracce ancora si intuiscono nell'assetto del piano loggiato. Il complesso subì una prima grande ristrutturazione, che trasformò la fortezza originaria in un elegante palazzo privo di fortificazioni, nel XII secolo durante il dogado di Sebastiano Ziani. Un nuovo ampliamento fu realizzato tra la fine del ‘200 e i primi del '300, per servire alle nuove esigenze dello stato repubblicano seguite alla Serrata del Maggior Consiglio, la cui sala venne ampliata. Nel 1310 venne represso un tentativo di assalto al palazzo nel corso di una congiura guidata da Bajamonte Tiepolo. A partire dal 1340, sotto il dogado di Bartolomeo Gradenigo, il palazzo cominciò una

radicale trasformazione verso la forma attuale. Nel 1404 venne terminata la facciata sul molo, nel 1423, vennero avviati i lavori sul lato verso la piazzetta e la basilica, nel il 1439 iniziarono anche i lavori per la Porta della Carta, su progetto degli architetti Giovanni e Bartolomeo Bon (autori della Ca' d'Oro), e l'intero complesso di opere, svoltesi durante il lungo dogado di Francesco Foscari, venne terminato nel 1443. Dopo il grande incendio del 1483 venne riedificata la parte interna, cioè quella sul lato del rio di Palazzo che termina col Ponte della Paglia, con lavori che proseguirono sino al 1492 e la costruzione della Scala dei Giganti. Tra il 1575 e il 1580 Tiziano e Veronese vennero chiamati a decorare gli interni del palazzo e la loro opera finì per inserirsi nella ricostruzione delle sale dell'ala meridionale seguita all'incendio del 20 dicembre 1577. All'inizio del XVII secolo, furono aggiunte le cosiddette Prigioni Nuove, al di là del rio, ad opera dell'architetto Antonio Contin. Questo nuovo corpo di fabbrica, sede dei Signori della Notte, magistrati incaricati di prevenire e reprimere reati penali, viene collegato al Palazzo tramite il Ponte dei Sospiri, percorso dai condannati provenienti dal Palazzo, sede dei tribunali, alle prigioni. Dopo la caduta della Repubblica di Venezia, la cui fine fu decretata nella seduta del Maggior Consiglio del 12 maggio 1797, il Palazzo non venne più utilizzato come sede del principe e delle magistrature, ma fu adibito a sede di uffici amministrativi degli imperi napoleonico e asburgico. Le prigioni, denominate Piombi, conservarono la loro funzione e furono oggetto degli scritti di Silvio Pellico. Con l'annessione di Venezia al Regno d'Italia il Palazzo subì cospicui restauri e nel 1923 venne destinato a museo, quale è tuttora.


Giugno 2008

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

Venezia è. La Basilica di San Marco

26 27 28 29 30 31 1

2 3 4 5 6 7 8

9 10 11 12 13 14 15

16 17 18 19 20 21 22

23 24 25 26 27 28 29

30

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


La Basilica di San Marco La Basilica di San Marco a Venezia, detta anche Basilica marciana, è la chiesa più famosa del capoluogo veneto. È il più noto esempio di architettura bizantina in Italia. Si affaccia su Piazza San Marco, nell’omonimo sestiere, ed è adiacente e collegata al Palazzo Ducale. Inoltre è la sede del patriarca di Venezia e contiene le spoglie di San Marco Evangelista. La prima Chiesa dedicata a San Marco fu costruita accanto a Palazzo Ducale nell'828 quando i mercanti veneziani trafugarono le reliquie di San Marco Evangelista da Alessandria d'Egitto, in sostituzione della precedente cappella palatina dedicata al santo bizantino Teodoro (il cui nome era pronunciato dai veneziani Todaro). Risale al IX secolo anche il primo Campanile di San Marco. La primitiva Chiesa di San Marco venne poco dopo sostituita da una nuova, sita nel luogo attuale e costruita nell'832; questa però andò in fiamme durante una rivolta nel 976 e fu quindi nuovamente edificata nel 978. La Basilica attuale risale ad un'altra ricostruzione iniziata dal doge Domenico Contarini nel 1063, che ricalcò abbastanza fedelmente le dimensioni e l'impianto dell'edificio precedente. La nuova consacrazione avvenne nel 1094; la leggenda colloca nello stesso anno il ritrovamento miracoloso in un pilastro della basilica del corpo di San Marco, che era stato nascosto durante i lavori in un luogo poi dimenticato. La splendida decorazione a mosaici dorati dell’interno della Basilica è già quasi completa alla fine del XII secolo. Entro la prima metà del Duecento fu costruito un vestibolo (il nartece, spesso chiamato atrio) che circondava tutto il braccio occidentale, creando le condizioni per la realizzazione di una facciata (prima di allora l'esterno era con mattoni a vista, come nella Basilica di Murano). I secoli successivi hanno visto la Basilica arricchirsi continuamente di colonne, fregi, marmi, sculture, ori portati a Venezia sulle navi dei mercanti. Spesso si trattava di materiale di spoglio, ricavato cioè da antichi edifici demoliti. In particolare, il

bottino del sacco di Costantinopoli nel corso della Quarta Crociata (1204) arricchì il tesoro della Basilica e fornì arredi di grande prestigio. Nel Duecento, nell’ambito dei lavori che stavano trasformando l’aspetto della piazza, le cupole furono sopraelevate con tecniche di costruzione bizantine e fatimide. Solo nel XV secolo, con la decorazione della parte alta delle facciate, si definisce l'attuale aspetto esteriore della Basilica; nonostante ciò, essa costituisce un insieme unitario e coerente tra le varie esperienze artistiche a cui è stata soggetta nel corso dei secoli. Infine furono realizzati il Battistero e la Cappella di Sant'Isidoro di Chio (XIV secolo), la sagrestia (XV) e la Cappella Zen (XVI). Nel 1617, con la sistemazione di due altari all’interno, la Basilica può dirsi compiuta. In quanto Chiesa di Stato, la Basilica era retta dal doge e non dipendeva dal Patriarca, che aveva la sua cattedra presso la Chiesa di San Pietro. Il doge stesso nominava un clero ducale guidato dal primicerio. Solo dal 1807 San Marco divenne ufficialmente Cattedrale. L’amministrazione della Basilica era affidata ad un importante magistratura della Repubblica di Venezia, i Procuratori di San Marco, la cui sede erano le Procuratie. Tutti i lavori di costruzione e di restauro erano diretti dal proto: hanno occupato questa carica grandi architetti come Jacopo Sansovino e Baldassarre Longhena. Procuratori di San Marco e proto esistono tuttora e svolgono per il Patriarcato gli stessi compiti di un tempo. Dall'esterno, diviso in tre differenti registri — piano inferiore, terrazza, cupole — prevale la larghezza, poiché in una città come Venezia, che appoggia sulla sabbia, si tendeva a realizzare gli edifici in larghezza, dal peso più equilibrato. È infatti lunga 76,5 metri e larga 62,60 (al transetto), mentre la cupola centrale è alta 43 metri (28,15 all'interno).


07Venezia è. Luglio

2008

I colombi di Piazza San Marco

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

30 1 2 3 4 5 6

7 8 9 10 11 12 13

14 15 16 17 18 19 20

21 22 23 24 25 26 27

28 29 30 31

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


I colombi Chi vede oggi i colombi nelle piazze di tutta Italia, non immagina che la prima coppia di colombi abitò qui a Piazza San Marco. Il colombo per Venezia, messo sotto la protezione di San Marco, è sacro. I veneziani lo dimostrarono nel grande assedio del 1848-1849 quando non osarono toccarli dopo quasi un anno di fame che li costrinse alla fine ad arrendersi, mentre avrebbero potuto sopravvivere per mesi cibandosene. Una vecchia leggenda vuole che i colombi di San Marco discendessero da quelli fuggiti a torme dietro i profughi di Oderzo, cacciati dai barbari. Narrano invece le cronache come vi fosse una costumanza antica nelle domeniche delle Palme di sciogliere al volo i piccioni. Ma vi è anche un’altra leggenda. Quest’ultima narra che si era appena finito di costruire la Basilica, e come ogni anno le varie contrade e le varie confraternite portavano in dono al Doge i regali che allora erano fatti ancora di poche cose, della frutta, delle focacce, dolci, qualche animale da cortile, e qualche prelibato volatile.

Nei regali di quel lontano giorno c’erano appunto un paio di colombi selvatici, messi dentro una cesta, ma che una volta donata al Doge e da questo aperta, i colombi volarono via e si rifugiarono sotto la volta dorata del frontale della Basilica bizantina appena inaugurata. Si gridò al miracolo e visto che si erano messi sotto la protezione di San Marco dovevano essere considerati sacri. Da allora non ci fu veneziano che non portò da mangiare ai due colombi e il doge decretò che la Repubblica si sarebbe incaricata perpetuamente di somministrare gli alimenti necessari alla coppia e ai futuri nascituri. Quando ormai diventarono tanti, intervenne successivamente il Senato che confermò a furor di popolo l’antica decisione del Doge e così i colombi continuarono a prosperare fino a divenire un’enorme schiera. C’è un’altra leggenda, nessuno sa dove vanno a morire i colombi, come dicono i veneziani in un luogo lontano che mai nessuno è riuscito a scoprire.


Agosto 2008

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

Venezia è. Il Ponte di Rialto

28 29 30 31 1 2 3

4 5 6 7 8 9 10

11 12 13 14 15 16 17

18 19 20 21 22 23 24

25 26 27 28 29 30 31

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


Il Ponte di Rialto l ponte di Rialto a Venezia è uno dei tre ponti - assieme al Ponte dell'Accademia e al Ponte degli Scalzi - che attraversano il Canal Grande. Un quarto ponte, nei pressi di Piazzale Roma, progettato dall'architetto spagnolo Santiago Calatrava, è attualmente in fase di rifinitura. Quello di Rialto rimane il più antico e sicuramente il più famoso. Il primo passaggio sul Canal Grande fu un ponte di barche costruito nel 1181 da Nicolò Barattieri che eresse, tra l'altro, anche le due colonne in Piazza San Marco. Fu chiamato Ponte della Moneta, presumibilmente per via della Zecca che sorgeva vicino all'ingresso orientale. La crescente importanza del mercato di Rialto sulla sponda orientale del canale fece aumentare il traffico sul ponte galleggiante. Attorno al 1250 fu sostituito da un ponte di legno. La struttura era costituita da due rampe inclinate che si congiungevano presso una sezione centrale mobile, che poteva essere sollevata per consentire il passaggio delle navi più alte. Data la stretta associazione con il mercato, il ponte cambiò nome e diventò Ponte di Rialto. Nella prima metà del XV secolo lungo i lati del ponte vennero costruite due file di negozi. I proventi derivanti dagli affitti, riscossi dalla tesoreria di stato, contribuivano alla manutenzione del ponte.

La manutenzione era essenziale per la struttura di legno. Nel 1310 il ponte fu parzialmente bruciato durante la rivolta guidata da Bajamonte Tiepolo. Nel 1444 crollò sotto il peso della folla radunata per assistere ad una sfilata di barche. Un altro crollo avvenne nel 1524. Nel 1503 venne proposta per la prima volta la costruzione di un ponte in pietra. Nei decenni successivi vennero valutati diversi progetti. Nel 1551 le autorità veneziane indissero un bando per il rifacimento del Ponte di Rialto. Architetti famosi come Jacopo Sansovino, Andrea Palladio e il Vignola, presentarono progetti di approccio classico, con diverse arcate, che non furono giudicati adatti alla situazione. L'attuale ponte in pietra ad arcata unica, disegnato da Antonio da Ponte, fu completato nel 1591. La struttura è molto simile a quella del precedente ponte in legno. Due rampe inclinate, con negozi su entrambi i lati, portano a una sezione centrale. Tutto il ponte è coperto da un porticato. Il progetto fu da alcuni considerato fin troppo audace dal punto di vista ingegneristico al punto che, secondo l'architetto Vincenzo Scamozzi il ponte sarebbe crollato. Il ponte invece resiste tuttora, ed è diventato uno dei simboli architettonici di Venezia.


09Venezia è. Settembre

2008

La Regata Storica

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

1 2 3 4 5 6 7

8 9 10 11 12 13 14

15 16 17 18 19 20 21

22 23 24 25 26 27 28

29 30

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


La Regata Storica Ritorna ogni anno, nella prima domenica di settembre, la Regata Storica, la più tradizionale delle manifestazioni veneziane, che si svolse per la prima volta il 10 gennaio 1315 durante il Dogado di Giovanni Soranzo. La sontuosa manifestazione, che ai tempi della Serenissima veniva organizzata per celebrare le vittorie militari o per rendere omaggio ai dignitari stranieri, si compone oggi di due momenti diversi: il corteo storico e le regate. La Regata Storica di Venezia è aperta dal coloratissimo corteo acqueo, formato dalle Bissone, dal Bucintoro e dalle barche delle società di voga veneziane; la manifestazione rievoca la venuta a Venezia della regina di Cipro Caterina Cornaro, che segnò l'inizio del dominio della Serenissima sull'isola del Mediterraneo. Ma se il corteo storico ha ormai un significato prettamente pittoresco, memoria di una lontana grandezza economica e politica di Venezia sui mari, le regate rappresentano ancor oggi il culmine della stagione agonistica per il mondo della voga alla veneta: la giornata in cui vincere significa per i regatanti entrare nella storia di questo sport e in qualche modo in quella di Venezia. A chi si accingesse per la prima volta ad assistere alla Regata Storica di Venezia, diamo qualche doverosa informazione sulle regate, ricordando che un tempo erano riservate ai cittadini dei territori della Repubblica Serenissima mentre ora partecipano solo regatanti veneziani. La prima sfida dopo il corteo storico è quella dei giovanissimi su pupparini a 2 remi, imbarcazioni molto tecniche che mettono alla prova le qualità delle promesse maschili del remo. A seguire parte la regata delle donne su mascarete (così chiamate in quanto la prua ricorda vagamente una bautta), leggere imbarcazioni a due remi usate un tempo dalle cortigiane. Terza regata a partire è quella maschile sulle pesanti caorline a 6 remi, imbarcazioni da trasporto fluviale ormai cadute in quasi totale disuso, che nei tragitti lagunari erano spesso dotate anche di una vela al terzo. Apice della Regata Storica di Venezia è la sfida dei campioni del remo su gondolini

a 2 remi, imbarcazioni leggere a forma di gondola molto snella. A differenza delle regate sulla più nota barca lagunare, queste gare esaltano le qualità tecniche dei regatanti più che la loro potenza. Questa è la sfida più attesa dal popolo del remo, quella che accende il tifo dei veneziani e che ha consolidato nel tempo il mito sportivo della Regata Storica con i suoi maggiori protagonisti: Strigheta, Ciaci, Crea, i fratelli Vignotto, Super D´Este... Vincere in Canalasso, come chiamano il Canal Grande gli abitanti di questa città, è ancor oggi il desiderio più ambito di ogni regatante, oltre a essere il sogno proibito dei tanti veneziani che tuttora vogano alla veneta. Come vuole la tradizione delle regate veneziane, i primi classificati vengono premiati con la bandiera rossa e poi di seguito le altre 3 coppie con le bandiere bianca, verde e blu, trofei che nella Regata Storica di Venezia sostituiscono le medaglie. A fianco dei trofei simbolici, la tradizione assegnava fino a pochi anni or sono anche premi in natura, il più famoso tra i quali era un porcellino vivo, che veniva fatto sfilare nel corteo storico su una gondola apposita. Il suo passaggio tra le barche degli spettatori rappresentava il giudizio dei veneziani sul governo della città: se non erano soddisfatti il maiale veniva acclamato con fischi e urla di "ecco il sindaco, viva il sindaco". Da pochi anni il suino è stato abolito in seguito a proteste animaliste. L´ultima annotazione tecnica sulla Regata Storica di Venezia riguarda il percorso delle regate che si snoda da Riva degli Schiavoni, dov´è posizionata la partenza, alla Punta della Salute dove, terminata la cavata (lo scatto di partenza), il pubblico attende con ansia di vedere quale barca entri per prima in Canal Grande, visto che spesso è quella che poi si aggiudicherà la regata. Le barche quindi (escludendo la regata sui pupparini che termina all´altezza di Ca´ Foscari) risalgono il Canalasso fino all´altezza della Stazione per girare il paletto e tornare indietro puntando l´arrivo posto davanti alla Machina (il palco galleggiante con le autorità costruito per l´occasione in volta del Canal Grande all´altezza di Ca´ Foscari). Davanti alla Machina, una volta tacitate le quasi immancabili reciproche accuse di scorrettezza tra gli equipaggi, si svolge la premiazione con la consegna dei premi.


10Venezia è. Ottobre

2008

Il Campanile di Sam Marco

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

29 30 1 2 3 4 5

6 7 8 9 10 11 12

13 14 15 16 17 18 19

20 21 22 23 24 25 26

27 28 29 30 31

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


Il Campanile di San Marco Il campanile di San Marco è uno dei simboli della città di Venezia. I veneziani lo chiamano affettuosamente El paròn de casa (Il padrone di casa). Alto 98,6 metri si erge, isolato, in un angolo di piazza San Marco di fronte alla Basilica. Di forma semplice, si compone di una canna di mattoni, scanalata, avente un lato di 12 metri e alta circa 50 metri, sopra la quale si trova la cella campanaria ad archi. La cella campanaria è a sua volta sormontata da un dado, sulle cui facce sono raffigurati alternativamente due leoni andanti e le figure femminili di Venezia (la Giustizia). Il tutto è completato dalla cuspide, di forma piramidale, sulla cui sommità, montata su una piattaforma rotante per funzionare come segnavento, è posta la statua dorata dell'arcangelo Gabriele. La base della costruzione è impreziosita, dal lato rivolto verso la basilica, dalla Loggetta del Sansovino. La costruzione iniziò nel IX secolo durante il dogado di Pietro Tribuno su fondazioni di origine romana. Venne portato a termine nel XII secolo durante il dogado di Domenico Morosini. Seriamente danneggiato da un fulmine nel 1489 che distrusse la cuspide in legno, assunse l'aspetto definitivo nel XVI secolo grazie ai lavori di ristrutturazione per riparare ai danni causati dal terremoto del marzo del 1511. Questi lavori iniziati dall'architetto Giorgio Spavento vennero poi eseguiti sotto la direzione dell'architetto bergamasco Bartolomeo Bon, Proto dei Procuratori di San Marco, e riguardarono la cella campanaria, che venne realizzata in marmo, l'attico sul quale vennero poste le sculture raffiguranti il leone di San Marco e Venezia e la cuspide, in rame dorato. I lavori vennero completati il 6 luglio 1513 con il collocamento della statua in legno dorato dell'Arcangelo Gabriele nel corso di una cerimonia di festeggiamento che viene ricordata da Marin Sanudo.

Nei secoli successivi vennero fatti numerosi interventi, spesso per riparare ai danni causati dai fulmini. Nel 1653 fu Baldasarre Longhena a seguire i restauri. Altri ne vennero eseguiti dopo che il 13 aprile 1745 un fulmine provocò uno squarcio della muratura, causando fra l'altro alcuni morti in seguito alla caduta di detriti. Finalmente nel 1776 il campanile venne dotato di un parafulmine. Nel 1820 invece venne sostituita la statua dell'angelo con una nuova realizzata da Luigi Zandomeneghi posta in opera nel 1822. Nel luglio del 1902 sulla parete nord della costruzione venne segnalata la presenza di una pericolosa fenditura che nei giorni seguenti aumentò di dimensioni fino a che la mattina di lunedi 14 luglio alle 9.47 il campanile crollò (altre fonti indicano le 9.52 come l'ora del crollo). Non ci furono vittime e, vista la posizione della costruzione, i danni furono relativamente limitati. Venne distrutta completatamente la loggetta alla base del campanile e un angolo della libreria del Sansovino. La "piera del bando", un tozzo tronco di colonna in porfido, su cui al tempo della repubblica venivano bandite le leggi, protesse dalla macerie l'angolo della Basilica di San Marco salvandola dal crollo. Nella serata il consiglio comunale, riunito d'urgenza, ne deliberò la ricostruzione stanziando 500.000 Lire per contribuire ai lavori di ricostruzione. Il sindaco Filippo Grimani durante il discorso in occasione della posa della prima pietra, il 25 aprile 1903, pronunziò più volte la famosa frase dov'era e com'era che diventerà il motto di questa ricostruzione. I lavori durarono fino al 6 marzo 1912. Il nuovo campanile venne inaugurato il 25 aprile 1912 in occasione della festa di San Marco.


11Venezia è. Novembre

2008

I ferri di prora delle gondole

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

27 28 29 30 31 1 2

3 4 5 6 7 8 9

10 11 12 13 14 15 16

17 18 19 20 21 22 23

24 25 26 27 28 29 30

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


La gondola La gondola è un'imbarcazione tipica della laguna di Venezia. Per le sue caratteristiche di manovrabilità e velocità è stata, fino all'avvento dei mezzi motorizzati, l'imbarcazione veneziana più adatta al trasporto di persone. In una città come Venezia, le vie acquee sono sempre state le più usate per i trasporti. Di caratteristica forma asimmetrica, infatti il lato sinistro è più largo del destro, può essere condotta da uno o due rematori che vogano alla veneta cioè rivolti verso la prua. L'asimmetria, che ai giorni nostri è molto evidente e serve a semplificare la conduzione a un solo remo, è comunque di introduzione piuttosto recente in quanto progetti della fine dell'Ottocento dimostrano che all'epoca la forma era ancora solo marginalmente asimmetrica. Malgrado la considerevole lunghezza (11 metri), grazie al fondo piatto e alla ridotta porzione di scafo immersa, la gondola è estremamente maneggevole e può essere manovrata anche in spazi angusti. Tutto ciò richiede però una notevole abilità da parte del conduttore, detto gondoliere, che deve essere dotato di un senso dell'equilibrio molto sviluppato in quanto la posizione di voga all'estremità della poppa è assai instabile. Per evitare scontri vi è l'usanza di avvertire alla voce quando si svolta in un rio stretto e i tipici richiami (òhe) sono un elemento caratteristico della città. Il lungo remo è manovrato appoggiandolo ad una sorta di scalmo libero denominato fórcola. Esso viene inserito in un apposita fessura e sfilato dopo l'uso. Il tipico ferro di prua (in veneziano fero da próva o dolfin) ha lo scopo di bilanciare l'imbarcazione e ha tradizionalmente il significato di rappresentare i sei sestieri di Venezia compresa la Giudecca, e il cappello del Doge. Nel ferro di prua, detto anche "pettine" di alcune gondole di recente costruzione, oltre alle 6 barrette rivolte in avanti, che rappresentano i 6 sestieri della città, e una rivolta indietro, che rappresenta la Giudecca, sono presenti anche tre rifiniture che hanno il significato di rappresentare i tre ponti che attraversano il Canal Grande (Ponte degli Scalzi, Ponte di Rialto e Ponte dell'Accademia). Il ferro di poppa è detto rìsso. La gondola è composta da 280 diversi pezzi fabbricati con varie essenze di legname e la sua costruzione può richiedere più di un anno. Attualmente le gondole sono imbarcazioni aperte ma, sino ai primi anni del secolo scorso, erano dotate di una cabina smontabile detta fèlze. Quando Venezia era una città con un numero di abitanti molto più elevato dell'attuale e non erano stati rea-

lizzati i cospicui interramenti dei rii (avvenuti in epoca ottocentesca) la gondola costituiva il mezzo di trasporto per eccellenza. Le permanenze a bordo potevano quindi essere piuttosto lunghe e, con il clima invernale veneziano, la copertura del fèlze consentiva una certa confortevolezza e intimità. Il tradizionale colore nero dell'imbarcazione è conseguenza di un antico decreto suntuario del Senato veneziano volto a limitare l'eccessivo sfarzo nella decorazione delle gondole, anticamente dipinte di colori sgargianti e coperte di stoffe preziose e dorature. Le famiglie nobili possedevano una o più gondole de casàda con cui si facevano trasportare per affari o diporto. I cosiddetti freschi erano occasioni di incontro e mondanità ed erano vere e proprie passeggiate in barca che si svolgevano per la città. Questa abitudine dette origine anche ad un genere musicale: la cosiddetta canzone da batèlo che ebbe il suo massimo fulgore nel Settecento ma che ancora oggi è molto praticata a scopi turistici. La corporazione dei gondolieri è stata sempre governata da uno statuto, detto Mariègola, in cui si stabilivano i doveri degli appartenenti. Dagli atti della corporazione è possibile desumere una serie di interessanti notizie, sia tecniche che economiche. Ad esempio è documentato che alla metà del Settecento le gondole a Venezia fossero all'incirca 1.500. Questa imbarcazione è attualmente usata soprattutto a scopi turistici, ma anche per cerimonie come matrimoni e funerali, nonché come traghetto per trasportare le persone da una riva all'altra del Canal Grande. In quest'ultimo caso si tratta dei cosiddetti gondolòni, particolarmente capienti e con due rematori, uno a poppa e l'altro a prua. L'usanza è assai antica e i luoghi di transito come la Ca' Rezzonico o la Ca' d'Oro sono segnalati dal nome delle calli (Calle del traghetto). I primi documenti che regolamentano il funzionamento dei traghetti risalgono alla metà del Trecento Un altro uso della gondola è quello sportivo, in regate dedicate alle imbarcazioni della tradizione veneziana, come la celebre Regata storica. In queste gare si usano anche gondole di formato ridotto a due rematori dette gondolini. La gondola veniva costruita e riparata in piccoli cantieri detti squèri (es. squero di San Trovaso).


12Venezia è. Dicembre

2008

L’isola di San Giorgio

LUNEDÌ MARTEDÌ MERCOLEDÌ GIOVEDÌ VENERDÌ SABATO DOMENICA

1 2 3 4 5 6 7

8 9 10 11 12 13 14

15 16 17 18 19 20 21

22 23 24 25 26 27 28

29 30 31

PRO G ETTAZI O N E G R AFI CA • ED IZI O N I • CATALO G H I • D EPLIANTS • STAM PATI CO M M ERCIALI Via del Tipografo, 6 Ca’ Savio • 30013 Cavallino - Treporti Venezia • Tel. 041966065/0415309245 • Fax 0415300604 • info@grafichenardin.it • www.grafichenardin.it


La Basilica di San Giorgio Maggiore San Giorgio Maggiore è una Basilica sull'Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, parte dell'omonimo monastero. La Chiesa si affaccia sul Bacino di San Marco. La prima Chiesa dedicata a San Giorgio sorse tra l’VIII e il IX secolo; nel 982 l’isola fu donata ad un monaco benedettino, che vi fondò l’adiacente monastero. La Chiesa attuale, costruita da Andrea Palladio che si occupò del progetto a partire dal 1565, è una delle opere più note dell'architetto vicentino. L'edificio fu terminato nel 1576, mentre la sua facciata venne completata solo nel 1610 da Vincenzo Scamozzi, 30 anni dopo la morte del maestro. L'attuale campanile (alto 75 m) risale al 1791: costruito nel 1467, crollò nel 1774. A canna quadrata, con cella in pietra d'Istria e cuspide conica, offre un panorama unico su Venezia e sulla laguna. Tuttora i monaci benedettini officiano la Chiesa. La facciata ha un unico accesso con ordine gigante di quattro colonne composite su alti plinti, sormontate da trabeazione reggente un classico timpano, come un tempio prostilo tetrastilo. Ciò si intreccia con un retrostante schema templare il cui frontone poggia su un architrave poco aggettante, retto da paraste. Ai lati del portale le statue di San Giorgio e di Santo Stefano, contitolare della Chiesa. La soluzione adottata dal Palladio per questa facciata è simile a quella quasi contemporanea progettata per San Francesco della Vigna. È una soluzione fantasiosa

ed è un contributo originale alla risoluzione di uno dei problemi più sentiti dagli architetti rinascimentali, cioè quello di trovare il modo di dotare di un prospetto ispirato al tempio classico un edificio tripartito come la Chiesa cristiana a tre navate. Palladio mette assieme disinvoltamente due prospetti templari, uno per la navata centrale e uno minore spezzato per le due navate laterali. Come la facciata, anche la pianta rappresenta una soluzione originale, in quanto combina la pianta centrale di tradizione classica con la pianta cruciforme; in ciò si manifesta l’influenza che i dettami della controriforma iniziavano ad avere sull’orientamento rinascimentale nell’architettura delle Chiese. La cupola divide infatti entrambi gli assi della Chiesa in due parti uguali, con l’asse longitudinale più lungo del transetto (absidato). Le navate laterali e l’ampio coro absidato (posto a prolungamento del presbiterio) si addizionano a questa pianta, che si apprezza al meglio da sotto la cupola. Molti dipinti di grande interesse sono conservati nella Basilica. I più importanti sono: Madonna in trono e Santi di Sebastiano Ricci; l’Ultima Cena e Raccolta della manna di Jacopo Tintoretto (nel presbiterio); altre tele di Palma il Giovane, Domenico Tintoretto, Jacopo Bassano. Degni di nota anche gli stalli del coro, con bassorilievi di Albert Van der Brulle.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.