Pietro Oleari
OPINIONI D’AUTORE
PRENDERSI CURA È COSA BUONA E FECONDA
MONSIGNOR LUCIANO MONARI: C’È BISOGNO D’UMANITÀ Monsignor Luciano Monari è uno che … Correggio gli vuol bene! Biblista, direttore spirituale, vescovo, e ciò nonostante sempre disponibile ed amichevole coi gruppi frequentati a Correggio ed a Canolo fin dai primi anni settanta. Dopo essere stato vescovo di Piacenza e di Brescia, da 1995 al 2017, è ritornato a Sassuolo, la sua città d’origine, per fare il curato. Il suo magistero pastorale è vastissimo e tante sono le comunità con cui è in rapporto. Colto, saggio, autorevole, il suo dire è stimolante anche in senso laico e civile. Tanti correggesi non si stancano di ascoltarlo, dopo 50 anni, e continuano a chiamarlo semplicemente don Luciano. Faccio parte anch’io di questa tribù fortunata.
Don Luciano, Correggio non ti molla. Un legame tenace, frutto di una dichiarazione d’amore risalente agli anni settanta, che non si è persa. Come vescovo hai guidato diocesi dell’importanza di Piacenza e poi, ancora di più, di Brescia. Ma, confessa, ti è mancata Correggio? «Correggio è stata una delle prime parrocchie dove sono stato invitato per incontri coi giovani e certamente quella che ho frequentato più assiduamente. Si è formato un legame robusto, che resiste nel tempo. A Correggio abbiamo pensato, discusso, riflettuto;
ci abbiamo messo tutto l’entusiasmo e le energie, e anche un po’ di creatività. Insomma, è stata una stagione bella e rimane una memoria grata, che aiuta a vivere». Siamo in presenza dei lettori di Primo Piano, una tribuna civile: come possono essere interpellati, in tempo di pandemia, dal messaggio quaresimale? «La Quaresima è un tempo di conversione corale. Conversione vuol dire cambiare direzione; corale significa agire come popolo. Ora, che sia necessario cambiare strada, che molte cose
non funzionino, che molte speranze siano appassite non ha bisogno di dimostrazioni ed è problema che preoccupa tutti, credenti o non credenti. L’interrogativo è: debbono cambiare gli altri o debbo cambiare io? Cambiare gli altri è un’impresa titanica che supera le nostre forze; cambiare noi stessi è, almeno in parte, in nostro potere. Cominciare da qui, dal mio tentativo di cambiare in meglio; e siccome facciamo il cammino insieme il mio cambiamento produce anche qualche cambiamento negli altri, e quindi un cambiamento sociale». E la Pasqua cosa ci dice? «Che la paura della morte è relativizzata. Nella lettera agli Ebrei c’è scritto che il diavolo si serve della paura della morte per rendere gli uomini schiavi e cattivi. La risurrezione di Cristo, relativizzando il potere della morte, aiutandoci a superarne la paura, produce degli spazi di speranza e di libertà. E così Paolo può scrivere: “Io sono persuaso che né morte né vita, né presente né avvenire, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore”. Questo si chiama: libertà». Tempo di speranza, dunque. Ma questa prospettiva sulla speranza, oggi, nella sofferenza portata
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primo piano
Monsignor Luciano Monari con Papa Francesco in Santa Marta, Città del Vaticano, settembre 2018
aprile 2021