Indiani d'America

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A Olga Newborg Wertz, madre e insegnante di storia, che per prima mi ha spinto a studiare e ad apprezzare il passato. Titolo originale: The Native American Experience Pubblicato nel 2010 da Andre Deutsch Limited, divisione di Carlton Publishing Group 20 Mortimer Street London W1T 3JW Design copyright © Andre Deutsh Limited 2010 Testo copyright © First Person Productions Limited

Responsabile editoriale: Vanessa Daubney Project editor: Jennifer Barr Editor: Nicky Jeanes Art Editor: Russell Knowles Design aggiuntivo: Sooki Choi, Mercer Design, London Controllo della produzione: Rachel Burgess Traduzione dall’inglese: Alessia Piovanello Fotocomposizione: Graphic Art 6 s.r.l. – Roma Stampato in Cina Prima pubblicazione italiana (titolo Indiani d’America – Foto, testimonianze e documenti rari) Copyright GREMESE 2010 © E.G.E. s.r.l. – Roma www.gremese.com Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, registrata o trasmessa, in qualsiasi modo o con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. ISBN 978-88-8440-650-7


INDIANI D’AMERICA FOTO, TESTIMONIANZE E DOCUMENTI RARI

JAY WERTZ


Sommario Introduzione ¤ 5 Le origini – La migrazione verso l’emisfero occidentale nell’era glaciale ¤ 6 Le tracce degli indigeni ¤ 8 Le tribù delle foreste e orientali ¤ 10

Gli indiani d’America e la guerra civile ¤ 38 Coloni, allevatori e indiani d’America ¤ 40 Gli ultimi grandi guerrieri – I Dakota e le altre tribù delle Pianure ¤ 42

I conquistadores e le tribù del sud-ovest ¤ 12

Gli ultimi grandi guerrieri – Apache e Comanche ¤ 44

Gli effetti della colonizzazione inglese e francese ¤ 14

Le tribù dell’Alaska e dell’Artico nell’era dell’industrializzazione ¤ 46

Primi arrivi sulla costa nord-occidentale ¤ 16

Assegnazioni e riforme – I nativi americani entrano nel XX secolo ¤ 48

La colonizzazione spagnola del Nuovo Messico ¤ 18 L’insediamento dei Cherokee e di altre tribù nel sud-est ¤ 20 I Seminole e la scoperta della Florida ¤ 22 La guerra franco-indiana ¤ 24 Il sistema delle missioni californiane ¤ 26 L’influenza russa nel nord-ovest ¤ 28 Gli Stati Uniti e le popolazioni autoctone ¤ 30 I nativi americani incontrano Lewis e Clark ¤ 32 Il Servizio Affari Indiani e le prime riserve ¤ 34 La corsa all’oro e i coloni sfidano le tribù della California ¤ 36

Il New Deal, la riorganizzazione e il Termination Act ¤ 50 La guerra al fianco dei nemici – I nativi americani soldati ¤ 52 La migrazione urbana degli indiani d’America ¤ 54 Indiani d’America famosi ¤ 56 L’arte e la letteratura dei nativi americani ¤ 58 Andare avanti senza dimenticare il passato ¤ 60

Indice analitico ¤ 62 Crediti ¤ 63


Introduzione

N

ativi americani: è senz’altro il più corretto appellativo, tra quelli in uso, per definire i protagonisti di questo libro. Che siano arrivati attraversando la lingua di terra che collegava l’America del Nord all’Asia, come vuole una teoria di vecchia data, o in seguito a una serie di migrazioni via mare, come suggeriscono nuove ricerche, resta il fatto che furono di sicuro i primi abitanti del continente americano, e possono pertanto usare di diritto il termine “nativo”.

Tra le popolazioni più stereotipate nella storia del genere umano, i nativi americani sono stati oggetto di una gran quantità di equivoci nei cinque secoli di contatti con gli europei. Lungi dall’essere dei “selvaggi”, come furono etichettati per secoli, essi possedevano una straordinaria conoscenza del territorio che occupavano e delle creature che li circondavano. Sebbene la tecnologia non fosse l’aspetto prominente delle loro culture, ne era comunque parte; fu invece la loro spiritualità a divenire un elemento complesso e di estrema importanza nella loro civiltà. Quel che i nativi americani non avevano in origine era una lingua scritta, sebbene usassero comunicazioni pittoriche che saranno discusse in questo libro. Pertanto, potrà sembrare forse inusuale ricostruire la loro storia in un’opera ricca di documenti. Ma in realtà, la forza di questo lavoro sta proprio nel fatto che quei documenti possono rivelare non soltanto gli eventi, ma anche le loro più varie dinamiche. I contatti con gli europei e, in seguito, con gli euro-americani, hanno fatto parte integrante della storia dei nativi americani negli ultimi cinquecento anni. Nessun aspetto della loro vita è sfuggito all’influenza dei bianchi, degli afroamericani e dei più recenti immigrati giunti nell’emisfero occidentale. Dunque i trattati, le mappe, le assegnazioni di terra e le dichiarazioni che riflettono le interazioni tra essi e le altre culture sono di grande aiuto per comprendere il corso della loro storia. Analogamente, i nativi esercitarono un’influenza di ampio respiro sugli ultimi immigrati nel Nuovo Mondo, e il loro enorme impatto sugli aspetti politici, economici e sociali del Nord America si è perpetuato nei secoli. Attraverso la combinazione di documenti testuali e visivi – alcuni già noti, altri più rari –, in questo libro viene offerto un quadro di numerosi aspetti della storia e della vita dei nativi americani. È mia fervida speranza che quest’opera, influenzata da ben più ampie fonti sia scritte che orali, serva da guida per ulteriori ricerche e studi sulla ricca eredità lasciata dai suoi protagonisti.

Jay Wertz Los Angeles, California


Le origini – La migrazione verso l’emisfero occidentale nell’era glaciale

“D

a dove veniamo?” è un quesito ricco di suggestioni che nella storia dell’uomo ha assunto molte forme, dalla semplice ricostruzione di alberi genealogici a ricerche più approfondite, sino a complessi studi scientifici e interdisciplinari, volti a sviluppare teorie e a raggiungere conclusioni sulle origini della specie umana. E non fanno eccezione i nativi americani: popoli che per migliaia di anni hanno vissuto nell’emisfero occidentale, le cui culture tenevano in grande considerazione la famiglia e le radici spirituali. Di conseguenza, lo studio delle loro origini richiede grande attenzione.

La ricerca sulle origini dei nativi americani è un processo dinamico ancora aperto. Per secoli si sono susseguite teorie, spesso fantasiose, sull’arrivo dell’uomo primitivo nell’emisfero occidentale. Tra queste, una sosteneva che fosse giunto dall’Europa su piccole barche, seguendo la rotta nord-atlantica ripercorsa in seguito dai vichinghi. Poi, all’inizio del XX secolo, scoperte fortuite combinate con avanzate tecniche scientifiche hanno dimostrato che gli esseri umani seguirono le migrazioni di animali che, durante il Pleistocene, dall’Asia nordorientale (l’attuale Siberia) si spostarono nel continente americano. Circa 50.000-80.000 anni fa, durante la grande era glaciale – che di fatto vide i ghiacciai polari avanzare e ritrarsi – la terra di Bering apparve e poi scomparve in cicli successivi, formando un ponte tra Asia e Alaska. Attraverso quella lingua di terra l’uomo poté in più occasioni seguire grandi mammiferi, o in alternativa muoversi verso est su imbarcazioni. Gli archeologi sono in grado di comprovare la presenza di questi uomini primitivi nel Nuovo Mondo,

IL RUOLO DEGLI ARCHEOLOGI Lo studio dell’uomo preistorico si basa sul lavoro di diverse discipline scientifiche. Pur in mancanza di documenti scritti, molto può essere dedotto sui paleo-indiani grazie alle tracce fisiche scoperte, recuperate e interpretate dagli archeologi. Il loro campo d’azione è negli scavi, termine attribuito a ogni luogo di ritrovamento di reperti sia in superficie, più o meno interrati, o sott’acqua. Dagli scavi i fossili passano poi al laboratorio, dove viene impiegato un certo numero di tecniche di identificazione. Infine, i risultati degli archeologi saranno comparati con il lavoro di geologi, meteorologi e altri ricercatori per le conclusioni sugli oggetti e i resti scoperti.

oggi definiti dagli scienziati “paleo-indiani”, grazie al rinvenimento di manufatti umani misti a ossa animali. I paleontologi, esaminando i resti fossili di animali del Pleistocene quali mammut, mastodonti, bradipi e tigri dai denti a sciabola, fecero la prima scoperta di reperti misti a Folsom, nel Nuovo Messico, nel 1926, trovando la prima chiave per datare lo stanziamento dei paleo-indiani. Ulteriori scoperte seguirono nel Nuovo Messico, in Colorado, Cile, Messico e altrove. I dati trovarono conferma nelle nuove tecniche scientifiche, come la datazione del Carbonio14, che usa il fenomeno naturale del decadimento radioattivo degli isotopi per indicare l’età delle materie organiche. Sulla base di questi e altri dati, è stata sviluppata una teoria unificata secondo cui, dagli iniziali insediamenti in Siberia, i paleo-indiani attraversarono la terra emersa di Bering in cerca delle grosse fiere, la fonte di cibo che li aveva preceduti. Seguirono i sentieri liberi dai ghiacci del versante orientale delle Montagne Rocciose e si stabilirono in Nord America, o proseguirono verso

A SINISTRA Il mastodonte e il mammut erano due diverse specie di pachidermi dell’era glaciale. Questo scheletro di adulto è stato rinvenuto praticamente intatto nello Stato di New York. La riproduzione grafica del mammut lanoso è stata realizzata sulla base di scoperte paleontologiche.

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SOPRA A SINISTRA Scheletro di tigre dai denti a sciabola, carnivoro del Pleistocene che nella tarda era glaciale contendeva la selvaggina all’uomo. SOPRA Bifacciale, o amigdala, rinvenuto negli scavi del lago Manix, nel deserto del Mojave in California, che si ritiene risalga a 14.500 anni fa. Dalla scheggiatura di questa pietra l’uomo ricavava frammenti per tagliare o grattare. Il processo continuava fino a ridurre la pietra a un’anima cui dava la forma di punta di lancia.


A DESTRA L’atlatl, o propulsore, era l’arma da caccia più usata dai paleo-indiani. Sfruttava un semplice peso e il principio meccanico della leva per aumentare la forza dell’avambraccio del lanciatore.

IL RUOLO DEGLI ANTROPOLOGI L’antropologia studia l’uomo soprattutto dal punto di vista culturale. Nel caso dei paleo-indiani, i documenti di cui disponiamo sono troppo esigui per attestare l’esistenza di una gerarchia sociale complessa, scenario che muta con l’evolversi dei nativi americani preistorici. Gli uomini primitivi prendevano il nome dalla località in cui venivano rinvenuti, da qui l’Uomo di Folsom, ad esempio. Gli antropologi partono dalle conclusioni di archeologi e altri scienziati per arrivare a modelli culturalmente distinti. Spesso lavorano fianco a fianco con gli archeologi nei siti. Il celebre antropologo Louis Leaky nel XX secolo partecipò agli scavi di Calico, nel deserto del Mojave, e il suo lavoro aiutò a portare alla luce l’Uomo di Calico.

A DESTRA Esemplari di punte di Folsom e Clovis (dal nome di due ritrovamenti nel Nuovo Messico). L’estremità della punta veniva scanalata al centro, per assicurarla in modo più efficace a una lancia di legno.

sud sino in Messico. Singolarmente o in piccoli gruppi catturavano, uccidevano e spartivano la preda con l’aiuto di arnesi di pietra, come quelli ritrovati tra ossa animali a Folsom e in altri luoghi. L’assenza di ossa umane in quei siti indica che la caccia vide l’uomo trionfare sulla sua preda e rivale, i mammiferi carnivori. Successive migrazioni umane, insediatesi in Alaska e attorno al Circolo Polare Artico, potrebbero aver usato barche per attraversare lo stretto circa 7000 anni fa, quando il mare iniziò a coprire Bering. Le prede di queste popolazioni, pesci e mammiferi marini del Pleistocene, testimoniano la loro familiarità con uno stile di vita marittimo. Ma questa teoria unificata pone fine alle ricerche sulle origini dei nativi americani? Certo che no. Col passare del tempo, nuove scoperte e tecniche hanno sollevato ulteriori quesiti da risolvere. Nel deserto del Mojave, in California, il ritrovamento di manufatti in pietra presso una rivendita di attrezzi ha alimentato per decenni speculazioni sulla possibilità di far risalire a oltre 35.000 anni fa la prima presenza dei paleo-indiani. Altre scoperte in Cile e sugli Appalachi mettono in discussione le tradizionali teorie sulla datazione e persino sulle origini di altre migrazioni nell’emisfero. Gli sforzi combinati degli scienziati continueranno a portare nuove scoperte a sostegno o a rettifica delle attuali convinzioni.

A SINISTRA Scheletro dell’antenato del cavallo moderno, fonte di cibo per i paleo-indiani, che non usavano gli animali per il trasporto o il tiro. SOTTO Fossile di cucciolo di mammut rinvenuto nel limo del letto di un fiume della Florida.

A SINISTRA Ricostruzione di una battuta di caccia al mammut dei paleo-indiani. Sullo sfondo bisonti dalle corna lunghe. Quando un animale veniva ferito, i cacciatori lo inseguivano finché, stremato dalla perdita di sangue, non cadeva a terra morto.

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