I film di Elizabeth Taylor

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Cleopatra (1963) (CLEOPATRA)

Regia: Joseph L. Mankiewicz – Soggetto: basato sulle storie di Plutarco, Svetonio e Appiano, e sul romanzo La vita e i tempi di Cleopatra di Carlo Maria Franzero – Sceneggiatura: Joseph L. Mankiewicz, Ranald MacDougall e Sidney Buchman – Fotografia (DeLuxe in Todd-AO): Leon Shamroy – Fotografia 2a unità: Claude Renoir e Pietro Portalupi – Effetti fotografici speciali: L.B. Abbott ed Emil Kosa Jr. – Musiche: Alex North – Direzione della scenografia: John DeCuir – Scenografi:

Jack Martin Smith, Hilyard Brown, Herman Blumenthal, Elven Webb, Maurice Pelling e Boris Juraga – Arredamento: Walter M. Scott, Paul S. Fox e Ray Moyer – Montaggio: Dorothy Spencer – Coreografia: Hermes Pan – Costumi: Vittorio Nino Novarese – Costumi di Elizabeth Taylor: Irene Sharaff – Parrucchiere di Elizabeth Taylor: Vivienne Zavitz – Produzione: Walter Wanger per 20th Century Fox – Durata: 243 minuti – Origine: Stati Uniti. ◗ Interpreti e personaggi: Elizabeth Taylor (Cleopatra), Richard Burton (Marco Antonio), Rex Harrison (Giulio Cesare), Pamela Brown (gran sacerdotessa), George Cole (Flavio), Hume Cronyn (Sosigene), Cesare Danova (Apollodoro), Kenneth Haigh (Bruto), Roddy McDowall (Ottaviano), Martin Landau (Rufio), Andrew Keir (Agrippa), Robert Stephens (Germanico), Francesca Annis (Eira), Gregoire Aslan (Potino), Martin Benson (Ramos), Herbert Berghof (Teodoto), John Cairney (Febo), Jacqui Chan (Loto), Isabelle Cooley (Carmiana), John Doucette (Achille), Andrew Faulds (Cani-

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dio), Michael Gwynn (Cimbro), Michael Horden (Cicerone), John Hoyt (Cassio), Marne Maitland (Eufranor), Carroll O’Connor (Casca), Richard O’Sullivan (Tolomeo), Gwen Watford (Calpurnia), Douglas Wilmer (Decimo), Marina Berti (regina di Tarso), John Karlsen (gran sacerdote), Loris Loddi (Cesarione all’età di quattro anni), Jean Marsh (Ottavia), Gin Mart (Marcello), Furio Meniconi (Mitridate), Kenneth Nash (Cesarione all’età di sette anni), Del Russell (Cesarione all’età di dodici anni), John Alvar (Valvo), Laurence Naismith (Archesilao), John Alderton

(in questa pagina) Insieme a Richard Burton con indosso uno degli oltre 250 costumi di scena del personaggio. Qui siamo al banchetto in onore di Marco Antonio sulla nave della regina, fra scenografie sontuose e orpelli al limite del kitsch. (pagina a fianco) Cleopatra è uno dei film più costosi della storia del cinema, sul quale sono stati scritti volumi interi. Durante le riprese sbocciò l’amore fra Elizabeth e il protagonista maschile Richard Burton. Quella di Elizabeth non è forse la migliore Cleopatra portata sugli schermi, ma certo ha il merito di avere dato alla regina d’Egitto il suo più inconfondibile volto cinematografico.


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(primo ufficiale), Peter Forster (secondo ufficiale). ◗ Il film: Con Venere in visone, il lungo contratto che legava Elizabeth Taylor alla Metro-Goldwyn-Mayer giunse a scadenza, e l’attrice fu dunque libera di prendere parte a questa produzione della 20th Century Fox, rimasta per molti anni la più costosa della storia del cinema: ben 40 milioni di dollari. Ugualmente astronomico il compenso record riconosciuto a Elizabeth: un milione di dollari. Il personaggio di Cleopatra era già stato interpretato da Theda Bara nel 1917, da Claudette Colbert nel 1934, da Vivien Leigh nel 1945 e da Rhonda Fleming nel 1954, ma è con la Taylor che raggiunse l’apice della notorietà in tutto il mondo. Le riprese, cominciate a Londra sotto la direzione di Rouben Mamoulian e con Peter Finch e Stephen Boyd nei rispettivi ruoli di Giulio Cesare e Marco Antonio, subirono una prima battuta d’arresto a causa del pessimo clima inglese e soprattutto della salute della protagonista, ammalatasi gravemente. La lavorazione poté riprendere solo più di un anno dopo, con la Taylor miraco-

losamente scampata alla morte e ormai ristabilita, il set trasferito negli studi di Cinecittà a Roma, la direzione di un nuovo regista e due nuovi interpreti maschili, Rex Harrison e Richard Burton. Cleopatra venne concluso nel 1963 ed è ricordato come il film dei record e dello scandalo: il kolossal dei kolossal, con più di 6000 comparse, 150 costumi per la sola protagonista, oltre quattro ore di durata e la grande passione d’amore sbocciata tra la Taylor e Burton, entrambi già sposati. Grazie anche all’enorme pubblicità scaturita dalla relazione adulterina tra le due star, il successo di pubblico fu enorme. Non dello stesso parere la critica, che quasi unanimemente giudicò il film un fumettone di scarsa verosimiglianza, ambientato in un Egitto molto più simile a Beverly Hills che all’assolata terra dei faraoni e interpretato da una Taylor-Cleopatra frivola e anacronistica. Nove le candidature, tra le quali quella per il miglior film – vinta poi da Tom Jones –, e quattro le statuette ottenute nelle categorie tecniche minori: migliore scenografia, migliori arredamenti, migliori costumi e migliore fotografia a colori. ELIZABETH

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◗ Il soggetto: Cleopatra, erede al trono d’Egitto, contende la corona al fratello Tolomeo. La presenza di Giulio Cesare e l’influenza che Roma esercita sul territorio egiziano favoriscono gli intrighi dell’astuta regina, che attraverso le proprie arti seduttive conquista lo scettro del potere. Cesare e Cleopatra diventano amanti e hanno un figlio, Cesarione. La regina, orgogliosa di aver dato un erede al grande Cesare e determinata a unire l’Egitto a Roma in un unico grande Impero, decide di fare il proprio trionfale ingresso nella città eterna, ma poco dopo il suo arrivo Cesare viene assassinato in seno a una congiura. La regina è costretta a rientrare in Egitto per salvare la propria vita e quella di suo figlio. Trascorso qualche anno, Marco Antonio, valoroso generale amico di Cesare – del quale ha vendicato la morte – incontra Cleopatra e se ne innamora. Le vicende politiche e l’ambizione smodata di Cleopatra costringono Marco Antonio a decisioni affrettate che gli guadagnano l’appellativo di “nemico di Roma” e offrono un buon motivo a Ottaviano per muovere guerra all’Egitto e ai due amanti. Dopo la battaglia di Azio, ormai sconfitti Antonio e Cleopatra si ritirano ad Alessandria, dove si danno la morte. ◗ La critica «Celebre megakolossal americano costato una fortuna […]. Un fumettone elefantiaco e pacchiano che si guadagna quattro Oscar minori, mandando però in crisi (finanziaria) la Fox e (psicologica) Richard Burton. Certo che alla fiammeggiante Liz tutte curve e moine è proprio impossibile resistere». Massimo Bertarelli, IL GIORNALE «La parte del leone la fa naturalmente Elizabeth Taylor. Francamente, da un punto di vista di sensibilità di interprete, l’abbiamo incontrata in occasioni migliori, qui un po’ la opprime la pompa di cui è circondata, ma ha realmente tutto quel fascino cui gli antichi scrittori attribuirono la rovina di Roma e ha degli occhi stupendi, da sortilegio». Gian Luigi Rondi, ORIZZONTI «Anche Elizabeth Taylor, sinora ammirevole, non sa più animare la sua eccezionale e assai gelida bellezza della necessaria partecipazione psi-


(pagina a fianco) Con Rex Harrison, Giulio Cesare nella prima parte del film. I due grandi amori della regina del Nilo sono narrati in maniera indipendente; nelle iniziali intenzioni di Joseph L. Mankiewicz essi avrebbero dovuto dar vita a due film distinti, intitolati rispettivamente Cesare e Cleopatra e Marco Antonio e Cleopatra. (in questa pagina) Ancora con Rex Harrison. L’attore ricevette le critiche migliori di tutto il cast, per la sua convincente, ben delineata caratterizzazione del dittatore Cesare. (pagina successiva) Insieme a Roddy McDowall nel momento della sconfitta. La regina non subirà l’onta di essere trascinata a Roma quale simbolo del trionfo di Ottaviano, preferendo togliersi la vita. McDowall, amico di Elizabeth e appassionato fotografo, per la propria collezione privata realizzò sul set del film – ma anche in numerose altre occasioni – splendidi servizi fotografici dell’attrice.

cologica agli eventi. Gli atteggiamenti ieratici le si addicevano. Sfido io, con quegli occhi! Le riuscivano anche le bizze e le malizie della Cleopatra ancora fanciulla. Sfido io, con quel caratterino! Non le riesce viceversa di esprimere apprezzabilmente l’esplodere delle passioni della Cleopatra tragica. E quanto più si agita, tanto più collabora acchè la tragedia volga in fumetto». IL MESSAGGERO «La povera Taylor cerca di fare il più possibile Cleopatra: ma soltanto 101

quella suggerita dal regista, il signor Joseph Mankiewicz, non certo quella della storia o degli storici». Piero Santi, IL GIORNALE DEL MATTINO «Quanto a Elizabeth Taylor, quando non è troppo drappeggiata è assai bella, giustificando sia le passioni degli antichi che dei moderni. Non va giudicata severamente come attrice per la buona ragione che in questo film il personaggio di Cleopatra è abbastanza fuori registro. Era un fenomeno di ambiguità e di dura ambizione, mentre qui il personaggio deve dividersi


continuamente tra la passione d’amore, violenta ed esclusiva, e la ieraticità di una semidea orientale. Non ce l’avrebbe fatta nemmeno Greta Garbo nei suoi anni migliori». IL GIORNO

ria antica una luce di grettezza contemporanea, di isterismo capriccioso e di squallore». Tullio Kezich, IL FILMSESSANTA – IL CINEMA DEGLI ANNI 1962-1966, Milano, Edizioni Il Formichiere, 1972

«Quella che vediamo sullo schermo è una piccola borghese americana, scollatissima e tracagnotta, che stuzzica un Marcantonio con il bicchiere sempre in mano e subisce il fascino di un Giulio Cesare che sembra sul punto di mettersi a cantare una “song” di My Fair Lady. Tutti gli sforzi di Joseph L. Mankiewicz per dare uno spessore psicologico ai protagonisti della storica vicenda portano al risultato di immiserirne la statura. Sicché il film appare perpetuamente in bilico fra il grosso e il meschino, fra la grandiosità di alcune scene spettacolari mal distribuite nell’economia del lunghissimo racconto e il tono irrimediabilmente pettegolo delle scene fra i protagonisti. L’identificazione dei due famosi amanti con i loro interpreti, che ha tanto deliziato i press-agents della produzione, non ha giovato al film: proietta su un episodio alto e misterioso della sto-

«Ormai Elizabeth Taylor non è più tanto una attrice, quanto una delle meraviglie della natura, come le cascate del Niagara e le Alpi. È stato merito del regista riuscire a rivelare ciò che è diventata: la donna più famosa del secolo, forse di tutti i tempi, che, perfettamente truccata, con le nudità fasciate da una veste d’oro (la cinepresa vaga di continuo esplorando il suo giustamente celebrato décolleté) passa dal letto al bagno, da Cesare a Marco Antonio non con i connotati di una oscura regina dell’antichità, ma con quelli di una bambola vivente tanto sexy e tanto alla moda, che, vedendola, la vera Cleopatra sarebbe morta per i morsi dell’invidia e non per quelli dell’aspide». Brenda Gill, THE NEW YORKER «Uno dei più grandi film epici di tutti i tempi. […] Ci troviamo dinnanzi a personaggi credibili, concepiti con ELIZABETH

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maturità e inseriti in un contesto fitto di intrighi politici e lotta per il potere personale. La Cleopatra di Elizabeth Taylor è una donna di forza e dignità, dominata da una potente ambizione di conquistare e dominare il mondo. Bosley Crowter, THE NEW YORK TIMES «Nonostante la grande bellezza, Elizabeth Taylor semplicemente non possiede la gamma emozionale – nel controllo della voce o nel movimento in scena – per equilibrare in modo consistente la perfezione professionale di Rex Harrison, superlativo nel ruolo di Giulio Cesare, il conquistatore e l’amante di Cleopatra, o di Richard Burton nel ruolo del passionale, travagliato ed infine tragico Marco Antonio. Malgrado tutto, la Taylor, qua e là, riesce a mettere insieme qualche scena d’effetto con entrambi gli attori». Jessie Zunser, CUE


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