Un giovane di campagna.qxd
12-01-2010
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1 Il postino mi ha dato la lettera di Paola mentre andavo a casa di mio zio. L’ho letta rapidamente. Sono rimasto contento che si è fatta una scorpacciata di paesi, passando sull’auto, e che è arrivata bene, sebbene stanca. Le sue parole mi hanno allargato l’orizzonte. Vorrei averla qui vicino a me e mostrarle la mia casa ai piedi del colle, il gelso che conosce i nostri segreti, il fico che ho piantato quando avevo sei anni; le vorrei far vedere le mie montagne piene di olivi e di mortelle, i rivi che ora non scorrono, il noce alto, il carrubo nodoso, il mandorlo che fiorisce per primo, i girasoli che si alzano spilungoni in mezzo all’orto; le vorrei far conoscere le mie mucche dalle corna a mezza luna, il mio pollaio con venti galline e un gallo, i miei cani bastardi, la mia famiglia che resterebbe incantata di fronte al sorriso di una ragazza bella e sconosciuta. 2 Mi dicono per via che non tarderà molto e ci metteranno la luce. Hanno visto infatti alcuni uomini vestiti per bene prendere misure per la campagna. Ma io non ci spero molto. Anche due anni fa abbiamo visto degli sconosciuti aggirarsi per questi campi con rolline e picchetti. – Appena la metteranno, – dice Erasmo, – io mi faccio la televisione. – Io metterò le lampadine dappertutto, – dice Francesco, – così non mi alzerò più la mattina col naso pieno di fumo. – Guardate là, sembra sangue, – esclama il figlio di Francesco. Ci volgiamo all’orizzonte. Il sole è in mezzo a una nuvola densa e arrossata.
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