È appena iniziato l’anno accademico. Non che questo significhi granché, tranne forse per
il fatto che io, come altri spero, ho sempre considerato il puntuale ed incontestabile giorno
in cui si azzerano gli orologi, si stappano le bottiglie e si brinda al nuovo anno come un
momento poco interessante: i buoni propositi li ho sempre fatti a Settembre. Un delta
temporale più ampio, un mese intero in cui dire una cosa un giorno e cambiare idea il giorno
dopo, il tutto ripetibile almeno 15 volte: cosa altrimenti impossibile da fare, ossessionati da
un countdown con scadenza improrogabile che si avvicina di secondo in secondo. Inoltre un
atteggiamento più razionale, nessuna necessità di divertimento ma anzi, sensazioni sempre
più melanconiche come ricordo dell’ingiustificata euforia estiva, che piano piano è andata scomparendo con il passare dei giorni.