C14 Journal 12

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JOURNAL N. 12

D I S P L AY

BRANDING

SHOPPING A NEWSPAPER ABOUT OUR WORK ON Design_Architeture_Exhibition_Light_Retail_Stories_Life_Attitude_Stuff_Suggestions


2 H O M E W W W.G RU PPOC14.COM VIA MORIMONDO 26 20143 MIL ANO T +39 02 4 8 958 49 4 F +39 02 89 078553

C L I E N T S L O V E U S ACCADEMIA DEL PROFUMO AEM - MILANO AMDL APRILIA ASTI SPUMANTE AUTOGRILL ASICS BALLANTYNE CASHMERE BANCA SELLA BARABAS B E AU T E PR E S T I G E I N T E R N AT I O N A L B E N E L L I - B E R E T TA BRUNI GLASS CANALI C APGEMINI ER NST-YOU NG C AT E R P I L L A R CAUDALIE CIELO VENEZIA CITROEN CM COIMA COMUNE DI MILANO CO M U N I TÀ EU RO PE A CO N SO R ZI O VA LT EL L I N A COREPLA DEDAR DELOITTE DEUTSCHE BANK DPR DUPONT ENEL ENIT EXYTUS EYEPETIZER FEDERMOBILI FERRERO FINANZA E FUTURO FRAU FRESCOBALDI G A Z ZE T TA D E L LO S P O RT GENERALI PROPERTIES GEOSPIRIT GILERA GRUPPO OBI GQ-CONDÈ NAST GUZZI HAIER HINES H3G-(TRE) HOTEL CHIAR AVALLE HOTELPLAN I L LY I N A A SS I TA L I A INDA INFOSTRADA-IOL INTEL I TAC A IT’S COOL IULM JEAN PAUL GAUTIER JOB PILOT KITON KODAK LANCASTER LA RISTOSALUMERIA LEGA CALCIO LEVI’S LG ELECTRONICS LOGAN LOROPIANA L’ O R E A L LUNGARNO

W E L O V E

C L I E N T S

LUXOTTICA ALEXANDER BELLMAN MALIPARMI M A N I FAT T U R E TA B A C C H I F I R E N Z E M AT T E O N O B I L I MARNI ALESSANDRA LEMARANGI MARTINI 6 FLORIANA CESCON MINISTERO DEI TRASPORTI ELISA ARINI MONDADORI F E D E R I CO M O N TAG N A MOTOROLA OSC A R V I TA L E MT LIGHTS GIULIA CELSI NESTLÈ CHIARA CORSINI NIELSEN ROSSANA MARCIANÒ NIKON ALESSANDRA SASSONE NOKIA R I TA N I G RO O M - F I AT ALINE LOBO ORLANDINOTTI MARCO BOTTERO O R S I N G H E R O RT U AV VO C AT I HENG CHEN PAOL A D’ARC ANO K AT E M I TC H E L L PARTESA C A M I L L A G UA I TA PEUTEREY PHARD PIAGGIO PIRELLI PISA OROLOGERIA PLANTRONICS P L AY T E A M POLIEDRO P O M E L L ATO POSTCARD PROGETTO CMR PUBLICONTROL R A D I O E V I D E O I TA L I A S M I RAGNO RECARLO REGIONE LOMBARDIA REPI SAFILO SAMSONITE EDITOR IN CHIEF SAMSUNG ALEXANDER BELLMAN SARA ASSICURAZIONI MANAGING EDITOR SARAS PETROLI ELISA ARINI SHELL GIULIA CELSI SIEMENS CONTRIBUTOR TO THE ISSUE SKY TV FLORIANA CESCON S TA LTO P S COPY EDITOR ST MICROELECTRONICS C A M I L L A G UA I TA SWAROVSKI T R A N S L AT I O N S WATC H G RO U P K AT E M I TC H E L L SWISS & GLOBAL GRAPHIC DESIGNERS TELECOM ALEXANDER BELLMAN TESTORI ELISA ARINI TIMBERLAND GIULIA CELSI TISCALI HENG CHEN TOD’S TOSHIBA TO U R I N G C LU B I TA L I A N O TRENORD TRUNK&CO UNESCO UNICREDIT UNILEVER UVET AMERICAN EXPRESS VAC H E RO N CO N S TA N T I N VA LT U R V E L A SCO V I TA L I VIRGILIO VIRGIN VODAFONE WESTONE WHIRPOOL ZAF ZHEJIANG FOR D HOME FURNITURE

W E P U B L I S H


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DI ALEXANDER BELLMAN

Retail sweet retail. Ho troppo amato progettare la casa, per non amare anche la progettazione del suo contrario. È il mio solito istinto di libertà, lo spiritaccio di frontiera che spinge a guardare al di là degli steccati, a entrare in un mondo ma anche nel suo opposto, come percorrendo una scala di Esher. Affrontare l’altro. Il negozio è il contrario speculare della casa. Se lì ogni cosa è intima, anche il lato più mondano, nel retail tutto è aperto e pubblico, anche l’intimo. Ed è proprio questa dimensione emozionale, conflittuale, che ha travolto come uno tsunami il punto vendita. Il retail è il luogo dove il freddo brand universale entra a far parte della tua vita interiore, calda e personale. Non è più il posto delle merci, ma lo spazio dove “sentire” l’invisibile, non il luogo della vendita materiale, ma quello della non vendita dell’immateriale. Il pubblico privato, il privato pubblico. Non più negozi ma luoghi, non più luoghi ma simboli. Una sfida che non poteva non vederci protagonisti. Un paradosso che ci ha spinto a affrontare le strade più impervie. Se devo morire, che la mia morte sia sorprendente. Enjoy. Retail sweet retail. I adore designing houses, so as not to love designing their opposite. It’s my usual instinct for freedom, that wild frontier spirit that makes me look beyond the fenceposts and enter a world and and it’s opposite, like an Escher-designed staircase. Facing the other. A store is the exact opposite of the home. In the home everything is intimate, even the mundane is intimate, in contrast, retail is open to the public, even the intimate part. It is precisely this emotional, contrasting dimension, which has overturned stores like a tidal wave. The world of retail is a place where the cold universal brand comes into your war, personal, inner life. It is no longer merely a place for goods, it is a space where one can experience the invisible, not a place for the commerce of the material, rather it is the place for the non-commerce of the immaterial. The private public, the public private. No longer stores, but places, no longer places, but symbols. A challenge which couldn’t be without its protagonists. This paradox pushed us to face the most impervious of paths. If I have to die, then may my death be surprising. Enjoy.


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C14 e lo Shop , Oggi


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C’era una volta il negozio. Il luogo di vendita ha subìto, negli ultimi decenni, un impressionante cambiamento. Tutta colpa del commercio online? Anche. Ma non solo. Andiamo con ordine. Un tempo il negozio era, nei fatti, l’unico luogo deputato a comprare ciò di cui avevamo bisogno. Si andava in negozio perché, con le bancarelle del mercato, ci forniva l’unica possibilità per acquistare ciò che ci era necessario. Il negozio era figlio del bisogno: basta andare ancora in qualche piccolo centro del sud per capire il valore primo, essenziale del punto di vendita e cioè rendere fruibile facilmente, a tutti, l’acquisto di beni fondamentali, o comunque altrimenti non a disposizione. Da qui deriva la diffusione parcellizzata di tanti piccoli luoghi che in qualche modo replicano se stessi, l’offerta di uguali prodotti, delle medesime, identiche scelte. Poi anche in Italia sono arrivati i centri commerciali: pochi spazi di grandissima metratura con tanti piccoli punti di vendita specializzati attorno, come un castello col suo borgo. Anche la logica di vendita inizia a essere diversa. Il centro commerciale è una città dello shopping, il suo concetto è più simile alle vie dello struscio dei centri storici, dove ci si incontra e ci si conta. Cresce come un paese, alle cui vie cittadine sono state sottratte abitazioni e monumenti. Il negozio diviene la cornice colorata dei nostri momenti sociali di relax. La vetrina non indica solo un luogo né una funzione, ma è a suo modo uno spettacolo. Quando, finalmente, c’è l’esplosione dell’e-commerce, la vera altra faccia della vendita, il retail è già cambiato. La sua rotta non è più solo un invito all’acquisto e la merce, per quanto importante, è in fondo uno degli elementi della rappresentazione

Once upon a time there was the shop. In recent years this place for commerce has undergone consid-erable changes. Is it all because of online shopping? Partly, yes, but not entirely. Let’s start at the beginning. Once, shops were where people went to buy what they needed. People went to shops because, along with market stalls, they were the only place people could go to buy what they needed The shop was the daughter of necessity: all you have to do is to look at any small town in southern Italy to understand the basic, essential value of shops and the ability to buy staple items. This marked the beginning of the spread of fragmented small shops which in some way simply repeated themselves, they provided the same products, the exact same selection. Then shopping centres came to Italy: few large-scale areas surrounded by lots of small specialist retail shops, like a castle and its village. Even the logic of retail began to be different. The shopping centre is like a city designed for retail, it is similar to the main streets in the old part of a city, where people go to see and be seen. It grows like a town, where monuments and houses make way for high streets. Stores form a colourful framework for our moments of leisure and socialisation. The shop window does not only indicate a place or function, it is, in its own way, a show. When, finally, e-commerce took off, the actual other side of retail, retail had already changed. Its tra-jectory is no longer simply and invitation to make a purchase, and the goods, as important as they are, are in the end part of the elements of representation.


6 L’ e-commerce sembra mettere una pietra tombale sulla vendita in negozio. Se basta un click per avere a casa propria, in poche ore, tutto quello che si vuole, anche l’oggetto più esotico o introvabile, a cosa serve ancora un punto fisico dove vendere la merce? In effetti può sembrare che la digitalizzazione sia sul punto di cancellare la vendita reale, di toglierle qualsiasi futuro. Ma è vero l’esatto opposto. Forse i negozi saranno di meno, nel mondo di domani, e sarà meno capillare la rete di vendita al dettaglio. Diminuiranno nel numero, ma conteranno di più. E non solo perché nessun luogo consente di “incontrare” la merce come il punto vendita, di esaminare, toccare, provare ciò che desideri. Esistono altri motivi fondamentali, che poi stanno alla base della rivoluzione che il retail sta organizzando in questi anni. Il primo è legato proprio alle vie dello shopping. A chi di voi non è mai capitato almeno una volta in vita di andare in giro guardando le vetrine, senz’altro fine che distrarsi, sognare, senza voler acquistare proprio nulla, nella realtà? Il negozio è parte del teatro della nostra vita. È sfondo alle nostre avventure, e materia per i nostri sogni. Permette l’esperienza di un prodotto ma senza la necessità di legarlo a un acquisto. Se un tempo entrare in un negozio senza comprare poteva sembrare inelegante, quasi poco educato, oggi il retail è organizzato in modo da divenire piazza, mercato, luogo dove avere esperienza del prodotto senza altro obbligo che dedicarci del tempo. Il negozio consente di desiderare senza comprare. E non è cosa da poco. Slegare il brand dalla sua vendita ha liberato un’impressionante energia. Lo sviluppo della vendita online, da casa, a distanza, non ha annullato il valore del luogo di vendita come esclusivo luogo di scambio, ma ne ha esaltato altri aspetti, più misteriosi ma forse più importanti. Non si vendono più oggetti, ma valori, non si vendono cose materiali ma il loro significante, quello che le cose materiali nascondono. Oggi, il denaro è l’ultima cosa che conta, forse, nel retail. Se prima un negozio dove si trovavano dei vestiti era un luogo dove ci abbigliavamo, oggi è il posto dove il nostro immaginario si arricchisce di sogni, di possibilità, di nuove visioni. Teatro. Il negozio non è più primariamente un luogo dove si vende, ma un luogo dove si rappresenta. Va in scena l’immaginifica scena del brand e dei suoi valori. Luogo principe della filosofia del prodotto, spettacolo del desiderio, ambiente ove l’incommensurabile si può misurare e l’inafferrabile si può toccare con mano, lo spazio espositivo diventa il trait d’union tra la realtà e la fantasia che la realtà può eccitare.

E-commerce seems to be nailing the coffin closed in terms of shopping in stores. If all it takes is one click to have whatever you desire, even the most exotic or difficult to find item, delivered to your door in just a few hours, what is the point of a physical place for selling goods? In fact, digitalisation appears to on the point of erasing actual retail, of cancelling any type of future. But in truth, the exact opposite is actually true. Perhaps there will be fewer shops in tomorrow’s world, and the retail network will be reduced. There will be fewer, yes, but they will count for more. And not just because nowhere else allows consumers to “experience” the goods like a store, to touch, examine and try out the items we desire. There are other fundamental reasons behind the revolution which has been taking place within retail over the past few years. The first reason concerns shopping streets. Who has never, at least once in their life, wandered round looking at the shop windows, just to pass the time, daydream, with no real desire to buy anything at all? Shops are part of the theatre of life. The backdrop to our adventures, and material for our dreams. They allow the experience of a product to exist without it being bound to the purchase of said product. In the past, entering a shop without buying anything might have seemed rude, today retail is more like a town square, a market, a place where consumers can experience a product free from any obligation other than spending time on it. Shops allow us to desire without buying. That is quite something. Freeing products from their sale has liberated a considerable amount of brand energy. The develop-ment of online shopping, from home, long distance, has not erased the value of stores as an exclusive place for exchange, rather it has increased other aspects, aspects which are more mysterious and pos-sibly more important. Stores don’t sell objects anymore, they sell values, they don’t sell material things, they sell their mean-ing, that which is hidden inside the objects themselves Nowadays, perhaps money is the last thing which counts in retail. In the past, clothes shops were where we clothed ourselves, today it is where we fill our imagination with dreams, possibilities and new visions. Theatre. Stores are no longer primarily a place for commerce, they are a place for representation. Stores are the stage for brands and their values. The main place for brand philosophy, the show of de-sire, the environment where the immeasurable can be measured and you can touch the elusive, the display area becomes the trait d’union between reality and fantasy which reality can excite.


C14 e Lo Shop, Oggi

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8 I primi a re-inventare il luogo di vendita forse sono stati gli americani di Nike, quando aprirono sulla Quinta strada non un negozio ma un monumento alla marca, da visitare in ammirazione e silenzio come un museo a cui - bontà loro - non era legato un biglietto d’ingresso. In realtà il negozio contiene da sempre, a ben vedere, la potenzialità di un luogo di ammirazione. Le grandi strade del commercio, dagli Champs-Élysées alla nostra Montenapoleone, sono luoghi da sogno, inarrivabili, dove si può finalmente avere a pochi centimetri ciò che ai comuni mortali sarebbe precluso anche vedere. Ma è solo con gli anni Novanta che il negozio diventa inarrivabile anche per acquisti molto più modesti. Non bisogna essere ricchi per sognare delle scarpe da tennis. Ma bisogna entrare nel tempio del prodotto per comprenderne tutti i suoi valori, per viverne la dimensione immateriale. Il luogo così raffinato dove la nostra scarpa sportiva sfugge, si proietta un universo altro, al di sopra di noi. Il nostro ego con l’acquisto non si deve nutrire più solo dell’oggetto, ma della sua rappresentazione. Comprando, diventiamo attori sul palcoscenico del brand. Il luogo perde quindi ogni connotazione semplicemente economicista per diventare, paradossalmente, l’unico posto dove nessuno vuole vendere nulla, se non ciò che non puoi comprare. Non c’è più arte da una parte e vendita dall’altro. Se l’arte nel XXI secolo diviene valore economico, mercato, negozio, il negozio non solo è arte, ne è la sublimazione, la quintessenza. E artisti sono coloro che vi lavorano per rendere ciò che un tempo si chiamava vendita un’esperienza emozionale profonda, che tocca tutti i sensi, appagante al di là del venduto

The first to reinvent the retail space were probably the Americans, at Nike, when they opened not merely a store on Fifth Avenue, but a monument to the brand, a place to visit in admiration and in re-spectful silence, like a museum which - generously – was not bound to an entrance ticket. In actual fact, on closer inspection, stores have always had the potential for being a place to be ad-mired. The important retail streets, from the Champs-Élysées to our very own Montenapoleone, are the place for dreams, the unattainable, where we can finally get a good view of what is usually out of reach for common mortals. But it wasn’t until the Nineties that stores became elusive even for the most modest of products. You don’t need to be rich to dream of buying a pair of trainers. But you have to enter the temple of the product in order to understand its values, to experience the immaterial dimension. This super refined location where our sports footwear eludes us, projects an alternative universe, located way above our level. By buying here, our ego does not only feed off the object, it nourishes itself with the representa-tion of the object. Thus, we become players on the stage of the brand. And so the space loses simple economic connotations, and paradoxically becomes the only place where nobody wants to actually sell anything, except for that which cannot be bought. There is no longer art on one side or sales on the other. If art in the twenty-first century has become economic value, a market, a store, then stores are not only art, they are the sublimation, they are quin-tessential. And artists are the people who make what was once called retail a deep emotional experi-ence, which touches all the senses and is rewarding far beyond the transaction itself.


9 Non c’è nulla di meno materiale del materiale. I materiali sono gli strumenti dell’immateriale, il gorgo che ci inghiotte e ci trascina nelle viscere del possibile, ci risucchia nel mondo ovattato di ciò che sogniamo, non di ciò che compriamo, di ciò che possiamo essere, non di ciò che siamo. Distaccato dalla vendita, come Cezanne si staccò dal realismo, lo spazio espositivo non risponde alla vendita ma solo alla filosofia del vendere. Comprare non è solo possedere ma sempre un po’ essere posseduti. E il negozio ti possiede, al di là del comprare. In molte occasioni noi di C14 siamo davvero stati posseduti da un progetto: disegnare lo spazio del vendere obbliga a entrare in sintonia profonda con il brand. A comprenderne i valori, e ad accettarli. Invita a una connessione profonda con la società contemporanea, che va riassunta nell’immagine che lo spettatore ha di una vetrina, di un desk per l’accoglienza. Costringe alla velocità, alla sintesi, alla capacità di suggestionare. All’intelligenza del fare un passo in più degli altri. In questo numero ci piaceva raccontarvi qualche storia a riguardo.

There is nothing less material than material. Material is the instrument of the immaterial, the vortex swallows us up and drags us down into the guts of the possible, it sucks us into the padded world of what we dream about, not what we buy, of what we could be, not what we actually are. Once detached from the act of selling, just as Cezanne broke away from realism, the display space does not depend on selling itself but rather only on the philosophy of selling. Buying things is not just about possessing, it is always a little about being possessed. The shop pos-sesses you, apart from the act of buying. Many times, the C14 team really has been possessed by a project: designing a retail space obliges you to be totally attuned to the brand. You have to understand ita values and accept them. This creates a deep connection with contemporary society, which is sum-marised in the image the spectator has of a shop window, a reception desk. It encourages speed, con-ciseness, the ability to evoke emotion. The intelligence required to be one step ahead of everyone else. In this issue we would like to tell you some stories about this.


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Asics Showroom Milano

Un tempio dello sport, pensato da Alexander Bellman e C14 per sintetizzare l’anima del gruppo ASICS, fra i leader mondiali per scarpe, abbigliamento e accessori sportivi. Nello spazio industriale di via Morimondo 26 a Milano, dove si concentrano le realtà più innovative di diversi settori, lo show-room ASICS si sviluppa su 2 piani, cui se ne aggiunge un terzo dedicato agli uffici operativi, per un totale di oltre 1000 metri quadrati. A temple of sport, designed by Alexander Bellman and C14 to summarise the heart of the ASICS group, one of the leading companies specialising in sports footwear, clothing and accessories. In the industrial area in Via Morimondo 26 in Milan, home to an abundance of cutting-edge businesses in various sectors, the ASICS showroom covers two floors, as well as a third floor for the administra-tion department, making up a total of over 1000m2.

ASICS.

A GREAT SHOWROOM


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Improntato al principio che regge lo stesso marchio ASICS è l’acronimo di Anima sana in corpore sano - lo spazio è stato realizzato ponendo come primo obiettivo la ricerca dell’armonia e del benessere. C14 restituisce un’omogeneità stilistica ai piani dell’edificio pur mantenendo le specificità dei brand: al piano terra sono esposte le collezioni ASICS Tiger e Onitsuka Tiger, storico marchio di sneaker che riassume in sé i valori della cultura giapponese, dalla sapienza artigianale all’amore per le cose ben fatte. Il primo piano è dedicato, invece, alle collezioni più tecniche, declinate nei diversi sport: dal running al tennis, al volley, all’atletica. La parte centrale del settore ospita una grande area meeting e lounge che, a sua volta, affaccia su uno spazio gym; l’esposizione si sviluppa lungo il perimetro e costituisce una sorta di cornice degli ambienti. Resine in grigio chiaro cui si accompagnano fixtures in acciaio spazzolato, contrasti giocati tra il legno (acero o rovere naturale) e il nero, vetrate ampie che suddividono gli ambienti esaltando la struttura ariosa, dal fascino moderno: C14 sceglie questo concept per uniformare gli spazi, che vengono poi interpretati singolarmente caratterizzandone la destinazione.

Keeping in mind the principals behind the brand itself - ASICS is an acronym of Anima sana in cor-pore sano (a healthy soul in a healthy body) – the main aim of the design of this space was the pursuit of harmony and well-being. C14 created stylistic uniformity on each floor of the building while still preserving the specific nature of the brand: the ground floor is home to the display of the ASICS Tiger and Onitsuka Tiger collections, the historical sneaker which represents the values of Japanese culture – skilled craftsmanship and a love of well-made objects. Then, the first floor is given over to more technical collections for various different sports: ranging from running to tennis, volley ball and athletics. The central part houses a large meeting area and lounge which overlooks a gym; the displayed items are confined to the perimeter, resulting in a sort of frame around the various areas. Pale grey resin is juxtaposed with brushed steel fixtures, contrast is supplied by wood (maple and natural oak) and black, largescale windows divide the various areas and enhance the airy environment, the effect is very fresh and modern: C14 chose this concept in order to unify the spaces, which are then interpreted individually based on their particular function.


Asics Showroom Milano

Allineandosi allo spirito dell’azienda, che da sempre investe nella ricerca tecnologica e nell’innovazione del design, Bellman decide di preservare le caratteristiche dell’edificio, inventando senza stravolgerne lo spirito industrial: “La volontà progettuale è stata quella di non intervenire in modo troppo massiccio sull’esistente, ma di valorizzarlo a livello architettonico, aprendo il più possibile gli spazi e creando divisioni trasparenti per non intaccare il senso di vastità che vi si percepisce. Le particolarità del progetto vengono ricreate utilizzando materiali diversi a seconda della collezione esposta, in un’alternanza di materiali come legno, marmo e metallo”.

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In line with the spirit of the brand, which has consistently invested in technological research and design innovation, Bellman decided to retain the original features of the building in the new design whilst pre-serving the industrial spirit of the space: “The aim of the design was to avoid being too heavy handed with the existing structure, but rather to enhance it architecturally, open up the space as much as we could and create see-through divisions so as not to compromise the feeling of scale one experiences on ente-ring. Interest is added to the design by the use of different materials for each particular collection on di-splay – we alternated different materials namely: wood, marble and metal”.


Èilmarmoarabescato,infatti,ilprotagonistadelle sezioni dedicate alle ASICS Tiger: i toni del bianco e del nero esaltano la vocazione metropolitana della collezione, espressione lifestyle del brand, in abbinamento con i binari Artemide con luce lineare a emissione diffusa per l’illuminazione dell’area ingresso/reception. Un’impronta storica caratterizza gli espositori delle Onitsuka Tiger, prodotto simbolo delle origini del marchio: i listelli in rovere naturale a soffitto (da concept ASICS) sono stati riportati a parete e integrati nel complesso del sistema espositivo. Il risultato è un ambiente dall’estetica di grande nitore: qui ASICS si rivela proiettato verso il futuro, pienamente contemporaneo ma forte della consapevolezza del suo passa-to di successi. C14 ha chiesto qui la collaborazione di Roversi, che con la consueta cura è riuscito a valorizzare appieno i materiali proposti, consentendo loro di farsi autentici interpreti di quell’intreccio tra innovazione e tradizione che è l’anima di ASICS.


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Indeed, the star of the sections devoted to ASICS Tiger is arabesque marble: the black and white hues enhance the urban feel of the collection and underline the brand’s lifestyle expression, this is combined with Artemide track strip lighting with diffused emission for the entrance/reception area. A definite historical flavour characterises the display furniture for Onitsuka Tiger, the product which sym-bolises the origins of the brand: lengths of natural oak (from ASICS concept) have been placed on the walls and integrated into the display system. The result is aesthetically fresh and bright: here ASICS is clearly looking to the future, completely contemporary but keenly aware of its previous success. At this point in the proceedings C14 asked Roversi to get on board, and thanks to its trademark accuracy it managed to fully enhance the materials and make them the stars and interpreters of that unique combination of innovation and tradition which lies at the heart of ASICS.


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Asics Showroom Milano

The simplicity of iron, an essential, coarse material, is enhanced by C14 in the section devoted to the ASICS Apparel and Footwear performance collections: the product does not pander to whimsy, it is designed for connoisseurs who demand results and therefore requires a worthy ally. The container and content mirror each other, a series of exchanges and correspondence, where they both come out winners. With the ASICS showroom, Alexander Bellman and C14 have produced a design project which holds definite intrinsic interest, but above all, this project manages to fully interpret the important brand which commissioned it.


La semplicità del ferro, materiale essenziale e crudo nella sua funzionalità, viene esaltata da C14 nel settore riservato alle collezioni tecniche ASICS Apparel e Footwear performance: il prodotto non concede nulla al vezzo, è pensato per un pubblico che bada al risultato e ha bisogno di un alleato all’altezza. Contenitore e contenuto si rispecchiano l’uno nell’altro, in un gioco di corrispondenze da cui escono entrambi vincitori. Alexander Bellman e C14 realizzano, con il grande showroom ASICS, un lavoro di sicuro interesse intrinseco ma, soprattutto, capace di interpretare al meglio il grande marchio committente.


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C14 STUDIA L’ACCOGLIENZA NELLA SALA DELLE COLONNE


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Benvenuti al Museo del Duomo


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Il Duomo, per Milano, non rappresenta solo il monumento più famoso della città, la sua chiesa più nota e importante e, tra l’altro, la più grande cattedrale gotica del mondo. È il simbolo stesso della città, la sua icona visiva, imperdibile per chiunque visiti o anche semplicemente voglia avere un punto di incontro fondamentale con la bellezza e la storia di Milano. Per un monumento così, non è importante solo la possibilità di una visita, o di approfondirne la conoscenza attraverso il suo Museo. Conta anche il modo in cui migliaia di persone, provenienti da tutti i continenti e dalle culture più diverse, sono ricevute al suo interno, l’atmosfera nella quale si vengono a trovare. La sua accoglienza è il simbolo dell’accoglienza della città, la carta d’identità con cui la Milano dell’arte e della cultura si presenta al mondo.

La Veneranda Fabbrica del Duomo, fondata già nel XIV secolo con l’obiettivo di organizzare tutti i lavori per la progettazione, la costruzione e la manutenzione della Cattedrale, provvede ancor oggi a ogni necessità di cura e di valorizzazione del monumento. È stata proprio la Veneranda Fabbrica a chiamare nel 2017 Alexander Bellman e Gruppo C14 per rivedere e riorganizzare gli spazi destinati all’accoglienza del pubblico. L’intervento ha riguardato in particolare la grande Sala delle Colonne che ha l’accesso diretto sulla piazza, e precede lo spazio museale: è uno splendido complesso in stile neoclassico che, non solo a nostro giudizio, rappresenta in sé un patrimonio artistico-culturale di notevole valore. Bisognava in questo luogo offrire al pubblico un servizio a tutto tondo, che al contempo fosse pratico, user friendly ma anche suggestivo.

C14 ha lavorato nell’ottica di una totale integrazione delle strutture necessarie con l’architettura esistente, preservando il più possibile una cornice storica ricca di fascino. Alle colonne in stile neoclassico fanno quindi da contrappunto una serie di elementi bassi che ne riprendono le focali, evocando nel contempo le chiatte che trasportavano i marmi per la costruzione della Cattedrale. Altrettanto suggestiva la grande parete che espone i prodotti dello shop: le nicchie-vetrina risultano da un sistema di arcate le cui geometrie ricordano quelle della facciata del Palazzo.


Veneranda fabbrica del duomo ticket office & gift shop

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For Milan, Duomo cathedral, is not only the city’s most famous monument, it’s most well-known and important church, it also happens to be the largest gothic cathedral in the world. It is the symbol of Milan, its visual icon, a must-see for tourists or for anyone who simply wishes to come into contact with the beauty and history of Milan. For this kind of monument, being able to visit it or to find out more about its history at its museum is not the only thing that’s important. It also matters how the thousands of visitors, who come from all parts of the world and from different cultures, are welcomed inside, the atmosphere that greets them. The way the cathedral welcomes people is symbolic of the way people are welcomed by the city, a sort of business card Milan, a city of art and culture, presents to the world. The Veneranda Fabbrica del Duomo, founded in the fourteenth century with the aim of organising all the projects concerning the design and construction of the cathedral, even today is still in charge of looking after and promoting the monument. In fact, in 2017, the Veneranda Fabbrica commissioned Alexander Bellman and Gruppo C14 to redesign the spaces in the cathedral designated for welcoming visitors. The project’s main concern was the large Sala delle Colonne which is accessed directly from the square and precedes the museum area: a magnificent example of the Neo-classical style which is generally considered to possess considerable artistic and cultural value. Here, it was important to provide visitors with an all-round service, simultaneously practical and user friendly, as well as visually striking. C14’s vision was to totally integrate the necessary structure with the existing architecture whilst maintaining, as far as possible, an historical framework which is rich with history. And so the neo-classical columns act as a counterpoint to a series of low elements which also evoke the barges which transported the marble used to build the cathedral. Another evocative design feature is the large-scale wall which displays products from the shop: the geometric pattern formed by the display niches reference the building’s facade .


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Un cenno sicuramente merita la scelta dei materiali che, come di consueto nei progetti realizzati da C14, hanno uno stretto legame con il luogo in cui vanno a inserirsi. Il marmo delle cave di Candoglia, infatti, è utilizzato per la fronte dei desk in abbinamento al legno di acacia-robinia termotrattato, il cui colore caldo ben si armonizza con le venature rosate della pietra. Anche nei banconi e nelle panche C14 nasconde un omaggio alla storia della Cattedrale: il disegno, infatti, riprende l’idea delle fasce che legavano insieme i blocchi di marmo durante il trasporto. Un intervento pensato, dunque, perché l’esperienza dello spettatore inizi già dagli spazi di accesso, che diventano parte integrante e non ingombrante del complesso e si delineano come introduzione al percorso museale vero e proprio.

numero di riferimento cassa

Da oggi la Sala delle Colonne, anche grazie all’intervento di Alexander Bellman e Gruppo C14, accoglie il visitatore in un ambiente completamente rinnovato, originale e al tempo stesso poetico, che diventa il biglietto da visita del Museo e dell’accoglienza meneghina, regalando a Milano un nuovo affascinante spazio di cui andare orgogliosi.

display di sportello

elementi di rivestimento in legno acacia temotrattato

biglietteria

contenuti informativi

lastra in marmo di candoglia

pannello in tessuto fonoassorbente

110 cm

Dettagli bancone

prospetto


Veneranda fabbrica del duomo ticket office & gift shop

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The choice of materials certainly deserves a mention, in true C14 style the materials are closely linked to their final destination. In fact, marble from the Candoglia quarry has been used for the front of desks together with heat-treated acacia-robinia wood, the warm colour harmoniously complements the pinkish veining in the stone. The counters and benches designed by C14 also pay tribute to the history of the cathedral: interestingly, the design echoes the ties used to secure the blocks of marble during transport. The overall aim of this project was to create an environemnt where visitors could begin their experience right from the entrance areas, these spaces would become an integral and not an intrusive part of the overall complex and would introduce people to the museum. Today, the Sala delle Colonne, thanks also to the work carried out by Alexander Bellman and Gruppo C14, welcomes visitors into a completely refurbished space which is both original yet poetic, it’s evocative design is a business card for the museum and gives the city of Milan another enchanting place to be proud of.


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Recarlo sceglie C14 per il lusso delle sue gemme


25 Dicono che sia solo carbonio. Purissimo, certo: ma solo carbonio. Da Recarlo, però, non sono d’accordo e noi stiamo dalla loro parte. Un diamante non può essere “solo”, perché riassume in sé un valore intrinseco e uno estrinseco che si pareggiano in forza. Un diamante è prezioso, ma è soprattutto denso di aspettative, di promesse, di volontà. Recarlo fa gioielli da mezzo secolo: l’uomo non era ancora arrivato sulla Luna e già Carlo Re si era messo in testa di celebrare, con le sue pietre, la bellezza delle donne. E di farle felici. Noi di C14 abbiamo accolto con emozione la proposta di collaborare alla realizzazione dei corner shop della maison: il lusso dei materiali, la cura del dettaglio, il classicismo declinato in una veste contemporanea sono tratti del nostro gusto che abbiamo ritrovato con piacere nello stile Recarlo. Il colore del marchio è il blu Savoia, in omaggio alla Casata piemontese (l’azienda è del monferrino) e, anche, ai riflessi blu del diamante. La selezione dei materiali è stata orientata alla volontà di interpretare i valori del brand, richiamando il colore delle gemme e dei metalli. Ma anche il legame con la propria storia, che abbiamo cercato di riprendere e di esaltare.

pelle

laccatura laccatura

legno cannettato

sodalite

legno cannettato

cromato


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Alle cromature sono affiancate, quindi, le screziature del Sodalite blu, una pietra corposa e vibrante che ben incornicia i preziosi. Poi pelle, laccature che rivisitano in chiave moderna le lavorazioni di decoro artigianale. Tessuti di pregio in cui riecheggia l’esclusività dell’alta sartoria. I corner shop Recarlo sono pensati per essere, quasi, dei gioielli essi stessi: le teche espositive, costruite come giustapposizione di elementi blu e di cromature, richiamano la struttura del solitario nei colori, nel profilo, nella purezze delle linee. La forma del diamante torna anche nel disegno delle vetrine, con i triangoli doppi e singoli che ne modellano gli spigoli. La cornice esterna, costruita come una sorta di lente visiva, contiene un sottile omaggio all’arte orafa e orienta l’attenzione dell’osservatore verso il gioiello esposto, di cui vengono valorizzati la tridimensionalità e il movimento naturale dato dal gioco dei riflessi. Recarlo e C14 costruiscono spazi raffinati e pieni di personalità, in cui gemme e monili non si smarriscono ma, anzi, acquistano pieno risalto.

dettaglio struttura teca espositiva


Recarlo sceglie C14 per il lusso delle sue gemme

vetro

frame sporgente

dettaglio geometrico

frame recessato

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28 They say it’s only carbon. The purest, of course: but still only carbon. The people at Da Recarlo, however, disagree, and we’re on their side. A diamond can never be “only”, because it holds intrinsic as well as extrinsic value in equal measure. A diamond is precious, but more importantly it is dense with expectations, promises and will. Recarlo has being crafting jewellery for half a century: man hadn’t gone to the moon yet, but Carlo Re had already got it into his head that with his stones he wanted to celebrate women’s beauty. And make them happy. Here at C14 we were very excited at the prospect of working on the creation of corner shops for the company: luxury materials, attention to detail, classicism translated into a contemporary aesthetic is a characteristic feature of our taste and it was a real pleasure to find that in the distinctive style at Recarlo. The colour of the brand is Savoy blue, a tribute to the Piedmont house (the company is based in the Monferrato region) and also a reference to the blue sparkle inside diamonds. The choice of materials was oriented towards the desire to interpret the values of the brand whilst referencing the colours of precious stones and metals. We also wanted to highlight and enhance the firm’s strong connection with its past history.

The colour palette also includes the veining found in Blue Sodalite, a solid, vibrant material which perfectly frames the jewellery. Then there is leather, lacquer work – craftsmanship with a modern twist – as well as fine fabrics to create the feel of an exclusive bespoke tailor’s. Recarlo corner stores have been designed to be practically precious gems themselves: the display cases, designed as juxtapositions of blue and chrome elements, echo the structure of a solitaire: the colours, silhouette, and pure lines. The diamond shape can also be found in the window design, double and single traingles shape the corners. The external window frame has been made to resemble a lens, as a nod to the art of goldsmithing, it also directs the viewer’s eye to the jewellery on display and enhances the piece’s three-dimensional quality and natural movement created by the sparkle within the stones. Recarlo and C14 create refined spaces bursting with personality, where gems and jewellery are not lost, but indeed, are enhanced to the full.


Recarlo sceglie C14 per il lusso delle sue gemme

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apertura teca

apertura teca

apertura teca


FUTURO E PASSATO SI INTRECCIANO A HANGZHOU. UN NUOVO PROGETTO FIRMATO TONY LU E C14.


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Tony Lu e C14 firmano un nuovo progetto ad Hangzhou, una fra le città più vivaci della Cina di oggi. L’imprenditore ha condiviso con noi un lungo percorso, iniziato nel 2016 con la creazione di ForD. Casa, uno show-room pensato per accogliere le eccellenze del lusso internazionale nel settore dell’home design, e proseguito, lo scorso anno, con un nuovo spazio all’interno del Deerlook, un grande mall dedicato esclusivamente all’arredamento e alla casa. Tony Lu and C14 have come together once again for a new project in Hangzhou, one of the most vibrant cities in China today. We go back a long way with the entrepreneur, it all began back in 2016 with the creation of ForD. Casa, a show-room designed to bring together the very best of international luxury from the home design sector. This was followed by a new space within Deerlook last year, a large-scale mall exclusively devoted to home furnishings.


32 Diversamente da quanto avvenuto in passato, Tony Lu ha chiamato Alexander Bellman per ristrutturare uno spazio non commerciale, ma operativo: gli uffici del gruppo guidato dall’imprenditore dovevano rispondere agli stessi requisiti di lusso funzionale, design e personalità che già erano stati alla base del lavoro svolto per i due show-room. Al quinto piano dello Zancheng Building viene progettato, quindi, un ambiente pensato per ospitare circa 50 persone, suddiviso in reception, 2 meeting room, 1 material room, 4 uffici privati e un grande open space con 38 scrivanie. Tony Lu immagina un’ispirazione anni Cinquanta, capace di regalare agli uffici un’aura storica in un Paese, la Cina, ricco di un passato glorioso ma che - negli ultimi decenni ha modellato la propria architettura sui canoni più moderni e rivolti al futuro. Il Gruppo ForD. Casa ha l’ambizione di porsi come punto di riferimento per un pubblico attento e appassionato al design europeo: il futuro del gusto cinese include l’estetica occidentale, che trova nell’interpretazione e nella rivisitazione dei propri stili uno fra i suoi punti di forza. È interessante quindi sottolineare come la scelta di Tony Lu sia assolutamente moderna, in linea sia con le tendenze cinesi, sia con quelle dei paesi cui la Cina stessa guarda. Spiega Bellman: “Gli anni Cinquanta, gli anni della passione, in Italia. Quando ogni cosa sembrava possibile. Erano gli anni in cui i ragazzi avevano un sogno da costruire e si battevano per realizzarlo. Questo lavoro vuole essere un omaggio a quel periodo, a quell’entusiasmo che ritrovo ogni giorno quando sono in Cina, accanto a Tony e ai suoi giovani collaboratori”.

This time, in contrast with the past, Tony Lu called on Alexander Bellman to restyle not a commercial space but an operative one: the offices of the group headed by the entrepreneur himself. The brief was to satisfy the same requirements that formed the basis of the work completed for the previous two showrooms, namely: functional luxury, good design and personality. And so, on the fifth floor of the Zancheng Building, we designed a space which could accomodate around 50 people, subdivided into a reception area, 2 meeting rooms, 1 material room, 4 private offices and a large open space area containing 38 desks. Tony Lu imagined a 1950’s inspired design, which could create an historical aura in a country like China which has a glorious past but that in recent decades has increasingly modelled its architecture on more modern, forward-looking canons. Gruppo ForD. Casa’s ambition is to present itself as a reference for a discerning consumer with a love of European design: the future of Chinese taste includes Western aesthetics, one of whose strong points is, in fact, the interpretation and revisiting of past styles. It is interesting to note that though Tony’s choice is absolutely modern, it is both in line with Chinese trends as well as those found in countries admired by China itself . Bellman explains: “The Fifties were the passionate years in Italy. When anything seemed possible. Young people had dreams and they battled to make them come true. This project pays homage to that period in history, to that enthusiasm that I recognise every day when I’m in China, with Tony and his associates”.


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Futuro e passato si intrecciano a Hangzhou.

Entrando, l’occhio incontra una pavimentazione in graniglia, quasi un simbolo di quell’epoca. Questo tipo di mattonella, infatti, nasce alla fine dell’Ottocento come materiale povero, ottenuto grazie al riciclo degli scarti della lavorazione del marmo e delle pietre, e a metà del XX secolo diventa un prodotto italiano di punta. Va ricordato, infatti, che il modello nobile della marmetta è il terrazzo alla veneziana - che otteneva lo stesso effetto ma veniva realizzato direttamente sulla superficie da ricoprire. C14 crea per gli uffici di Zancheng Building una pavimentazione a disegni geometrici impreziositi da dettagli in ottone nell’ingresso di rappresentanza, pensato per accogliere i clienti e coinvolgerli nelle scelte progettuali. In quest’ottica, alle spalle del grande banco in noce della reception si trova una libreria-espositore in cui collocare i campioni dei materiali da utilizzare per le forniture. Le forme e i disegni richiamano il periodo di riferimento, mentre il blocco di marmo verde Alpi è un’eco tutta italiana e diventa facilmente un punto d’appoggio per fare due chiacchiere con i clienti. Modernissima la scelta di un disegno geometrico in nero su base bianca per i soffitti, in accordo con le vetrate divisorie fra gli uffici che contengono lo stesso gioco di linee. I vuoti sono bilanciati con i pieni delle boiserie in legno a decoro obliquo, un altro omaggio al décor del secolo scorso. Al nero contemporaneo dei profili si contrappone piacevolmente il gusto retrò del vetro fluttuato, che consente di separare gli ambienti conferendo loro tuttavia una godibile vastità d’insieme. Riservatezza, certo, ma in un ambiente che non si chiude su se stesso, aprendosi al contrario al continuo scambio con il cliente e con i collaboratori. Un ambiente dove vivere in armonia anche con il buon gusto passato, per ideare il buon gusto del futuro.

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On entering, one’s eye is drawn to the terrazzo tiled flooring, practically symbolic of the Fifties. In fact this material originated towards the end of the nineteenth century and was a somewhat modest material given that it was made from recycled left-over chips of marble and stone. By the mid-twentieth century it had become one of Italy’s best-selling products. Indeed, it should be remembered that the highest quality of terrazzo tiles is the Venetian terrazzo which was created directly on the floor but looked the same aesthetically. For the Zancheng Building C14 created geometrically patterned flooring which was further embellished with brass detailing in the entrance area, designed to greet clients and involve them in the design choices. Continuing with this theme, behind the large walnut reception desk there is a display case for material samples. The shapes and designs echo the period of the 1950’s, while the slab of Alpine green marble is a direct reference to Italy and creates the perfect spot for a chat with clients. The decision to create a black geometric design on the ceiling is very modern, and sits well with the windows which divide the space given that the pattern of lines is repeated. Empty space is balanced out by the decorated wood panelling - another nod to the last century. The contemporary black edges act as a pleasing counterpoint to the retro feel of the fluted glass, which separates the different areas whilst maintaining the overall feeling of space. Privacy, of course, but in a room which does not close in on itself, but on the contrary opens up to dialogue with clients and associates. It is a space where people can work harmoniously surrounded by good taste from the past and produce good taste for the future.


Apro gli occhi: è sabbia e vuoto intorno. Li chiudo. Ma quando la luce è troppo forte cerco di capire cosa mi dia tanto fastidio: è il sole che si specchia sulle rocce. Ora è tutto un cratere, archi millenari, massi giganti, costruzioni di architetti insospettabili: il vento e l’acqua. Poi arriva il verde, tronchi infiniti che non mi fanno vedere il cielo. È giorno o notte? Stiamo andando a 85 miglia orarie, ma mi sembra un viaggio nel tempo. MI PIACE muovermi su quattro ruote: quest’estate 4 mila chilometri tra Arizona, Nevada e Utah. Una sola strada dritta, che per un tratto è la leggendaria Route66. La mia macchina avanza, tra poche altre. Attorno a me solo paesaggi, orizzonti, natura. Non un segno dell’uomo, non una sola casa. Dopo un anno di progetti e di corse sui cantieri, qui non c’è nulla di costruito. Né da costruire. Sono scesa fino alle fondamenta del Bryce Canyon per poi salire all’ultimo piano dell’Horse Shoe Band e ammirare la perfezione della linea del suo corso d’acqua. Sono rimasta a bocca aperta, persa per i corridoi dell’Antelope Canyon, invidiando i suoi punti luce. Ho dovuto sfregarmi gli occhi per capire la profondità del Grand Canyon e riflesso condizionato - cercavo nelle mie tasche un metro che mi aiutasse a descrivere l’imponenza della Monument Valley. Percorrere strade mai battute aiuta a riprendere in mano disegni e idee con uno sguardo diverso. Ora, se metto a fuoco, vedo sempre un nuovo paesaggio.

Elisa Arini

I open my eyes: nothing but sand and empty space all around. I close them again. But when the light is too strong I try and work out what it is that’s bothering me: it’s the sunlight bouncing off the rocks. It’s all craters now, ancient arches, gigantic boulders, constructions made by unexpected architects: wind and water. Then come the trees, never-ending trunks which block out the sky. Is it day or night? We’re going at 85 miles per hour, but it feels like we’re travelling through time. I LIKE getting around on four wheels: this summer we covered 4000km, taking in Arizona, Nevada and Utah. One straight road, a part of it is the legendary Route66. My car moved forward, very few other cars on the road. All around there is nothing except landscapes, horizons and nature. There is no trace of man, not one single house. After a whole year of design projects and running to building sites, there are no buildings here. Nor is there anything to build. I climbed down as far as the foundations of Bryce Canyon and went up to the top floor of Horse Shoe Band to admire the perfect lines of its waterway. It was jaw-droppingly beautiful, I got lost in the corridors of Antelope Canyon, envying its light sources. I had to rub my eyes to figure out how deep Grand Canyon is and - instinctively – searched my pockets for a tape measure, to help me describe the majesty of Monument Valley. Travelling off the beaten track helps one look at designs and ideas with fresh eyes. Now, when I focus, I always see a new landscape. Elisa Arini



SAREMO Biennale Architettura 2018 dal 26 maggio al 25 novembre 2018 from 26 May to 25 November 2018 Venezia, Arsenale labiennale.org

Giunta alla sedicesima edizione, la Mostra Internazionale di Architettura è uno di quegli eventi imperdibili che però, a volte, rischiano di scivolare nell’autocompiacimento, limitandosi a ripetere se stessi. Quest’anno, invece, il tema ci piace proprio: Freespace, ossia una discussione intorno alla generosità, alla versatilità come impegno a venire incontro alle esigenze di molti, alla conoscenza dell’animo umano e alla compassione (intesa in senso etimologico) che guidano - o dovrebbero guidare - il lavoro del grande architetto. Spiegano le curatrici, Yvonne Farrell e Shelley McNamara, che “l’architettura è la traduzione di necessità – nel significato più ampio della parola – in spazio significativo”. Ci saremo perché, a leggerlo così, il nostro è davvero un bel mestiere. The 16th Venice Architecture Biennial is one of those absolute must-see events but which, occasionally, risks slipping into complacency, and simply repeating itself. This year, however, we really do like the theme: Freespace, in other words, a debate on the topic of generosity, versatility as a commitment to meet the needs of many, understanding the human soul and compassion (in the etymological sense of the word) which shape – or at least should shape – the work of a great architect. The curators, Yvonne Farrell and Shelley McNamara, explain that “architecture is the translation of necessity – in the broadest sense of the word – within a meaningful space”. We’ll be there, because, expressed in those terms, ours really is one heck of a profession.

Marina Abramović. The Cleaner dal 21 settembre 2018 al 20 gennaio 2019 from 21 September 2018 to 20 January 2019 Firenze, Palazzo Strozzi palazzostrozzi.org

Straordinaria retrospettiva dedicata all’artista serba, della quale saranno presenti oltre 100 opere capaci di ripercorrerne le tappe di lavoro dagli anni Settanta a oggi: video, fotografie, dipinti, oggetti, installazioni e altro ancora nella cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi. Un’occasione, anche per la Abramović, di sperimentare uno spazio così particolare e per lei inedito. Il legame strettissimo dell’artista con l’Italia, la vocazione contemporanea di Firenze e, in particolare, della Fondazione Palazzo Strozzi - che negli ultimi anni ha ospitato grandi eventi con protagonisti Ai Weiwei e Bill Viola - hanno favorito l’attesa monografica. Noi ci saremo perché Marina Abramović ha promesso sorprese, e ci fidiamo. This extraordinary retrospective exhibition on the Serbian artist includes over 100 works and covers her career from the Seventies up to the present day: videos, photographs, paintings, objects, installations and much more all set against the Renaissance backdrop of Palazzo Strozzi. This is an opportunity, for Abramović too, to try out an exceedingly unusual space, one which she has never experimented with before. The artist’s strong ties with Italy, the temporary vocation with Florence, and in particular with the Palazzo Strozzi Foundation- which in recent years has hosted important events featuring Ai Weiwei and Bill Viola – have facilitated this long-awaited exhibition. We’ll be there because Marina Abramović has promised that there are surprises in store, and we believe her.


Picasso Metamorfosi dal 18 ottobre 2018 al 17 febbraio 2019 from 18 October 2018 to 17 February 2019 Milano, Palazzo Reale palazzorealemilano.it

La mostra si inserisce nel complesso della rassegna europea triennale Picasso Méditerranée promossa dal Museo Picasso di Parigi: la tappa milanese celebra lo speciale rapporto tra la città e il Maestro, iniziato nel 1953 con la straordinaria esposizione di Guernica nella Sala delle Cariatidi. La mostra in programma vuole ricostruire un tema diverso e assai denso, ossia il ruolo svolto dal mito nel processo creativo dell’artista: l’antico si declina in forme personalissime, totalmente reinventate, rimanendo se stesso mentre partecipa alla creazione dell’opera rivoluzionaria di Picasso. Accostamenti sapienti rivelano assonanze e simmetrie, sussurrano echi e suggeriscono richiami nascosti. Noi ci saremo perché solo oltre lo spazio, solo oltre il tempo si può trovare il vero universale dell’arte. This exhibition is part of the European triennial exhibition entitled Picasso Méditerranée promoted by the Picasso Museum in Paris: the Milanese leg celebrates the special relationship between Milan and the Master, which began in 1953 with the extraordinary display of Guernica in the Hall of Caryatids. The event aims to reconstruct a different theme, one which is far more dense, namely the role played by mythology in the artist’s creative process: the ancient world is interpreted in very personal ways, totally reinvented, remaining the same while participating in the creation of Picasso’s revolutionary masterpiece. Skilled juxtapositions reveal assonance and symmetry, whisper echoes and prompt hidden references. We’ll be there because only beyond space and only beyond time can one find real universal art.

Mostra del tartufo bianco dal 10 al 25 novembre 2018 from 10 to 25 November, 2018 San Miniato sanminiatopromozione.it

Andiamo un po’ fuori tema, ma il nostro Direttore - grande gastronomo e palato finissimo - non ci avrebbe perdonato la mancata segnalazione di un evento imperdibile per gli appassionati del genere: la Mostra internazionale del tartufo bianco di San Miniato, fra le manifestazioni enogastronimiche più conosciute e attese d’Europa. Il prezioso tubero la fa da padrone per 3 weekend, nel corso dei quali il pubblico potrà ben togliersi i suoi sfizi. Ad avvicinarci agli argomenti che maggiormente interessano questa rivista, la splendida cornice di San Miniato, borgo antichissimo (la fondazione risale all’ottavo secolo) che vale davvero la visita. Noi ci saremo perché a pancia piena scriviamo meglio. We’re going slightly off topic here, but our managing director – gastronomic connoisseur and committed foodie – would never forgive us for overlooking such an unmissable event on the gastronomic calendar: the International White Truffle Fair in San Miniato, one of the most well-known and eagerly anticipated culinary events in Europe. The precious tuber will reign supreme for 3 consecutive weekends, during which, visitors can indulge to their hearts’ content. One aspect of this event which is closer to the interests of this magazine is of course the spectacular setting of the fair – the ancient town of San Miniato (its beginnings date back to the eighth century) the backdrop alone is worth the trip. We’ll be there because we write better on a full stomach.


È stata un grande successo la DjArch Night 2018 che, la sera del 18 settembre, ha visto coinvolti 40 studi di architettura e 12 showroom di design milanesi. Anche noi siamo stati invitati a mixare la nostra playlist, un “progetto sonoro” che presentasse agli ospiti il lavoro e le passioni di Gruppo C14. La location scelta per noi è centralissima: H2Otto in via Crocefisso, alle Colonne di San Lorenzo, un grande spazio polifunzionale che raccoglie in un unico ambiente le maggiori eccellenze nel settore dell’arredo bagno. Un pubblico numeroso ed entusiasta, tanta musica e, per noi, un’emozione indimenticabile: quella di stare, per una volta, dietro la consolle a far ballare gli altri. Non abbiamo vinto, ma abbiamo passato una bellissima serata: complimenti ai ragazzi di rgastudio e arrivederci al prossimo anno!

C14 a DJARCH 2018

Architecture is music when architect is the Dj

The 2018 DjArch Night was a great success. It took place on the evening of 18 September and 40 ar-chitecture studios and 12 design showrooms took part. We were also invited to put on our own playlist and present the guests with Gruppo C14’s work and passions. The chosen location for this event was right in the heart of the city: H2Otto on via Crocefisso, near the San Lorenzo Columns, a large-scale multi-functional space which brings together the very best in the bathroom furniture sector, all under one roof. The crowd was big and enthusiastic, there was lots of good music and it was a real thrill for us: to be on the other side of the DJ console and put on music for people to dance to. We didn’t win, but we had a fabulous evening all the same: well done to the guys at rgastudio and see you again next year!



cover by C14 “Retail” C14 Journal Stampato a Pisa Ottobre 2018 da Industrie Grafiche Pacini

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