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Vittoria Puccini
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FLUID STEEL
FLORENTINE ACTRESS VITTORIA PUCCINI TELLS US ABOUT HER CAREER AND GUIDES US THROUGH HER FLORENCE L’ATTRICE FIORENTINA VITTORIA PUCCINI RACCONTA LA SUA CARRIERA E CI GUIDA NELLA SUA FIRENZE text Teresa Favi
She is one of the most beautiful and brilliant Italian actresses. She has never had the diva ways, but her slight figure and pale complexion hide a soul of steel. Vittoria Puccini, starring in two films released in 2022 - Quasi orfano by Umberto Carteni and Vicini di casa by Paolo Costella, an immediate box office-hit, and in a miniseries for RaiUno channel Non mi lasciare by Ciro Visco - is returning to the big screen again in 2023 with two new movies: one shot between June and July in Norway by Michela Andreozzi with Fabio Volo and inspired by his latest novel Una gran voglia di vivere, and the new film by Daniele Lucchetti, based on Domenico Starnone’s novel Confidenza. A born-and-bred Florentine - her grandfather Guido Morozzi was a great architect and one of the founding fathers of the city’s cultural history in the postwar period - she began her filmmaking career over twenty years ago, when she was barely nineteen.
Looking back, what has been the greatest challenge in your career so far?
This job involves playing different roles which, very often, do not reflect who you really are at all; but actually the less the role fits you, the more fun it is playing it, because you need to draw on your own experiences to build something that is completely different from you.
The most significant thing that you learned about yourself by working as an actress?
I realized that I am not the static person I believed I was, but rather a softer, more fluid and open- to-compromise person, always on the go and prone to change. A side of me that I really like.
Is there a film director with whom you felt the most at ease?
Feeling at ease with a film director doesn’t necessarily mean working well together; on the contrary, good things often come out of working with someone you detest and pushes you beyond your limits. È una delle attrici italiane più belle e più brave di questi anni. Non ha mai fatto la prima donna, ma in quel corpo esile e sotto quella pelle diafana nasconde un’anima d’acciaio. Vittoria Puccini, reduce da due pellicole uscite al cinema nel 2022 - Quasi orfano di Umberto Carteni e Vicini di casa di Paolo Costella, quest’ultimo primo al box office - e una miniserie per RaiUno Non mi lasciare di Ciro Visco, è pronta a tornare nel 2023 con due nuovi film, uno girato tra giugno e luglio in Norvegia da Michela Andreozzi insieme a Fabio Volo e ispirato al suo ultimo libro Una gran voglia di vivere, e l’ultimo lavoro di Daniele Lucchetti, tratto dal romanzo Confidenza di Domenico Starnone. Fiorentina Doc - suo nonno Guido Morozzi è stato un grande architetto e uno dei padri fondatori della storia culturale della città nel dopoguerra - ha iniziato la carriera nel cinema oltre venti anni anni fa, appena diciannovenne.
Guardandosi indietro, qual è stata la vera sfida della sua carriera?
Questo lavoro ti porta a interpretare ruoli sempre diversi che, spesso, non ti corrispondono per niente; anzi meno ti somigliano e più è divertente, perché devi attingere a esperienze tue per costruire qualcosa che è totalmente altro da te.
La scoperta più bella di sé attraverso il lavoro di attrice?
Ho capito di non essere la persona statica che immaginavo all’inizio, ma molto più morbida, fluida e possibilistica, sempre in continuo movimento e cambiamento. Un aspetto di me che mi piace molto.
C’è un regista con il quale si è sentita più a suo agio?
Non è detto che sentirsi a proprio agio con un regista significhi automaticamente lavorarci bene; anzi, spesso, è proprio quando lo detesti, il momento in cui ti ha spinto a superare il tuo limite.
Vittoria Puccini, originally from Florence, is one of the best Italian actresses of the moment. In 2022 she was first at the box office with the movie Vicini di casa, and will soon be back at the cinema with two new films (ph. Maddalena Petrosino)
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1. 4. Vicini di casa by Paolo Costella 2. Non mi lasciare by Ciro Visco 3.L’Oriana by Marco Turco 5. Quasi orfano by Umberto Carteni
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What qualities do you share with the great women of the past whom you played, from Oriana Fallaci to Anna Karenina?
The courage and determination to pursue one’s ideas by challenging the system and the public opinion.
What has stuck with you from L’Oriana, the TV fiction directed by Marco Turco?
Shooting in Vietnam was a very intense experience, three rather difficult but truly amazing weeks. That miniseries for RaiUno channel described also her eventful interview with Khomeini in Iran, when Fallaci posed him ruthless questions and yanked off the chador that had been imposed on her, exactly like what the women in Iran are doing right now and with same courage in order to assert their freedom and right to protest against a regime that is restricting women’s rights.
Was it painful to leave Florence at the age of twenty?
When I first moved to Rome, I spent all the money I made travelling by train to go home every weekend. My father and my brother with his partner and two children still live in the house built by my grandfather and where my mother was born. In short, Florence and my family home, which I never really left, are my roots.
What are your favorite places in town?
My grandfather’s places: Santa Reparata, the age-old church upon which the Duomo was built, he discovered it and supervised the works, there is even a plaque that celebrates him. The Certosa Monastery, just outside of downtown Florence, he renovated this one too, we children often went there to see the Nativity Scene, a Florentine Christmas tradition. And then the Marignolle hill, where our family home is located, with its wonderful, age-old narrow streets, dry stone walls that take you back in time although you’re just steps away from downtown Florence. And, last but not least, the Boboli Gardens, where I spent my childhood years playing and running around the box hedges, a magical, fairy-tale place.
The piece of advice that has become your mantra?
On my first filmmaking experience, in the Tutto l’amore che c’è movie, film director Sergio Rubini told me: “An actor should have two qualities: generosity and humility”. Over time and one movie after the next, I realized how true it is.
Che virtù conserva delle grandi donne del passato a cui ha prestato il volto, da Oriana Fallaci a Anna Karenina?
Il coraggio e la determinazione di portare avanti le proprie idee andando contro un certo sistema o sfidando l’opinione pubblica.
Dell’esperienza fatta ne L’Oriana, la fiction diretta da Marco Turco, cosa le è rimasto?
Un’esperienza molto forte sono state le riprese in Vietnam, tre settimane molto complicate ma veramente incredibili. Quella miniserie per RaiUno raccontava anche la movimentata intervista a Khomeini in Iran, che la Fallaci sfidò con domande spietate e con il gesto di togliersi il velo che le era stato imposto, proprio quello che stanno facendo adesso con altrettanto coraggio le donne di quello stesso Paese per affermare la propria libertà contro un regime che ne limita i diritti.
È stato doloroso allontanarsi da Firenze a vent’anni?
Quando mi sono trasferita a Roma, i primi soldi che guadagnavo finivano nei biglietti del treno per tornare a casa nei weekend. Ancora oggi mio padre, mio fratello con la sua compagna e i loro due bambini, vivono nella casa costruita dal nonno e dove è nata mia madre. Firenze e la casa di famiglia da cui non mi sono mai allontanata sono le mie radici.
Quali sono i suoi luoghi del cuore in città?
I luoghi del nonno: Santa Reparata, l’antica chiesa su cui è stato edificato il Duomo, fu lui a scoprirla e a dirigere i lavori, c’è una targa che lo ricorda. La Certosa, alle porte della città, anche questa l’aveva ristrutturata lui, ci andavamo spesso da bambini a vedere il presepe, una tradizione fiorentina durante il Natale. Poi la collina di Marignolle, dove c’è la nostra casa di famiglia con le stradine meravigliose e antichissime, i muri a secco, che ti trasportano in un’altra epoca pur essendo a un passo dal centro. Infine, il Giardino di Boboli dove ho passato la mia infanzia a giocare e scorrazzare tra le siepi di bosso, un posto magico, sembra di essere in una favola.
Il consiglio che è diventato il suo mantra?
Nella mia prima esperienza di cinema sul set di Tutto l’amore che c’è, Sergio Rubini che ne curava la regia, mi disse: “L’attore deve avere due qualità: la generosità e l’umiltà”. Con il passare del tempo e il susseguirsi dei film, mi sono resa conto che le cose stanno proprio così.