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LA FORZA DELLE IDEE
UN PROGRAMMA CHE FA LEVA SU IMPORTANTI PUNTI FERMI: LA RIVOLUZIONE GENTILE DI STEFANO COLLICELLI CAGOL, NEO DIRETTORE DEL CENTRO PECCI
DI FRANCESCA LOMBARDI
Dopo tre mesi dal suo insediamento come nuovo direttore del Centro Pecci, abbiamo incontrato Stefano Collicelli Cagol. L’occasione è stata la presentazione del programma di attività del Centro e l’inaugurazione della prima
mostra a cura del neodirettore.
Entrato in punta di piedi al Pecci lo scorso gennaio, durante l’intervista ha confermato l’estremo garbo che traspariva da questi mesi di lavoro, unito a una grande determinazione e a idee chiarissime: “Il Centro Pecci è un centro e non un museo: la sua è una prospettiva volta al futuro con una vocazione interdisciplinare. Moda, cinema, musica, architettura, design, danza, teatro, letteratura e arti troveranno spazio all’interno del Centro intrecciandosi alle sue attività, per migliorare il benessere della città e del pubblico nazionale e internazionale che lo visiterà”. Da queste prime parole si capisce un punto fermo del pensiero del direttore: il ruolo dell’arte come elemento essenziale
per una comunità.
Laureato a Ca’ Foscari in Conservazione dei Beni Culturali, del suo curriculum densissimo sorprendono le tante collaborazio-
‘IL CENTRO ni internazionali per istituzioni e musei di PECCI È UN CENTRO NON UN primo piano, e l’attenzione per gli esordi di artisti diventati nomi MUSEO, CON UNA importanti dell’universo dell’arte. La mostra
PROSPETTIVA Il giardino dell’arte. Opere, collezioni segna VOLTA AL FUTURO il suo inizio al Pecci nella duplice veste di cuE UNA APERTURA ratore e direttore e si
RIVOLTA A PIÙ snoda nelle dieci sale dell’ala storica del mu-
italiani e internazionali di generazioni
diverse: nomi come Alberto Savinio,
Osvaldo Licini, Alighiero Boetti e Alber-
to Burri accanto a artiste contemporanee come Nan Goldin, Monica Bonvicini,
Roni Horn e Marisa Merz.
Il titolo dell’esposizione evoca l’imma-
STEFANO COLLICELLI CAGOL, DIRETTORE DEL CENTRO PECCI DA GENNAIO 2022
ALCUNE OPERE DELLA MOSTRA IL GIARDINO DELL’ARTE. OPERE, COLLEZIONI. CURATA DAL NUOVO DIRETTORE
LA MOSTRA SI SNODA NELLE DIECI SALE DELL’ALA STORICA DEL MUSEO CON OPERE REALIZZATE DA ARTISTE E ARTISTI ITALIANI E INTERNAZIONALI DI GENERAZIONI DIVERSE:
gine del museo e del giardino, intesi non soltanto come luoghi dedicati alla cura e al ristoro ma anche come spazi della meraviglia in cui potersi immergere nella bellezza in tutte le sue forme. A popolare il giardino artistico, opere provenienti dalla collezione del Centro Pecci e da collezioni private: una mostra che quindi riporta l’attenzione anche sul collezionismo, tema ulteriormente sottolineato dal futuro progetto di riallestimento della collezione permanente del direttore. Iniziamo il nostro incontro con Stefano parlando non solo della collezione permanente, ma anche di futuro e di interdisciplinarità del Centro che dirige.
Quali discipline faranno parte della sua programmazione, oltre l’arte? Saranno oggetto di dialogo con gli artisti in mostra o in collezione, o avranno vita propria?
Le arti sono state da sempre in relazione, sto pensando alla storia dell’arte nel suo complesso, non solo a quella del XX secolo. E il Pecci è un centro non un museo per Statuto. Quindi il mio programma non è un cambiamento di rotta ma risponde a una vocazione che appartiene al Pecci da sempre. Si tratta di fare leva sulla flessibilità e sugli spazi del Centro, per aprirsi ancora di più alla città e al pubblico e essere un vero e proprio polo di attrazione, un luogo dove passare del tempo, non solo per vedere una mostra ma anche seguire un laboratorio o un film, fermarsi per un pranzo o una colazione, sfruttando anche la proposta food del Pecci che oggi è più ampia e variegata.
Con queste premesse, come vede il futuro del Centro?
Immagino un ripensamento strutturale dello spazio fisico: diventerà un vero e proprio luogo di relazione con il pubblico e il territorio. Un approccio che certamente appartiene anche a altre realtà nazionali e internazionali, ma l’unicità del Pecci risiede proprio nell’ampiezza dell’offerta. E su questo aspetto vorrei porre l’accento, rendendo le attività sempre più accessibili e trasversali. Con una forte apertura verso i giovani.
Il riallestimento della Collezione Permanente: sarà una presentazione tematica di gruppi di opere o prevede un rial-
UN’OPERA DELLA MOSTRA IL GIARDINO DELL’ARTE. OPERE, COLLEZIONI, DAL 27 MARZO AL 24 LUGLIO 2022
UNA PERFORMANCE DELL’ARTISTA MASSIMO BARTOLINI, CHE SARÀ AL PECCI IN AUTUNNO
lestimento totale di tutta la collezione?
Anche questo aspetto è un capitolo importante del futuro del Centro: per la prima volta una selezione delle opere che appartengono al Pecci - parliamo di un totale di più di 1000 pezzi, sarebbe impossibile mostrarla tutta - faranno parte di una esposizione permanente che occuperà un’ala del Museo. E’ un progetto a cui tengo molto perché risponde a un interesse reale della città e del pubblico in generale intorno alla storia del Centro, raccontata proprio attraverso le sue opere e le mostre del passato di cui spesso queste opere hanno fatto parte.
In che tipo di rapporto si porrà il Centro con la vicina Firenze, meta di un turismo internazionale anche di ricerca?
Con la Regione e il Comune ho trovato molta disponibilità a lavorare intorno a questo tema, attraverso collegamenti sempre più fluidi e una comunicazione incrociata delle attività. Allargherei volentieri la prospettiva anche oltre la dicotomia Prato - Firenze, sfruttando l’unicità del Centro non solo a livello di Toscana ma di tutto il territorio italiano. Il lavoro che sto portando avanti con il mio incarico ha un intento fortemente programmatico, in modo da lasciare delle tracce evidenti anche oltre il mio mandato. Oggi il Centro ha bisogno di continuità soprattutto. Accanto alla mostra curata da Stefano Collicelli Cagol, a maggio il museo avvia un nuovo ciclo di esposizioni ideate dal responsabile di collezioni e archivi Stefano Pezzato e incentrate su raccolte e
archivi d’arte e architettura contempo-
ranea presenti in Toscana. Tra gli archivi esplorati quello del gruppo 9999, esponente dell’Architettura Radicale, e della galleria Schema co-fondata a Firenze dall’artista Alberto Moretti, in attesa di presentare una prima selezione di materiali appartenuti alla critica militante Lara-Vinca Masini il cui intero archivio è stato trasferito a Prato un anno fa. In autunno infine è in programma un’importante mostra personale di Massimo Bartolini, con una nuova installazione - la più grande mai realizzata dall’artista - appositamente concepita per gli spazi del museo.