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POLIFONIA

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PANE, ARTE E AMORE

PANE, ARTE E AMORE

IN LÀ, L’INSTALLAZIONE DI MASSIMO BARTOLINI REALIZZATA APPOSITAMENTE PER GLI SPAZI DEL PECCI

L’INSTALLAZIONE, COMPOSTA DA TUBI INNOCENTI, SI SNODA ATTRAVERSO SETTE DELLE DIECI STANZE DEL NUCLEO ORIGINALE DEL MUSEO. LUNGO IL PERCORSO, PRATICABILE IN PIÙ DIREZIONI, SONO ESPOSTE ALCUNI LAVORI DELL’ARTISTA SCELTI PER RAPPRESENTARE PIÙ DI TRENT’ANNI DELLA SUA PRODUZIONE

BASEMENT (2012), FUSIONE IN BRONZO

Prende il nome da una famosa pièce del teatro Noh giapponese, la nuova mostra mo mai dedicata all’artista toscano di fama internazionale Massimo Bartolini, visitabile al 8 gennaio 2023, con protagonista una straordinaria . L’opera teatrale giapponese racconta infatti di un pescatore che, ritrovato un giorno un hagoromo, manto di piume della tennin, spirito celeste femminile di sovrannaturale bellezza, si offre di restituirglielo, così da permetterle di tornare in cielo, solo dopo averla vista danzare. Non è la prima volta che questo racconto suggestiona l’arte di Bartolini, che nel 1989 intitolò Hagoromo quella da lui stesso considerata la sua prima opera matura, messa in atto all’interno del suo vecchio studio, su un palco illuminato, dove un musicista improvvisa un assolo di sassofono a cui una danzatrice reagisce muovendosi dentro un parallelepipedo su ruote, che ha le sembianze di una minuscola unità abitativa. In questa performance sono già anticipati alcuni dei temi e dei caratteri che ancora oggi accompagnano la sua ricerca: la dimensione narrativa, che si sviluppa a partire da omaggi, riferimenti, prelievi di altre storie, opere e

I TUBI la delineazione all’interno dell’opera di rapporti INNOCENTI SUONANO UNA tra opposti apparente relazione con il contesto

PARTITURA teatrale e performativo, anche attraverso l’uso COMPOSTA DA del suono e della musica. A dispetto del titolo e GAVIN BRYARS del riferimento a una opera iniziale dell’artista, la mostra non vuole però tracciare un percorso retrospettivo e tanto meno seguire un andamento cronologico o tematico. Hagoromo è semmai costruita a partire da un’installazione fatta appositamente per gli spazi del Pecci, la

(In là, 2022).

UNA SORTA DI MONUMENTO ALLA TERRA, ELEMENTO FONDANTE PER IL PENSIERO E L’OPERA DELL’ARTISTA

PIN ON NAIL (2013), PUNTINA, CHIODO

Agganciandosi alla struttura del sistema di illuminazione, Bartolini ha costruito una parete continua fatta di tubi innocenti, assemblati in modo da snodarsi attraverso sette delle dieci stanze del nucleo originale del Museo. Quello che però apparentemente può sembrare un enorme supporto con intorno alcuni

lavori dell’artista scelti per rappresentare

più di trent’anni della sua produzione, è in realtà opera stessa: uno strumento musicale in cui i tubi diventano, attraverso apposite una partitura polifonica composta dal musicista inglese Gavin Bryars, uno degli esponenti tra gli anni Sessanta e Settanta. Ogni melodia corrisponde a una stanza, ma il percorso è multidirezionale. Dato che la struttura divide a metà le sale del museo, dando la possibilità di entrare da due estremi opposti dello spazio espositivo, lo spettatore può infatti scegliere tra quattro possibili direzioni in cui percorrere la mostra. Qualsiasi direzione si decida di prendere l’opening è Ballad for a Tree (2003–2022): il sassofonista Edoardo Marraffa, a lungo collaboratore dell’artista, esegue Pecci. Una performance, eseguita in diversi mostra l’interesse dell’artista per la natura. In quello che sembra un omaggio a un altro essere vivente, quasi una serenata, si può leggere la sensibilità ecologica di Bartolini e la possibilità che questo possa ascoltare il suono prodotto da uno strano uccello, l’uomo. Le opere esposte spaziano tra la diversità di linguaggi e materiali che è tipica del lavoro di Bartolini. Un video in cui una danzatrice il cui suono attiva una performance sonora, una panca circolare da cui vedere un’onda che sale e scende, un meccanismo che fa cadere a parete che ritrae della polvere a dimensione naturale, il custode del museo che mostra una perla scavata ad alcuni spettatori… Sono solo alcuni degli incontri, spesso sorprendenti e stranianti, che il visitatore può avere in questo tracciato non lineare e sempre diver to dello spettatore stesso che costituisce, da sempre, un fattore imprescindibile dell’opera di Massimo Bartolini.

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