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CONTROCORRENTE
LO STABILIMENTO DI BESTE A CANTAGALLO, UNO DEI POCHI IN ITALIA DOVE SI PRODUCE DALLA MATERIA PRIMA AL CAPO FINITO
IL NUOVO HUB NELL’EX LANIFICIO AFFORTUNATI IN VIA BOLOGNA A PRATO
LO SPAZIO A PRATO INCLUDE ANCHE UNO SHOWROOM MONOBI
Ha iniziato come un qualsiasi perito tessile diplomato al Buzzi e si è ritrovato con un’azienda che oggi sfodera cifre da capogiro: 3 sedi, 30.000 metri quadri di spazio, 2.800.000 metri di tessuto all’anno, 220.000 capi, 240 dipendenti, 15 Paesi nel mondo, tra i clienti Burberry, Hermès, Louis Vuitton, Max Mara e Dolce&Gabbana. La Beste che Giovanni Santi ha fondato nel 1992 (oggi guidata insieme al fratello Massimo) è diventata un’azienda tessile modello a ciclo com blità, il benessere degli operai e dei dipendenti, l’amore per la bellezza e la cultura, l’innovazione e la creatività. Per capirlo basta entrare nell’immensa sede di Cantagallo o nel nuovo hub in via Bologna frutto di un eccellente recupero d’architettura industriale, dove si concentra il cuore più creativo del gruppo.
È partito da zero, e poi?
Dopo il diploma e il lavoro in varie aziende tessili della città, fu Renato Cecchi della Santo Stefano a vedere in me un’attitudine da imprenditore. Un giorno mi chiese di entrare in società con lui e all’improvviso da dipendente diventai titolare d’azienda.
Com’è nata la Beste?
In un periodo in cui il prodotto laniero pratese funzionava molto bene, decisi di andare nella direzione opposta. Mi misi a produrre cotone ma in una maniera nuova: impiegavamo le macchine bre nobili, lana e cachemire in testa.
Risultato?
Un prodotto che ebbe subito successo, completamente diverso dai cotoni classici.
Per i primi anni fu quella di adeguarsi al mercato e alle lavorazioni pratesi. Col tempo, abbiamo intrapreso un percorso diverso dal resto del distretto basato sul lavoro conto terzi (un distinto fornitore per ogni fase produttiva). Nel 2001 abbiamo comprato una vecchia tintoria in val di Bisenzio, l’abbiamo ristrutturata e creato il nostro stabilimento produttivo, dove oggi andiamo dal
La storia di Beste in cinque righe?
La fondazione nel 1992, nel 2001 lo stabilimento, nel 2005 la creazione della sezione dedicata all’abbigliamento, nel 2012 la joint venture con l’azienda cinese Huamao, diventato nostro partner in Cina, dove adesso abbiamo uno stabilimento, poi, 5 anni fa, la nascita di Monobi, il nostro brand di abbigliamento.
Il tessuto che più rappresenta il territorio?
murlo che da settembre fa parte integrante
ALCUNE FOTO DELLO STABILIMENTO A CANTAGALLO. SOPRA: GIOVANNI SANTI, FONDATORE DI BESTE: ‘IL SUCCESSO È UN EQUILIBRIO SEMPRE IN BILICO. QUELLO CHE CERCO DI FARE È NON FERMARMI MAI E GUARDARE SEMPRE AVANTI. NON AL PRESENTE O AL DOMANI, MA AL DOPODOMANI’
UN IMPORTANTE PROGETTO DI RECUPERO, LUOGO D’INCONTRO E DI AGGREGAZIONE
del gruppo, la nostra produzione si è ampliata animali, dunque cashmere, alpaca, yak e mohair. Più che un tessuto in particolare, credo sia proprio questa molteplicità di tessuti che ci permette di rappresentare il distretto pratese, da anni non più legato solo alla lana e al cardato.
La risposta è nelle persone: avere personale tà media dei nostri dipendenti è di 38 anni - ci consente di essere depositari della cultura pratese e, allo stesso tempo, estremamente innovativi e propositivi.
E la sostenibilità?
cati EMAS - la sostenibilità è molto di più. È un concetto che deve pervadere tutta l’azienda, a partire dal codice etico nei confronti dei dipen azioni ben precise e concrete a favore dell’ambiente. Come il progetto che vareremo nei prossimi mesi dedicato al recupero degli scarti tessili. Non parlo solo della lana, il cui reimpiego a Prato è una vera e propria tradizione, ma di
Del fatto che oltre a me piace a tutti i miei dipendenti e che ognuno di loro è orgoglioso e contento di lavorarci.
Come nasce Monobi?
Il progetto di una linea di abbigliamento è nato quando ci siamo resi conto di essere in grado di ness-to-business) il B2C (business-to-consumer) non è stato semplice. Per entrare in questo mercato servono tante attenzioni e investimenti, però è il progetto che reputo più strategico per il nostro futuro.
Rappresenta la nostra idea di recupero: abbiamo scelto di fare un intervento sintonico con la struttura, che pur sfruttando le tecnologie moderne non snaturasse questi ambienti. Volevamo creare uno spazio aperto alla città, un luogo d’incontro e di aggregazione. Sono tanti i progetti che abbiamo in mente a riguardo, uno in via di sviluppo è in collaborazione con la Galleria Continua di San Gimignano, con cui stiamo lavorando per esporre opere di importanti artisti internazionali.