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Greenland

Lo scorso luglio finalmente, dopo anni che accarezzavo l’idea, sono andata a pescare in Groenlandia, un territorio infinito e disabitato sul versante est dell’estremo nord del continente americano costituito da coste frastagliate, fiordi altissimi, tundra, ghiacci e fiumi pescosissimi. Il paese è rimasto sotto la sovranità del Regno di Danimarca, forse perché nessuno si è sognato di reclamarne il possesso (salvo il Presidente Trump forse attratto dai giacimenti di gas e petrolio) e,per i pochi abitanti, rivendicarne l’indipendenza non avrebbe prodotto vantaggi. Il caso ha voluto che proprio in quei giorni la Groenlandia fosse il luogo “where to be”, dato che all’improvviso le cronache di tutti i quotidiani hanno

iniziato ad occuparsene. L’argomento era ovviamente la solita emergenza ambientale poiché d’ estate giornalisti e politici si accorgono che la calotta polare perde pezzi e lo scioglimento dei ghiacci avrebbe prodotto la liquefazione di ben 197 miliardi di tonnellate di acqua solida nella sola estate 2019 (per rendere l’idea, un miliardo di tonnellate d'acqua

Last July, after I had imagined it for years, at last I went fishing in Greenland, an endless and uninhabited territory on the eastern slope of the uppermost north of the American continent, made up of indented coastlines, very high fjords, tundra, ice and rivers rich in fish. The country has remained under the sovereignty of the Kingdom of

Denmark, perhaps because nobody has dared to claim it (except President Trump, perhaps attracted by its gas and oil deposits), and it would not have been advantageous for the few inhabitants to claim independence. As fate would have it, Greenland was “the place to be” in those days, since all newspaper headlines began to feature it. The subject was, of course, the usual environmental emergency because in summer, journalists and politicians become aware that the polar cap loses pieces and ice melting was estimated to have produced the liquefaction of 197 billion tons of solid water just in the summer of 2019 (to give you an idea, a billion tons of water corresponds to the contents of

corrisponde al contenuto di 400mila piscine olimpioniche). Quindi tutto un parlare di catastrofici cambiamenti climatici, innalzamento degli oceani e sciagure varie, condite, col solito tempismo, dalle rivendicazioni un po’ infantili di Trump. Poi ci si è messa anche Greta, la finta bambina finita sulle cronache di tutti i giornali coi suoi slogan che tanto piacciono alle anime belle e all’idealismo dei nostri ragazzi. Ma noi pescatori per fortuna manteniamo i piedi per terra e guardiamo ciò che vediamo con un occhio rispettoso ma in fondo ottimista ed equilibrato. Ecco cosa ho visto io. Il bellissimo fiume Kangia sulla costa orientale della Groenlandia è raggiungibile solo in barca nel momento di alta marea, ha un colore bellissimo, che, se paragonato ad una pietra, è vicino all’ acquamarina; il fiume è di piccole dimensioni, sinuoso e la parte alta scorre gagliarda tra sassi lucidi, come un torrente di montagna, mentre man mano che il percorso si fa piano, la corrente è più dolce, in un paesaggio non dissimile a quello del sud della Patagonia. Gli ARCTIC CHARS, i nostri salmerini, vi entrano a frotte, possono raggiungere dimensioni notevoli, e tirano come piccoli tonni. Si pesca in solitudine sotto cieli mossi ed è lì che il nostro composito gruppo del Kangia Lodge ha soggiornato per una settimana. Il Lodge è spartano ma la vista vale il viaggio, anche nelle lunghe notti bianche d’estate. Certo il gran caldo ci ha regalato la melting water detta anche acqua

di neve o acqua velata e, al momento di partire, ha coperto il piccolo aeroporto di Maniitsoq di una fitta nebbia, cosicché siamo rimasti intrappolati nel minuscolo villaggio di pescatori di balene per qualche giorno. Il nostro gruppetto di simpatici pescatori ha così rinviato la partenza, ma tutti eravamo in fondo contenti di quel fuori programma, come bambini bloccati in un rifugio

in montagna che vedono ritardare il ritorno a scuola. Ci sono voluti tre giorni perché una barca di fortuna ci trasportasse al primo aeroporto dotato di moderni sistemi di controllo e, grazie a quel ritardo, ci siamo regalati una magnifica giornata di navigazione tra fiordi e isole (e in lontananza quelli che una volta erano i grandi ghiacciai) fino all’ aeroporto internazionale di Kangerlussuaq. Con estremo dispiacere abbiamo lasciato la selvaggia e intatta Groenlandia e con lei la bella volpe artica che ci veniva regolarmente a salutare durante la colazione, il caribù che incontravamo ogni giorno durante la lunga passeggiata che ci riportava a casa alla sera e i pesci che - vi assicuro - sono tanti, vivi e vegeti.

400 thousand Olympic pools). Then everybody spoke about catastrophic climate changes, rising oceans and various disasters, along with the usual timing of Trumps’s somewhat childish claims. Then to make it worse, Greta, the fake little girl began to make the newspaper headlines with her slogans which deeply affected beautiful souls and idealistic teens. However, fortunately we fishermen keep our feet on the ground and look respectfully at what we see with an optimistic and balanced eye. Let us talk about what I saw. The beautiful Kangia River on the eastern coast of Greenland can only be reached by boat during high tide. It has a wonderful color similar to

aquamarine, if we want to compare it to a stone; the river is small, sinuous and its upper part flows powerfully among shiny stones, like a mountain stream, while it flows more quietly as its course gets smoother, in a landscape very much like that of Patagonia. ARCTIC CHAR run up in droves, can reach considerable sizes and shoot

like small tunas. You fish alone under rough skies and our composite group from the Kangia Lodge stayed there for a week. The Lodge is simple, but the view is well worth the journey, even on long, white summer nights. Of course, the hot weather that caused the melting water, also known as snow water or veiled water, covered the small airport of Maniitsoq with a thick fog just as we were on the point of leaving. So we remained stuck in the tiny whale fishing village for a few days. Our group of nice fishermen had to postpone leaving. However, we were happy with that unscheduled opportunity, like children stuck in a mountain refuge and who had to postpone going back to school. It took three days for a makeshift boat to transport us to the nearest airport equipped with modern control systems and, thanks to that delay, we enjoyed a wonderful navigation day among fiords and isles (watching in the distance, the big glaciers of yesteryears) up to the Kangerlussuaq international airport of Kangerlussuaq. We left wild and intact Greenland with utmost distress, and thus also the beautiful Arctic fox which regularly came to visit us during breakfast, the caribou that we met every day during our long evening walk towards home, as well as the fish that – I can assure you – were numerous, alive and healthy.

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