Sequence Magazine 29

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SEQUENCE SNOWBOARDING NUMERO 29

FREE GENNAIO 2011 - NR. 29

MARCO MORANDI


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OPTION SRL marco@option.it cell. +39 3395296006 tel. +39 06 97606206 CENTRI TEST MONTEPRATELLO (AQ) www.slidecamp.it MADONNA DI CAMPIGLIO (TN) www.professionalsnowboarding.it




goodmorning MAx Senza ombra di dubbio c’è un aggettivo che chiunque conosca Max sarebbe in grado di riconoscergli: infaticabile. Max non ha due gambe, ma uno skilift al loro posto. Non possiede due polmoni normali. Non ha muscoli in grado di riconoscere la fatica. Max, come i suoi amici dell’Alto Adige, è davvero una persona determinata, forte, precisa, energica. Finchè non chiude una qualsiasi manovra abbia in mente, non si ferma, non molla, non lascia mai perdere. E che sia una qualsiasi struttura in street, oppure il più grande dei kicker in fresca, lui torna sempre su. A piedi. Di nuovo. Senza fermarsi mai. PHOTO ROBY BRAGOTTO RIDER MAX STAMPFL SECRET SPOT



goodmorning FILIPPO La scorsa stagione Argentera, è stata letteralmente travolta da metri di neve. Grazie alla quantità di powder e alla motivazione dei riders abbiamo potuto, insieme a Random Video, alzare il livello italiano di riding per lo meno per quel che riguarda il filming in fresca. Qui Filippo si spara un gap gigantesco chiuso perfettamente in Bs 360. Vi lascio solo immaginare la risalita che Fil ha dovuto farsi, tutta in neve fresca ed a piedi… le seggiovie non sono poi così indispensabili. PHOTO DENIS PICCOLO RIDER FILIPPO KRATTER ARGENTERA - CUNEO



goodmorning STEFANO Titolo non è mai stato più azzeccato! Erano i primi di novembre quando ho scattato questa foto. La prima vera nevicata si era abbattuta su Livigno e noi, devoti della tavoletta tutta matta in crisi d’astinenza da neve (non fraintendetemi siamo dei bravi ragazzi, mica dei calciatori!?), ci siamo dedicati alla nostra passione. Armati di pala, abbiamo intagliato questo quarter in una gobba di neve artificilale. Finito lo shaping non abbiamo avuto molto tempo, alle cinque il cannone iniziava a lavorare! PHOTO RONNIE GRAMMATICA RIDER STEFANO BERGAMASCHI LIVIGNO


edito “E che tutto il resto, possa andare pure a fare in culo” PHOTO & TEXT ROBY BRAGOTTO (PHOTO SENIOR) RIDERS DANIEL NEULTCHEDL & MAX STAMPFL

E’ un po’ di tempo ormai che mi chiedo spesso “Se ne vale la pena”… escludendo amore e famiglia e considerando il fatto di quanto sia una persona insicura, precisa, insoddisfatta, incredibilmente incontentabile e con un’immensa necessità di nuovi stimoli e orizzonti, su tutto, su ogni piccola cosa, in ogni piccolo avvenimento, mi chiedo “se ne valga la pena”…, cosa mi spinga a farlo ancora… cosa mi spinga a continuare. Non è sempre così facile sapete… non è sempre così “bello e facile”… non ci si sente sempre così “fortunati”. A volte si vorrebbe essere altrove, a volte non si è proprio “felici”, a volte qualsiasi sorriso non basta. E’ vero, di certo non si sta rinchiusi “In una fabbrica otto ore a contare le viti” (Simon Gruber docet), ma a volte capita di sentire il bisogno della propria famiglia. Della propria casa. Di una qualsiasi soddisfazione, apprezzamento, elogio. E invece sempre più spesso ci si ritrova addosso delle batoste, nelle orecchie soltanto parole che non vorresti sentire e sulla schiena dolori e lividi che non immaginavi. A volte, rare volte, non è così facile. E allora perché? Credo che ognuno di noi abbia il suo personale “perché”. Credo che ognuno di noi creda in qualcosa, qualsiasi cosa, che ci rende davvero vivi. Credo che ognuno di noi sappia in cosa credere per continuare a svegliarsi la mattina. Io, personalmente, ma con la consapevolezza di non essere l’unico, credo nella famiglia, negli amici sinceri, nella natura, nella neve fresca e nell’amore. Credo nella felicità che ci può donare il semplice “sentirsi a casa”, l’abbraccio di un amico, la visione di un tramonto, la sensazione dello stare sopra a metri e metri di neve appena caduta, o la gioia di un bacio della propria ragazza. Credo nelle cose semplici. Vivo di cose semplici. Questo testo è rivolto a tutti voi. A voi, che sopportate profonde ferite sulla schiena e che per otto ore contate le viti in fabbrica senza mai chiudere gli occhi. A voi, che senza mai esplodere, sopportate la frustrazione e le parole ingiuste di un vostro superiore. A voi, che non fate fotografie di moda per vivere. A voi, che non avete bisogno solamente del denaro per esprimere un sorriso sincero. A voi, che siete romantici, sensibili, idealisti e pacifici. A voi, che vivete di cose semplici. A voi, che siete semplici, puri, unici. E che tutto il resto, possa andare pure a fare in culo.



CREW LIKE SNOW? LIKE SK8? LIKE SURF? LIKEMILK.COM YOUR DAILY DOSE OF RIDING

EDITOR Denis Piccolo, Paolo Salvatore, Cristian Murianni DIRETTORE Denis Piccolo denis@jpgedizioni.com PHOTO EDITOR Cristian Murianni - Murio murio@jpgedizioni.com EDITOR MANAGER Nicolò Balzani nik@jpgedizioni.com ART DIRECTOR George Boutall george@evergreendesignhouse.com TRADUZIONI Chiara Grisorio WEB LIKEMILK.COM Enrico Santillo / enrico@jpgedizioni.com PHOTO SENIOR Andrea Rigano Cristian Scalco Roberto Bragotto DIRETTORE COMMERCIALE Paolo Salvatore paolo@jpgedizioni.com SEGRETERIA ABBONAMENTI Michaela Stefania CONTATTI ESTERI Martina Minetti FOTOGRAFI & FILMER Denis Piccolo, Murio, Andrea Rigano Alessandro Killer Miniotti, Marco “Boiler” Boella, Arturo Bernardi, Luca Benedet, Cristian Scalco, Alessandro Belluscio Luca Carta, Vasco Coutinho, Cyril, Eric Bergeri, Creager, Matt Georges THANX Martina Minetti, Litz, Giani Ramon, Marta, Fabrizio Bertone,Elbo&Matteo Storelli, la Fede, Jena, Dedde, Riccardo Miracoli, Antonio Sallustio, Diego. EDITORE JPG edizioni di Salvatore Paolo Piccolo Denis Cristian Murianni Via Colle di Andromeda, 4 65016 Montesilvano (PE) Tel. (085) 9151471 - Fax (085) 9151230 P.IVA: 01875110684 www.likemilk.com benvenuti@jpgedizioni.com STAMPA Grafiche Ambert Via per Chivasso, 27 Verolengo - TO 011.2495371 DISTRIBUZIONE FreePress SEQUENCE SNOWBOARDING rivista mensile registrata al tribunale di Pescara il 14/05/2003 al numero 173/5 COVER Marco Morandi - San Sicario Torino Photo Denis Piccolo



D-Pad Secret Session Marco Morandi Interview Californication Respect The Locals Shots Remember

Goodmorning Edito Collophone Contents Andrea Pallotti Check Out Lorenzo Chiala Proform Manuel Pietropoli First Love No Turning Back Interview The Sound of Underground Max Stampfl Vs Daniel Neulichedl Railway to Heaven Prato Nevoso VI Aaron Memorial Alleghe Employee of the Mounth George Boutall King of Night Bormio Triks School Products

contents

PHOTO DENIS PICCOLO RIDER STEFANO CARINI



ANDREA PALLOTTI “Houston in partenza e Gipsey Love... Danielino e Vivio ci mancate tanto!” PHOTO & ITW RONNIE GRAMMATICA

Presentati. Mi chiamo Andrea Pallotti sono nato a Bologna 24 anni fa, mi piace snowboardare, girare con la bici downhill, fare festa con gli amici, sbagliare con Cris. Ormai vivo fisso a Trepalle con Cappe, Miki e la Kira da parecchi anni, che mi hanno fatto da secondi genitori senza dimenticare Roby e la zia Marta. Raccontami la tua storia di snowboarder. C’è poco da raccontare... volevo diventare qualcuno ma mi sono perso via tra una festa e l’altra. Adesso ho un’altra mentalità e cerco di migliorarmi anche se, andando avanti con il tempo, diventa sempre più difficile! Dove hai iniziato a snowbordare? A Sestriere prendendo mille cartelle su uno skilift in piano, una giornata col culo per terra! Quale rider italiano ti ispira maggiormente? Più di uno mi ispira, ma direi tutta la Gipyes Family, Crudo, Lollo, Munny, Greg e gli altri. Se devo dire un nome è quello di “Sghilli”, perchè è sempre stato il più completo tra noi, peccato abbia smesso, spaccherebbe ancora il cu** a tante persone, sono contento che abbia trovato la sua strada... grande Shilluz! Vai più d’accordo con il ferro o l’aria? Mi piacciono tutti e due, anche se saltare è più

difficile! Non dimentichiamoci la powder che ti libera dai pensieri e ti rende più felice! Lo snowboard in Italia ha bisogno di? Soldi o forse sbaglio? Gente che investe e crede sugli snowpark, poi tanta voglia di fare andare le mani e Ivano Inglese! Cosa dobbiamo copiare dall’America? Tante cose soprattutto gli snowpark! Non mi lamento per quello di Livigno, qui la mentalità è diversa, ci credono tanto, sia nello snowboard che in qualsiasi altro sport! Sono avanti anni luce, rispetto il resto dell’Italia! A Livigno non giudicano qualcuno per come si agghinda sulla tavola e non, poi qua snowboarders e skiers sono una cosa sola... niente distinzioni! Cosa ami e cosa odii? Amo i mie amici, le emozioni che mi danno e fare kirk con loro, i mie genitori che mi hanno sempre dato una mano quando ne ho avuto bisogno, girare con la family Gipyes ed infine il modo di “pensare e non pensare” di Pippo. Cosa odio? Due persone, non faccio i nomi perchè tanto lo sanno! Una frase gloriosa che ti appartiene? Houston in partenza e Gipsey Love... Danielino e Vivio ci mancate tanto!



LORENZO CHIALA PROFORM “Il mio stile di riding è radicale” PHOTO & ITW DENIS PICCOLO

Descrivi il tuo stile di riding. Radicale.

Il tuo berretto. Elm Company.

La tua prima tavola acquistata. Sims Atv 132.

Le tue cuffie. Skullcandy Smokin’ buds.

La più bella tavola con cui hai mai surfato. YES Basic.

La tua maschera. VonZipper Fubar.

Quante tavole usi ogni anno. Solitamente 3.

I tuoi occhiali. VonZipper Fulton.

L’ accessorio che non ne faresti mai a meno. Bandana Celtek.

I tuoi pants. Bond Cooper Pant.

Quanto è importante una buona attrezzatura? 20% il resto lo fa il rider.

I tuoi boots. Celsius Cls10 Rockstar.

Di cosa lo snowboard ha bisogno e di cosa no. Avrebbe bisogno di più umiltà! Non ha bisogno, invece, di persone che giudicano lo snowboard vivendo la città e non la montagna.

I tuoi guanti. Celtek Chroma.

E vero che le tavole sui rail si rovinano più in fretta che lasciarle appese in camera? Ma che “cavolata” eh!? Il tuo home resort. Bardonecchia La tua tavola. YES board basic 149. I tuoi bindings. Flux Sr15.

La tua donna perfetta. Marti, che ha risposto alle domande di questa intervista. Le tue sneakers. Dvs. I tuoi sponsor. YESboard, Flux bindings, Bond clothes, Vonzipper, Skullcandy, Elm company, Celsius boots, Horny bodies, Celtek gloves, Doors rail company, 04 surf shop and DVS shoes.



MANUEL PIETROPOLI FIRST LOVE “La mia prima tavola era un Hard, mio padre fece una fatica boia a trovarla” PHOTO & ITW DENIS PICCOLO

Il tuo primo giorno in snowboard? Sono passati tanti anni, non me lo ricordo.

La tua prima soddisfazione? L’invito all’ Arctic Challenge da parte di Terje.

Il tuo primo trick che hai imparato? Fs 180.

La tua prima delusione? Olimpiadi.

Il primo park che hai girato? Madonna di Campiglio.

Il tuo primo amore? Ah ah ah… evito volentieri.

Il tuo primo viaggio? Norvegia all’Artic Challenge.

La prima volta che hai fatto l’amore? Con la mia ragazza Lisa.

La tua prima foto pubblicata? Ad uno shooting Burton su una spina, snowboarder Magazine Italia.

La prima volta che hai fatto sesso? Mi ricordo solo che è stata pietosa…fortuna mi ha concesso la seconda chance.

La tua prima videopart? Snowbox 2002.

La tua prima pippa? 10-11 anni… il giorno più bello della mia vita!

Il tuo primo kicker in fresca? A 11 anni, mi ricordo solo tante lavatrici.

La tua prima tavola? Una tavola hard, ricordo solo che mio padre fece una fatica boia a trovarla.

Il tuo primo pipe? Marilleva. Il tuo primo trick in pipe? Fs 360 Il tuo primo infortunio? Frattura del polso, urna e radio scomposti. Il tuo primo podio? La prima gara che feci a Campiglio, gara organizzata da Nike Acg.

Il tuo primo sponsor? Burton. La prima volta che hai detto “sono un pro”? Quando ho cominciato ad ottenere risultati. La prima volta che hai visto la morte in faccia. Air&Style Innsbruck. La prima cosa che diresti davanti al mondo? La nazionale italiana fa schifo.



NO TURNING BACK “Per me hardcore è ciò che mi ha dato forza, potere e amicizia vera...” PHOTO ANDREA RIGANO ITW MARTINA LAVARDA

Suonate dal 1997, il che vuol dire che siete nella scena da tredici anni. Come sono cambiate le cose? Sono cambiate molto nel corso degli anni le persone vanno e vengono. Penso che la scena sia rimasta più o meno la stessa, nel senso che la musica resta l’hardcore, ma per noi sono cambiate molte cose. Quando abbiamo iniziato eravamo solo un gruppo di amici senza nessuna pretesa, volevamo suonare musica imitando i nostri eroi, come gli Agnostic Front o i Madball, e ora siamo una band importante per i più giovani. Le cose sono cambiate per noi e per me, ma ho gli stessi sentimenti e la stessa energia di quando ho iniziato a suonare con questa band. Che cosa vi manca di più dei vostri primi anni come gruppo? Ora è tutto così professionale, certe persone ci guardano con delle aspettative e all’inizio era solo una questione di divertirsi, non di raggiungere un risultato specifico con la band… queste cose a volte mi mancano, fare quello che vuoi senza avere l’assillo della professionalità, a volte esagerata. No Turning Back vuol dire non avere rimpian-

ti (No Regrets)? Come lo intedete voi? Esatto...anzi abbiamo proprio iniziato come No Regrets! E’ stato il nostro primo nome, con una line up un po’ diversa.Quando le cose son diventate più serie abbiamo cambiato nome e componenti quindi per essere precisi questa band esiste non da tredici anni ma da tredici anni e mezzo. Ultima domanda…qual è il significato di hardcore per te? Per me è ciò che mi ha dato forza, potere e amicizia vera, la possibilità di viaggiare per il mondo, incontrare persone nuove e vedere cose del mondo che altrimenti non avrei avuto occasione di conoscere. L’hardcore per me è avere una famiglia. Ovunque tu vada nel mondo ci si veste più o meno nello stesso modo e si crede nelle stesse cose e nelle stesse parole. Anche se non ci si conosce, se cammini per strada e vedi uno con la maglia dei Madball o dei Terror per fare un esempio, ti viene da pensare “Hey, è uno di noi!” e non c’è altra scena musicale al mondo che sia così. Questo per me è fottuto hardcore cazzo!



the sound of the underground BY RIGABLOOD

non fa certo rimpiangere i tempi che furono dominio musicalmente dei Soundgarden, visivamente del film ‘Friends’ (Matt Dillon) e di tutta quella Seattle introspettiva ed eroinomane che lanciò a livello planetario il grunge. Eh sì se avete ancora la vecchia camicia di flanella nell’armadio, è giunta l’ora di indossarla nuovamente…!

PUDDLE OF MUDD ‘ICON’ -CD (GEFFEN)

Chi di voi si ricorda i Puddle Of Mudd?Proprio quelli di ‘Come Clean’, debut milionario di qualche anno fa; si ripresentano al nastro di partenza con ‘Icon’, un album che se fosse stato scritto nei mid nineties avrebbe riscosso sicuramente più successo di oggi. La band del Missouri infatti scrive una dozzina di pezzi di elevata che fattura, una miscela di Nirvana, Pearl Jam (quelli di ‘Ten’), Alice In Chains, Mother Love Bone con la furbizia commerciale di Nickelback e Papa Roach; un robusto Lp di neo grunge alt rock Made In Usa che ha gran poco da invidiare ai grandi classici che infestano le radio d’oltreoceano. Il trittico ‘Control’, ‘She Hates Me’ e ‘Blurry’

GHOST ‘OPUS EPONYMOUS’ -CD (RISE ABOVE)

HINDER ‘ALL AMERICAN NIGHTMARE’ -CD (UNIVERSAL)

ARIEL PINK’S HAUNTED GRAFFITI ‘BEFORE TODAY’ -CD (4AD)

Passate bene le feste? Niente clavicole rotte? Beati voi, qui in redazione abbiamo avuto qualche problemino fisico, ma ci siamo adeguatamente consolati con una serie di dischetti niente male. Il primo è proprio questo favoloso e illogico ‘Before Today’ di Ariel Pink’s Haunted Graffiti a.k.a. Ariel Marcus Rosenberg (Animal Collective), un caleidoscopio intrigante di sonorità che viaggian tra il pop più melenso e insignificante al gustoso funk (‘Beverly Kills’) e ad un miscuglio di suoni più o meno riciclati. ‘Bright Light Blue Sky’ eccheggia di british mood, più da parka e scooter che da boots e piumini, immaginatevi un ben amalgamato intruglio di Prince, dei Fletwood Mac, di Phil Spector in un poligamo matrimonio fra stili differenti. Un album, originale, a tratti delizioso (‘Can’t Hear My Eyes’) che se ascoltato con il giusto appeal vi sembrerà addirittura secolare; certo è che un minimo di cultura musicale dovete averla, altrimenti la dozzina di tracce finiranno nel dimenticatoio

Clik emcee Buckshot) con il produttore dei Wu-Tang (gangsta snowborda gioite pure) True Master; “If you speak the whole Hip-Hop language, nigga is not offensive” and so“Man, fuck these cops!”..

Austin Winlker e i suoi Hinder sono tornati con un full lenght nuovo di zecca per la gioia di tutti i dj radiofonici di Virgin o AFN, ovvero il buon hard rock a stelle strisce (sì proprio quello che avvolge la modella Jesse Lee Denning nella copertina), quello che punge ma non fa male. ‘All American Nightmare’ è il disco dell’ american dream, che vuole rimanere ribelle nel look ma che poi finisce per fare da colonna sonora nella finale del Superbowl; l’hard rock di avvocati e commercialisti che il fine settimana rispolverano Harley Davidson, Walker e giubbini di pelle per finire ad ubriacarsi in qualche raduno politically correct di wannabe Hells Angels. Ciò non toglie però qualità sonica agli Hinder, che macinano chilometri su chilometri di corpulenti riffs southern, esaltati dalla timbrica del loro leader: roca, graffiante e selvaggia; release che non risparmia ne il lato commerciale, ne il valore intrinseco della proposta. Ottimo compromesso dunque il risultato finale in grado di accontentare tutti, e la redazione non può che approvare all’unanimità votandolo “disco del mese”... KRS ONE & TRUE MASTER ‘META-HISTORICAL’ -CD (FAT BEATS)

A volte quando ascolti certi dischi, ti chiedi per quale oscuro motivo dovresti condividere le tue emozioni con qualche altro personaggio cui per il 90% delle volte non è interessato alla materia; lavoro dirà qualcuno, educazione musicale rispondo io, cazzate sentenzierà mio fratello. E KRS ONE lo sa bene, visto che la celebre frase “I was born into Hip-Hop, I had no choice” è per molti diventata un acronimo di RISPETTO; RISPETTO che molte, troppe volte chi ascolta non possiede ma fa parte del gioco…vuoi vendere? Vuoi guadagnare con la tua passione e i tuoi ideali, aspettati il peggio dalla tua audience. ‘Meta-Historical’ e il nuovo (capo)lavoro di KRS ONE per l’appunto, in collaborazione (visto il precedente successo di ‘Survival Skills’ in accoppiata con Boot Camp

Esordio vincente degli svedesi Ghost su Rise Above Records con il loro oscuro, mefistofelico e alquanto sinistro ‘Opus Eponymous’; ora mi immagino che molti di voi si chiederanno che bisogno c’era di andare a pescare della musica ispirata da tematiche dichiaratamente colluse con il Maligno. Bene ve lo spiego io: i signori in questione son quanto di più sorprendente abbiamo ascoltato negli ultimi 24 mesi in ambito prog seventies melodic metal; dove i Black Sabbath incontrano i Mercyful Fate nel 2010 nascono i Ghost. Doom melodico epicamente contornato da tastiere orrorifiche che rendono illuminanti brani come ‘Stand By Him’, ‘Elizabeth’, ‘Satan Prayer’, ‘Con Clavi Con Dio’; e la copertina dove la mettiamo?Osservatela per bene, altro che le grafiche inneggianti a Baffometto che qualche brand continua a propinarci, qui ci troviamo di fronte a maestosità e blasfemia unite all’ unisono.Suoneranno a breve in Italia,ma il segreto più assoluto aleggia sulle loro date… in campana! JR & PH7 ‘THE UPDATE’ -CD (SOULSPAZM RECORDS // FOUNDATION MEDIA)

Che cazzo c’entra la fottuta Germania con l’hip hop? Soprattutto con una qualità di genere non solo molto elevata, ma soprattutto mellow molto americanizzata; chiedelo al duo JR & PH7, che con il nuovo ‘The Update’ la danno ad intendere nelle orecchie anche ai migliori emmecee d’Oltreoceano. E sti cazzi direbbe Bufalo di Romanzo Criminale, altro che wurstel e kartofen, i signori in questione ce la sanno davvero; seguito indovinatissimo del precedente EP, si fregia di feature come Evidence, Legacy, Torae, SeanPrice, Strange Fruit Project, Theory Hazit, Elzhi, Buff1, Frank-N-Dank, Rasco, Shawn Jackson, Oddisee, Termanology, Trek Life, Bambu ed Edo G! E così dopo ‘The Standard’ (2009) i 2 artisti teutonici ci consegnano un disco che definire “con le contropalle” sarebbe solo un eufemismo perché come disse qualcuno: “lo streetware s’impara, la negritudine è genetica”. ‘Let’s Get It’ è già diventata leggenda per i jibbers.



MAX STAMPFL VS DANIEL NEULICHEDL PORTRAITS & ITW DENIS PICCOLO

Presentati. Nato nel dicembre ’85, sudtirolese! Mi trovate negli F-Tech Park in Alto Sono nato a Bolzano il 31/10/1989 e vivo a Collepietra un piccolo paese Adige, al Kronplatz e all’Alpe di Siusi. sopra Bolzano. Perchè vai in snowboard? Perché anche dopo 11 anni mi fa divertire come il primo giorno ed è Andare in snowboard mi motiva tantissimo! Qualche volta vorrei dei diventato una parte essenziale della mia vita. giorni con 30 ore per potermi divertire ancora di più con i miei amici. A che rider ti ispiri? Soprattutto ai miei amici con cui trascorro la maggior parte della stagioCon chi giro, oppure ai rider del calibro di Chris Grenier, Zak Hale, i ne, Plazy, Simon Gruber, Bambi e chiaramente guardo i video . fratelli Helgason, Keegan Valaika, Mikkel Bang e tante altri riders! Che trick ruberesti a Max/Plazy? Nosepress in tutte le variazioni come li fa lui. Sui kicker Fs 9 Indy, lo ha tirato fuori l’anno scorso al Subject Schlern e sono rimasto con la bocca aperta! Sui Rail 5-0 Bs1 Out. Cosa pensi delle droghe? Non ne faccio uso e non mi hanno mai attirato, già il vizio delle sigarette Io non ho bisogno di droghe e sono felice così! Se qualcuno le usa non mi mi pesa tanto. interessa e non cambia il nostro rapporto. Quanto è importante differenziare “la munnezza”? Molto importante direi, noi uomini stiamo distruggendo la nostra terra. Mi piace il fatto che ci siano sempre piú materiali che vengano riciclati. Quel poco che ognuno può fare per salvarla lo deve fare! Pensate ad un Ho pure letto che dal primo gennaio esce una legge che vietano la vendita paesaggio alpino senza neve… dei sacchetti di plastica nei negozi, era ora! Metti in ordine di importanza: religione, snowboard, amici, famiglia, amore, salute. Famiglia, salute, amore, amici, snowboard, religione. Salute, famiglia, amici, snowboard, amore, religione. Cosa pensi di Max/Plazy? E’ un mio caro amico, un shredd-buddy, un rider fortissimo e stra-stiloso. Max è una persona intelligente che sa cosa vuole ed è molto diretta, ogni Ho vissuto insieme a lui tantissimo tempo, uno di cui fidarsi e con tanta tanto anche un pò troppo ma sappiamo che il nostro “Powder-88” non lo voglia e testa. You’re awesome brio! fa apposta.



RAILWAY TO HEAVEN PRATO NEVOSO “Tato Chiala che è stato il rider che ha incassato più prato dollari”

PHOTO DENIS PICCOLO TEXT GIANFRANCO BATTAGLIA REPORT VIDEO LIKEMILK.COM RIDER LORENZO BUZZONI

Il “Railway To Heaven” ormai è arrivato alla sua 7° edizione, anche se molti pensano che è la 9°, anche quest’anno è stato il contest che ha aperto la stagione invernale essendosi svolto sabato 18 dicembre 2010. Più che una gara è un grande ritrovo tra i 25 rider invitati dove nessuno, o quasi, è spinto da competitività, ma semplicemente dalla voglia di snowboardare insieme a molti amici e per il gusto di divertirsi. Il format è diverso da quello degli anni precedenti: montepremi di 1500€ per gli snowboarder, suddiviso in 50 prato/dollari assegnati da una giuria, composta da 3 persone per i best tricks della giornata. Il vincitore alla fine è stato Tato Chiala che è stato il rider che ha incassato più prato-dollari di tutta la giornata, grazie al suo stile ed alla sua tecnica a stupito tutti i presenti con trick molto precisi. Oltre al rider di Ivrea c’erano molti nomi noti della scena italiana, Marco Donzelli, Giorgio Ciancaleoni, Oliver Mondino, Stefano Bergamaschi, Lorenzo Buzzoni e l’immancabile Ivano Inglese (correte su likemilk.com a vedere il video-report). Le strutture dell’evento erano composte da un Jump di 18 metri, un Jump con cisterna, un tubo piano/ salita/piano e un Pole Jam nazi, dove molti si sono esaltati ma molti si sono anche presi delle

grand cartelle. Sullo Step Up si sono distinti il Cianca, che ha chiuso un Fs 1080 bello preciso e il Donze capace di girare innumerevoli rotazioni, tra cui i suoi famosi rodeo. Sulla cisterna invece ha ben figurato Ivano l’Inglese che ha chiuso un Cab 5 davvero esemplare! Durante il tramonto si è svolto lo shooting finale sul jump dove molti rider hanno ancora gasato qualche bel trick per i fotografi. Dopo la gara molti rider si sono ritrovati a fare aperitivo nel negozio SunCity di Prato dove si sono concessi a interviste varie e a demo in skate nella micro Indoor, una vera chicca che non molte località montanare si possono vantare di avere. Infine tutti a cena allo Snow Fever Pub, locale/discoteca dove si è organizzato un concerto molto Metal con anche cover del grande Ozzy! Domenica mattina molti rider sono partiti e molti altri erano ancora provati dalla sera prima, far finire l’evento sabato è stata una genialata, sembra che il format stile Grenade Games stia prendendo piede anche in Italia!



VI AARON SHOEMAKER MEMORIAL “Scendiamo al buoio senza fare troppo rumore, come per rispettare il silenzio della montagna” PHOTO & TEXT ANDREA “FABB” FABBIANI RIDER SIMON GRUBER

Siamo ormai giunti alla sesta edizione dell’Aaron Memorial e ancora gonfi dalle abbondanti portate natalizie e già ora di rimettere la tavola ai piedi!Fortunatamente il sole è dalla nostra parte, fa capolino da dietro il Civetta verso l’una, per dare l’inizio al contest. Giusto un paio di parole d’incitazione dallo speaker Alvaro dal Farra e i rider iniziano a scorazzare per il park e i giudici a prendere nota! La battaglia è stata dura, due ore di jam session su tre jump in sequenza, a forza di Sw Bs 5, Fs 7 e Cab 9. Il primo gradino del podio l’ha guadagnato Simon Gruber, che anche questa volta ha dato sfoggio della sua indiscussa superiorità andando sempre un metro più alto degli altri e chiudendo tutti i tricks in maniera super precisa, non da meno è stato Federico Triches, gasato di giocare in casa, che ha dato una bella lezione di stile ai presenti. Ruggero Naccari si è portato a casa il terzo posto dimostrando la sua costante crescita. La scena ski non è mancata nemmeno quest’anno, con Nico “Coraggio” Corazza, local del park, che non la finisce mai di sbalordire tutti con le sue capriole (anche doppie!) e che sbaraglia tutti, seguito da un Mattia Fabrinetti più gasato che mai e da Simone Canal, rimasto incolume da una cartella memorabile. Finito il

contest il rifugio è stato letteralmente invaso dai rider per le premiazioni e per l’immancabile lancio di abbondanti gadgets. Il sole, stanco come ognuno di noi, ha iniziato a scendere lentamente, per lasciare spazio a panini inimmaginabili e fantastiche birrette fresche! E’ arrivato il momento in cui si tirano le somme della giornata: chi più chi meno siamo soddisfatti, si respira un’aria rilassata in un clima sereno, siamo tutti amici, non è forse questo lo snowboard? Con molta calma ci si avvicina alle tavole per l’ultima discesa, è quasi buio e scendiamo senza fare troppo rumore, come per rispettare il silenzio della montagna.


info@option.it


EMPLOYEE of the MOUNTH “Ride for yourself and no one else!” PHOTO SELFPORTAIT ITW DENIS PICCOLO

Presentati. Ciao, sono George Boutall, mezzo inglese e mezzo italiano, vado in snowboard da 15 anni e per gli ultimi 5 anni mi sono dedicato alla grafica. Come sei entrato in contatto con Sequence. Un giorno mi arrivò una mail di Denis Piccolo con scritto che gli servivano 4 scritte per l’indomani! Per fortuna quel giorno sono riuscito a finire tutte le grafiche anche se non è stato per niente facile soddisfare “Il Piccolo”. Perchè non sei più un pro rider? A un certo punto però ho dovuto scegliere tra provare a fare il rider a tempo pieno oppure fare il grafico e alla fine ho scelto la seconda strada perchè la trovo più varia e stimolante. La mia più grande passione rimarrà sempre lo snowboard ed è anche per questo che ho scelto di mantenerlo come hobby e non come lavoro vero e proprio. Inoltre, facendo il grafico riesco a dare molto di più allo snowboard, disegno riviste per far sognare i riders e tavole con cui possono realizzare quei sogni! Da quando ho mollato tutti gli sponsor e gare, quando sono in snowboard mi diverto il doppio. Ride for yourself and no one else! Chi è stato il tuo primo contatto e chi la tua

prima guida? Nel mondo dello snowboard il mio primo contatto è stato Peter Gauna, che mi ha aiutato a trovare il primo sponsor, mi ha dato la possibilità di snowboardare tutte le estati in Senales facendo lo shaper e mi ha dato anche qualche lavoretto di grafica. Di guide non ne ho mai avute, solamente tanti amici e collaboratori con cui ho condiviso tante esperienze e con cui sono cresciuto. Hai mai pensato di uccidere qualcuno della redazione? Devo ammettere che durante le notti insonni quest’estate mentre lavoravamo al catalogo Fifth Season, mi è venuto qualche flash di prendere Denis e strangolarlo con il cavo del Mouse! Cosa cambieresti di Sequence. Toglierei le foto di Slash che hanno stufato! Per il resto sono molto soddisfatto del lavoro che stiamo facendo! Ringrazia i tuoi sponsor!! Ringrazio la mia fidanzata per essermi sempre vicino, la mia famiglia per il supporto, Joe per l’ispirazione, Denis e Nik per la fiducia che hanno in me, Zampa a Rough snowboards, 515 creative shop e tutti gli amici con cui vado a snowboardare. See you on the hill!



MANUEL PIETROPOLI 3°


KING OF NIGHT BORMIO PHOTO DENIS PICCOLO TEXT NICOLO’ BALZANI

Le Conigliette e il loro Re! Non male come claim di questo King Of Night 2011 di Bormio! Il contest è partito accompagnato da una fitta nebbia e qualche goccia di pioggia che non ha sicuramente aiutato il lavoro degli shaper costretti, per colpa anche delle alte temperature, a costruire un kick piuttosto piccolo (16 m circa) senza con questo scoraggiare i rider partenti. Al parterre il buon Marco Donzelli mi comunica la sua defezione all’evento, insieme a quella di Giorgio Ciancaleoni per piccoli problemi fisici, motivo per il quale dedica la serata al filming dei suoi colleghi tavolari (con ottimi risultati). I rider italiani la fanno da padrone con la quasi totalità di presenze grazie ai vari, Markino Grigis, Lorenzo Buzzoni, Lollo Barbieri, Dadino Colturi, Simon Gruber e Manel Pietropoli. Proprio Manuel è gasato, l’ottavo posto all’O’Neill Evolution di Davos sembra averlo sollevato della delusione olimpica dell’anno scorso. La rappresentanza straniera era composta dal solo rider sloveno Luca Jeromel che da subito mette in riga tutti quanti con una vagonata di Fs 9, riscaldando così le 2.500 persone accorse allo Ski Stadium di Bormio. Da corollario all’evento snowboard gli speakers, Gigi Gas e Alvaro Dalfarra, hanno il compito di spingere a mille rider del Team Daboot della FMX che non fanno mancare tricks mozzafiato. Max Monti con la sua motoretta mostra back flip da urlo lasciando senza voce, non solo Gigi e Alve, ma il pubblico intero! La finale a quattro vedeva protagonisti, Simon Gruber, Manuel Pietropoli, Filippo “Crudo” Crudeli e Luka Jeromel che si sono sfidati in uno scontro diretto per potersi accaparrare i 5.000 € a disposizione. La furia di Luka non ha lasciato scampo a nessuno dei rivali italici: Simon e Crudo crashano nei tentativi di raggiungere e superare il numero di spin del rider sloveno ma i 1080 proprio non li riescono chiude, d’altro canto Manuel è super stiloso non abbastanza, visto che non va oltre a Bs Rodeo 5. Alla fine Luka Jeromel, con la vittoria, in tasca mostra un pompatissimo Fs Japan 3 e si aggiudica la corona del Re della notte di Bormio seguito rispettivamente da Simon e Manuel. Nel parterre dello Ski Stadium di Bormio, allo sloveno viene issata in testa la corona di King e donate le chiavi dei locali notturni di Bormio, nel suo tour notturno viene gentilmente accompagnato dalle vere protagoniste dell’evento, le conigliette di PlayBoy. La notte paese della Valtellina è stata molto lunga, anzi, lunghissima!


LUKA JEROMEL 1°

SIMON GRUBER 2° & LUKA JEROMEL 1°




APPROACH. APPROCCIO. Parti in switch, prendi tutta la velocità necessaria e prima della transizione fai una controcurva verso sinistra (destra per i goofy). Prima di staccare porta il peso sulle punte e piega le ginocchia. TAKE OFF. STACCO. Quando la tavola sta uscendo dal kicker dai l’impulso rotatorio con le spalle e porta lo sguardo oltre la spalla destra, senza abbassarla troppo durante lo stacco. MANEUVER. MANOVRA. Se hai staccato bene grabba in indy (switch mute) e controlla la rotazione con la mano libera. Mantieni la posizione e il grab fino a 540° e preparati all’atterraggio. LANDING. ATTERRAGGIO. Verso fine manovra porta lo sguardo sul landing, lascia che le gambe finiscano la rotazione di 720° mentre le spalle si bloccano in direzione opposta, così in atterraggio non avrai problemi di “overrotation”. Quando la tavola si appoggia alla neve piega le gambe con il peso più centrale possibile. REMEMBER. RICORDA. In switch backside succede spesso di approcciare male il dente e ruotare troppo presto. Concentrati sulla fase di stacco e se avrai fatto tutto bene la manovra sarà molto più facile da eseguire. BEFORE & AFTER. Questo trick prevede stacco e atterraggio in switch, prendi confidenza con la posizione e fai qualche swBs360 come riscaldamento. Se hai chiuso questo potresti invertire la rotazione e fare un cab720, non male come eventuale combo per una gara di slopestyle.

Daniel Neulichedl Sw Bs 720 Indy (Sw mute) TextENRICO CAVADA PhotoDENIS PICCOLO LocationHEMSEDAL NORWEY MITCH CAMP SNOWBOARD CAMP


Marco Grigis Bs 900 Mute

APPROACH. APPROCCIO. Prendi tutta la velocità necessaria e prima della transizione fai una controcurva verso sinistra (destra per i goofy). Prima di staccare porta il peso sulle punte e piega le ginocchia. TAKE OFF. STACCO. Quando la tavola sta uscendo dal kicker dai l’impulso rotatorio con le spalle e porta lo sguardo oltre la spalla destra, senza abbassarla troppo durante lo stacco MANEUVER. MANOVRA. Se hai staccato bene grabba in mute e controlla la rotazione con la mano libera. Mantieni la posizione e il grab fino a 720° e preparati all’atterraggio. LANDING. ATTERRAGGIO. Verso fine manovra lascia che le gambe finiscano la rotazione di 900° mentre le spalle si bloccano in direzione opposta, cosi in atterraggio non avrai problemi di “overrotation”. Quando la tavola si appoggia al landing piega le gambe con il peso più centrale possibile. RE- TextENRICO CAVADA MEMBER. RICORDA. Non abbassare troppo la spalla anteriore durante lo stacco, per fare un 900 PhotoROBY BRAGOTTO cork devi avere confidenza con la rotazione piatta altrimenti rischi di atterrare con qualsiasi altra LocationMAMMOTH MNT. CALIFORNIA parte del corpo prima della tavola. Blocca la rotazione con le spalle prima di atterrare in modo da non slaminare sul landing. BEFORE & AFTER. Fare qualche bs540 ti aiuterà a prendere confidenza con la fase di atterraggio. Porta le gambe dietro la schiena mantenendo il grab, sorprenderai tutti con uno stilosissimo bs900 Japan.



PHOTO & TEXT FRODE SANDBECH


KEVIN BACKSTROM - FOLGEFONNA NORWAY


JAMIE NICHOLLS

Il D-pad è un joystick per consolle che diventa il nostro compagno fedele nelle notti insonni o in astinenza di tipe. Ore e ore davanti a videogiochi incredibili, dove l’unico contatto con la realtà diventa questo piccolo oggetto di plastica che ci permette di avere il controllo sulle nostre decisioni. Due piccoli pulsanti ed un controller a forma di addizione, ci regalano la possibilità di infinite combinazioni. Il primo games ad utilizzare questo sistema fu “Cosmic Hunter”, gioco old-school della Milton Bradley, ancora nel lontano 1981.L’anno seguente Gunpei Yokoi, per la Nintendo, adattò questo sistema anche alla famosa versione di Donkey Kong, un classico intramontabile degli arcade. Grazie al famoso controller si riuscirono ad ottenere punteggi incredibili: poco tempo fa, un certo Billy Mitchell, reclamò un punteggio di 1.061.700 punti proprio in Donkey Kong, creando invidia e critiche da parte di tutti gli appassionati. Pochi anni dopo, l’università della Florida, sviluppò una bevanda energetica isotonica in onore della sua squadra di football “The Gators”, chiamandola “Gatorade”. Gli alligatori generalmente misurano 4 metri circa in lunghezza e vivono quasi cinquant’anni; un alligatore chiamato

“Cabulitis” ha vissuto ben 75 anni nello zoo di Latvia. Latvia è una città del Baltico che ha conquistato la propria indipendenza nel 1991. Il 1991 è un numero palindromo; il palindromo precedente fu nel 1881 e quello seguente nel 2002. Il palindromo è una scrittura che può essere letta nello stesso modo sia partendo dall’inizio, oppure dalla fine. I D-pad sono parte integrante di qualsiasi consolle moderna: semplici e geometrici, ma allo stesso tempo essenziali, rappresentano il primo contatto con il progresso personale di un giocatore di videogames. Tutte queste cazzate che vi ho detto, sono solo per farvi capire il concetto di questa incredibile photo-session, ovvero di come in qualsiasi videogioco anche nello snowboard non si può progredire senza migliorare il proprio bagaglio di trick, come non si può migliorare se prima non si supera il proprio livello attuale. Probabilmente non avete capito molto di quello che sto scrivendo, ma non importa, perchè con le immagini che ci sono in questo articolo non ha proprio senso che perdiate tempo nel leggere il mio racconto, gasatevi e correte a snowbordare!


GJERMUND BRATHEN


GJERMUND BRATHEN BS DOUBLE CORK 1260 MUTE

ETHAN MORGAN



MASSIMO GALFRE’ & OLIVER MONDINO


PHOTO DENIS PICCOLO TEXT ROBY BRAGOTTO


MATTEO BORGARDT


MASSIMO GALFRE’


E’ passato poco meno di un anno, ma a pensarci bene sembra sia successo soltanto ieri. Non a caso ricordo benissimo la tormenta di neve che la scorsa stagione aveva travolto la Lombardia, la Liguria e il Piemonte a fine marzo… e “tormenta” è proprio la parola adatta visto che in pochissimo tempo mi sono ritrovato a Prato Nevoso con più di un metro e mezzo di neve fresca caduta soltanto la notte precedente. Spaesato e, con la testa tra le nuvole come sono, all’inizio pensavo fosse strano che un veneto come me si ritrovasse nel basso Piemonte alla ricerca di nuove nevicate, ma è bastato guardarmi attorno un secondo per capire quanto di strano non c’era poi molto... in un battito di ciglia mi sono ritrovato in compagnia del sappadino Filippo Kratter, del giapponese Yujiro Kondo, di due altoatesini doc come Max Stampfl e Daniel “Plazy” Neulichedl, del filmer bolognese Arturo Bernardi e dell’immancabile local Denis Piccolo in compagnia della sua Canon. In pratica mezzo nord-est, un pezzo di Sud-Tirol, un accenno di Emilia Romagna e addirittura un pizzico di Giappone, tutti insieme nel bel mezzo del nord-ovest. Tutti lì, quasi fossimo dei pirati alla caccia di isole da conquistare. E forse è proprio il tema dei pirati quello che si addice meglio per quest’ennesima avventura, costituita da incredibili quantità di cristalli ghiacciati, da enormi difficoltà per raggiungere l’appartamento che ci aspettava, da una compravendita in piena notte con un meccanico per delle catene da neve e da una litigata in piena notte con lo stesso meccanico a causa delle catene da neve. Oppure da una nottata in un nuovissimo, moderno e conveniente hotel, da una sveglia non così mattutina, o dal ritrovarsi all’improvviso catapultati in pieno inverno sotto metri di neve fresca, ma soprattutto dall’impossibilità di costruire kicker a causa di troppa neve. Avete capito bene… “troppa neve”. Le nostre rosee aspettative hanno dovuto vedersela con quello che non avevamo pensato, ovvero strade impraticabili, passi chiusi, seggiovie inagibili… l’inverno che avevamo tanto desiderato per mesi, era arrivato, ma con il piccolo dettaglio che aveva scaricato la sua incredibile potenza in una sola notte… e in un solo luogo: Prato Nevoso. Condizioni talmente epiche e inverosimilmente perfette da far sussultare

chiunque, anche i local che chissà da quanti anni non vedevano così tanta neve caduta in così poco tempo… proprio loro, i local eccoli lì, pronti in un men che non si dica, con le armi affilate e coltelli tra i denti, tanto da trasformare noi piccoli pirati in trasferta da cacciatori a prede, facendoci prestare giustamente, comprensibilmente e correttamente attenzione a loro, ai “Pirati di casa”, ai local: Massimo Galfrè e Oliver Mondino. Ebbene sì, un pezzo di storia italiana dello snowboard, nel loro Piemonte e nel bel mezzo di una delle più intense nevicate della scorsa stagione. Due splendide persone, due incredibili rider, due pionieri e due dei più verosimili pirati che hanno sicuramente scritto gran parte della storia che molti di noi potrebbero soltanto raccontare. Credo sia una sorte di “onore” conoscerli e poterci snowboardare assieme… credo che quando si ha a che fare con Olly e Zeman, il “rispetto”, quello vero, non sia un qualcosa che si debba guadagnare, ma un vero e proprio dato di fatto… credo che chiunque sarebbe disposto a concedere loro, e per di più nella loro “casa”, la prima scia, il primo kicker, il primo cliff… credo che siano due ragazzi straordinari, sempre allegri e motivati… e senza ombra di dubbio, credo siano due rider fortissimi. Pirati invasori come noi si sono ritrovati a dividere lo stesso spot, a costruire lo stesso kicker e a motivare nello stesso modo quei pirati di casa che tanto hanno ancora da insegnare. Ricordo soltanto di come sia stato semplice e naturale combinare ogni momento, come se ci si completasse tutti a vicenda. Due crew così lontane tra loro, decine di ragazzi dalle differenti personalità, amici che nonostante la distanza e lo scorrere del tempo sono sempre rimasti vicini, in un unico e incredibile luogo mai come allora così gonfio di neve. Poteva soltanto uscirne qualcosa di speciale. Poteva soltanto uscirne qualcosa di semplice ed indimenticabile. Poteva soltanto uscirne un meraviglioso ricordo di alcune delle migliori giornate e nottate della scorsa stagione, dall’arrivo a Prato Nevoso allo stare tutti assieme a mangiare metri di pizza a casa di Olly, dai racconti di Fil a quelli di Denis. Perché credo che chiunque abbia la possibilità, la fortuna, la voglia e l’esperienza di vivere per davvero la montagna, sa anche benissimo distinguere quali siano i veri pirati, i veri invasori, da quelli che sono, e resteranno per sempre… amici.


OLIVER MONDINO

FILIPPO KRATTER



PHOTO & WORDS ROBY BRAGOTTO

MARKINO GRIGIS, RUGGERO NACCARI E FILIBERTO PILLER COTTRER LOS ANGELS VENICE BEACH


LOS ANGELES

LOS ANGELES


RUGGERO NACCARI - MAMMOTH MNT.

DANIELE COLTURI - MAMMOTH MTN.


DANIELE COLTURI CAB 540 JAPAN MAMMOTH MTN- CALIFORNIA



Esistono parole che racchiudono intere storie… parole che riecheggiano chissà quali passati e racconti. Esistono parole per le quali nessuno può sottrarre la propria mente dal loro suono. Esistono parole indimenticabili. Nel mondo della tavoletta senza rotelle esistono in realtà pochissime parole in grado di scuotere ogni fantasia più repressa, una di queste non è altro che una sorta di luogo magico, assurdo, sognato e unico. Quella parola è Mammoth Mountain. Credo che nessun testo, video e nessuna fotografia sarebbero mai capaci di descrivere quel piccolo paradiso. Mai come ora mi trovo in difficoltà nel dover raccontare a voi strani lettori cosa sia in realtà quel posto, quella montagna, quel paese. A dire il vero non riesco ad immaginare chi di voi possa non averlo mai sentito nominare almeno una volta, quindi l’unica cosa che mi resta da fare è provare a descrivervi le mie emozioni e ciò che i miei occhi hanno imparato, appreso e capito dopo quelle intense giornate trascorse in quell’angolo rotondo di cielo. Mammoth Mountain non è solo una città, non è solo un comprensorio, non è solo il punto di riferimento mondiale dello snowboard, è un luogo sacro, assurdo e incredibilmente perfetto. Nessuno potrebbe mai trovare qualcosa che non funziona, quasi fosse una sottospecie di orologio svizzero, dove qualsiasi ingranaggio si incastra nel migliore dei modi… gli uffici, le persone, le casse per gli skipass, i responsabili di qualsiasi settore, i parcheggiatori, i negozianti, gli shaper… queste sono le basi che qualsiasi comprensorio dovrebbe possedere. Queste basi, a Mammoth, sono straordinariamente perfette, non esistono altre parole… semplicemente, perfette! Credo che solo attraverso certe basi si possano raggiungere gli obiettivi, la precisione e le caratteristiche che tutto il mondo invidia: con più di venti kicker di tutte le misure a disposizione, infinite strutture tra box, rail e jibbing, due pipe e uno dei migliori superpipe che siano mai stati creati sul pianeta terra, senza ombra di dubbio Mammoth Unbound è il nome dello snowpark più funzionale del mondo. La cosa che fa pensare, incazzare, sorridere, rabbrividire e stupire, è che tutto ciò è racchiuso in una semplice pista collegata ad una velocissima seggiovia a cinque posti. Trovare un rapporto sensato tra il tempo in seggiovia e quello realmente utilizzato nello snowpark è davvero difficile, ma posso soltanto dirvi che in quattro ore si può arrivare di media a fare tranquillamente una quarantina di giri. Per me e per noi italiani, tutto questo era semplicemente inconcepibile. Come inconcepibile e pazzesco è anche tutto ciò che nasconde la città vera e propria di Mammoth: uno degli skatepark in cemento più famosi d’America, piscine, saune e jacuzzi comprese nei modici prezzi degli appartamenti in affitto, oppure motel economici, appartamenti da scavallare, supermercati gestiti da giovani per i giovani, negozi di ogni tipo, spacci di ogni marca d’abbigliamento, qualsiasi genere di fast-food come in ogni più grande metropoli, pub, birrerie e ristoranti italiani. Insomma, anche l’intero paese, l’intera città, funziona in modo incredibilmente perfetto. Come se tutto questo non bastasse, pure le perturbazioni, le nevicate e la loro intensità, hanno un qualcosa di surreale: diversamente da quello che accade nei nostri luoghi, a Mammoth è difficile vedere grossi e morbidi fiocchi, ma piuttosto fittissimi e minuscoli cristalli ghiacciati con una densità allucinante, capaci in pochissime ore a portare più di un metro di neve fresca e polverosa in pieno aprile e quando iniziano, quando iniziano a cadere per davvero, non smettono più… per ore, giorni, settimane continue. Senza smettere mai. Lo so… vi ho fatto venire voglia di andarci, vero? Dovreste! Dovreste andarci anche perché quando come ora mi ricapita di pensare a Mammoth e all’intero viaggio, non credo di essere mai riuscito a concretizzare realmente quali siano le migliaia di cose che mi hanno lasciato dentro un’esperienza come questa che ho vissuto in California e di certo sono consapevole di quanto sia difficile provare a

raccontarvelo attraverso delle parole scritte… so di aver dormito la prima notte in casa di un pazzo sconosciuto, di aver noleggiato un enorme furgone a nove posti quando invece era prevista una piccola macchina da sei, di aver dormito in ogni sorta di motel dai più malfamati ai più tranquilli, di aver mangiato qualsiasi cosa ingeribile e che nel modo più fantasioso si possa immaginare mangi il popolo americano. So di aver messo la tavola ai piedi a Bear Mountain, a June e Mammoth Mountain, di aver avuto accanto in seggiovia gente come Mikey LeBlanc, Lucas Magoon, Mason Aguirre, Cale Zima, Keegan Walaika, Laurent Nicolas Paquin e di averli visti snowboardare per davvero e non solo attraverso uno schermo. So di aver visitato Los Angeles con i suoi grattacieli, Hollywood e la sua Walk of Fame, Beverly Hills con le sue ville, San Francisco e il Gonden Gate e Las Vegas con i suoi casinò… so di essere stato sopra uno skate tra i marciapiedi di Santa Monica e di aver visto a Venice Beach il più bel tramonto che la natura potesse mai creare. So di essere stato presente in un College-party a San Francisco, con tanto di cheerleader e squadra di football studentesca. So di aver giocato a Beer Pong. So di aver dormito nel Bellagio di Las Vegas, di aver scommesso alla roulette, di aver vinto alla roulette, di aver perso tutto alla roulette. So di aver passato una notte indimenticabile in quella città che prima pensavo esistesse soltanto nei film e di essere stato dentro una limousine per qualche minuto. So di aver visto la Death Valley, di averci messo piede e di aver fatto pipì in pieno deserto. So di aver visto e fotografato luoghi, strade e paesaggi fantastici, tanto irreali da crederli effimeri. So di aver vissuto un sogno. L’ultima cosa che posso fare è consigliare lo stesso viaggio a tutti voi… non posso aggiungere altro. Appunto perché a volte ci sono parole che racchiudono intere storie… parole capaci di farti tornare alla mente incredibili viaggi. E “incredibile” è anche l’unica parola in grado di descrivere la California. “Incredibile” è anche l’ultima parola capace di raccontare questa storia.

SAN FRANCISCO

SAN FRANCISCO


FILIBERTO PILLER COTTRER - JUNE




cerco sempre di pubblicare materiale di qualità, lavorando molto di più sull’aspetto grafico etc. etc.. La cosa che mi ha colpito molto è che, oltre a siti italiani, anche method.tv , themustachio.com , Fluo Fun sono sempre molto contenti a pubblicare quello che facciamo noi qui in Italia.

STORICAMENTE VOI E LEMON8 SIETE LE DUE CREW CHE HANNO CREDUTO MAGGIORMENTE NELLO STREET. IN CHE DIREZIONE SI STA EVOLVENDO IN ITALIA ED IN EUROPA IL JIBBING.

INTERVIEW DENIS PICCOLO

SEI UNO SHAPER, UN FILMER ED UN RIDER A TUTTI GLI EFFETTI. PERCHÈ IN ITALIA PER SODDISFARE UNA PASSIONE COME LO SNOWBOARD BISOGNA ESSERE POLIEDRICI? Penso che una parte della colpa sia mia, nel senso che se avessi iniziato anni fa, concentrando le mie energie seriamente su una delle tre, probabilmente ora sarei un rider o uno shaper oppure un filmer migliore, unico problema che mi affascinano tutte quante. A parte questa autocritica, penso che in Italia la gente con delle potenzialità sia sprecata... purtroppo viviamo ancora in un paese mentalmente arretrato, dove l’immagine, un pezzo di carta e le conoscenze, contano più della reale capacità di ciascuna persona. Per quanto riguarda lo snowboard, non ci sono nè i mezzi e nè i soldi per vivere come rider, e quei pochi, a mio avviso, vengono investiti malamente.

NEGLI ULTIMI ANNI SEI CRESCIUTO MOLTO COME RIDER, IL TUO BAGAGLIO DI TRICK SI E’ AMPLIATO, COSA È CAMBIATO? Come tutte le cose più le fai più migliori. Dopo aver passato la prima stagione a Madesimo come shaper, ho avuto la possibilità di spostarmi a Bardonecchia. Lavorare tutti i giorni come shaper in un park come Bardoneccchia, ti da anche la possibilità di snowboardare e crescere molto come rider. Contando anche le ultime 2 stagioni estive a Les 2 Alpes, da Facciosnao, penso di aver snowbordato in 3 anni circa 25 mesi! Ovviamente non c’è tempo che tenga se non hai passione, costanza e determinazione.

RACCONTAMI LA TUA STORIA, MA NON FARLA TROPPO LUNGA! Ho messo per la prima volta la tavoletta a 14 anni, è stato però solo un passatempo di qualche week end e delle vacanze per circa 4 anni. Dai diciotto in poi ho in iniziato con gli amici a salire a Madesimo, così anziché passare le serate nella “milanobene” e le domeniche allo stadio, ho preferito la montagna alla city. Dopo un paio d’ anni ho conosciuto Oscar di Margot Street che mi ha iniziato a passare le prime tavole (Hammer se non ricordo male). La prima foto pubblicata fu su Entry nel 2005, quel primo scatto pubblicato mi ha dato una motivazione tale che non sono più riuscito a fermarmi, dopo 6 anni mi ritrovo ad avere collezionato circa un 100 di foto sui vari magazine del settore, 2 videopart e ora grazie a te (Denis) anche cover e ITW su una delle migliori riviste italiane. Quello di cui mi rendo sempre più conto è che ho dato a questo sport circa 10 anni della mia vita e ne sono orgoglioso.

TU E LA TUA CREW LAVORATE MOLTO PER VALORIZZARE LA VOSTRA IMMAGINE (SHOOTING, CONTEST, VIDEO E BLOG) QUANTO È IMPORTANTE IL LAVORO MEDIATICO CHE SVOLGETE COSTANTEMENTE? Penso che il lavoro mediatico che stiamo facendo sia cresciuto molto negli ultimi 3 anni, sia in quantità che in qualità, se prima pubblicavamo qualsiasi cosa sul web ora, grazie all’esperienza, siamo molto piu’ “professionali”. Dovendo in prima persona gestire video e blog di Garbage

Personalmente ho visto sempre Lemon8, in particolare Olly e Zeman, come fonti di ispirazione. Quando noi facevamo i primi video, loro già avevano parti incredibili in Prosit di Random Video. Lo street penso che sia stata una tappa fondamentale nell’evoluzione dello snowboard, ha dato una ventata di aria fresca ad uno sport che aveva raggiunto livelli incredibili, soprattutto ha dato la possibilità a chiunque lo pratichi snowboard di dare la propria interpretazione dello sport. L’Europa e l’ Italia, penso che seguano inevitabilmente lo stile e l’ innovazione americana. L’America ha sicuramente moltissimi difetti ma e’ sempre un passo avanti, e’ inevitabile che sia il paese che nello snowboard la fa da padrone.

SI DICE CHE LO STREET NELLO SNOWBOARD DERIVA DALLO SKATEBOARD, È RIDUTTIVO PENSARLA COSÌ? Tutt’ altro, e’ la pura verità. La maggior parte dei pro rider in snowboard sono anche fortissimi sbatter! Lo skate, essendo nato molto prima, penso sia di conseguenza fonte di ispirazione per lo snowboard, io non ci vedo nulla di male.

IN MOLTI PENSANO CHE I JIBBERS SONO RIDER INCOMPLETI, COSA SIGNIFICA ESSERE UN RIDER COMPLETO? Jones e De La Rue sono riders incompleti? Non penso proprio, nonostante facciano esclusivamente linee inumane in freeride. Sicuramente un rider completo è un rider in grado di esprimere al meglio tutte le “discipline” dello snowbaord!

RECENTEMENTE MASSIMO BUBBA FERRO IN UNA NOSTRA INTERVISTA HA DETTO CHE I GIOVANI PREFERISCONO JIBBARE PERCHÈ E PIÙ FACILE DI SALTARE O ANDARE IN PIPE, COSA NE PENSI? Non sono molto d’ accordo, o meglio condivido il fatto che sia più facile nel senso che è più alla portata di tutti. Chiunque può prendere la propria tavola e uscire nel giardino di casa e provare ad esprimere le proprie capacità con la tavola. E’ più facile perché e’ sicuramente meno dispendioso, pochissimi possono permettersi un giro in elicottero per fare linee in powder o un pipe per allenarsi. Sul fatto che sia effettivamente più semplice fare uno street rail piuttosto che un kiker in fresca o un’ uscita in pipe, dipende sempre da cosa si fa. Il fatto che poi i giovani rider preferiscano jibbare, penso sia dovuto dal fatto che sia più divertente e dal fatto che sono influenzati da questo funny mood di interpretare lo snowboarding.

DA CHI TRAI ISPIRAZIONE NEL VIDEO, NELLO SHAPING E NEL RIDING? VideoGrass per filming ed editing dei Video. Matteo Ferraris per lo shaping. Chris Grernier, Luca Magoon per il riding.

QUANTO È IMPORTANTE FAR PARTE DI UNA CREW? QUANTO TI PUO’ AIUTARE? Tutte le cose si apprezzano di più se condivise con qualcuno, se questo qualcuno è un gruppo di amici con stessa passione e stesso mood penso sia la cosa più gratificante che ci possa essere. Far parte di una crew è significa condividere gli stessi stati d’animo, le stesse situazioni e passioni. L’amicizia quella vera penso sia il valore più profondo che esista.

PARLAMI DI COME È NATA, COME SI È EVOLUTA E COSA È ADESSO LA VOSTRA CREW, COSA SARA’ DOMANI?


PHOTO PHOTODENIS ALEXPICCOLO BERGER SAN SICARIO PASSO ROLLE



PHOTO DENIS PICCOLO SAN SICARIO


PHOTO DENIS PICCOLO SESTRIERE


PHOTO ELEONORA RAGGI BARDONECCHIA


Garbage è nata circa 5 anni fa in un Mc Donald’s di Lorenteggio, davanti ad un Big Mac io, Devid De Palma e Alessandro Redaelli ci siamo detti perché non dare un nome a quello che facevamo… tutto il resto e’ venuto poi col tempo. Dopo i primi anni di “gavetta”, nonostante qualche difficoltà ad essere capiti, ecco che sono nate le prime collaborazioni con magazine, fotografi e company del settore. Ora Garbage penso sia una delle realtà più solide che ci sia in Italia nel mondo dello snowboard. Collaboriamo con la maggior parte delle riviste del settore, siamo riusciti a creare una nostra company di produzione video, organizziamo party ed eventi. La cosa che mi da più soddisfazione è ricevere mail e complimenti, vedere che quel che facciamo piace ed essere fonte di ispirazione per i rider più giovani!

SIETE LEGATI FORTISSIMAMENTE CON DOORS, PARLAMI DELLA VOSTRA COLLABORAZIONE E DEI VOSTRI PROGETTI, COME CRISTIAN FILIPPONE E’ ENTRATO NELLE VOSTRE VITE? Doors è Garbage, Garbage è Doors... sono la stessa cosa, con nomi diversi semplicemente perché si occupa di un’ altra cosa. Non so come sia nata questa collaborazione, so solo che è iniziata come la cosa più bella e sta dando i suoi frutti. Negli ultimi due anni abbiamo prodotto due Team Video ed ora abbiamo iniziato a lavorare ad un nuovo e diverso progetto video il cui protagonista principale è il park e comprensorio di Bardonecchia. “Do It Better” sarà un video promozionale della stazione, una sorta di “I Ride Park City” con protagonisti il Team Doors, tutti gli altri Homies che verranno a trovarci questa stagione. Nessuna stazione in Italia ha mai creduto così tanto come Bardonecchia nei Riders, nella loro immagine e nella possibilità di creare un progetto così ambizioso. Penso sia un piccolo passo in avanti e uno stimolo per creare anche qui in Italia realtà affermate come i park americani.

APRI LE TENDE, UN SOLE PAZZESCO, GIORNATA PERFETTA. IL PARK PERFETTO? Il park perfetto esiste, si trova a 2 ore d’auto da Los Angeles: Bear Mnt. Un park super funny per il jibbing con centinaia di strutture diverse, 2-3 linee di kikers e un paio di Pipe. Dall’11 al 20 aprile abbiamo organizzato un tour in California, passeremo da Bear per poi spostarci a Mammoth Mnt e June Mnt, non vedo l’ora! Nonostante abbia girato molto negli states durante questi anni, non ho mai avuto l’ occasione di andarci a snowboardare.

PROGETTI FUTURI MA NON TROPPO LONTANI: COME RIDER, DEI TUOI VIDEO E DELLA VOSTRA CREW. Sono sempre stato una persona ambiziosa, quando raggiungo l’obbiettivo che mi ero prefissato sono soddisfatto, ma mi dico: “Se sono arrivato fino a qui, posso andare anche oltre”. A 29 anni bisognerebbe fare delle scelte, l’unica scelta di cui sono sicuro è che non voglio smettere di fare il rider, ho dato tanto allo snowboard ma ho ricevuto anche tanto, quindi non avrebbe senso abbandonare qualcosa che ti da soddisfazione. Al riding ho associato da un paio d’anni anche il filming e l’editing. Lo scorso anno ho realizzato Little Italy e ora, come Different Vision Production, oltre a “Do It Better” sto lavorando anche su un video esclusivamente firmato Garbage chiamato “The Believers” che è un progetto ambizioso che seguirà la falsa riga di “Littel Italy” ambientato prevalentemente in America!

COSA FRULLA NELLA TESTA DI JHONNY, COSA FARAI E COSA SARAI DA GRANDE? Quel che farò è continuare su questa strada come rider e concentrarmi di più sul progetto di Different Vision Production. A maggio renderò più professionale la mia produzione video e spero di iniziare a collaborare con aziende del settore, magazine siti web. Penso sia un progetto ambizioso, non sarà semplice, ma sono fiducioso. Quindi chiamatemi se dovete fare un video!

SEI SUPPORTATO QUASI TOTALMENTE DAL GRUPPO

ROMANO WOODMORNING, COME TI TROVI CON LORO E COME È NATA LA VOSTRA COLLABORAZIONE. Ho conosciuto Fabrizio Messineo, fondatore di WoodMorning, circa 5 anni fa durante la Spy Rail Battle di Varese, non avrei dovuto neanche parteciparvi, poi per mancanza di alcuni rider stranieri invitati, sono finito nella mischia. Dopo l’evento ho incontrato Fabrizio e da li è nato il tutto, probabilmente è stato il destino, ora sono 5 anni che si è stretto tra noi un legame incredibile. Woodmorning penso sia diventata una delle company piu’ serie che ci siano in Italia, hanno brand “esclusivi” e gestiscono al meglio l’ immagine dei rider. A parte Bataleon mi supportano con Skullcandy, Elm Company , Celtek Gloves, Flus Bindings. In tema di “marchette” cito anche Spy, Vans, Doors e Margot Street. Se sono arrivato fino a qui sicuramente lo devo a loro che hanno sempre creduto in me! Grazie di cuore!

NON TUTTI SANNO CHE QUALCHE HANNO FA HAI DOVUTO AFFRONTARE PROBABILMENTE LA PROVA PIU’ DURA DI TUTTA LA TUA VITA, RACCONTAMI COSA E’ SUCCESSO. Non tutti sanno di questa mia cosa, a dir al verità sono stato sempre restio nel parlarne probabilmente perché non avevo ancora superato del tutto le mie paure. Dopo 5 anni riesco a parlare quasi tranquillamente, anche perché è una cosa con cui dovrò convivere per il resto della vita, come i 20 cm di cicatrice che mi sono rimasti sul petto.Cinque anni fa ho dovuto subire un grave intervento al cuore per una malformazione congenita che avevo dalla nascita ma di cui ho scoperto l’esistenza a 15 anni! E’ sicuramente stata la prova più difficile che abbia mai dovuto affrontare, 6 lunghi mesi passati tra ospedale e casa di cura per la riabilitazione post-operazione. La cosa di cui ho avuto più paura, a parte quella di passare a miglior vita, era la possibilità che non potessi più snowbordare. Nonostante questo evento mi abbia segnato in modo indelebile, da un lato mi ha aiutato ad aprire gli occhi cambiato e condizionato tutte le scelte della mia vita. A volte non ci rendiamo conto di quanto sia bella, di quante emozioni ci regalano anche le cose più semplici passate con le persone e gli amici più cari. Ho scoperto grazie a quest’operazione parti di me stesso che non potevo neanche immaginare. La cosa più importante che ho capito della vita è di non avere rimpianti, inseguire e cercare di realizzare i propri sogni, apprezzando al massimo tutte le situazioni. Believe In Dreams!

TOGLIMI UNA CURIOSITÀ, PERCHÈ TI CHIAMANO JHONNY, ANZI ALLE LES DES ALPES ADDIRITTURA HO SENTITO CHIAMARTI AL BANCONE DEL BAR “JHONNY IL BELLO!” Jhonny il Bello! Una quindicina di anni fa, appena tornato dalle ferie estive, incontrai Davide, lui era appena rientrato dalla Jamaica e incontro’ nella “terra dell’erba” il mio sosia di nome Jhonny appunto… vai a capire se era il mio sosia, oppure aveva fumato un pò troppa erba, sta di fatto che non sapendo il mio nome mi iniziò a chiamare Jhonny.

RINGRAZIA CHI VUOI E CHI DEVI, E NON TI DIMENTICARE DI NOI! Le persone che mi conoscono sanno che uomo sono e sanno quanto io tenga all’amicizia, che in realtà non c’e’ neanche il bisogno di elencarle, credo che ognuna di loro leggendo questa ITW sa quel che vale per me ed io per ciascuna di loro. Un ringraziamento particolare alla mia famiglia, a tutte le persone che sono state importanti e quelle che lo saranno nella mia vita.


PHOTO CRISTIAN SCALCO CESANA



83 RIDERS DELLA SCENA ITALIANA HANNO VOTATO CHI NELLA PASSATA STAGIONE HA DIMOSTRATO DI ESSERE IL MIGLIORE. SENZA INTIMIDAZIONI, INFLUENZE O PRESSIONI. SNOWBOARDER CHE VOTANO SNOWBOARDER. ECCO I RISULTATI DELLA SECONDA EDIZIONE DEI SEQUENCE RIDERS AWARDS. COMMENTS ROBY BRAGOTTO

SIMON GRUBER PHOTO MATT GEORGES


SIMON GRUBER PHOTO ROBY BRAGOTTO


SIMON GRUBER PHOTO CYRIL

Vabbè… c’erano dubbi? Non credo. Simon è attualmente il più forte rider italiano e credo che nessuno possa dire il contrario. La sua voglia di snowboardare è incredibile, la si sente anche quando semplicemente respira. Simon è fortissimo, solido, concreto. Olla più di tutti. Chiude più di tutti. E’ il più forte di tutti. E come se tutto ciò non bastasse, è anche molto, molto simpatico, con la battuta sempre pronta e capace di farti sorridere anche nei momenti più difficili. Ed ora che ha pure iniziato a girare il mondo filmando con una delle migliori crew europee e mondiali…, beh, mi sa che resterà il rider più forte di tutti ancora per molto. Second Place: Lorenzo Barbieri - Third place: Marco Grigis


TANIA DE TOMAS PHOTO DENIS PICCOLO

Ormai non so quanti anni siano che Tania è capace di dare la foglia a qualsiasi ragazza e anche a moltissimi dei maschietti… è indiscutibilmente un punto di riferimento per ogni donzella che mai voglia porsi degli obiettivi. E’ un esempio per tutte e per tutti. E’ la miglior rider italiana che conosco, la miglior rider italiana che si sia mai vista, la miglior rider italiana che continuerà a far mangiare la polvere a tutte per ancora molti e molti anni a venire. Con la piccola e personale speranza che continui a trovare dei nuovi orizzonti e nuovi obiettivi legati a questo mondo. Second Place: Maria Maiocco - Third place: Ilenia Cavallini

Marchino rappresenta una delle rarissime e giovani speranze italiane per il futuro. Non ha nemmeno diciassette anni e già possiede un bagaglio di trick devastanti. E cosa che non guasta e che tra i suoi coetanei quasi nessuno possiede, ha la testa sulle spalle. E’ determinato, preciso, diligente e metodico. Ha già girato mezzo mondo e ovunque sia stato si è sempre fatto notare. Conosce più lingue di quanto i suoi professori gliene insegnino e anche se a volte può sembrare che abbia la testa tra le nuvole, vi posso assicurare che è un ragazzo splendido, gentile e soprattutto umile. Second Place: Filiberto Piller Cottrer - Third place: Dadino Colturi


MARCO GRIGIS PHOTO ROBY BRAGOTTO



Non so spiegare bene il perché, ma quelle poche volte che ho avuto l’immenso onore di snowboardare con Lukas, mi è capitato spesso di associarlo mentalmente a Nicolas Muller… vederlo ollare da un pillow all’altro, scrutarlo tracciare linee che solo lui riesce a vedere, oppure ammirarlo uscire da un kicker in fresca con una naturalezza assurda, lo fa spesso ricordare. Sembra di vedere un video. E ciò che chiunque gli riconosce, è l’esperienza mondiale che si porta sulle spalle. Lukas è un libro di montagna, un pozzo di conoscenza, un artista in tutto ciò che fa. Chissà che un giorno, oltre ad una mia foto che lo ritrae, possa avere anche un suo disegno appeso alla parete di casa. Second Place: Alberto Schiavon - Third place: Stefano Carini

LUKAS GOLLER PHOTO DENIS PICCOLO


MATTEO BORGARDT PHOTO DENIS PICCOLO

Credo che Matteo Borgardt (comunemente chiamato “Whatza”) sia uno dei rider che lo scorso anno abbia snowboardato meno di tutti… non perché sia svogliato, o con poca voglia di fare, tutt’altro! Ma perché quelle volte che ho avuto il piacere di lavorarci assieme, chiudeva qualsiasi cosa first try! E la sua parte video in Random lo rispecchia in pieno: è divertente, fantasiosa, completa, capace di farti venire voglia di correre in montagna e di lasciarti incredulo allo stesso tempo. La migliore parte video di questa stagione. Second Place: Simon Gruber - Third place: Filippo Kratter


LORENZO BARBIERI PHOTO ELEONORA RAGGI

Lollo è il primo italiano ad aver chiuso un doublecork in park. Lollo è il primo italiano ad averlo chiuso uscendo in switch frontside… ed ora che ci penso, è anche uno dei pochissimi in assoluto mi sa ad averlo fatto in switch frontside! Ed ora che ci penso meglio, ha pure chiuso un double backside rodeo in park! Sì insomma, Lollo è sicuramente colui che nell’ultimo anno ha fatto più progressi di chiunque. E’ simpatico, solare e con il sorriso sempre stampato in volto. Sperando di saperlo e vederlo anche fuori da Livigno, è senz’ombra di dubbio colui che ha maggiori possibilità di migliorarsi, non vedo l’ora di fotografarlo. Second Place: Simon Gruber - Third place: Giorgio Ciancaleoni


LORENZO CHIALA PHOTO DENIS PICCOLO

Negli anni ne ho sentiti di tutti i colori su Tato… chi lo adora, chi un po’ meno, chi lo stima, chi un po’ meno. Personalmente lo considero un caro amico, una persona divertente e capace di farmi morire dal ridere quando mi parla in dialetto veneto. L’unica cosa che non ho mai sentito dire su Tato, è che non sia uno dei migliori jibber che il nostro vecchio paese abbia mai sfornato. Che lui abbia quell’incredibile stile e quel miracoloso dono di far sembrare facili anche le cose più impossibili, è sempre stato riconosciuto e probabilmente lo sarà per chissà quanti decenni futuri. Second Place: Federico Jovanovich - Third place: Daniel Neulichedl


MANUEL PIETROPOLI PHOTO CYRIL

Manuel è indubbiamente l’unico che in quel bastardo di mezzo tubo ghiacciato non ha mai mollato. Manuel è l’unico che non si è mai tirato indietro nemmeno quando i progressi degli altri alieni potevano essere traumatizzanti. Manuel è colui che riesce ad uscire cinque metri da un superpipe e buttarsi con la testa verso il coping per ben due volte. Manuel è quello capace di atterrare sulle proprie gambe dopo tutto ciò. Manuel è l’unico, dopo Giacomo, che abbia ancora un senso dentro quel bastardo di mezzo tubo ghiacciato. Second Place: Giorgio Ciancaleoni - Third place: Stefano Munari



PICCOLO DENIS CRISTIAN SCALCO ALESSANDRO BELLUSCIO CYRIL ALEX BERGER

Shots SIMON GRUBER PHOTO CYRIL


PHOTO ALEX BERGER ENRICO CAVADA PASSO ROLLE


PHOTO DENIS PICCOLO MARCO CONCIN HEMSEDAL NORWAY


PHOTO ALESSANDRO BELLUSCIO LORENZO BUZZONI BARDONECCHIA


PHOTO DENIS PICCOLO DANIEL NEULICHEDL BARDONECCHIA


PHOTO CRISTIAN SCALCO JEAN EDOUARD HARDY CERVINIA


PHOTO CRISTIAN SCALCO ROLAND BARMASSE CERVINIA


BOARDS A CURA DI NICOLÒ BALZANI BY FIFTH SEASON

FORUM HOLYMOLY

BURTON JOYSTICK

PALMER PULSE

BATALEON RIOT

RIDE DH

La miglior freestyle board al mondo con talmente tanta tecnologia da fare invidia alla concorrenza. Profile Combo Platter, con lamine leggermente sollevate sotto gli attacchi, per ollie aggressivi e un pop davvero permissivo.

La tavola Burton pluripremiata torna sul mercato ancora più tosta. Cavalcata quotidianamente da Sorman, Mitrani e Rencz, è stabile e permissiva, capace di affrontare qualunque sfida.

Dopo i successi degli anni scorsi, Palmer Snowboards, ha deciso di migliorare ancora di più la Pulse dandogli la rapidità che solo il nuovo Smart FLF Rocker può dare. Se siete alla ricerca del nuovo standard per il divertimento in park come nel jibbing la Pulse è l’ideale.

Carbonio, kevlar, fibre di vetro il tutto unito da una anima di pioppo e betulla, questa è la RIOT. Un Twin TBT prodotto per un pubblico esigente a cui piace andare grosso.

Leggendario modello che ha avuto numerosi riconoscimenti. Freestyle versatile, per chi cerca prestazioni eccezionali in ogni situazione. La costruzione molto sofisticata garantisce performances elevatissime.


ROME CHEAPTRICK

SALOMON POPSTAR

DC MLF

NITRO BRYAN FOX

SIGNAL PARK SERIES

Super cool e divertente è come un panetto di burro! Cheaptrick è una tavola ottima sia per il park che per la pista, si adatta allo stile personale del rider che vuole mettere in pratica ciò che ha imparato nel park anche in neve fresca e nei pendii più rocciosi.

Prendete uno shape perfetto, un invidiabile pop, un’anima ultra leggera che regala super velocità, la tecnologia Royal Rubber per ammortizzare le vibrazioni sotto gli attacchi e preparatevi ad affrontare il park, i pipe e ad andare in powder! Popstar è una tavola davvero completa!

Creata nei 22 acri privati dello snowpark privato Dc, il Mountain Lab, la MLF è stata sviluppata appositamente per i rider che amano il park in tutte le sue strutture.

Bryan per la sua Pro One Offs, tavole e grafiche volute dai pro Nitro, ha scelto la Team 157, versatile All Terrain senza compromessi. La grafica è ispirata alle pareti piene di poster dei concerti underground della sua città… strati e strati d’arte!

La Park series è stata ancora una volta inserita nella classifica delle migliori tavole da park. E’ costruita per il tuo divertimento. Il flex soffice, una larghezza sopra la media e costruzione twin-tip.


BINDINGS BOOTS GOOGLES HELMETS

A CURA DI NICOLÒ BALZANI BY FIFTH SEASON

DA SX VERSO DX DALL’ALTO VERSO IL BASSO:

Boots Burton Ambush, Helmets Giro Shiv, Boots Celsius Cls 10 Rockstar Google Smith Scope Graphic, Helmets Smith Holt, Googles Dragon Dx, Boots 32 Prime, Boots Dc Scout, Bindings Sp Ft Sport Google Quiksilver Q2, Binding Union Force, Helmets Bern Baker, Google Giro Basis, Helmets Baker, Bindings Drake Reload



CLOTHING OUTERWEAR A CURA DI NICOLÒ BALZANI BY FIFTH SEASON

DA SX VERSO DX DALL’ALTO VERSO IL BASSO:

Roxi Sarah Burke, Zimtstern A-Team Woman, Protest Cottam, L1 Mendenhall Down Jacket Nike 6.0 Kippi, BlackHole Ice, Horny Native, Jacket & Pant FourSquare Melnik & Q, Gloves Level Jocker, Gloves Celtek Fast Times, Oakley Fari Jacket Sneakers Dc Rebound Hi, Gloves Pow Tonic, Volcom Gigi Ruf, Dc Spectrum, Quiksilver Candide 10k



EXLUSIVE SHOP VALLE D’AOSTA & PIEMONTE # POINT BREAK

EXLUSIVE SHOP LIGURIA # ADRENALINA

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REMEMBER PHOTO & TEXT MURIO GIACOMO KRATTER 1998

Era da qualche mese che girava la voce di questi due fratelli provenienti dalle montagne di Sappada, incredibilmente tutte e due così forti, talentuosi e giovanissimi. Quando ho saputo che Nitro organizzava una photosession a Hintertux prima dell’inizio della stagione, decisi con il mio amico giornalista Daniele Milano di andare ad intervistarli. Arrivato a destinazione incontrai Giacomo poco dopo, che si stava trafogando un panino gigante e un delizioso gelato al Mc Donalds, ne approfittai per scattare un ritratto con la mia Leica caricata con un Kodak T-Max. Devo essere sincero non avrei mai più pensato che quasi 15 anni dopo questo scatto sarebbe stato pubblicato su un magazine in una rubrica denominata “remember” e ancora meno avrei pensato in quell’esatto momento di aver scattato una foto al più carismatico rider della storia italiana... e forse anche il più forte di sempre.



SEQUENCE SNOWBOARDING NUMERO 29


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