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For this issue we picked three similar pictures of people having fun. Normal people, like me and you, who share the same dream and the same unconditioned love and the same desperate passion for fresh snow. DAVID BERTSCHINGER KARG BY CYRIL IN HOCH YBRIG SWITZERLAND
Powder finally came this year too, hitting the Alps at the beginning of January. Better late than never, isnt’ it? DENIZ CINEK BY CYRIL IN HOCH YBRIG SWITZERLAND
I love this one here. Not that I dislike the two previous pictures, but I am particularly attracted to this one because it’s a bit blurry. It’s nothing precise and sharp, it is that little imperfection that really gives you the idea of movement and the power of the slash in powder. Good stuff. SHAYNE POSPISIL BY CYRIL IN ARLBERG AUSTRIA
PHOTO: TBIRD
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TXT: GIACOMO MARGUTTI
PIC:CYRIL
RIDER: SHAYNE POSPISYL
Aspettare. Sopra le nuvole. Godere di quello spettacolo, in quel momento lì. Respirare a lungo. È stata lunga la salita fin qui, ma alla fine ne è valsa la pena, vero? Non ti puoi lamentare. Non c’è nessun altro motivo se non quello di apprezzare il momento semplicemente per quello che è. Lascia stare quel dannato telefono, quella telecamera. Non ne hai bisogno ora. Per una volta, prendi del tempo tutto per te. Concentrati su te stesso, tutto qui. Non hai bisogno di venire approvato per questo, non hai bisogno di likes o di pollici all’insù. Perchè poi dovresti? Ti sei fatto tutta la strada per arrivare fin qui, rilassati e goditila. Lascia aspettare la gente, glielo racconterai dopo quello che è successo, senza anticiparglielo con la fredda versione online. Sarà più interessate, vedrai.
RIDESNOWBOARDS.COM
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EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@tabcommunication.com EDITORIAL COORDINATOR Giacomo Margutti | giacomo@tabcommunication.com EDITORS Denis Piccolo | denis@tabcommunication.com Cristian Murianni | murio@tabcommunication.com ADVERTISING OFFICE welcome@tabcommunication.com ART DIRECTOR George Boutall | george@evergreendesignhouse.com GRAPHIC DESIGN Letizia Macaluso | letizia@evergreendesignhouse.com SEQUENCE-MAGAZINE.COM Alberto della Beffa | alberto@tabcommunication.com Daniela Micali | daniela@tabcommunication.com PHOTO SENIOR Matt Georges | hello@mattgeorges.com Denis Piccolo | denis@tabcommunication.com Cyril | cyril@cyrilphoto.com
PHOTOGRAPHERS & FILMERS Cristian Murianni, Davide Fioraso, Marco Morandi, Markus Rohrbacher, Gianfranco Battaglia, Andrea Schiliro, Matt Georges, Roberto Bragotto, Claudio Foco, Alessia Marchegiani, Alessandro Belluscio COVER Halldor Helgason and crew by Cyril COLLABORATORS Antonio Isaja, Enrico Santillo, Lisa Filippini, Simone Natale, Marco Contardi, Elisa Maria Ferrari COMPANY EDITOR Tab Communication Via Paolo Bassi 29 Milano 20159 welcome@tabcommunication.com PRINT Grafiche Ambert Verolengo TO DISTRIBUZIONE FreePress 30.000 copies distribuited in Italy, Germany, Austria, Switzerland, France, England in 1200 snowboard shops
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DARCY BACHA
2017-2018 SNEAK PEAK SIUSI SPOT CHECK PILA SPOT CHECK SEBI SPRINGETH CHECK OUT VLAD KHADARIN CHECK OUT I RIDE FOR FULVIO BURTON STEP ON DC AREA 43 DVP IN USA SHOPS SUPERTRICK SUPERPARK 20 SEARCHING FOR COURMAYEUR PYRAMIDEN HOCH BRIG HALLDOR HELGASON IN THE MIDDLE OF NOWHERE WORD OUT
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L’Alpe di Siusi Snowpark, annoverato tra i migliori dieci d’Europa, sorge sulle Dolomiti del Trentino Alto Adige e offre una pro-line professionale per lo slopestyle di fama mondiale, così come numerosi kicker, box e rail (oltre 70 strutture in totale). Si tratta del più grande snowpark del Trentino Alto Adige, ripetutamente premiato “migliore d’Italia” soprattutto in virtù della sua lunghezza di 1,5 km. Date un’occhiata voi stessi a tutte le sue attrazioni, tra cui la woodline affacciata sul panorama dolomitico e la family fun line per i suoi piccoli ospiti. L’anno scorso inaugurato con tappa di Coppa Europa, quest’anno lo snowpark nell’ultima settimana di gennaio ospita una tappa di Coppa del Mondo FIS, sia di snowboard che di freestyle ski. Tre anni fa, quando la nazionale italiana di snowboard freestyle si è allenata sull’Alpe di Siusi per le Olimpiadi, ha definito il fun park “il migliore d’Europa” e nelle stagioni 15/16, 16/17 e 17/18 l’Alpe di Siusi Snowpark è stato scelto dalla nazionale di snowboard e freeski come sede ufficiale d’allenamento. Ogni giorno, quattro shaper preparano alla perfezione lo snowpark dell’Alpe di Siusi che, così, viene annoverato tra i più sicuri dell’intero arco alpino. I Panettone Bros., infine, organizzano contest, show, eventi e party che gasano tutti gli amanti del park. E che dire della crew di F-Tech capitanata da Alex Berger che da
anni ci sbalordisce con le sue incredibili e immaginifiche costruzioni? Non ci sono più parole per descrivere un team che tutto il mondo ci invidia. I rider di slopestyle che gareggiano in coppa del mondo proprio in questi giorni non fanno altro che elogiare il lavoro assiduo e precisissimo dei ragazzi altoatesini di F-Tech: “i loro kicker sembrano stati tagliati con il laser!” è uno dei commenti più comuni che abbiamo raccolto in questi giorni. Non aspettate la fine della stagione, fatevi un giro all’Alpe di Siusi per dare un occhio voi stessi a cosa vi riserva uno dei comprensori più belli d’Italia!
CALENDARIO EVENTI 25-27.01.2017
fis world cup / slopestyle snowboard
26-28.01.2017
fis world cup / slopestyle freeski
18.02.2017
raiffeisen ski king
04.03.2017
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P: JOEL FRASER
BY Y EDITORIAL TEAM
Pila, il comprensorio sciistico al centro della Valle d’Aosta, è già famosa per la sua posizione naturale panoramica con vista sui 4’000 della Regione dal Monte Bianco a ovest, al Monte Rosa ad est passando per Grand Combin e Cervino, una skyline emozionante; per la facile raggiungibilità dal centro di Aosta con 18 minuti di telecabina, per l’esposizione riparata dalle avversità meteorologiche che garantisce di girare tutto l’anno tra i 1’800 e i 2’700m, per la qualità della tenuta delle sue piste. L’AREAEFFE DI PILA - L’AREA FREESTYLE A quota 2’200 metri, poco sopra il paese, trovate lo snowpark Areaeffe, un’area freestyle realizzata per soddisfare le esigenze di tutti noi freestylers. La “F” di free e fun, libertà e divertimento, garantisce good times, tricks e musica, in totale sicurezza fra rail, box e kicker. Ci sono linee easy, medium e hard, totem che rendono più chiari i percorsi, wi-fi per restare connessi e anche postare i proprio trick in tempo reale. Areaeffe colleziona premi, l’ultimo ottenuto a Skipass di ModenaFiere 2016, come migliore snowpark del nord-ovest. Ottime notizie per i freestyler perchè lo snowpark dell’AreaEffe è a pieno regime, con 650 metri di estensione lineare, che includono una linea salti con jump fino a 16 metri e tante strutture per slopestyle e jibbing. La linea maggiore comprende quattro kicker in sequenza (10 mt, 15 mt, 14 mt, 16 mt), un table finale di rail con quattro strutture, di cui la cisterna di 6 mt, un box di 9 mt, il tubo singolo lungo 9 mt e un C-box.
La linea intermedia è composta da sei table con kicker dai 5 agli 8 metri, abbinati a box dai 6 ai 9 metri. Per i principianti è stata creata un’area composta da due funbox, due kicker e un box easy. Nella linea rail sono stati sistemati un box e un tubo singolo da 6 mt, il pooljam, un dynobox e un box stretto, il rainbow e un donkey, che verranno integrati a breve da alcune nuove strutture. Pila si prepara a ospitare grandi eventi dedicati al pubblico e agli agonisti, sempre con un occhio di riguardo a snowboard e freeski, grazie alla cura delle strutture del park, tenute da uno staff di shaper di eccellenza capitanato dagli storici rider Ivo Letey e Alessio Bazzana. L’AreaEffe infatti sarà teatro nei prossimi mesi di due eventi di Coppa Italia FISI, una tappa dei grandiosi Xmasters e un contest di strutture freestyle con special obstacle.
CALENDARIO EVENTI
CONTACT
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22.01.2017
Coppa Italia Snowboard FISI - Big Air
28.01.2017
Coppa Italia Freeski FISI - Slopestyle
25-26 .03.2017 01.04.2017
Deejay Xmasters Big Air Contest Close The DOORS Camp Out edition
UNIONBINDINGCOMPANY.COM STRONGER. CALIFORNIA SPORTS 0119277943 – WWW.CALIFORNIASPORT.INFO
Era un giorno qualunque. Mi squilla il telefono, una chiamata da Plazy. Non lo sentivo da tempo. Dopo una lunga chiacchierata mi inizia a parlare di questo ragazzino molto forte di Bolzano, 14 anni e un piede che già si prospettava niente male. Mi dice scherzando che se voglio il nome devo mandargli una tavola. Nutro un gradissimo rispetto per Plazy sia come persona che come rider, gli avrei comunque mandato una tavola ma contrattare ha reso il tutto più divertente, quindi sorrido e dopo un paio di battute accetto ad occhi chiusi la sua proposta. Sono passati 4 anni da quel giorno e se tornassi indietro e Plazy mi chiedesse 100 tavole vi assicuro che gli spedirei 100 tavole. CIAO SEBI, PARLACI DI TE. Ciao a tutti, mi chiamo Sebastian Springeth, ho 18 anni e vengo da Bolzano. Sono sponsorizzato Vans, Gnarcolate, Ashbury, Stinky Socks, Fakieshop, Surftolive, il mio cibo preferito è la schnitzel e no, non sono fidanzato <3. SEI CRESCIUTO GIRANDO CON MAX ZEBE. COSA HAI IMPARATO DA LUI? Max è sempre stato come un fratello maggiore per me. Siamo cresciuti spingendoci l’un l’altro, condividendo una passione che ci ha legato molto fin dal primo giorno. Io e Max abbiamo due stili diversi e quindi dire che lo vedo come un punto di riferimento non sarebbe del tutto corretto. Ho imparato e imparo tutt’ora un sacco di cose da Max ma cerco comunque di non limitarmi a quello. Sto cercando di creare qualcosa di più personale anche se si, Max è Max e quindi per certi versi mi ispiro molto al suo riding.
gare, se posti 1000 video su Instagram, FB, ti prendono per quello che sei e valorizzano il tuo stile. Far parte di questa famiglia è veramente un’onore e spero di restare con loro al più lungo possibile. QUALI SONO I PIANI PER L’INVERNO? Vorrei filmare la mia prima vera part in street. Eravamo partiti bene ma purtroppo la clavicola mi ha abbandonato e a quanto pare sarò out per 40 giorni circa. Nel mentre studierò ma la prendo molto easy. Tornerò in pista il prima possibile :-) SECONDO IL TUO PUNTO DI VISTA DOVE STA ANDANDO LO SNOWBOARD? Non saprei, purtroppo sono nato e cresciuto nell’era delle Olimpiadi e della FIS quindi comparare le due “ere” mi viene difficile. Penso che lo snowboard stia andando nella direzione giusta anche se siamo ancora molto lontani da quello che era lo snowboard una volta. Sicuramente bisogna mettere insieme le forze e valorizzare chi ama veramente questo sport perchè prima di ogni altra cosa viene la passione e senza quest’ultima lo snowboard è finito. ARRIVI DALLA SCUOLA FAKIE SHOP, UN TIMBRO CHE HA SEGNATO TUTTI I RIDER PIÙ FORTI MAI USCITI DAL NOSTRO PAESE. QUANTO È STATO IMPORTANTE ALEX BERGER PER LA TUA CRESCITA? Non mi basterebbe in libro intero per raccontarvi cosa ha fatto e cosa sta facendo Alex per me e tanti altri. Ho conosciuto tante persone in questo mondo ma nessuna di loro riesce ad avvicinarsi minimamente alla passione che Alex nutre per questo “sport”. Massimo rispetto per Alex e tutto il team Fakie/F-Tech.
SEI SENZA OMBRA DI DUBBIO UNO DEI RIDER PIÙ SKATE STYLE CHE LA SCENA ITALIANA ABBIA MAI CONOSCIUTO. COSA NE PENSI DI QUESTA NUOVA CORRENTE CHE STA SPOPOLANDO IN AMERICA? Lo snowboard si divide in 2 grandi fasce: sportivi e creativi. C’è chi cerca la perfezione, le gare, il gesto atletico e c’è chi ha semplicemente bisogno di esprimere se stesso creando qualcosa di nuovo. Io penso di rientrare nella seconda categoria… non mi interessa vincere, non mi interessa nemmeno partecipare se devo essere sincero. Lo skate sta vivendo da anni questo cambiamento, lo snowboard segue a ruota. Tutti possiamo essere snowboarder anche senza dover fare un triplo basta un po’ di creatività. SEI APPENA ENTRATO A FAR PARTE DEL TEAM VANS. UN PASSO MOLTO IMPORTANTE PER UN RIDER DI 18 ANNI. Vans sta facendo un lavoro eccezionale ed entrare a far parte di questa famiglia è stata per me una gioia indescrivibile. La roba veramente figa è che a Vans non interessa se vinci
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(2A)
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NEGLI ULTIMI DUE ANNI HAI FILMATO MOLTO. COME MAI HAI SCELTO QUESTA DIREZIONE ABBANDONANDO IL MONDO DELLE GARE? Non ho mai amato le competizioni anche se ho sempre seguito tutto il Rookie Tour ecc. Semplicemente ho trovato più interessante il riding di snowboarder creativi e ho preso quella direzione. Vedo lo snowboard più come espressione artistica, mi piace creare, filmare e poi condividere il mio “lavoro” con le altre persone, tutto qui. DI COSA PENSI CHE ABBIA BISOGNO LA SCENA ITALIANA? Mah, pian piano secondo me stiamo tornando sul pezzo. Siamo ancora molto indietro ma l’attenzione c’è e una luce in fondo al tunnel si vede. Abbiamo un grande potenziale ma la sfruttiamo male. Dobbiamo stare al passo con i tempi e non fossilizzarci sul passato. Credo comunque che l’Italia abbia ancora molto da dire e senza ombra di dubbio lo farà. Rubo le ultime 2 righe per ringraziare chi mi vuole bene, la mia famiglia in primis, i miei amici e tutti quelli che mi danno la possibilità di fare quello che mi piace… grazie di cuore a tutti.
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CIAO VLAD, SPIEGACI LA TUA STORIA. Ciao mi chiamo Vlad Khadarin e ho 18 anni. Provengo dalla Russia-Siberia ma ormai da 6 anni vivo in Italia. Inizialmente mi sono trasferito con la famiglia a Como. Ma dopo aver conosciuto il mio allenatore Davide Cecconi a una gara nel 2012 ho cominciato a venire molto spesso a Madonna di Campiglio. Finite le medie parlando con miei genitori e Davide stesso decido di trasferirmi definitivamente a Campiglio. Da quel momento è cominciato il mio percorso. DOVE GIRI DI SOLITO? QUALE IL PARK PIÙ FIGO AL MONDO IN CUI HAI GIRATO? Il mio home spot è l’Ursus Snowpark a Campiglio, dove mi alleno la maggior parte del tempo. Quest’anno finalmente sono riuscito visitare gli Stati Uniti. E posso dire con tutta sincerità che il park che mi ha sorpreso di più è quello di Keystone in Colorado. QUANDO HAI IMPARATO A SNOWBOARDARE E PERCHÈ L’HAI FATTO? Lo snowboard l’ho provato con mio padre quando avevo cinque anni. È stato amore a prima vista. Dopo due anni mi sono iscritto ad una scuola di snowboard che ho frequentato fino il momento del trasferimento. Praticato tanto slopestyle ma soprattutto boardercross. QUALI ERANO I TUOI MITI DELLO SNOWBOARD E QUALI RIDER AMMIRI OGGIGIORNO? Torstein Horgmo, Stale Sandbech e Scott Stevens sono stati e rimarranno per sempre.
QUALI SONO I RIDER ITALIANI CHE TI PIACCIONO DI PIÙ? Lollo Barbieri: poche pugnette tanto stile! QUALI ERANO/SONO I TUOI TRE VIDEO DI SNOWBOARD PREFERITI DI SEMPRE? A shot in the dark, RK1, ShredBoots. LA GENTE TI HA GASATO PER IL PRIMO FRONTSIDE 18 DELLO SNOWBOARD DI SEMPRE, ALTRI HANNO ROTTO LE PALLE SUL TROTTOLINO SENZA GRAB ECCETERA. DA CHE PARTE STAI TU? Io non sono per nessuna di queste due parti. Io cerco di seguire la mia strada, il mio istinto e il mio concetto di freestyle che non è fatto di schemi rigidi ma creatività ed espressione.
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COME VEDI LA TUA STAGIONE DA QUI IN POI? La vedo molto intensa e difficile ma piena di emozioni indimenticabili. Il mio obbiettivo principale è scoprire cosa sono capace di fare.
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TI SENTI PIÙ FORTE SUI RAIL O SUI JUMP? In entrambi sono migliorato molto ma penso che sui salti riesco ad esprimermi meglio, per il momento. COSA PREFERISCI FARE, BIG AIR O SLOPESTYLE E PERCHÈ? Decisamente mi piace di più slopestyle. Perché mi da la possibilità di creare e costruire la run ideale per me.
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Avete mai visto in giro la scritta “I RIDE FOR FULVIO” su t-shirt, adesivi, web? Vi voglio raccontare la fantastica storia che ci sta dietro: Inizia tutto fra gli snow-park di Madonna di Campiglio e Les Deux Alpes. Lì c’è un ragazzo sportivo, ben voluto e stimato per le straordinarie evoluzioni che sa’ fare con la tavola da snowboard ai piedi. In pochi anni Fulvio capisce che questo sport gli da’ emozioni mai provate prima, conosce persone incredibili, che ancora oggi ringrazia. È suo il primo “double cork” documentato nella storia dello snowboard italiano nel 2009. Queste le sue parole: “Non sono quasi mai venuto a contatto con il mondo agonistico, di questo sicuramente un po’ me ne rammarico, ma lo Snow l’ho vissuto in maniera profonda e personale, in piena libertà, e con tanti, tantissimi amici, persone che si sono rivelate davvero speciali. Negli ultimi anni di Snowboard, tra kicker in fresca, manovre speciali, half-pipes (e tante cadute) sono sempre migliorato, fino ad avere alcuni sponsor (che ringrazierò sempre) che mi hanno permesso di girare sempre al meglio grazie ad ottima attrezzatura tecnica.” Nel 2011 la brutta notizia. A Fulvio viene diagnosticata una gravissima forma di SLA (sclerosi laterale amiotrofica), malattia con una caratteristica che la rende particolarmente drammatica: pur bloccando progressivamente tutti i muscoli, non toglie la capacità di pensare e la volontà di rapportarsi agli altri. La mente resta vigile ma prigioniera in un corpo che diventa immobile. In meno di un anno la sclerosi lo costringe sulla sedia a rotelle, senza poter deglutire ne parlare. L’unico modo che ha per comunicare è un computer che legge le pupille. Purtroppo non esiste cura per la SLA e l’assistenza sanitaria copre una piccola parte delle elevate spese
per il sostentamento. Williams e Luca, che conoscono Fulvio da diversi anni, decidono di intervenire in suo aiuto e creano nel 2012 il COMITATO FULVIO CIMAROLLI Onlus. Lo scopo del comitato è di raccogliere i fondi che serviranno per le costose cure e per il sostentamento Fulvio. È lì che nasce lo slogan I RIDE FOR FULVIO. In pochi mesi la solidarietà è talmente potente da coinvolgere migliaia di persone, in Italia e persino all’estero. Con le donazioni raccolte Fulvio può quindi permettersi le terapie sperimentali basate su infiltrazioni di cellule staminali (niente a che vedere col caso Vannoni). Le sue condizioni non migliorano, ma perlomeno rallentano il processo degenerativo. Durante i viaggi per sottoporsi alle terapie curative Fulvio conosce tante persone con problemi simili ai suoi. Un giorno riferisce a Willy e Luca “mi piacerebbe aiutare altre persone sfortunate come me, in particolare i bambini”. Da lì abbiamo trasformato il Comitato in Associazione Fulvio Cimarolli; per poter, da subito, destinare parte dei fondi che raccogliamo in modo continuativo, alla ricerca e ad altre persone con problemi di salute, con la speranza di essere al loro fianco nella lotta per la vita. Dallo scorso anno per esempio sosteniamo i bambini autistici di Brescia, coordinando e contribuendo alle spese per le terapie acquatiche dell’associazione Cosmid. Si è scoperto che le persone affette da autismo reagiscono molto bene agli stimoli in ambiente acquatico. Chiaramente seguiti da persone specializzate. La grande mobilitazione in aiuto di Fulvio, gli ha dato un motivo forte per non mollare. Questa solidarietà ha contagiato centinaia di persone di ogni età. Chiunque può sostenere le iniziative dell’associazione. Tutte le info su: www.associazionefulviocimarolli.it
TXT: GIACOMO MARGUTTI
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Burton Step On, la novità per ora che più fa discutere della prossima stagione. O meglio: a volte ritornano. OK. Funzionano. E anche bene. Molto bene. Hanno qualche punto negativo (per me, ma immagino non per tutti) che poi spiegherò, ma nessuno è perfetto al 100%, no? Ma: funzionano benissimo. E infatti i punti positivi superano di gran lunga quelli negativi (che per me, ripeto, è uno solo). Ecco, scriviamolo subito qui per farvi arrivare la notizia principale. Dopodichè, altre considerazioni. Gli attacchi sono fighissimi da vedere e toccare. Sono un bell’oggetto di design costruito bene e il materiale toccandolo si capisce immediatamente che è roba di valore. Sono belli da vedere soprattutto perchè dopo un paio di ore con su questi, gli altri attacchi con le strap che ha la “gente comune” intorno a noi sembrano essere vecchi di 20 anni. Sapete quando esce la nuova versione di iOS o dell’iPhone o di un’auto che cambia completamente lo stile rispetto alla precedente? Ecco, uguale. La precedente sembra arrivare di un’altra epoca. Gli scarponi invece sono dei normali e già esistenti scarponi Burton con il Boa, a
parte l’avere quegli strani gancetti laterali e quello più grande posteriore. Lo scarpone con la strap tra caviglia e collo del piede in teoria è migliore di quello senza, ma io ho girato per svariate ore con il Ruler (il modello senza strap e senza Boa ulteriore) e non ho sentito il bisogno di un’ulteriore strap. Gli scarponi sono il punto ostico per uno che ha il piede a pianta larga come me. Non essendo un rider di professione, e usando gli scarponi più per “viverci lavorando” che per girare in tavola (ci faccio colazione, ci guido, ci scatto foto, faccio interviste, torno a casa, ci ceno con gli scarponi addosso), preferisco degli scarponi morbidi rispetto a quelli più rigidi. E questi Ruler sono rigidi a sufficienza e stretti lateralmente – soprattutto considerato che lateralmente hanno i gancetti per gli attacchi. Detto ciò, la prova in strada è andata alla grande. Si impara a mettersi la tavola ai piedi e, soprattutto, IN PIEDI. Dimenticatevi il sedervi per terra, il chinarvi, per allacciare o slacciare gli attacchi tirando le strap: finito, il passato. Dopo un paio di orette sono riuscito a mettermi la tavola ai piedi scendendo dalla seggiovia. Niente
WMN: LIMELIGHT, BLACK
più perdite di tempo, niente di niente. Game changer, si dice in inglese. Bisogna solo prenderci l’abitudine: per mettersela si deve appoggiare il tallone allo spoiler e farlo scivolare all’ingiù. Dopodichè si infilano facilmente i gancetti laterali degli scarponi dentro ai buchi degli attacchi a destra e a sinistra. Quando ci si stacca la tavola dai piedi, invece, si tira all’insù la levetta apposita a lato degli attacchi e si fa pressione a destra e a sinistra per sganciarsi anteriormente. Tutto qui. Più facile a farsi che a dirsi in effetti. Provate e mi direte. Come vanno in pista? Vanno ottimamente. Di questi tempi dove è ritornato di moda carvare e spararsi delle curve a mille, il tempo di reazione che ha la tavola dopo che avete impresso il movimento col piede è praticamente immediato. È tutto un po’ più rigido, ovviamente, rispetto al solito: tra scarpone e attacco non c’è il minimo “gioco”. Appena si schiaccia, la tavola reagisce. C’è sicuramente qualcuno a cui questa cosa non piace, a me sì. È tutto più preciso e più reattivo alla massima potenza. Come vanno in park, sui salti da 30 metri? Non lo so. Non sono capace di saltare 30
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metri, sennò non sarei qui a scrivere. Farei il rider. E così ho chiesto ai rider. Tipo Mark Sollors, che ho trovato proprio a Burlington nella sede di Burton. Beh, mi ha risposto che lui si è trovato benissimo. Ci ha saltato pure in fresca. E sembra che Max Zebe (uno a cui piacciono i rail eccetera, non un tipo che va in tavola tranquillamente) abbia chiesto a Burton di usarli tutta la stagione. Insomma, due tizi che sicuramente fanno più testo del sottoscritto per quanto riguarda il freestyle puro. Da utente qualunque posso dire che per quanto riguarda l’uso pratico ci si trova bene. Detto ciò, è indubbio che gli attacchi del futuro non saranno tutti e solo così, ci mancherebbe. Ma fa piacere che qualcuno ci provi ancora a fare (o rifare?) qualcosa di nuovo, a scombinare le carte in tavola. Significa che il mercato è tutt’ora vivo e vegeto. Gli attacchi sono un unico modello declinato al femminile e al maschile in tre colori. Gli scarponi invece sono due modelli già esistenti per i maschi (Ruler in tre colori e Photon in due colori con dual Boa) e altri due per le femmine (Felix in tre colori e Limelight in due colori anch’esso con dual Boa).
Lo snowpark per gli amanti del freestyle e dello slopestyle che ha vinto nel 2016 il titolo di Best Park Alpi Ovest Situato a 2200 metri, l’Area Effe si sviluppa in un’area di 20.000 mq per una lunghezza di 650 metri. Accoglie tre linee (Easy, Medium e Hard) composte dai rispettivi box, rail e kicker studiati per assecondare ogni livello di riding. A ritmo di musica, sempre connesso grazie al free wifi ed in totale sicurezza troverai uno Snowpark perfettamente curato, shepato e fresato quotidianamente. È raggiungibile dal centro di Aosta in 30 minuti con la cabinovia e la seggiovia Grand Grimod.
TXT: ALEX STEWART
PIC: LAURENT MEUZY SPOT: MERIBEL
Ad ogni nuovo anno corrispondono nuove opportunità. E una nuova opportunità per me stesso e per i Rusty Toothbrushes era quella di fermarci per un po’ di giorni allo chalet di DC Shoes a Meribel, in Francia, per la nostro settimana di delirio annuale alla nuovissima DC AREA43, molto probabilmente uno dei più evoluti, divertenti e unici snowpark d’Europa. Ogni volta che entro nella strada dello chalet DC e vedo quel logo bianco così grosso che pende dal balcone mi sento subito a casa. E in effetti è il posto in cui passo la maggior parte del mio tempo stagione dopo stagione in mezzo a tanti altri viaggi e avventure che facciamo durante l’anno. Probabilmente anche perchè dopo tre o più anni in cui vengo qui, Jesus (il manager dello chalet) è diventato così mio amico che nello chalet mi fa sentire veramente a casa. Quest’anno arrivammo circa alle sette di sera, Jesus era fuori per una birra da qualche parte e così decidemmo che, al posto di aspettarlo fuori al freddo, fosse meglio entrare nello chalet da una finestra che di solito veniva lasciata aperta. Come ci aspettavamo, il fuoco era già acceso, una zuppa era già pronta per noi bella calda sulla stufa e il frigo era strapieno di Carlsberg. “Ahhhhhh... già, questa è vita!” La crew questa volta era composta dagli originali Rusty Toothbrush, cioè Jack, Victor e Brad, inseme al super grom Ian Matteoli e al duo gallese Jake e Joe Simpson, più conosciuti come i Simpson Broth-ers. A parte il fatto che la crew era composta da sette persone di differenti nazionalità e con un’età che comprendeva dagli 11 ai 25 anni, si era tutti d’accordo su come volevamo che andasse la settimana: proprio su tutto, dagli spot che volevamo fare ai trick da chiudere fino alla vibe che volevamo creare. In tutta onestà era proprio difficile non divertirsi in un posto del genere. L’incredibile park crew della DC AREA43 ci aveva impiegato 100 ore per preparare in maniera perfetta un park shapato a misura di tutti noi: una linea di tre jumps e una sezione di rail gigante. Non esagero se dico che quella è stata la filming session più produttiva, rilassata e divertente di un video di Rusty Toothbrush... DI SEMPRE. Direi non proprio un brutto modo di iniziare il 2017, incrociamo le dita ma questa incredibile settimana con un’incredibile crew ha settato il passo per tutta questa stagione.HAPPY NEW AREA43 EVERYONE!!!
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TXT & PICS: MARCO MORANDI RIDER: MAX ZEBE
Quale miglior occasione per iniziare una nuova stagione di filming se non con un viaggio negli States, girando tra resort come Boreal, Mammoth, Mountain Hight, Snow Summit e Bear mtn. Queste sono state le nostre tappe durante le 3 settimane di road trip attraverso la California, con soste obbligate ovviamente a Los Angeles e San Francisco. Dopo essere stato con Ethan Morgan in Australia per il precedente web episode, ho chiesto a Max Zebe se voleva unirsi a noi…non e’ male avere un Italiano (o quasi) con cui scambiare due chiacchiere nella propria lingua. Chiaramente Max non si e’ fatto scappare l’occasione e cosi il due dicembre Ethan Morgan, Flo Corzelius, Max Zebe e il sottoscritto siamo partiti da Monaco, direzione Los Angeles. Filmare in park e’ sicuramente meno stressante e sicuramente più’ facile che non in street o in fresca, quindi avendo tre settimane di viaggio, non ci siamo fatti scappare l’occasione di visitare la california, che a mio parere e’ uno degli stati piu belli d’ america. Dopo aver trascorso 3 giorni a Los Angeles ci siamo diretti a nord direzione lake Tahoe. Primo tappa del nostro trip Boreal. Boreal e’ un piccolo resort vicino di Trukee, una vecchia cittadina stile western che nasce nei pressi della linea ferroviaria che unisce California e Nevada. Boreal e’ il posto ideale per filmare,
park aperto fino alle 22 e compreso nello skipass si può’ accedere a woodwoart, una palestra super attrezzata con trampolini e uno skatepark indoor fighissimo. Prima di dirigerci verso Mammoth, una tappa a San Francisco e’ d’obbligo: Pier 39, Alcatraz, Golden Gate e down town, sono sicuramente le maggiori attrazioni oltre ad Hight Ashbury, quartiere hippy della città’ dove si può’ trovare veramente di tutto. Mattino seguente, sveglia all’alba direzione Mammoth. Sicuramente il resort più’ grande dell’ intera California, dove grazie ad un’improvvisa perturbazione nella notte, siamo riusciti a filmare oltre a park anche un paio di linee in fresca. Siamo ormai arrivati a metà del nostro trip che prevede un giorno di filming a Mountain Hight, in compagnia del team Analog, prima di tornare in zona Los Angeles. Dopo una breve sosta all’ Head Quarter Neff, ci siamo diretti con il Neff camper a Bear. Che dire, Bear e’ sicuramente la mecca dello snowboard. Un intero resort dedicato a park, con centinaia di strutture posizionate in ogni dove. L’ultima settimana non poteva quindi che finire in bellezza, con un sano party come per ogni trip che si rispetti, prima di rientrare a Los Angeles per il volo di rientro in Europa.
QUANDO E COM’È NATA L’IDEA DI APRIRE UN NEGOZIO DI ACTION SPORT? Nel lontano 1987 l’idea era aprire un negozio di sport diverso da quelli comuni, all’epoca erano chiamati “sport alternativi”, così è nato quello che siamo oggi. CHE SIGNIFICATI RACCHIUDE PER VOI LA PAROLA SNOWBOARD? Sicuramente libertà, fuoripista, uno stile di vita fuori da tutti i canoni seguiti dal 90% di chi pratica lo sci tradizionale. QUALI SONO I VOSTRI INVESTIMENTI NELL’ACTION SPORT? Nel corso di 30 anni di attività abbiamo investito tanto in eventi associati allo skate ma soprattutto allo snowboard. Inoltre negli anni abbiamo aperto altri due punti vendita e raddoppiato la superficie del nostro negozio storico. QUALI ATTIVITÀ PROPONETE PER I VOSTRI CLIENTI? Organizziamo in modo quasi costante feste a tema, uscite domenicali sulla neve in bus, nonché settimane bianche. Il tutto supportato pesantemente sui canali social. AVETE UN TEAM, CHI NE FA PARTE E QUALI NOVITÀ CI SONO? Negli ultimi anni abbiamo abbandonato l’idea del team cavalcata in passato. Abbiamo invece sposato un’idea collegata a più persone che chiamerei opinion leaders, ovvero ragazzi che non necessariamente devono essere dei pro, ma operano direttamente sul campo facendo da collante tra il punto vendita e il cliente finale. QUANDO CREDETE NELLA VENDITA ONLINE E QUANTO NEL CONTATTO CON IL PUBBLICO? La vendita online si è rivelata sicuramente un opportunità per molte aziende del settore e non. Per quanto ci riguarda lo riteniamo un metodo sterile, fine a se stesso. Dal suo avvento ad oggi oltre a distruggere migliaia di negozi che davano vita alle città o paesi hanno distrutto il rapporto umano che è la base del nostro lavoro. Ritengo che la vendita tradizionale sia la nostra linfa vitale, dove, appunto, il rapporto umano è l’elemento essenziale. QUALI CONSIGLI PER GLI ACQUISTI TI SENTI DI DARE A UN PRINCI-
PIANTE? Per chi vuole seriamente intraprendere la pratica dello snowboard generalmente noi consigliamo, oltre a un buon maestro da subito, l’acquisto del materiale piuttosto che il noleggio. Non tanto per una questione economica, quanto per il fatto che le variabili su una tavola/attacco/ scarpone sono molteplici e per un principiante noleggiare ogni volta molto spesso significa ricominciare da zero o quasi. LA VOSTRA LOCATION PREFERITA? Sicuramente Livigno. IL PUNTO DI FORZA DEL VOSTRO SHOP? Senza dubbio il rapporto con i clienti abbinato a un prodotto selezionato di altissima qualità. Il rapporto umano è senz’altro al primo posto. Sotto questo aspetto con i miei collaboratori sono intransigente. I nostri clienti da noi si devono sentire a casa e noi li chiamiamo per nome. È quello che ci deve contraddistinguere dai grandi gruppi commerciali. IL VOSTRO RIDER PREFERITO? Attualmente Danny Davis. I 5 BRAND PRINCIPALI CHE PROPONETE NEL VOSTRO TECNICO SNOWBOARD. Burton, Capita, Salomon, Union, Drake. COSA DICI…PRIMA DELLA PRIMA USCITA CONVIENE SCIOLINARE? A CASA O IN UN CENTRO TECNICO? Per La semplice sciolinatura, se sei una persona pratica ed esperta puoi arrangiarti anche da solo, ma quando c’è da mettere mano sulle lamine o sulla soletta bisogna affidarsi ad esperti del settore con il giusto materiale. COSA PENSI DEGLI SNOWBOARDS CLUB? Se ben gestiti sono un’ottima cosa. Tutte le iniziative atte a mantenere vivo l’interesse per lo snowboard sono da ritenere positive. PROGETTI FUTURI? Alla soglia dei 30 anni di attività, in questo particolare momento storico, a meno di clamorosi cambiamenti, non riesco a vedere un futuro roseo. Cerchiamo di vivere il presente nel migliore dei modi mantenendo i nostri punti vendita all’altezza di un alto target qualitativo. D’altronde in un certo senso la Bruma ha cavalcato sempre il futuro essendo stati nel nostro settore sempre veri e propri precursori.
ITW BY DENIS PICCOLO
QUANDO E COME È NATA L’IDEA DI APRIRE UN NEGOZIO DI ACTION SPORT? Tutto è accaduto all’improvviso. Una serie di situazioni e coincidenze nel lontano 2005 mi hanno portato, senza neppure troppe riflessioni e consapevolezze, a concretizzare l’idea e la fantasia di aprire uno store di skate, snowboard e surf. Il nome Switch Shop è dovuto alla parola switch, che si identifica come trick in qualsiasi dei tre action sport. Così ho lasciato il lavoro e mi sono lanciato in quest’avventura. Quelle che fino a pochi giorni prima erano pure passioni si sono trasformate in lavoro quotidiano, duro, a volte non facile, ma la passione non è mai mutata. QUALI ATTIVITÀ PROPONETE PER I VOSTRI CLIENTI? Cerco il più possibile di coinvolgere e far sentire parte di un gruppo chi si avvicina al negozio e di renderlo un punto di riferimento. Negli anni abbiamo organizzato uscite di snowboard in giro per l’Italia, in passato, durante la primavera, la Val Senales, da molti anni collaboriamo con i nostri amici di “The Garden”, nella stagione invernale al loro home resort a Madonna di Campiglio e, in estate, sul ghiacciaio di Les2Alpes. Per quanto riguarda il surf, insieme all’amico e rider del negozio Yari Cava, abbiamo istituito una scuola a Tirrenia e, per chi voglia fare un’esperienza all’estero, possiamo aiutarlo a organizzare una vacanza/trip da Paolo Stragliotto di Orange Surf School, a Fuerteventura o da Ricky di Surf to Live. AVETE UN TEAM, CHI NE FA PARTE E QUALI NOVITÀ CI SONO? Negli anni sono passati un po’ di ragazzi dal team. Ad oggi si è formato un bel gruppo, sono contento del rapporto che si è creato, della collaborazione che c’è e della voglia, da parte di tutti, di migliorare sempre di più. Nel team snowboard abbiamo due maestri, il local Luca Gironi all’Abetone e lo stravagante Emiliano Pinzi che, dopo aver insegnato nelle ultime stagioni a Whistler, in Canada, si appresta a passare la stagione invernale nel lontano Oriente, in Giappone. Del team skate
fanno parte tre ragazzi local, i veterani Simone Sacchetti detto Cipolla e l’immancabile Marco Fiaschetti per tutti Fiasco, oltre al giovane e potente David Rio. QUANDO CREDETE NELLA VENDITA ONLINE E QUANTO NEL CONTATTO CON IL PUBBLICO? Credo molto nel contatto diretto e nel rapporto che si instaura nel tempo. Dopo 11 anni di negozio a volte mi fa effetto vedere il percorso di vita di certi clienti, conosciuti da bambini che oggi sono ometti. Nonostante ciò sono consapevole della realtà e senza dubbio la vendita online permette di far conoscere i nostri articoli ovunque. LA VOSTRA LOCATION PREFERITA? I nostri home resort di Abetone e Cimone, Livigno, e Stubai in Austria. IL PUNTO DI FORZA DEL VOSTRO SHOP? La ricerca continua, la capacità di riuscire a proporre articoli e brand che non si trovano ovunque. La serietà e la competenza con cui cerco, insieme a chi collabora con me, di seguire ogni singolo cliente, trovare la soluzione giusta e non aprire la bocca con il solo scopo di concludere la vendita. Il rapporto che si instaura e l’aria che si può respirare dentro al negozio, questa è la consapevolezza che ha chi viene da Switch Shop. Inoltre organizzo eventi in negozio che mettono in risalto le collaborazioni con brand e progetti portati avanti con artisti. I 5 BRAND PRINCIPALI CHE PROPONETE NEL VOSTRO TECNICO SNOWBOARD. Union, Arbor, Thirtytwo, SmithOptic, Airblaster. COSA DICI…PRIMA DELLA PRIMA USCITA CONVIENE SCIOLINARE? A CASA O IN UN CENTRO TECNICO? Dipende dalle proprie capacità. Io seguo personalmente il laboratorio e ad oggi ancora prepariamo le tavole completamente a mano, con tutti i passaggi necessari a preparare la tavola al meglio. PROGETTI FUTURI? Ce ne sono alcuni in cantiere e sicuramente continuerò a lavorare con grande passione!
ITW BY DENIS PICCOLO
ETHAN MORGAN FS 1260° DOUBLE CORK MELON BY CYRIL IN ALBERG AUSTRIA
Ecco un trick molto tecnico eseguito da Ethan Morgan in fresca. Per poter fare questo trick bisogna avere un ottimo livello di riding, devi fare molti frontside in park dove le condizioni di stacco e di chiusura sono più facili che in una condizione di freeride. Bisogna specialmente concentrarsi sui due frontside che hanno la chiusura uguale al fs 12: il fs 540 e il fs 900, concentrandosi sempre sulle stacco, che deve essere leggermente con l’appoggio sulla lamina dei talloni e con un buon pop verso l’alto, e sullo sguardo che controlla sempre l’atterraggio durante tutta la fase aerea. Quando ritenete di essere pronti per provare questo trick aspettate una bella nevicata, trovate lo spot perfetto e costruite un bel kicker. In fresca, anche se si può credere sia più facile, le condizioni sono molto più complicate, lo stacco dal kicker deve essere super leggero e inoltre non abbiamo la possibilità di provare molti dei fs 5 o dei fs 9 prima di eseguire
un fs 12. Quindi quando siete pronti, droppate, stando concentrati su uno stacco leggero, pre-caricate la rotazione e al momento dello stacco, con una buona spinta verso l’alto, create un potente spin frontside, concentrandosi su l’utilizzo dei muscoli addominali. Quando siete a questo punto prendete il melon, seguendo sempre la rotazione con lo sguardo, e quando siete a poco più di 720 ricercate l’atterraggio con la testa e tutta la parte alta del corpo per eseguire l’ultimo fs 540, preparatevi all’atterraggio ricordando che in fresca il peso dovrà essere sulla gamba dietro e spompate il trick come Ethan.
SAGE KOTSENBURG HEELSIDE BACKSIDE 270 BY CYRIL IN OTARU JAPAN
Ecco qua per gli amanti dei rail uno dei trcik più difficili eseguito in street da Sage Kotsenburg. Per fare unbs 270 dai talloni bisogna avere un ottimo livello di riding e sapere fare alla perfezione dei bs 360. Prima di provare questo trick in street trovate una struttura in park che vi permetta di provarlo con più sicurezza, quindi prendete la giusta velocità, arrivate con il peso leggermente sulle punte e poi sui talloni, tenendo la schiena bella dritta per evitare di inclinarvi, e date l’impulso di uno
bs 360, ollando quanto basta per salire sul rail. Cercate di anticipare la rotazione per arrivare prima con lo sguardo a vedere il rail, a questo punto girate le gambe e agganciate il rail ammortizzando bene per slidare sul rail con più sicurezza. Fatto tutto questo dovete solo chiudere il trick. Dopo aver imparato questo trick alla perfezione nei rail in park, se siete matti almeno quanto Sage potete pensare di trovare il giusto spot in street e farlo anche lì.
PICS: ROBY BRAGOTTO TXT: ALBERTO MAFFEI SPOT: MT HOOD OREGON
ALBERTO MAFFEI
L’idea di andare al Superpark è nata tutta da Filippo, che parlandoci delle sue avventure negli States tra cui le edizioni precedenti del Superpark ha chiesto a me ed Emiliano se ci avrebbe fatto piacere partecipare a questo evento esclusivo. Superpark è un evento organizzato da Snowboarder Mag e consiste in una sorta di mega shooting, viene fatto tutti gli anni negli USA, solitamente ogni anno in un resort diverso dove più crew di shapers provenienti dai migliori park degli States costruiscono delle strutture giganti per i rider migliori del mondo. Non sono tanti i rider italiani che hanno partecipato a Superpark e l’ultimo prima di noi è stato Marco Grigis nel Superpark di Mount Hood in Oregon. Quella dello scorso maggio era la ventesima edizione e si svolgeva a Mammoth Mountain, le quattro crew di shapers erano Mammoth Mountain, Woodward, Seven Springs e Bear Mountain. Loro hanno costruito su un versante della montagna delle strutture veramente mostruose tra spine, jump, step up, step down, bowl, rail giganti e quarter. Ovviamente io e Emi volevamo andare al Superpark ma sapendo che era un evento a cui bisogna essere invitati avevamo il dubbio che non ci avrebbero mai chiamato. Fil invece ci ha detto di non preoccuparsi, che ci avrebbe pensato lui. Infatti non scherzava e ha subito inviato una mail a Pat Bridges per chiedere se voleva avere due Italiani alla ventesima edizione del Superpark. Ovviamente Filippo stesso sapeva che era molto improbabile che ci invitassero, ma tentar non nuoce. Le settimane passavano e la risposta non arrivava e dopo quasi un mese avevamo perso le speranze convinti che non avesse neanche preso in considerazione la nostra richiesta. A fine aprile con la nazionale siamo andati a Klausberg per fare uno shooting con Roberto Bragotto, un nostro carissimo amico nonché un ottimo fotografo, che quando è libero è sempre a disposizione per farci un paio di scatti. Durante questo shooting arriva anche la tanto aspettata mail, l’invito a Superpark20. Io e Emi quasi increduli corriamo ad avvisare Filippo, e in quel momento di fomento generale Roby propone ironicamente di seguirci per fare un report del trip. Mentre discutevamo di come organizzarci per il trip abbiamo pensato che non sarebbe stata una cattiva idea avere un fotografo durante il nostro viaggio e abbiamo subito con-
tattato Roby cercando di convincerlo a venire con noi. Dopo un po di esitazioni Roby ha accettato, da quel momento abbiamo cominciato ad organizzare tutto il viaggio cercando anche un aiuto dai nostri sponsor, ringraziamo soprattutto The Garden Snowboard, Gnarcolate e Picture per averci aiutato a realizzare questo nostro piccolo sogno. Organizzato tutto eravamo pronti alla partenza. Il 26 aprile siamo partiti, io e Emiliano siamo partiti da Milano mentre Roby da Venezia, arrivati a Los Angeles abbiamo fatto la classica tappa fast food e abbiamo cercato un motel per passare la notte. Svegliati all’alba dal jetleg abbiamo visitato un po LA, da Venice Beach a Santa Monica, e poi siamo partiti per Mammoth Mountain. Cinque ore di macchina in mezzo al deserto Californiano fino a raggiungere Mammoth uno dei resort più fighi al mondo se si parla di snowboard o freestyle in generale, Filippo ci aveva parlato tanto di Mammoth e comunque è andata oltre le nostre aspettative. Appena arrivata siamo andati al welcome party di Superpark20, entrati nel locale si capiva subito che eravamo nel posto giusto, tutti i top rider dello snowboard mondiale erano li! Sebastien Toutant, Sven Thorghen, Halldor Helgason e tanti altri. Pat Bridges ha fatto un piccolo discorso introduttivo dando il benvenuto a tutti. Day1: Sveglia presto, colazione e subito in macchina per raggiungere gli impianti, appena arrivati ci siamo registrati alla partenza degli impianti facendo una piccola foto di presentazione. Sfortunatamente già dal primo giorno il tempo non era dei migliori, cielo coperto e vento in quota e per il momento anche la seggiovia che raggiungeva superpark era chiusa quindi siamo andati un po a girare nel main park di Mammoth che era comunque fantastico, giriamo per un po di ore e cogliamo l’accasiamo per fare un po di scatti anche nelle strutture del park di Mammoth, ma verso le due finalmente apre la seggiovia di Superpark. Prendiamo la seggiovia e cominciamo a guardarci intono e subito si intravedono le strutture, il primo impatto è stato spaventoso, mai visto qualcosa di cosi grande e impegnativo, sembrava che i cinque resort si fossero sfidati a chi costruiva la struttura più grande e difficile, e appena uno finiva di costruire il proprio “mostro” , quello di fianco lo faceva grande il doppio. La struttura forse più impressionante era di Bear Mountain,
EMILIANO LAUZI
ALBERTO MAFFEI
uno step down di 36 metri di flat, quando siamo andati a vederlo sembrava uno scherzo, dallo stacco del kicker la fine del flat sembrava come la linea dell’orizzonte. Appena arrivati in cima cominciamo a guardare le strutture mentre qualche pazzo sconosciuto prova già a cimentarsi (purtroppo non riuscendosi). Dopo cinque minuti un ragazzo droppa per uno step up e si schianta sul muro perché era evidentemente troppo corto. Non ho mai visto cosi tante cadute in un giorno solo, chiunque a provato per primo le strutture non ne ha avuto la meglio. La prima struttura che ci mettiamo a provare è la spina di Bear Mountain ma dopo un po di try arriva subito bruttissimo tempo e siamo costretti a tornare a casa. Il giorno successivo non è stato dei migliori, brutto tempo sin dall’inizio! Avevamo ormai capito che ogni stralcio di bel tempo veniva usato per delle session private in cui venivano inviatati solo i Big Names e di cui noi purtroppo non facevamo parte. Quindi dovevamo riuscire a fare del nostro meglio per le condizioni che avevamo a disposizione. Il terzo giorno era bellissimo, a parte delle mega folate di vento casuali, però non ci hanno fermato, o almeno non subito. Siamo andati a fare il jump con gap di Seven Spring, capire la velocità era impossibile! Un giro arrivavi gigante e quello dopo in flat, cominciamo a provare qualche trick ma non era mai come volevamo quindi continuavamo e continuavamo a provare tra un salto lungo e un flat. Arrivati quasi ormai alla fine delle forze non volevamo arrenderci allora Emi in pompa come mai lo avevo visto prima parte per fare un mega bs 180 tail, lo stacco è perfetto, fin troppo perfetto, era a 180° sopra il nukle ma ancora alto 5 metri, comincia ad andare in over rotation e atterra in bs 360 dopo la fine del landing, in flat pieno facendosi male al ginocchio. Emi era KO, io dopo quella caduta non me la sentivo più di saltare e quindi abbiamo accompagnato Emi al pronto soccorso e siamo tornati a casa. Il quinto giorno ancora brutto tempo, bufera di neve! Io e Roby lo abbiamo passato al rifugio sperando che il tempo si aprisse ma non fu cosi. Dopo essere stati dalle 8 alle 4 in rifugio abbiamo deciso di tornare a casa, delusi per l’ennesimo giorno e di andare a fare un giro alle hot springs, delle pozze naturali di acqua bollente, una vera e propria SPA a cielo aperto. Sesto e ultimo
giorno, finalmente tempo perfetto, Io e Roby corriamo in macchina e andiamo subito agli impianti, volevamo , anzi dovevamo fare qualcosa di figo nel setup di superpark. Arriviamo alla seggiovia ed era ancora una volta chiusa per session privata sul Jump e sulla spina che erano stati costruiti da Mammoth Mountain, eravamo increduli, l’impianto è stato chiuso tutta la mattina e ha aperto solo alle due del pomeriggio. Appena l’impianto ha aperto siamo saliti e siamo subito tornati alla spina di Bear, volevo avere uno shot figo, quindi mi sono scaldato un po di giri e poi ho cominciato a provare ad andare più grosso che potevo, dopo un ora avevamo una bella foto e siamo subito andati verso un’altra struttura, ma come la nuvola di Fantozzi appena sono arrivato nel drop in dello step down e Roby si è posizionato con una buona inquadratura per la foto è arrivata una bufera di neve gigante che ci ha costretto ad abbandonare la montagna. Superpark è un evento a classico stile Americano, tutto gigantesco, quasi troppo gigantesco. Abbiamo visto un centinaio di cadute tra mega flat e overlanding da 60 metri, è un po tutto a tuo rischio e pericolo, ma credo anche che sia il fascino di questo evento. La cosa che ci ha stupito di più sono state le session private. Appena le previsioni mettevano anche solo due ore di bel tempo chiudevano tutto e facevano una session privata per assicurasi degli shot con i riders che erano stati invitati a quella session. È stata un esperienza fantastica, poter girare con i rider più forti al mondo fuori da una situazione di gara è fantastico e ti da molta motivazione per poter migliorare, le strutture permettono di esprimere ogni tipo di riding al massimo livello. Siamo stati molto sfortunati con il tempo, altrimenti sono convinto che saremo riusciti a fare molto di più, portando a casa oltre che a molti più scatti anche molta più esperienza di riding. Superpark è stata anche una delle uniche situazioni dove ho visto i rider migliori del mondo avere difficoltà di adattamento a delle strutture, ma c’è anche da dire che erano veramente spaventose. Devo dire , e credo di parlare anche per Emiliano, che andrei anche quest’anno a Superpark se sarò invitato, ma magari proverò ad affrontarlo con un mood diverso, forse un po più americano, pensando più con la pancia ce meno con la testa.
ALBERTO MAFFEI
SIMON GRUBER
PICS: ROBERTO BRAGOTTO TXT: ALESSIA GUALLA
SIMON GRUBER
L’ultima parte dell’incredibile road trip che ha visto protagonista la crew di Johnny si svolge a Courmayeur. Ai piedi del mastodontico Monte Bianco, la cittadina ospita tutti gli anni un contest di foto e video: Click On The Mountain. Il terreno di gioco è l’area freeride del comprensorio di Courmayeur e del Monte Bianco, dove proprio quei giorni era previsto l’arrivo della tanto desiderata perturbazione che si stava muovendo sulle Alpi, e che il nostro team stava inseguendo già da qualche settimana. Quale migliore occasione per produrre un po’ di materiale ad alto tasso di adrenalina? Unici italiani invitati al contest, Marco Morandi AKA Johnny, Roby Bragotto e Simon Gruber hanno messo insieme le loro forze e hanno deciso di prendere due piccioni con una fava, collezionando immagini eccezionali per il film Searching For e partecipando al contest con la speranza di vincere il premio. Per spiegare brevemente di cosa si tratta: ci sono quattro team composti da un filmer, un fotografo, due pro rider e una wild card local, che hanno quattro giorni di tempo per produrre un video e un book fotografico. Vince la creatività, la tecnicità dei professionisti, le immagini mozzafiato dei paesaggi e dei trick scattate negli spot più segreti, la rappresentazione migliore della bellezza di quest’area poco battuta dalle crew internazionali, ma ben conosciuta da coloro che amano il freeride in tutte le sue sfaccettature. La varietà dei contenuti è garantita dai diversissimi terreni che si possono trovare: le grandi linee nei canali vergini ad alta quota, i cliff, i fitti boschi, e a ben cercare ci sono anche degli street spot per niente male. “Quando mi hanno detto che avrei partecipato al Click On The Mountain ero spaventato, perchè ne avevo sempre sentito parlare ed è sempre stato uno dei miei obiettivi. In più ho scoperto di essere l’unico fotografo italiano invitato, e questo mi ha messo ancora più pressione. Volevo fare bella
figura,” ci racconta Roby. Mentre il premio video è uno solo, di 5’000 euro, i premi per le migliori fotografie sono molteplici: la Best Photo è quello più importante di 1’000 euro, e poi ci sono dei premi di categoria: Best Action, Best Light Effect, Best Lifestyle, Best Street Shot. “Mi piace puntare tutto su un’unica foto, e mi piace avere differenti temi da affrontare” continua Roby “sono arrivato a Courmayeur senza aspettative, il tempo non era clemente”. La settimana inizia con un briefing serale in cui vengono presentati tutti i team e presentato il programma e il regolamento del contest. Johnny, Roby e Simon, che a passo Rolle avevano avuto come ospite d’onore Halldor Helgason e a Laax lo snowboarder finlandese Antti Autti, questa volta sono stati raggiunti dall’austriaco Tom Klocker, snowboarder professionista e anche ottimo fotografo. Dopo il viaggio in camper non è stato per niente male per i nostri eroi avere un po’ di comodità. Un albergo con letti comodi e un pasto caldo tutte le sere sono di certo un buon aiuto per affrontare le difficili e frenetiche giornate che caratterizzano la settimana di Click On The Mountain. Questo non significa che sia stato tutto rose e fiori: come in ogni cosa, esiste un rovescio della medaglia. Il primo giorno di shooting: bel tempo, sole e cielo azzurro; la perturbazione non si era ancora fatta vedere e la difficoltà stava nel cercare la neve bella e i pendii vergini. Non stiamo parlando certo di una zona poco battuta dal turismo, e soprattutto dai freerider, perciò i ragazzi hanno dovuto camminare parecchio prima di trovare lo spot giusto. Fortunatamente ad aiutarli c’era il local rider Simon Croux, skier ed esperto conoscitore di ogni centimetro del comprensorio. “In questa giornata abbiamo tirato fuori delle belle linee e le immagini con la luce più bella, ma in generale il morale non era altissimo: abbiamo faticato e in più c’era la pressione del confronto con gli altri team, è fondamentaSIMON GRUBER
LA COSA PIÙ BELLA È STATA CONDIVIDERE QUEL MOMENTO CON I MIEI AMICI, IL MIO TEAM.
SIMON GRUBER
SIMON GRUBER
le essere più creativi possibili in quelle condizioni,” dice Johnny. Per di più, Roby ha avuto l’immensa sfortuna di rompere un attacco a 3’000 metri in mezzo al niente, all’entrata di un canale. Certo, niente male scendere one-foot con tanto di zaino e macchina fotografica! Il secondo giorno ha visto finalmente l’arrivo della nevicata, una cinquantina di centimetri, il che significava una sola cosa: boschetti. Johnny ha ri-sfoderato le sue abilità scimmiesche arrampicandosi di nuovo su un albero, c’è una bellissima scena di Simon che bonka la punta di un albero saltando da un kicker costruito tra due tronchi. I boschi di Courmayeur sono impervi, pieni di salti di roccia, fittissimi e ripidi. Pane per i nostri denti, insomma. Arriviamo così al terzo giorno di shooting: la tanto attesa giornata in elicottero. A disposizione dei team infatti ci sono due elicotteri che girano tutto il giorno per abbandonarli con una guida sulle cime più alte della catena del Monte Bianco. Non un’ottima giornata tuttavia. Quando siamo partiti con l’elicottero nell’arco di pochi secondi era tutto bianco a causa della neve sollevata dal vento che improvvisamente si era alzato. Qualcuno è riuscito a fare una discesa e catturare qualche immagine, altri sono stati costretti a risalire sull’elicottero e tornare indietro. Ma si sa, ciò che non ti uccide ti rende più forte, e la nostra crew ha trovato altri spot e altre idee per concludere la giornata nel migliore dei modi. Ancora un giorno per editare tutto il materiale e finalmente la consegna. “Quel sabato mattina abbiamo consegnato la chiavetta con tutto il materiale: un video di 2 minuti, un video Instagram di 15 secondi e un book di cinque foto,” ricorda Roby. “Aveva nevicato 70 cm, allora io e Simon siamo andati a snowboardare per i fatti nostri. Non bisogna mai dimenticare qual è il vero scopo del gioco... eravamo liberi, il contest era finito, ora era il momento di fare quello che ci riesce meglio: divertirci tra amici”. La sera alla premiazione in centro a Courmayeur c’era moltissima gente, l’atmosfera era speciale. La cosa più speciale di tutte, è stato vedere quanto diversi fossero i lavori dei quattro team: ognuno una sua anima,
ognuno un taglio differente ed estremamente personale, un livello professionale davvero altissimo. Il premio video l’ha vinto il team francese, ragazzi di Chamonix con tanta esperienza nella zona, se lo sono meritato, anche se sappiamo che Johnny se l’è giocata molto bene e per i giudici è stata una scelta molto difficile. Quando arriva il momento del premio fotografia viene chiamato sul palco Roby, per il premio Best Action. Qualche minuto dopo di nuovo, per il premio Best Light Effect! Era già una doppia vittoria sorprendente, ma il più bello doveva ancora arrivare... con già due magnum di Champagne in mano, Roby sale sul palco anche a prendersi l’assegno per la Best Photo assoluta. “È stato pazzesco: quando mi hanno chiamato per il primo premio ero già contentissimo, poi per il secondo... wow! E poi quando è arrivata la Best Photo, lo scatto di Tom Klocker in mezzo alla powder di una vallata, ero praticamente stordito, non potevo crederci! La cosa più bella è stata condividere quel momento con i miei amici, il mio team.” E diciamocelo, lo meritava proprio. È salito sul palco dicendo che non gli piacevano le sue foto, che aveva cercato di fare il possibile ma che non era riuscito a tirare fuori il meglio di sè. Caro Roby, l’umiltà e la passione vengono premiate, sempre. Ed eccoci alla fine del racconto. Nel primo capitolo avevamo promesso che vi avremmo spiegato che cos’è RV Juice: in pratica, se lo ordini in un bar è un Long Island mischiato con il Whiskey. La verità è che è una tradizione che non si può assolutamente abbandonare quando si fanno i camper-van snow trip. Consiste nel prendere tutte le bevande alcoliche presenti nel camper e rovesciarle nel lavandino col tappo chiuso. Poi attingi, e quel che succede succede. Parola di Simon e Ethan. Bene, la sera finale del Click on The Mountain il camper non c’era, quindi il tradizionale RV Juice non si poteva fare. Ma se la sono cavata tutti benissimo e finalmente, con una grandissima festa di cui nessuno ricorda niente, si conclude questo viaggio. Searching For – il full movie - è online, ed è qualcosa di veramente epico.
Quest’anno l’edizione del Click on The Mountain sarà dal 6 al 12 Marzo, da non mancare.
PICS & TXT: MARKUS ROHRBACHER
Era la fine di febbraio quando ricevetti una chiamata da Andi, marketing manager di Nitro Snowboards. Aveva incontrato qualcuno all’ISPO e si parlava di un viaggio alla fine della stagione in un posto assurdo. Due giorni dopo, mi comunicarono di prenotare un volo alle Svalbard, un arcipelago sopra al Circolo Artico facente parte della Norvegia. Il tipo che Andi aveva incontrato all’ISPO era Steve Lewis, di The Empire Expedition. Steve è specializzato in spedizioni per produzioni alle Svalbard e in Islanda. È un inglese patito di skate e snowboard. Steve da un paio d’anni avrebbe voluto portare una crew di pro rider in questo posto chiamato Pyramiden, un’ex città mineraria delle Svalbard. Non ne sapevamo molto riguardo al posto in cui ci saremmo diretti, solo che era una vecchia città mineraria appartenuta ai russi ma oggigiorno abitata solo da quattro o cinque persone. Una veloce ricerca su internet ce la presentò e rimanemmo molto impressionati da quella città-fantasma: un enorme playground, su cui avremmo potuto fare tutto quello che volevamo, dato che non ci abitava più nessuno. Negli anni venti la Russia acquistò il diritto di estrazione nelle Svalbard, e Pyramid insieme a Barensburg, un’altra città mineraria che è tuttora in funzione, divennero le città minerarie più a nord dell’intero pianeta. Nel 1996 l’azienda decise di chiudere l’intera città, anche se alcune costruzioni come la casa culturale, il teatro, l’ospedale, l’asilo ecc. non avevano nemmeno 10 anni. La città fu completamente abbandonata per molti anni, ma nel 2007 l’azienda mineraria decise di spedirci alcuni dipendenti per mantenere in piedi le costruzioni e aprirono un hotel container proprio nella città fantasma. Sebbene il vecchio container sta sempre al porto, ai nostri giorni hanno addirittura riaperto
il vecchio hotel dell’insediamento con un museo all’interno dove si può dare un occhio alle vestigia del passato comunista. Niente è semplice alle Svalbard. Meno di 3’000 persone vivono sull’isola e circa 2’500 di loro sono nella città di Longyrbyn. Hanno 60 km di strade, 3’000 orsi polari, 4’000 motoslitte. Alle Svalbard si trova la città più a nord del mondo, l’università più a nord, l’aeroporto più a nord e praticamente tutto il resto sta nel posto più a nord del mondo. Per il viaggio alle Svalbard Nitro scelse Eero Ettala, Torgeir Bergrem e Sam Taxwood. Una crew perfetta. Eero è un esperto urban rider a cui piace anche saltare in fresca. Torgeir praticamente gira su tutto e Sam è un fantastico rail rider ma è capace anche di chiudere trick su trick su spine e kicker. Con questa crew eravamo preparati a shootare su qualsiasi terreno. Ci incontrammo col resto della crew all’aeroporto di Tromsø. È un piccolo aeroporto dove giusto un paio di aerei ci atterrano giornalmente. Non c’erano businessmen nè famiglie in vacanza. C’erano solo persone vestite per andare in alta montagna con grosse scarpe calde e al posto di valigette 24 ore tutti erano dotati di uno zaino da montagna.Ci imbarcammo e volammo sopra ai fiordi, aspettando di vedere di nuovo terra. Di solito le probabilità di trovare un meteo perfetto alle Svalbard sono poche, ma noi fummo fortunati e arrivammo di sera con il sole davanti a noi e un incredibile paesaggio sotto di noi che sembrava un dessert ghiacciato. Il panorama era un qualcosa che non avevamo mai visto prima d’allora. Ce ne stavamo lì a guardare fuori dai finestrini senza parole. Poco prima di atterrare vedemmo questa piccola città proprio sotto di noi con circa 200 case e l’aeroporto. Una volta a terra, Steve ci stava già aspettando e dopo aver recuperato i
TORGEIR BERGREM
TORGEIR BERGREM
SAM TAXWOOD
SAM TAXWOOD
SAM TAXWOOD
EERO ETTALA
nostri bagagli guidammo dritti verso il suo ufficio. Ci disse che la nostra nave avrebbe salpato a mezzanotte e fino a quell’ora ci sarebbe stata una cena e un briefing sulla sicurezza. Il problema alle Svalbard è che è talmente un posto remoto che potrebbero passare anche dei giorni interi prima che qualcuno ti raggiunga se il tempo fosse brutto. Quindi la regola numero uno è prevenire qualsiasi emergenza.Un altro grosso problema sono gli orsi polari. Su un arcipelago dove ci vivono più orsi polari che esseri umani, devi sempre avere una pistola con te se ti vuoi avventurare fuori dai confini urbani. Dovevamo stare sempre insieme alle nostre guide e ci spiegarono come usare le pistole lanciarazzi, che facevano parte del nostro corredo di base. Ovviamente tutti volevamo vedere un orso polare, ma d’altra parte era anche pauroso il fatto che in qualsiasi momento una di queste bestie avrebbe potuto passeggiare di fronte a noi e magari attaccarci. Guidammo fino al porto, caricammo il motoscafo e iniziammo il nostro viaggio di tre ore in barca. Fummo fortunati che il mare era abbastanza calmo, le onde non erano un problema e piuttosto velocemente giungemmo a Billefjord da dove potemmo vedere le prime ciminiere di Pyramiden. Quando la barca rallentò, vedemmo addirittura le prime foche e alcune balene Beluga. Dopodichè dovemmo attraversare il mare (sempre più ghiacciato) per arrivare fino al notro pickup point. Improvvisamente il capitano disse che eravamo giunti a destinazione. Guardai fuori dalla finestra sorpreso, dato che ci fermammo proprio all’inizio di un sottilissimo strato di mare ghiacciato. Vedemmo altre motoslitte che da lontano si stavano avvicinando a noi. Si fermarono a 15 metri e camminarono lentamente verso la nostra barca sperando che il ghiaccio
reggesse. Ora dovevamo essere veloci a scaricare la barca, dato che non c’era troppo tempo da perdere sul ghiaccio sottile. A quel punto eravamo già svegli da 24 ore. Ma era comunque difficile andare a letto, dato che eravamo così sovreccitati per il nostro viaggio e per il nostro arrivo nella città-fantasma tutta da esplorare il giorno seguente. Inoltre, in quel periodo dell’anno, il sole non scendeva mai e le nostre stanze non avevano tapparelle né tende. La nostra routine giornaliera così iniziò, accettando il fatto che fossimo completamente tagliati fuori dal resto del mondo, siccome non c’era internet né il segnale telefonico. Inoltre, grazie alle 24 ore di luce, non dovevamo nemmeno stressarci con fari, flash e altro sugli spot. I rail erano tutti fatti di legno e non troppo grossi, il che limitava le nostre possibilità ma tutti i rider riuscirono a trovare facilmente degli spot fighi. Potevamo contare su un buon mix di rail, wall ride, handplant e anche un drop figo giù dalla costruzione della piscina. Sicuramente l’highlight era il lunghissimo rail flat-flat-flat fatto da Sam. Provammo a shootarlo con una follow-cam, il che sembrava praticamente impossibile ma fummo fortunati dato che riuscimmo a ottenere delle ottime immagini – la parte finale del team movie di Nitro. Dopo aver passato un po’ di tempo lassù in quel posto, fu strano tornare nella civiltà: avere internet di nuovo, dare un check alle mail e spedire messaggi ad amici e famigliari. Comunque, scoprimmo subito che non avevamo perso niente di che durante quella settimana e uscimmo al pub. Ovviamente dovevamo celebrare uno dei nostri migliori trip di sempre e l’ultimo della scorsa stagione. Così facemmo party per tutta la notte, anche se avrebbe potuto benissimo essere giorno, dato che il sole non scendeva mai e poi mai.
SAM TAXWOOD
PICS & TXT: MARKUS ROHRBACHER
CINEK BERTSCHINGER KARG & DBK
CINEK BERTSCHINGER KARG
ETHAN MORGAN
Lo snowboard ha una lunga storia a Hoch Ybrig. A soli 45 minuti di auto dal centro di Zurigo, riceve vagonate di neve fresca ogni stagione, ecco perchè l’Ybrig è uno degli spot preferiti tra gli city shredders per toccate e fuga dopo grosse nevicate. Si può prendere la prima funivia alle 8:30, fare cinque run e comunque arrivare in tempo in ufficio per mezzogiorno. L’intera montagna è un grosso playground, più grande di quello che sembra all’inizio, con colline lente e tranquille, ma l’ultima pista fino in fondo - “Weglosen”, per i local “Waegi” - ne vale proprio la pena. Specialmente nei giorni di brutto tempo, anche con un sacco di gente in cerca di neve fresca, si possono trovare run ancora vergini per tutto il giorno. Alberi qua e là nella parte più bassa, ci sono innumerevoli pillow e cliff per l’insider che sa dove andare a girare. Quando si lascia l’autostrada, arrivando da Zurigo, la strada si restringe fino ad arrampicarsi verso l’alto, verso Einsiedeln. Girate a sinistra e dopo un paio di curve c’è un piccolo lago chiamato Sihlsee. La stessa strada verso Hoch Ybrig è molto spettacolare, specialmente al mattino presto quando la nebbia inizia a dissolversi sopra al lago e si può vedere la bowl dell’Ybrig alla fine della valle tutta coperta di neve fresca. A metà strada, si attraversa il lago su un ponticello bello stretto e durante quelle mattinate nebbiose sembra di galleggiare sull’acqua
stando dentro l’auto. L’area diventa molto tranquilla mentre si sale, si passano pochi piccoli villaggi in cui vivono solo contadini. Quest’area è conosciuta per gli abitanti più destrorsi dell’intera Svizzera. Dopo quella zona, è praticamente una strada unica, non si può sbagliare, e, mentre le montagne vi avvolgono sempre di più, arriverete alla fine della strada proprio di fronte alla funivia Weglosen. Dopo che il filmmaker Marco Lutz e la sua crew scoprirono questo posto per snowboardare negli anni 90, si formò una crew di local chiamata “Natural Born Chillaz Crew”, o “NBC” per farla breve. La NBC, con Deniz Cinek e Mike “Aemka” Knobel, iniziò a fare uno snowpark proprio lì e organizzare il famoso contest “Training Days”, che raggruppò tutta la scena svizzera in un posto solo ogni primavera per un po’ di freestyle action di alto livello – e naturalmente anche del chilling e del partying pesante... un bel po’ di leggende nacquero proprio in quei tempi, quando al quartier generale di NBC c’era sempre un letto per tutti quei rider che viaggiavano e volevano fumarsi un paio di sigarette che fanno ridere e una birra o due (o sette) dopo un lungo giorno di riding in powder. La Ybrig bowl è dominata dai tre picchi Twaeriberg, Drusberg e Forstberg. La cresta della resort fa da confine tra il Cantone Schwyz a nord dove sta l’Hoch Ybrig, e il Glarus a sud. La seggiovia Sternen porta proprio in cima alla resort, dove in un
DENIZ CINEK
SEBBE DE BUCK
giorno di sole si può godere di un’incredibile vista panoramica, quasi tutto il lago di Zurigo a nord, mentre verso sud c’è la vallata Muotha e il lago di Lucerna con i picchi del ghiacciaio. Il Grosser Mythen è il picco più alto verso ovest che spesso si staglia su uno strato di nebbia che sopra la pianura ed è perfetto per foto pazzesche. Aemka Knobel e Deniz Cinek insieme al fotografo Dominic “Howzee” Zimmermann furono dei pionieri di alcuni dei più famosi spot sull’Ybrig durante i primi anni 2000, come il salto “Punani” che è apparso su tantissime cover di magazine di snowboard nelle varie stagioni, inclusa quella di un photo special di Transworld Snowboarding. I rider e i fotografi più famosi nel mondo dello snowboard hanno fatto tappa al vicinato di NBC almeno una volta nella vita, e le clip più memorabili sono state filmate proprio lì. Quelli meno giovani si ricorderanno sicuramente di quello switch backside 720 first track di Fredi Kalbermatten da “Lost in Translation” di Standard Film. Da quel momento quello spot si è chiamato “Fredi’s Gap” ma è stato usato solo un’altra volta da allora. La leggenda racconta che il fotografo Burton, Jeff Curtes arrivò all’aeroporto di Zurigo ma non i suoi bagagli, proprio in mattino in cui Fredi doveva saltare su quel kicker. E così non si perse d’animo e salì in cima con le sue sneakers e i suoi jeans, arrivò allo spot e quasi morì di ipo-
termia, il tutto solo per scattare una foto a Fredi. Lo sciatore svizzero medio si concentra di solito nelle resort più grandi tipo Davos o Laax, il che fa sì che all’Hoch Ybrig ci siano sempre poche persone fuori dalla cerchia dello snowboard. Ma l’Hoch Ybrig è sempre nella lista calda della scena di chi va in tavola, per tipi come David Bertschinger Karg, che è di Zurigo e fa una visita all’Ybrig non appena non si trova in giro per il mondo a filmare. Per questo c’è pochissima coda agli impianti di solito o non c’è fila a salire in auto, anche durante i giorni migliori della stagione. Quando si sale in funivia si possono vedere i tipi più stravaganti di tavole, fish e snowsurf inclusi ovviamente, e potrete notare le facce più famose del mondo dello snowboard con un sorriso da parte a parte ricoperte da neve grazie alle curve in powder tirate da poco. Ti piacerà l’Hoch Ybrig. Perchè è piccolo e familiare dal primo giorno. L’Hoch Ybrig è come qualcuno che vedi per la prima volta ma sai già subito che vi piacete l’un l’altro, e che ci puoi parlare come a un vecchio amico. L’Hoch Ybrig accoglie chiunque. Non ha un grande ego, e non vi sentirete mai fuori luogo se non indossate le ultime tendenze di moda o se non sapete andare in tavola come i veri pro. È molto low key, ma supererà le vostre aspettative. Ecco perchè tutti tornano qui, una volta provato. Ecco perchè tutti noi amiamo l’Hoch Ybrig. SEBBE DE BUCK
PICS: CYRIL ITW: GIACOMO MARGUTTI
HEY HALLDOR, COME TE LA PASSI NELLA TUA BELLISSIMA MONTECARLO? Per me e Eiki è bellissimo tornare a Montecarlo dopo uno snowboard trip a rilassarci come se non ci fosse un domani… viaggiamo così tanto! A Monaco c’è la spiaggia, posti fighi dove skateare, mangiare, fare party, gli amici e un bel tempo… non ci possiamo di certo lamentare. COM’È ANDATA LA STAGIONE SCORSA E COME STA ANDANDO QUESTA? L’anno scorso è stato molto divertente, ho girato un bel po’ con Mr. Sage Kotsenburg e Joe Carlino, a filmare per Dayumm! Alla fine della stagione però mi sono rotto la caviglia in malo modo al Superpark e così ho fatto solo riabilitazione negli ultimi sette mesi ma finalmente sto ricominciando ad andare in snowboard pian piano. La prossima stagione farò tutto un video solo con Transworld Snowboarding, non vedo l’ora. NEL NOSTRO ULTIMO NUMERO ABBIAMO PUBBLICATO UNA STORIA DI UN VIAGGIO CHE RIGUARDAVA TE E ALCUNI DEI NOSTRI RIDER, COME SIMON GRUBER, MARCO GRIGIS, JOHNNY MORANDI E ROBY BRAGOTTO. COME TI SEI TROVATO CON LORO E IN ITALIA? Mi son divertito tantissimo a filmare e shootare con loro… sono super motivati e mi hanno portato in giro in alcune resort italiane ed è stato fighissimo. Sicuramente è uno dei posti migliori in cui ho fatto backcountry. Spero di poter girare di nuovo con loro quest’anno. COSA NE PENSI DI QUESTA EVOLUZIONE ASSURDA DI SPIN E TRICK, TRIPLI E QUADRUPLI CHE VEDIAMO GIORNO DOPO GIORNO? E DELL’ULTIMO DEW TOUR? Come dico sempre, non mi piace buttare odio sulla progressione nello snowboard, ma quello che non mi piace è come i contest oggigiorno premino solo la parte tecnica dello snowboard - più giri su te stesso e flippi e spinni e più punti prendi. Nei contest vorrei vedere che venisse premiato di più uno stile unico e il lato creativo dello snowboard, sarebbero più divertenti da vedere e molto più divertenti per i rider. Per quanto riguarda il Dew Tour, è stato un po’ diverso da tutti gli altri contest, quindi spero che continuino in quella direzione. QUAL È LA COSA PIÙ TREMENDA DELLO SNOWBOARD DEGLI ULTIMI TEMPI? Le squadre nazionali e i coach. Di questo modo, sembra proprio un vero sport. Una delle cose che mi piacciono maggiormente dello snowboard è che di solito non sembra per niente uno sport, ma ora come ora sali in park e vedi tutti quelle squadre, quei team nazionali che indossano tutti gli stessi completi e non ha alcun senso tutto ciò per me. Lo snowboard perde la sua libertà in quel modo. CHI SONO SEMPRE STATI I TUOI TRE RIDER PREFERITI, UNA FONTE DI ISPIRAZIONE… E CHI SONO I TUOI TOP TRE IN QUESTO MOMENTO? Uff… questa è difficile, dato che ce ne sono così tanti… ma se proprio devo sceglierne tre, sarebbero: Crescendo: mio fratello Eiki Helgason, Jeremy Jones, e JP Walker. Ora come ora, direi: Eiki Helgason, Louif Paradise e Bode Merril. HAI MAI GIRATO IN TAVOLA CON QUALCHE RIDER CHE HAI SEMPRE CONSIDERATO UNA LEGGENDA E COME TI SEI TROVATO A FARLO? Direi con Travis Rice, ho fatto solo qualche contest con lui ma è sempre stato una delle mie più grandi fonti di ispirazione e ho tantissimo rispetto per lui e per tutto quello che ha fatto per lo snowboard.
SONO TEMPI PIUTTOSTO BUI QUESTI PER LO SNOWBOARD E I RIDER ANCHE INTERNAZIONALI CHE FANNO FATICA AD ATTIRARE SPONSOR. TU NON SEI ANDATO GIÙ SOFT CON NIKE QUANDO SI SONO RITIRATI PER LA SECONDA VOLTA DAL MERCATO DELLO SNOWBOARD… CHE NE PENSI DELLA SITUAZIONE ATTUALE? Posso solo dire che i tempi stanno cambiando ma per il meglio, ci sono tanti rider che stanno creando nuovi brand come facciamo io e Eiki con Lobster Snowboards, gli attacchi Switchback, le cinture 7-9-13 e l’apparel di Atrip. Tutte le grosse aziende corporate si lamentano e fanno fatica solo perchè non riescono più a guadagnare come prima un sacco di soldi. Io e Eiki invece siamo più che contenti fino a quando non ci perdiamo dei soldi con le nostre companies e se ci guadagniamo qualcosa tanto meglio. Proviamo ad aiutare gli altri rider il meglio che possiamo. Penso che il futuro dello snowboard sia roseo e di nuovo sta tutto nelle mani dei rider così come lo era all’inizio. Ma per fare ciò dobbiamo tutti supportare i marchi rider-driven. MI RICORDO DI AVERTI INCONTRATO NEL 2013 A QUEBEC CITY. ERI LÌ PER FARE UNA GARA DI COPPA DEL MONDO FIS DI SLOPESTYLE CON IL TUO AMICO ETHAN MORGAN. CERCAVATE DI QUALIFICARVI PER LE OLIMPIADI DI SOCHI. ERAVATE COME I SEX PISTOLS CHE CANTANO ANARCHY IN THE UK DI FRONTE ALLA REGINA A BUCKINGHAM PALACE. MA COME VI È VENUTA IN MENTE QUELLA COSA? Haha!, fa ridere ripensare a quei tempi. Nei nostri contratti con Nike c’era scritto che dovevamo almeno provare a qualificarci per le Olimpiadi, e così io e Ethan AJ Morgan praticamente apparivamo a questi eventi FIS e giravamo a caso non avendo la più pallida idea di quello che stava succedendo. Non eravamo mai in tempo per il training, non ho mai chiuso un’intera run, bevevamo il succo RV e mettevamo insieme un po’ edit assurdi… insomma, ci siamo divertiti parecchio se date un occhio a quello che combinavamo là hehe. Il Comitato Olimpico Islandese non mi avrebbe comunque fatto partecipare alle Olimpiadi perchè dissero che ero troppo disgustoso e non abbastanza atletico dopo che uscì il video A2M Barf Bags. A PARTE TUTTO CIÒ, ORA CHE È PASSATO IL MEGA-CASINO: COSA NE PENSI DELLE OLIMPIADI, DEI RIDER DI STREET CONTRO QUELLI DI CONTEST CONTRO I FREERIDERS E DI TUTTO L’HATE CHE SI PUÒ LEGGERE OGNI GIORNO SUI SOCIAL NETWORK? NON PENSI CHE QUELLO CHE VERAMENTE MANCA ALLO SNOWBOARD DI OGGI È UN PO’ DI AUTO-IRONIA E DI PRENDERSI MENO STUPIDAMENTE SUL SERIO? Alla fine si torna sempre al fatto che non si deve prendere lo snowboard troppo sul serio: è solo, appunto, snowboarding. Gira in tavola nel modo che a te piace fare, se non ti diverti mentre snowboardi allora vuol dire che lo stai facendo in modo sbagliato. Questa è la regola numero uno per me e mio fratello. COSA TI PROPONE PER QUEST’ANNO NUOVO? Di girare in tavola il più che posso, di divertirmi e spero anche di filmare una parte per Transworld di cui mi senta poi orgoglioso. VUOI AGGIUNGERE QUALCOSA? Thank you Snowboarding! Grazie a te, Halldor.
NILS ARVIDSSON
PICS & TXT: MARKUS ROHRBACHER
AUSTIN SMITH
É STATA DURA NON ESSERE SCORTESI CON LORO, PER QUELLE PERSONE QUELLA CENA ERA COME QUELLA DELLA NOTTE DI NATALE.
A Wang Lei, un rider cinese di Nitro, venne in mente che conosceva una regione in Cina in cui pochissimi snowboarder ci erano già stati. Perlomeno non sapeva di nessuna film crew che ci fosse ancora stata in quel posto. Disse che lo spot si trovava nella regione dello Xinjiang con picchi che erano più alti di 4’000 metri. Una veloce occhiata alla mappa ci fece capire che quel posto stava nel bel mezzo del nulla sul confine tra Cina, Russia, Mongolia e Kazakistan. Non avevo la più pallida idea di come arrivare in quel posto e cosa aspettarci una volta là, ma la crew composta da Markus Keller, Austin Smith e Nils Arvidsson si raggruppò in fretta e iniziammo a pianificare tutto il viaggio. Naturalmente Wang Lei sarebbe venuto con noi. Demmo un occhio ai voli dall’Europa verso l’aeroporto più vicino alla catena montuosa dell’Altai e rimanemmo sorpresi nel notare che con il percorso più corto ci avremmo comunque impiegato più di 24 ore e avremmo dovuto prendere almeno quattro voli diversi per arrivare a destinazione. Era un viaggio molto lungo, ma non si sa mai cosa si può trovare in posti del genere fino a quando non ci si va direttamente.
STRANO: NON HANNO L’ACQUA CALDA, MA HANNO INTERNET.
AUSTIN SMITH
MARKUS KELLER
Quando arrivammo ad Altai, il freddo era incredibile: capimmo immediatamente di essere vicini alla Siberia. Il mattino seguente ci spingemmo all’interno della regione montuosa dell’Altai. Dopo un giorno intero in auto, giungemmo alla città di Hemu. Le montagne si stagliavano nel panorama davanti a un tramonto stupendo e noi guidammo fino a questo piccolo villaggio dove vedemmo solo persone che cavalcavano cavalli. Faceva freddissimo, sui -25 gradi, e dando un occhio alle facce dei locals che lavoravano all’aperto si potevano notare le sopracciglia congelate. Guidammo fino a una strada laterale e ci fermammo davanti a una classica casa di contadini. Sarebbe stata casa nostra per i giorni successivi. Aveva quattro stanze per l’intera famiglia e per noi sei. Potevi lavarti, ma solo con acqua fredda. Inoltre, avevamo a disposizione un soggiorno e due camere da letto da condividere con tutti. Sicuramente non un posto da paura, ma ne valeva sicuramente la pena per vivere la vita così semplice delle persone di quei posti. La cosa che più ci colpì era vederli stare sullo smartphone e avere addirittura il wifi. Strano: non hanno l’acqua calda, ma hanno internet. La madre e la figlia ci prepararono la cena. Faceva un po’ strano, considerata che tipo di vita vivevano. Tutto è in funzione del coltivare abbastanza cibo durante l’estate e allevare gli animali così possono superare i lunghi inverni freddi. Quando la madre portò in tavola il cibo, Wang Lei ci spiegò che avevano probabilmente cucinato le cose migliori che avevano a disposizione. Tutto per noi. Il che voleva dire noodles con carne piena di ossa, interiora degli animali e persino la testa. É stata dura non essere scortesi con loro, per quelle persone quella cena era come quella della notte di Natale. Naturalmente abbiamo mangiato, sapendo benissimo che ci avrebbero ripresentato i nostri stessi scarti il mattino dopo a colazione. La caccia ai cervi è un aspetto importante nella loro cultura, e delle iscrizione rupestri vecchie 10’000 anni comprovano che quello è il luogo dove lo sci potrebbe essere stato inventato. I nativi costruirono degli sci di legno e misero delle pelli di cavallo sotto la soletta. Così potevano salire con gli sci senza scivolare e con dei bastoncini di legno in mano erano anche più stabili. Ma non furono capaci di toglierle le pelli per scivolare all’ingiù e i loro sci non avevano lamine come fossero tavole split. E così serviva un sacco di allenamento per scendere con quei mezzi.
MARKUS KELLER
CI SCAMBIAMMO I MATERIALI E CI DIVERTIMMO TANTISSIMO CON QUEI LOCAL. IL LORO TALENTO ERA IMPRESSIONANTE.
NILS ARVIDSSON
In quel villaggio le nostre chance erano limitate dato che alcune delle strade maggiori erano chiuse, e quindi non c’era così tanto da fare né troppo terreno da esplorare. Speravamo che ancora più a ovest le condizioni della neve fossero migliori. La cosa buona era che avevamo già dato un check e avevamo già trovato delle linee di pillow piuttosto buone. Così decidemmo di caricare le nostre cose in macchina al mattino e guidare fino a Kanas. Sulla strada ci fermammo per girare sui pillow o tracciare un po’ di linee in fresca, e passammo tutto il giorno in questa maniera. Sfortunatamente, il terreno più profondo significava anche rischiare sempre di più date le condizioni a rischio valanga non proprio favorevoli. Inoltre, la neve non era sicuramente migliore. Ma per fortuna riuscimmo comunque a trovare alcuni wind lips fighi e ci divertimmo lo stesso, riuscendo a tirar fuori dei bei scatti. Un giorno rientrando a casa, vedemmo in lontananza alcune persone che risalivano nella neve. Non erano cacciatori, ma alcuni ragazzini che avevano appena imparato a usare quegli sci dai fratelli maggiori. All’inizio erano un po’ scettici e probabilmente si chiesero anche cosa volessero quelle strane persone come noi, ma in fretta diventammo amici e offrimmo loro di provare con le nostre tavole. Ci scambiammo i materiali e ci divertimmo tantissimo con quei local. Il loro talento era impressionante. Erano vestiti solo con dei normali jeans e dei pullover a meno 15 gradi. Giravano sulle nostre tavole con delle sneaker normali ma riuscirono a imparare veramente in fretta. Dopo un paio di ore scendemmo verso le nostre auto e i genitori dei ragazzi arrivarono. Dopo una foto di gruppo e un po’ di high five, era tempo di andarcene. C’era ancora tanta strada prima di rientrare a casa nostra, e il giorno seguente saremmo dovuti tornare fino alla città di Altai. Sebbene non fummo così fortunati con le condizioni della neve, fu un viaggio dopo imparammo e vedemmo un sacco di cose nuove legate ad altre culture, e alla fine fummo anche fortunati nell’incontrare qualcuno che ancora si serviva del modo tradizionale di usare gli sci.
MARKUS KELLER, AUSTIN MSITH & NILS ARVIDSSON
PIC: CLAUDIO FOCO TXT: GIACOMO MARGUTTI
Ultimo numero della stagione, ultima foto che vedrete su questo giornale prima dell’anno prossimo. Di nuovo, son qui a dirvi quanto è figo andare in snowboard – rispetto ad altri “sport”. Perchè? Semplice. Ora come ora mi trovo a Laax. Per più di 10 anni sono venuto qui in questa bellissima resort svizzera per i (Burton European) Open. Uno dei contest più belli del mondo. Per come viene vissuto dai rider e dai media. Sfido qualsiasi altro giornalista o fotografo di qualsiasi altro sport che abbia la possibilità di rilassarsi bevendo una birra con i rider stessi la sera dopo un’intensa giornata di competizioni oppure di fare con loro un paio di run in fresca nei boschetti di Laax. In nessun altro sport “normale” si ha questo senso di far tutti parte di una famiglia allargata, condividendo la stessa passione comune. Non c’è contest o gara che tenga. Ecco (anche) perchè andare in snowboard è figo.
Antti Autti
Ph: Luca Crivelli
In pizza we trust 2016 / 2017 Collection
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