The Pill Magazine 24

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©2017, Polartec, LLC. Polartec®, Polartec® Alpha®, Polartec® Neoshell®, Polartec® Delta™ and Polartec® Wind Pro® FR are registered trademarks of Polartec, LLC 2017

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EDITO B Y D AV I D E F I O R A S O PIC FEDERICO MODICA

Sembra paradossale parlare di silenzio. Confrontarsi con il silenzio significa avere la possibilità di ascoltare voci interiori che nel quotidiano sembrerebbero solo un rumore di fondo, un fruscio fastidioso. I grandi silenzi ci permettono, finalmente, di sentire il bisbigliare della voce flebile, quella del nostro spirito, della nostra anima. Una voce che non abbiamo più la possibilità di ascoltare nella vita di tutti i giorni. Siamo concentrati ad essere efficienti e produttivi, così concentrati nell’esecuzione organizzata di tutti i nostri doveri che non riusciamo più ad ascoltare neppure la voce interiore. In questa società, dove siamo assaliti da messaggi sonori, rumori assordanti, da parole private di significato ridotte a slogan consumati, il silenzio è una zona oscura, un vuoto angoscioso da riempire, nella paura che possa divenire il luogo della consapevolezza della nostra nullità.

E invece, è sempre più urgente l’esigenza di riscoprire il silenzio, per ritrovare la propria umanità. Il silenzio, infatti, non è mera assenza di suoni, il tacere di chi non trova parole, di chi è reticente o non vuole comunicare, ma luogo entro il quale l’essere umano può esprimersi. E’ una riflessione che risale già alla filosofia classica. Seneca sosteneva che il bravo oratore non solo deve saper parlare, ma anche tacere. Il silenzio è accoglienza non solo della parola pronunciata, ma anche dell’altro che parla. E diventa, allora, un orizzonte di senso dentro cui accogliere la realtà, la relazione fra le cose, il significato di un’esistenza. Così inteso, il silenzio non è certamente il vuoto, ma è pienezza, perché apre l’uomo all’incontro con sé e con l’altro. Il silenzio vero scava nel nostro io più profondo per farvi abitare l’alterità, per far risuonare la parola e predisporci all’ascolto.


Spallacci in schiuma Ortholite ® dal design aperto per ridurre il peso e aumentare l’area traspirante.

Il Twin Compression System permette di comprimere lo zaino per stabilizzaralo e farlo aderire al corpo.

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L’innovativo sistema di regolazione due-in-uno permette di regolare altezza e aderenza col medesimo meccanismo, con un peso ridotto.

INGREDIENT PARTNER

OFFICIAL BACKPACK OF THE


PIC ENRICO FIORASO - ANNAPURNA

CREW

CONTENTS

EDITOR IN CHIEF

COLLABORATORS

Denis Piccolo | denis@tabcommunication.com

Antonio Isaja, Enrico Santillo, Lisa Filippini,

EDITORIAL COORDINATOR

Simone Natale, Marco Contardi,

Davide Fioraso | davide@tabcommunication.com

Alessandro Belluscio, George Boutall

Matteo Rossato | ross@tabcommunication.com

COMPANY EDITOR

EDITORS

Tab Communication

Denis Piccolo | denis@tabcommunication.com

Via Paolo Bassi 29 Milano 20159

Cristian Murianni | murio@tabcommunication.com

welcome@tabcommunication.com

ADVERTISING OFFICE

PRINT

welcome@tabcommunication.com

Grafiche Ambert

RUNNING

Verolengo TO

Dario Marchini

DISTRIBUTION

TRAIL

FreePress 25.000 copies

Davide Grazielli & Daniele Milano

Distribuited in Italy on 1400 outdoor shops

THEY WEAR -SPEED HIKING PRIMALOFT PREW BEST MADE KILLER COLLAB ECO SEVEN SS18 PREW OBERALP BRAND CONVENTION COLUMBIA EXPERIENCE

ANTON KRUPICKA COALATREE ITW

THEPILLMAGAZINE.COM Davide Fioraso | davide@tabcommunication.com

The Pill rivista bimestrale registrata

PHOTO SENIOR

al tribunale di Milano il 29/02/2016 al numero 73

MASTERS FACTORY POLES FEDERICO MODICA ITW

Alberto Bonardi | contact@albertobonardi.com

ANNAPURNA

Matteo Pavana | matteo@tabcommunication.com

SPIERS OF ROCK

Thomas Monsorno

ABOVE IT ALL

PHOTOGRAPHERS & FILMERS Cristian Murianni, Davide Fioraso, Marco Morandi,

THE DAILY PILL DIEGO MABBONI ITW

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LAST WORD


TESTED BY HEART. Il nostro DNA: Absolute Alpine. Il nostro laboratorio: le montagne. I nostri prodotti sono stati completamente collaudati nei dintorni delle tre vette Eiger, Mönch e Jungfrau. Il risultato: un acceleratore di battito con qualità svizzera. Effetti collaterali: l’aumento della produzione di endorfina e adrenalina. Ora tocca a te scoprire la nuova collezione Mammut! www.mammut.ch


THE DAILY PILL B Y D AV I D E F I O R A S O

NUOVA PROPRIETA’ PER K2, RIDE E VÖLKL

L’EUROPEAN OUTDOOR SUMMIT ARRIVA IN ITALIA

APRE A BERGAMO IL PRIMO STORE UNDER ARMOUR

Newell Brands Inc., a cui fanno capo i marchi K2, Ride, Völkl, Marker, Dalbello, Madshus, Line, Full Tilt, Atlas, Tubbs e BCA, ha firmato un accordo di cessione con Kohlberg & Company, società multi-milionaria specializzata in investimenti nel mercato medio. La vendita della divisione sport invernali fa parte della strategia di Newell per accelerare la crescita semplificando il proprio portafoglio. Il nuovo proprietario ha investimenti che spaziano nei servizi sanitari, in quelli alle imprese, nei servizi turistici e in quelli finanziari. Si prevede che i proventi lordi della cessione siano pari a 240 milioni di dollari.

La quinta edizione dell’European Outdoor Summit si terrà in Italia: Treviso per le conferenze giornaliere e Venezia per la networking evening. Il tema scelto per l’edizione 2017 è “It all starts with the consumer”! Il Summit ha l’intento di promuovere il settore, creare business, confrontarsi su uno dei comparti in maggior sviluppo dello sportsystem puntando su formazione, condivisione e networking. Assosport e Italian Outdoor Group, che affiancheranno EOG nell’organizzazione dell’evento, sono già al lavoro per un’iniziativa che non sia solo un momento di riflessione, ma che faccia da propulsore all’economia con un rilancio dell’attività sportiva.

Il primo negozio tricolore di Under Armour inaugura a Bergamo, all’interno della nuova estensione di Oriocenter. Lo store di 400 mq apre la strada al futuro di retail del marchio. L’ambizioso piano annunciato da Oberalp, partner distributivo fino al 2023, prevede l’opening di 20 negozi nelle più importanti città italiane. Il team di architetti di Baltimora ha curato personalmente tutti gli spazi con il concept americano. Ampie metrature guidano facilmente il consumatore all’interno del negozio e rendono la lettura degli spazi espositivi chiara, immersiva e di grande impatto, offendo al cliente una brand experience che rispecchia la forza e la straordinaria passione del brand per lo sport.

SUE RECHNER NOMINATA PRESIDENTE DI MERRELL

URBAN OUTDOOR IL SETTORE DELL’OUTDOOR SI PREPARA AL FUTURO

Dopo un trascorso di 10 anni come CEO di Confluence Outdoor, ed un passato dirigenziale in Victorinox, Sue Rechner è stata nominata presidente di Merrell. Blake Krueger, CEO di Wolverine Worldwide ha dichiarato: “Siamo entusiasti di portare Sue in Merrell, il nostro marchio con il più grande potenziale. Sue è una veterana esperta e sono sicuro che avrà un forte impatto sul brand nella sua crescita continua”. La Rechner, che ha lasciato Confluence Outdoor a febbraio, risponderà direttamente a Todd Spaletto, presidente della divisione lifestyle e outdoor che comprende anche i marchi Chaco, Saucony e Sperry.

La montagna affascina, ma è in città che si fanno gli affari. Al giorno d’oggi la tendenza è chiara e si chiarirà sempre più. Il futuro di questo settore è ormai a metà strada tra la funzionalità e la moda, tra la montagna e il mondo del lavoro. Alla fiera di Friedrichshafen si apre uno spazio per l’Urban Outdoor, una piattaforma speciale dedicata alle avventure metropolitane a alle ultime tendenze dei settori abbigliamento, calzature e accessori. Athleisure wear e urban fashion fanno ormai definitivamente parte della vita quotidiana e saranno un grande trend del futuro per l’industria sportiva.


Photo by Greg Mionske

“I compete in the Drago because of its versatility. I feel like I can do any move with it. I’m a better climber with the Drago on my feet.” SEAN McCOLL SCARPA® AMBASSADOR WWW.SCARPA.NET

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EDELRID E RED CHILI SIGLATA LA FUSIONE

361 DEGREES AMBASSADOR PROGRAM 2017/18

LA SPORTIVA MIURA XX ADAM ONDRA

Edelrid e Red Chili hanno siglato un contratto di fusione sotto l’egida della prima. La brand identity di Red Chili verrà comunque mantenuta, alla luce del forte posizionamento sul mercato tedesco. I settori incaricati dell’orientamento del marchio, dell’abbigliamento e dello sviluppo delle calzature rimarranno sotto la direzione dei fondatori Stefan Glowacz e Uwe Hofstädter. La gamma verrà quindi adattata: Edelrid rinuncerà alla sua collezione di scarpette da arrampicata, mentre le linee di abbigliamento dei due brand verranno offerte parallelamente ai rivenditori specializzati. Inoltre Edelrid rileverà buona parte dei dipendenti dei settori sviluppo e design di Red Chili.

Vuoi condividere l’entusiasmo del marchio 361° nella tua comunità? E’ iniziata la ricerca di ambassadors Instagram e Strava. Se hai una personalità “social” creativa, coinvolgente, autentica e sei disposto a condividere le tue esperienze di corsa sui canali social puoi inoltrare la tua candidatura entro il 30 luglio 2017. Il team di ambassadors, che sarà annunciato a metà settembre, avrà la possibilità di accedere all’anteprima dei prototipi, testare nuovi prodotti, condividere feedback in una comunità dedicata, interagire con il team di sviluppo, partecipare agli eventi e non solo: verrà consegnato materiale gratuito (scarpe, abbigliamento e accessori) per la stagione estiva ed invernale.

Era il 1997 quando faceva il suo debutto sul mercato il modello Miura, un prodotto destinato a fare la storia dell’arrampicata moderna. Un pò per le sue caratteristiche, un pò perchè a vestirla fin da subito furono i climber più forti dell’epoca. La Sportiva ha colto l’occasione del ventennale della celebre scarpetta per rivederne estetica e caratteristiche tecniche, rigorosamente sviluppate ed approvate da un’altra icona dell’arrampicata moderna, il fortissimo Adam Ondra che nel 2012, nella grotta di Flatangher, in Norvegia, utilizzò una versione appena prototipata di Miura XX per liberare Change (9b+), una delle vie sportive più difficili al mondo, se non la più difficile.

POLARTEC PRESENTA POWER FILL

SHAWN NEVILLE NOMINATO CEO DI BOA TECHNOLOGY

Polartec ha annunciato il lancio di Power Fill, una soluzione per l’isolamento sviluppata all’80% con contenuto riciclato post-consumo. Garantisce una maggiore ritenzione del calore nelle condizioni più fredde, senza aggiunta di peso o volume. Power Fill è una matrice morbida e cedevole di fili di poliestere tessuti con geometria esclusiva. La matrice forma migliaia di piccole tasche d’aria che catturano e trattengono il calore del corpo, mantenendo uno strato termico resistente tra l’esterno e l’interno. Un processo di fusione controllato lega le fibre vuote, aumentando la durata ed eliminando la necessità di altri elementi stabilizzanti.

Dopo una lunga ricerca guidata da Ventura Partners, Boa Technology annuncia la nomina di Shawn Neville alla carica di Amministratore Delegato. Boa accoglie con favore la sua lunga esperienza nella leadership esecutiva. Neville entra a far parte dell’azienda dopo il recente mandato in Aerosoles Group. La sua carriera nell’industria delle calzature è iniziata nei primi anni ’90 in Reebok International, dove è stato VP Marketing e General Manager Nord America. Shawn ha guidato Keds Corp come Presidente dal 2004 al 2008, periodo nel quale è stato riconosciuto Global Footwear Marketer of the Year.


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REDPOINT - ROCK & ICE CLIMBING VILLAGE ITW ITW DENIS PICCOLO INTEVIEWED DIEGO MABBONI

CIAO DIEGO. DOVE NASCE L’IDEA DI APRIRE REDPOINT1 ? Vivevo ad Ala, un piccolo paese della provincia di Trento e arrampicavo praticamente tutti i giorni. Spesso io e mio fratello ci allontanavamo per scoprire nuove pareti e nuove esperienze; in pochissimo tempo mi sono innamorato di Arco e delle sue pareti. Dovevo assolutamente inventarmi un modo per trasferirmi e a quel punto decisi di aprire il mio primo negozio, Redpoint. Erano gli anni ‘90, ed ero un 19enne con il commercio nel DNA. In quel periodo le licenze non erano libere, quindi ho dovuto farmela vendere dal mio istruttore di sci che aveva una piccola attività. In poco tempo è nato il primo negozio sportivo con una metratura di circa 200 metri. La passione per il lavoro viaggiava alla stessa velocità della passione per l’attività outdoor e una sola realtà non ci bastava quindi abbiamo aperto Redpoint 2, in centro città, Rock&Ice, un flag shop The North Face, un’altro Rock&Ice a Trento, un’altro ad Arco chiamato Climbing Village ed in questo momento stiamo aprendo in collaborazione con un partner il nostro settimo negozio a Cortina sempre sotto il nome di Rock&Ice. A raccontartelo ora direi un bel percorso! MA CHI E’ DIEGO MABBONI. Ho iniziato ad arrampicare da ragazzino a 14 anni con mio fratello. Abbiamo scalato e arrampicato le vie del nostro paese, Ala, ispirandoci ad un climbing moderno, leggendo libri, riviste e sopratutto coltivando la nostra curiosità. Ad un certo punto mio fratello è partito militare, durante questo periodo ha fatto molte conoscenze che abbiamo condiviso e con cui abbiamo sviluppato una nuova visione della nostra passione. Abbiamo preso la

decisione e la consapevolezza di chiodare tutte le vie disponibili del nostro paese, anche se a dir il vero la roccia non è un granché. Successivamente sono arrivate le gare di arrampicata, le gare di ghiaccio con la coppa del mondo ed i corsi guida. Quella che non si è mai esaurita è la voglia di creare nuovi itinerari e nuove falesie. Attualmente ne sto chiodando diverse contemporaneamente. Ad oggi abbiamo chiodato oltre 600 tiri molti dei quali ad Arco, credo che sia un bel numero. COME MAI “REDPOINT” Molto semplice! Inizialmente lo volevo chiamare Rootpunt, termine climb tedesco, certo mi piaceva e sicuramente mi aiutava con i turisti, ma era veramente impronunciabile! A quel punto abbiamo semplicemente tradotto: Redpoint. E’ IMPORTANTE INVECE IL CONTATTO CON IL PUBBLICO? E’ tutto per me, il contatto con il cliente è una parte fondamentale del nostro lavoro, ci differenziamo dai grossi gruppi appunto per questo, gli facciamo annusare la nostra passione, la nostra esperienza, il nostro entusiasmo. Abbiamo investito moltissimo su competenza e formazione. Grazie ai nostri ragazzi siamo riusciti ad aprire più punti vendita, tutti di buon livello. Se vuoi andare ad arrampicare sullo Yosemite sappiamo consigliarti perché ci siamo andati! Ho sempre creduto di poter vendere e consigliare solo qualcosa di cui fossi a piena conoscenza. Il mio motto e che se conosco le cose le vendo altrimenti lascio perdere.


R E D P O I N T 1 V I A S A N T O N I 1 5/ B A R C O R E D P O I N T 2 V I A S E G A N T I N I 1 20 A R C O ROCK & ICE VIA VERGOLANO 2 ARCO R O C K & I C E L U N G A D I G E L E O PA R D I 10 5 T R E N T O R O C K & I C E C O R S O I TA L I A 236 C O R T I N A D ’ A M P E Z Z O CLIMBING VILL AGE PIAZZA MARCHETTI 6 ARCO

SECONDO QUALE CRITERIO SCEGLI I BRAND ? Sommando tutti i metri dei nostri negozi arriviamo circa a 1500 metri. Probabilmente non esiste una realtà come la nostra in tutt’Italia. Abbiamo quindi spazio per molti brand ma con ogni azienda non cerchiamo il compro-vendo ma una collaborazione che va in profondità per ottenere alla fine im assimo risultato e una buona proposta per il consumatore finale. QUALI SONO I BRAND CHE TI STANNO PIU’ A CUORE? Moltissimi ed ognuno ha un suo perché. Patagonia è legata alla mia storia di climber ed è un brand che ritengo autentico. Marmot per affetto storico, The North Face per il progetto legato al nostro flag shop, Millet, Camp, ma anche marchi piccoli come Chillaz piuttosto che Edelrid o Aku per la qualità dei loro prodotti. Altri ancora come Scarpa con cui stiamo facendo un progetto stupendo a Cortina con Francesco Favilli e Marco Campagna, due persone eccezionali con le quali sviluppare idee. Questo per farti capire che sposiamo le aziende a 360 gradi. 5% BOULTING E RE-BOULTING PROJECT. Finalmente sta partendo questo progetto che ho in testa da molti anni, ispirato al 1% For The Planet di Patagonia. Nel mio ultimo viaggio in Sicilia ho visto con i miei occhi che ci sono moltissimi tiri non sicuri e usurati dal tempo, da qui l’idea di recuperare il 5% da varie attività per reinvestirli in acquisto di materiale da dare ai giocatori affinché possano ripristinare pareti pericolose, per una maggiore sicurezza di questo sport e di conseguenza un

maggiore sviluppo. Ovviamente questi fondi sono destinati a tutta l’Italia e non solo alla Sicilia o alla Sardegna. IL PUBBLICO CHE AMA VIVERE ATTIVITÀ ALL’ARIA APERTA E NELLA NATURA SI STA RINGIOVANENDO O È SOLO UNA SENSAZIONE ? Domanda che capita a pennello. Sono reduce dai campionati italiani ad Arco, dove erano iscritti 600 bambini da tutta Italia, un bel segnale. Questo grazie anche e sopratutto alle palestre indoor nelle città che stanno facendo appassionare molta gente. Ma l’arrampicata indoor deve assolutamente sfociare nell’arrampicata su roccia, per poi diventare una motivazione a viaggiare e conoscere nuovi stupendi luoghi e incrociare nuove culture. Questo concetto lo ripeto tutti i giorni ai miei 4 figli. ARCO E’ LA CAPITALE OUTDOOR IN ITALIA? Mi sento di dire che non è solo la capitale dell’Italia ma del mondo, sopratutto in termini di arrampicata. Per farti un esempio numerico il campeggio di Arco ha il 70% di pubblico che è li per attività outdoor. Ma non basta, mi piacerebbe che ci fosse ancora più attenzione da parte dell’amministrazione nel valorizzare questa zona, realmente si potrebbe fare molto di più. IL TUO SOGNO NEL CASSETTO? Ci vorrebbe un’intera cassettiera. Il mio sogno principale è di riuscire sempre a fare ciò che mi piace e di trasmetterlo ai miei figli. Sono molto fortunato a lavorare nell’ambiente dove sono cresciuto.


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BY GIANMARIA PIUTTI

They Wear è una rubrica nata per mostrare una selezione di outfit scelti dai più importanti e influenti outdoor shops italiani. I responsabili di reparto vi consiglieranno le loro mogliori scelte e preferenze per affrontare qualsiasi avventura. Questo mese due super proposte per lo Speed Hiking !

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Quando Mike Joyce, presidente e CEO PrimaLoft sottolinea le grandi competenze del suo brand “nel campo delle scienze dei materiali” ha pienamente ragione. E’ soprattutto grazie a queste capacità che si diventa leader mondiale nel fornire soluzioni di comfort con isolamenti, tessuti e filati, ad alte prestazioni e ora - è d’obbligo aggiungere - ad altissimo comfort.

LA NUOVA COLLEZIONE

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E’ stata appena annunciata. Si sviluppa su nuovi tessuti e filati che hanno come obiettivo l’affidabilità, le alte prestazioni, ma anche l’estremo comfort - per l’intero ciclo delle stagioni. Questi grandi plus, disponibili da subito per i brand partner e i designer offrono una ampia gamma di possibilità e, come nel caso del misto cashmere, sensazioni uniche. A lungo riconosciuto per il calore superiore dei suoi isolamenti PrimaLoft oggi propone soluzioni di comfort per tutto l’anno tramite i prodotti PrimaLoft® Performance Fabric e Yarn, con nuove piattaforme e serie rinnovate, idonee per abbigliamento, calzature e accessori. Scopriamole. ISBJÖRN OF SWEDEN PANDA PRIMALOFT® STRETCH HOODIE

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PRIMALOFT® PERFORMANCE FABRICS Ovvero: tessuti finiti ad asciugatura più rapida, traspirabilità ancora maggiore, morbidezza e sensazione al tatto superiori e -nella maggiorparte dei casi la certificazione bluesign® e OEKO-TEX©. Cinque le serie di questi tessuti, adatti per applicazioni a contatto pelle, strato intermedio, esterno. Touch Series, con particolare attenzione alla morbidezza e al calore; Vista Series, presenta linee eleganti e resistenti; Energy Series, ideale per l’abbigliamento attivo; Balance Series, con tessuti multistrato resistenti alle intemperie, Genuine Series, una combinazione di fibre naturali come il cashmere, che si aggiungono alla storia originale di PrimaLoft focalizzata sui tessuti in pile. Un passo, questo, che entusiasma tutto il team internazionale: il nuovo Cashmere Blend è una combinazione leggera di tessuti che va a contatto con la pelle e presenta agli utilizzatori un tessuto estremamente morbido con un tocco rinfrescante sulla pelle, ottima elasticità, tempi di asciugatura rapidi e un comfort affidabile e duraturo.

PRIMALOFT® PERFORMANCE YARN Ovvero: l’unione delle tecnologie delle innovative fibre PrimaLoft® con diverse tipologie di fibre. Il risultato? un mix unico per un perfetto equilibrio comfort-performance. I PrimaLoft® Performance Yarns sono progettati per essere usati da soli o in combinazione con altri filati per creare capi di maglieria, accessori, strati base, maglioni e capi senza cuciture. Rispondono in modo ottimale alle necessità di stilisti e produttori, sia per comfort e prestazioni che vastità di gamma e utilizzo. Due serie definiscono queste tecnologie: Black Series, una miscela ecologica 70% di fibre riciclate dopo il consumo e una miscela di fibre classiche, incluso il poliestere PrimaLoft®; Silver Series offrono comfort ad alte prestazioni e incorporano fibre piacevoli al tatto, tra cui seta e lana merino. Risultato? Capi unici e semplici da mantenere. I filati della Silver Series offrono comfort ad alte prestazioni e incorporano fibre piacevoli al tatto, tra cui la seta e la lana merino. Nella stessa serie, la miscela di filati in cashmere per un perfetto equilibrio morbidezza/performance, tempi di asciugatura rapidi, piacevole al tatto e di facile manutenzione.


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ORGANIC CLIMBING CHALK BAG

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Organic Climbing è un piccolo brand americano di attrezzatura e abbigliamento da arrampicata che ha l’obiettivo di disegnare e creare artigianalmente pezzi unici, funzionali e di alta qualità. Questo porta magnesite nasce da 10 anni di esperienza riciclando i tagli utilizzati per la produzione dei pad. Nylon Cordura 1000d rinforzato sui bordi, porta spazzolino e cintura per la regolazione in vita. Guaranteed to be one-of-a-kind!

LifeStraw Steel è un filtro per depurare l’acqua che si basa sull’ingegnosità del modello originale e del suo processo di filtrazione a 2 stadi. Attingendo direttamente alla fonte di acqua dolce, la membrana in fibra cava filtra il 99,9% di batteri e protozoi, mentre la capsula di carbone attivo della nuova versione in acciaio inox riduce la presenza di sostanze chimiche come cloro o composti organici (pesticidi ed erbicidi) e attenua gli odori o il cattivo gusto. È l’ideale per escursioni a piedi, il backpacking ed il campeggio.

Il motto di Mountain Standard? Premium goods at an honest price. La company di Boulder, Colorado, mantiene il prezzo basso vendendo esclusivamente online e tagliando i costi legati alla vendita al dettaglio. Il Terrain Rain Shell è realizzato in un tessuto a tre strati Polartec Stretch Neoshell, cuciture e cerniere YKK resistenti all’acqua, chiusure in velcro. Ideale per escursioni, campeggio, neve o pioggia, perfetto come guscio per l’inverno sopra uno strato isolante o come antipioggia per le avventure estive.

BUSHCRAFT FIRST AID

THE NORTH FACE ROLLING THUNDER 30”

DEUS SEA SIDER

Ti piace avventurarti tra i boschi in passeggiate solitarie o campeggiare nella natura selvaggia? Beh, in questo caso potrebbe esserti utile Bushcraft First Aid: A Field Guide to Wilderness Emergency Care, ultima puntata della saga best-seller firmata dagli esperti di sopravvivenza Dave Canterbury e Jason Hunt. Una risorsa perfetta per aiutarti ad affrontare situazioni di emergenza, quando la chiamata al 112 non è tra le opzioni contemplate.

Iconico trolley nella versione da 30” realizzato in poliestere 1000D laminato TPE e nylon 1680D. Questa struttura in materiale Bomber Base Camp è dotata di caratteristiche moderne e pratiche. I suoi 80 litri di capacità offrono lo spazio perfetto per un’intera settimana di vacanza: intuitiva organizzazione interna con rete divisoria, scomparto separato per scarpe e indumenti sporchi, tasche esterne, daisy chain come punti di aggancio. Protezioni in plastica nelle zone di elevata usura per maggiore resistenza alle abrasioni.

Sulla base di un Super Cub C70 del 1974, la squadra di Deus ha creato il mezzo da spiaggia ideale. Il telaio è stato spogliato di qualsiasi parte non necessaria mantenendo solamente le cose utili. Per aggiungere del “bicycle feel” e un tocco nostalgico, sono stati inseriti diversi pezzi di biciclette vintage ed un cestino anteriore con doghe in legno trattate. Rigorosamente realizzati a mano anche il doppio sellino in cuoio, lo scarico e le barre per posizionare la tavola da surf. Affidabilità meccanica data dal motore di un Honda Astra del 1995.


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TEVA ARROWOOD SWIFT LACE

MATADOR NANODRY SHOWER TOWEL

PENFIELD PACK SHORT

Lo stile elegante e minimalista incontra il comfort innovativo. Teva ha messo sul piatto tutta la sua esperienza per questa calzatura versatile dal look futuristico. La Swift è un peso piuma che utilizza l’innovativo tessuto sintetico Ariaprene nella tomaia, unito alla tecnologia Float-Lite per la suola. La rapida asciugatura permette di attraversare corsi d’acqua poco profondi. La scarpa ibrida perfetta per questa stagione estiva, in versione speed-lacing.

Sorprendentemente grande da aperto, incredibilmente compatto nella sua custodia. NanoDry Shower Towel di Matador è un asciugamano ultraleggero ideale per i viaggi, il trekking, la spiaggia o la palestra. Si asciuga molto velocemente, vanta uno strato antimicrobico Gold-Coat ed è realizzato con nano fibre che assorbono fino a 2,3 volte il proprio peso in acqua. E’ racchiuso in una travel case in silicone con clip per andare ovunque.

Forza pionieristica nel settore dell’abbigliamento fin dal 1975, Penfield ha fatto del suo marchio un sinonimo di qualità, praticità e stile. Il nuovissimo Pac Short è un capo tecnico che può essere racchiuso comodamente all’interno della sua zip, trasportato con il minimo ingombro e utilizzato non appena le temperature raggiungono picchi elevati. Realizzato in poliestere ultra leggero con trattamento resistente all’acqua è combinato con un rivestimento in mesh che dona traspirabilità e il comfort.

SENDERO PROVISIONS & CO. WESTERN SUNDOWN HAT

GARMIN VIRB 360 ACTION CAM

OXEEGO OUTDOOR COLLECTION

Nella storia americana, l’ovest ha sempre rappresentato la terra promessa. Dalle coste dell’Atlantico alle vaste pianure, dalla catena montuosa degli Appalachi ai canyon del deserto, ancora oggi i moderni esploratori sono in cerca di avventura nel selvaggio West. A questo si ispirano gli accessori di Sendero Provisions. Cappello in tela di cotone con patch in tessuto e inserto di corda intrecciata. Struttura mid-profile e visiera piatta.

Raccogliere ogni esperienza, in ogni suo dettaglio, in ogni suo suono, a 360 gradi. Con la nuova action cam Garmin VIRB 360 da oggi è possibile riprendere ogni emozione con video o immagini in 4K. Grazie al GPS integrato, Garmin VIRB 360 realizza video che possono essere arricchiti dall’utente, in postproduzione, con i dati G-Metrix o personalizzati con il software di editing Garmin VIRB Edit, aggiungendo informazioni, grafici e campi dati. Tasto di avvio rapido one-touch, comandi vocali, stabilizzatore e alto grado di impermeabilità.

La calza da montagna Oxeego Outdoor si rinnova, presentandosi in sei differenti modelli e con una struttura ancora più performante, studiata per garantire il massimo comfort anche su escursioni impegnative e di più giorni, una calzata comoda e una vestibilità aderente, che riduce il rischio di vesciche e irritazioni. La grammatura sottile funge da seconda pelle per consentire il massimo controllo tra piede e scarpone. La spugna Soft Touch, che copre gran parte della pianta del piede, è realizzata con tecnologia Oxeego Antibacterial.


KILLER COLLAB B Y D AV I D E F I O R A S O

SALMON SISTERS X XTRATUF FISHING BOOTS

TOPO DESIGNS X ORU KAYAK BEACH LT

L’iconico stivale da pesca Xtratuf ha incontrato lo stile delle Salmon Sisters, Claire e Emma, due sorelle nate e ispirate dalla selvaggia Alaska e dalla tradizione nautica, creatrici di abiti e accessori nonché attiviste per la pesca sostenibile nel Pacifico settentrionale. Il modello Legacy 100% impermeabile con suola esterna in chevron antiscivolo si presenta nella versione Octopus o Fish&Anchors.

Quando l’incontro di due grandi brand esprime la perfetta armonia tra forma e funzione. Ispirandosi all’antica arte degli origami, Oru Kayak è arrivata a rappresentare l’eccellenza nel settore dei folding kayaks. Beach LT è una canoa da turismo stabile e confortevole, con ampia seduta in schiuma personalizzata, schienale e poggiapiedi regolabili. Si richiude nel giro di pochi minuti.

PARLEY X ADIDAS ULTRABOOST UNCAGED

RICHARD WHEATLEY X BEST MADE FLY BOX

MASTERMIND X THE NORTH FACE URBAN EXPLORATION COLLECTION

Trasformare la plastica che inquina l’oceano in sportswear ad alte prestazioni. E’ così che lo sforzo collaborativo tra adidas Group e Parley for the Oceans continua a dare i suoi frutti. Le Ultraboost Uncaged Parley si avvalgono di una tomaia ultraleggera Primeknit con filato riciclato realizzato da circa 11 bottiglie di plastica. Il modello è dotato di intersuola boost integrale e tecnologia Torsion System sull’arco plantare.

Best Made ha collaborato con il britannico Richard Wheatley per una fly box in edizione limitata. Sono disponibili due formati, da 10 o 32 scomparti, oltre ad una versione speciale con una rara collezione di 96 mosche realizzate a mano. Ogni scomparto ha una chiusura a molla individuale per un accesso accurato e una finestra in vetro che mostra l’intricata eleganza del suo contenuto. L’incisione “Be Optimistic” sul coperchio regala energia positiva alla tua giornata di pesca.

Mastermind e The North Face insieme per una speciale capsule presentata a Pechino in occasione dello showcase di Masaaki Homma. In questa collezione sono inclusi piumini imbottiti, giacche e windbreakers che utilizzano la tecnologia Gre-Tex, oltre a t-shirt, pantaloni e zaini in abbinato. Puro stile streetwear giapponese in due versioni colore con ampio uso di fantasia camouflage.


KILLER COLLAB B Y D AV I D E F I O R A S O

BIG AGNES X BURTON BLACKTAIL 2 TENT

NORSE PROJECTS X NEW BALANCE RAINIER

Prosegue la proficua collaborazione tra Burton e Big Agnes. Blacktail 2 è la nuova tenda tre stagioni ideale per le avventure estive ed i festival del fine settimana. Doppia entrata con altrettanti vestiboli per lo stoccaggio delle borse, aperture di ventilazione sul tetto, tessuto impermeabile con cuciture nastrate, guide riflettenti Night Vision e quattro tasche interne. Include un suo kit per la riparazione.

Il modello Rainier è stato introdotto per la prima volta da New Balance nel 1982. Rapidamente è diventato un buon compromesso per gli escursionisti che cercavano una alternativa leggera al classico scarpone da trekking. A 35 anni di distanza Norse Project festeggia la riedizione dell’originale Rainier con questa versione Danish Weather Pack 2.0: tomaia in Gore-Tex e nylon ripstop, suola originale Vibram, intersuola EVA e inserti in pelle. Disponibile in versione husk o blue graphite.

SNOW PEAK X MEDICOM TOY COLLECTION

STANCE X NEW BALANCE COLLECTION PACK

MOSCOT X COMMON PROJECTS TYPE ONE LIMITED EDITION

Due marchi del Sol Levante, con target completamente differenti. Medicom Toy, specializzata nella produzione di action figure e famosa a livello mondiale per Be@ rbrick, incontra l’outdoor di Snow Peak in una capsule che si estende, manco a dirlo, dall’iconico orsetto (in due differenti misure) ad un set di attrezzatura da campeggio che comprende sedie, tazze, borse, cuscini e vassoi.

Disponibile dal 10 giugno la nuova collezione Stance x New Balance in edizione limitata. Due i modelli proposti: l’evergreen NB 997 in pelle e nubuck dai toni crema e rosso mattone ispirati agli edifici di Boston e la silhouette moderna della NB 1978: suola Vibram, tomaia in pelle scamosciata e colori ispirati al mare e alle sabbie di San Clemente. Ogni modello è fornito con calze Stance abbinate.

Common Projects è un marchio noto per il suo design minimalista, Moscot per i suoi classici occhiali che ne hanno fatto un’istituzione newyorkese. Type One unisce le caratteristiche dei due brand in un’estetica senza tempo. Montatura in acetato nero opaco con dettagli metallici, lenti in vetro G15 che offrono protezione UVA e UVB, stampa interna con numero di serie limitato a soli 500 esemplari.


ECO SEVEN B Y D AV I D E F I O R A S O

EOCA SPRING FUNDING ROUND 2017

IL NOBEL PER L’ECOLOGIA AD UN AGRICOLTORE MAYA

Con il funding round di primavera, l’European Outdoor Conservation Association sosterrà il più alto numero di progetti di sempre. I primi tre sono stati scelti attraverso una votazione pubblica che ha coinvolto anche i lettori delle riviste The Great Outdoors, Alpin e Norr Magazin. Altri tre sono stati selezionati con un voto riservato ai soli membri. Oltre a questi sei, anche i membri Pomoca, Keen e Osprey Europe hanno scelto ciascuno un progetto di conservazione specifico da finanziare interamente a proprie spese. I progetti prenderanno parte tutti in diversi paesi, cinque dei quali in Europa, e affronteranno questioni di ampio respiro come i rifiuti in montagna, i corsi d’acqua, lo sfruttamento eccessivo delle risorse forestali, il commercio turistico degli elefanti e il ripristino della torba.

«Ha guidato con forza la lotta del suo popolo per la difesa della terra. E per questo ha pagato un alto prezzo: la morte del figlio». Con queste parole, la giuria del Premio Goldman – il Nobel dell’ambiente – ha assegnato il prestigioso riconoscimento a Rodrígo Tot, indigeno guatemalteco di etnia maya Qeqchi. Il premio, giunto alla sua ventottesima edizione, è stato istituito nel 1990 per volere dei coniugi Richard Goldman e Rhoda Hass con l’obiettivo di finanziare e dare visibilità internazionale agli «eroi ambientali»: persone che si sono distinte nella protezione degli ecosistemi e della biodiversità, nella lotta contro i progetti di sviluppo distruttivo, nella promozione di modelli di sviluppo sostenibile.

OUTDOOR BRANDS NESSUN FUTURO SENZA SOSTENIBILITÀ

OBIETTIVO TERRA 2017 LA FOTO VINCITRICE

Fino a qualche anno fa, le aziende votate alla sostenibilità erano l’eccezione. Ma quando il mainstream dell’industria sportiva ha compreso l’importanza dell’argomento, in poco tempo sono diventate dei trendsetter. Joel Svedlund, consulente di settore e membro del Scandinavian Outdoor Group, è convinto che le aziende che non dispongono di una strategia di sostenibilità non avranno possibilità sul mercato a lungo termine. Le tecnologie di comunicazione e le esigenze di trasparenza stanno aprendo le catene di approvvigionamento. La legislazione e gli standard industriali stanno aumentando il livello di ciò che è accettabile.La gestione delle sostanze chimiche, l’utilizzo di materie plastiche, la creazione di rifiuti, o il consumo di energia fossile sono aspetti da non tralasciare che nel tempo influiranno gravemente sul successo aziendale.

In Italia ci sono 24 parchi nazionali, 27 aree marine protette e centinaia di zone protette a livello regionale: un patrimonio naturale di grande valore ambientale, paesaggistico e di biodiversità. La Giornata Mondiale della Terra è stata l’occasione per promuovere e sostenere questo immenso scrigno di bellezza e cultura attraverso il concorso fotografico «Obiettivo Terra» di Fondazione UniVerde e Società Geografica Italiana, che è finito con il successo della giovane fotografa Tania De Pascalis, prima donna in otto edizioni ad ottenere la menzione più importante. Un concorso che ha visto peraltro una forte partecipazione di giovani: oltre la metà delle 1.300 foto pervenute sono state scattate da autori con meno di 35 anni.


ECO SEVEN B Y D AV I D E F I O R A S O

TRASFORMARE L’ANIDRIDE CARBONICA IN PRODOTTI UTILI

WWF RISCHIAMO LA SESTA ESTINZIONE DI MASSA

Essere in grado di rimuovere industrialmente l’anidride carbonica nell’aria per riutilizzarla in alti ambiti, come fertilizzanti o combustibili ad impatto zero. Il funzionamento è semplice dal punto di vista concettuale: si tratta di aspirare aria e far si che l’anidride carbonica venga catturata da appositi filtri. Una volta saturi essi vengono riscaldati per essere estratti. L’azienda si chiama Climeworks ed il primo impianto installato in Svizzera, sul tetto di un inceneritore, può rimuovere dall’atmosfera 900 tonnellate di CO2 all’anno. «Il nostro obiettivo è quello di catturare una quantità paragonabile all’1 per cento di quella che viene prodotta e immessa nell’atmosfera dall’uomo. Un obiettivo che vogliamo raggiungere entro il 2024» spiega Christoph Gebald, co-fondatore della società.

Siamo di fronte alla sesta estinzione di massa nella storia della Terra, la prima causata da una singola specie, l’uomo, le cui cause principali sono le grandi modificazioni globali che stiamo causando al pianeta: cambiamenti climatici, frammentazione e distruzione degli habitat, bracconaggio. È questo l’allarme lanciato dal WWF secondo cui, dal 1970 al 2012, si è perso il 58% della fauna dei vertebrati. In Africa, in poco più di 10 anni, è scomparso il 70% degli elefanti di foresta. Nel Mediterraneo più del 50% degli squali sono a rischio estinzione. Per non parlare dell’orso marsicano, sui nostri Appennini, dove non ne sopravvivono più di 50 individui; del leopardo dell’Amur, straordinario felino confinato nelle foreste tra Cina e Russia, degli ultimi 40 rinoceronti di Giava o dei gorilla di Cross River che stiamo cancellando dalle foreste del Congo.

VIVOBAREFOOT BLOOM FOAM SHOES Nel mese di luglio VivoBarefoot sarà pronta a lanciare Ultra III, l’ultima delle iniziative di progettazione sostenibile. Si tratta di una scarpa creata in collaborazione con un team di ricercatori del Mississippi che ha studiato una soluzione in grado di contrastare le schiume sintetiche derivate dal petrolio. Bloom Foam utilizza biomassa di alghe d’acqua dolce raccolte in ecosistemi ad alto rischio di propagazione, aiutando così a mitigare gli effetti negativi dell’eccesso di alghe. Ogni paio di scarpe contribuirà al ricircolo di 215 litri di acqua impedendo l’equivalente di 40 palloncini di CO2 immessi nell’atmosfera terrestre.


WALK SS 18 BY DENIS PICCOLO

ASOLO PATROL GV

ASOLO NUCLEON MID GV

AKU 975 TENGU LITE GTX

AKU 976 TENGU LOW GTX

Camminate estive e invernali. Collarino termoformato e fodera Gore-Tex performance per offrire il massimo comfort.

Tomaia in pelle scamosciata idrorepellente. Battistrada Asolo/Vibram Synthesis con mescola Megagrip.

Modello da trekking per utilizzo versatile su terreni misti. Straordinario comfort e precisione nella calzata.

Materiali ultraleggeri e resistenti, costruzione a calzino con fodera elastica Gore-Tex Extended Comfort.

LA SPORTIVA TX 5 GTX

LA SPORTIVA STREAM GTX SURROUND

SALEWA MOUNTAIN TRAINER GTX

SALOMON OUTPATH PRO GTX

Calzatura da approach dedicata ad hikers ed escursionisti con zaini anche a pieno carico. Stabile e protettiva.

Scarponcino fast hiking midcut per l’escursionismo veloce. La tecnologia esclusiva Gore-Tex Sorround permette una traspirabilità totale.

Sezione centrale ottimizzata per la via ferrata. Intersuola BiLight e suola Vibram MTN Trainer Evo.

Scarpa molto leggera, flessibile e reattiva per affrontare ogni sentiero. Con nuova ghetta a sostegno della caviglia, impermeabile anti detriti.

LOWA ARCO GTX MID JUNIOR

ZAMBERLAN 1996 VIOZ LUX GTX RR

GRISPORT TERRAIN

TECNICA FORGE S

Scarpa da trekking che si adatta in maniera ottimale alle esigenze dei bambini affinché si appassionino fin da subito alle escursioni all’aria aperta.

Realizzato con pellame toscano di alta qualità e con uno spessore di 2,6-2,8 mm. Tomaia in pelle pieno fiore ingrassato con trattamento Hydrobloc.

Linea caratterizzata da un design moderno che impiega elementi di alta derivazione tecnologica per un utilizzo polivalente.

Costruito con un tessuto innovativo in grado di offrire l’elasticità necessaria a conformarsi all’anatomia del piede in fase di termoformatura.


RUN SS 18 BY DENIS PICCOLO

LA SPORTIVA UNIKA

LA SPORTIVA VK

SCARPA NEUTRON 2

SCARPA SPIN RS8

La prima calzatura da Mountain Running interamente realizzata in Europa. Pensata per utilizzi su medie e lunghe distanze.

Calzatura specifica per le gare di Kilometro Verticale, sviluppata in collaborazione con il campione della disciplina Urban Zemmer.

La tecnologia XRS permette risparmio energetico e aumento di potenza in fase di spinta. Suola VibramMegagrip per superfici asciutte e bagnate.

Modello leggero ideato per gli atleti dell’alpine running che ricercano cushioning e drop importanti. Ideale per ultra trail e lunghe distanze.

DYNAFIT SPEED MTN TRANSALPER

GRISPORT CROSS

SALOMON SENSE RIDE

SALOMON S/LAB SENSE ULTRA 2X

Robusta, leggerissima e comoda. Solo 390 grammi per questo modello con membrana Gore-Tex e suola Pomoca.

Realizzata per offrire ottime performance nei terreni più instabili e scivolosi. Perfetta per il trail running.

Scarpa perfetta per divertirsi con il trail running e affrontare nuovi percorsi nella natura. Ammortizzante, confortevole e protettiva.

Specifica per ultra trail, sviluppata per e con Francoise D’haene. Grande comfort prolungato, fit preciso, grip, leggerezza e protezione.

SALEWA ULTRA TRAIN 2

361° SENSATION 3

361° SPINJEC

361° MERAKI

Nuova tomaia seamless e suola Michelin Ultra Train che ora utilizza la mescola Michelin OCX per offrire maggior grip.

Cavallo di battaglia 361°, perfetta combinazione di stabilità e ammortizzazione per offrirvi sempre la corsa ideale.

Super reattiva con il suo Quikfoam, scarpa versatile dotata di tomaia in maglia senza cuciture.

Comfort e prestazioni efficenti per questa trainer, elevato chilometraggio e dotata di tomaia senza cuciture.


CLIMB SS 18 BY DENIS PICCOLO

SALEWA WILDFIRE GTX

SALEWA WILDFIRE

WILD COUNTRY PARTHIAN

Nuova suola Pomoca Speed MTN con mescola Pomoca Butilic per offrire più grip, tenuta sul bagnato e camminabilità. Con fodera Gore-Tex.

Nuova suola Pomoca Speed MTN con mescola Pomoca Butilic per offrire più grip, tenuta sul bagnato e camminabilità.

Scarpette con chiusura a lacci e suola Michelin, precise sia su fessure che su placche. Per l’arrampicata sportiva, il boulder e l’indoor.

LA SPORTIVA COBRA ECO

LA SPORTIVA GECKOGYM

LA SPORTIVA TX 2 LEATHER

Versione eco-sostenibile della ballerina per eccellenza, realizzata per l’85% con materiali eco-friendly contenendo al minimo l’impatto ambientale.

La prima scarpetta d’arrampicata pensata per l’utilizzo specifico in palestra. Lavabile grazie alla tomaia realizzata in WashTex.

Calzatura da approach super confortevole pensata per l’avvicinamento alle pareti d’arrampicata e per l’utilizzo in falesia.

SCARPA MESCALITO

SCARPA FURIA S

Calzatura completamente nuova, sviluppata per approach tecnico, arrampicata semplice, scrambling e vie ferrate. Leggera grazie a Vibram Litebase, comfort per uso prolungato.

Morbida e sensibile, sembra di scalare a piedi nudi, ma con il supporto e la protezione necessarie. La costruzione estremamente fasciante con sistema SRT garantisce un ottimo fit.

E9 - Z45

E9 - TWIG

WILD COUNTRY MESHUGA Progettate cpn suola Michelinper il boulder, il trad di alto livello, tiri verticali dinamici o vie ripide e molto strapiombanti. Chiusura a velcro.

E9 - ONDA SHORT


WE WEAR SS 18 BY DENIS PICCOLO

THE NORTH FACE APEX FLEX GTX 2.0 JKT

HAGLOFS ECO PROOF

BLACK YAK VIVID JACKET

DYNAFIT ELEVATION S-TECH

Questa giacca offre sia una protezione infallibile dagli elementi, che la sensazione di indossare una comoda felpa.

Realizzata con poliestere riciclato e materiali certificati bluesign. La funzionalità è garantita dalle molteplici tasche e da dettagli regolabili e sostituibili.

Giacca multifunzionale che garantisce la massima libertà di movimento. Perfetta per attività intense.

Maglia funzionale realizzata senza cuciture e con materiali di alta qualità, un capo comodo dalla vestibilità perfetta.

CALZE

GM

CRAZY IDEA T-SHIRT RESOLUTION

ODLO SAIKAI PRO

NORRONA FJØRÅ CONVERTIBLE POLARTEC® ALPHA60

MAMMUT POLARTEC® ATACAZO LIGHT ZIP PULL

Richiamare l’identità della Pull Resolution, uno dei best seller della collezione Crazy, inserendo l’omonima t-shirt.

Progettata in modo tale da garantire la massima libertà di movimento. Presenta inoltre inserti traspiranti grazie al taglio laser.

Giacca senza PFC, arricchita dall’isolamento Polartec Alpha60 da materiale riciclato e traspirante. Scelta perfetta per le avventure in mountain bike.

Maglia half zip in Polartec Power Dry con cuciture piatte per favorire un alto comfort anche sotto lo zaino.


OBERALP BRAND CONVENTION P I C S & T E X T M AT T E O PAVA N A

NON SEMPRE È FACILE RIUSCIRE A CAPIRE COSA STA DIETRO A UN’AZIENDA. FIGURIAMOCI A UN INTERO COLOSSO QUAL È IL GRUPPO OBERALP. Il Gruppo Oberalp coniuga oggi brand di proprietà che offrono prodotti tecnici per gli appassionati di montagna alla distribuzione di marchi leader nel mercato sportivo. Con l’attività iniziata da Anton Oberrauch nel 1846, la famiglia Oberrauch si succede da cinque generazioni nella produzione, vendita e distribuzione di prodotti per la montagna in cinque continenti. Nel momento in cui parliamo del Gruppo Oberalp è normale che ci riferiamo asi suoi marchi di riferimento: Salewa, Dynafit, Wild Country e Pomoca. La scelta strategica che sta dietro all’acquisizione di questi brand è volta senza ombra di dubbio all’offerta di una vasta e completa gamma di prodotti per le varie attività in montagna: arrampicata, alpinismo, sci alpinismo, trail running e trekking alpino. Il concetto di sviluppo di brand a 360° è stato rafforzato attraverso le manovre strategiche di distribuzione di brand altrettanto famosi ed esterni al mercato obiettivo di riferimento. Parliamo infatti di Under Armour, Fischer, Speedo, Spyder, Silva, Smith per nominarne solo alcuni. Abbiamo ricevuto l’invito dal gruppo Oberalp, assieme a

distributori, collaboratori e altri giornalisti, a trascorrere due giorni alla Brand Convention 2017 tenutasi verso fine maggio ad Alpbach, Austria. Non è poi così difficile immaginarsi un piccolo paese di montagna invaso da qualche semplice centinaio di persone con gli stessi colorati abiti tecnici a ravvivare una giornata tutt’altro che soleggiata. Non appena scendiamo dalla macchina percepiamo subito un’atmosfera elettrizzante, fatta di persone sedute a parlare di affari, sport, materiali tessili, ma soprattutto si percepiscono, quasi a toccarle, una grande intensità di aspettative. Ebbene si, aspettative. Forse non tutti lo sanno, ma da quest’anno il Gruppo Oberalp e i suoi brand non faranno parte della più famosa fiera europea del settore: l’OutDoor Show di Friedrichshafen. Altre aziende hanno adottato la stessa formula strategica come somma dei vantaggi che si traggono dal preparare un meeting esclusivo e il contemporaneo risparmio sui costi annessi all’utilizzo degli spazi in fiera. Una brand convention vuol dire tante cose: presentazione e test dei nuovi prodotti, atmosfera di confronto sull’evento a cui si presenzia, public relation, e così via dicendo.


“Generazione Y”, i Millenials sono la generazione tra i 18 e i 34 anni, la prima generazione iperconnessa, cioè i ragazzi e le ragazze che sono diventati maggiorenni nel nuovo millennio. In Italia sono una tribù di 11,2 milioni di persone, nel mondo circa 2,3 miliardi: un vero e proprio mercato. I Millenials amano il cambiamento, sono sempre connessi e sposano la filosofia “sharing”. Già solo con queste poche informazioni riguardanti l’odierna generazione di consumatori, possiamo facilmente capire che sapere leggere il mercato è la funzione fondamentale per permettere a un’azienda di sopravvivere ed evolversi. I desideri dei Millenials sono divertirsi, essere online e soprattutto operare in maniera sostenibile. Questi sono i tre punti di partenza da cui il Gruppo Oberalp è partito per la programmazione di una strategia risolutiva. Parliamo infatti della identificazione di nuove discipline basate sui desideri dei consumatori (come lo speed hiking per Salewa, l’alpine running per Dynafit e lo swim fitness per Speedo), la creazione di un punto di contatto digitale in cui condividere le proprie attività (Salewa App) e il riconoscimento di certificazioni a favore dell’ambiente e della natura (Tirolwool Celliant, Snowleopard Trust, Pomoca Seal Protection, Speedo Powerflex Eco, Wild Country Upcycling Project). Gli occhiali per leggere il mercato e la mano per controllarlo sono la cosiddetta Partnership 3.0, una strategia a cui tutti gli impiegati e collaboratori del gruppo devono contribuire, attraverso la condivisione delle informazioni sul consumatore, una strategia di mercato incentrata sul marchio, una mappa commerciale da seguire, la multicanalità e il supporto a 360° sul cliente.

Quello che sto per dire può avere dell’incredibile: il mercato dell’outdoor è saturo e in forte stagnazione. Probabilmente questa notizia non ha suscitato lo scalpore degli addetti ai numeri e agli studi di settore, ma il mondo dell’Outdoor si sta trasformando in una forte “guerra tra poveri”. Non si tratta di un’opera ritrovata di Charles Dickens, ma della semplice conseguenza dell’agguerrita concorrenza del settore degli sport outdoor. La prima conseguenza? Poco cashflow. La seconda conseguenza? La necessità di innovarsi e diversificarsi. È proprio questa la necessità da cui occorre partire per la ricerca di nuove opportunità. A spiegarcelo nella hall principale della sala congressi di Alpbach sono Massimo Baratto e Benedikt Bohm, rispettivamente CEO del Gruppo Oberalp e General Manager del marchio Dynafit. Tutto si basa sul cliente e sul dovere dell’azienda di metterlo al centro di ogni singola strategia. Questa è la base solida di tutto, il focus su cui nessuna azienda può permettersi di sbagliare, soprattutto perché la figura del cliente/consumatore è in continua e rapida metamorfosi. Avete mai sentito parlare dei “Millenials”? Anche conosciuta come

Davanti a così tante informazioni mi sento confuso, ma al tempo stesso affascinato, poiché la formula vincente consiste nella manovra armoniosa e coordinata dei diversi brand operanti secondo passione, valori culturali e professionalità. Visione e innovazione diventano così sinonimi stretti a spiegazione di un concetto volubile e variabile quant’è la “leadership basata sulla visione”. Quando mi trovo a pensare al futuro inteso non come singolo individuo, ma come specie umana, provo spesso paura. Pensiamo alle tecnologie e alla mole d’informazioni che comportano una reazione a catena d’infinite variabili. Data – Things - Human sono il trinomio rappresentativo del mondo odierno, digitale e tridimensionale. I dati hanno bisogno di una valida interpretazione e, in questo specifico caso, nel settore dell’industria outdoor. Eviterei di dilungarmi troppo su quello che è e non è il mondo in cui viviamo, ma penso che la complessità dell’argomento nel suo solo accenno sia abbastanza per far capire i difficili processi decisionali che un’azienda deve affrontare. È proprio davanti a questa complessità che tutto torna alla realtà; le luci si spengono e il fashion show ha inizio. Proprio nel momento in cui i modelli camminano sulla passerella, mi accorgo di come tali concetti si siano trasformati in realtà. Strong and Light per Salewa e Speed, Lightness ed Endurance per Dynafit sono i concetti chiave secondo cui le rispettive collezioni sono state concepite. La necessità del consumatore di condensare nel massimo del comfort un’intera esperienza outdoor in poche ore si traduce in nella collezione completa, un arcobaleno di colori tecnici, made in Dolomiti. Questa è la visione del Gruppo Oberalp. E mentre il mercato cambia, il Gruppo Oberalp invece guarda al futuro.


COLUMBIA EXPERIENCE PICS DENIS PICCOLO TEXT DANIELE MIL ANO

...COME TI TRASFORMO PER DUE GIORNI UN GRUPPO DI GIORNALISTI IN TANTI PICCOLI TARZAN E JANE IN VAL DI SOLE, TRA CENE IN BAITA, CORSE NEI BOSCHI, SPIEGAZIONI PRODOTTO, VIE FERRATE E LIANE. PROLOGO Per ogni azienda la forza ed il valore di un viaggio stampa sta sempre nel saper creare quella giusta atmosfera che permette a noi giornalisti di ritornare a casa non solo con tante nuove nozioni apprese nelle classiche presentazioni prodotto, ma con quella parte esperienziale che ci permette di conservare una nuova emozione dentro. In questo processo emozionale Columbia Sportwear e l’agenzia Opinion Leader sono sempre ai primi posti, dimostrando che le cose semplici, senza troppi fronzoli, giacche, cravatte, mega buffet e hotel da sogno, sono sempre le migliori. MILANO – DIMARO/RAFTING CENTER VAL DI SOLE E così, in un mercoledì mattina quasi anonimo, quasi all’alba e tanto milanese, ci ritroviamo tutti insieme dietro alla Stazione Centrale. Il parcheggio di fronte all’hotel Gallia è il nostro meeting point. Arriviamo attrezzati e bardati da gita fuori porta. Chi già con gli scarponcini, chi in scarpe da ginnastica e scarpe comode, mentre mocassini e tacchi alti sono stati ovviamente e rigorosamente

abbandonati da tutti nella scarpiera di casa meno di un’ora prima. Ma chi siamo? Meno di 20 anime di estrazione e professione assai diverse. I responsabili di Opinion Leader con Fabio Operti in testa e il fido Federico, guidano la carovana. Federica Forato manager di Columbia Sportswear è protagonista e special guest con la collaboratrice Alessandra Dall’Armi. Poi ci siamo noi, giornalisti, editorialisti, blogger, influencer, instagramer, filmer, fotografi… insomma tutto ciò che offre il mercato dell’editoria e dell’informazione, web e cartacea. IL VIAGGIO Si viaggia comodi, un bus tutto per noi, di quelli piccoli con optional ovunque compreso l’autista che alla fine si dimostra un simpatico personaggio sia all’andata sia al ritorno. Tutto scorre, abbiamo voglia di uscire dalla nostra piccola grande mela e di raggiungere il più in fretta possibile quell’odore diverso fatto di profumo di pini e montagna. Ci mettiamo un po’, ma le quattro ore del tragitto sono perfette per sintonizzarci tutti e il mood è subito forte, la curiosità tanta, vogliamo arrivare in Val di Sole ovviamente tra i tanti argomenti il Tarzaning la fa da padrone, ovvero ci si chiede tutti, un po’ bisbigliando, un po’ ad alta voce, che diavolo sia ‘sto fantomatico Tarzaning, attività proposta dal programma il secondo giorno.


CENTRO RAFTING VAL DI SOLE – DIMARO Al nostro arrivo subito una piacevolissima sorpresa. Il centro rafting è dotato di una struttura ricettiva fighissima e ognuno di noi prende posto nella propria stanza. Io mi ritrovo insieme a Federico e Enrico che ovviamente chiamerò per i prossimi due giorni invertendo i nomi… PRANZO E PRESENTAZIONE PRODOTTO Pranziamo direttamente presso il centro in un delizioso ristorante, poi ancora qualche chiacchiera e s’inizia a fare sul serio con la presentazione prodotto della collezione Columbia Sportwear. Federica Forato, manager dell’azienda ci spiega tutto con grande semplicità. Non stiamo troppo sul tecnico, Columbia vuole far passare il messaggio Eco Friendly in modo chiaro! La collezione calzature è ampia e i modelli versatili per ogni situazione, svetta fra tutte la Columbia Montrail Caldordo II, da noi testata e presentata nelle tre versioni, sia uomo, che donna. HAI VOLUTO LE SCARPE? E ADESSO CORRI! Nel pomeriggio tiriamo un po’ il fiato e si ritorna in modalità relax. Ci portano con le jeep all’inizio di un bosco per proporci una corsetta pre-cena. Non ce lo facciamo ripetere e partiamo, rischiamo quasi di perderci, ma in un posto così bello, immerso nel verde di abeti e pini, perdersi è quasi un vantaggio. CENA Una doccia per tutti e si riparte in jeep verso una malga sperduta in mezzo a boschi e montagne. Un posto incantevole dove il titolare ci accoglie prima con un paio di giri di Spritz, bevanda universalmente riconosciuta come aggregatrice di anime, e poi

con una cena che proverà duramente i nostri corpi, rendendoli molto felici, Bacco farà il resto… RUNNING @6.00 A.M Il giorno dopo non me lo faccio ripetere due volte e mentre tutti dormono sgattaiolo dalla porta della camera per andare a correre. Le Caldorado II, che ci hanno consegnato il giorno prima, mi piacciono dal primo chilometro. Ne faccio dieci abbondanti tra boschi e sentieri, rientrando con un sorriso stampato di quelli che ricordi. TARZANING Finalmente arriva l’ora del Tarzaning, una sorta di via ferrata un po’ evoluta dove ci si proietta tra carrucole e liane d’acciaio da una sponda all’altra di un vallone stretto, sempre in sicurezza grazie alla presenza di imbraghi, longes e soprattutto guide alpine del posto che ci fanno veramente divertire! EPILOGO Milano ci attende di nuovo scura, il sole ci ha già lasciato e le luci della città illuminano in coro i palazzi. La metropolitana mi attende stracolma di gente che rientra a casa dal lavoro, io faccio altrettanto ma non arrivo dalla redazione come al solito, rivedo nel vetro di fronte a me la mia sagoma con il cappellino di Columbia in testa e sorrido. Grazie Federica, Alessandra, Fabio, Federico, grazie Columbia…ci vediamo alla prossima emozione.


ANTON KRUPICKA INTERVIEW DANIELE MIL ANO



ANTON È UN UOMO CHE AMA STARE NELLA NATURA, MA SOPRATTUTTO VIVERLA. SE SI PUÒ CORRERE, ALLORA LUI CORRE, SE BISOGNA CAMMINARE, SI FERMA RIFLETTE E CAMMINA, SE SI DEVE ARRIVARE IN BICICLETTA, SALE IN SELLA E PEDALA, FINO A CHE LE DISTANZE UMANE, GLIELO PERMETTONO. OLTRE, È COSTRETTO AD UTILIZZARE UNA MACCHINA, IL SUO VAN, FINO ALL’AEROPLANO QUANDO ARRIVA DA NOI IN EUROPA. DI ORIGINE CEKA, VIVE A BOULDER IN COLORADO E TUTTO CIÒ CHE GLI STA ATTORNO E PER LUI PERCORRIBILE, NELLA PERFETTA COGNIZIONE CHE IL TEMPO È RELATIVO RISPETTO ALL’ESPERIENZA E AL VISSUTO DELLA DISTANZA. CUORE E POLMONI SI TAGLIANO OGNUNO LA PROPRIA VIA, IN UN CORPO FATTO SECCO ED ASCIUTTO DALLA FATICA, VERSO UN TRAGUARDO SEMPRE NUOVO. DOPO UN INCIDENTE NEL 2011 AD UNA GAMBA CHE HA RISCHIATO DI INTERROMPERNE LA CARRIERA, ANTON HA RITROVATO NON SOLO LA PASSIONE PER LA CORSA FUORISTRADA, MA UNA NUOVA DIMENSIONE PIÙ EMOZIONALE ED E AUTENTICA CHE LO HA NUOVAMENTE PROIETTATO TRA I PIÙ FORTI ESPONENTI MONDIALI.

OGGI VIVI A BOULDER, MA SEI CRESCIUTO IN NEBRASKA. Sì esatto, sin un piccolo villaggio di poco più di trecento anime. Ero sempre in giro, amavo stare all’aria aperta e ho sempre cercato di amare ciò che mi circondava come i miei genitori mi hanno sempre insegnato. Vivere a diretto contatto con la natura amandola sempre, sono cresciuto con questi valori ben radicati sin da ragazzino e ringrazio per questo i miei genitori che mi hanno saputo insegnare i valori semplici e basici della vita. Il mio stile di vita attuale è molto influenzato da ciò che ho imparato da piccolo. NEL VIDEO PARLI DEL TUO IMMERGERTI NELLA NATURA? Quando esco di casa ed inizio a correre è qualcosa di incredibile. Mi sento a diretto contatto con ciò che sto calpestando e allo stesso tempo in perfetta simbiosi con ciò che sento dentro. Sto bene! HAI SEMPRE CORSO AD ALTISSIMI LIVELLI, VINCENDO UN PO’ TUTTO QUELLO CHE C’ERA DA VINCERE, POI NEL 2011 IL GRAVE INCIDENTE IN CUI TI SEI FRATTURATO UNA GAMBA. COSA È CAMBIATO? E’ cambiato tutto. Prima ero un atleta con un unico focus, le competizioni, i record. Poi la pausa forza mi ha fatto pensare molto, il lento recupero mi ha avvicinato a sport come lo sci e il ciclismo, che sino ad allora avevo considerato poco. La mia testa è cambiata, mi sono trovato proiettato in un nuovo Anton. Poi da lì tutto è ripartito ma diverso, avevo più coscienza di me stesso come essere vivente e non solo come protagonista delle gare a cui partecipavo. E POI SEI TORNATO NUOVAMENTE ALLA VITTORIA. La lenta ripresa come ti ho detto mi ha cambiato e mi ha fatto crescere molto a livello mentale. Nelle gare ho ritrovato la sicurezza che mi serviva e sono tornato a vincere. Ricordo bene la vittoria nel 2014 della Lavaredo Ultra Trail assieme a Rory Bosio tra le donne, un momento indimenticabile.

COME APPLICHI NELLA TUA VITA CIÒ CHE IMPARI DALLE GARE? E’ importante avere degli obiettivi, sempre. Per crescere come atleta, ma soprattutto come uomo, parte integrante di tutto ciò che ci circonda. Questa credo che sia la vera filosofia di vita. ANTON COME TI ALLENI? A VEDERE I TUOI VIDEO SEMBRI QUASI PIÙ UN ATLETA MULTISPORT… Mi piace molto arrampicare e spesso correndo mi trovo di fronte a situazioni che mi costringono ad arrampicare se voglio arrivare in cima… In questi ultimi anni ho adottato spesso anche la bici per raggiungere dei punti da cui iniziare a correre. Un ottimo modo per variare sport, una sorta di cross training che mi permette anche di perdere peso. Inoltre la bici per me è importante perché mi permette di allenarmi senza interferire troppo sulle articolazioni… e fare un ottimo potenziamento muscolare. D’inverno scio molto, più che posso, mi piace moltissimo e ho diversi amici con cui poterlo fare. TI SI PUÒ CONSIDERARE A TUTTI GLI EFFETTI UN GLOBETROTTER DEGLI ULTRA TRAIL. QUAL È LA GROSSA DIFFERENZA TRA LE GARE IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI? Personalmente mi sembra che in Europa ci sia una macchina organizzativa molto più grossa e collaudata. In Europa si possono organizzare gare molto lunghe, senza particolari problemi. Negli States il governo gestisce e controlla direttamente tutte le montagne e spesso avere un permesso per organizzare un evento sportivo è molto difficile. In America lo spirito trail è più legato allo spirito libero di vivere un’esperienza a diretto contatto con la natura, dormendo fuori casa, bevendo dove trovi l’acqua. Forse meno organizzato, ma questo spirito esiste veramente! LO SPIRITO TRAIL IN AMERICA È QUINDI DIVERSO? No, non intendo questo. Chi ama il trail lo ama allo stesso modo in tutto il mondo. Semplicemente che da noi il trail legato ad una esperienza personale più che ad un avvenimento agonistico esiste veramente ed è radicato. CONFRONTANDO COMPETIZIONI COME LA LAVAREDO ULTRA TRAIL (LUT) ALLA LEADVILLE 100 MILES CHE HAI VINTO DUE VOLTE O LAA WESTERN STATES CHE OPINIONE HAI? La Lavaredo vede migliaia di trail runner alla partenza, contro alcune centinaia della Western States. Le vostre Dolomiti sono molto più ripide, scoscese e tecniche. Da noi in America non è così. COM’È IL TUO STILE DI TRAIL RUNNER? PIÙ VICINO ALLE AMERICANE WESTERN STATES E LEADVILLE 100 MILES O ALLA LAVAREDO? A me piace il difficile, il ripido, il tecnico. Per assurdo alla Lavaredo i primi 20k sono tutti da correre, piatti. Mi piace la UTMB e spero proprio di tornarci! UNA TUA OPINIONE SULLA VERTICAL RACE. Mi piacciono molto, anzi moltissimo. Camminare e correre duramente in salita per due tre ore…ma non sono molto veloce, non è la mia specialità.



UN APPROCCIO ARTIGIANALE, UN CREDO ORIENTATO ALLA SOSTENIBILITÀ, UNA COLLEZIONE CHE ABBRACCIA E VALORIZZA IL DELICATO EQUILIBRIO TRA MODA E FUNZIONALITÀ. COALATREE STA COSTRUENDO UN BRAND VOTATO ALLA CREAZIONE DI PRODOTTI EFFICIENTI ED ECOLOGICI, BENI SENZA TEMPO REALIZZATI NON SOLO PER ESSERE INDOSSATI, MA PER ESSERE VISSUTI, IN MONTAGNA COME IN CITTÀ. JAKE “CHARLIE” BESSEY, CEO E FONDATORE DEL MARCHIO, CI RACCONTA LA LORO STORIA E LA LORO VISIONE. “WE ARE CRAFTERS OF SUSTAINABLE OUTDOOR GEAR THAT EMBRACE AND VALUE THE DELICATE BALANCE BETWEEN FASHION AND FUNCTION. CREATING TIMELESS GOODS THAT PACK AWAY AND GROW WITH YOU WHENEVER YOU NEED THEM.” RACCONTACI LA STORIA DI COALATREE. Coalatree è nata nel 2010, con due partner commerciali, come azienda biologica dedicata alla sostenibilità e alla comunità. Nella fattoria in Colorado vivevamo insieme ad altre persone per imparare una nuova cultura. Producevamo carni fresche e prodotti organici da agricoltura biologica. Solo in seguito accessori e abbigliamento. Eravamo una macchina di guerrilla marketing, c’erano oltre 20 dipendenti, una grande squadra di ambassador, vendevamo in 8 paesi con oltre 200 rivenditori tra cui Backcountry.com e Urban Outfitters. Ma il modello stava perdendo soldi, oltre 3 milioni di dollari nei primi quattro anni. I miei partner hanno smesso di credere nell’idea, non si rassegnavano al concetto che il vecchio modello di vendita al dettaglio stava per morire. Sapevo che di sbagliato c’era il modello di business. Sapevo che la gente apprezzava e voleva i nostri prodotti. C’erano solo troppi interessi al di sopra, troppe mani nel vaso dei biscotti. Così ho raggiunto un investitore specializzato nel commercio elettronico e gli ho spiegato la situazione, in cerca di capitali e competenze per rilanciare il marchio in modo nuovo. Con la terribile situazione finanziaria siamo riusciti a negoziare un acquisto di beni, così come tutta la proprietà fisica e intellettuale, riavviando Coalatree come nuova entità libera. Ho reclutato un vecchio collega di Skullcandy come responsabile delle vendite e un altro amico designer come direttore creativo. Abbiamo iniziato a eliminare tutto il sovraccarico in eccesso, e invece di progettare nuovi prodotti, abbiamo ridisegnato quelli più venduti. Kickstarter ha segnato la rinascita del marchio, uno straordinario strumento di vendita. L’anno scorso abbiamo lanciato la campagna di crowdfunding per la nostra seconda versione della Kachula blanket, il coltello svizzero delle coperte multifunzione. Si richiude diventando un piccolo cuscino, ha una tasca segreta per nascondere gli oggetti di valore e funziona anche da poncho impermeabile grazie al suo tessuto in attesa di brevetto. La campagna Kachula ha ottenuto 257.000 dollari in soli trenta giorni, con vendite per altri 800 mila nei successivi 90 giorni. E’ stato un risultato straordinario.


COALATREE ITW B Y D AV I D E F I O R A S O


“ECO-MINDED GOODS” E “MTN TO CTY” LA VOSTRA FILOSOFIA. Ci sentiamo veri e propri artigiani di prodotti sostenibili. Disegniamo e realizziamo abbigliamento e accessori outdoor che non siano solo da indossare, ma da vivere quotidianamente. Prodotti che si devono muovere con te e ti devono accompagnare sempre e ovunque, dalla montagna alla città. Prodotti efficienti, ecologici e duraturi, che consentano di godere al massimo la vita all’aria aperta. IL TUO BACKGROUND. A QUALE MONDO TI SENTI PIU’ LEGATO? Sono stato uno dei primi dipendenti Skullcandy nel 2006, dove ho lavorato per far crescere il marchio da 5 a 127 milioni in pochi anni. Ho lasciato quattro anni dopo per sfruttare la mia conoscenza ed esperienza in un progetto nuovo. La passione per gli actions sport e la cultura outdoor nasce in particolare dal mondo dello skateboard.

ai senzatetto. Dopo aver compreso l’utilità delle nostre coperte abbiamo deciso di collaborare con The Road Home, qui a Salt Lake City, e mettere insieme quante più coperte calde e impermeabili possibili per l’inverno. Con l’acquisto di una Kachula Blanket o di qualunque altro prodotto di Coalatree, una parte dei proventi hanno sostenuto direttamente i costi di produzione. INIZIATIVE AMBIENTALI. Coalatree si concentra per rendere più sostenibili le esperienze delle persone che acquistano i nostri prodotti. Siamo impegnati a utilizzare fonti energetiche rinnovabili, materiali riciclati, metodi di coltivazione biologica. Stiamo sempre cercando nuovi modi per sviluppare e progettare i nostri prodotti in un processo più sostenibile e rispettoso dell’ambiente. La ragione per cui ci sforziamo di fare ciò è perché sappiamo in prima persona quanto siano migliori per il consumatore. La stessa fattoria in Colorado è una fonte di ispirazione che ci aiuta a migliorare costantemente la nostra mentalità.

GIVEBACK. QUAL’E’ IL VOSTRO OBIETTIVO? DOVE PRODUCETE? Crediamo che la cosa più grande che possiamo fare come brand sia quello di donare! Il nostro giveback è finalizzato per dare aiuto ai meno fortunati. Sosteniamo iniziative agricole in tutto il mondo lavorando congiuntamente con agricoltori, filande e società noprofits per dare forza alle piccole comunità in difficoltà. E NEL CASO DELLA KACHULA BLANKET? Questo specifico programma di giveback ha restituito coperte

Stiamo attualmente producendo in Taiwan e Cina da partner rigorosamente approvati Bluesign che credono nella sostenibilità e sono all’avanguardia nelle iniziative ambientali. Promuoviamo una vivace economia rurale che è guidata dalla crescita sostenibile dell’agricoltura, ci concentriamo sull’aiutare i nostri proprietari terrieri nello stato indiano del Gujarat. La filanda effettua regolarmente controlli sulle aziende per poter garantire che le merci siano al 100% organiche e prive di OGM.


Sosteniamo i gruppi di apprendimento per aiutare gli agricoltori a comprendere e applicare varie tecniche e competenze, aiutandoli a diventare più efficienti. Oltre al cotone biologico diversi nostri prodotti vengono realizzati con filato Earthspun riciclando rifiuti postindustriali come capsule di caffè, bottiglie di plastica, vassoi per il pranzo. TRAILHEAD ADVENTURE PANTS, L’ULTIMO CASO DI SUCCESSO. OUTSIDE LI HA DEFINITI “A MUST HAVE FOR THE OUTDOOR”. I pantaloni Trailhead sono impermeabili, resistenti e versatili. In pratica “the ultimate everyday mountain to city pant”. Questi pantaloni sono progettati sia per il comfort che per l’uso attivo. Non trattengono l’umidità, si asciugano rapidamente e hanno un allungamento a 4 vie per garantire la massima mobilità. La lunghezza della gamba è regolabile per lasciar respirare le caviglie se necessario. Sono i pantaloni più finanziati nella storia di Kickstarter. COME MAI SCEGLIETE LA STRADA DEL CROWDFUNDING? Kickstarter è una straordinaria piattaforma per marchi come Coalatree. Si possono condurre ricerche di mercato e prove di concept prima di investire denaro in produzione. Lo vedo come un modo per sostituire il vecchio sistema pre-book. In questo modo il marchio può entrare in produzione con il prodotto già pagato e venduto. Come piccolo brand, è un’enorme opportunità per crescere, minimizzando rischi ed esposizione.

PROGETTI FUTURI. COSA DOVREMMO ASPETTARCI? Stiamo lavorando ad alcuni progetti divertenti in questo momento, tra cui uno zaino da viaggio, una felpa multiuso impermeabile e stiamo anche cercando una nuova tecnologia di tessuto da applicare in un pile idrorepellente.


MASTERS FACTORY

POLES ITW & PICS DENIS PICCOLO I N T E R V I E W E D L A U R A Z A LT R O N



40 ANNI DI SPIRITO IMPRENDITORIALE, DI INTRAPRENDENZA E PERSEVERANZA, DI ESPERIENZA E CONOSCENZA DEL PRODOTTO. BASSANO DEL GRAPPA FA DA PALCOSCENICO A UNA DELLE PIÙ GRANDI AZIENDE DI PRODUZIONE DEL BASTONE DA SCI E TREKKING. STIAMO PARLANDO DI MASTERS, UN’AZIENDA DAI VALORI BEN RADICATI: LA QUALITÀ DEL PRODOTTO MADE IN ITALY, LA RICERCA CONTINUA E UNA SPICCATA RESPONSABILITÀ SOCIALE D’IMPRESA E PER L’AMBIENTE CIRCOSTANTE. PROPRIO IL CONTINUO IMPEGNO E LA DEDIZIONE DEL TEAM MASTERS SONO ALLA BASE DEL SUCCESSO DI QUESTA REALTÀ. IMPORTANTI BRAND, DELL’ARTICOLO SPORTIVO E NON, AFFIDANO LA PRODUZIONE PERSONALIZZATA DEL BASTONE ALLA SOCIETÀ BASSANESE CHE NON SMENTISCE LA SUA ATTENZIONE PER IL DETTAGLIO. LA STORIA DI MASTERS.

l’apporto del marketing che ne intuisce le azioni da promuovere. Ecco i campioni, i test e la finale approvazione per la messa in produzione.

Masters nasce nel 1977 dall’idea imprenditoriale di Renato Zaltron, mio padre, che ha avviato l’attività di distribuzione dell’accessorio relativo al bastone: manopole, rotelle, fibbie, puntali. In origine ZetaErre, divenuta poi Masters nel 1986. All’epoca i pochi produttori di bastoni da sci si rifornivano da diversi fornitori: mio padre, invece, offriva loro una gamma diversificata per il completamento del bastone. Alla fine degli anni ‘80, si è presentata l’occasione di produrre la fornitura di bastoni per un importante cliente americano: la proposta era stata avanzata alla Masters soprattutto per l’affidabilità dell’imprenditore e del suo team e per l’elevata qualità con cui questi realizzavano ogni commessa. Da quel momento, l’evoluzione è stata continua: l’inserimento di nuovi macchinari meccanici e nuovo personale a gestire i cicli produttivi, nuovi prodotti e nuovi materiali; dapprima relativamente al bastone da sci, poi quello da trekking in più sezioni e infine quello da nordic walking. Le collezioni si sono diversificate per offrire al cliente la massima personalizzazione: alla collezione Masters – quindi - si sono affiancate le collezioni customizzate. Masters ha ottenuto il riconoscimento per l’Internazionalizzazione già agli inizi del 2000 e solo quest’anno ha avviato una rete vendita Italia che già sta riscuotendo notevole interesse.

A CHE UTENTE FINALE E’ INDIRIZZATO IL VOSTRO PRODOTTO?

IL PROCESSO PRODUTTIVO. Un bastone racchiude idee, confronti, prove, correzioni. Tutto nasce attorno al tavolo dove si incontrano ogni due settimane i referenti dei vari dipartimenti, con un ordine del giorno già definito in precedenza: il confronto nasce proprio dalla varietà dei punti di vista; la rete vendita presenta le necessità rilevate dal mercato e, a volte, anticipandole e da lì si avanza con le idee dell’ufficio tecnico che poi le riporta in disegno tecnico, con le realizzazioni di campioni o ricerche di materiali alternativi, con

SIETE MOLTO ATTENTI ALL’IMPATTO AMBIENTALE DEI VOSTRI PRODOTTI E DELLA VOSTRA AZIENDA. Crediamo molto che il prodotto “outdoor” debba rispettare l’ambiente, proprio perchè viene utilizzato in sentieri di montagna, in passeggiate di campagna, in piste da sci e fuori pista in cui è la Natura che la fa da padrona: più è rispettata e più ha da offrirci! L’attenzione per le vernici, per i materiali e per il consumo di energia elettrica nascono proprio da questo. Abbiamo iniziato con i componenti che rispettano le normative Reach in concomitanza con la resa obbligatoria e abbiamo installato l’impianto fotovoltaico nel maggio del 2011, permettendoci di utilizzare l’energia da noi stessi accumulata.

Il range di prodotti offerti copre tutte le necessità sportive: dal principiante al professionista, sia che pratichino alpinismo, trekking, nordic walking o discesa. Il punto di incontro è la pratica sportiva e la passione per l’outdoor, sia estivo che invernale. La ricercatezza del dettaglio e l’attenzione ai materiali e alla lavorazione posizionano, però, i nostri prodotti in una fascia medio-alta del mercato per garantire anche al “beginner” elevata affidabilità e un appeal “alla moda”. PARLACI DELLA VOSTRA ULTIMA COLLEZIONE. La collezione trekking 2018 introduce delle novità che ne accrescono il valore. Principalmente, la linea dedicata al trailrunning è stata modificata con l’assemblaggio del puntale in lega di alluminio anodizzato e tungsteno e il passamano a misura fissa: entrambe queste modifiche ne diminuiscono il peso complessivo di qualche grammo, importantissimo per questa attività sportiva. Inoltre, visto il notevole successo del modello Trecime Fix, è stata aggiunta anche la misura 100 cm che va a completare la gamma già proposta (110-120-130 cm). La grande novità di questa collezione, però, è rappresentata dall’introduzione di una linea Special che vuole racchiudere lo spirito aziendale attraverso due modelli, dalle verniciature inusuali e da grafiche che, da sole, possono raccontare la nostra storia. Il primo modello - Meet - rappresenta l’unione, l’incontro tra realtà diverse che si confrontano e che insieme fanno squadra: cerchi colorati che si uniscono fondendo i propri colori. Il secondo modello - Vision - rappresenta la visione d’insieme che impieghiamo nella realizzazione dei nostri prodotti, attraverso l’approfondita conoscenza dei materiali e delle tecniche di processo e di lavorazione.



PRODUCEVATE SOLAMENTE BASTONCINI DA SCI, POI AVETE DECISO DI AMPLIARE LA COLLEZIONE, QUALI SONO I MOTIVI PRINCIPALI. E’ stata una necessità dettata dal cambiamento, dall’evoluzione dei tempi, ma soprattutto dalla visione imprenditoriale di mio padre che ha pensato, disegnato e fatto realizzare macchine a controllo numerico con più fasi lavorative e ad alta precisione.

OLTRE AI BASTONI A MARCHIO PROPRIO, PRODUCETE ANCHE PER DIVERSI BRAND DEL SETTORE OUTDOOR? Abbiamo una percentuale produttiva di prodotto customizzato elevata, tra i brand più conosciuti nel mercato dell’articolo sportivo. Grandissime GDO e altri marchi di punta tra i produttori di sci. PERCHE’ SCEGLIERE UN BASTONE DA TREKKING MASTERS?

COME SI E’ EVOLUTO IL BASTONCINO DA TREKKING NEGLI ULTIMI DECENNI? E CHE EVOLUZIONI POTRANNO ANCORA ESSERCI? Il trekker cerca sempre più la leggerezza nel paio di bastoni e la compattezza durante le fasi di inutilizzo, ma soprattutto affidabilità nella tenuta, dal momento che in alcuni passaggi poggia l’intero peso del proprio corpo su queste leve di alluminio (o carbonio o calu, nel nostro caso). Il sistema di fissaggio esterno o di espansione interna ha quindi una notevole importanza: i nostri supporti sono realizzati con plastiche DuPont e testati a temperature estreme proprio per questo motivo. L’evoluzione sarà la massima customizzazione del prodotto, non solo in termini di grafica proposta, ma di componenti assemblati e di interazione con l’utilizzatore finale. CARBONIO, ALLUMINIO E ALTRE LEGHE. CHE DIFFERENZE ABBIAMO? COME LI FATE INTERAGIRE TRA LORO. Ogni materiale in cui i tubi sono realizzati ha le sue peculiarità: le vibrazioni che trasmettono durante la spinta, la portata massima di peso, la resistenza e la modalità di rottura in caso di colpi accidentali (frontali, trasversali), il peso ovviamente del bastone stesso. La scelta del bastone più adatto alle proprie esigenze deve tenere conto, quindi, anche del materiale dei tubi: il carbonio offre delle caratteristiche (leggerezza, maneggevolezza ad esempio) che la lega di alluminio 7075 non può offrire (a sua volta, ideale per le variazioni di temperatura), così come la lega di alluminio 5083 ha caratteristiche ancora divese (buona resistenza meccanica, ottima resistenza all’ossidazione e alla corrosione). IL PRODOTTO DI PUNTA PER IL TRAIL RUNNER PIU’ ESIGENTE? Sicuramente il Trecime, leggero, facilmente ripiegabile e molto tecnico, ma il modello Sassolungo non è da meno: adatto per chi è abituato al bastone a misura fissa, questo modello racchiude quanto di meglio si possa chiedere ad un bastone. E’ stato realizzato in collaborazione con uno dei team più forti sulle lunghe distanze e sui vertical [ndr Team Garmin Adventure]: alla fine, abbiamo realizzato un bastone più leggero di una barretta di cioccolato, mantenendo l’affidabilità dei materiali utilizzati (addirittura migliorandoli)!

Perché Masters è storia, una storia segnata da un cammino di evoluzione e continuo miglioramento, in cui la passione è la forza motrice del team. La percentuale di resi è minima e la soddisfazione del cliente massima. PROGETTI FUTURI? Nonostante i 40 anni di attività, siamo un’azienda giovane e con tanto entusiasmo! Ci piace quello che facciamo e il mondo con cui veniamo in contatto. Per questo cercheremo di interagire sempre di più con l’utente finale e saremo a sua disposizione per seguirlo nella sua fase decisionale, oltre che prevederne le necessità. Tanti progetti in mente e tanti stanno prendendo forma, uscendo dalla fase di incubazione… stay tuned!



FEDERICO I N T E R V I E W D AV I D E F I O R A S O


MODICA


“SPESSO LE FOTOGRAFIE SONO MONOTONE PERCHÉ IL 90% DI CHI POSSIEDE UN APPARATO CHE REGISTRA IMMAGINI SI ACCONTENTA. NON FATELO, SPENDETE TEMPO, PENSATE, RAGIONATE SULLA COMPOSIZIONE. LO STESSO 90% DEI FOTOGRAFI SA SOFFERMARSI SOLO SUL SOGGETTO. NIENTE DI PIÙ SBAGLIATO AMICI...UNA VERA FOTOGRAFIA NASCE DA CIÒ CHE C’E’ INTORNO.” SPORTIVO DA SEMPRE CON UNA GRANDE PASSIONE PER LE SUE MONTAGNE. FEDERICO È UN FOTOGRAFO CLASSE 1990 NATO IN UN PICCOLO VILLAGGIO DELLE DOLOMITI, DIVENTATO IMPROVVISAMENTE UN AMANTE DELLE AVVENTURE ESTREME. DAL 2006 LA SUA ATTIVITÀ PROFESSIONALE GLI HA PERMESSO DI GIRARE IL MONDO COLLEZIONANDO AZIONI E MOVIMENTI CARATTERIZZATI DA UNA FORTE DOMINANZA DI LUCI E COLORI NATURALI. NEL SUO PERCORSO DI VISUAL ARTIST, HA DECISO DI INTRAPRENDERE CON DETERMINAZIONE LA STRADA DEL FILM-MAKING.

COSA SIGNIFICA NASCERE E VIVERE IN VAL DI FIEMME. Nascere e vivere in Val di Fiemme significa molto. Questa valle ha qualcosa di magico verso i giovani. Li fa crescere con molte possibilità, mette a disposizione istruzione, musica, arte, e grandi imprenditori da cui prendere spunto; Personalmente mi ha dato moltissimo perché é stato il posto dove ho cominciare a fare il fotografo. Avevo solo 17 anni e mia madre mi accompagnava ai lavori che dovevo fare per l’APT della Val di Fiemme. Non so ancora bene cosa vide in me Bruno Felicetti per lasciare seguire degli eventi ad un giovane senza esperienza. Fatto sta che ancora oggi gliene sono grato. La montagna forma la vita di una persona; io ho il classico carattere da “montanaro”, molto riservato se non con chi voglio io o con quei pochi argomenti che mi fanno aprire. Penso di aver preso la voglia di faticare dalle camminate in montagna. Ti forgiano una bella testa. QUAL’E IL TUO RAPPORTO CON LO SPORT? Lo sport è una colonna fondamentale della vita. Quella colonna che se manca ti fa sprofondare. In me ha svariati effetti: mi fa riflettere, mi fa calmare, funziona da anti stress o da energizzante. Alcune delle più belle idee mi sono saltate in testa allenandomi. Sono sempre stato un lupo solitario ed ho praticato sempre e solo sport dove fatichi per te stesso e per i tuoi limiti, non lavori per la squadra e non sei aiutato dal team. Vivo lo sport come “mangime per il mio cervello”, mi ricorda che se non fatichi non arrivi mai al risultato. Quando inizi una cosa, se vuoi arrivare in cima, la devi portare a termine con diligenza e rispetto delle regole. Non esistono scorciatoie.



PARTIAMO SUBITO DAL MONTURA ICEBERG CHALLENGE, UN PROGETTO CHE HAI FORTEMENTE VOLUTO E SOSTENUTO. Il Montura Iceberg Challenge è il progetto più complesso realizzato finora. E’ ancora oggi una tappa importantissima, che ha permesso di far conoscere me ed i miei compagni di spedizione. Ma ci sono troppi modi differenti per valutare una tappa della vita e quindi più che la più importante direi una tra le più importanti. Mi piace pensare che piccole cose o piccoli avvenimenti possano essere più importanti di quelli grandi. Quell’estate chiesi al mio amico Mattia Felicetti di portarmi a fare una via in montagna. Arrampicavo da un paio di anni ma non avevo mai fatto più di un tiro in falesia. Mentre passavamo un pomeriggio tra corde doppie, barcaioli e prove di sosta, parlavamo di come sarebbe stato figo fare una slackline in un fiordo norvegese. Da quando ci conosciamo, io sono quello dalle idee pazze, che dopo aver lanciato il sasso nasconde subito la mano. Mattia è quello che prende le mie pazzie e dice: “ok, si fa!”. In quel periodo girava uno spot della GoPro dove due climber arrampicavano su un iceberg e Mattia aggiunse: “non nel fiordo, ma su un iceberg!”. Da li alla Groenlandia il passo è stato semplice. Graziano, il cameraman, aveva i contatti e un pò di esperienza. Sportivamente con Mattia e Benny (Benjamin Kofler) si andava sul sicuro: due forti climber, che conoscevano bene le manovre per fare sia l’arrampicata sia lo slacklining in grande sicurezza. Sapevano come muoversi al freddo, sotto sforzo e sotto pressione. C’è voluto allenamento, programmazione, prove e sperimentazioni sui fissaggi. La cosa bella è che una line si monta normalmente in 30 minuti. Facevamo le prove cronometrate per scendere drasticamente sotto i 15 per paura che l’iceberg si potesse rompere da un momento all’altro! Dal punto di vista sociale è stata una grande esperienza perché ci ha dato fiducia, ci ha portato a conoscere una cultura strepitosa, quella Inuit e ci ha fatto scoprire tante facce di noi stessi e il nostro rapporto con gli altri, con l’ambiente circostante. Ognuno ha portato il suo aiuto in un campo che ben conosceva. Tutto indispensabile per la riuscita. Devo dire però che questo progetto ha particolarmente legato il mio cuore all’azienda Montura. E non lo dico perché sia obbligato a farlo, visto che il progetto è finito molto tempo fa. Penso solo che un’azienda così vicina alla società, ai giovani, ai talenti ed alle persone sia una cosa veramente bella da trovare. Un marchio che dal nulla ti fa conoscere un ambiente così diverso da quello commerciale, che ti fa entrare in una dimensione emozionale e culturale pazzesca, beh è molto raro. COSA TI HA LASCIATO LA GROENLANDIA? Mi piace portare avanti questa lotta contro i mulini a vento: “se passiamo la vita a fare foto e video, soprattutto con i telefonini, ci perdiamo tutti i momenti belli…non ci godiamo le situazioni ed avremmo delle immagini impersonali”. Ecco quindi che un piccolo sgarro della tecnologia mi ha salvato questo momento: la batteria del drone era finita e non mi era rimasto che guardare e lasciarmi emozionare dalla natura. Il momento più grande è stato vedere dalla barca i miei due amici realizzare un sogno ed insieme a questo sogno fare qualcosa di unico che chissà se mai verrà ripetuto. Trovare la foto che avevo in mente da un anno sul display della mia reflex è stata una cosa strepitosa. Detto proprio onestamente, per me è stato anche importante aver potuto condividere questa esperienza con un grande amico che considero maestro e grandissimo fotografo, Ralf Brunel. Lui è da sempre il mio primo confronto per quanto riguarda idee e tecniche fotografiche. NON DIMENTICHIAMO LE SODDISFAZIONI PROFESSIONALI. LO SCATTO A MATTIA TRA LE 5 FOTO FINALISTE NELLA SEZIONE

“PLAYGROUND” DEL RED BULL ILLUME. Quando abbiamo ideato la spedizione, la prima cosa che ho pensato è stata: pensa che figo, un iceberg al tramonto, fatto da due colonne, con lo slackliner in mezzo, nel pieno dell’azione. Il logo del Montura Iceberg Challenge, la mia idea e la foto dell’Illume sono la stessa cosa! Caso fortuito, forse destino, fatto sta che appena ho visto l’immagine apparire sul display, non ho trattenuto le emozioni. Gioia che poi si è tramutata in adrenalina quando mi sono arrivate quelle parole: “Ciao Federico, la tua foto ce l’ha fatta. Sei stato selezionato tra i migliori 50 fotografi al mondo e se sarai un finalista ti manderemo un’altra comunicazione”. E poi ancora: “Ciao Federico, ti scriviamo per informarti che la tua foto è stata selezionata per la finale di Chicago”. In mezzo alle due comunicazioni sono passati mesi, mesi di brividi, pensieri negativi (del tipo: ormai è tardi, avranno scelto qualche altra immagine). Per chi non mastica bene il mondo della fotografia dico solo che queste cose alla fine sono la nostra benzina. Sono questi risultati che ti danno la forza per sperimentare sempre nuove cose. COME SE NON BASTASSE, “BETWEEN HEAVEN AND ICE”. IL FILM DOCUMENTARIO DEDICATO A QUESTO VIAGGIO E’ STATO VINCITORE ASSOLUTO AL SWISS MOUNTAIN FILM FESTIVAL E AL SESTRIERE FILM FESTIVAL. L’idea di Between Heaven and Ice è legata a tutto il progetto Montura Iceberg Challenge. Siamo un gruppo di amici, vogliamo fare cose mai fatte, cose genuine, lasciare un piccolo segno. Il film e il progetto ci sono serviti per parlare molto in scuole e serate con i giovani e fargli capire il nostro punto di vista per dargli qualche spunto riflessivo. Siamo partiti, abbiamo investito su qualcosa che non ci avrebbe fatto guadagnare un centesimo, anzi. Ma l’abbiamo fatto in nome dell’amicizia, dell’ avventura. Ci abbiamo messo due anni per fare un prodotto tutt’altro che perfetto, ma abbiamo passato dei momenti da brividi che hanno insegnato qualcosa a tutti. Parlando del mio lavoro di regista, sono molto a favore dello stile di ripresa americano: poche interviste, poche spiegazioni o narrazioni verbale. Musica, sport e immagini, ovvero il riassunto della mia vita! I PIACERI PIU’ GRANDI DEL TUO LAVORO FINORA? I riconoscimenti sono importanti, ma il piacere più grande del mio lavoro sono le connessioni. Persone, amici, colleghi. Ogni giorno è come il primo giorno di scuola, ogni giorno sai che tornerai a casa con un pezzo in più. La varietà di lavori, ad una persona curiosa come me, permette di chiedere ed imparare di tutto. Dall’albergatore, al pilota, al biker, allo sciatore, all’operaio, al direttore marketing. Ognuno ti da qualcosa così come tu, fotografo, sai di poter dare qualcosa con le tue immagini. E’ importante per me fare quello che mi piace e mi fa stare bene. Stare all’aperto, esplorare e vivere l’ambiente circostante. PARLAMI DEL VIAGGIO FOTOGRAFICO TRA LE MACERIE DEL TERREMOTO IN UMBRIA. L’idea del viaggio in Umbria è nata da Lorenzo Alesi, skier e presidente del Collegio Maestri dell’Umbria. Tramite l’editore della rivista SCI, gli è stato fatto il mio nome. Ci siamo sentiti telefonicamente e c’è stato subito un grande feeling. Pensa che ho smesso di fare il fotogiornalista perché incendi, cronache nere etc mi mettevano abbastanza in crisi, essendo una persona molto empatica. Quando mi ha detto di voler fare qualcosa a favore delle popolazioni terremotate, non avrei mai potuto dire di no. L’idea è stata quella di prendere le pelli e ripercorrere in 3 giorni i Monti




Sibillini e le popolazioni ferite, passando per dei punti chiave dello sci: impianti distrutti, scuole sci crollate, baite e rifugi silenziosi e deserti. Passare in mezzo alle macerie è stata una cosa molto toccante. L’odore del cemento ti entra nelle narici e si imprime nei polmoni, difficile da scordare. Il viaggio è stato in totale solitudine. Eravamo circondati solo da villaggi vuoti, distese deserte, animali come orsi e lupi. Quest’ultimo dettaglio non è stato dei più belli! Tra me, Lorenzo e Christian, c’era un grande silenzio in tutte le fasi della traversata. Lorenzo faceva da guida, illustrandoci e spiegandoci ciò che vedevamo, ciò che c’era prima e cosa veramente vuol dire vivere un terremoto. Con questo viaggio, le pubblicazioni, le esposizioni e gli articoli, siamo riusciti a sensibilizzare le persone nel donare nelle casse dei Comuni piuttosto che in quelle dello Stato, dando così un concreto aiuto pronto all’uso. SO CHE RECENTEMENTE SEI STATO ALLA NEW YORK FILM ACADEMY. Quando hai un genitore insegnante, capisci quanto la formazione sia veramente importante e sia soprattutto questione di passione. Ho cominciato a insegnare perché volevo mettermi in gioco. Questa cosa mi ha fatto capire quanto in realtà ognuno di noi abbia sempre, costantemente, bisogno di formazione. Nel mio studio, quando entri, la prima cosa che vedi non sono flash, computer, scrivanie. E’ una libreria con una manciata di vinili e due interi scaffali di libri: tecnici, pratici, di ispirazione e di grandi artisti. Le esperienze sono il secondo tassello che, unite alla formazione, permettono di portare a casa un bagaglio culturale per affrontare ogni tipo di lavoro. Oltreoceano la differenza è abissale. Tra noi e gli States sembra di essere su una macchina del tempo. Prendiamo per esempio i documentari, la cosa più pratica e veloce da spiegare. Da noi ancora sentiamo voci fuori campo che narrano tutto ciò che l’occhio vede. Le immagini mosse, girate a mano libera. Le ampie panoramiche e la scontentezza delle riprese. E poi, miglia e miglia altrove, abbiamo dettagli super nitidi, rallenty, riprese mozzafiato da drone o elicottero, musiche avvincenti e coinvolgenti, rumori ambientali da paura e poche, pensate e pesate, voci guida. VIDEO E FOTOGRAFIA. IN QUESTA FASE DEL TUO PERCORSO, CHE PESO ASSUMONO? La fotografia è per me l’arte più importante. E’ anche la più tecnica e difficile ed ecco perché ultimamente ci sono grandi nomi della fotografia che agilmente passano al mondo video, innovandolo. La fotografia, la grammatica del vedere, il saper illuminare e raccontare con le ombre sono e rimarranno per sempre cosa fondamentale ma ormai i tempi sono cambiati. Di anno in anno il video prende sempre più piede, cercando di sostituirsi alla fotografia. Avere conoscenze di entrambi, saper portare a termine un lavoro di qualità sia parlando di foto che di video è secondo me una cosa fondamentale. PROGETTI E SOGNI NEL CASSETTO? Sto collaborando allo sviluppo di un brand neonate, Ninesquared. Prima ancora sono impegnato in un progetto nel quale sto mettendo cuore e passione. Come ho già detto, ho iniziato a lavorare perché qualcuno, quando ero molto giovane, me ne ha dato la possibilità. Conosco l’importanza dei giovani e di quanto abbiano bisogno di essere guidati; assieme all’associazione EVO stiamo organizzando le riprese di un film, nella mia valle, dove metterò a disposizione una troupe di 9 persone che assieme ad una 15ina di giovani verranno formati e successivamente faranno parte del film affiancando i professionisti o prendendo parte in altri disparati ruoli di una produzione cinematografica. Sempre attive rimangono le mie collaborazioni storiche con APT di Fiemme e quella di Fassa, Trentino, Red Bull e svariati atleti. I progetti futuri sono invece ancora nascosti ma posso sbilanciarmi dicendo che proseguiremo sull’idea della Groenlandia, alla ricerca di altre slackline in posti molto, molto strani e scenografici.


AT THE FOOT OF ANNAPURNA

BY ENRICO FIORASO

Un paio di anni fa, lasciata l’Australia, mi sono imbarcato in un viaggio di qualche mese attraverso il sud-est asiatico. L’idea principale di quel peregrinare era di tornare in Europa senza fretta, saltellando sulla mappa costellata di paesi sconosciuti e destinazioni decisamente esotiche. Durante la preparazione del viaggio, cosciente della variopinta e alle volte noiosa tipologia di gente che si può incontrare sulle rotte dei backpackers, cercavo degli itinerari che mi potessero dare qualcosa in più dello scatto perfetto o della bellezza accessibile in infradito. Qualcosa che potesse mettermi alla prova ma allo stesso tempo farmi connettere in maniera più profonda col territorio circostante. Caratteristiche che difficilmente si amalgamavano in Australia, considerato il lifestyle decisamente facile del continente piatto e il freddo distacco degli Aussies. Cosciente di questo mi sono focalizzato sull’Asia che, per la sua posizione geografica e l’offerta culturale pressoché infinita, sembrava la destinazione perfetta. Terzani e London, con la loro audacia e voglia di vivere avevano gettato le basi dei miei viaggi mentali, era quindi giunto il momento di scoprire parte dell’enorme continente di persona. Gli ultimi giorni a Sydney sono scivolati via veloci. La testa fluttuava mentre varie località di Indonesia, Malesia e India si aggiungevano all’itinerario. È stato proprio in quei giorni, con la testa china su Google Maps che ho preso la decisione di visitare il Nepal. Tempo di raccogliere qualche informazione e la mente già piroettava su eroiche storie di ascensioni senza ossigeno, i famosi ottomila e la cultura buddhista a portata di mano. Da lì in poi il passo è veramente breve nel ritrovarsi a spulciare le pagine dedicate all’ Annapurna Circuit. Definito l’itinerario e recuperata l’attrezzatura adatta, ho iniziato a contattare eventuali compagni di viaggio su Trekking Partners. La scelta si è rivelata fruttuosa e nel giro di qualche giorno ci eravamo già dati come punto di ritrovo l’Alobar 1000 di Kathmandu. TRE SETTIMANE AI PIEDI DELL’ANNAPURNA Sbrigate le pratiche burocratiche ci siamo diretti verso Besi Sahar, cittadina nel distretto di Lamjung da cui si inerpica il primo tratto del trekking. Dal diario di quel giorno: “É stata una lunga giornata, sveglia alle 5 e taxi fino alla stazione per le vie di Kathmandu deserte. Una città che a quell’ora mostrava il suo lato più umile e povero. La gente intenta ad aprire i piccoli negozi di strada, a spolverare e pulire quella sorta di manto stradale malridotto. Qualcuno sbirciava dalle porte, altri gironzolavano. Uno scenario surreale, da dopoguerra. A zig-zag tra macerie, animali in libertà e immondizia di ogni genere.” Dopo il lungo viaggio, condividiamo una jeep fino a Bhulbule (840m). All’alba inizia la lenta marcia. Il risveglio è dei migliori, le prime cime innevate spuntano in lontananza, ma con l’avanzare della giornata la pioggia ci costringe ad alcune tappe impreviste.



Proseguiamo seguendo il corso del fiume Marsyangdi che ci guiderà fino a Manang (3600m). Attraversiamo villaggi di pietra, legno e lamiera, incrociando sguardi divertiti di bambini e pastori che portano le capre al pascolo. La piccola truppa internazionale avanza, e col tempo a nostro favore si iniziano a macinare chilometri e dislivello. Superiamo Syange (1100m), saliamo verso Tal (1700m) con la gente del luogo che ci saluta e ci invita a mangiare nelle lore case per racimolare qualche rupia. Ci fermiamo a Dharapani (1860m), snodo movimentato per chi si dirige verso la valle del Manaslu. Così facendo i primi giorni di marcia se ne vanno via veloci. E iniziano le prime considerazioni. Il corpo comincia a dare dei segnali, il gruppo si amalgama e le gambe si mollano. Ci si accorge pure che lo zaino che ti ha accompagnato in tanti viaggi, forse non è proprio adatto a questo tipo di avventura. Ma poi vedi i nepalesi, che con vecchie ciabatte malconce caricano 40–50kg sulle spalle, in ceste di vimini che si legano alla testa. E decidi di tenerti il dolore per te. La mente inizia a macinare pensieri legati al luogo in cui si trova. Gli occhi, irradiati di luce nuova, analizzano scenari ed immagini mai viste prima. Le domande si accavallano l’una sopra l’altra e per l’ennesima volta, vorresti solamente essere trattato come una persona normale invece di esser preso per il solito bancomat ambulante che distribuisce soldi in cambio di cibo e di un letto. Vorresti entrare in contatto con queste persone dai volti segnati, che gentilmente ti offrono ospitalità, che ti cucinano quando arrivi la sera e alle cinque di mattina sono già ai fornelli per prepararti la colazione. Il tutto per poche rupie. Vorresti parlare a quelle donne con la pelle rossiccia dal freddo, attorniate da sciami di bambini che corrono dentro e fuori le loro case. Ma purtroppo non è facile. E questa, forse, è la condizione non scritta che sta alla base del viaggio da backpacker. Il viaggio alla fine non è altro che dentro di noi. Non

si parte (solo) alla scoperta di altre culture. Si parte alla scoperta di se stessi. Perché il tempo è sempre tirato e la barriera linguistica inespugnabile difficilmente permette di abbozzare anche una minima forma di dialogo. Perlopiù qualche foto, un sorriso e molto spesso il silenzio, che forse basta e avanza. NAMASTÉ! NAMASTÉ! Si guarda avanti durante il cammino e questo suono echeggia al nostro passaggio. Così veloce e diretto, ma allo stesso tempo soave e gentile. Facile da comprendere e imparare perfino per noi occidentali. Vorrei tanto rispondergli. Dirgli che sono io a dovermi inchinare a loro, che mi fate passare tra le vostre terre, mi fate dormire nelle vostre case e mi date da mangiare. Quello che sto vivendo mi sta cambiando dentro, ma la voce dei bambini e dei locali non fa altre che ripetere Namasté (mi inchino a te). Che bel saluto penso, che bel modo di introdursi a una persona. Abbassando un po’ il capo in segno di rispetto e usando entrambe le mani per maneggiare oggetti e soldi che vengono scambiati. C’è un profumo di umiltà. Sarà il nostro look inusuale o la maestosità delle cime che ci guardano dall’alto. Ma il lungo pellegrinaggio affievolisce le differenze, ti libera dal peso del tuo ruolo nella società e ti rende più buono con le persone che incontri. Namasté! Avanziamo verso Chame (2670m), passando stupa immensi e colorati, salutando l’entrata e l’uscita di ogni villaggio facendo scorrere le nostre mani sulle ruote di preghiera, con campane e mantra che si lanciano liberi nel cielo azzurro. Proseguiamo verso Pisang (3300m). Scalinate di roccia si alternano a sentieri battuti, strade sterrate incrociano ponti sospesi. La vegetazione cambia: incontriamo campi di canapa selvatica, boschi di pini


che pare il Canada e l’aria si fa man mano più fine. Le temperature scendono e i vestiti pesanti iniziano a formare sui nostri corpi quella tipica struttura a cipolla. I primi settemila spuntano dietro l’angolo. Attraversiamo Dhukure Phokari (3060m) e la sua foresta della pace; venditori ambulanti di formaggio di yak e cianfrusaglie occupano la strada, alcuni trekkers si fermano a contrattare. Noi ci godiamo il sole che scalda la pelle oltre i tremila metri. Sì, siamo sopra i tremila, d’ora in poi ci vorrà un po’ più di attenzione. Il corpo consumerà più energia e l’ossigeno sarà sempre meno. Dovremo lasciare al nostro organismo il tempo di acclimatarsi. No rush. Ci hanno avvertiti a Kathmandu, con l’altitude sickness non si scherza. Ai primi segnali di malessere, scendere a quote più basse. LA DIMORA DELLE NEVI Raggiungiamo Upper Pisang (3300m) con la parete nord dell’Annapurna II (7937m) che ci guarda! Il villaggio in pietra sembra quasi abbandonato. Ma non appena mettiamo piede tra le case diroccate alcuni vecchietti ci indicano la direzione verso un lodge. Docciati e riposati saliamo fino al gompa, dove il monaco ci accoglie guidandoci all’interno e offrendoci dell’ottimo tè. Ci godiamo una vista mozzafiato e un momento di pura tranquillità. Siamo nel cuore dell’Himalaya, “la dimora delle nevi”. Cime imbiancate toccano il cielo, incensi profumano l’aria e i colori sgargianti del monastero ci scaldano al ritmo di campane tibetane in lontananza. Lasciato questo villaggio silenzioso e un po’ spettrale ci dirigiamo lesti verso Manang (3540m), ultimo avamposto “civilizzato” prima di raggiungere i 4000m. La camminata procede bene, con qualche

strappo di dislivello che mette a dura prova gambe e ginocchia. I paesaggi che si alternano sono incredibili, boschi di conifere lasciano il posto a vallate secche e inospitali. Le case in pietra quasi si confondono col paesaggio circostante, visibili solamente grazie alle bandiere tibetane colorate che aiutano l’occhio a distinguere zone abitate da formazioni rocciose millenarie. Pareti lunghissime e montagne minacciose ci guidano lungo il sentiero, l’Annapurna III (7555m) e il Gangapurna (7455m) fanno da guardia a Manang, ridente cittadina in cui ci fermiamo per un paio di giorni di riposo e acclimatazione. Il villaggio è ben conosciuto in zona in quanto crocevia di merci e persone che possono raggiungerlo non solo a piedi, ma pure con mezzi motorizzati. Nella via principale negozi di ogni genere vendono tours organizzati, alimenti e attrezzatura da montagna. I grandi marchi trovano posto su merce di bassa fattura Made in China. I trekkers si abbuffano di fried rice, dal bhat e birre, comprando il necessario per far fronte alla tirata che si prospetta nei giorni seguenti. In città l’atmosfera è decisamente viva, decine di lodges carichi di viaggiatori offrono ogni tipo di servizio. Dai panifici tedeschi ai cambi valuta, passando per internet point e perfino un cinema. Che neanche a dirlo, passa “Sette anni in Tibet”. Al secondo giorno di permanenza decidiamo di mantenerci attivi, e spingere un po’ l’allenamento in vista dei cinquemila. Saliamo fino al lago del Gangapurna con i resti del ghiacciaio grigio e spaventoso. La valle è arida, la pietra di un colore giallastro. Il fiato corto ci manda un segnale di quello che ci aspetta nei prossimi giorni. La gente del paese sorride, ci guarda avanzare con passo lento e affaticato. Tutti sembrano tranquilli, consci del benessere che portano i trekkers di passaggio e la nuova strada in costruzione. Siamo a metà del giro. La mappa ci indica i prossimi giorni di marcia. Ci voleva un po’ di relax. Ora comincia il bello.


Lasciamo Manang la mattina presto. Dopo due giorni di riposo risulta decisamente faticoso rimettere lo zaino in spalla. Siamo rimasti in cinque del gruppo iniziale. Alcuni hanno mollato, altri non avevano lo stesso ritmo. In compenso abbiamo aggiunto un paio di ragazzi spagnoli e americani, con cui condividere il resto del viaggio. Le vallate che proseguono dopo Manang sono spettacolari. Il corso del fiume, come un serpente adagiato a fondo valle si perde tra montagne che sembrano toccare il cielo. Vediamo i primi yak che ci lanciano occhiate furtive. Cervi corrono lungo il crinale. “Tanta bellezza e maestosità. Pura ammirazione per tutta questa vita che scorre lenta tra la natura Himalayana e ci lascia passare in maniera pacifica. Indescrivibile a parole. Ti senti sollevato su un piano diverso, quasi metafisico. Tutt’attorno regna un’armonia millenaria.” Arriviamo al lodge del Tilicho Lake Base Camp (4160m) dopo quasi sette ore di camminata. Più saliamo di quota e più lo zaino sembra pesare. Abbiamo passato lunghe pareti di roccia e ghiaia, decisamente pericolose. Ponti sospesi in cui gli animali avevano la precedenza. La testa gira un po’ e pulsa forte. TILICHO LAKE Partenza verso le cinque di mattina per il Tilicho Lake, considerato tra i laghi più alti al mondo a circa cinquemila metri di altitudine. Il bel tempo e il cielo azzurro ci danno la forza di partire e affrontare questa lunga ascesa. Il fiato sembra mancare. I talloni pulsano. Chi l’avrebbe mai detto che camminare a queste altitudini è

così faticoso. Altro che le Dolomiti. Proseguiamo lentamente, il gruppo si disgrega e ognuno è intento a contare i propri passi. Vediamo la valle innevata avvicinarsi, sentiamo la meta dietro l’angolo. Dopo alcune lunghissime ore eccolo lì, il lago più alto al mondo. Completamente ghiacciato. Incastonato tra rocce grandi quanto grattacieli e nevi perenni. Silenzio. Il silenzio più assoluto rotto solo dai nostri respiri. Ce l’abbiamo fatta. Una delle tappe più impervie è stata raggiunta e ci godiamo un panorama decisamente unico. Dopo questa abbuffata di emozioni si torna al base camp. La discesa come al solito fa meno paura, le gambe sembrano rivitalizzate dalla botta di adrenalina. Degli yak curiosi ci osservano correre all’impazzata. L’indomani si riparte presto con una soffice neve che si posa su di noi. Silenziosi e concentrati ripercorriamo il ghiaione, ci fermiamo per un po’ in un villaggio abbandonato dalle parti di Upper Kansarg e godiamo nuovamente della valle di Manang da un altro punto di vista. Proseguiamo rifocillati da un curry vegetariano. Attraversiamo Yak Kharka e non ci fermiamo, decisi a guadagnare metri verso il passo che sta davanti a noi. Quanti dolci pensieri e riflessioni porta il cammino. Sarà il lento incedere del corpo che culla la nostra testa pesante, come una madre culla il suo bambino. Ma i pensieri si fanno più leggeri, e ti fai delle domande che spaziano dalla religione, la bellezza e perfino sul tempo. Senza per forza darti delle risposte sia chiaro. Solo cercando un confronto tra i propri dubbi e la maestosità del luogo che ci circonda. Forse avere tempo per se stessi significa proprio questo. Avere del tempo per lasciare liberi i propri pensieri. Senza frenarli o incatenarli.


Vai, correte! Muovetevi liberi. Non abbiate paura! Qui ci siamo solo noi e le montagne. Nessuno vi reprimerà. Nessuno vi giudicherà.” Chissà se i miei compagni di viaggio vivono lo stesso. Con gli asiatici non è facile oltrepassare il muro di gentilezza e cortesia. Sono di poche parole, preferiscono macinare chilometri invece di condividere pensieri personali. Per gli americani e canadesi invece everything is great o amazing. Oppure unbelievable. Queste tre parole vengono pronunciate un numero pari o superiore agli scatti delle loro GoPro. E ti rendi conto sulla tua pelle, da che parte dell’oceano siano nati i veri poeti. Padri di una cultura vera e sicuramente meno effimera. Nel delirio dell’altitudine gioisco al pensiero di essere italiano. O meglio, mi ritengo fortunato ad avere delle montagne simili a un’ora da casa e poter esprimere tale bellezza con un vocabolario così delicato e variegato. Sono felice di essere europeo pure, e poter condividere in maniera più profonda quello che sto vivendo con degli spagnoli che si sono uniti al gruppo. Inutile dirlo, l’anima latina e mediterranea ci connette nel profondo, quasi come dei fratelli separati alla nascita. MAMMA, AVEVI RAGIONE Sopra i quattromila la testa continua a premere forte. Le temperature sono scese drasticamente, e per dormire bisogna coprirsi con tutto il materiale nello zaino. Mamma, avevi ragione. Una maglietta in più ci stava, eccome. Camminiamo con calma, dopo una nottata passata a giocare a carte nella dining room con sudamericani e spagnoli. È assurdo come in queste occasioni ci sia un istinto nascosto che ti porta a condividere momenti del genere con una certa tipologia di persone piuttosto che un’altra.


Per quasi tutte e due le settimane che siamo stati in giro la solita scena si ripeteva. Da una parte sudamericani, nordamericani e europei. Dall’altra asiatici. E dall’altra ancora israeliani. Senza farlo apposta, questi erano gli schieramenti nelle teahouses. Con qualche eccezione sicuramente, ma la folta fronda israeliana tendeva a comportarsi sempre nella stessa maniera. Grandi gruppi uniti e chiusi, donne e uomini piuttosto giovani che, appena terminato il servizio militare d’obbligo nel loro paese, si lanciavano in avventure al limite delle loro capacità tra le vette nepalesi. E se ne vantavano. Da chi percorreva il circuito dell’Annapurna di corsa con scarponi e senza allenamento adeguato, a ragazze che se ne sbattevano dell’altitude sickness e spingevano i limiti del loro corpo più del dovuto. Un lato negativo di questa esperienza è stato proprio questo. Trovare piccoli e grandi lodge completamente occupati da questa tipologia di giovani sbruffoni e spavaldi, finalmente liberi dalla rigidità del periodo militare che cozzavano letteralmente con tutto il resto dell’ambiente circostante. Arrivati a Thorung Phedi (4450m) ci imbattiamo in uno dei più bei lodge che si possano trovare lungo l’Annapurna Circuit. Giusto ai piedi del Thorung La Base Camp un gruppo misto di ragazzi occidentali e nepalesi manda avanti questo piccolo villaggio, risorto letteralmente dalle ceneri dopo che nel 2012 bruciò quasi completamente per una fuga di gas. Una deliziosa pasticceria sforna dolci buonissimi che ci godiamo all’aperto, sotto un sole splendente con il proprietario della struttura che maneggia un paio di chitarre. Partono pezzi di Bob Marley e Bon Iver. Il suono echeggia lontano, le nuvole corrono veloci di fronte a questi enormi massi dall’aspetto quasi dolomitico. Siamo in una conca protetta a quasi cinquemila metri di altezza. THORUNG LA PASS Ultima tirata verso il Thorung La Base Camp, siamo a 4900m e l’enorme campo ospita decine, forse centinaia di trekkers. È una tappa obbligata prima del Thorung La Pass. Ci siamo. Questo famoso passaggio che segna il punto più alto dell’intero trek si trova oramai a pochi chilometri da noi. La sera prima dormiamo a fatica, l’altitudine ci rende stanchi e affaticati, la testa pulsa, il freddo ci avvolge nelle stanze spartane. Partiamo con il buio pestando la neve congelata, pian piano arriva il giorno e ci avviciniamo in fila indiana al passaggio tanto agognato. Verso le nove e mezzo di mattina un folto gruppetto di trekkers si abbraccia in lontananza. Abbiamo raggiunto il Thorung La Pass, siamo a 5416m! Posiamo gli zaini, respiriamo quest’aria così fresca e pulita saltellando a destra e sinistra come matti. Ci fermiamo per un’oretta, foto di rito e caffè caldo. L’euforia dura poco, ci aspettano circa 1200m di discesa fino a Muktinath, il primo (vero) villaggio che si trova nella regione del Lower Mustang. Scendiamo con nuvole minacciose che ci oscurano la vista, la valle in fondo si apre pian piano ai nostri occhi e un paesaggio arido e ben diverso ci accoglie tra le sue infinite braccia dorate. Arriviamo a Muktinath (3760m) nel pomeriggio. L’atmosfera è simpatica e accogliente, una playlist perfetta ci coccola di fronte al calore della stufa. Le gambe, provate dalla lunga giornata, mandano segnali poco rassicuranti e tremano da sole. Ma la parte più dura é oramai alle spalle. Lontano si stagliano villaggi quasi mitologici appoggiati su rocce rosse e gialle. L’Annapurna ci guarda da lontano con le nuvole che sembrano accarezzarlo dall’alto creando giochi di luce spettacolari. È l’esperienza più profonda dei miei 27 anni di vita. Le cose guadagnate con lo sforzo fisico e la buona volontà sono sempre le migliori penso. E quello che vedo attraverso i miei occhi e sento attraverso il mio corpo ne è la prova. Una tale sensazione non esiste nella vita normale, se non come ricompensa di un percorso simile. Non si può comprare una tale emozione. La si può

solo costruire, passo dopo passo, sperando di poterla apprezzare nella sua interezza quando arriva. Il sole buca le nuvole e sbatte sulle montagne. Se la vita fosse un oggetto tangibile vorrei tanto abbracciarla in questo momento. Ma mi limito a respirarla, viverla. Questo é quello che bisogna fare. Imparare a viverla, niente di più. LOWER MUSTANG Ripartiamo in mattinata dopo aver visitato il famoso tempio di Muktinath, luogo decisamente unico e venerato sia da buddisti che induisti, in cui gli elementi naturali e antropomorfi si fondono attorniati da una vegetazione atipica per l’altitudine in cui ci troviamo. Proseguiamo in queste vallate aride che somigliano al Grand Canyon. In due giorni siamo passati dalle nevi perenni a sabbie desertiche in una zona bassamente popolata ai piedi del Mustang. Maciniamo un bel po’ di chilometri e raggiungiamo Kagbeni (2840m), ridente cittadina in pieno fermento adagiata sulle sponde del fiume Kali Gandaki. Nonostante l’apparente siccità che sembra colpire la zona, il villaggio dispone di acqua corrente, campi coltivati di un verde acceso e torrenti artificiali che la attraversano formando un reticolo di stradine ordinate. Ritroviamo gli sguardi stupiti della gente del villaggio e colpiti dalla bellezza e vitalità del luogo decidiamo di sostare la notte in una teahouse deserta. Passeggiando per le strade ci trasformiamo in antropologi alle prime armi, scrutiamo le persone, scattiamo foto e ci immergiamo nella lenta vita di questo villaggio così affascinante. Dopo diversi giorni di marcia al freddo fa piacere poter rallentare e soffermarsi sui dettagli del luogo. Camminiamo liberi dallo zaino. Tornando per qualche ora turisti inconsapevoli in un teatro così magico. Ne approfittiamo per acquistare del rum di dubbia provenienza e delle birre Everest. Ci concediamo questo sfizio e sorseggiamo godendo di una vista spettacolare dal tetto della camera. Il giorno seguente partiamo dopo una copiosa colazione. Il dal bhat dalle proprietà magiche ci aiuta (“Dal Bhat Power, 24 Hours no shit no shower.” Recita il detto). Il cielo azzurro promette bene. Tiriamo fino a Jomson (2720m) camminando sul letto del fiume prosciugato. Siamo a un punto importante del cammino. Molta gente si ferma qui e ritorna verso Kathmandu in aereo, oppure prosegue per altre destinazioni del Nepal. Più ci avviciniamo e più sentiamo l’odore e il rumore di una vera città. Ne veniamo colpiti e quasi ci viene voglia di scappare. Camion stracarichi di gente, trattori, fuoristrada scassati ci passano lungo gli ultimi chilometri. A distanza si sentono aerei che vanno e vengono dal piccolo aeroporto cittadino. Siamo tornati alla civilizzazione. O almeno un sorta di essa. Dopo aver riposato qualche istante troviamo una jeep che ci porta fino a Ghasa, da lì contrattiamo un passaggio in un bus locale fino a Tatopani (1190m), dove ci sono delle popolari sorgenti di acqua calda in cui programmiamo di fermarci. Il viaggio in bus è a dir poco spaventoso. Musica hindi sparata a mille fa da contorno a una strada al limite della percorribilità. Il bus cigolante e sovraccarico sembra voler implodere. Da un lato la montagna, dall’altro il burrone. Incrociamo di tutto, trattori, altri bus, animali e gente in moto. Dalla camminata zen passiamo al terrore a quattro ruote. Avanziamo a passo d’uomo. Buchiamo. Sostituiamo la ruota e forse pure un perno. Guadiamo un torrente al limite del collasso e finalmente raggiungiamo Tatopani. Un’esperienza delirante che ricorderò per sempre. L’indomani partiamo verso Ghorepani, una delle ultime destinazioni del cammino per passare a Poon Hill, famosa collina situata a poco più di tremila metri da cui si dovrebbe godere di una vista pazzesca sull’Annapurna e il Dhaulagiri. Siamo



in quattro. La metà rispetto al gruppo partito da Kathmandu. Abbiamo recuperato e perso componenti lungo il tragitto, ma uno zoccolo duro resta unito e cerca di mantenere il giusto ritmo nonostante le temperature tropicali. Siamo scesi a mille metri, dove polvere, caldo e umidità la fanno da padrone e diventa quasi più difficile camminare in queste condizioni che sulle nevi di qualche giorno prima. La strada verso Ghorepani tira come una maledetta. Ghorepani (2750m) è un ridente villaggio che ospita molti trekkers che si avventurano in tours di pochi giorni partendo da Pokhara con lo scopo di salire a Poon Hill. All’alba decidiamo anche noi di raggiungere la nota collina. Il sole si fa vivo e pian piano le prime cime compaiono in lontananza. La visibilità rimane scarsa tutta la mattina e nonostante le quasi due ore di cammino, non riusciamo ad approfittare della famosa vista sulle cime himalayane. Ripartiamo per l’ultima tirata del lungo trekking. Questa volta boschi di pini e vallate verdissime ci riparano dalle folate di caldo, corsi d’acqua ci accompagnano lungo il tragitto e sentiamo la fine avvicinarsi. Ghandruk (1940m), con le sue risaie e le donne in costumi locali ci accoglie tra le sue vie arroccate. Qui l’etnia Gurung vive in simbiosi con il territorio. Terrazzamenti e coltivazioni riempiono gli occhi. Vallate infinite tutt’attorno. C’é chi sbatte il grano, chi porta gli animali al pascolo, chi si rilassa sulla porta di casa pulendo il riso. L’architettura locale è ben diversa dai villaggi visti in precedenza. L’atmosfera è decisamente tranquilla e ci godiamo gli ultimi scorci dell’Annapurna Circuit. Domani è già tempo di riprendere il bus che ci porterà a Pokhara, dove il gruppo si dividerà. VERSO POKHARA Guardo le donne caricarsi questi enormi cesti di legna sulle spalle. E riconosco quanto l’uomo sia portato alla sofferenza. Siamo delle macchine calibrate per affrontare questo tipo di attività. E anzi, quasi ne abbiamo bisogno. Il nostro cammino è stato faticoso. Ma allo stesso tempo intenso e liberatorio. E ne è valsa la pena ad ogni istante. Ogni goccia di sudore versata aveva un senso. Siamo stati catapultati per tre settimane in un mondo diverso e affascinante. Il fisico pian piano si è abituato e la mente con esso. Tutto è andato per il meglio e non potevamo chiedere di più. Penso che alla fine non siamo altro che visitatori di passaggio. Qui, come nella vita. Una vita che andrebbe vissuta più alla leggera, tornando a una frugalità che sta svanendo tra i fumi della vanità, dell’egoismo e dell’inutile. Dobbiamo ritrovare noi stessi e prenderci cura del prossimo. Poi con uno zaino e poche altre cose possiamo intraprendere la strada verso l’Essenziale e la Verità. Perché sì, alla fine raggiungere il punto geograficamente più alto della mia vita ha coinciso con il toccare i luoghi più profondi della mia anima. E forse questo, era lo scopo finale del viaggio.

“Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento.” Reinhold Messner



SPIERS OF ROCK TEXT ACHILLE MAURI PICS DENIS PICCOLO



Sono innamorato delle montagne di Lecco e di tutto quello che le circonda. In modo particolare delle Guglie, indubbiamente uno dei luoghi a cui sono più affezzionato. La nostra escursione con i ragazzi di The Pill era finalizzata ad andare nella parte più spettacolare della montagna, per arrivarci ci vogliono circa 2 ore di camminata, con una sorta di traverso tra sentieri misti, roccia, catena e qualche scaletta. E’ consigliato portarsi un piccolo imbrago comodo e un leggero kit da ferrata perché l’esposizione di alcuni passaggi possono spaventare chi non è abituato. Dopo una bella sudata, molte risate e un’abbondante merenda siamo arrivati in cima, l’ora era perfetta, un tramonto davanti a noi ci regala una skyline incredibile. Il sole scendendo creava continui contrasti tra illuminazioni e zone d’ombra che davano ancora più profondità a quell’incredibile paesaggio. Animali come i camosci e stambecchi sono comunissimi in questa zona, gli unici rumori che si possono sentire sono quelli delle rocce spostate dai loro movimenti. Stava diventando buio molto velocemente, la nostra escursione era giunta al termine, dobbiamo affrettarci a scendere per evitare problemi, frontalini in testa e via attenti a ogni singolo passo. Con un tramonto in più negli occhi torniamo in città sapendo che lassù c’è sempre qualcuno che ti guarda. Questa notte possiamo di nuovo sognare.

SALEWA - TREKKING MOUNTAIN TRAINER MID GTX Salewa, icona dell’outdoor a 360°, offre con il nuovo Mountain Trainer Mid GTX, uno scarponcino versatile, perfetto per il trekking estivo, in robusto cuoio scamosciato e protezione impermeabile e traspirante Gore-Tex. Caratteristiche tecniche e tecnologia rendono lo scarpone sicuro e comodo in ogni situazione, sia nei percorsi in salita sia nei tratti in discesa. La tecnologia Bilight a doppia densità, presente nell’intersuola, è ergonomicamente sagomata per garantire il giusto comfort tutto il giorno sulle escursioni più lunghe. Il movimento naturale della caviglia è garantito dalla presenza del Flex Collar, che assicura una buona adattabilità anche durante le discese. La suola Vibram Wrapping Thread Combi (WTC), leggera e compatta, garantisce un grip unico e sicuro che, abbinato al sistema brevettato Salewa 3F System garantisce flessibilità, e giusto supporto. La presenza della membrana in Gore-Tex Performance Comfort garantisce protezione dalle intemperie e un comfort termico ottimale, con una traspirabilità senza confronti in ogni condizione ed un’impermeabilità assoluta. Lo scarponcino ha un peso di 670gr. LA SPORTIVA - NUCLEO GTX SURROUND La Sportiva presenta la nuova Nucleo GTX Surround, uno scarponcino da trekking ed escursionismo veloce con membrana Gore-Tex Surround, frutto del giusto connubio tra innovazione e tradizione, perfetto abbinamento di stile e caratteristiche tecniche. La tomaia, in vera pelle Nubuck, si combina agli innesti laterali super traspiranti a tecnologia Nano-Cells, che favoriscono la fuoriuscita laterale dell’umidità per un perfetto comfort climatico, in sinergia con l’innovativa tecnologia Gore-Tex Surround che garantisce una traspirazione senza precedenti, grazie ad una struttura a calza che avvolge tutta la tomaia ed il sottopiede per una traspirabilità ed una impermeabilità a 360°. L’appoggio è reso stabile, grazie all’STB Control System in cui la tomaia avvolge l’intersuola, in EVA a compressione con inserti in TPU, nella parte mediale del piede, con funzione anti-torsionale e alla suola Vibram con Impact Brake System, che ne garantisce un’ottima presa su ogni terreno, senza limitarne il confort.



SALEWA AGNER ENGINEERED SHIRT


AKU - LA VAL GTX


SCARPA - HYDROGEN HIKE GTX La nuova Hydrogen Hike GTX è nata per farvi andare forte e in sicurezza su terreni moderatamente tecnici, trekking estivi ed escursioni veloci, questo è il loro pane! Scarpa non dimentica mai i dettagli e dalla prima calzata capirete di avere il piede al posto giusto. Comode, ma con un buon sostegno, sia dell’arco plantare/ tallone, sia dell’avampiede, grazie alla tomaia in microfibra e mesh a cui è stato integrato un esoscheletro in TPU termosaldato per garantire un ulteriore miglioramento di stabilità e protezione. Le Hydrogen Hike GTX adottano inoltre la tecnologia GoreTex Surround che offre un comfort climatico a 360°. Il piede è letteralmente avvolto da una calza in membrana traspirante che impedisce all’acqua di passare, assicurando contemporaneamente la massimatraspirabilità possibile, plus distintivi di questo modello. Vibram fa il resto, grazie alla suola Vibram Salix che, strutturata ed accoppiata ad una intersuola in EVA/P-Flex Lite e esoscheletro in TPU anti torsione, offe ottima aderenza e stabilità su qualunque tipo di superficie, grazie al particolare design, alla tassellatura marcata e al battistrada in mescola Vibram XS-Trek. Le Hydrogen pesano poco meno di 430 grammi.

AKU - LA VAL GTX Con le Val GTX, Aku vuole offrire al pubblico un modello particolarmente versatile e soprattutto comodo per passeggiate di fondovalle o su sentieri facili di media montagna. La filosofia dell’azienda 100% made in Italy, con sede a Montebelluna (TV) è molto semplice, ovvero un prodotto adatto per ogni esigenza. La Val GTX può essere tranquillamente considerata come la calzatura giusta per avvicinarsi all’affascinante mondo del trekking, senza per questo rinunciare ad una buona calzata del piede e soprattutto ad un elevato comfort, grazie alla tomaia scamosciata dello spessore di 1,8 mm, a cui sono stati abbinati gli inserti protettivi Liba Smart in poliuretano. La fodera Gore-Tex Performace Comfort assicura inoltre una grande traspirabilità in ogni condizione climatica e la massima impermeabilità. La costruzione asimmetrica della suola, con l’esclusiva tecnologia Aku Elica, ottimizza la distribuzione del carico del piede in fase d’appoggio su tutta la superfice plantare, assicurando un’ottima biomeccanica di rullata. Grazie all’accordo di Aku con Michelin, fornitore di suole dal grip incomparabile, il battistrada in mescola Michelin Pulsar, ispirato agli pneumatici da Mountain Bike, offre un elevato grado di tenuta e comfort nella progressione, su ogni tipo di terreno, asciutto e bagnato. Le Val GTX, interamente prodotte in Italia, pesano 515 gr circa.


TREKKER: FRANCESCO MAGLIA SHOES: SCARPA HYDROGEN HIKE GTX JACKET: MAMMUT LOGO ML HOODED JKT T-SHIRT: MAMMUT LOGO T-SHIRT SHORTS: MAMMUT GO FAR SHORTS BACKPACK: MAMMUT NEON SPEED SOCKS: CALZE GM

TREKKER: PIETRO BARELLI SHOES: LA SPORTIVA NUCLEO GTX SURROUND JACKET: LA SPORTIVA WINDBREAKER JKT SHORTS: LA SPORTIVA TAKA BERMUDA T-SHIRT: LA SPORTIVA APEX POLES: MASTERS SHERPA CSS SOCKS: CALZE GM

TREKKER: ACHILLE MAURI SHOES: SALEWA MNT TRAINER MID GTX JACKET: SALEWA PUEZ LIGHTSHELL JACKET SHIRT: SALEWA THOM TEE SHORTS: SALEWA FANES DRY SHORTS BACKPACK: SALEWA APEX 15 POLES: MASTERS SHERPA CALU GLASSES: JULBO VERMONT CLASSIC SOCKS: CALZE GM



ABOVE IT ALL TEXT & PICS THOMAS MONSORNO



Esplorare nuove montagne scoprendone territori e sentieri, correndo e camminandoci attraverso; godere di albe e tramonti lontano dalle luci della città; lasciarsi andare al suono del proprio respiro e dei propri passi. Lo speed hiking, interpretazione moderna e dinamica del tradizionale concetto di camminata in montagna, si definisce come escursionismo veloce, dove ritmo e intensità cambiano di continuo. Le opportunità per questo tipo di attività nelle nostre montagne sono davvero tante. Viversi momenti pieni di magia e ammirare il tramonto da una cima sono esperienze che non si dimenticano. Per questo servizio al calar del sole abbiamo scelto la cima del Corno Bianco (2.313 m), una montagna della Bassa Atesina raggiungibile comodamente da Bolzano. È uno dei luoghi dove si può avere un’immediata rappresentazione visiva della storia geologica delle Dolomiti, con una stupenda vista su Catinaccio e Latemar. Arrivati al Passo Oclini, si sale verso nord su buon sentiero di terreno erboso, poi fra i pini mughi ed infine su roccia non difficile, la Dolomia del Serla, fino alla croce di vetta. Il colore della roccia contrasta con il vicino Corno Nero, di porfido quarzifero, dal tipico aspetto rosso-grigio. Scattate le foto durante la salita, siamo arrivati giusto in tempo per goderci il tramonto da questa montagna unica. MAMMUT - MTR 201-II LOW La nuova MTR 201 ha fatto del peso ridotto la sua arma vincente, senza per questo rinunciare a caratteristiche che la rendono un vero cavallo di razza del trail running. Peso inferiore ai 290 gr nella

msiura 8,5 UK, sono dotate di intersuola in IP EVA che garantisce un livello di ammortizzazione ottimale ed un drop caratteristico delle scarpe da race di solo 6mm. La tomaia è rinforzata nella parte anteriore da un puntale e dal sistema D3O Strobel che protegge tutto l’avampiede da rocce, sassi accuminati e rami. Ottimo il supporto, che abbinato ad una buona flessibilità della suola rendono la rullata estremamente fluida in ogni condizione assicurando ai vostri piedi centinaia di chilometri al riparo da storte e slogature. Suola ed intersuola si combinano molto bene, assicurando un’ottima spinta anche su terreni morbidi e sdrucciolevoli. I traversi, che spesso mettono in difficoltà molti modelli, con la Mammut MTR hanno terminato la loro corsa…la scarpa si dimostra eccezionale, con un’ottima rigidità torsionale e stabilità di tutto il piede. Infine la diversa densità della suola permette di trovare il giusto grip in ogni situazione. L’allacciatura, grazie all’Advanced MTR Speed Lace System, è sempre estremamente efficiente e rapido, a vantaggio del giusto comfort e serraggio anche ad alte velocità e in discesa.

SALEWA - MULTI TRACK Sebbene Salewa non voglia definire le proprie calzature come specifiche per il trail, la Multi Track è una scarpa dalle caratteristiche decisamente running, in cui cambi rapidi di direzione, appoggi leggeri, ma sicuri e velocità alte, sia in discesa che in salita, ne fanno una calzatura versatile e vincente. L’azienda stessa la definisce come una scarpa ideale per speed hiking, mountain training o altri sport di montagna ad alto numero di ottani. In quest’ottica, la Multi Track si rivela un perfetto mezzo multi sport, ideale per praticare l’escursionismo, il running e la mountain bike, grazie anche al grip sempre estremamente efficiente della


RUNNER: ANTON PRAMSTRAHLER SHOES: SALEWA MULTI TRACK JACKET: SALEWA PEDROC ALPHA JACKET SHORTS: SALEWA PEDROC BERMUDA SHORTS TIGHTS: SALEWA PEDROC 3/4 TIGHTS BACKPACK: SALEWA ULTRA TRAIN 18 HEAD: SALEWA ICONO HEADBAND POLES: MASTERS DOLOMITI ALU GLASSES: C’E’BE S-TRACK M SOCKS: CALZE GM

RUNNER: DAVID THÖNI SHOES: MAMMUT MTR 201-II LOW MEN JACKET: MAMMUT KENTO LIGHT SO HOODED JKT T-SHIRT: MAMMUT MTR 201 PRO SHORT: MAMMUT MTR 201 TECH SHORTS BACKPACK: CAMELBAK ULTRA 10 VEST POLES: MASTERS DOLOMITI GT CALU HEAD: HAD GLASSES: ALPINA S-WAY CM SOCKS: CALZE GM


RUNNER: ALEX SCHWEIGL SHOES: LA SPORTIVA AKYRA T-SHIRT: LA SPORTIVA APEX VEST: LA SPORTIVA HUSTLE SHORT: LA SPORTIVA TAKA BERMUDA POLES: MASTERS DOLOMITI GT CALU GLASSES: C’E’BE S-TRACK SOCKS: CALZE GM

RUNNER: IVAN MARCINCZAK SHOES: SCARPA NEUTRON T-SHIRT: WILD TEE TECH T-SHIRT SHORT: SALEWA PEDROC BERMUDA SHORTS CAP: WILD TEE ENDURANCE TECH CAP BACKPACK: CAMELBAK ULTRA 10 VEST POLES: MASTERS DOLOMITI ALU GLASSES: ALPINA S-WAY CM SOCKS: CALZE GM


suola Michelin. Varietà di terreno e consistenza delle superfici calpestate non hanno segreti. Ci si trova perfettamente a proprio agio su terreni difficili e sconnessi quali roccia, fango o erba. Decisamente stabile, la Multi Track offre la stabilità di uno scarpone da escursionismo, l’ammortizzazione di una scarpa da running e la compatibilità al pedale di una MTB – grazie agli speciali tasselli sotto la suola. La tomaia è leggera e minimalista con intersuola ammortizzante e inserti in TPU iniettato. Beneficia inoltre dello speciale 3F Total System, che garantisce supporto anatomico, flessibilità e una rassicurante calzata senza vesciche. LA SPORTIVA - AKIRA Se avete voglia di fare tanti chilometri e le lunghe distanze vi affascinano, allora Akira può davvero essere la vostra scelta definitiva. La grande esperienza de La Sportiva nel mondo del trail running, frutto di anni di studi e test sul campo hanno reso i modelli dell’azienda italiana tra i più ricercati e apprezzati al mondo e Akira non ha assolutamente bisogno di presentazioni. Per chi non la conoscesse ancora, si tratta di un modello perfetto per il trail running, grazie ad una buona struttura costruttiva che la rendono protettiva ed avvolgente. Gli atleti di punta la utilizzano per competizioni estenuanti superiroi addirittura ai 300 chilometri! La tomaia, con interno La tomaia è particolarmente avvolgente, confortevole e traspirante grazie ad una innovativa costruzione a 3 strati (All’interno in AirMesh Ultra-Comfort + applicazione in microfibra termoadesiva in TPU MicroLite Skeleton™. All’esterno Engineered mesh traspirante con innesti Flex-Guard in microfibra)

e riesce a rendere ogni passo sicuro, senza per questo mettere da parte il comfort che, anzi, è indubbiamente uno dei suoi must. L’abbinamento dell’intersuola in EVA iniettata e della suola, grazie all’esclusivo sistema Trail Rocker, favorisce l’appoggio naturale “tacco esterno-punta interna” del piede durante la corsa. La suola, sviluppata direttamente dai laboratori La Sportiva, è costituita da una mescola aderente, la Frixion XT, che garantiscono un ottimo grip in ogni condizione.

SCARPA - NEUTRON Scarpa assolutamente votata alla performance. Con le Neutron ai piedi si può solo andare forte. Salita, discesa, non importa, basta spingere a fondo sull’acceleratore e la Neutron si dimostrerà fedele compagna. Estremamente agile, risulta essere molto reattiva su ogni terreno di gara. Il cronometro è il suo ring e gare di trail e sky running sono le condizioni in cui si esprime al meglio. Si tratta di una scarpa piuttosto minimale, con peso sotto i 300 grammi e misure contenute. Quasi una seconda calza che assicura comunque un buon sostegno di tutto il piede, anche sui terreni più disagiati, e un buon ammortizzamento. La suola Vibram in mescola Megagrip assicura appoggi e grip perfetti in qualsiasi situazione di terreno sia asciutto che bagnato mentre le scanalature differenziate nella parte anteriore dell’intersuola permettono un’ottima rullata e migliorano la fase di spinta finale. Scanalature differenziate sull’intersuola agevolano la fase di rullata dal tallone alla punta. Le Neutron pesano 295 grammi circa.




WOOD WALLS TEXT ACHILLE MAURI PICS DENIS PICCOLO



L’arrampicata nel lecchese fonda i propri principi sulle tacche e sulle placche. Esistono moltissimi settori di scalata che si dispongono omogeneamente su tutta la provincia e vengono usati a seconda delle stagioni. Ci sono settori invernali, che si affacciano principalmente sul lago, e ci sono settori estivi, da cercare ad un’ altitudine più alta. Oggi abbiamo optato per un settore chiamato le Torrette, alle spalle dell’abitato di Ballabio, una piccola cittadina nella Valsassina, a 10 minuti da Lecco. La falesia è formata da fasce sovrapposte di muri verticali e strapiombanti segnati da piccoli tetti, ed è particolarmente apprezzata per il brevissimo accesso e la vasta scelta di itinerari. Roccia generalmente ottima, con qualche zona a scaglie, ed arrampicata molto tecnica che esige capacità di movimento ed intuito su rovesci, pinzate e tacche nette, con sequenze intense e complicate intervallate da riposi. Il livello prevalente va dal 6c al 7b, ma non mancano tiri di gran continuità in strapiombo su livelli decisamente superiori. Ci siamo fermati nel settore chiamato Cuore Alpino, in cui si possono godere luci e ombre del bosco valsassinese.

CLIMBER: PIETRO BARELLI SHOES: LA SPORTIVA OTAKI JACKET: LA SPORTIVA GRADE T-SHIRT: LA SPORTIVA SLAB PANT: LA SPORTIVA LEADER SHORT BAG: LA SPORTIVA BOULDER


LA SPORTIVA - OTAKI Il nome Otaki trae spunto dalle origini della cultura giapponese, infatti nel gergo samurai giapponese, la più antica spada a filo singolo: estremamente tagliente e precisa anche su bersagli di piccole dimensioni, era proprio l’Otaki. La Otaki si dimostra fedele a questa tradizione garantendo grip in condizioni anche molto difficili e “minimali” fatte di appigli microscopici e fessure quasi inesistenti, assecondando così le più moderne esigenze dell’arrampicatore, grazie alla fantastica mescola della suola in Vibram XS-Edge da 4mm. La costruzione particolare e moderna sono un perfetto connubio unendo i vantaggi di avvolgenza omogenea di una scarpetta ballerina, a quelli di precisione e regolazione dei volumi di una scarpetta con chiusura a velcro, garantendo la massima sensibilità anche nelle fasi di torsione, dimostrando di assecondare naturalmente i movimenti del piede e non dando mai quel senso di vuoto e imprecisione tra pianta del piede e volumi interni. L’alloggiamento del tallone è estremamente innovativo grazie all’adozione del guscio S-Heel che permette di mantenere una perfetta stabilità torsionale accentuando le performance e l’adattabilità nei tallonaggi tipici del boludering, mentre l’adozione del sistema P3 garantisce l’indeformabilità nel tempo ed accentua struttura e portanza.

SALEWA - FIRETAIL 3 GTX Salewa presenta la Firetail 3 GTX, scarpa dedicata al tech approach, ovvero a chi si vuole avvicinare agli sport outdoor con una calzatura tecnica, versatile, ma non estrema. Lo shape è moderno, il design piuttosto filante, che strizza l’occhio allo urban outdoor, con un tocco raffinato grazie alla presenza della fodera in Gore-Tex Extended Comfort per la massima impermeabilità e traspirabilità. Idonea per ogni tipo di fondo, dal semplice sentiero fuori porta a quelli più tecnici fatti di roccia e detriti, senza dimenticare che si tratta comunque di una calzatura in grado di farvi “arrampicare” come camosci anche su pareti scoscese. Il segreto sta nella suola in Vibram™ Reptail, con esclusiva mescola Megagrip e disegno dedicato che ne migliorano ulteriormente le qualità di aderenza, abitualmente presenti nelle calzature utilizzate per il climbing, assicurando aderenza, durabilità e il 25% in più di trazione. L’esperienza di Salewa è inoltre presente nel tipo di allacciatura con lo speciale sistema brevettato Climbing Lacing che estende il numero degli occhielli fino in punta per una regolazione accurata, mentre la tecnologia 3F System offre un efficiente contenimento del tallone e un supporto della caviglia decisamente stabile in ogni condizione. La Firetail pesa circa 400 grammi.


CLIMBER: PIETRO BARELLI SHOES: LA SPORTIVA OTAKI SWEATSHIRT: E9 45 PANT: E9 QUADRO CHALK BAG: E9 BULFA HARNESS: MAMMUT TOGIR



SCARPA - INSTINCT Se il caldo estivo non vi fa paura e volete arrampicare tutto il giorno, Scarpa Instinct è l’ideale. Sempre precisa, si trova a proprio agio sia in falesia che bouldering. Modello blasonato e utilizzato dai grandi nomi dell’arrampicata mondiale, la Instinct è apprezzata nelle grandi vie multipitch, tra le placche più difficili e nelle grandi falesie. Con la collezione SS 2017, Instinct si rinnova nel look e nella sostanza. Grazie ai rinforzi laterali in TPU l’alloggiamento del piede risulta più sicuro e stabile, anche nelle situazioni di massima torsione, mentre il comfort è ulteriormente migliorato grazie alla tomaia seamless in microfibra che assicura la massima ventilazione, limitando enormemente la sudorazione del piede. La suola Vibram XS Edge da 3.5 mm è tra le più performanti ed apprezzate sul mercato.

CLIMBER: ACHILLE MAURI SHOES: SCARPA INSTINCT APP. SHOES: SALEWA FIRETAIL 3 GTX T_SHIRT: SALEWA THOM TEE PANT: SALEWA AGNER ENGINEERED PANT


OLIMPIC RUNNING PICS DENIS PICCOLO TEXT MATTIA TROTTA




La città è asfalto, cemento, acciaio, gomma, umidità, smog, caos, traffico, freddo pungente in inverno e caldo soffocante in estate. Nel bene e nel male ci dobbiamo fare i conti tutti i giorni. Chi più e chi meno. Abbiamo imparato ad adattarci ed a conviverci sfruttando i suoi spazi anche per i nostri allenamenti. Non si può sempre andare al parco o spostarsi in campagna e collina. Diventa fondamentale scovare spazi nuovi ed inserirli nei circuiti di training. Scale per incrementare la potenza, cavalcavia e ponti per le ripetute in salita, interi “block” per trovare l’agilità sui 400 metri, semafori e passaggi pedonali per fare un po’ di fartlek e i lunghi viali alberati per il fondo. Torino è tutto questo elevato alla ennesima potenza. Perchè? Semplice perchè alle sessioni di allenamento di cui sopra ci possiamo aggiungere anche della propriocettivatà gratuita con passaggi nel centro storico grazie ai sampietrini, al ciottolato ed alle rotaie per i tram. Caviglie forti, polpacci esplosivi e cosce da sprinter, l’urban runner dev’essere tutto questo. Abbiamo avuto modo di testare quattro outfit completi, dalla scarpa al cappellino, in una location suggestiva e con una luce da favola. Francesco, Alice, Luca e Mattia hanno stressato tomaie, mesh e lycra in un palcoscenico post industrial che le olimpiadi invernali di Torino 2006 hanno trasformato in uno dei simboli della città. 400 metri di passerella sorretta da un arco rosso in acciaio alto 70 metri che mettere in connessione il polo multifunzionale del Lingotto con gli ex mercati generali. Geometrie e prospettive in un connubio ottico eccezionale con la verde collina alle spalle e le montagne ancora innevata ad incorniciare lo skyline torinese dall’altra. 361° – SENSATION 2 Voglio una scarpa allround. Voglio una scarpa che faccia al canto mio a trecentosessanta gradi. Che sia performante, reattiva, stabile, protettiva e comoda. Chi mi aiuta? 361°, un grado in più oltre la perfezione. Il brand a stelle e strisce ha iniziato a fare la voce grossa nel mondo running senza alcun minimo timore referenziale nei confronti dei mostri sacri del settore e la Sensation 2 è destinata a diventare la miglior amica dei pronatori. Battistrada autopulente e ben disegnato per avere aderenza in ogni condizione, intersuola in Quikfoam per avere reattività, conchiglia posteriore in QDP a tre strati per assorbire al meglio gli urti e coccolare ogni appoggio, Eva a doppia intensità nella parte mediale, 2 mm di maggiorazione sull’arco plantare per sostenere al meglio la pronazione, volumi interni anatomici sul toebox, linguetta avvolgente, tomaia in mesh super traspirante, suede sintetico Bio-Wwe per avere maggior supporto laterale e chi più ne ha più ne metta. Non vi basta? Volete qualcosa di più? Ci sono colorazioni fantastiche per rendere i vostri allenamenti sempre più cool. Indossatela, abbinatela con pantaloncini e maglietta, fatevi coccolare dalla sua “carrozzeria”, non spaventatevi di un peso non proprio piuma e partite per l’allenamento al crepuscolo. Vi sembrerà di volare con questa Sensation 2 e non vorrete più fermarvi.

RUNNER: FRANCESCO ALLEMANO SHOES: 361° SENSATION T-SHIRT: 361° PANT: 361° GLASSES: ALPINA S-WAY HEADBAND: BUFF UV SOCKS: CALZE GM


UNDER URMOR – VELOCITY Lo dice il nome stesso. Velocity è la scarpa Under Armour pensata per chi cerca velocità, spinta e leggerezza. Un modello ultra leggero e reattivo, progettato per testare i prori limiti. Ma senza tradire lo stile e la linea che caratterizzano tutte le calzatue Under Armour. L’innovatica struttura SpeedForm si modella sul piede creando una calzata perfetta e precisa, per non dover pensare ma solamente correre. La schiuma compressa Charged Cushioning dell’intersuola (non estraibile come in tutti i modelli Under Armour) regala reattività e durabilità maggiorate, un’ammortizzazione ottimale e il massimo ritorno di energia. Differentemente da altri modelli la schiuma MicroG, una schiuma solida che garantisce stabilità nella fase di appoggio, è disposta su tutta la lunghezza del piede, trasformando ogni appoggio in una ripartenza esplosiva (la schiuma è scavata nel centro per garantire un’ammortizzazione adeguata e una maggiore flessibilità). Il differenziale è di soli 8 mm, com’è tendenza per tutti nuovi modelli che strizzano un occhio sia a velocità che a durata. Il peso è decisamente basso (solo 225 gr), per non ricordarsi di averle ai piedi. Una scarpa per provare a superare i propri limiti, sia in gara che negli allenamenti di qualità. Nate per vincere. ALTRA RUNNING – PARADIGM 3.0 La filosofia di Altra Running è stata fin dalla sua nascita innovatova e rivoluzionaria, inseguita successivamente da molte altre aziende. Correre al naturle, ascoltando il proprio corpo, e costruendogli attorno il supporto adatto alla corsa. Non il contrario. Senza gaurdare subito all’estetica, ma prima alla funzionalità. Tutte le scarpa Altra Running hanno in comune caratteristiche che le rendono uniche, come la punta FootShape™, che rende tutte le scarpe decisamente più larghe e comode sull’avampiede (e più efficienti), o il Drop Zero, che mantiene tallone e avampiede alla stessa distanza dal terreno permettendo ci correre in modo più naturale. Paradigm 3.0 non è un’eccezione da tutto questo. Dal modello precedente eredita il massimo ammortizzamento dato dall’eccezionale spessore dello strato inferiore creato per limitare al massimo gli impatti anche al crescere esponenziale dei chilometri. Il nuovo disegno della tomaia in Quick-Dry Air Mesh aumenta la traspirabilità, mentre la finitura in TPU aiuta a garantire protezione e maggior durata. Il drop naturalmente è zero. Il peso non rispecchia l’impressione: solo 292 gr per il modello maschile e 232 gr per quello femminile. Una scarpa pensata per tutti, ma da imparare ad usare per migliorare la propria tecnica di corsa, sia per chi vuole affrontare grandi distanze sia per chi vuole solo uscire per una semplice corsetta. Il piacere naturale.

RUNNER: LUCA MARENGO SHOES: UNDER ARMOUR VELOCITY T-SHIRT: UNDER ARMOUR PANT: UNDER ARMOUR CAP: BUFF PACK RUN VISOR SOCKS: CALZE GM




RUNNER: ALICE FONTE SHOES: 361° SENSATION 2 T-SHIRT: 361° PANT: 361°

RUNNER: MATTIA TROTTA SHOES: PARADIGM 3.0 T-SHIRT: ODLO PANT: ODLO


LAST WORD ALEX HONNOLD

Sabato 03 Giugno 2017. Yosemite National Park, California. In quella che viene descritta come “la più grande impresa nella storia dell’arrampicata su roccia”, Alex Honnold ha effettuato l’incredibile free solo della via Freerider su El Capitan, in meno di quattro ore, diventato il primo a salire senza corda il famosissimo monolito di granito alto quasi 1000 metri. Una scalata così non si era mai vista, per grado di difficoltà, lunghezza, tipologia di arrampicata, esposizione e soprattutto stress mentale. “Facendo arrampicata libera so naturalmente di correre dei pericoli, ma provare paura una volta che sono lassù non mi aiuterebbe comunque. Limiterebbe solamente le mie capacità, così non faccio altro che metterla da parte”.


2 4 2 5 A P P R O A C H L I G H T. N AT U R A L W E L L N E S S .


LA SPORTIVA ® is a trademark of the shoe manufacturing company “La Sportiva S.p.A” located in Italy (TN) - Photo by © Claudia Ziegler

www.lasportiva.com Become a La Sportiva fan @lasportivatwitt Val di Fiemme, Trentino

HALL B2 Stand 500

La Sportiva Climbing Training Collection.



AISTHAN T X T & P I C S M AT T E O PAVA N A


La scelta dello sport adatto per il mio cortometraggio è stata una parte fondamentale per poter raggiungere il mio obbiettivo. Avendo partecipato per sei anni a gare di Coppa del Mondo di snowboard freestyle con la nazionale Italiana, la scelta dello sport poteva apparire ovvia. Inizialmente la mia idea era di utilizzare le nozioni apprese sul gesto atletico, durante la parte di ricerca, e applicarle allo sviluppo di un cortometraggio che avesse come fulcro centrale lo snowboard e la montagna. Tuttavia dopo aver analizzato il lavoro di Marsh nel documentario Man on Wire, che parla di un giovane funambolo, Philippe Petit, che decide di camminare lungo una fune tra le Twin Towers, ho deciso di praticare e utilizzare il funambolismo moderno, chiamato highline, come gesto atletico. La highline è uno sport praticato principalmente in aree di montagna. Sono necessarie attrezzature specializzate e molta esperienza con l’arrampicata e la sicurezza in montagna. Come accennato precedentemente è una forma moderna del funambolismo. Ci sono numerose ragioni per la quale ho scelto di utilizzare questo sport per il mio lavoro pratico. Prima di tutto questo sport non ha ancora una forma competitiva o un’istituzione legata a questo tipo di attività. Chiaramente sono presenti svariati record che riguardano la lunghezza massima, l’altezza da terra e l’altitudine alla quale viene effettuata questa attività. Ma non ci sono gare o associazioni che determinano chi è l’highliner più forte. Questo mi dà la possibilità di lavorare e analizzare dei gesti atletici che non hanno ancora uno standard tecnico, a differenza dello snowboard che, invece, pur essendo uno sport molto giovane, presenta molte strutture che lavorano sull’aspetto tecnico e competitivo. Ho iniziato a praticare questo sport durante l’estate del 2016, questo mi ha dato modo di avere un’esperienza reale di quello che andrò a filmare ed analizzare. Ho conosciuto un gruppo di ragazzi che praticano questo sport ormai da cinque o sei

anni e hanno molta esperienza. La pratica della highline mi ha anche permesso di avere un’esperienza personale sugli effetti psicologici che può generare. Essendo attaccato con un’imbrago ad una fune, o più precisamente una fettuccia e una corda d’arrampicata, sospesa in aria a centinaia di metri da terra, la mente gioca un ruolo fondamentale nella riuscita di questa attività sportiva. Questo è uno degli aspetti più interessanti della highline, la capacità di controllare e rilassare la propria mente durante il gesto atletico. Con una mente calma e libera da pensieri negativi siamo in grado di alzarci in piedi e camminare in equilibrio su una fune larga due centimetri e mezzo. Appena si inizia ad andare in panico o la mente non è concentrata sul presente ci ritroviamo a cadere nel vuoto. Chiaramente tutto è fatto in completa sicurezza, la costruzione di questa linea è creata appositamente per resistere a qualsiasi tipo di caduta e gli atleti sono legati alla fune con una corda e un’anello di sicurezza. Pur essendo sicuri di non correre alcun rischio la mente è comunque sollecitata dall’altezza da terra e dalla difficoltà del gesto atletico. Camminare in equilibrio diventa uno dei movimenti tecnici più complicati nel momento in cui non siamo in grado di controllare la mente. Dopo aver valutato attentamente la possibilità di girare il mio cortometraggio in Italia o all’estero, ho preso la decisione di intraprendere un viaggio in Norvegia. La ragione per cui ho scelto questa location è perché, a livello paesaggistico, mi dava la possibilità di comunicare una varietà di stati d’animo e stati mentali. La Norvegia possiede una geografia che include grandi montagne, laghi, fiumi, fiordi e mare. Ciò mi avrebbe permesso di avere molta scelta per quanto riguardava la scelta delle location. L’elemento naturale e ambientale è anche una parte fondamentale nel mio cortometraggio e quindi la scelta della Norvegia è stata decisiva. Una successiva ragione era che era




necessario avere un gruppo di lavoro altamente specializzato per la costruzione di queste funi in tensione definite highline. I ragazzi sarebbero stati presenti e disponibili per un periodo di 20 giorni e quindi mi avrebbe dato la possibilità di effettuare tutte le riprese con la massima sicurezza. Pur non avendo le location precise dove sarei andato a fare le riprese prima della partenza ho schematizzato quali fossero le tipologie di ambienti necessari per il mio cortometraggio. Lo scopo del mio lavoro era proprio quello di approfondire il tema del gesto atletico, aggiungendo sfaccettature psicologiche che avrebbero dato allo spettatore un’esperienza più completa e avrebbero creato una vera e propria connessione tra atleta e pubblico. Ho delineato quattro stati mentali principali, legati ognuno a un colore o comunque delle tonalità. Il primo è la calma e lo stato meditativo legato all’acqua e quindi a colori freddi come il blu: lo scopo di questa sezione è di generare un’ambiente di tranquillità che rifletta una mente calma e concentrata. Il secondo è uno stadio più attivo che rappresenti una mente più allerta che si fa distrarre a momenti ma riesce comunque a rimanere concentrata. Colori caldi come il giallo e una parte anche di verde. Questa parte poi si intensifica successivamente con la tensione del protagonista che cresce nel momento in cui deve affrontare le proprie paure. La paura di cadere, la paura di non riuscire a raggiungere il proprio obbiettivo. Si intensificheranno le immagini con forti contrasti, controluce e la tendenza a colori più desaturati. Nella parte finale invece ci sarà un risveglio interiore un momento di comprensione e di accettazione, quindi nuovamente ritroveremo colori caldi. “L’arte è bella nella misura in cui sembra appartenere alla natura.” Questa frase scritta da Gumbrecht rappresenta una parte molto importante del mio cortometraggio. Come avevo approfondito e analizzato nella sezione teorica, il gesto atletico raggiunge la sua massima espressione e il suo massimo valore quando sembra entrare a far parte della natura. In questo caso ho scelto di inserire l’atleta o il perforare all’interno di un’ambiente interamente naturale. Verranno inseriti anche elementi che ci riportano al mondo tecnologico e alla città, ma nel suo complesso il performer interagirà sempre con la natura e la sua forza. Questo mi porta a un elemento successivo che è quello rappresentato dal vento. Questo elemento aggiunge una forma di dinamismo alla struttura narrativa e riflette anche lo stato mentale dell’atleta. Il vento sarà sempre presente e mano a mano

che si intensifica avrà un’effetto sulla concentrazione dell’atleta che si ritrova letteralmente nel mezzo di una tempesta quando non riesce a controllare la propria mente. La mia idea prima della partenza era quella di riprendere i movimenti della natura, dal vento, all’acqua, agli alberi. Questo mi permetterà di creare connessioni più intense tra atleta e ambiente esterno, e mi darà la possibilità di esplorare gli aspetti psicologici utilizzando la natura come metafora. Il tatto sarà anche un’elemento fondamentale. Infatti la percezione dell’ambiente attraverso il tatto permetterà di mostrare quale è il valore della natura secondo il protagonista e in che modo influenzerà la sua performance. Una volta riuscito a filmare abbastanza materiale che potesse inserirsi all’interno di questi quattro elementi, si trattava di trovare l’asse narrativo che fosse corretto per il mio racconto. Riguardare tutto il materiale raccolto durante il mio viaggio mi ha permesso di iniziare a creare nella mia mente una connessione tra i vari stadi psicologici e le azioni relative al gesto atletico. Il primo fattore che ho definito è il concetto di alto e basso. L’atleta sulla highline volontariamente e involontariamente innesca una serie di movimento che si sviluppano nell’asse verticale. Successivamente mi sono concentrato sul fatto che il gesto atletico presentato si traduce nella capacità di rimanere in equilibrio, perciò in alto, mentre quando si sbaglia si cade tirati dalla gravità e si finisce in basso. Quindi L’asse narrativo sarà basato sui concetti di su e giù con un’asse secondario focalizzato su un’aspetto psicologico. Siccome l’elemento verticale di movimento era già stato inserito ho dovuto analizzare l’atleta dal punto di vista mentale raggiungendo la conclusione che il secondo elemento narrativo si focalizzerà sulla stabilità e l’instabilità. A questo punto non rimaneva altro che trovare il titolo adatto per il mio cortometraggio. Ero deciso a trovare un nome di persona che avesse un significato inerente ai temi trattati. Dopo una lunga ricerca ho deciso di intitolare il mio lavoro “Aisthan” nome derivato dal greco antico “aisthànomai” che significa percezione sensibile e appercezione spirituale. Appercezione significa la percezione della percezione che si lega in maniera indissolubile con i temi esplorati sulla connessione tra atleta e natura e il legame che si crea tra il performer e lo spettatore.




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