Michele Graglia
Kilian Jornet
Tamara Lunger
Si sentiva in gabbia. Poi un giorno, per caso, quella libertĂ che non conosceva ma desiderava ha preso la forma dell'ultrarunning.
La spedizione come modo per disconnettersi. Osservare, senza la necessitĂ di descrivere, sparire come individuo e ascoltare.
Non serve andare troppo lontano perchĂŠ abbiamo dei posti magnifici dietro la porta di casa. E sono le persone a fare il viaggio.
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THE OUTDOO
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EDITO BY
M A RTA M A N Z O N I
animali, solo grazie al miglioramento della qualità dell’aria. Le esperienze che abbiamo intravisto potrebbero essere una fonte d’ispirazione: in pochi mesi siamo stati capaci di spazzare via alcuni capisaldi del capitalismo. Abbiamo subordinato i bisogni del mercato ai nostri. Secondo The Conversation, abbiamo scoperto che l’economia può cambiare in meglio, ed è possibile costruire un contesto più equo e un futuro più sostenibile. Decisioni mirate e consapevoli e uso lungimirante delle risorse portano ad aumento dell’occupazione, migliore qualità della vita, condizioni di lavoro più eque. Queste tendenze possono essere rafforzate e ampliate: se rimettiamo al centro la solidarietà scopriremo che l’alleanza tra esseri umani porta un’energia rivoluzionaria capace di scombinare le carte.
Forse possiamo rivalutare le nostre priorità. Come scrive il New York Times, uno degli aspetti sorprendenti della risposta alla pandemia è stato l’introduzione di riforme che fino a poco prima sembravano impensabili: la tendenza a nazionalizzare i servizi fondamentali, il ripensare le aree verdi metropolitane, come ha fatto il Comune di Milano, annunciando che trasformerà 35 km di strade carrabili in aree ciclabili e pedonali, e il rafforzamento dell’idea di un reddito universale di base, una misura che sarà sperimentata dal governo spagnolo. In Cina è bastato ridurre l’inquinamento per due mesi per salvare la vita di 77 mila persone, e immaginiamo di quanti
Scrive l’alpinista Nives Meroi nel suo libro Non ti farò aspettare. Tre volte sul Kangchendzonga, la storia di noi due raccontata da me: “Chissà quanto più solida sarebbe la nostra società se, invece di escludere e sottomettere, si fondasse sui valori dell’accoglienza, del dono e della cura. Se ciascuno si sentisse responsabile della costruzione del futuro. Perché, alla fine, si perde o si vince tutti insieme, e non esiste innocenza se si rinuncia alla responsabilità”.
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PHOTO THOMAS MONSORNO
Mangio il pesce e alcune mie scarpe sono di pelle. Non mangio la carne e non compro su Amazon. So di essere incoerente, d’altra parte credo che le scelte individuali, seppur piccole e contradditorie, abbiano il potere di cambiare il mondo. È chiaro che per avere un effetto significativo, ad esempio sulle emissioni di CO2, le modifiche nei consumi devono estendersi alle grandi realtà, come la produzione industriale. Eppure variazioni ai comportamenti personali, come diminuire i voli, hanno effetti concreti sulla riduzione dell’inquinamento. Forse alcune abitudini, come comprare bottiglie di plastica e usare sempre l’auto privata, possono essere ripensate.
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DISTRIBUTION 25.000 copies distribuited in 1100 shops in Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, Belgium, Spain, England & The Netherlands
C O L L A B O R AT O R S Sofia Parisi, Matteo Rossato, Fabrizio Bertone, Enrico Santillo, Dario Toso, Dario Marchini, Eva Bonk, Luca Albrisi, Antonio Isaja, Marta Manzoni, Luca Schiera, Giulia Boccola,Federico Mura, Tommaso Bernacchi
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il 29/02/2016 al numero 73
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PHOTO GIULIA WOERGARTNER
COVER By Thomas Monsorno Paternkofel - Dolomites - Italy
ART DIRECTION George Boutall | george@evergreendesignhouse.com Francesca Pagliaro, Diego Marmi
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ISSUE 40 CONTENTS
T H E D A I LY P I L L
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P. 5 4 P. 5 6
P. 1 2
A D RE AMY VALÈ E
KILLER COLLAB
P. 1 6
RUTH OBERRAUCH
P. 5 8
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P. 2 0
TWO HEARTS AND A HUT
P. 6 8
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P. 2 2
CHAMONIX LAKES
P. 7 2
G IANT TCX ADVANCE D PRO
P. 2 4
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P. 7 8
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P. 2 6
KILLIAN JORNET
P. 8 6
VAU D E S U S TA I N A B I L I T Y
P. 2 8
T H E S I L E N C E O F N AT U R E
P. 9 4
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P. 3 2
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P. 1 0 0
SS21 PREVIEW
P. 3 6
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P. 1 0 8
G E S T U R E A N D M O U N TA I N E E R I N G
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PHOTO LUIGI CHIURCHI
BEST MADE
THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
RO S E M A RCA R I O L ASC I A I L TI M O N E D I PATAG O N I A Dopo 12 anni di servizio, Patagonia ha annunciato l'uscita del presidente e CEO Rose Marcario. In attesa del suo successore, il momento di transizione sarà guidato dal COO Doug Freeman. L’azienda non ha fornito motivazioni che spieghino le rapide ed improvvise dimissioni di Marcario, tuttavia ha espresso parole di elogio nei confronti della top manager, determinante nel guidare l'azienda nel periodo più prospero della sua storia. Durante il mandato, Rose Marcario è stata fondamentale nel sostegno a politiche climatiche e ambientali. «Rose ha aumentato i nostri sforzi di difesa ambientale in modi che non avrei mai potuto immaginare» ha dichiarato il fondatore Yvon Chouinard.
C AT H E R I N E D E S T I V E L L E V I N C E I L P I O L E T D ’ O R A L L A C A R R I E R A È Catherine Destivelle a vincere il Piolet d’Or 2020 alla carriera, il più alto riconoscimento in ambito alpinistico, assegnato per la prima volta ad una donna. Forte arrampicatrice già in giovane età, sulla roccia di Fontainebleau, il suo nome diventò noto a metà degli anni ’80, dalle competizioni di arrampicata sportiva al primo 8a femminile. Negli anni ’90 mise a segno un’incredibile solitaria sul Pilastro Bonatti al Petit Dru. Da sola chiuse la trilogia invernale delle Nord delle Alpi: la Heckmair sull’Eiger nel 1992, la Cassin sullo Sperone Walker nel 1993 e la Via Bonatti sul Cervino nel 1994. Poi arrivò l’Himalaya ed il Karakorum. Oggi Catherine si occupa di editoria dopo aver fondato la casa editrice Les Éditions du Mont Blanc.
PERFORMA X PRO ACQUISISCE EVENT FABRICS L’azienda di Hong Kong Performax Pro, con oltre vent’anni di esperienza nel settore tessile, ha acquisito la tecnologia eVent Fabrics, ottenendo l’esclusiva mondiale su tutti i beni e le vendite relative a membrane e tessuti eVent. La mediazione è avvenuta tramite Parker Performance Materials che possedeva il marchio dal 2017. Performax Pro ha creato due entità distinte che ne seguano il marketing e le operazioni commerciali: nascono eVent International LLC con sede a Hong Kong e eVent Technology LLC con sede negli Stati Uniti. Il cambio di proprietà non condizionerà la produzione relativa agli impianti della Parker. L’azienda di Hong Kong proseguirà anche nella produzione di tutte le membrane eVent ePTFE negli Stati Uniti.
SALOMON RUNNING MILANO: L A C O R SA TO R N A P R OTAG O N I STA Domenica 27 settembre 2020 vedrà la partenza della Salomon Running Milano 2020 al grido di “Don’t Stop MI Now”. Il capoluogo lombardo chiamerà a sé 4.000 runner che non vedono l'ora di tornare a gareggiare dopo mesi di restrizioni. Con la fine del lockdown, Salomon attraverso la campagna #TimeToPlayAgain ha dato il proprio contributo cercando di coinvolgere il grande pubblico, suggerendo il piacere più autentico dello stare all’aria aperta. Ora è il momento di ritrovarsi, fissare il pettorale e rimettersi nuovamente in gioco. L'urban trail si svilupperà intorno a CityLife, dove saranno attivate tutte le misure Ministeriali previste per la salute dei concorrenti per quanto riguarda il Covid.
V F C O R P O R AT I O N : I L P R I M O C O N C E P T S TO R E M U LT I M A R CA DEBUTTERÀ IN AUTUNNO A MILANO Dopo quasi due anni di lavoro, VF Corporation annuncia l’apertura, a Milano, del primo concept store multimarca che segue l’apertura del business hub di Soho (Londra) e segna una nuova tappa nel percorso di espansione dell’azienda. Un grande spazio di 2.000 mq ricavato all’interno di Palazzo Cantù, storico edificio dell’800 in via Orefici, oggetto di un intervento di riqualificazione che vanta una certificazione Leed Gold. Al piano terra ospiterà la sezione Lab dedicata alle collaborazioni più esclusive, capsule collection e presentazioni in anteprima. Al primo livello saranno posizionati i negozi dei tre marchi di punta: The North Face, Timberland e Napapijri.
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ai159551572582_2020_Travel02_Advertisement_210x265mm_LIZARD_IT.pdf
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23.07.20
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THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
A FAI DELLA PAGANELLA TORNA ORME , IL FESTIVAL DEI SENTIERI Il padre dell’ambientalismo, Henry David Thoreau, diceva che la salvezza del mondo è nella natura selvaggia. È questa idea di “ritorno” lento alla natura che ispira anche la terza edizione di ORME Festival dei sentieri, che si terrà nei boschi di Fai della Paganella dal 11 al 13 settembre. La formula è semplice: portare nei boschi la musica, la cultura, il teatro, l’arte e soprattutto la voglia di vivere emozioni lì dove, se si sa ascoltare, non mancano mai. Ma quello più battuto a ORME 2020 sarà il sentiero della consapevolezza: ogni evento sarà organizzato per piccoli gruppi, per “regalare” un frammento di Fai della Paganella in una vera e propria fusione tra uomo e territorio.
ISPO SHANGHAI 2020, SETTORE OUTDOOR
OTTIMI
SEGNALI
DI
RIPRESA
DAL
Con quasi 18.000 visitatori (un aumento del 14% rispetto all’anno precedente) ISPO Shanghai 2020 si è dimostrato un punto di partenza per la ripresa del settore dopo la pandemia. Un totale di 350 espositori, oltre 50 forum ed eventi interni che hanno soddisfatto ampiamente le aspettative degli organizzatori. Crossover key opinion leader (KOL) e influencer sportivi invitati alla kermesse hanno registrato il loro tour dal vivo attraverso forme di streaming digitale, ottenendo un seguito di oltre 20 milioni di follower. Outdoor Lifestyle Village, ISPO Sports Fashion Zone e Tracker’s Show hanno invece offerto a professionisti e appassionati la possibilità di osservare i prodotti in diversi scenari.
VIBRAM SOLE FACTOR MOBILE LAB, IL TOUR VIBRAM DIV E NTA V I RTUALE Vibram Sole Factor Mobile Lab, on the road dal 2015, non si ferma, ma cambia dimensione. Il progetto dedicato alla customizzazione delle performance della scarpa attraverso l’applicazione di una suola Vibram diventa virtuale e annuncia tante novità per gli utenti che vorranno provare in prima persona le tecnologie Vibram e diventare dei veri tester. Il servizio sarà accessibile via web e darà modo alle persone di provare le tecnologie Vibram sulle proprie calzature e di fornire il proprio feedback a seguito di una serie di test che metteranno alla prova le performance delle suole targate con l’ottagono giallo.
I L G R U PP O O B E RALP I N AU G U RA I L PR I M O M O U NTAI N S H O P DELLE DOLOMITI A CAMPO TURES È stato inaugurato a Campo Tures il nuovo Mountainshop Tubris. Il negozio, che dà il via al nuovo format di retail messo a punto da Oberalp, si presenta agli appassionati di montagna con una superficie di 400 mq, negli spazi fino a qualche mese fa occupati da uno storico negozio della Valle Aurina. La particolarità, rispetto ai Salewa Store del Gruppo Oberalp, sarà la presenza, oltre ai marchi tecnici di proprietà della brand house altoatesina (Salewa, Dynafit, Wild Country, Evolv e Pomoca) anche di marchi terzi come Karpos, CMP, Scarpa e Asolo. La filosofia alla base dei nuovi Mountainshop è quella di offrire prodotti e servizi su base locale che rispondano alla vocazione di ogni specifica area montana.
SULLE TRACCE DEI GHIACCIAI: SPEDIZIONE ALPI 2020
IN
PARTENZ A
L’ U L T I M A
Dopo 10 anni il progetto ideato da Fabiano Ventura arriva al traguardo. Dal 24 luglio a metà settembre il team si muoverà dal Monte Bianco alle Alpi Giulie, passando per tutti i più importanti gruppi montuosi italiani, chiudendo un lavoro che ha dato vita al più grande archivio mondiale di confronti fotografici sullo stato di salute dei principali ghiacciai del Pianeta. La ricerca iconografica necessaria alla selezione delle immagini storiche, iniziata oltre un anno fa, ha coinvolto circa 70 archivi fotografici per oltre 100 fondi tra musei, fondazioni, società geografiche, biblioteche nazionali e civiche di tutta Europa.
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BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O
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1.BANG & OLUFSEN
2.DANNER
3.GARMIN
B E O P L AY E 8 3 R D G E N
RIVERCOMBER
FENIX 6 PRO SOLAR EDITION
Ancora più compatti. Ancora più potenti. Beo-
Land crafted, river approved. Una calzatura pronta
Il primo smartwatch GPS di Garmin in grado
play E8 sono gli auricolari in-ear che offrono pre-
a sfidare le diverse situazioni del Pacifico nord-oc-
di sfruttare l'energia solare. Grazie all'innovati-
stazioni da leader di mercato. Design ergonomico
cidentale: sentieri, torrenti, ruscelli e canyon. Ri-
va lente Power Glass e la modalità di gestione
e compatto, vestibilità ottimizzata, connettività
vercomber è una sneaker moderna in grado di
Power Manager, Fenix 6 Pro Solar Edition può
Bluetooth 5.1, un’esperienza di ascolto fluida e
bagnarsi e asciugarsi velocemente, mantenendo i
raggiungere i 14 giorni di autonomia. Il design,
potente. Grazie alla custodia di ricarica wireless,
piedi comodi tutto il giorno quando si è dentro e
che garantisce robustezza e fascino, compren-
questa terza versione garantisce fino a 35 ore di
fuori dall'acqua. Tomaia in maglia Cordura traspi-
de un ampio display da 1,3 pollici. Tra le tante
riproduzione. E con la Transparency Mode basta
rante e resistente alle abrasioni, plantare Ortholite
specifiche da segnalare, la funzione PacePro che
un solo tocco per interagire con il mondo esterno.
a tre diverse densità, suola Vibram Rivercomber.
aiuta a mantenere il passo corretto.
4 . PA R KS
5.KESTIN
6.GRIVEL
BY S TA N DA R D S M A N UA L
NEVIS SMOCK
X MONSTER
Parks, è un libro che racchiude oltre 300 mappe, il-
Prodotto nel Regno Unito e ispirato ai classici
Un attrezzo tecnico pensato per l’arrampicata
lustrazioni e brochure raccolte dal fotografo Brian
camici da alpinismo degli anni '70. Realizzato
sul ghiaccio ed il dry-tooling. Il manico è compo-
Kelley nei parchi nazionali americani. Parte di un
in cotone organico al 100% (cerato a secco) della
sto da una lastra di acciaio dalla curvatura molto
progetto in corso, questo lavoro mette in mostra
storica azienda Halley Stevenson di Dundee. Un
pronunciata, la cui elasticità aiuta gli incastri nel-
quasi un secolo di arte, cartografia e materiali
tessuto leggero con un carattere distinto e vissu-
le fessure. Testa in acciaio forgiata in un pezzo
stampati in una storia visiva avvincente che do-
to, in grado di donare rinomate proprietà di pro-
unico, disponibile in versione paletta o martello.
cumenta gli stili di progettazione grafica. Un’evo-
tezione dal vento e dall'acqua. La vestibilità over-
L’impugnatura, progettata sull’intera lunghezza
luzione che culmina nell’iconico sistema del gran-
size rende Nevis Smock uno strato esterno ideale
per affrontare imprevisti e manovre delicate ed è
de designer italiano Massimo Vignelli, Unigrid.
per giornate meteorologiche imprevedibili.
particolarmente performante nei cambi di mano.
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Any activity, any environment
Thule AllTrail X
Soluzione a tutto tondo per le persone attive che dividono il proprio tempo libero facendo escursioni, viaggiando e muovendosi nelle cittĂ , la collezione Thule AllTrail X offre una versatilitĂ senza eguali per affrontate al meglio qualsiasi avventura. Costruiti con tela di cera riciclata al 50%, questi zaini durevoli e resistenti offrono massima comoditĂ sia durante le escursioni, sia per un utilizzo quotidiano.
Per maggiori informazioni contattare Panorama Diffusion Tel:0472201114 - Sito web: www.panoramadiffusion.it
BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O
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7. T E N T B O X
8 . F I R E & F L AVO R
9.KUPILKA
CARGO
HERO GRILL SYSTEM
CUTLERY SET
Costruita per l'avventura, Cargo è la rooftop tent
Hero Grill è un modo innovativo e semplice per
Kupilka è un marchio finlandese di eco dishware
realizzata in alluminio a nido d'ape. Viene fornita
gustare i tuoi piatti alla griglia sempre e ovun-
in grado di offrire un tocco nordico ai tuoi mo-
con una serie di barre portapacchi ed un proprio
que. Basta accendere i pods in carbone Hero
menti all’aria aperta. Must have della collezione
set di guide per ogni genere di accessorio. Le pa-
Lavalite presenti nella confezione (a base vege-
è questo set composto da forchetta, coltello, cuc-
reti in tela ripstop hanno un rivestimento esterno
tale, a bassa emissione di COV e compostabili),
chiaio e cucchiaino da tè, dal peso complessivo
in PU e cuciture rinforzate con uno strato di sili-
farli scorrere sotto la griglia e attendere una
di appena 56 g. Le posate sono realizzate con un
cone che garantisce la massima impermeabilità. È
decina di minuti. Il set è racchiuso all’interno
bio-materiale a base legno utilizzando un proces-
dotata di apertura laterale e frontale, materasso in
di una comoda custodia per il trasporto che in-
so EKOenergy. Ogni articolo invecchia magnifica-
memory foam ed una scala telescopica da 230 cm.
clude spatola di bambù, termometro e tagliere.
mente mantenendo inalterate le sue qualità.
1 0 .V I C T O R I N O X
1 1.ORTOVOX
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Zaino tecnico da alpinismo per escursioni di
Versatile, comoda, performante e protettiva.
più giorni in alta montagna. È estremamente
Per avvicinamento tecnico, vie ferrate ed escur-
leggero e particolarmente funzionale grazie
sioni su sentieri di montagna. Tomaia in pelle
al nuovo sistema dorsale Swisswool Tec-Knit
scamosciata idrorepellente con lingua e colla-
per la gestione della temperatura. Il coperchio,
rino in materiale elastico, suola Dynamis LB in
completamente rimovibile o stivabile, ha una
Lite Base Technology Vibram con battistrada in
nuova struttura a triangolo che consente un
mescola aderente Megagrip, allacciatura Exten-
perfetto posizionamento della corda. Il peso
ded Lacing di derivazione climbing per la mas-
totale di 1200 g può essere ridotto a 780.
sima personalizzazione di calzata.
EXPLORER SWISS EDITION 2020
SPIRIT
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Una testimonianza d'amore per la propria terra. Explorer Swiss Spirit è il multiuso che rende omaggio, anche graficamente, a tutto ciò che è svizzero, celebrando i più noti simboli nazionali: dalle Alpi al formaggio, dal cioccolato agli orologi; tutti meticolosamente ricreati. Un modello commemorativo a tiratura limitatissima con lente d’ingrandimento e altre 18 funzioni aggiuntive.
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KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O
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1.FILSON X NOMAR MESH GO BAG
2 . JAMES × ELYSE GRAHAM DUVAL KNIFE
3 . MONTANE X BMC JAM HOODIE PULL-ON
Le Brailer bags di Nomar sono uno standard di riferimento nel settore ittico, utilizzate da quasi 40 anni per trasportare il pesce in modo rapido, sicuro e semplice. Il brand di Homer, Alaska, riutilizza lo stesso concetto in questa Go Bag per Filson: un intreccio di mesh completato da robuste maniglie rinforzate in ripstop ed un fondo anti-goccia in tela cerata. L’etichetta Original Alaska Outfitters e la rilegatura sul bordo superiore completano il design.
Spinti dal comune desiderio di fondere estetica e funzionalità, The James Brand e l’artista Elyse Graham hanno unito le forze creative per una straordinaria collezione che sperimenta meta-materiali ottenuti da blocchi di resina. Il risultato? Un coltello tascabile unico e irriproducibile. Apertura front flipper, elegante lama in acciaio inossidabile da 2.6", corpo in lega di titanio, chiusura Frame Lock.
Montane si unisce al British Mountaineering Council per una partnership che guarda al mondo dell'arrampicata. Jam Pull-On, parte di questa collezione, è una felpa con cappuccio (leggera, elastica e non ingombrante) realizzata in tessuto Thermolite dall’eccellente rapporto peso/calore. Montane donerà il 5% delle vendite di questa unione al progetto Moors For The Future, contribuendo a ripristinare le brughiere britanniche.
4 . KULSHAN BREWING X TRANSITION BIKES SESSION IPA
5 . SATISFY RUNNING X NORDSTROM MOTH EATEN MUSCLE TEE
6 . EVOLV X BRAIN DEAD ZENIST CLIMBING SHOE
Party In The Woods è la birra perfetta per celebrare le tue avventure estive dopo una lunga giornata di mountain bike. Una Session IPA da 5.5 gradi prodotta con un luppolo Mandarina Bavaria che le dona un piacevole aroma fruttato. Nata dalla partnership tra il birrificio Kulshan Brewing ed i ragazzi di Transition Bicycle Company, noti per aver creato alcune delle feste più leggendarie del settore.
Per celebrare il lancio di Concept 010: Activate, la company francese Satisfy ha progettato un'esclusiva capsule con Nordstrom, storico retailer nato a Seattle nel 1901. Tessuti e stili che mirano a mantenere fresco l’Endless Runner dalla calura estiva. Moth Eaten è una maglietta con maniche a taglio vivo, in morbido cotone pettinato, caratterizzata da buchi di ventilazione strategicamente posizionati. Include una piccola tasca portachiavi.
Il marchio californiano Evolv, in collaborazione con la climber prodigio Ashima Shiraishi ed il celebre collettivo guidato da Kyle Ng, ha presentato una rivisitazione del modello Zenist nato per promuovere la diversità e l'inclusione nel mondo dell’arrampicata. Il 100% del ricavato della prevendita sarà destinato a cinque diverse organizzazioni che lavorano per rendere questo sport accessibile anche alle comunità emarginate.
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KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O
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7. SUPREME X THE NORTH FACE CARGO JACKET
8 . ARTICHOKE X ARCH-INDUSTRY BACKPACK
9 . NIKE X UNDERCOVER ISPA OVERREACT
Supreme e TNF hanno lanciato il secondo drop della collezione SS20. La linea, che prende il nome Cargo Series, comprende giacche, vest, cappellini, portachiavi, pantaloni e borse declinate in 3 differenti colorazioni che mettono in risalto il look utilitaristico adottato per questa capsule. Ciascun articolo si contraddistingue per l’utilizzo di materiali tecnici, numerose tasche e gli immancabili e vistosi co-branding.
Dall’incontro di due realtà artigianali italiane nasce questo zaino per gli amanti delle avventure all'aria aperta. Un’edizione limitatissima, realizzata interamente a mano, che unisce il design ed i materiali di Artichoke (le vele dismesse) al comfort degli zaini da trekking di Arch-Industry. Un modello caratterizzato da una struttura ergonomica con l’aggiunta di gadget e tasche che consentono di avere tutto il necessario a portata di mano.
L’edizione digitale della Paris Fashion Week ha dovuto fare a meno di grandi show e celebrity, ma non ha lesinato sulle collaborazioni a sorpresa, come il nuovo capitolo tra Nike e la maison di Jun Takahashi. La sneaker ISPA OverReact si concentra per la prima volta su un modello ISPA, la divisione di ricerca tecnologica più avanzata di Nike. Non soltanto un rebranding, ma una vera e propria modifica strutturale.
1 0 . MOLLYJOGGER X CCC LEGACY BANDANA
1 1 . NATIVE UNION X MAISON KITSUNE JUMP+ POWERBANK
1 2 . NEEDLES X SUICOKE THONG GETA SANDALS
Durante la Grande Depressione, quasi tre milioni di giovani disoccupati lasciarono le loro case per dedicarsi alla conservazione del patrimonio naturale statunitense, piantando quasi tre miliardi di alberi e ridefinendo la struttura degli attuali parchi nazionali. Il Civilian Conservation Corps fu il più ambizioso programma del genere mai sviluppato. Parte dei proventi di questa bandana in 100% cotone sono destinati al National CCC Worker Statue Program.
Dal multiforme marchio parigino Maison Kitsune e Native Union nasce un'audace capsule di accessori tecnici adatti allo stile di vita moderno. Soluzioni che fondono moda e tecnologia, rivisitate in modo giocoso con colori sorprendenti e l'iconico logo Fox Head. Liberatevi da qualsiasi emergenza di ricarica con questo powerbank da 12.000 mAh in grado di alimentare fino a 3 dispositivi contemporaneamente. Rifinita in silicone.
Riproponendo la partnership della scorsa estate, Suicoke e Needles, marchio fondato da Keizu Shimizu, proprietario del leggendario distributore Nepenthes, tornano ad omaggiare la tradizione giapponese con nuove versioni del sandalo infradito geta-inspired. Protagonista ancora una volta la suola Vibram Wurstel progettata per consentire l’incastro e ridurre gli spazi di stoccaggio. Incluso un sacchetto contenitore a motivi coordinati.
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ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
˜ MAMMUT CELEBRA LA SUA MILIONESIMA T- S H I R T C O 2 F R E E I N C O T O N E B I O L O G I C O Come parte integrante della sua strategia We Care, Mammut è impegnata nella produzione sostenibile e responsabile: durante gli ultimi dieci anni, la stretta collaborazione con Remei nel settore del cotone biologico ha sempre avuto questo obbiettivo. In questo periodo di tempo il marchio svizzero e il suo partner hanno prodotto oltre 1,5 milioni di magliette in tessuti sostenibili bioRe. La produzione di t-shirt a emissioni zero di CO2 è iniziata nel 2013, ora per le due società svizzere è arrivato il momento di celebrare la milionesima t-shirt CO2 free. In tutto il mondo, bioRe rispetta i più elevati standard di qualità e cura nella coltivazione del cotone biologico e nel commercio equo-solidale.
A D I DA S , E N T R O Q U AT T R O A N N I T U T T I I PRODOTTI SARANNO SOSTENIBILI AL 100% Adidas ha presentato un video celebrativo per l’anniversario quinquennale della partnership con l’organizzazione ambientalista Parley for the Oceans. All’interno del video, il brand tedesco ha annunciato l’obiettivo di voler rinunciare completamente al poliestere vergine entro il 2024 a favore di materiali riciclati. La strategia di Adidas si muoverà seguendo tre direttrici principali: il prosieguo della partnership con Parley, la creazione di un ciclo produttivo che permetterà ai materiali di recupero di essere riciclati più e più volte e l’istituzione di un secondo loop sulla rigenerazione che sfrutti materiali organici naturali per la creazione di tessuti e cuoio che possano sostituire la plastica.
C O N L A PA N D E M I A R E C U P E R AT I 1 4 A N N I D I EMISSIONI DI CO2 Dall’inizio di marzo, con le prime immagini che mostravano la riduzione delle emissioni provocate dagli effetti del Covid-19, in molti hanno capito che questa crisi avrebbe potuto toccare anche il tema del
cambiamento climatico. Nonostante questo, le questioni relative alla carbon neutrality, fondamentali per poter adottare politiche efficaci, restano spinose e di difficile accesso. A seguito delle restrizioni agli spostamenti e alle attività produttive causate dalla pandemia, le emissioni di anidride carbonica sono diminuite ai livelli giornalieri globali del 2006, ma questo breve periodo di stallo non sarà in grado, da solo, di influenzare più di due secoli di emissioni di anidride carbonica.
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RAB ELIMINA TUT TI I SACCHET TI DI PLASTICA DAGLI ORDINI WEB UK Rab, brand outdoor di abbigliamento da montagna tecnico e di alta qualità, porta avanti il suo impegno nel cercare di ridurre la plastica monouso nella sua filiera. All'inizio del 2020 ha rimosso i sacchetti di plastica dagli ordini online relativi al Regno Unito. La risposta dei consumatori è stata straordinariamente favorevole. Non solo non sono aumentati i resi, ma i clienti hanno manifestato di apprezzare la scelta fatta attraverso feedback decisamente positivi. Finora, Rab ha risparmiato oltre 100 kg di sacchetti di plastica che verranno riutilizzati o riciclati. Inoltre proseguirà nella direzione intrapresa servendosi di pacchi più piccoli per le spedizioni, che utilizzano quindi meno risorse.
L A F U M A E N T R A N E L L’ O R G A N I Z Z A Z I O N E 1% FOR THE PLANET Lafuma conferma il suo impegno nella tutela dell’ambiente e quello verso il tema della sostenibilità. Una responsabilità che si affianca all’Operazione Montagna Responsabile, di cui è promotrice, e che finora ha permesso di raccogliere 30 tonnellate di rifiuti nel contesto della Mer de Glace. La volontà del marchio francese è quella di devolvere il budget dell’evento 2020 alle organizzazioni riconosciute da 1% for the Planet. Lafuma destinerà inoltre l’1% del fatturato della sua gamma Equipment (zaini, sacchi a pelo, accessori) alle associazioni partner per rafforzare l’impatto sul territorio e supportare le iniziative locali.
P R I M A LO F T E F I B E R PA R T N E R PROGET TO PRIMALOFT BIO
INSIEME
NEL
PrimaLoft ha annunciato un accordo con Fiberpartner, fornitore globale di fibre in fiocco, filati tecnici e plastici. Obiettivo? Consentire a Fiberpartner di sviluppare la tecnologia PrimaLoft Bio in nuovi settori. Thomas Wittrup, CEO di Fiberpartner, afferma: “C’è una domanda crescente di poliestere biodegradabile e consideriamo la tecnologia di PrimaLoft una svolta rivoluzionaria. Le fibre in fiocco prodotte con PrimaLoft Bio saranno sviluppate per integrare la normale fibra di poliestere in una grande varietà di applicazioni”. La rivoluzione portata da PrimaLoft Bio consiste in fibre riciclate biodegradabili al 100% che si scompongono se esposte ad ambienti specifici come discariche, oceani e sistemi di acque reflue.
P E R L A P R I M A V O LTA I N E U R O PA L E R I N N O VA B I L I S U P E R A N O I C O M B U S T I B I L I F O S S I L I Secondo quanto rilevato da un rapporto sul clima Ember nella prima metà del 2020 le energie rinnovabili hanno generato il 40% dell'elettri-
cità dell'Ue-27, sorpassando per la prima volta i combustibili fossili, che si fermano al 34%. Questo ha fatto diminuire le emissioni di CO2 del settore energetico del 23% per lo stesso periodo. L'energia rinnovabile è aumentata dell'11% nella prima metà del 2020 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Ciò è stato trainato dalla crescita dell'eolico e del solare (rispettivamente dell'11% e del 16%), con nuove installazioni e condizioni favorevoli durante un inizio anno mite e ventoso.
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Gore-Tex & Provviste TEXT DENIS PICCOLO PHOTO NICK PESCETTO
La nostra avventura parte ufficialmente da Tarvisio, in Friuli-Venezia Giulia, il 25 luglio, con un cammino dedicato alla scoperta della Malga Montasio. Ad accompagnarci è una guida esperta che ci racconta in modo approfondito del territorio ed i suoi prodotti caseari d’eccellenza. L’esperienza che stiamo vivendo fa parte del progetto “Provviste” che porta a vivere la natura e la convivialità, fruire di spazi sicuri e trovare nuove connessioni che raccontino i viaggiatori di questa nuova epoca. “Provviste” riunisce persone, esperti di vari settori e menti creative per camminare e parlare in modo efficace e pervasivo, condividendo idee, scoprendo nuovi punti di vista e seminando sempre delle tracce nuove. Queste stesse tracce diventeranno racconti, podcast, video e contenuti da condividere per far vivere a chiunque questa straordinaria avventura, in modo da ispirare appassionati e viaggiatori lenti verso i più bei cammini d’Italia. Il cuore del progetto è il turismo sostenibile e nasce per raccontare e promuovere l’attività dei cammini, in compagnia di altri appassionati di vita all’aria aperta, degustando del buon cibo. L’idea è di Martina Liverani, fondatrice del magazine indipendente Dispensa, dedicato interamente a parole e foto che raccontano il cibo e chi lo produce. Il nome scelto, di per sé, già dice tutto. Proprio come una riserva di viveri e altri beni messi da parte in vista di future necessità, “Provviste ci accompagna” nel corso della giornata con storie, piccoli eventi, progetti ad hoc in collaborazione con realtà mosse dalla stessa voglia di scoperta, in una dimensione naturale e a misura d’uomo. Luoghi che ci fanno sentire a casa lontano da casa. Gore-Tex è partner ufficiale di “Prov-
viste”, una scelta mirata per declinare a livello locale la nuova strategia di sostenibilità che riflette l’impegno a lungo termine dell’azienda. Ridefinire le prestazioni, oltre alle caratteristiche tecniche del prodotto, prolungandone la vita a vantaggio sia delle persone che del pianeta. Sostenibilità e iniziative volte a massimizzare il valore per la società che creiamo sono temi fondamentali per Gore-Tex, uniti al costante impegno del brand a lavorare per ridurre al minimo l’impatto ambientale delle proprie attivi-
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tà e dei propri prodotti. La nostra avventura giornaliera sta volgendo al termine, ma niente paura. I cammini di “Provviste” in partnership con Gore-Tex non si fermano qui. Il progetto è aperto ed in continua evoluzione, e vedrà, dal 18 settembre, camminare insieme i maggiori retailer outdoor in 25 località tutte da scoprire, tutti mossi dalla stessa voglia di esplorare, guardare, assaporare e condividere. Un vero e proprio inno alla scoperta, alla lentezza, al piacere del buon cibo e all’ottima compagnia.
AGILITY FOR THE WILD ONES
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Deuter Guide Lite 22 SL B Y S I LV I A G A L L I A N I
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euter aveva sicuramente in mente gli ambiziosi professionisti della montagna quando ha ideato il nuovo zaino Guide Lite 22 SL. O forse sarebbe meglio dire le ambiziose. La sigla SL, infatti, distingue gli zaini della collezione Deuter sviluppati per il fisico femminile e la lunghezza del dorsale dello zaino è studiata specificamente per la fisionomia delle donne. La schiena femminile, infatti, è più corta di quella dell’uomo. Il sistema di trasporto del modello SL è quindi un po’ più corto rispetto agli zaini standard di Deuter ma sempre pensato per coloro che amano lanciarsi in avventure nuove con uno zaino estremamente leggero e confortevole, facile da usare e dal design pulito e ridotto all’essenziale ma che non perde in funzionalità.
di peso in più durante le gite di un giorno lasciando a casa il cinturino a pancia removibile. È presente un fissaggio a 3 punti per il punteruolo da ghiaccio, mentre grazie al nuovo supporto, la piccozza rimane ferma e vicina allo zaino. Grazie alle piccole ali sulle attaccature della tracolla, lo zaino si tiene stretto e vicino al corpo ad ogni movimento, anche durante l’arrampicata. Il telaio a U flessibile e teso in Delrin, infatti, fornisce stabilità e una comoda distribuzione del carico. Con un peso di soli 610g, questo zaino assicura proprietà idrorepellenti all'acqua
Lo scomparto principale può essere aperto rapidamente e facilmente con una sola mano utilizzando una chiusura a cordoncino sulla parte superiore dello zaino. Un coperchio riponibile offre una protezione supplementare per i bagagli, anche in caso di pioggia. È inoltre ottimo anche come chiusura per il casco. Presenta un supporto per la corda nella parte superiore dello zaino che è rimovibile e riponibile oltre ad essere semplice e veloce da utilizzare. In aggiunta è possibile risparmiare qualche grammo
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e allo sporco grazie ai materiali ad alte prestazioni ed al rivestimento in DWR (Durable Water Repellency) sicuro per la salute, ecologico e completamente privo di PFC. Questo speciale trattamento superficiale fa rotolare l'acqua all'esterno dei tessuti così mantenendo il materiale asciutto e la natura pulita. Etichetta SOS, porta-occhiali, sistema di trasporto per sci, vano interno portavalori sono solo alcuni dei dettagli aggiuntivi che rendono il Guide Lite 22 di Deuter uno zaino multi-accessoriato e funzionale, adatto a diverse discipline quali escursioni, alpinismo e sci-alpinismo.
„Le esperienze in montagna con i miei genitori, i miei fratelli, mia moglie ed i nostri figli sono per me altrettanto preziose quanto le imprese sulle montagne come il Fitz Roy. Deuter è per me un marchio con un passato - e un futuro!“ MICHI BÜCKERS CON IL TRAIL 30. Michi è una guida alpina certificata e istruttore di sci, nonché ambasciatore del marchio Deuter. La sua carriera sportiva è iniziata però come ciclista agonistico. Oggi la lista degli sport outdoor da lui praticati è lunga e preferibilmente li pratica insieme.
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B Y S I LV I A G A L L I A N I
Giant TCX Advanced Pro: la bicicletta da ciclocross definitiva
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a gamma TCX di Giant vanta un curriculum di tutto rispetto. Innumerevoli vittorie a livello professionistico, campionati del mondo e titoli nazionali. Dalle più prestigiose gare di Coppa del Mondo alle manifestazioni sportive locali, è infatti da anni un pilastro fondamentale delle competizioni di ciclocross di ogni livello. Lanciata sul mercato nel 2003, oggi, per la prima volta dopo il 2015, viene presentata una nuova gamma TCX Advanced Pro totalmente rinnovata che presenta 3 modelli. Per il mercato italiano saranno disponibili i modelli Pro 1 e Pro 2. Realizzata con fibra in composito Advanced-Grade, la nuova Giant TCX Advanced Pro vanta un peso significativamente più leggero rispetto al modello precedente, pur conservando la sua classica rigidità. Il telaio e la forcella sono
stati riprogettati permettendo di arrivare ad un risparmio di 260 grammi. Tutto questo contribuisce a rendere il modello ancora più agile e reattivo su fango, sabbia, asfalto e tratti sterrati. La bici è più veloce in salita, più agevole in fase di accelerazione e ancora più reattiva negli sprint. Il reggisella tondo con un diametro di 30,9 mm permette di alloggiare più standard come il D-Fuse, che assorbe al meglio urti e vibrazioni. In alternativa, grazie alla sezione del tubo verticale, e c’è anche la possibilità di inserire un tubo tradizionale o telescopico. Le nuove e leggere ruote Giant e gli pneumatici tubeless assicurano una migliore aderenza, una guida più fluida ed efficiente e la possibilità di gonfiarli a pressioni più basse riducendo il rischio di forature. La bici presenta dei freni a disco con pinze freno con attacchi flat mount e perni passanti anteriori e posteriori da 12mm, che
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migliorano ancor di più la rigidità ed il controllo nella sterzata su percorsi più tecnici come possono essere quelli da ciclocross. Il modello è stata sviluppato nel corso degni anni dal team di ingegneri Giant che si sono avvalsi del prezioso contributo di rider professionisti del calibro di Lars Boom, campione del mondo nel 2008, Lars van der Haar, nove volte vincitore della Coppa del Mondo, e Joris Nieuwenhuis, vincitore del campionato mondiale Under-23 nel 2016. In tempi più recenti, Giant ha collaborato con nuove generazioni di ciclisti, come il due volte campione nazionale canadese Michael van den Ham, migliorando costantemente i propri risultati fino ad arrivare ad un modello di bici molto versatile, ideale per adattarsi a ogni stile di guida e a ogni genere di terreno.
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MARCO CHIABERGE FERRINO PRODUCT DESIGN & DEVELOPMENT MANAGER ITW BY DENIS PICCOLO
Sulle spalle di Ferrino Ferrino nasce 150 anni fa, nel 1870. In breve tempo diventa leader nella produzione di tende e negli anni ’80 decide di ampliare la propria offerta. Nasce così la sezione backpack, una collezione ben strutturata per rispondere alle molteplici esigenze, che spazia dagli zaini da alpinismo a quelli da trekking e hiking, senza trascurare il trail running e i day packs. Ci racconti il processo di creazione di uno zaino Ferrino? A monte della nascita di un nuovo prodotto c’è un processo strutturato, all’interno dell’azienda, tra le funzioni marketing e commerciali che vanno ad analizzare stagione per stagione quanto la gamma sia ancora centrata rispetto allo scenario competitivo e ai nuovi trend di mercato, per poi decidere se e dove poter inserire un nuovo prodotto. Si progetta quel nuovo prodotto valutando che tipologia di utilizzo debba avere, che tipo di tecnologie, di materiali e infine di posizionamento di prezzo, e si va poi ad inserirlo nella gamma.In seguito, mediante un software 3D, i modellisti creano un campione che viene poi confezionato come testa di serie all’interno del nostro il laboratorio di prototipia interno. Fase integrante della nascita di un nuovo prodotto Ferrino sono i test sul campo, svolti a cura dei nostri ambassador o di guide specializzate che provano il primo prototipo e lo testano per l’utilizzo per il quale è stato concepito, per vedere che effettivamente tutti gli accorgimenti rispondano alle aspettative. Dopo il test sul campo, il prodotto rientra in azienda dove viene eventualmente migliorato in step successivi fino ad arrivare a quello al mix più adatto per la funzionalità che il modello deve avere. Successivamente, i nostri uffici tecnici realizzano il campione finale, tutte le schede tecniche e la documentazione necessaria per l’ingegnerizzazione del prodotto, per poi, infine, andare in produzione. Dall’alpinismo al day pack. Ci fai una panoramica della linea zaini Ferrino? La proposta zaini Ferrino è struttu-
rata per rispondere in modo specifico ad ogni tipo di attività outdoor ed è suddivisa in diverse categorie. High Lab: prodotti che hanno come target alpinismo e spedizioni, con tecnologie e dotazioni innovative. Proponiamo tre serie di zaini. Quelli 100% impermeabili grazie alla tecnologia H-Dry. Gli zaini che utilizzano il tessuto Dyneema, leggerissimo ma estremamente robusto. Infine i modelli “SAFE” ovvero quelli con sistemi di protezione in caso di valanga. Mountaineering: zaini per l’alpinismo in cui abbiamo due sotto categorie, una proposta estremamente leggera per l'utilizzo invernale e un’altra invece più trasversale per un utilizzo alpino 4 season. Trekking: modelli con litraggio superiore a 50 litri e massima capienza tra 90 e 100 litri. Sono zaini robusti, confortevoli ed aerati, con multi tasche per una facile organizzazione del carico e un sistema che permette di poter accedere velocemente a tutti gli scomparti. Hiking: la proposta Ferrino va incontro ad un tipo di utilizzatore che razionalizza pesi ed ingombri per essere leggero e veloce e quindi necessita di uno zaino con litraggio tra 25 e 50 litri, leggero, con un sistema multi tasche e dorso traspirante. Abbiamo due tipologie di schienali uno con bastino in acciaio flessibile DNS (dry net system) e zaini più leggeri con dorso “Hollow Back System”, ovvero composto di spugne pre-formate a differenti densità e canali di aerazione.
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Active: modelli dedicati a chi pratica attività aerobiche. Abbiamo prodotti specifici e dedicati al trail running e altri modelli pensati per attività più trasversali come bici, short trek e corsa. Tra i 5 e i 20 litri, estremamente leggeri e con dotazioni specifiche per l’active. Day pack: prodotti studiati per l'utilizzo nella vita di tutti i giorni. Estremamente semplici ma con dotazioni smart come organizer, tasche imbottite per il trasporto di device e tasche interne di sicurezza per riporre portafogli e documenti. Ci racconti dei modelli di punta e dei tuoi preferiti? I nostri prodotti di punta sono quelli della linea Ferrino High Lab. I miei preferiti sono i modelli Instinct 30+5 e 40+5, che, grazie a delle soluzioni innovative, sono full optional ma estremamente puliti e leggeri. Sono inoltre affezionato alla linea “SAFE” perché è frutto di un lungo lavoro di ricerca con un team composito di partner che ci ha permesso di riuscire ad integrare, in un’unico zaino, l’airbag, il respiratore Ferrino Airsafe e la piastrina Recco, consentendo così all’utilizzatore travolto in valanga il massimo livello di protezione. Siamo estremamente soddisfatti del risultato perché siamo stati il primo brand al mondo ad integrare tre tecnologie in un’unico modello. Successivamente è diventato oggetto di un progetto di ricerca indipendente a cura dell’Eurac Research di Bolzano che ha portato il prodotto ad essere raccomandato nelle linee guida della US Wilderness Society per gli incidenti in valanga.
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Parlando invece del 2021, ci saranno delle novità particolari? Per la proposta SS2021 Ferrino ha lavorato soprattutto per implementare l'offerta di zaini Hiking per utilizzo “Fast Backpacking”. I nostri due modelli di punta, Finisterre e Agile, sono stati migliorati in termini di proposta colori e di litraggi, sia nella versione Unisex che in quella Woman. Gli zaini si tingono di rosa grazie ad ergonomie e design differenti per il corpo femminile. Come cambiano i vostri zaini da donna rispetto ai modelli simili da uomo? Ferrino è da sempre attento a proporre una gamma dedicata alle donne. È importante sottolineare che la proposta “woman” non riguarda semplicemente una scelta cromatica. L’ergonomia della donna è differente rispetto a quella dell’uomo, quindi abbiamo studiato degli schienali appositi, lavorando attentamente sulla sagomatura e sui i tipi di imbottiture differenziandole fra spallacci e fascia a vita, in modo che si adattino perfettamente alla fisionomia femminile. Lo zaino è diventato un elemento fondamentale nell’attività outdoor. Come si sono evoluti gli zaini negli ultimi 10 anni? Negli ultimi 10 anni gli zaini si sono evoluti su 3 differenti fronti. Materiali sempre più innovativi hanno permesso di alleggerirne il peso senza andare a compromettere la robustezza. Inoltre, nuove tipologie di imbottiture, mesh e strutture portanti, hanno aumentato il livello di traspirazione e comfort. Infine, in ambito invernale, è stato fatto un grande lavoro di studio di nuovi device per aumentare le probabilità di protezione e sopravvivenza in caso di valanga.
Vaude Non chiamatela “solo” sostenibilità BY SABRINA COMI
Criteri di produzione eco-friendly, materiali riciclati e alternativi, responsabilità sociale. Ecco cosa intende Vaude quando si parla di responsabilità ambientale e sociale. Stabilire se un prodotto è sostenibile non è pura teoria, ma la risposta a rigidi criteri. Oggi il mondo dell’outdoor può far riferimento a certificazioni internazionali, a controlli puntuali e standard globali condivisi, ma è un processo che ha avuto bisogno di tempo per affermarsi e riuscire a regolamentare un intero settore di mercato.
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C’è un brand che è stato pioniere in questo processo riuscendo già nel 2010 a dare garanzia sugli aspetti eco-friendly dei propri prodotti: l’azienda è la tedesca Vaude che da sempre fa della sostenibilità il proprio focus creando prodotti da materiali sostenibili e impiegando metodi di produzione attenti alla conservazione delle risorse. Questo sistema di classificazione per i prodotti outdoor “amici dell’ambiente” creato proprio dal brand si chiama Green Shape e oggi, a distanza di dieci anni, rappresenta una vera e propria garanzia per tutte le collezioni del marchio. Fondata nel 1974 da Albrecht von Dewitz a Tettnang nel Baden-Württemberg, a pochi chilometri del Lago di Costanza, l’azienda è oggi gestita dalla figlia Antje, CEO di Vaude che a febbraio è stata nominata vicepresidente dell’European Outdoor Group. _ CERTIFICATO AL 100%
Appena nato, il criterio Green Shape includeva i materiali, ma non l’intero processo di produzione. Oggi parlare di sostenibilità vuol dire fare riferimento a un ventaglio di aspetti molto più ampio e per questo anche la certificazione di Vaude ha cambiato i suoi requisiti introducendo all’interno anche il controllo dell’intero ciclo di vita del prodotto. Questo viene esaminato in tutti i suoi processi, incluso il disegno, considerando materiali usati, i macchinari per la produzione, l’uso, la manutenzione del prodotto e il potenziale riciclo e smaltimento in accordo con l’ambiente. Inoltre, il criterio Green Shape è stato esteso per includere anche l’uso di metallo, schiuma e plastiche utilizzati nella produzione di tende, zaini e scarpe. L’obiettivo era arrivare a certificare le collezioni nelle linee outdoor e mountain bike a partire dal 2018, al fine di poter monitorare il miglioramento produttivo a livello anche globale. Di recente Vaude ha analizzato i risultati del progetto biennale su larga scala “Gestione ambientale nella filiera di produzione” per fare in modo di assicurare alti standard ecologici e sociali per i fornitori di materiali: il progetto pilota era nato con lo scopo di sensibilizzare i propri clienti asiatici circa le questioni relative alla tutela ambientale, la gestione dell’energia e delle emissioni. I risultati sono stati tangibili in tutti i passaggi della produzione: hanno infatti portato al risparmio di 550 tonnellate di rifiuti, 5.500 metri cubi di acqua e 18 milioni di kWh di energia elettrica. Inoltre, le emissioni di CO2 hanno subito una riduzione di 5.000 tonnellate annue.
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Appena nato, il criterio Green Shape includeva i materiali, ma non l’intero processo di produzione. Oggi parlare di sostenibilità vuol dire fare riferimento a un ventaglio di aspetti molto più ampio e per questo anche la certificazione di Vaude ha cambiato i suoi requisiti introducendo all’interno anche il controllo dell’intero ciclo di vita del prodotto.
* G LO B A L R E CYC L E D S TA N DA R D (GRS)
_ PRODURRE GREEN
Resta ineluttabile, che Vaude sia un’azienda che produce attrezzature e abbigliamento tecnico per la montagna, l'escursionismo e il ciclismo sportivo. Ciò che la differenzia sta nella scelta di sviluppare prodotti tecnici, all’avanguardia, fornendosi di materiali di alta qualità, con l’ambizioso obiettivo di aumentare in misura significativa la percentuale di materiale riciclato nella gamma di prodotti outdoor passando dal 45% attuale (collezione estate 20) al 90% entro il 2024. Tra le novità presentate per la SS21, per esempio, la Elope Jacket rende la sostenibilità “indossabile” visto che è realizzata in larga parte con materiali riciclati ecosostenibili. Il resistente tessuto esterno è costituito per il 100% da poliestere riciclato, mentre per l’imbottitura vengono utilizzate esclusivamente materie prime riciclate. “Con l’utilizzo di materiali riciclati possiamo contribuire a riutilizzare materie prime preziose, a ridurre le emissioni nella produzione e a sfruttare nel complesso meno materie prime di origine fossile”, il commento del CEO Antje von Dewitz. Questo vuol dire utilizzare materiali e filati alternativi, come quello dei nuovi pantaloni da trekking Skarvan Biobased Pants in poliammide di origine biologica PA 6.10, costituito per il 62% da olio di ricino. “Le bioplastiche sono relativamente nuove nel settore dello sport, in particolare per quanto riguarda i tessuti. Grazie all’innovativa fibra tessile in biopoliammide, introduciamo per la prima volta sul mercato un’alternativa sostenibile con migliori caratteristiche di performance”, così dice René Bethmann, Innovation Manager.
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Tra le novità presentate per la SS21, per esempio, la Elope Jacket rende la sostenibilità “indossabile” visto che è realizzata in larga parte con materiali riciclati ecosostenibili.
_ U N BUSIN ESS A (ALTO) LIVE LLO U MANO
Quello di prendersi delle responsabilità sociali e ambientali è un requisito diventato ormai imprescindibile per un’azienda che opera nel mercato dell’outdoor (e non solo). Ne deriva un equilibrio tra sostenibilità e responsabilità sociale in una sorta di bilancio che Vaude ha recentemente pubblicato con il nome di Benessere Comune e che misura il successo imprenditoriale non solo in termini di guadagno economico, ma anche in termini di contributo al bene comune. Ciò include dignità umana, solidarietà, sostenibilità ecologica, giustizia sociale, partecipazione democratica e trasparenza. Vaude è un’azienda pioniere dell’Economia del Bene Comune (ECG), un’iniziativa impegnata del ripensare l’economia a vantaggio del bene comune, che l’ha valutata in accordo con il nuovo standard 5.0 definendola “una compagnia modello in termini di personificazione dell’essenza dell’Economia del Bene Comune”. Come membro della Fair Wear Foundation (FWF), dal 2010 Vaude si è impegnata ad avere delle giuste condizioni di lavoro nei suoi impianti di produzione. Nell’ultima revisione della certificazione, l’azienda ha raggiunto il miglior posizionamento fra tutte le società dello stesso gruppo, sottolineando la sua posizione di “Leader” ricevendo il Best Practice Award.
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Quello di prendersi delle responsabilità sociali e ambientali è un requisito diventato ormai imprescindibile per un’azienda che opera nel mercato dell’outdoor (e non solo).
BY SABRINA COMI
Lizard agilità su tutti i terreni Lizard nasce nel 1992 lanciando sul mercato il concetto di sandalo sportivo. Ma dietro a questa geniale intuizione, ci sono molti anni di storia e tradizione.
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Trento, nel cuore delle Dolomiti, nel 1992 è nata Lizard, un'azienda che da sempre influenza la creazione di scarpe e sandali sportivi comodi e pratici. Un concetto particolare quello che vede accostati i due aspetti di calzatura “aperta” e insieme sportiva, capace di stupire fin dalla sua creazione. Il successo del brand è dipeso dalla sua capacità di colmare un vuoto di prodotto con una risposta efficace ed innovativa. Inoltre, l'evoluzione negli anni di Lizard ha portato ad allargare la propria gamma prodotto, introducendo anche calzature per il mondo travel e lifestyle seguendo il principio secondo il quale i mondi della performance e dello stile stanno diventando sempre più ibridi e in commistione. Struttura leggera, presa imbattibile, massimo comfort e, soprattutto, una sensazione di camminata naturale sono i principi guida per la creazione di calzature per l'outdoor, i viaggi e gli spostamenti in città. Dal 1 febbraio 2019 il brand trentino è stato acquisito da Scott Sports, le cui filiali e i distributori hanno cominciato a gestirne le vendite e i servizi ai clienti, la sua organizzazione ha permesso di portare parte della produzione in Asia e la sua rete a vendere a livello globale. Ma dietro la storia di questa azienda c'è molto di più, ovvero il savoir faire calzaturiero italiano, tramandato per diverse generazioni in una ricerca continua di evoluzione e innovazione. La storia di una famiglia e della sua voglia di ricercare novità, coraggio di azzardare e consapevolezza della propria responsabilità nei confronti del mondo
in cui viviamo. Parla Luca Pedrotti, CEO di Lizard. Lizard viene fondata nel 1992, eppure la famiglia Pedrotti tramanda la sua passione per le calzature da quasi un secolo. Ci racconti la storia di questa genesi? Ci vorrebbe un libro non un’intervista. Ma cercando di sintetizzare, si è trattata della classica storia di un padre che tramanda al figlio la sua professione. E questo per generazioni. Mio nonno calzolaio ha insegnato il mestiere a mio padre quando aveva 7 anni, il quale non voleva saperne di fare scarpe. Poi a conferma del detto “impara l’arte e mettila da parte”, mio padre Alfeo negli anni ’50 in Norvegia si è innamorato delle calzature tradizionali dei lapponi in pelo di foca. Così si è fermato in quel paese per impararne i segreti. Rientrato in Italia nel 1957 ha fondando l’azienda AICAD per produrre le prime calzature da indossare prima e dopo aver sciato (sport che si stava diffondendo in quegli anni). Nel 1986, l’azienda è passata a mia sorella Lille (che in norvegese significa “piccola”) e a me. Abbiamo iniziato la produzione di calzature soft per lo snowboard, uno sport appena nato. In poco tempo le nostre calzature da snowboard a marchio OKAY sono state vendute in tutto il mondo. Ma la vera svolta c’è stata con la creazione del marchio LIZARD nel 1992. L’idea nasce dall’osservazione del mercato: mancava una calzatura outdoor fresca e performante per gente dallo spirito libero. Come ero io allora.
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Ci siamo sempre differenziati dagli altri marchi tipici di calzature outdoor, cercando di essere fedele ai principi ispiratori: leggerezza, agilità e grip tipici della lucertola. Da dove deriva la scelta del nome Lizard? Volevamo un nome inglese, che fosse leggibile e pronunciabile anche da chi non sa l’inglese ma anche con un’attinenza con il prodotto. Lizard in italiano si traduce con “lucertola” ovvero quell’animaletto carino che si muove su tutti i terreni con agilità, leggerezza e grip. Proprio come ti permettono di fare i sandali Lizard..
rato alle proprie capacità. Chi è il vostro pubblico di riferimento inteso come target, genere e stile? Ci rivolgiamo a chiunque visto che tutte le nostre calzature, anche se pensate per l’outdoor, sono adatte ad un uso quotidiano. Ma soprattutto a quei consumatori consapevoli, che mettono comfort e salute del piede tra le priorità nella scelta di una calzatura.
Cosa voleva proporre questo nuovo brand con il suo ingresso nel mondo del mercato outdoor? Lizard è nato con la creazione dei primi sandali sportivi. Ora è un prodotto consolidato, ma nel 1992 è stata una novità assoluta, ricordo ancora le facce stupite dei negozianti quando mostravo loro i primi campioni. L’obiettivo era di proporre agli amanti dell’outdoor la freschezza di un sandalo con la sicurezza di una scarpa. Qualità garantite dai componenti e dal design del prodotto.
Dal 1 febbraio 2019 Lizard entra a far parte del gruppo Scott Sports. Cosa ha determinato tale scelta? Essere piccole realtà diventa sempre più difficile, anche a livello di distribuzione globale. Ci sono delle pratiche burocratiche che richiedono tempo e organizzazione come per quanto riguarda le certificazioni e la gestione dei siti internet. Affidarsi a un gruppo grande e strutturato vuol dire darsi la possibilità di occuparsi solo del prodotto e della sua realizzazione, mantenendo inalterata la nostra filosofia ma permettendole di raggiungere una maggior numero di persone. Questo in ottica di ampliamento di mercato per noi è davvero importante, e Scott ci ha dato questa possibilità, prendendosi in carico la parte gestionale e lasciando a Lizard tutto il reparto di ideazione e sviluppo. Il marchio aveva e ha un grande potenziale, mancava la giusta piattaforma per poterlo esprimere.
A distanza di quasi trent’anni, cosa è cambiato nella filosofia nel brand e cosa è rimasto uguale? I valori fondamentali sono sempre gli stessi: mettere il piede al centro dei progetti, facendo calzature che ne rispettino l’anatomia e la meccanica, realizzare prodotti duraturi, cercare di dare risposte ai consumatori anziché osservare la concorrenza, offrire un grip eccellente su qualsiasi terreno.
Quali sono gli obiettivi di espansione nei prossimi cinque anni? Ci siamo sempre differenziati dagli altri marchi tipici di calzature outdoor, cercando di essere fedele ai nostri principi ispiratori: leggerezza, agilità e grip tipici della lucertola. Questo ci permette di rivolgerci a un pubblico molto più vasto di quello tipico del settore, appassionato di viaggi e dedito al tempo libero a qualsiasi latitudine.
Cosa vuol dire per voi il Made in Italy e che valore aggiunto pensate possa dare al vostro marchio? Sicuramente Made in Italy è un grande valore aggiunto per Lizard, ma in un mondo globalizzato non è possibile concentrare la produzione in un solo paese ed è importante avvicinarsi ai mercati di sbocco. Quello che per noi è centrale è che la progettazione e lo sviluppo avvengano in Italia da parte di persone amanti di outdoor e viaggi avventurosi, e che sono anche i primi utilizzatori e tester dei nostri prodotti.
Quanta importanza viene data al concetto di sostenibilità in Lizard? Sostenibilità è una parola spesso usata a sproposito per puri fini di comunicazione. Noi preferiamo parlare di responsabilità. Cerchiamo di essere responsabili verso l’ambiente nelle piccole cose quotidiane (spegnere le luci quando non servono, usare acqua piovana per la produzione anziché acqua potabile, ecc). oltre alla produzione di calzature durevoli, non usa e getta, che sono uno dei principali fattori di inquinamento.
Ci racconti cosa si intende per “sandalo tecnico”? I nostri non sono semplici sandali. Ogni modello è pensato, progettato e realizzato per essere utilizzato in ambiente outdoor. Con i sandali Lizard si può camminare con sicurezza anche su sentieri impervi, impegnativi e ad alte quote come quelle che si trovano nelle Dolomiti, dove è necessario camminare in modo consapevole, responsabile e commisu-
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From the future B Y S I LV I A G A L L I A N I
Special SS21 preview Il particolare periodo storico che stiamo vivendo ha portato moltissime aziende a scegliere, per la stagione SS21, di non cambiare le proprie collezioni ma replicare le linee di quest’anno. Un modo per sostenere i negozi ed il mercato outdoor in questo momento delicato post Covid. Tuttavia non sono mancati gli sforzi per proporre alcune novità, sia dal punto di vista tecnologico sia di design del prodotto. Ecco una panoramica delle più interessanti!
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Salewa 1. SALE WA ALP MATE
Zaino da hiking per gli escursionisti sportivi. Equipaggiato con il sistema Dry Back Air che riduce la superficie di contatto e favorisce la circolazione dell‘aria sulla schiena. Il design classico e compatto e gli spallacci sdoppiati offrono comfort di trasporto e facile accesso all’attrezzatura.
2. SALEWA ALP TRAINER 2 MID GTX
3. SALEWA ALPINE HEMP HALF ZIP
Storico modello da hiking e trekking riprogettato. Stabile e protettivo, integra soluzioni tecniche dalla suola al gambetto per offrire una calzata precisa e confortevole. La suola Vibram Alpine Hiking è divisa in zone funzionali per adattarsi a diversi terreni e condizioni meteorologiche
Realizzato in Alpine Hemp Stretch Jersey, un tessuto con il 23% di canapa tessile, mista cotone organico e poliestere riciclato. Confortevole e fresco a contatto con la pelle, inibisce la formazione di odori. Il design asimmetrico con inserti in Durastretch assicura libertà di movimento.
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Scarpa
Fjällräven
S C A R PA RA P I D A P P ROAC H
1. HIGH COAST HYDRATIC JACKET
2. ABISKO MIDSUMMER ZIP OFF TROUSERS
Shell anti-pioggia a 2,5 strati in poliammide riciclato che offre grande praticità per l’uso quotidiano ma è anche sufficientemente comprimibile e traspirante per l’uso in escursione. È provvista di cappuccio protettivo e aperture di aerazione sui fianchi con chiusura zip.
Famoso pantalone del brand ora disponibile anche in versione zip-off, adatto a viaggiatori e trekker che amano la leggerezza. Comprimibile e altamente traspirante grazie all’abbinamento tra G-1000 Air Stretch e duttile poliestere. Il taglio sagomato offre libertà di movimento.
Scarpa da avvicinamento per muoversi velocemente su terreni montani. Ideale per trail tecnici, discese ripide e veloci e facile da attaccare all’imbrago. La nuova suola Agility in mescola Vibram presenta un'intersuola in EVA con densità differenziate per attutire gli impatti ed aumentare il comfort.
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La Sportiva 1. AEQUILIBRIUM TOP GTX
2. CYKLON
3. MYTHOS 30TH ANNIVERSARY
4 . U LT R A R A P T O R I I MID GTX
Scarpone leggero e performante per l’alpinismo veloce su terreni misti. Leggerezza, comfort e durabilità grazie al pacchetto suola/intersuola con costruzione Rubber Guard, alla fodera in Gore-Tex e alla suola Vibram con tasselli Impact Brake System per una maggior adattabilità su terreni rocciosi.
Ideale per skyrace e corse off-road su terreni tecnici a medie distanze. Frutto del lavoro di ricerca e sviluppo tra La Sportiva e BOA, garantisce stabilità, precisione ed avvolgenza grazie al nuovo sistema di chiusura Dynamic Cage con BOA Fit System integrato.
Edizione speciale per i 30 anni della celebre e confortevole scarpetta d’arrampicata del 1991, concepita per vie lunghe e utilizzi in parete prolungati. Viene oggi riproposta e realizzata con materiali eco-friendly riciclati per ridurre al minimo l’impatto ambientale.
Versione mid-cut del modello da trail running, ideale per utilizzi fast hiking ed escursioni con carichi leggeri. Impermeabile e traspirante grazie alla membrana in Gore-Tex Extended Comfort. Tomaia in mesh e suola FriXion White con Impact Brake System e puntalino in gomma anti-urto.
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Mammut 1. A L N A S C A P R O I I M I D G T X Presenta una combinazione innovativa di materiali, vestibilità, design e tecnologia. Base Fit per per un grande supporto del tallone con allacciatura appositamente sviluppata e Memo Foam che assicura ammortizzazione del piede. Un modello adatto a vie ferrate, hiking e avvicinamento su ogni terreno.
2. HUECO KNIT LOW WOMAN
3. SAENTIS LOW GTX
Scarpa leggera da tutti i giorni, ideale per la stagione calda. La suola Michelin dona un grip ottimale mentre l'intersuola in EVA con stabilizzatore del tallone in TPU assicura stabilità. La tomaia lavorata a maglia offre maggiore traspirabilità, flessibilità e comfort.
Scarpa multiuso leggera e flessibile che mostra il suo talento in molte applicazioni. Il suo punto di forza sono gli stretti sentieri nel bosco ma è ottima anche in montagna. La suola Michelin offre aderenza e un passo sicuro. La maglia estremamente robusta fornisce anche una protezione aggiuntiva.
Vaude
1.
1 . W I Z A R D B AC K PAC K
Zaino escursionismo, si distingue per il sistema Aeroflex Control che consente la rapida conversione da schienale aderente al corpo a sistema d'indosso ventilato. Realizzato in larga parte con poliestere riciclato, presenta un pratico organizer ed una tasca sulla cinghia ventrale per gli accessori.
3.
2. ELOPE JACKET
Giacca da escursionismo con struttura a 2 strati, antivento ed impermeabile. Realizzata in larga parte con materiali riciclati ecosostenibili, offre una solida protezione dalle intemperie. È dotata di ventilazione ascellare, cerniere idrorepellenti e cappuccio integrato e regolabile.
2.
2 . S K A R VA N B I O B A S E D PA N TS
Pantaloni da trekking in poliammide di origine biologica che si distinguono per le loro caratteristiche funzionali quali asciugatura rapida ed elevata elasticità. Sono molto elastici, indeformabili e, grazie al bordo vita flessibile e ai ginocchi sagomati, pensati per gli appassionati di outdoor.
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AKU
Masters
AKU ROCK DFS GTX
D O LO M I T I LT D
Calzatura da avvicinamento tecnico, facil i arrampicate e vie ferrate. Sistema a doppia allacciatura DFS Dual Fit System che permette di regolare la calzata a seconda del tipo di utilizzo: Walking per l’avvicinamento, Climbing per l’arrampicata. Suola Vibram con design esclusivo AKU.
Nuovo modello che permette un range di regolazione da 95 cm a 125 cm. Realizzato in tre sezioni in AluTech 7075, un ottimo compromesso in termini di leggerezza e resistenza. Monta la manopola Palmo con passamano extra-leggero senza fibbia regolabile tramite il sistema Automatic-Stop-System.
Ferrino
1.
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1. AGILE 23 L ADY WOMAN
Lo zaino dedicato al lite backpacking. Leggero, essenziale nel design, completo di tutte le dotazioni tecniche e confortevole grazie al dorso Hollow back system. La forma, la costruzione degli spallacci e la fascia a vita risultano ergonomicamente ideali per le donne. 2. AGILE 45
Questo modello studiato per il lite backpacking presenta il dorso Hollow back system con spallacci e cintura a vita traspiranti grazie all’abbinamento di imbottiture preformate con canali di aerazione e tessuto reticolare. Leggero, essenziale nel design e multi-accessoriato.
3.
3. GRIT 2
Tenda 2 posti leggera ed essenziale. Il sistema misto monotelo con ampi inserti in zanzariera nella zona delle due absidi la rendono il riparo ottimale durante attività come light backpacking o bikepacking. Paleria in lega di alluminio temperato, è inoltre dotata di tasche interne porta oggetti.
4.
4. LIGHTENT 3 PRO
Tenda con struttura a tunnel compatta e leggera, pensata per essere il riparo per trekker, hiker e cicloturisti. Il sistema di paleria esterna permette il montaggio rapido anche in caso di avverse condizioni meteo senza bagnare la camera. Presenta inoltre un sistema di aerazione con zanzariera.
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Salomon 1 . S A LO M O N X U LT R A G T X W O M A N
2. OUTLINE PRISM GTX
3. XT 15
Scarpa da trekking ibrida che prende in prestito le tecnologie del trail running, è il risultato di studi biomeccanici volti a fornire una migliore stabilità per prevenire lesioni alla caviglia. Presenta un nuovo telaio ADV-C e la suola Contagrip MA che fa presa sul terreno anche quando è scivoloso.
Calzatura da hiking progettata per la massima flessibilità e punto d'appoggio, il design leggero assicura grande comfort, mentre il puntale protettivo e la trama traspirante la rendono ideale per le escursioni. Il design moderno e la linguetta sottile sono adatte a qualsiasi avventura.
Leggero e all-in-one, questo zaino è realizzato con tessuti morbidi e una diverse opzioni di archiviazione. La schiena traspirante offre comfort duraturo mentre l'imbracatura regolabile ottimizza la vestibilità. Le tasche frontali assicurano facile accesso ai flask o ai piccoli accessori.
Bach DR. DUFFLE
Adatta a coloro che vogliono organizzare in modo efficace l’occorrente per i propri viaggi. La forma rettangolare assicura efficienza di carico ed ottimizza l’uso dello spazio. La struttura è imbottita in gommapiuma e ricoperta in resistente Cordura, inoltre presenta all'interno una serie di tasche.
Rock Experience
1.
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1. EL CAP JACKET
Guscio a doppio strato, impermeabile e traspirante, con membrana in PU e cuciture termonastrate. La giacca è dotata di un cappuccio integrato a chiusura regolabile e coulisse in vita per adattarsi al corpo dell’escursionista. Allo stesso modo anche il polsino è regolabile per un maggior comfort. 2 . ROCK AVATAR
Zaino dotato di schienale ergonomico con un innovativo sistema di ventilazione che consente di ridurre la sudorazione nella zona lombare. Gli spallacci sono preformati e traspiranti, la cintura in vita ha una tasca a rete dove riporre piccoli oggetti, inoltre presenta numerose tasche esterne.
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Black Yak
Osprey
KERRY JACKET WOMAN
TALON & TEMPEST
Giacca in Cordura, ultra leggera e facile da trasportare. Il design tecnico assicura calore, ampio spazio per i movimenti e durata prolungata nel tempo. Può essere riposto nella sua tasca scaldamani sinistra. Cappuccio e polsini elastici per una migliore performance.
Dall'hiking giornaliero leggero agli impegnativi terreni di montagna. Questo zaino, completamente privo di CO e PFC, è dotato di un innovativo schienale regolabile Airspeed e tessuto in nylon ripstop 100% riciclato. Garantisce un'estrema durata nel tempo, stabilità e comfort.
1.
Bollè e Cèbè 1 . B O L L É B O LT 2 . 0
Modello multisport rivisitato per il 2021 sia in versione Large che Small. La montatura a semi-giorno è dotata di cerniere a scatto e di inserti in gomma per la massima stabilità, le lenti lavorate a laser saranno disponibili con la tecnologia di lente VOLT+, la lente Phantom e in policarbonato. 2. 2 . C É B É A S P H A LT
Questo occhiale monolente offre un ampio campo visivo, senza però rinunciare a massimo comfort e stabilità. Il design è avvolgente, ergonomico e leggero al tempo stesso. Presenta dei naselli regolabili e delle aste bi-iniettate.
1.
2.
Picture 1. ABSTRAL+2.5L JACKET WOMAN
Compatta e versatile, questa giacca è adatta per tutte le attività outdoor. Guscio elasticizzato da 2,5 strati impermeabile e traspirante grazie alla membrana Dryplay. Realizzata in poliestere riciclato e trattamento DWR, presenta cuciture nastrate e dettagli riflettenti per una maggiore visibilità. 2. WAILER JACKET
Giacca a vento versatile, robusta e comprimibile. Realizzata in resistente tessuto ripstop, protegge dal vento ed offre un'eccellente idrorepellenza. Presenta una tasca frontale a marsupio per trasportare piccoli oggetti essenziali, polsini elastici ed un cappuccio ergonomico.
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Smith Optics
Buff
RUCKUS
PAC K S A H A RA C A P
Occhiali da sole performanti con tecnologia di sostituzione delle lenti PivLock ri-progettata e aste in megol per impedire lo scivolamento. Il design rialzato estende il campo visivo periferico, la ventilazione sulla barretta superiore e i naselli regolabili assicurano la vestibilità adeguata.
New entry tra i packable cap che garantisce protezione solare oltre a leggerezza e traspirabilità. Realizzato in poliestere riciclato al 100%, assicura giusta regolazione della temperatura e asciugatura rapida. La visiera protegge il viso mentre la sahariana rimovibile ripara collo e orecchie.
CMP
Dolomite
CMP KAIRHOS
STEINBOCK GTX 2.0
Nuova sneaker leisure perfetta per un uso indoor o per le camminate meno impegnative. La tomaia, in mesh stampato e suede, è arricchita dalla particolare allacciatura che disegna una trama di lacci sul gambetto. La suola in EVA e fondo in gomma garantiscono leggerezza e flessibilità.
Ideale per le escursioni estive giornaliere, questa scarpa da trekking è realizzata in pelle scamosciata termo-formata che le conferisce una struttura robusta. La fodera in Gore-Tex dona impermeabilità e traspirazione. La suola Michelin All Terrain assicura ammortizzazione, trazione e aderenza.
Dynafit ALPINE DNA
DNA TANK
DNA 2IN1 SPLIT SHORTS
Una scarpa leggera ideale per i trail veloci e tecnici e le gare su su terreni particolarmente impegnativi.. Calzata aderente e precisa grazie al nuovo plantare e al DNA Volume Reducer. La costruzione “Alpine Rocker” consente una rullata fluida mentre la suola Vibram Megagrip dona una presa ottimale sui suoli alpini.
Pensata per i trail runner più ambiziosi che desiderano portare con sé il minor peso possibile. Il tessuto, traspirante e anti-odore, è a rapida asciugatura. Il capo è inoltre dotato di inserti riflettenti che aiutano a rendere visibile chi la indossa anche quando la luminosità è scarsa.
Pantaloncino ideale nelle gare impegnative. Il tight integrato assicura libertà di movimento. Il tessuto morbido e senza PFC trasporta l’umidità lontano dal corpo, il girovita offre una vestibilità perfetta per le massime prestazioni. Diverse tasche per riporre oggetti da tenere a portata di mano.
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E9 E9 MOVEONE 2.1
T-shirt da uomo realizzata in cotone organico bi-elastico per garantire la massima libertà di movimento ed un migliore comfort. Stampa serigrafica, logo sulla spalla destra e sul fronte completamente rinnovati. Fit regular e disponibile in 4 colori.
Garmont DRAGONTRAIL
Scarpa leggera e molto traspirante, presenta una tomaia idrorepellente per una leggera protezione contro sfavorevoli condizioni climatiche e un'intersuola in EVA a doppia densità per un'ammortizzazione ottimale. Ideale per l'avvicinamento, il trekking leggero e il tempo libero di tutti i giorni.
Wild Country MOSQUITO
Imbrago da arrampicata sportiva estremamente leggero. La sua calzata precisa offre comfort e libertà di movimento. La struttura interna distribuisce il carico in modo uniforme mentre l'imbottitura è resistente alle abrasioni. Il safety indicator segnala quando l’imbrago deve essere cambiato.
Hanwag
Black Diamond
Haglöfs
ARNSIDE
CAPITAN HELME T
L.I.M. MIMIC HOOD
Comoda sneaker con costruzione in pelle leggera e suola sportiva e confortevole. Tomaia in pelle Nubuck traforata per una perfetta ventilazione. Mantiene la forma in modo eccellente ed è particolarmente adatta per il tempo libero, per le giornate calde e le attività all'aperto.
Casco ultra resistente, con una copertura aggiuntiva su entrambi i lati e sul retro pur mantenendo una vestibilità elegante. Soddisfa i requisiti di protezione laterale e posteriore, mentre le prese d'aria offrono traspirabilità anche ad alte temperature. Disponibile anche nella versione Mips.
Giacca con tessuto esterno 10D ultraleggero, realizzata in 100% poliammide riciclato. Presenta due tasche per le mani, un orlo elasticizzato, fondo manica elasticizzato, cappuccio elasticizzato e riponibile nella propria tasca. Assicura comfort, leggerezza ed isolamento termico.
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Redelk MARCUS
Ideale per chi pratica sci o sci alpinismo. Si tratta di un capo a 2 lamine imbottito in Premium-Tex con colonna d’acqua fino 20.000 mm e grande traspirabilità. Lavorazione con finissaggio Bionic Finish-Eco ed imbottitura realizzata con un’ovatta termica proveniente da fonti rinnovabili.
Millet
Lafuma
TRILOGY 15+
ACCESS 40
Il primo zaino-gilet da alpinismo e skitouring tecnico. Pensato per offrire maggiore velocità sui terreni ad alta quota. In tessuto intrecciato Dyneema ad alta resistenza dotato di doppio porta-piccozza, portasci diagonale, porta corda e del Freelock system che lo tiene aderente al corpo.
Zaino per escursioni di uno o più giorni. Le tasche esterne offrono un accesso rapido mentre quella della cintura è stata dimensionata per riporre facilmente uno smartphone. La copertura antipioggia riflettente protegge ed assicura visibilità durante le giornate di pioggia.
Leki
Lowa
MCT SUPERLITE
Bastoncino a lunghezza fissa in carbonio che si può chiudere fino a 37cm di ingombro, inoltre è il più leggero della collezione Cross Trail. L'impugnatura Cross Shark lo rende stabile mentre l'ampio lacciolo Shark Frame assicura trasmissione diretta della forza ed efficace aerazione.
LOWA VIGO GTX
Modello da trekking con caratteristiche funzionali e grande comfort, adatto a qualsiasi condizione climatica. Tomaia realizzata in tessuto e pelle scamosciata che assicura stabilità. La membrana impermeabile in Gore-Tex mantiene invece un microclima equilibrato all’interno della scarpa.
Uyn
Zamberlan
URBAN OUTDOOR SHOES
MAMBA GTX BOA
Modello realizzato con una tomaia in tessuto riciclato post-consumo, consigliato per light e fast hiking. Per mezzo del BOA Fit System è possibile ottenere una calzata veloce, precisa e accurata. La suola Vibram Exmoor con mescola Megagrip conferisce leggerezza, morbidezza e flessibilità.
Ideale per passeggiate e brevi escursioni. Presenta una tomaia ultra-traspirante in tessuto knitted priva di cuciture, realizzata con bio-fibra Natex. La suola è il risultato di un processo di sviluppo che ha portato al sistema Hoof Heel, che assorbe le forze generate dagli impatti sul terreno.
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Naglev UNICO COMBAT WP
Modello eco-sostenibile che unisce materiali naturali e tecnologici all’avanguardia che danno la possibilità di sostituire le parti deperibili come la fodera, il sottopiede e la suola una volta usurati. Calzino interno in lana, scocca esterna in un unico pezzo di Kevlar, suola in gomma naturale.
Lowe Alpine
Helly Hansen
AIRZONE ACTIVE 22
VERGLAS INFINITY SHELL JACKET
Pensato per coloro che cercano uno zaino da hiking che assicuri un comfort immediato. Il sistema di trasporto AirZone Lite lo rende leggero e traspirante. Capienza di 22 litri, presenta inoltre diverse tasche a rapido accesso, una copertura per la pioggia e delle cinghie di compressione laterali.
Un concentrato di sostenibilità. Membrana Lifa Infinity impermeabile e traspirante prodotta senza usare solventi. Tessuto esterno in poliestere riciclato e finitura idrorepellente PFC-Free. Disegnata per una confortevole vestibilità, include anche un riflettore Recco.
Rab
Ortovox
Norrøna
KINETIC ALPINE 2.0 JACKET
TRAD 30 DRY
POLARTEC X NORRØNA CREW NECK
Zaino per arrampicata, ultra-leggero e compatto con apertura roll-top confortevole. Il materiale esterno è impermeabile, estremamente robusto e resistente all’abrasione. Presenta un fissaggio per corda e anelli porta materiali e due supporti minimalisti per il fissaggio della piccozza.
Con il suo aspetto pulito e confortevole, questa felpa girocollo è il classico secon-do strato perfetto per tutti i giorni e tutte le attività. Realizzato in Polartec Fleece riciclato al 100%, è il capo ideale per stare all’aria aperta ma cool al punto giusto per la vita indoor.
Giacca che combina l'elasticità e il comfort di un softshell con la protezione di un robusto guscio. La combinazione di tessuti offre libertà di movimento, elasticità e protezione per le ascensioni alpine. Presenta diverse tasche con cerniera e cappuccio compatibile con il casco.
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BY FILIPPO CAON P H OTO S M AT T EO PAVA N A
Gesto e alpinismo A DAV I D L A M A
Se siamo un po’ tutti d’accordo nel dire che l’arte e la critica, anche nell’immaginario collettivo, siano due dimensioni indipendenti, nel senso che uno può benissimo parlare d’arte senza aver mai preso in mano un pennello, la stessa divisione non la vediamo nella critica alpinistica, che non ha ancora superato il legame con la pratica. Se da un lato questo ha portato alla nascita di una critica attraverso la prassi, cioè a riflettere su una tecnica utilizzandola o superandola, dall’altro ha anche impedito un ragionamento che analizzasse la validità di questa stessa prassi.
P
er fare un esempio, oggi non si può parlare di himalaysmo se non si è mai stati in Himalaya. Il fatto che questa frase probabilmente non suoni strana a nessuno è la dimostrazione che una critica emancipata dalla prassi oggi non esiste, e che, per quanto ragionevole sia il suo contenuto, questo crolla di fronte all’autorità di chi lo sostiene. Il nodo è capire che la critica non ha il compito di prendere delle posizioni, ma di ricercare la verità vivisezionando il gesto. Ma per riuscirci dovrebbe smettere di fare cronaca e iniziare a fare filosofia. Questa, credo, sarebbe una dimensione del tutto inedita nel parlare di montagna. La premessa sta nell’intendere l’alpinismo non come un’attività sportiva precisa ma come un’urgenza espressiva. Ma cos’è l’alpinismo? L’alpinismo è un gesto che nasce da un’intuizione e che si realizza nell’immediato, non deriva quindi da un’idea predeterminata. Possiamo dunque dire che alpinismo è tutto ciò che si dà qui e ora, indipendentemente da quanto è stato prestabilito: è quanto c’è di imprevedibile.
Ora, qualunque alpinista si è posto almeno una volta il problema della tecnica, di quale sia la più o meno “pura” e quale rispetti di più l’imprevedibilità della montagna: scalare con gli spit o in trad, usare sci larghi o stretti, corde fisse o stile alpino, correre soli o con un pacer. In questo modo si sono creati degli stili, o meglio delle modalità. Una su tutte la filologia, cioè la fedeltà alle vie e proprio a quelle vie, e soprattutto alla loro storia, tutta una scuola di pensiero che negli ultimi anni si è preoccupata di prestare massima fedeltà. Ma è evidente che è un modo di agire tutto proiettato al passato e in qualche misura lontano dall’urgenza espressiva, lontano dall’intuizione. Di meglio non è stato fatto dagli apologeti dello spit che non hanno fatto altro che creare una nuova modalità. Il punto è che qui non si tratta di aggiornare le tecniche, non è questo, sarebbe bello riuscire a essere soltanto autentici, che non vuol dire nemmeno fare gli originali a tutti i costi, ma semplicemente smettere di preconfezionare sistemi, e forse anche smettere di cercare. Invece non facciamo altro che riferirci a delle strutture che ci vengono vendute, e attorno alle quali si crea un mercato, mainstream o di nicchia che sia.
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[...] sarebbe bello riuscire a essere soltanto autentici, che non vuol dire nemmeno fare gli originali a tutti i costi, ma semplicemente smettere di preconfezionare sistemi, e forse anche smettere di cercare.
Insomma, ci siamo concentrati a tal punto sullo stile di ciò che facevamo da dimenticarci di farlo e basta. Sembra un discorso adattabile a tante cose ma all’alpinismo veste particolarmente male, proprio perché la sua natura è diversa ed esistenziale. Struttura e mercato quindi, si può uscirne? Difficilmente, respinti come siamo nelle strutture. Quando Gordon Ainsleigh correva la prima Western States era fuori dalla struttura, fuori dalla modalità, quello era gesto, quella era intuizione. Maestri sul Cerro Torre, Jim Bridwell in Yosemite, Tom Sims. E non tanto perché facevano qualcosa per la prima volta, ma perché la loro fantasia non era vincolata da delle idee quanto la nostra. È così importante uscire da questo sistema? Forse no, forse possiamo starci dentro ancora
per un po’, con le modalità si sopravvive sia ben chiaro, fuori ci sono i leoni, però non dobbiamo prenderle per qualcosa di più di quello che sono, e soprattutto dobbiamo prendere coscienza che l’alpinismo, quello di cui si parlava sopra, in questo scenario è impossibile. Ma poi c'è chi riesce a uscire dalla modalità, al punto da far diventare quel gesto qualcosa di talmente alto da non essere più soltanto un gesto, una tacca, un passo, ma niente di più che quell'istante. E basta.
Ma poi c'è chi riesce a uscire dalla modalità, al punto da far diventare quel gesto qualcosa di talmente alto da non essere più soltanto un gesto, una tacca, un passo, ma niente di più che quell'istante. E basta.
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Made in Bangladesh BY GLORIJA BLAZINSÊK & G I AC O M O F R I S O N / AT R I P I A N I P OW E R E D BY SA L E WA
Altripiani è un progetto fotografico che si propone di testimoniare la vita e la storia delle persone che vivono gli altipiani o nei villaggi più remoti. Altripiani sono Glorija e Giacomo.
Altripiani è un progetto fotografico che si propone di testimoniare la vita e la storia delle persone che vivono gli altipiani o nei villaggi più remoti. Altripiani sono Glorija e Giacomo. Un insieme di fotografia, alpinismo, ricerca culturale, antropologica e linguistica, che ha come intento quello di tracciare sentieri nuovi e percorsi diversi, una sincera rappresentazione della passioni dei due autori e della loro voglia di conoscere il mondo.
ra. Ma abbiamo percepito molto la mancanza delle montagne e dell’aria pulita. Il bello di questa esperienza sono state le persone ed i momenti trascorsi insieme che ci hanno toccato il cuore. Perché è stata importante l’esperienza in fabbrica Salewa? Abbiamo capito che diritti che noi diamo per scontati, lì non lo sono e che il ruolo che ha Salewa in Bangladesh non è soltanto quello di creare lavoro, ma anche e soprattutto creare opportunità di riscatto e delle alternative per una vita migliore. Dietro ad ogni dettaglio di un prodotto ci sono delle mani che lavorano e che appartengono ad una persona con un bagaglio di storie da ascoltare e rispettare.
Solitamente viaggiate per catene montuose, che cosa vi ha spinto questa volta ad andare in Bangladesh, un paese senza vette e altipiani? Sentivamo il bisogno di cambiare, di andare a scoprire un territorio poco turistico. Volevamo viaggiare in un paese dove le montagne non esistono ma un altro elemento ne caratterizza l’ambiente, l’acqua. È curioso notare che i principali fiumi che sfociano poi nel Golfo del Bengala hanno origine in Himalaya. E così torna anche l’elemento montagna. Siamo molto attenti alle tematiche sociali ed ambientali, il Bangladesh si presenta con diversi problemi che ci interessano e ci stanno particolarmente a cuore. Da anni cerchiamo di essere consapevoli in ogni acquisto ed è stato un privilegio poter documentare la vita e il lavoro all’interno di una fabbrica Salewa, leader della Fair Wear Foundation.
Rifaresti questa esperienza e cosa consiglieresti ad una persona che volesse intraprendere un viaggio simile? Ritornare in un luogo è sempre un modo per riprendere le fila di un viaggio già portato a termine. Cambi tu personalmente, ma anche il territorio in cui vai a muoverti. Rifarei tutte le esperienze di questi ultimi cinque anni e in per questo viaggio consiglierei di non provare a trovare scorciatoie: non esistono. Pensi ti abbia cambiato andare in Bangladesh? Penso che ogni viaggio abbia il potere di cambiarci. In Bangladesh abbiamo vissuto situazioni che lasciano un nodo alla gola che difficilmente va giù. In un paese dove lo scarto tra essere privilegiati o meno è giocato solo sul necessario, difficilmente trovi poi il coraggio di lamentarti di nuovo.
L’aspetto più difficile ed il più bello di questo reportage? Trovare una tregua. Dal caos, dallo sporco, dallo smog, dal piccante. Siamo due persone molto adattabili e non andiamo mai in cerca di situazioni di comfort, ci piace vivere l’avventu-
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Robert Antonioli e Andrea Prandi 13 cime Ortles Cevedale BY CAMILLA PIZZINI PHOTO GIACOMO MENEGHELLO P O W E R E D B Y S C A R PA , DY N A F I T, C E N T R O S P O R T I V O E S E R C I TO, W W W.C O R SA I N M O N TAG N A . I T
Robert Antonioli nasce nel 1990 a Sondalo, in provincia di Sondrio. Sin da giovane pratica diversi sport per poi dedicarsi completamente allo ski alp. Nel 2017 vince la Coppa del Mondo di Ski Alp, la doppietta arriva nel 2019, ottenendo inoltre 5 medaglie ai Mondiali. Nell’estate 2020 con Andrea Prandi, si infila gli scarponi e corre lungo le creste a strapiombo delle 13 cime tra l’Ortles e il Cevedale, segnando un nuovo record di velocità: 6h52’56”. Domanda particolare: dicci 3 parole con le quali ti descriveresti. Montanaro, un po' pazzerello e spensierato Sin da quando sei giovane hai passato molto tempo in montagna. Cosa rappresenta per te la montagna? Qual è la parte che preferisci dello sport che pratichi? Dire che per me la montagna è tutto sarebbe una affermazione un po’ falsata. Diciamo che è qualcosa che mi fa trovare la serenità e la completezza in quello che faccio e
che sono. Dello ski alp mi piace di poterlo praticare quando ho voglia e sicuramente a degli orari ed in posti in cui molte altre persone normalmente non potrebbero arrivare con gli impianti, come raggiungere le vette all’alba e al tramonto. Si fa veramente fatica a salire, ma ci si può godere appieno la discesa. Se dovessi scegliere un’emozione in particolare da attribuire alla montagna ti direi quasi certamente la gioia. Sono veramente fortunato e privilegiato a vivere in un posto del genere, ho tutto quello che posso desiderare. Nella semplicità trovo racchiuso tutto quello di cui ho bisogno per stare bene con me stesso e con gli altri. Di recente hai chiuso le 13 cime tra Ortles e Cevedale. Il progetto è partito da Andrea Prandi, mentre l’idea vera e propria è stata elaborata alcuni anni fa da Stefano Confortola, rifugista del rifugio Branca sul Monte Cevedale. Come capita spesso, mi sono ritrovato a dire di sì ad un’idea un po’ folle, anche
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se a dirla tutta avrei preferito fare questo percorso con calma guardandomi in giro di più. Ma alla fine ne è valsa la pena, sopratutto per il record che abbiamo fatto. Per me che sono un atleta, essere riusciti a chiudere un risultato del genere conta tantissimo e regala molta sicurezza anche per l’inverno che sta arrivando con gare e non solo. Inoltre le avete chiuse in 6h52’56”. Io sapevo solo di dover correre. Ero titubante sul fatto che potessimo infrangere il record preesistente, la notta prima non ho chiuso occhio. Capita anche con le gare di Coppa del Mondo, ma forse questa volta, dato che eravamo sulle montagne di casa mia, ero ancora più agitato. Ci tenevo veramente molto a far bene. Lungo il percorso c’erano varie persone che ci seguivano e potevano tutelarci, in questo modo abbiamo potuto correre il più velocemente possibile in modo leggero. Inoltre abbiamo studiato molto bene il percorso e sapevamo che le condizioni erano al top. Sicuramente è un bel tempo, ma come tutti i record, anche questo è fatto per essere demolito, quindi mi aspetto che qualcuno vorrà avventurarsi in questa avventura prima poi. Io sono veramente soddisfatto, sopratutto di averla fatta con Andrea che fino ad un anno fa era ricoverato in chemioterapia con un tumore. È guarito alla grande e si vede che ha tanta voglia di fare! Di per sé non ci sono grandi difficoltà, se non in alcuni punti esposti, ma mi verrebbe da dire che è una problematica magari più psicologica che tecnica. C’erano dei ghiacciai con crepacci ancora coperti dalla neve che sono sempre un’incognita. Quindi non potevamo lasciare da parte la sicurezza.
Tre cose che volevi assolutamente portare con te in questa impresa?Sicuramente volevo portare con me la Scarpa Ribelle S, che in questo periodo è stata fondamentale sia per il suo peso che per la tecnicità che riesce ad offrire. Infatti mi sono trovato benissimo: tecnica ma molto comoda da indossare. Inoltre dovevo assolutamente portare la corda. E non da ultimo il mio compagno, che è stato fondamentale per la traversata. Scarpa ha supportato il vostro progetto e tu stesso sei loro ambassador. In quali valori del brand ti rispecchi? La famiglia Scarpa ha supportato il progetto ed io mi trovo veramente bene con loro. È da tantissimi anni che mi supportano, praticamente dall’inizio della mia carriera e ogni anno portiamo avanti questa collaborazione con moltissimi progetti e novità. “No place too far” è una frase che sento veramente vicina a quello che sono e faccio, basta aver la voglia di muovere le gambe e qual-
siasi posto è veramente raggiungibile. Progetti per il futuro? Ne ho veramente tantissimi, basterebbe aprire “il cassetto” e sceglierne uno. Di sicuro mi piacerebbe fare una salita dell’Everest senza ossigeno da qualsiasi versante, è un sogno che ho da sempre. Indubbiamente rimane il desiderio di vincere la Coppa del Mondo Vertical e proseguire nel mondo dello sci d’alpinismo continuando a mantenere dei livelli e risultati molto alti. Mi piacerebbe continuare questa attività, non solo come atleta ma anche come tecnico, sopratutto per essere presente alle Olimpiadi 2026. In ogni vorrei rimanere una persona umile, essere un buon padre di famiglia ed una persona che ama andare in montagna anche senza il cronometro. Vorrei diventare guida alpina ed accompagnare le persone in quei luoghi dove sono arrivato anche io sentendomi fortunato di essere riuscito a raggiungerli con le mie sole forze.
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Dire che per me la montagna è tutto sarebbe una affermazione un po’ falsata. Diciamo che è qualcosa che mi fa trovare la serenità e la completezza in quello che faccio e che sono.
Ai confini dei dintorni
S
i parla molto di turismo slow e riscoperta del territorio in cui si vive, ma quanto può essere vicino a casa un viaggio per essere ancora considerato viaggiare? Forse la risposta sta semplicemente nel cambio di prospettiva: gli occhi del turista vedono e cercano solo ciò che è bello, quelli dell’abitante solo ciò che è utile. La prospettiva del viaggiatore è invece quella della curiosità, non importa quanto la sua meta sia di tendenza o quante ore di aereo ci vogliano per raggiungerla. Credo sia stato il lockdown e la successiva riapertura a trasformarmi in un abitante/viaggiatore. Ero abituata a spostarmi anche per decine di km ogni weekend per una scalata o una sciata, ma durante la quarantena non erano le guglie dolomitiche o l’aria pungente
BY ELISA BESEGA
dell’alta quota a occupare le mie fantasie: tutto quello che desideravo era una corsa fino alla collina ai margini della città. Luoghi conosciuti o sempre dati per scontati erano diventati inaccessibili e improvvisamente si era accesa in me la voglia di visitarli e la curiosità di riscoprirli. Mi sono ritrovata a fantasticare su tutte quelle cime minori che avevano la sola caratteristica di essere visibili dalla mia finestra. Mi chiedevo se fosse possibile raggiungerle a piedi partendo da casa, immaginavo come sarebbe stato iniziare un trekking cominciando con l’attraversare le vie del centro storico. Volevo partire semplicemente camminando, passando, osservando senza filtri tutto ciò che mi si sarebbe presentato davanti: l’unica regola era muoversi a piedi e concatenare quelle 6 cime senza mai
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tornare sui miei passi fino a ritrovarmi nuovamente davanti alla porta di casa. È così che è nato un percorso ad anello che, partendo dal centro di Trento, collega tutte le vette che si affacciano sulla città per un totale di 60 km e 4500 metri di dislivello positivo. L’ho battezzata Corona di Trento. Si parte dal fondo valle risalendo e scendendo ogni volta fino a disegnare 6 punte immaginarie che si alzano lungo un cerchio quasi perfetto. Tenda, sacco a pelo e scorte di cibo per quattro giorni. Direzione: cima del monte Calisio, pensavo di conoscerla come le mie tasche, eppure ho trovato strade sconosciute che non avrei mai incrociato se non fossi stata obbligata a seguire quella direzione per concatenare nel modo più diretto la prima alla
seconda cima, il Celva. L’anello è diventato l’occasione per riscoprire il versante meno battuto di territori familiari, mi ha stupito di quanto la stessa montagna assuma un aspetto tanto diverso da non riconoscerla più, solo risalendola da un altro sentiero. Non esistevano percorsi pedonali per attraversare la valle dell’Adige in un punto adatto a unire la quarta e la quinta cima nel modo più veloce, così mi sono ritrovata a camminare su chilometri di asfalto rovente strisciando lungo il guardrail di una statale in mezzo al traffico di fine giornata. Poche ore dopo bivaccavo alle pendici del Bondone di fronte ad un tramonto di fuoco nel silenzio delle vigne. Ogni passaggio è stato a suo modo intenso. Non avevo selezionato prima di partire cosa sarebbe valsa la pena visitare e cosa no: ho solo lasciato che il paesaggio mi scorresse davanti agli occhi passo dopo passo, assaporando la strana sensazione di essere in viaggio da giorni senza mai perdere di vista casa. Camminare in montagna ci fa sentire liberi, me ne sono accorta raggiungendo la cima più alta, il Palon del Bondone. La chiamano “la montagna della città” ed è conosciuta quasi esclusivamente nella sua veste invernale. Quando gli impianti sono aperti, il ristoro sulla cima è così affollato da dover fare la fila per un panino. Ma in una domenica qualsiasi di luglio sembrava come se, terminata la sua funzione di pista, un’intera montagna giacesse in pausa in stato di abbandono. Tornare a muoversi a piedi o su due ruote, anche al di fuori di ambienti generalmente riservati a quelle attività, è un modo per rivendicare la propria libertà di conoscere ed abitare un territorio riportandolo a misura d’uomo, e di conseguenza preservandone la vitalità. Non si può amare quello che non si conosce, e non ci si può affezionare a ciò che non si vive. Se non guardiamo il nostro stesso circondario con occhi nuovi, non saremo mai in grado di prendercene cura.
Tornare a muoversi a piedi o su due ruote, anche al di fuori di ambienti generalmente riservati a quelle attività, è un modo per rivendicare la propria libertà di conoscere ed abitare un territorio riportandolo a misura d’uomo, e di conseguenza preservandone la vitalità.
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Sergi Mingote Quello che conta nella mia vita è sotto gli 8.000 metri BY M A R TA M A N ZO N I POWERED BY MILLET
↘ Crede che nella vita bisogna sapere reinventarsi. Lui l’ha fatto diverse volte. Funzionario di un paese dove coordinava le attività sportive, è stato poi per sette anni sindaco della sua città per poi diventare in seguito alpinista professionista, presidente di una fondazione no profit, e ora anche ciclista. Abbiamo incontrato a Cortina Sergi Mingote, ambassador Millet e delle Olimpiadi Barcellona-Pirenei 2030.
mia, non conta l’altezza. Tuttavia se non hai molti soldi, per poterti permettere dei progetti più alternativi spesso prima devi avere una certa visibilità che ottieni solamente arrivando sulle vette più alte del mondo. Nessuna montagna però vale una vita umana.
Olympic Route è un viaggio su due ruote sostenibile, una sfida che unisce montagna e bicicletta in parti uguali. Cosa significa per te vivere una vera esperienza in montagna? Il progetto della Olympic Route, che prevede di scalare le 14 cime più iconiche d’Europa spostandomi in bicicletta, è una reinvenzione. In questo momento avrei dovuto essere in Himalaya ma, non potendo andarci, ne ho approfittato per promuovere la candidatura di Barcellona e Pirenei a ospitare le Olimpiadi del 2030, in qualità di ambassador del progetto. Sono partito il 22 giugno dallo stadio Olimpico di Barcellona e arriverò fino al Monte Olimpo. Come undicesima cima del progetto ho appena scalato il Gran Paradiso, l'unico quattromila tutto italiano. È un progetto a emissioni zero, abbiamo fatto un calcolo delle emissioni e le abbiamo compensate piantando cinque alberi. Essendo un progetto legato alle Olimpiadi doveva essere anche sostenibile.
Sei ambassador delle Olimpiadi Barcellona e Pirenei 2030. Come sai in Italia ospiteremo le Olimpiadi 2026 Milano-Cortina. Quali sono i tuoi consigli in termini di sostenibilità? La combinazione Milano-Cortina è perfetta. So che saranno coinvolte anche altre valli del territorio, quindi ci saranno investimenti per sostenere le economie locali. Cortina sta dimostrando generosità nell’offrire opportunità di visibilità anche a realtà di dimensioni inferiori. La sostenibilità è un tema importante, bisogna restaurare le strutture già esistenti invece che costruirne di nuove, che spesso servono solo per le Olimpiadi e poi non vengono più usate. Di recente ho incontrato il Direttore del Comitato Internazionale Olimpico e mi ha detto che la sostenibilità è una conditio sine qua non per i progetti legati ai Giochi.
Preferisci un'avventura nei Pirenei o in Himalaya? Non c’è bisogno di scalare in Himalaya per scoprire belle montagne. Qui a Cortina ci sono cime stupende così come vicino a casa
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equipaggiamento per l’Himalaya, è un’azienda completa, che mi offre tutto quello di cui ho bisogno per le mie spedizioni. La gamma Trilogy è la mia preferita, perché mi permette si scalare velocemente, restando molto leggero, ma con la garanzia di avere prodotti resistenti. Sto utilizzando prodotti Millet anche durante l’Olympic Route, per la bici.
So che sei anche molto coinvolto nel sociale e sostieni atleti paralimpici. Ho diversi amici che sono atleti paralimpici molto forti e abbiamo alcuni progetti insieme, come la Onat Foundation, della quale sono presidente. Ho anche attraversato a nuoto lo stretto di Gibilterra, dalla Spagna al Marocco, nuotando insieme ad un campione paralimpico. A causa del lockdown hai dovuto interrompere il tuo progetto internazionale di scalata dei quattordici ottomila in mille giorni senza ossigeno, lo riprenderai? Sì certo! Il nome era più che altro un brand, quello che conta è battere l’attuale record del mondo di scalata dei 14 ottomila senza ossigeno, che è di sette anni e dieci mesi. Credo che si possa fare più o meno in quattro anni. Io ne ho già scalati sette, spero questo settembre di poterne fare altri due e l’anno prossimo cinque. Perché hai scelto Millet per accompagnarti nelle tue spedizioni? Alla mia età posso permettermi di dire dei no a progetti che non mi piacciono, così come a brand nei quali non credo. Sono anni che scelgo Millet per il mio
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Una valle da sogno Dopo giorni di cieli grigi e pioggia continua, le previsioni danno una finestra di stabilità di almeno 24 ore lungo l’intero arco alpino occidentale.
dislivello abbondanti ed eccoci sul colletto che nel giro di pochi minuti ci porta al rifugio Deffeyes. Proseguiamo immediatamente perché la voglia di arrivare alla meta è tanta. Sotto di noi i laghi hanno colori incredibili e ci ricordano quelli canadesi di Banff, in Alberta. Riempiamo le borracce all’ennesimo ruscello che solca il sentiero mentre sgranocchiamo un pezzo di cioccolato. Iniziamo a guardarci intorno cercando il luogo ideale per mettere la tenda che, da regolamento regionale, dev’essere piazzata oltre i 2500 metri di quota e lontano dai rifugi.
Si preparano subito gli zaini: macchina fotografica, drone, tenda ed il necessario per trascorrere la notte in quota. Dopo meno di due ore ci ritroviamo in auto verso la Valle d’Aosta. Dopo tre ore siamo a La Thuile. Quassù il cielo è di un azzurro terso e una leggera brezza ci rinfresca. Si parte, destinazione non del tutto definita. Diciamo all’incirca oltre il rifugio Deffeyes, esattamente tra il ghiacciaio del Rutor ed i laghi Grigio e Verde. Arriviamo al Lac du Glacier e i nostri zaini carichi iniziano a far sentire il proprio peso sulle spalle, ma ci facciamo distrarre dal paesaggio che ci circonda e tutto passa in secondo piano. Ci fermiamo a riposare e, guardando attentamente la cartina, ci rendiamo conto che la strada per il rifugio passa per un sentiero a zig-zag che sale dritto sul verticale. Trecento metri di
Individuiamo il punto esatto che con una scarpinata di oltre 100-150 metri ci porta proprio sulla sommità di quello che risulterà poi alla fine il belvedere per eccellenza. Sono le cinque del pomeriggio, il vento continua a soffiare indisturbato e le nuvole si addensano sulle vette più alte. Siamo solamente noi due. Il ghiacciaio
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TEXT & PHOTOS ROMINA MANASSERO & SIMONE MONDINO I D U E VAG A M O N D I
del Rutor alla nostra sinistra, il Monte Bianco a destra e sotto di noi laghi dalle acque turchesi e cristalline. Si respira un’aria fresca, leggera e, senza dubbio, si percepisce un senso di libertà assoluto. Il sole gioca a nascondino con le nuvole, il nostro “campo base” è pronto per assistere al tramonto nella pace incondizionata. Fornelletto acceso e si prepara la cena mentre il sole inizia a scendere all’orizzonte. La luce si fa sempre più calda, morbida. Spariscono le nuvole che nelle ore precedenti si erano addensate sul Monte Bianco e quello che mai avremmo potuto immaginare si presenta d’innanzi ai nostri occhi.
rischiara a giorno il paesaggio circostante nascondendo un po’ le stelle. La tenda illuminata è stupenda e trasmette quel senso di casa e pace. Quattro ore di sonno e siamo già in piedi. Il sole inizia a rischiarare l’atmosfera circostante e le nuvole si accendono nuovamente in un’esplosione di colori ed emozioni. Una colazione abbondante e ripartiamo, provando ad avvicinarci al ghiacciaio. C’è ancora tanta neve sui versanti e dopo poco più di un’ora e mezza, eccoci al lago superiore. Esploriamo i dintorni, ci fermiamo a contemplare ancora una volta la perfezione di madre natura e, mentre il cielo inizia inevitabilmente a coprirsi, iniziamo il ritorno verso casa.
Proprio sulla verticale di sua maestà si formano una nube lenticolare accompagnata da alcuni cirrocumuli che improvvisamente si infiammano. Siamo senza parole, stupiti da tanta perfezione. Più passano i minuti e più diventano rossi, viola, arancio, più li guardiamo e più ci emozioniamo. Subito dopo la luna, quasi piena,
“La vita è emozionarsi. La vita è sentire. Vivere le nostre emozioni. Qualsiasi siano, non ci sono buone o cattive emozioni. Tutte ci vogliono comunicare qualche cosa per il nostro bene. Grazie Vita. Ti Amo Vita.” (Alessandro Invernizzi)
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Parlando di sharing economy e sostenibilità con Ruth Oberrauch I T W M A R TA M A N ZO N I
Abbiamo incontrato Ruth Oberrauch, Brand & Sustainability Manager e membro del board del Gruppo Oberalp, rappresentate della sesta generazione dell’azienda di Bolzano. Il Gruppo sceglie con lungimiranza i propri obbiettivi, adottando una prospettiva di lungo termine, rivolta al mondo che lasceremo ai nostri nipoti.
Cosa significa per te vivere una vera esperienza in montagna? Per me la montagna è un luogo in cui posso essere me stessa, dove staccare dalla quotidianità frenetica e ricaricare le batterie. Muovermi in montagna è la perfetta unione tra il mantenermi in forma, svuotare la mente e ricercare il mio equilibrio interiore, mentre mi godo la natura. Mi fa stare bene e mi aiuta a ridimensionare alcune cose. Per tante persone questo periodo a casa ha fatto nascere o riscoprire il bisogno di vivere outdoor, ci siamo resi conto di quanto ci mancava stare all’aria aperta, c’è una nuova consapevolezza. Si possono notare alcuni piccoli cambiamenti anche in altri ambiti, per esempio mi sembra che non sia più così cool andare in vacanza dall’altra parte del mondo. Forse ci siamo accorti che è necessario approfondire, esplorare gli spazi che ci circondano da sempre, perché anche qui si possono vivere delle esperienze incredibili. Come vivere la montagna in maniera più consapevole, ridurre il proprio impatto ambientale e sostenere l’economia locale? Scoprire gli angoli del tuo paese significa già sostenere l’economia locale. Ormai però ci siamo abituati a poter comprare tutto con un click ed a viaggiare con voli super economici. Inoltre il nostro sistema dipende dall’economia internazionale e, come tutti gli stati, ci siamo talmente specializzati che dipendiamo anche dagli altri paesi. Tuttavia ci sono settori dove possiamo ancora fare la differenza scegliendo in maniera consapevole da chi acquista-
re. Per vivere diversamente la montagna credo che sia importante affrontarla con rispetto, immergerci completamente nell’ambiente, capire le tradizioni delle realtà locali. Spesso vedo un modo di vivere la montagna che non mi appartiene, penso ai turisti che arrivano in pullman davanti alle Tre Cime di Lavaredo, le fotografano e se ne vanno, non è quello che ho in mente come approccio sostenibile. Per me significa viverla sotto diverse prospettive, conoscerne gli scorci, le diverse sfaccettature, i segreti. Come azienda abbiamo un forte radicamento sul territorio e da sempre crediamo di avere una responsabilità nel dare qualcosa indietro alla comunità nella quale viviamo. Il Manuale Oberalp è una guida pratica per sensibilizzare il consumatore coinvolgendolo in prima persona. Come mai questa scelta? Durante quest’ultimo anno abbiamo intrapreso un tour di formazione aziendale sulla sostenibilità nei singoli negozi, per essere in grado di rispondere alle domande e alle osservazioni dei consumatori su questo argomento. Abbiamo capito che sarebbe stato utile creare uno strumento concreto e pratico, una sorta di guida su come dare ogni giorno il proprio contributo per proteggere l’ambiente ed inquinare meno. Così è nata l’idea del Manuale Oberalp. Crediamo che nessuno di noi possa cambiare il mondo da solo, ma che si debba fare uno sforzo comune, per questa ragione anche il nostro Report di Sostenibilità si chiama Contribute. Abbiamo cercato di riflettere su che cosa potesse fare
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il singolo individuo per partecipare alla tutela del pianeta. Uno dei suggerimenti è di lavare i propri capi all’interno di un sacchettino creato ad hoc per evitare rilasci di microplastiche, poi ricordiamo che i vestiti tecnici possono essere lavati con un detergente dedicato per rinnovare la caratteristica di impermeabilità e rendere così più lunga la loro “vita”. Inoltre incoraggiamo il consumatore a informarsi sui prodotti che sceglie. Quali sono le scelte che tu personalmente compi ogni giorno per vivere in maniera più sostenibile? Cosa può fare ognuno di noi, nel suo piccolo, per ridurre la propria impronta ecologica? Da qualche anno cerco di godermi il più possibile le Dolomiti e le montagne dietro casa. L’anno scorso ho fatto un giro di tre giorni alle Pale di San Martino di Castrozza, quest’anno ne farò un altro con delle amiche sulle Dolomiti di Brenta. Poi limito i voli, visito l’Italia senza andare chissà dove e cerco di organizzarmi con il car sharing. Un altro aspetto sul quale sto prestando molta attenzione, soprattutto con i miei bambini, è relativo ai loro vestiti tecnici, che per ovvie ragioni devono essere lavati più spesso di quelli di un adulto. Uso appositi detersivi, particolarmente delicati, che fanno in modo che il capo si usuri meno e quindi si possa indossare più a lungo. Passo alle amiche abiti che non utilizzo più e porto a riparare i miei vestiti invece che comprarne di nuovi, per fortuna abbiamo un sevizio repair molto creativo in azienda! Avete aggiornato anche il Sustainability Report del Gruppo Oberalp. Al suo interno sono riepilogate le vostre attività di responsabilità sociale e ambientale. In quali ambiti vi sentire più soddisfatti e in quali volete affrontare nuove sfide? Siamo felici che ci sia stato riconfermato, per il terzo anno, lo status di “leader” da parte della Fair Wear Foundation, un'organizzazione indipendente specializzata nel monitoraggio delle condizioni di lavoro nelle fabbriche tessili, un aspetto sul quale ci impegniamo sempre molto per migliorare. Siamo l’unica azienda in Italia che ha raggiunto questo risultato. Abbiamo anche lavorato trasversalmente su tutti i brand sull’implementazione della nostra Chemical Policy, con regole molto severe e rigide, che vanno ben oltre gli standard europei. L’impegno per ridurre i PFC all’interno dei nostri prodotti è incessante: abbiamo raggiunto un importante traguardo con Pomoca, che realizza
tutte le pelli per scialpinismo senza PFC. Salewa utilizza membrane Powertex solo PFC free e inoltre investe molto nella ricerca di tessuti naturali, lavorando con la lana locale e introducendo la canapa come nuovo tessuto tecnico e performante. Ci stiamo concentrando sempre di più anche sull’utilizzo di materiali riciclati e sulla circolarità dei prodotti, e vogliamo approfondire l’argomento. Dynafit investe in componenti di ricambio per allungare la “vita” dei prodotti, e ha già adottato anche una lifetime guarantee sugli attacchi per gli sci, quando ci sono dei problemi si cerca sempre di riparlarli, evitando di buttare via e ricomprare. Parlando di sharing economy, qual è la tua opinione in merito alla condivisione di prodotti? Può funzionare nel mercato fashion e outdoor? Da imprenditrice, pensi che sia un’opportunità o uno svantaggio? È un settore in continua evoluzione, che stiamo monitorando, anche per capire meglio come viene percepito dai consumatori. Sui prodotti per i bambini c’è già molto scambio. Sui capi di abbigliamento da adulto c’è ancora qualche barriera culturale, anche perché li indossi direttamente sulla tua pelle. Con Salewa stiamo già lavorando nella direzione di sharing economy con degli esperimenti per offrire la possibilità di noleggiare l’attrezzatura che non ti serve tutto l’anno, come il set da ferrata, la tenda e l’imbrago. Può sembrare strano che un’azienda, invece di avere l’obbiettivo di vendere, decida di noleggiare i propri prodotti, d’altra parte penso che sperimentare questi sistemi ti dia anche credibilità, perché favorisce l’essere riconosciuti come un brand che cerca di risolvere i problemi del consumatore. È giusto valutare e dare risposte a queste nuove esigenze, se sembrano sensate, proprio per dare un contributo alla comunità. Nelle metropoli odierne, dove le case sono sempre più piccole, possedere oggetti è anche una questione di spazio occupato. Quanti mesi all’anno tieni la tenda in cantina senza usarla? Inoltre sempre più giovani vogliono vivere esperienze e non possedere. Sempre più spesso ci definiamo attraverso quello che facciamo e non con le cose che abbiamo. Ti sembra ci sia una presa di coscienza green da parte dell’industria del fashion? Devi poterti “permettere” la sostenibilità o sta diventando una scelta più accessibile? In passato un capo di abbigliamento “eco” spesso era meno
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cool, poco fashion, e costava tanto. C’è stato però un cambiamento netto e negli ultimi anni, anche perché ormai nessun brand può permettersi di ignorare il tema e quindi tutti si sono mossi in questo senso, chi più seriamente e chi meno. La sostenibilità non è più “esclusiva”, anche se di certo, decidere di investire sulla qualità ha un impatto sui costi dell’azienda. Quindi è una scelta di approccio e mentalità che deve prendere il consumatore. Dal tuo punto di vista quanto potere ha un consumatore di influenzare il mercato attraverso le sue scelte? Sicuramente ha una forte capacità di condizionare il mercato, oltre che con le sue scelte d’acquisto anche con le domande che pone, perché obbliga le aziende a essere sempre informate e preparate.
Come azienda abbiamo un forte radicamento sul territorio e da sempre crediamo di avere una responsabilità nel dare qualcosa indietro alla comunità nella quale viviamo.
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Like us BY CAMILLA PIZZINI - POWERED BY NIKE TRAIL M A D O N N A D I C A M P I G L I O - D O L O M I T I - I TA LY
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C’è una montagna di 3173 m, la seconda vetta più alta delle Dolomiti di Brenta, chiamata Cima Tosa. Da Madonna di Campiglio, più precisamente da Piazza Sissi, ci vogliono 15,5 km per raggiungere la vetta, con un dislivello effettivo di 2143 m. Una persona con un livello di preparazione medio solo per salire sulla cima impiegherebbe circa 4h15’. Ci sono però due ragazzi, un fisico ed un ingegnere, che guardando questa cima hanno pensato a ben altro che a scalarla semplicemente camminando.
piazza a prendere un caffè con un’ora di anticipo, valutando insieme se è tutto pronto e ripetendosi a vicenda i vari passaggi nel caso qualcosa fosse sfuggito. Non manca nulla, di questo sono certi e la preparazione c’è, bisogna solo farlo questo nuovo record!
Francesco Puppi e Cesare Maestri fanno parte delle Nazionale Italiana di Mountain Running e, non molto tempo fa, hanno vinto rispettivamente due medaglie d’argento ai mondiali di Villa La Angostura, in Patagonia. Si sentono pronti. Moltissime gare sono state cancellate quest’anno e serviva una bella sfida per ritrovare la voglia di allenarsi. Questa è stata la loro occasione.
L’orologio scorre e sono presto le 8:30. Ora tutto quello che c’è da fare è correre per ben 31km. “Prima bisogna arrivare in cima” dice Francesco “e poi scendere”. La discesa non sembra un problema, anzi, una volta superati i punti più ostici della salita sembra la parte più fattibile. La corsa inizia con 4 km sull’asfalto, fino ad arrivare al Rifugio Vallesinella. Questa prima parte sembra semplice per i due atleti, sono allenati per questo tipo di terreno senza una grande pendenza e la strada scorre senza problemi sotto il loro piedi. Subito dopo si lanciano energicamente su una salita più ripida con moltissimi scalini verso il rifugio Casinei. La parte complessa però deve ancora arrivare. Continuando a sfrecciare, superano la zona boschiva e corrono lungo il sentiero ghiaioso. Esattamente qui si iniziano a scorgere delle lingue di neve a tratti, ma senza grandi difficoltà i due raggiungono il Rifugio Brentei con una crono parziale di 51’00”.
La scelta del sentiero non è stata casuale: in queste zone, in mezzo alle cime del Brenta, Cesare è nato come trail runner. E ancora si allena qui tutti i giorni. I due hanno studiato per bene il percorso, grazie anche alla collaborazione di Nike Trail e Campiglio Dolomiti, così, un giorno, hanno deciso che su questa montagna avrebbero rincorso un record. Sveglia alle 6:00 di mattina, una bella colazione e tutto è pronto. Nonostante la partenza della corsa sia stata prefissata per le 8:30, Francesco e Cesare sono già vicini alla
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Superato agilmente anche questo punto arriva la parte più tecnica: l’ultima salita verso la cima. Francesco e Cesare continuano imperterriti a correre verso la Bocca del Brenta fino al Rifugio Pedrotti. I nevai qui non mancano e riservano delle discrete difficoltà, ma nonostante ciò i due runner non si fermano. Prima della partenza ci hanno confessato che era la neve la loro unica preoccupazione, eppure hanno deciso di affrontarla come uno stimolo in più per gestire il percorso con la massima energia possibile, cercando di superare ogni difficoltà nel miglior modo.
dove si è più forti. Ma è questo il bello: correre alla grande su ogni tipo di terreno.” Durante la discesa, nonostante i 28km nelle gambe, nella parte finale verso Madonna di Campiglio, avevano una media di 18km/h. Il giorno prima qualcuno ha chiesto: “Quanto pensate di metterci?” Francesco aveva ipotizzato: “Credo 3h40’”, ma alla fine giungeranno a Piazza Sissi in 3h28’26”. “Non era scontato che tutto sarebbe andato per il meglio, ma alla fine abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo. Dobbiamo ringraziare Nike Trail e Campiglio Dolomiti per il supporto che ci hanno dato. É stata una bella sfida e siamo felici del risultato” ci confessano.
L’ultima sfida rimanente prima di raggiungere la cima è il tratto attrezzato di circa 50m da scalare. Ma anche questo scorre via senza problemi, grazie anche alla collaborazione delle guide di Campiglio che hanno montato le corde di sicurezza. Raggiungono così la cima. Tutto questo in sole due ore.
Ne abbiamo approfittato per chiedere a Francesco e Cesare come si fossero trovati con le nuove Nike Pegasus Trail 2. L’hanno definita come la scarpa più versatile mai prodotta da Nike Trail, una sorta di Vaporfly da usare in montagna. Risulta una scarpa stabile e protettiva, che regala un appoggio sicuro, mentre il battistrada garantisce il perfetto grip su qualsiasi terreno affrontato. Cesare sottolinea: “Il modello consente di correre sempre in spinta ed è una caratteristica positiva per atleti come noi” mentre Francesco aggiunge: “Un’ottima scarpa per competizioni long-distance e terreni tecnici.”
Rimane solo la discesa. La neve sembra non essere il terreno migliore su cui correre e la caduta di Francesco ne è la dimostrazione, niente di grave comunque, si rialza subito e i due riprendono a correre per niente frenati dal piccolo inconveniente. Ci racconteranno in seguito che anche questa è la bellezza del correre in montagna: “Si incontrano terreni che non sempre sono quelli che ci si aspetta o
I due hanno studiato per bene il percorso, grazie anche alla collaborazione di Nike Trail e Campiglio Dolomiti, così, un giorno, hanno deciso che su questa montagna avrebbero rincorso un record.
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TEX T MARTA MANZONI PHOTOS ROMINA HUBER
Due cuori e un rifugio Lei è una designer in carriera, lui un brillante chef con un promettente futuro. Un giorno si incontrano per caso in un supermercato di Milano. Si chiamano Romina Huber e Michel Perathoner. Lei è nata a Bressanone e ha appena compiuto 29 anni. Lui ha 27 anni ed è cresciuto sull’Alpe di Siusi, nel rifugio Alpe di Tires, dei suoi genitori. Ancora non lo sanno, ma insieme faranno molta strada. Ci raccontate la vostra storia? Romina: Dopo le superiori sono andata a Milano per studiare fashion design allo IED. Poi ho lavorato come stilista per sei anni in un’importate azienda di moda dove seguivo la linea maglieria, mi piaceva molto!
grandi esperienze in montagna. Così ho comprato questo rifugio con i miei genitori e l’anno dopo io e Romina siamo venuti a vivere qui. Romina perché hai lasciato la tua carriera nella moda a Milano per gestire un rifugio sperduto tra i monti? Sono molto romantica, credo che costruire qualcosa insieme sia bello. In più sapevo che per Michel questo progetto rappresentava il sogno della sua vita. Così mi sono detta che preferivo provarci e poi eventualmente tornare nel mondo della moda se non mi fosse piaciuto, piuttosto che ritrovarmi un giorno a pensare: perché non ci ho provato? Poi è andata bene e siamo entrambi rimasti stupiti del fatto che mi piacesse così tanto.
Michel: Alle superiori ho studiato all’alberghiero e ho fatto un tirocinio in due hotel di Londra. Poi sono andato a Milano e mi sono laureato in Scienze Politiche all’Università Cattolica per poi fare la magistrale in Economia a Bolzano, e ora sto scrivendo la tesi. Il titolo è: La rilevanza costituzionale della montagna e il ruolo dei rifugi alpini nell’evoluzione del turismo di montagna. Michel, Da Viale Tibaldi al Rifugio Passo Santner. Com’è successo? Siamo tre fratelli e sapevamo che non saremmo mai rimasti tutti a lavorare al Rifugio Alpe di Tires della mia famiglia, quindi eravamo in cerca di un altro rifugio. Nel 2012 il Rifugio Passo Santner è stato chiuso, abbiamo fatto un’offerta ma i precedenti proprietari erano indecisi sul vendere. Avevo perso un po’ le speranze quando nel 2018 ci hanno detto che ci avevano ripensato. Ho chiamato subito Romina per chiederle se voleva lanciarsi in questa avventura con me. Lei ha guardato una foto su internet e ha subito deciso di sì! Si è licenziata, anche se in realtà non aveva
Avete investito molto nella vostra vita professionale, Michel come vedi il tuo futuro? In estate di sicuro qui al rifugio, durante l’inverno abbiamo sei mesi per fare altro. L’anno scorso abbiamo fatto un super viaggio di quattro mesi in Patagonia, Argentina, Cile, Bolivia, Perù e Jamaica. Inoltre sono anche sommelier, quindi mi piacerebbe creare un progetto legato al vino, come delle degustazioni. Romina ci racconti la prima volta che siete arrivati insieme al rifugio? È stata un’emozio
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ne incredibile! Quando arrivi dalla Val Di Fassa sei immerso nella roccia e poi all’improvviso finisce la montagna, ti si apre un panorama davvero spettacolare, ti sembra di essere sopra le nuvole, oltre tutti i pensieri. È un posto molto affascinante. Dormire qui la prima notte è stato veramente favoloso. Aprire tutte le finestre, riempire di luce il rifugio, mi ha resa felice. Quando siamo arrivati lo scorso anno c’era davvero tanto da fare, perché i vecchi gestori avevano un po’ abbandonato tutto. In più quando siamo arrivati il rifugio era sommerso dalla neve e si vedeva solo il camino!
mi vengono! Il menù che proponiamo è abbastanza ridotto ma i piatti che offriamo sono sempre freschi e del territorio. La birra proviene da un piccolo birrificio, così come il caffè ed i vini che sono tutti di produttori locali che abitano qui in zona. Preferiamo le aziende piccole, siamo un rifugio piccolo quindi mi sembrava una buona idea sostenere realtà simili. Quali sono le altre vostre specialità? Il chili con carne! dopo aver fatto il giro dei rifugi della zona abbiamo notato che tanti offrivano il gulasch con la polenta. Allora abbiamo pensato di proporre un piatto diverso che in realtà è una specialità messicana, con carne macinata, fagioli, pomodori e chili, abbastanza piccante. Un mix fusion tra la loro tradizione e gli ingredienti di casa nostra. Un’altra particolarità è che il menù a cena è sempre a sorpresa, chiediamo prima se ci sono intolleranze, allergie o altre esigenze e poi sperimentiamo offrendo piatti diversi che il solito cibo da rifugio. Poi ovviamente sono d’obbligo strudel e kaiserschmarrn (una sorta di frittata dolce tagliata a striscioline con zucchero a velo e confettura di ribes o mirtilli) rigorosamente home made.
La vostra giornata tipo? Come vi dividete i compiti? Romina: La nostra giornata inizia verso le sei. Cominciamo preparando la colazione, che è dalle sette in poi. Poi verso le otto sistemiamo le stanze, puliamo, laviamo. A questo punto io mi metto al computer, rispondo alle mail, Michel invece prepara il pranzo. I primi ospiti arrivano verso le 10:30, gli ultimi alle tre del pomeriggio. Dopo di solito accogliamo le persone che dormono qui e nei rifugi vicini, che escono dalla ferrata e si bevono una birretta o mangiano uno strudel, e rimangono spesso fino alle sette. Michel è sempre in cucina o fa dei lavori intorno al rifugio.
Romina volete sposarvi? Sì, ci siamo fatti la promessa di matrimonio un mese fa! Ovviamente nel posto più bello del mondo, qui al rifugio.
Qual è la storia del Rifugio Passo Santner? Michel: È stato costruito negli anni ’50, da una Guida Alpina della Val Di Fassa ed è rimasto di proprietà familiare fino al 2018. Noi abbiamo un’ulteriore connessione con questo posto perché mio nonno, che faceva la Guida Alpina e ha costruito il Rifugio Alpe di Tires, ha sempre adorato questo luogo.
C’è un aneddoto in particolare che volete condividere? Romina: Ci sono diverse vie di arrampicata che finiscono qui sul “terrazzo naturale” dove si apre la montagna e ci sono le bandierine tibetane. Mi piace tanto quando all’improvviso vedo delle persone che sbucano fuori dalla via, per me è sempre un momento straordinario. Anche il tramonto è sempre unico e nonostante sia qui da mesi, ogni sera sono fuori a scattare fotografie come se lo vedessi per la prima volta! La natura ci sorprende tutti i giorni, a volte c’è la nebbia, poi incredibilmente tutto si apre per i dieci minuti del tramonto per poi richiudersi nuovamente. C’è una magia particolare qui.
Al vostro rifugio ho mangiato i canederli alle rape rosse più buoni del mondo. Ci date la ricetta? Sì, sono una specialità della Valle Isarco, a me piacciono molto quindi li preparo da sempre. La ricetta è abbastanza top secret! Comunque posso dire che la difficoltà principale è trovare i giusti ingredienti: l’elemento fondamentale è di sicuro il pane, quello di queste zone fa la differenza. Io ho provato a farli anche a Milano o a Londra ma non
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BY GIULIA WOERGARTNER
Chamonix lakes Nel corso degli anni ho visto diverse fotografie incredibili provenienti da ogni parte del mondo, ma c’era una destinazione che continuava a saltare fuori, Chamonix nelle Alpi francesi. Si tratta di un luogo non molto distante da casa mia, eppure non ho mai avuto occasione di raggiungere quella parte delle Alpi. Questo viaggio avrebbe colmato quella mancanza. Mi chiamo Giulia Woergartner, sono una fotografa di viaggio e outdoor originaria del nord Italia. Vivo in una piccola città nel cuore delle Dolomiti. Crescendo in una parte così bella del mondo, ho da sempre avuto un rapporto molto stretto con la natura e con le montagne. Quando avevo 14 anni, ho preso in mano una macchina fotografica per la prima volta e me ne sono innamorata immediatamente.
Ho fatto le valigie con tutta l’occorrente da campeggio, i vestiti e le attrezzature fotografiche e con la mia Ford Galaxy mi sono diretta verso Chamonix-Monte Bianco, 6 ore e 20 minuti. Ma sono sembrati molto meno visto quanto ero ansiosa di scoprire quella zona delle Alpi. Dopo innumerevoli podcast ascoltati e musica ad alto volume, mi sono ritrovata ai piedi del Monte Bianco, nella valle di Chamonix.
Penso che la fotografia mi abbia davvero aperto gli occhi e mi abbia aiutato ad apprezzare sempre di più il luogo in cui vivo. Dopo aver fotografato le Alpi italiane, è nata in me la curiosità di vedere il mondo, di mettermi in gioco in diversi ambienti e di incontrare persone provenienti da tutto il globo. Nel corso degli ultimi due anni sono stata molto fortunata e ho potuto visitare e fotografare alcuni degli angoli più incredibili del nostro pianeta. Dagli altopiani islandesi alle gigantesche dune rosse in Namibia, dalla luce dorata del Sudafrica, ai fiordi innevati delle Lofoten. Quest'estate ho preso la decisione consapevole di esplorare luoghi vicini a casa. Da lì nasce il mio viaggio nelle Alpi francesi.
Sono arrivata abbastanza tardi ma comunque un'ora prima del tramonto. Ho quindi deciso di esplorare il centro della città e fare una passeggiata. Posso dire con sicurezza che le persone che visitano questa zona sono davvero appassionate di outdoor. Ad ogni angolo vi si trovano negozi specializzati o tour alpini guidati. Pensate ad un qualsiasi brand outdoor, probabilmente avrà un proprio negozio qui a Chamonix. Mi è subito sembrato un piccolo angolo di paradiso per una appassionata di outdoor come me. La mattina dopo ho deciso di avventurarmi in montagna. Mi sono incontrata con i miei amici inglesi Tom e Georgina che mi hanno presentato Morgan, un
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fotografo locale che si sarebbe unito a noi. Abbiamo iniziato la nostra escursione al Lac des Chésery. Avrei campeggiato per la prima volta dall’inizio del 2020 e sicuramente avevo scelto il posto giusto per farlo.
pagni di avventure come se fossimo dei bambini in un parco giochi, cercando di catturare quella bellissima atmosfera con le nostre macchine fotografiche. Alcune nuvole si sono insinuate nell’inquadratura, un soggetto magico che rifletteva i colori pastello del tramonto.
Mentre salivamo, siamo stati accolti da alcuni panorami incredibili, Morgan, essendo local della zona, ci ha indicato alcune delle vette dandoci una panoramica della catena montuosa di fronte a noi. È stato piuttosto difficile distogliere lo sguardo da quelle vette straordinarie, visto gli innumerevoli dettagli tra cui perdersi.
In seguito siamo rimasti alzati fino a tardi, seduti sotto un cielo stellato, e abbiamo parlato delle nostre storie di viaggio e degli incontri fatti nel mondo. Mi ha sorpreso che facesse ancora piuttosto caldo il che ci ha permesso di stare semplicemente seduti fuori a goderci la natura.
Dopo un'escursione di due ore siamo arrivati al Lac Blanc. La neve era ancora alta ma abbiamo deciso di riposarci un po’. Ho preso la mia macchina fotografica e ho iniziato a scattare. Dopo poco abbiamo deciso di riscendere al Lac de Chésery. Non eravamo i soli a visitarlo quel giorno, altri amanti della montagna si erano radunati intorno al lago. Nonostante l’affollamento, abbiamo comunque trovato un piccolo angolo nascosto sulla sponda tutto per noi.
Il giorno dopo la sveglia ha suonato alle 5 del mattino. Ora di alzarsi per immortalare l'alba. Mi sono diretta verso il lago sperando che la montagna si riflettesse nell'acqua. Il vento soffiava ancora forte quindi non sono riuscita a vedere un chiaro riflesso, ma il paesaggio è stato comunque mozzafiato. Queste montagne mi hanno mostrato tanta diversità e tanti momenti magici che non potevo che avere un grande sorriso sul mio viso.
Dopo aver allestito il campo base e cucinato la cena, ci siamo seduti e in attesa del tramonto. Eravamo impazienti che giungesse la golden hour, il mio momento preferito per scattare foto. Dopo poco minuti mi è apparso uno stambecco in lontananza che sembrava tutt’altro che timido nei nostri confronti. Non volevo disturbarlo ma non ho potuto che tirare fuori il mio 70-200 e scattargli un paio di ritratti.
Il sole è sorto e abbiamo deciso di sederci e approfittare di quell'attimo. Morgan aveva con sé un grande pacco di biscotti francesi al cioccolato che in quel momento hanno assunto un sapore ancora più straordinario straordinario grazie al panorama di fronte a noi. Abbiamo trascorso altre due ore seduti, assistendo a quello spettacolo.
Dal Lac de Chésery si ha una vista diretta sulla Mer de Glace. È il ghiacciaio più grande della Francia, lungo 7 km e profondo 200 m. Sfortunatamente il suo ghiaccio sta rapidamente svanendo. La ragione? Sicuramente per colpa dell’impatto causato dai cambiamenti climatici. Speriamo che in futuro si inverta questa tendenza.
Quando sono in buona compagnia e posso ammirare posti genere, non c'è altro luogo in cui preferirei essere. Sono fermamente convinta che trascorrere del tempo all'aria aperta non riguardi solo il far foto o i ricordi che ne derivano. La natura è un luogo che regala vere emozioni e connessioni con l’ambiente circostante, affrettarsi ne fa perdere un po’ il senso. Prendiamoci il nostro tempo e godiamo di quei piccoli momenti in cui siamo là fuori in montagna. Tornerò di sicuro a Chamonix, è una promessa.
Persa nei miei pensieri, mi sono accorta che il sole stava finalmente tramontando, il vero spettacolo stava per iniziare. Il vento era aumentato e sfortunatamente ha portato via qualsiasi nuvola che potesse riflettersi sul lago nella luce del tramonto. Le opportunità fotografiche però non sono mancate, mi sono ritrovata a correre in giro con i miei com-
La natura è un luogo che regala vere emozioni e connessioni con l’ambiente circostante, affrettarsi ne fa perdere un po’ il senso.
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Tamara Lunger the soul mountaineer TEXT & PHOTOS ALICE RUSSOLO
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s Con Tamara ci eravamo incrociate in varie occasioni nelle quali io fotografavo mentre lei raccontava delle sue spedizioni. “Ciao ciao, come stai tutto bene, grazie e tu? Bella serata, grazie di tutto, ciao alla prossima”. Fino a che non ci siamo ritrovate casualmente ad arrampicare in palestra. A fine giornata ci eravamo scambiate i numeri di telefono dicendoci “dai che ci organizziamo per andare a scalare insieme”. Ci siamo salutate come se ci saremmo viste l’indomani. E nel frattempo è passato quasi un anno. A fine maggio squilla il telefono, leggo Tamara Lunger e tra me e me penso “le sarà partita una chiamata per sbaglio”. Rispondo comunque già entusiasta, con la spontaneità e confidenza di due persone che si sono sentite e riviste già molte volte. Anche se in realtà non è così. La telefonata è stata velocissima perché io avevo un servizio da lì a 5 minuti. Tamara mi racconta del suo progetto e della sua idea di trascorrere luglio e agosto viaggiando per l’Italia, raggiungendo la vetta più alta di ogni regione, e mi chiede di partire con lei. Dentro di me so che non avrò mai due mesi e mezzo a disposizione, ma che farò di tutto per incastrare tra i miei vari impegni almeno una ventina di giorni da passare insieme a lei. Ho risposto subito: “ok io ci sono!” e per me quelle parole valevano esattamente come una stretta di mano o un contratto firmato.
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Mi ritengo una persona piuttosto istintiva, alcune cose e persone mi piacciono a pelle. Così è stato per Tamara e per il suo progetto. Mi ha raccontato di come, in questi mesi di lockdown, abbia sentito ed apprezzato il calore delle parole delle persone che le scrivevano e che non vedevano l’ora di allenarsi con lei, nonostante fossero legati solo dalla connessione di un telefono e da una situazione di staticità che ha accomunato un po’ tutti. Tamara mi dice di essere consapevole di come tante persone abbiano sofferto in questo periodo. Vorrebbe, con il suo progetto “Tamara tour Italia” portare loro un sorriso. Ha adesivato il suo camper con icone e immagini che rappresentano la montagna, le sue passioni e la sua voglia di viaggiare. In questa spedizione italiana vuole conoscere, visitare posti sconosciuti, assaporare nuovi piatti, prendersi del tempo per lei. Vuole godersi la libertà del potersi fermare dove vuole, apprezzare il cambiamento quotidiano ma portandosi sempre “casa” con lei: il suo camper. Negli ultimi anni ho imparato che non serve andare troppo lontano perché abbiamo dei posti magnifici dietro la porta di casa e le esperienze di cui uno si vuole nutrire dipendono dalla mentalità con cui le affrontiamo e dalle persone con cui le condividiamo. All’idea di essere sia la compagna di cordata che la fotografa di Tamara sono entusiasta. Sono felice di condividere delle esperienze in montagna con una persona che ha creato il suo mondo ed i suoi affetti attorno a questa. Il suo logo ed il suo motto riportano le scritte “the soul mountaineer” e “dopo la tempesta esce sempre il sole”. Fra questi vedo anche “passione e positività”. Due parole che mi piacciono e che sento anche molto mie. Dunque si parte. Il tour prevede di iniziare con la cima più alta del veneto e di percorrere tutte le regioni in senso orario, ottimizzando gli spostamenti. 3-4 giorni a regione, giusto il tempo di raggiungere la cima desiderata e realizzare i propri sogni. Si, sogni, uso esattamente le sue parole. Posti da vedere, dove poter scalare, camminare, pedalare o volare. Tutto il bagagliaio del camper è occupato solo da attrezzatura sportiva. Ci troviamo la sera precedente alla nostra prima avventura insieme, le Torri del Vajolet. Avremmo voluto fare la traversata delle tre torri ma il tempo non ci ha aiutato quindi decidiamo di ripiegare sullo spigolo Piaz sulla torre Delago. Un giorno di acclimamento per testare la cordata Lunger-Russolo prima di buttarci sulla cima più alta del Veneto da raggiungere attraverso la ferrata eterna, Punta Rocca. Decidiamo di partire prestissimo, vogliamo approfittare della luce migliore per le foto. In neanche tre ore e mezza siamo fuori dalla ferrata a Punta Serata, con partenza dal parcheggio del Passo Fedaia.
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Sono felice di condividere delle esperienze in montagna con una persona che ha creato il suo mondo ed i suoi affetti attorno a questa. Il suo logo ed il suo motto riportano le scritte “the soul mountaineer” e “dopo la tempesta esce sempre il sole”.
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Un’ora dopo raggiungiamo Punta Rocca, la prima delle 20 cime. Nei giorni precedenti alla nostra partenza confesso di essermi posta varie domande: riuscirò a tenere il suo passo considerato anche il peso dell’attrezzatura fotografica e del drone? Riuscirò a muovermi sufficientemente bene in ambiente per poterle fare delle foto accattivanti ed allo stesso tempo badare a me stessa? Tutte domande che hanno subito (fortunatamente) trovato risposta positiva. Fare fatica mi piace e, quando c’è complicità, le cose avvengono spontaneamente. Tamara intuisce al volo quando vale la pena fermarsi per fare qualche scatto ed io capisco quando è invece ora di cambiare marcia e allungare il passo. Alla fine di ogni giornata riguardiamo le foto insieme, rivivendo le ore appena vissute e ridendo dei momenti divertenti, spontanei, dove ci siamo trovate a ridere con spensieratezza e leggerezza. Le tappe dei giorni successivi ci portano a scalare le Cinque Torri e i Lastroni di Formin, precisamente sullo Spiz de Mondeval. Un posto stupendo ed una via che ricorderò per molto tempo, sia per la sua bellezza ma anche per le risate condivise in sosta e per essere arrivate in cima con i piedi belli distrutti! Tramonto al Giau e alba al Lago di Sorapis. Pranzo al rifugio Marinelli e tramonto sul Monte Coglians, tutto in una giornata per raggiungere così la vetta più alta del Friuli. Sei giornate intense che sono sembrate il doppio per le tante avventure vissute insieme. Mi entusiasma vedere le persone che apprezzano la loro vita e che si fermano qualche secondo a guardare ciò che li circonda. E Tamara è proprio così. Quante volte mi ha detto ad alta voce “ma che bella casa che ho”, riferendosi al suo camper. Quante volte negli avvicinamenti si fermava, si voltava ed esclamava guardando il panorama attorno a lei “mi ritengo davvero fortunata”. Il recap dei primi sei giorni conta 2 cime raggiunte di cui una con una ferrata, 3 vie scalate, 2 albe, 6 tramonti, 1 falesia, 115gb di materiale fotografico, 2 docce calde ed 1 bagno (non caldo) nel Fedaia, poche ore dormite e tante facce amiche incrociate per i sentieri. In questo viaggio ho conosciuto una persona speciale. L’istinto non ha sbagliato neanche di una virgola e lasciare Tamara e tornare a casa ha fatto sorgere in me un po’ di tristezza. La tristezza però scompare al pensiero che la mia avventura con Tamara non è finita, perché la raggiungerò nuovamente a fine agosto per chiudere il cerchio delle vette italiane e vivere insieme altre esperienze. “Sono le persone a fare il viaggio" e, se l’obbiettivo di Tamara era regalare un sorriso ha iniziato regalandolo anche a me, decisamente più di uno.
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Sei giornate intense che sono sembrate il doppio per le tante avventure vissute insieme. Mi entusiasma vedere le persone che apprezzano la loro vita e che si fermano qualche secondo a guardare ciò che li circonda. E Tamara è proprio così.
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Ci siamo tutti ritrovati a cambiare le nostre abitudini e le nostre vite quotidiane da un giorno all'altro. Cosa rappresenta il cambiamento per te? Come pensi influenzi la vita quotidiana di una persona e hai qualche consiglio su come gestirlo? “Cambiamento” può significare molte cose, dal momento che, di fatto, rappresenta il passare delle cose da uno stato all’altro. Attraverso l’allenamento, ad esempio, puoi cambiare il tuo corpo grazie a diversi aggiustamenti. Oppure potrebbe essere un cambiamento di programma inaspettato o un adattamento del tuo modo di vivere, ad esempio dopo un incidente o una separazione. Alcuni cambiamenti vengono da un intento personale, altri semplicemente accadono. Nel primo caso, sono più facili da accettare, poiché siamo noi i primi a volerli. Quelli che invece non dipendono da noi, dobbiamo semplicemente accettarli e capire, da quel momento in poi, dove possiamo e dove vogliamo andare. Penso che dovremmo adottare una prospettiva che ci faccia vedere il cambiamento, qualsiasi esso sia, come un'opportunità per costruire qualcosa di migliore.
"Cambiamento" e "solitudine" sono parole che per molte persone hanno una connotazione negativa. Un'altra parola che spesso fa paura è "stanchezza". Per raggiungere il tuo livello, oltre a una buona dose di predisposizione naturale, hai sicuramente dovuto lavorare sodo, sia mentalmente che fisicamente. Cos'è la fatica per te? Ci sono stati momenti nella tua vita in cui hai detto "Basta, non ce la faccio più"? E come gestisci lo sforzo, la pigrizia e la forza di volontà? La fatica è per me uno stadio necessario nel processo di cambiamento. Quando ci alleniamo, ad esempio, dobbiamo compiere sforzi per iper-compensare e apportare adattamenti. Ci sono sicuramente molti momenti in cui la fatica o il dolore diventano pesanti. Mi capita di pensare: "Forse dovrei semplicemente restare a casa". Ma alla fine questo sforzo è qualcosa che ho scelto e mi ci impegno. Quando non c'è pericolo e la tua motivazione per raggiungere l’obiettivo è alta, penso che sia più facile abbracciare la fatica o il dolore. A volte pensiamo troppo, ma dovremmo solo smettere di farlo e iniziare ad agire concretamente.
Durante la quarantena, abbiamo avuto più tempo per noi stessi. Sarei curiosa di sapere qual è il tuo rapporto con la solitudine e come pensi che gli esseri umani la affrontino? Pensi che essere isolati per un po’, sperimentando un ritmo di vita diverso, ci abbia fatto bene? Non ne sono molto sicuro: durante la quarantena eravamo in qualche modo distanziati fisicamente, ma mi sembra che l'interazione sociale sia stata molto più forte. Le persone desideravano più che mai essere collegate tra loro, attraverso i social media o le connessioni live. Quindi non sono d'accordo sul fatto che questa quarantena sia diventata una sorta di "tempo per noi stessi". Anzi è stato quasi il contrario, almeno per me: in un momento normale avrei avuto una connessione sociale di gran lunga inferiore. Sono un introverso, quindi per me stare da solo è più rilassante che stare tra le persone. Penso che essere soli ed in silenzio sia bello a volte, per tutti. Questo è quello che mi piace delle spedizioni, l’essere disconnessi. Trascorrere un lungo periodo di tempo senza alcun rumore sociale, lasciare che la mente voli tra i pensieri senza la necessità di arrivare a definirli, aver la possibilità di riprendere questi pensieri il giorno dopo, ripensarli, scriverli su un quaderno con una penna senza poter cancellare. Abbandonare il bisogno di conoscenza e informazione, poter osservare senza la necessità di descrivere, far sparire la tua persona, ascoltare.
Per "valori" intendiamo l'insieme di qualità morali ed intellettuali considerati il fondamento positivo della vita umana: quali sono i tuoi valori? Il mondo gira ad un ritmo che talvolta non corrisponde al nostro, e spesso dobbiamo scendere a compromessi. Qual è il giusto equilibrio per te? Penso che a definirci siano le nostre contraddizioni, piuttosto che i nostri valori. Credo che uno dei valori più importanti per me sia il rispetto: della natura e degli altri esseri umani. Purtroppo però il mio lavoro ha un'enorme impronta, quindi alla fine amo la natura ma allo stesso tempo la sto distruggendo. Tengo in considerazione l’essere leggeri nel senso di “fare di più con meno” e nonostante ciò, ho un sacco di attrezzatura a casa tra cui poter scegliere il giusto elemento anche quando svolgo un'attività con quasi nessuna attrezzatura. Un altro valore che apprezzo molto è la comprensione, la capacità di mettersi nei panni degli altri. Questo periodo ha portato la coscienza di molti verso l'ecologia: la tendenza c’era già prima, ma sembra che un numero sempre maggiore di persone si sentano ora più coinvolte. Come agisci personalmente e quotidianamente per ridurre il tuo impatto? Pensi che possa davvero cambiare qualcosa nel futuro prossimo? Cosa desideri per il pianeta in cui cre-
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scerà tua figlia? Credo che questa crisi e lo stop economico possano aiutare ad accelerare il passaggio verso un modo di vivere più sostenibile. Abbiamo visto che, individualmente, sempre più persone si interessano a questa tematica, e anche le grandi aziende stanno facendo passi importanti. Con le misure adottate negli ultimi mesi dai governi abbiamo potuto vedere che, se si vuole, si possono imporre regole più severe per contrastare l’inquinamento ed in nostro impatto. Quindi spero che questo momento aiuti tutti noi a cambiare. È il momento di accettare che non possiamo continuare a comportarci come facevamo prima: possiamo viaggiare, ma diversamente, dobbiamo consumare in un altro modo. Da ottimista penso che possiamo davvero cambiare e personalmente, voglio muovermi in questa direzione. Con la mia famiglia, cerchiamo di avere il minor impatto ecologico nel nostro quotidiano: l'energia della casa proviene da una pompa di calore, e tutta l'energia da energie rinnovabili, mangiamo vegetariano e locale il più possibile ed Emelie ha un grande giardino da cui provengono quasi tutte le verdure che consumiamo. Un altro punto importante riguarda i viaggi di lavoro: smettere di avere training camp lontani o di fare servizi fotografici con fotografi che devono volare dall’altra parte del mondo. O ancora interviste che richiedono un lungo viaggio per il giornalista. Con tutta la tecnologia che abbiamo oggi possiamo fare molte cose con un impatto quasi zero. Abbiamo smesso di filmare con gli elicotteri molto tempo fa e spero che gli organizzatori di varie competizioni ed i brand si interroghino presto anche su altre “cattive abitudini”. Sto insistendo il più possibile con i miei sponsor e quando posso influire per ridurre il loro impatto, ad esempio facendo evitare sprechi o dando consigli rispetto al tipo di materiali che usano, cerco sempre di dire la mia.
ai social abbiamo l'opportunità di condividere le nostre idee e pensieri con un gran numero di persone e questo è semplicemente eccezionale. Ho ascoltato il podcast di Salomon dove sei protagonista. Alcune frasi mi hanno colpito. “Amo sempre imparare” Cosa hai studiato? Cosa ti piace studiare o leggere? Ho studiato scienze dello sport all'università. Adesso mi piace seguire corsi o semplicemente leggere articoli, pubblicazioni medico scientifiche, leggo di psicologia e di bio-meccanica. Mi interesso anche di ambiente e fotografia, tecnologia, algoritmi e dati. “Sono una persona ottimista” Puoi spiegare meglio perché pensi di essere una persona ottimista? Quando sono in una brutta situazione non mi blocco pensando “perché sono qui”. Non mi lamento, non mi crogiolo nel problema, ma accetto questa nuova situazione e cerco di immaginare come potrei migliorare da quel punto in poi. Penso che sia sempre possibile uscire da una situazione ed arrivare ad una migliore. “Gli infortuni aiutano molto”Cosa intendi? Quando sei infortunato devi riposare. Durante il riposo forzato, grazie all'impossibilità di svolgere le tue normali attività, ovviamente adotti una prospettiva diversa e riesci così a vedere meglio le tue debolezze, le tue forze e le tue reali motivazioni, ed hai l’occasione di prepararti meglio per cosa verrà dopo. “La vita è una, e viviamo per ciò che vogliamo” Puoi spiegare meglio questo concetto? Abbiamo solo una vita e non ci è concesso di metterla in pausa o ripeterla. Per questo dovremmo renderci conto di quanto essa sia incredibile e di quanto siamo fortunati. Soprattutto noi che siamo nati in un paese occidentale, con tutte le strutture sociali e con la possibilità di condurre la nostra vita dove vogliamo, ovviamente con scelte e sacrifici, ma con la possibilità di fare ciò che vogliamo quasi sempre. Penso semplicemente che sia importante non dare per scontato tutto quello che abbiamo.
Come sportivo di fama internazionale, hai molti followers sui tuoi canali social. Cosa ne pensi del tuo ruolo nell'ispirare le persone? Come pensi che il mondo degli sport all'aria aperta possa ispirare le persone e aiutare il mondo ad evolversi al meglio? Non rifletto assolutamente sul mio ruolo. Penso che se vivi la tua vita per gli altri, dimentichi chi sei e cosa vuoi. Io sono un atleta e voglio performare, sono qualcuno che ama esplorare e ama la natura, e che si prende cura di essa. Comunico questo perché è quello che mi interessa. Penso che ciò che comunichiamo dovrebbe essere essenzialmente quello che ci interessa, e non ciò che gli altri si aspettano da noi. Penso che molte persone del mondo outdoor si preoccupino dell'ambiente: grazie
Quando sono in una brutta situazione non mi blocco pensando “perché sono qui”. Accetto questa nuova situazione e cerco di immaginare come potrei migliorare. 93
Il silenzio della natura T E X T M A R K U S R A N A LT E R PHOTOS THOMAS MONSORNO PAT E R N K O F E L - D O L O M I T E S - I TA LY
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ueste sono state le mie prime impressioni, svegliandomi nel mio sacco a pelo in cima al Monte Paterno, una montagna alta 2.746 m che sorge nelle Dolomiti di Sesto al confine tra Veneto e Alto Adige. È un luogo storicamente famoso, durante la Prima Guerra Mondiale si trovava infatti lungo la frontiera, tra il confine italiano e quello austriaco, ed al suo interno furono scavate alcune gallerie strategiche per raggiungere la cima.
rilassarmi e lasciarmi alle spalle la routine quotidiana. Raggiungere la cima di una montagna mi regala sempre delle sensazioni incredibili, ed è ancora meglio esplorare queste vette prima che il sole tramonti. Una volta arrivato in cima, preparo la mia macchina fotografica per catturare tutti i momenti meravigliosi che Madre Natura ha da offrire. Ogni escursione è sempre diversa, e questo è ciò rende questa passione così speciale per me. Da poco più di due anni lavoro come filmmaker e content creator a tempo pieno, grazie anche al mio grande amore per la montagna. Quindi sono stato ancora più entusiasta quando ho avuto l'opportunità di creare contenuti per Mammut, il noto brand di outdoor svizzero. Combinare la mia passione per la montagna, in particolare per le Dolomiti, con il mio lavoro mi fa sentire davvero grato.
Di solito lassù l’atmosfera è piuttosto frenetica, principalmente perché questo monte si trova proprio di fronte alle famose Tre Cime di Lavaredo, che fanno parte del patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO. Ma fortunatamente la mattina presto la situazione è un po’ diversa. Ho iniziato a fare escursioni sin dalla più tenera età. I miei genitori hanno sempre avuto una grande passione per la montagna e mi hanno portato ad esplorare diverse vette quasi ogni fine settimana durante la stagione estiva. E la passione è rimasta anche dopo, quando sono cresciuto. Adoro stare all'aria aperta in mezzo alla natura,
Il tempo non sembrava molto promettente, c'era una discreta nebbia e non eravamo sicuri di poter vedere le Tre Cime di Lavaredo da lassù. Ma abbiamo continuato la nostra salita, divertendoci abbastanza nonostante il peso dei nostri zaini carichi.
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Arrivati in cima, abbiamo potuto godere di una vista spettacolare nonostante sia durata solo pochi minuti perchè la nebbia ci ha avvolti di nuovo in breve tempo. Tuttavia, le condizioni meteorologiche avverse non sono sempre delle esperienze negative. In situazioni del genere non sai mai cosa succederà dopo e come cambierà il paesaggio in pochi minuti.
foto e creato contenuti fino al termine della “blue hour”, quel momento del crepuscolo in cui il sole si trova a una profondità significativa sotto l'orizzonte e la luce solare residua indiretta assume una tonalità prevalentemente blu. La notte è stata chiara e super fresca, ma per fortuna tutti noi avevamo un buon sacco a pelo quindi la nottata è passata in modo confortevole. Il mattino seguente ci ha accolto senza nuvole e in poco tempo abbiamo preparato tutta la nostra attrezzatura per catturare l'alba.
A quel punto abbiamo deciso di preparare tutte le nostre cose per la notte, abbiamo cercato un posto adatto a diventare il nostro campo base, preparato il sacco a pelo e tutto l’occorrente per la serata. Poi non ci è rimasto che attendere.
È stata veramente un’avventura epica che, ancora una volta, mi ha fatto sentire grato di vivere in un ambiente così straordinario e di poter unire la mia passione per la montagna con il mio lavoro.
All'improvviso è successo, la nebbia si è aperta un po’ e ci ha regalato una vista incredibile da tutti gli angoli della vetta. Eravamo sorpresi ma entusiasti e abbiamo scattato
All'improvviso è successo, la nebbia si è aperta un po’ e ci ha regalato una vista incredibile da tutti gli angoli della vetta.
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Michele Graglia ITW BY DENIS PICCOLO
PHOTO STORYTELLERLAB
POWERED LA SPORTIVA
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Michele Graglia, classe 1984, nasce a Sanremo ma la sua incredibile storia lo porta prima in Stati Uniti, sulle più importanti passerelle dell’alta moda, e poi attraverso la Death Valley, il Deserto di Atacama e quello del Sahara, ma di corsa questa volta. Infatti a Michele il mondo patinato sta stretto, la natura lo chiama verso un’ideale di libertà che fino a pochi anni prima non conosceva e che prende la forma dell’ultra running.
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Raccontaci un po’ del tuo percorso per arrivare ad essere un ultra runner. Direi che il mio percorso è stato abbastanza particolare! Il tutto è iniziato nel 2007, avevo 24 anni e lavoravo nell’azienda di famiglia di esportazione fiori. Mi recavo spesso all’estero, specialmente in Stati Uniti e per questo, nel settembre 2007, decisi di trasferirmi a Miami per un breve periodo per imparare meglio la lingua ed espandere le vendite. La prima settimana a South Beach mi fermò una donna, che poi scoprì lavorare nella moda, chiedendomi se avessi mai fatto il modello. Da quel momento la mia vita prese una direzione che non mi sarei mai aspettato! In breve tempo mi ritrovai catapultato in quel mondo glamour e patinato che avevo visto solo nei film. Ho vissuto degli anni da re ma in realtà non era altro che una bolla di perfezione che mi ha disconnesso dal mondo esterno.
mi trascinava letteralmente fuori dal mio mondo, verso l’immagine di una libertà che non conoscevo. Pochi mesi dopo mi buttai nella mia prima esperienza, una 160km che finì in modo tragico perché al 130esimo km mi dovettero portare via in ambulanza! Ma ormai ero completamente rapito dal concetto di ultra running, non mi sono abbattuto e sono ripartito. Vinsi la mia seconda gara e poi anche la terza. In quel momento ho iniziato a pensare che ci fosse qualcosa in me. Cosi è nata questa enorme passione, spinta da una grande ricerca di libertà. Correre ti ha aiutato a scoprire delle parti di te stesso che non sapevi esistessero? Quello che mi ha insegnato la corsa è stato di razionalizzare determinati concetti ed affrontare le mie paure. Si tratta di un pensiero che trascende lo sport e che mi ha aiutato in qualsiasi ambito della vita, oltre a farmi crescere come persona. L’aspetto fondamentale per me è stato capire che la paura effettivamente non esiste anzi è un pensiero che ci blocca da quello che vogliamo fare. Bisogna ovviamente ascoltarla, soprattutto in montagna, in modo da comportasi razionalmente e capire da dove quella stessa paura ha avuto origine. Mettersi in discussione è fondamentale per superarla e trovare la propria forza interiore. Affrontare ciò che ci spaventa aiuta a crescere, magari fallendo nel mentre, ma sempre dandoci degli insegnamenti fondamentali.
Nel 2009 mi trasferii a New York per lavorare con le aziende più grandi del settore, ma dopo alcuni anni arrivò una fase di rottura: non trovavo più il significato di quello che era diventata la mia vita. Avevo tutto quello che volevo, eppure il successo materiale non equivaleva al successo nella vita. Mi sentivo in gabbia. Avevo 27 anni e stavo cercando una via di fuga. Nel 2010, ad Union Square, vagavo in una libreria quando vidi un libro che mi attrasse subito. In copertina aveva un ultra marathon man, ne lessi poche pagine e mi catturò immediatamente. Mi si accese una lampadina. Poco dopo comprai un paio di scarpe ed iniziai a correre a Central Park. Mi affascinava il concetto di ultra, di andare oltre la corsa, ma non sapevo bene come allenarmi. Iniziai a fare molta ricerca e mi imbattei in "Ride in the Wind” scritto da Anton Krupicka. Cominciai a seguire questo tipo che correva senza maglia, con i capelli al vento e una barba incolta, che
Ho vissuto degli anni da re ma in realtà non era altro che una bolla di perfezione che mi ha disconnesso dal mondo esterno.
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Com’è una tua giornata tipo? Sono istruttore in un centro di Malibu che si potrebbe definire “elitario”. Insegno yoga, meditazione e varie attività fisiche, ma soprattutto condivido la mia interpretazione della vita con importanti attori di Hollywood, CEO di grandi aziende e personaggi di fama internazionale che hanno grandi capitali materiali ma alla fine sono persone molto sbilanciate. È bello aiutarli a trovare un equilibro. Una mia giornata tipo inizia alle 5 di mattina, mi alleno solitamente per 20-25 km, poi insegno ed il pomeriggio corro per un’altra dozzina di km. Nei weekend sono più libero ed il mio allenamento cambia a seconda delle gare che ho in programma. Corro spesso anche in montagna, ma in quel caso sto meno attento ai km ma valuto più i tempi. L’idea è quella di abituarsi a stare fuori, vivere pienamente il momento, sentire la fatica ed andare oltre. Faccio quello che mi piace ed è molto gratificante però il mio sogno sarebbe quello di poter vivere pienamente della mia passione.
Cosa rappresentano per te solitudine, distanza e fatica? La solitudine, così come la meditazione, ti aiuta a disconnetterti da tutto il resto. Molte persone vivono la solitudine come l’essere soli ed abbandonati, quando invece è necessaria a portar via tutte le distrazioni, in modo da ascoltare i tuoi pensieri. La distanza è la parte più bella dell'ultra running. Puoi essere la persona più allenata della terra ma arriverai sempre ad un punto in cui il tuo corpo cede, quello è in momento in cui devi andare oltre, una sorta viaggio spirituale che ti toglie tutto ciò che avevi costruito nella società e ti permette di diventare chi sei veramente. La fatica infine, così come il dolore, è necessaria per crescere. Ogni evoluzione esiste sempre e solo dopo un momento di crisi. È ciò che aiuta a farti diventare la versione migliore di te stesso. Il dolore è inevitabile in molti aspetti della vita e specialmente nell’ultra running puoi solo accettarlo ed affrontarlo. Sei sposato. Tua moglie come ha vissuto il tuo cambiamento? Ho conosciuto mia moglie nel 2010, all’inizio del mio percorso da runner quando ero una persona completamente diversa. Posso però dire che è grazie a lei se ho trovato quel libro che mi ha cambiato la vita! Avevamo infatti appuntamento ma lei era in ritardo e quindi mi sono infilato nella famosa libreria di cui parlavo prima. Abbiamo avuto sempre un bellissimo rapporto ed ancora oggi sono molto grato che lei sia rimasta con me durante il periodo più duro della mia vita.
Quanto contano allenamento, yoga ed il tuo stile di vita in percentuale per ottenere le tue performance? C’è un detto simpatico nell’ambiente che sostiene che il 90% dell’ultra running è mentale ed il restante 10% è nella tua testa. Chiaramente la preparazione fisica è fondamentale però la chiave per andare oltre è sempre quella di trovare la giusta motivazione per superare i momenti di crisi e le difficoltà. Lo yoga è stato qualcosa che ho scoperto grazie alla corsa, inizialmente facendo stretching e che mi ha aiutato ad avvicinarmi alla meditazione. Praticando ho capito quanto fosse propedeutica e simile come pratica all’ultra running. Quando mediti sei fermo, mentre correndo chiaramente ti muovi ma in entrambe le discipline arrivi ad un certo punto dove trascendi dal fisico e ti distacchi da quello che è il dolore e la paura e ciò ti permette di vivere pienamente nel momento.
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Tornando al presente, quali sono i tuoi obiettivi prossimi futuri? Per me la cosa più importante è sempre stata l’avventura. Quella di spingersi oltre in territori inesplorati. Sono sempre stato molto affascinato dai deserti e sin dall’inizio ho avuto il sogno di attraversare questi grandi spazi poco esplorati. Finita la Badwater, una ultra maratona di 135 miglia che parte dal Bacino di Badwater nella Death Valley, ho rincorso questo mio sogno. Ho messo insieme un team ed ho attraversato il Deserto di Atacama in 8 giorni e mezzo. Da quel momento ha preso il via un enorme progetto che in 4 anni consecutivi mi avrebbe portato ad attraversare i 4 più gradi deserti del mondo. Atacama, Gobi, in Mongolia, Sahara per poi finire con l’Antartide. Poi rimane ancora un mondo intero! Ma questo è il bello dell’avventura, c’è sempre qualcosa da esplorare, da vivere, da vedere che ci insegna a crescere ed accrescere la nostra esperienza in quanto persone. Quello che mi ha colpito più di tutto è stata la possibilità di potersi relazionare con culture diverse, vivere il mondo e vederlo per quello che è, senza maschere e preconcetti e capire che, alla fine, siamo tutti parte della stessa cosa.
ha sempre avuto un valore affettivo e l’Angeles Crest 100, un’altra gara meravigliosa di cui ho un ricordo spettacolare. Poi c’e la Cro-Magnon che parte da Limone e arriva a Cap d’Ail vicino Menton, una competizione che per me ha sempre avuto un richiamo emotivo particolare in quanto Limone, in Piemonte, è dove ho passato tutti gli inverni a sciare da bambino. Dove ti vedi fra 5 anni? Credo quest’anno correrò la mia ultima gara. Sto un po’ perdendo l’emozione che mi dava competere perché ho scoperto di poter vivere queste stesse sensazioni senza dover dimostrare nulla a nessuno, senza bisogno di un cronometro, un risultato, senza aspettative e pretese e questo rende l’esperienza più rilassata ma più intensa. Correre per l’avventura e basta.
Puoi essere la persona più allenata della terra ma arriverai sempre ad un punto in cui il tuo corpo cede, quello è in momento in cui devi andare oltre, una sorta viaggio spirituale che ti toglie tutto ciò che avevi costruito nella società e ti permette di diventare chi sei veramente.
Qual è la tua top 5 riguardo a esperienze e traguardi importanti? Sicuramente l’Atacama che non è stata una gara ma una vera avventura condivisa con amici ed in un modo così intenso che è difficile da esprimere a parole. Poi la Badwater, un’esperienza davvero unica che ha avuto un gradissimo significato per me dato che da sempre è considerata LA ultra per eccellenza. Altre avventure altrettanto belle sono state la Milano Sanremo, che per me
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Norway & Lofoten TEXT PIETRO IENCA
PHOTOS LUIGI CHIURCHI
PROJECT BY TRIP IN YOUR SHOES
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La Norvegia è un paese talmente vasto da risultare difficile da girare da capo a fondo in maniera completa. La quantità di ambienti e di perle nascoste da scoprire è immensa. Un abitante di Bergen, di Stavanger o di Oslo, probabilmente ti dirà che gli sarà impossibile esplorare integralmente le sue terre in una singola vita. Vi sono però diversi itinerari che meritano di essere sperimentati con attenzione.
moni liberando un’energia vitale che solo posti come quello riescono a darti, le leggere vibrazioni nelle gambe dettate dall’adrenalina. Un pittore romantico di inizio Ottocento in un luogo del genere avrebbe tratto ispirazione per le sue tele. Il viaggio si è quindi spostato verso le Isole Lofoten che formano un arcipelago composto da cinque corpi principali: Austvagøv, Gimsøya, Vestvagøy, Flakstadøya, Moskenesøya. L’insieme delle terre emerse sembra disegnare sulla mappa una foglia di felce, svariati ponti uniscono le diverse parti insulari rendendo il tragitto interessante ad ogni chilometro. Gli spostamenti via terra si concentrano quasi esclusivamente sulla E10, una strada asfaltata che nei mesi freddi si trasforma in una pista di ghiaccio.
Nel settembre del 2019, noi di TripInYourShoes siamo atterrati a Bodø, pronti per affrontare uno di questi itinerari, immersi in una natura sorprendente. Bodø è una cittadina di oltre 45mila abitanti, situata al di sopra del Circolo Polare Artico. Recentemente è stata designata come Capitale Europea della Cultura per l’anno 2024 ed è il centro urbano più a nord di sempre ad avere acquisito tale titolo.
Ciò che colpisce è la cura della viabilità, il camper nei mesi estivi è una scelta vincente in questo contesto in quanto ti permette di procedere con la testa più libera da destinazioni e tempistiche da rispettare, garantendoti maggiore indipendenza. Procedendo verso ovest abbiamo superato diverse cittadine che spezzano il ritmo tra un paesaggio incontaminato e l’altro. Evenes, Leknes, Svolvaer, Hamnoy. È facile imbattersi in piccoli villaggi di pescatori dove la vita scorre più lenta. Le case rosse in legno, così tipiche a queste latitudini, si affacciano sul mare freddo. Il pesce viene fatto essiccare a cielo aperto su alcune strutture in legno che si possono scorgere sui cigli della strada. Il mare e la pesca sono elementi imprescindibili nella storia di questi luoghi, immersi nel silenzio e situati a pochi passi
Da qui, a bordo di un camper noleggiato, è iniziata una spedizione di dieci giorni alla scoperta di Senja e delle Isole Lofoten. L’idea di spostarsi con un mezzo simile ci ha permesso di ammortizzare notevolmente i costi, potendo sfruttare la possibilità di guidare, pasteggiare e dormire rimanendo a bordo. Armati di macchina fotografica e di voglia di esplorare, abbiamo assaporato quattro luoghi principali: Senja, Haukland Beach, Reinebringen e Kvalvika.
Senja è un luogo di una bellezza mistica, dove il mare e le montagne sembrano abbracciarsi in un intreccio senza tempo.
Senja è un luogo di una bellezza mistica, dove il mare e le montagne sembrano abbracciarsi in un intreccio senza tempo. In inverno le temperature rigide possono raggiungere facilmente i -15° mentre d’estate il clima risulta più temperato anche se un po' di neve resiste tutto l’anno. Lo spettacolo risiedeva nell’insieme degli elementi: la costa rocciosa davanti a noi in picchiata sull’acqua salata del Mare del Nord, le dita sporche di succo viola dei mirtilli appena mangiati, alcuni colpi di vento freddo che entravano dritti nei pol-
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dalla strada che rimandano a scenari tipici del Mediterraneo anche se si trovano oltre 2500km più a nord.
piendoci gli occhi per diversi minuti. I bagliori verdeggianti e le velature violacee coloravano il cielo, coprendo il firmamento sopra le nostre teste. Il silenzio era rotto soltanto dalle nostre esclamazioni di stupore e dall’infrangersi dei flutti sugli scogli. La spedizione si è quindi spinta fino ad A° i Lofoten, il centro abitato più occidentale dell’arcipelago. Si sviluppa alle pendici di un massiccio che pare sollevarsi dal nulla. Arrivati qui, in punta alle Isole Lofoten, abbiamo respirato a pieni polmoni il senso di libertà che può darti la Norvegia, un microcosmo che unisce ottime infrastrutture ad ambienti naturali da quadro. Dopo aver percorso oltre 1000 km in pochi giorni era tempo di rientrare sulla terraferma. Imbarcando direttamente ad A° i Lofoten su un traghetto, abbiamo completato un anello facendo ritorno a Bodø, dove tutto era iniziato.
Del resto, è ugualmente fuori dall’ordinario vedere la costa dall’alto, dall’opposto punto di vista. Ci è capitato di farlo sopra Haukland Beach, dove siamo saliti sul monte Mannen per poter scattare alcune fotografie. Le asprezze del paesaggio sembrano assumere un significato in una cornice naturale così lontana dai rumori della città e dalla frenesia delle nostre vite. Ancora più impattante è stato il percorso che ci ha portati sopra a Klavika Beach, dove il panorama da cartolina ci ha ripagato da ogni sforzo compiuto per la salita.
Un luogo che ci è rimasto particolarmente nel cuore è Reine, per una duplice ragione. In primis per l’hike che siamo riusciti a portare a termine qui, accompagnati da condizioni meteorologiche favorevoli. Dal piccolo centro abitato, che conta poco più di trecento abitanti e che rappresenta uno dei fiori all’occhiello del turismo locale, abbiamo infatti imboccato il sentiero per Reinebringen. Si tratta di un tracciato che prevede una lunghissima scalinata di oltre 1500 gradini, che salendo lungo il fianco della montagna ti porta fino a 448 metri di altezza. Dalla sommità è possibile apprezzare uno degli scenari maggiormente iconici di tutte le Lofoten Islands, che unisce la paesaggistica naturale con l’abilità dell’uomo nel realizzare una delle strade più spettacolari del mondo.
Questo viaggio ci ha permesso di saggiare le potenzialità di un paese che fa delle sue meraviglie paesaggistiche un punto di forza. Percorrere la E10 è stata un’esperienza inebriante. È una montagna russa emozionale, su cui convergono sentimenti di pace, di adrenalina, di stupore e di entusiasmo, a seconda delle viste che ti si aprono su ogni lato. Le Lofoten sono turisticamente solide, ma mantengono al loro interno realtà semplici in stretta connessione con il territorio. Le comunità di pescatori, i sentieri, le spiagge libere e prive di strutture ricettive, preservano un’atmosfera selvaggia per chi cerca giornate piene di energia. Noi possiamo dire di essere tornati a casa soddisfatti, con una serie di immagini nella testa che difficilmente si scorderemo.
È facile imbattersi in piccoli villaggi di pescatori dove la vita scorre più lenta. Le case rosse in legno, così tipiche a queste latitudini, si affacciano sul mare freddo.
Ed è proprio a Reine che abbiamo vissuto la nostra migliore nottata grazie ad un’aurora boreale gustata in tutto il suo splendore. Mantenere la calma per realizzare i nostri scatti fotografici non è stato semplice, tanto era forte l’emozione del momento. Le Northern Lights si sono prese il palcoscenico di quella notte settembrina, riem-
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Morocco Gravel Riding BY JELLE MUL
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Un fortissimo “bang” si fa strada attraverso la valle. Freno di colpo e mi guardo rapidamente alle spalle. Nient'altro che polvere proveniente dalla mia ruota posteriore, che slitta sulla strada estremamente asciutta. Pochi secondi dopo, quando finalmente la bici si ferma completamente e le ruote smettono di girare, sento solo un silenzio quasi inquietante. Un grande uccello prende il volo e il suono delle sue ali che sbattono riempie la valle. Mi guardo intorno e mi fermo appena sopra quello che sembra un vecchio specchio d’acqua. Alcuni alberi alla mia sinistra, sabbia e rocce alla mia destra. Solo pace e silenzio. Prendo un respiro profondo.
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hi,” grido. “tutto bene?”.“Tutto ok! È esploso il copertone di Dirn!” è la voce che risuona nella valle. Mi rendo “ conto che potrebbe volerci un po’ di tempo, quindi infilo la mano nelle tasche posteriori del jersey, afferro una busta di plastica chiusa da una zip e appoggio la mia bici contro uno degli alberi prima di sedermi. Apro la bustina di plastica e tiro fuori qualche dattero. Ne scelgo uno e me lo metto in bocca mentre mi guardo intorno.
parte di loro sembra secca e ruvida, proprio come il luogo in cui mi trovo. Quell’albero è invece davvero verde e ha grandi foglie, come se non appartenesse a questo posto. Bob Ross lo avrebbe sicuramente descritto come una pianta felice. “Ma come può questo essere così felice tra tutti gli altri alberi? E perché è così verde?”. “Pronti” è il grido che riecheggia nella valle e 2 minuti dopo l'intero gruppo si ferma accanto a me. Dirn è in sella ad una bici da cross con copertoni da 35mm, non l'ideale per queste strade sterrate marocchine, ma ce lo facciamo andar bene. Con un grande sorriso, spiega che ha colpito una roccia e la sua gomma è esplosa. In momenti del genere, è bello avere con te un vecchio pro di mountain bike e ciclocross. Thijs Al, campione olimpico e vincitore della Coppa del Mondo di ciclo-
È una giornata calda e siamo a poche ore dalla costa del Marocco. Stiamo pedalando da circa 4 ore. Quando ho tracciato il percorso su Komoot, potevo solo sperare che il resto della strada sarebbe stato tanto divertente come le ultime 4 ore. Osservo quello che mi circonda e ammiro il paesaggio, il mio sguardo nota uno strano albero tra tutti gli altri. La maggior
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cross, oggi lavora a Shimano, ed il suo aiuto è fondamentale. Come un moderno MacGyver, ha usato del nastro adesivo, delle camere d’aria e delle toppe per riparare la gomma. “Facciamoci una bevuta!” e Laurens afferra la sua piccola borraccia e beve un gran sorso. Top 10 sia nel Tour che nella Vuelta, ma “la vera soddisfazione viene da momenti come questo” dice mentre mi passa la sua borraccia. “Dai andiamo!” esclama Dennis. Abbiamo ancora circa 30 km da percorrere e il sole sta tramontando. Agganciamo i pedali e prendiamo il largo come una vera e propria banda di ciclocrossisti. Mentre procediamo, non posso fare a meno che guardare per un'ultima volta dietro la mia spalla, per vedere quell’albero felice, così tranquillo tra tutti gli altri.
Dopo circa dieci minuti il telefono di Dennis squilla e ci fermiamo di nuovo. Ci chiede titubante se vediamo una luce da qualche parte intorno a noi. Ma ciò che ci circonda è nient'altro che oscurità e le luci dei nostri due compagni. Abbiamo fame e Laurens comincia ad essere scocciato per davvero. Stiamo per arrenderci quando un camioncino si ferma e l'autista ci urla qualche parola che non capiamo. Ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Quando vede i nostri volti confusi passa all'inglese. Gli spieghiamo che stiamo cercando una Kasbah e gli mostriamo il nome. “Saltate dentro” dice. Senza alcuna esitazione carichiamo le nostre biciclette nella parte posteriore e saliamo tutti sul camion. Ogni avventura inizia quando c’è qualcosa che va storto e noi ridiamo e urliamo contro il vento. Pochi minuti dopo l'autista si ferma nel punto in cui il nostro Wahoo, in precedenza, aveva detto che eravamo arrivati. Ci guardiamo intorno ma ancora niente. Poi, improvvisamente, vediamo qualcosa, circa 100 metri sopra di noi c’è una grande luce. Il nostro amichevole guidatore punta in quella direzione e dice “eccoci”. Lo ringraziamo e salutiamo ridendo mentre entriamo nel vialetto dalla Kasbah. Ci troviamo di fronte ad una Kasbah delle dimensioni di un castello, ma senza l'inquinamento luminoso, qui nella campagna marocchina ci era impossibile vederla anche solo a 50 metri di distanza.
Komoot non smette mai di stupirmi e la successiva ora e mezza ci porta attraverso le strade sterrate più incredibili. È buio pesto quando Komoot dice che siamo arrivati alla nostra Kasbah. Ci guardiamo intorno e non vediamo altro che alcune luci in lontananza. Eelke e Thijs sono stati gli unici due abbastanza intelligenti da portare delle luci, così decidiamo che è meglio che vadano loro in esplorazione, mentre il resto di noi aspetta. Tornano indietro dopo circa dieci minuti, senza aver trovato la Kasbah. Ci guardiamo di nuovo intorno ma non vediamo assolutamente nulla oltre a quelle luci che brillano lontano. Dennis prende il suo telefono e chiama la Kasbah. Lo sentiamo chiedere dove si trova. Quando riattacca, ci fa cenno di seguirlo. Dopo un minuto il suono proveniente dalle nostre ruote cambia mentre percorriamo una strada più grande. Sembra di stare in un sogno o all’interno di un set cinematografico poco prima che accada qualcosa di decisivo. Tutto intorno è buio.
Mentre tutto il nostro equipaggiamento viene tirato su con delle corde, entriamo in quello che sembra un castello del Medioevo. Passerelle, grandi porte in legno e spessi muri in pietra, e poi scale, scale ovunque. Quella che segue è una serata piena di cibo straordinario e conversazioni fantastiche a proposito della terra e delle persone marocchine incredibilmente amichevoli, ma siamo soprattutto molto soddisfatti del giorno appena trascorso su sterrato.
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Quando ce ne andiamo la mattina dopo, ci rendiamo conto di quanto sia stato bizzarro non trovare la Kasbah visto che era proprio di fronte a noi. La sua dimensione è incredibile.
minoranza per tutto ciò di cui noi “olandesi” non ci sentiamo soddisfatti. Cerco di scacciare questo pensiero dalla mia mente poiché ho appena sperimentato qualcosa di completamente opposto, ho conosciuto un paese ed una cultura da cui possiamo imparare molto. L'ospitalità, i sorrisi e le vite semplici della gente del posto in quei villaggi remoti.
I successivi due giorni percorriamo alcuni stradoni dopo una parte di sterrato, dormiamo in tende beduine, scaliamo montagne e solchiamo i vecchi letti di fiumi prosciugati. Veniamo fermati da alcuni bambini in piccoli villaggi che ci guardano come se non avessero mai visto delle persone così pallide prima d’ora, ma ognuno di loro ci sorride e ci indica la strada verso il “supermercato” locale. Infatti durante il secondo giorno scopriamo che le bombole di gas fuori da una casa stanno a significare che quell’edificio è di fatto un market. I pochi piccoli borghi che attraversiamo sembrano vuoto, come se fossero delle città fantasma. Ma ogni volta, questi bambini ci corrono incontro e ci portano verso le bombole del gas. Dopo soli cinque minuti, ci ritroviamo sempre seduti con una vecchia bottiglia di Coca Cola, tè caldo e biscotti provenienti dal “negozio” locale mentre i bambini provano le nostre biciclette o ci fissano come se fossimo alieni. Siamo diversi, ma tutti loro ci fanno sentire a casa e davvero benvenuti. Dopo cinque giorni di ottimo cibo, persone fantastiche ed epiche strade sterrate, prendo in mano un quotidiano. Un grande titolo suggerisce una causa in corso in Olanda. Uno dei nostri politici olandesi ed i suoi seguaci hanno urlato “Meno marocchini” durante uno dei loro raduni. Leggo l'articolo con molto disagio. Vivo in un paese senza montagne o buone onde, ma con un panorama politico estremamente liberale che ci fa elogiare dal resto del mondo. Ma eccoci qui, con un politico che incolpa una
Quelle persone incredibilmente amichevoli, che ci sono venute a prendere mentre era buio pesto, che ci hanno offerto il tè, quei ragazzi che correvano con noi lungo la strada. Siamo veramente degli olandesi così liberali o è solo una percezione? Pensandoci, mi domando se le persone si sentano così benvenute e aiutate anche quando arrivano nella mia comunità.
Metto giù il giornale e bevo un sorso del mio tè marocchino mentre mi torna in mente quell'unico albero verde. Quell'albero diverso, che era così felice tra tutti gli altri, e mi rendo conto che possiamo imparare molto dal mondo naturale che ci circonda. Non siamo tutti uguali e non importa. Dobbiamo celebrare le nostre differenze poiché tutti noi svolgiamo un ruolo importante. Tutti meritiamo di sentire appartenenza, tutti dovrebbero avere l'opportunità di sbocciare e crescere. Forse questo presuppone che un albero ottenga un po’ più di acqua e che viva felicemente accanto a tutte le altre piante. Forse quegli alberi lì, in quella valle silenziosa a poche ore da un'affollata costa marocchina piena di gente che si gode le vacanze, sono semplicemente la metafora di come dovremmo affrontare la vita.
L'ospitalità, i sorrisi e le vite semplici della gente del posto in quei villaggi remoti.
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Giovanni è un farmacista di Cuneo. In 8 giorni ha scalato 36 colli ed alcuni valichi internazionali, mete iconiche che hanno segnato la storia del ciclismo, dal Giro d’Italia al Tour de France. “Prima del lockdown, il ciclismo per me era l’allenamento della domenica in vista delle gare. Per colpa del Covid tutte queste competizioni sono state cancellate. Ma ora vedo la bicicletta in maniera diversa. È un mezzo per godersi appieno la natura ed il paesaggio e fermarsi a visitare un borgo incantevole, mi permette di incontrare nuovi amici e mi regala la semplice gioia di faticare tutto il giorno e ripartire al mattino, felice. Sono stanco, ma rigenerato.” Giovanni riflette perfettamente il mood di The Pill, e si merita quindi di essere il volto del nostro shooting Sport & Style.
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6.SEBAGO RANGER WAXY
Creato per la stagione fredda, combina comfort ed eleganza di una tomaia da barca con la robustezza di una suola carro armato che offre aderenza e resistenza al maltempo. Cucito a mano e foderato in pelle. Il nome rispecchia l’amore innato di queste calzature per i grandi spazi aperti e selvaggi.
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2.CANADA GOOSE DUNCAN
Gilet altamente funzionale che presenta quattro tasche esterne, dettagli riflettenti e rinforzi in tessuto Cordura per una maggiore resistenza alle abrasioni. Caldo e confortevole, è perfetto per un abbigliamento a strati nelle mezze stagioni e durante qualsiasi attività outdoor.
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Prende il nome dalla nazione nativa americana Cayuga e dall'omonimo lago glaciale. Un robusto mocassino cucito a mano che presenta tomaia a moc toe in 3 colori, costruzione Strobel forte e flessibile, lacci in cuoio e una leggera suola tranciata in EVA per massimo comfort e assorbimento degli urti.
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Parka in Gore-Tex, ideale per affrontare l’inverno. Le tasche nastrate con termosaldatura isolante lo rendono funzionale e pratico. Impermeabile e traspirante, assicura grande protezione dal vento grazie ai materiali avanzati con cui è realizzato, che gli donano un carattere performante e fashion.
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6 . FJ Ä L L R ÄV E N VARDAG
Anorak dal design classico, realizzato in poliestere riciclato e cotone biologico. Dotato di cappuccio, tasca a marsupio e tasche per le mani. La lunga cerniera frontale e quella laterale lo rendono più facile indossare ed adatto a molteplici attività all’aperto, in ogni periodo dell’anno.
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Giaccone da uomo dal design 3 in 1, è realizzato in poliestere performante a 3 strati. Presenta un cappuccio con collo alto, taschino con zip, tasche applicate con patta e chiusura coperta. Si completa con un gilet imbottito in piuma d'anatra 90/10 rimovibile e indossabile separatamente.
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ABETONE AGIRA AIELLO DEL FRIULI ALA DI STURA ALAGNA VALSESIA ALBA ALBA ALBIGNASEGO ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALLEGHE ALMENNO SAN SALVATORE ANDALO ANDALO AOSTA AOSTA AOSTA APPIANO SULLA STRADA DEL VINO APRICA ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARESE AREZZO AREZZO ASCOLI PICENO ASIAGO ASOLA ASSERGI ATINA AURONZO DI CADORE AVEZZANO AVIGLIANA AVIGLIANA BAGNOLO SAN VITO BALLABIO BALME BARI BARZIO BARZIO BASSANO DEL GRAPPA BELLINZAGO LOMBARDO BELLUNO BELLUNO BERGAMO BERGAMO BEVERA DI SIRTORI BIELLA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN LORENZO BORGOSESIA BORMIO BORMIO BORMIO BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESSANONE BREUIL CERVINIA BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BUSANO BUSSOLENGO CAGLIARI CALALZO CALAVINO CALENZANO CAMPO TURES CANAZEI CANAZEI CANZO CARPI CARUGATE CARUGATE CARVICO CASTEL DI SANGRO CASTEL GOFFREDO CASTELNOVO NE’ MONTI CASTIONE ANDEVENNO CATANIA CAVALESE CERNUSCO LOMBARDONE CESIOMAGGIORE CETO CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHIARI CHIAVARI CHIES D'ALPAGO CHIESA VALMALENCO CHIURO CISANO SUL NEVA CITTA' DI CASTELLO CIVEZZANO CLES CLES CLUSONE COGNE COGOLO COLERE COLFOSCO COLFOSCO IN BADIA COLLALBO CONDINO CORDENONS CORNEDO CORNUDA CORTINA CORTINA CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO
152. 153. 154. 155. 156. 157. 158. 159. 160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201. 202. 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246. 247. 248. 249. 250. 251. 252. 253. 254. 255. 256. 257. 258. 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. 266. 267. 268. 269. 270. 271. 272. 273. 274. 275. 276. 277. 278. 279. 280. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 287. 288. 289. 290. 291. 292. 293. 294. 295. 296. 297. 298. 299. 300. 301. 302. 303. 304. 305. 306. 307. 308.
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CUNEO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE FAENZA FAENZA FAI DELLA PAGANELLA FALCADE FANO FAVRIA FELTRE FERMO FERRARA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FOSSANO FOSSATO DI VICO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA PRA' GIAVENO GODEGA S. URBANO GRADISCA D’ISONZO GRAVELLONA TOCE GROSSETO GUSSAGO ISEO ISERA ISERNIA IVREA IVREA IVREA L'AQUILA L’AQUILA LA VALLE AGORDINA LA VILLA LANA LECCO LECCO LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LOCATE DI TRIULZI LONATO LONGARONE LUCCA LUCCA MADONNA DI CAMPIGLIO MANARO SUL PANARO MANAROLA MANTA MANTOVA MATELICA MEOLO MERANO MERANO MERANO MERATE MESTRE MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESILVANO MORBEGNO MORBEGNO MORI MUCCIA NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICHELINO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PARCINES PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERTOSA PERUGIA PERUGIA PESCARA PESCARA
309. 310. 311. 312. 313. 314. 315. 316. 317. 318. 319. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326. 327. 328. 329. 330. 331. 332. 333. 334. 335. 336. 337. 338. 339. 340. 341. 342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465.
RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA L'ALTROSPORT OUTLANDERS SPORT IN MONTAGNA VERTICAL SPORT PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING ONBOARD EUROSPORT SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE SELMI VALLEE SPORT AMORINI OUTDOOR KAPPAEMME SPORT SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT MIVAL SPORT LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI IL CAMPIONE PRATO SURF SHOP SALEWA PREDAZZO OVERLANDER OUTDOOR RAVENNA REGGIO GAS GINETTO SPORT MONTAGNA DIMENSIONE THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER SPORT NATURA ALTA QUOTA ROMA BOTTIGLIERIA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA LBM SPORT MONTURA ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA ONERACE PATAGONIA ROMA RRTREK ROMA THE NORTH FACE THE NORTH FACE ROMA THE NORTH FACE ROMA OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE SHERPA ATLANTE MONTELLO CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO SPORTLIFEE MACIACONI ALPSTATION AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA DF SPORT SPECIALIST SPORTLAND SAN LEONARDO SPORTLER SAN MARTINO SAN MARTINO SPORT SLALOM CLASSIC SLALOM DONNA SLALOM SPORT PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR ALPSTATION SARZANA 3.30 RUNNING STORE BESSON SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO BRUNO SPORT ACTIV SPORT CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER SILEA ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORTS K&K SPORTS ROCK & ICE SOLDA SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO SPORTLAND SONICO CAMPO BASE SPILAMBERTO BERGER SCHUKE SPORTLAND STEZZANO SPORTLAND SUZZARA ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT PIÙ SPORT IOCORRO! VERTIGINI SPORT SPORT VENTURA SU E GIU' SPORT CRAZY STORE TIRANO TECNICAL SKI ALPSTATION TORINO BSHOP RAVINA BSHOP TORINO CUORE DA SPORTIVO FERRINO STORE TORINO FRESH STORE GRASSI SPORT TORINO JOLLY SPORT JOLLY SPORT MONTURA TORINO PASSION SPORT RONCO ALPINISMO SALEWA TORINO THE NORTH FACE TORINO WILLY SPORT GULLIVER TORRE PELLICE SPORTLER VICENZA LA SPORTIVA TRENTO MONTURA TRENTO ROCK & ICE TRENTO SHERPA3 PATAGONIA SPORTLER ALPIN TRENTO SPORTLER TRENTO TECNOSCI VERTICAL SPORT TRENTO LE BLOC SHOP ALPSTATION TRIESTE AVVENTURA DUE SPORTLER TRIESTE FIASCARIS SPORT CENTER SPORT CORONES SPORT MODE MARIA FIORELLI SPORT VALMASINO SALEWA OUTLET VALMONTONE BASE CAMP VERNAZZA SPORT CAMPO BASE VERONA
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466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482.
MONTURA VERONA THE NORTH FACE VERONA CONTROCORRENTE MARATONANDO OLIUNID VICENZA GILIOLI SPORT MONDO MONTAGNA VERTICAL NO LIMIT DHO SPORT ROSSI SPORTLAND VILLANUOVA AFFARI & SPORT VILLASANTA ZABLE SPORT BAROLI SPORT HERBERT PLANK SPORT LA SPORTIVA TABIA SPORT
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Spain 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.
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Belgium 814. 815.
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LAST WORD BY
M A RTA M A N Z O N I
In un universo parallelo, sul Pianeta Verde: Sul Pianeta Verde abbiamo interpretato le crisi del passato come momenti di passaggio: ci hanno fatto ripensare ai nostri valori, trovare soluzioni più sensate per l’esistenza e creare nuovi modi di vivere. Abbiamo smesso di competere per affermarci sugli altri e siamo diventati meno arroganti. Qui, aboliti i giudizi, semplicemente ascoltiamo, senza rimandare la felicità a dopo. La sera, quando una mano gigantesca semina a manciate un’infinità di puntini luccicanti, danziamo insieme con la notte cosmica. Ci ritroviamo per la Festa della Condivisione. È il momento per capire a che punto sono gli altri Pianeti. La Grande Saggia chiede chi vuole partire con il teletrasporto per Pianeta Orso. Decine di mani alzate. “E chi vuole andare sulla Terra?”. Tutti fermi.
Un giorno sono stata in un posto magico: era dietro casa, eppure non c’ero mai stata. Si chiama Monte Beigua e mi ha ricordato un altro luogo che avevo visitato migliaia di anni fa, sul Pianeta Terra: la Nuova Zelanda. Ho deciso che la mia prossima avventura dall’altra parte dell’universo sarà dietro casa. Qui esploriamo ogni segreto delle montagne e le rispettiamo, perché ci donano equilibrio. Nel Tempio della Natura diamo il benvenuto ai cambiamenti, nella grande ruota di cui tutto è parte. Meditiamo ogni giorno, rivolgendo lo sguardo dentro noi stessi, per ritrovare le nostre qualità.
Sottovoce qualcuno sussurra: “Lì i figli del progresso hanno le ali tarpate dal disincanto”. Ispirazioni per l’articolo – il film “Pianeta Verde”, della regista francese Coline Serreau, e il libro “Non ti farò aspettare. Tre volte sul Kangchendzonga, la storia di noi due raccontata da me”, dell’alpinista italiana Nives Meroi.
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PHOTO GIULIA WOERGARTNER
“Qui la crisi climatica ci ha obbligati a ripensare il modello di sviluppo economico, perché ci siamo accorti che quello precedente era insostenibile. Qui le nostre priorità sono l’istruzione e l’assistenza sanitaria. La nostra è una comunità egualitaria e libera dalle cose. Ci spostiamo camminando, perché condividiamo le parole di Bruce Chatwin: La vita è un viaggio da fare a piedi: la velocità giusta per guardare le cose. Le auto sono un retaggio del passato. Qui non ci sono soldi: ci scambiamo frutta e verdura. Ci svegliamo prima che spunti il sole e andiamo a dormire con lui. Siamo sempre all’aria aperta e non esistono spazi chiusi. Quando piove ci protegge la foresta. Ci vestiamo in maniera semplice e non c’è il rossetto.
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