Dani Arnold
Chris Burkard
Aaron Durogati
Ha superato limiti ritenuti impossibili con estreme scalate in free solo, alzando ogni volta il livello e ridefinendo l’immaginabile.
Attraversare l'Islanda in bici era qualcosa che mi avrebbe sicuramente spinto al limite, ma era anche l'occasione di una vita.
Volare è un po’ come sciare, ti permette di spaziare tra diversi stili, seguendo la tua attitudine, senza annoiarti mai.
INTUITION IS TO FOLLOW YO U R PAT H
LIVE THE EXTREME WITH ALL YO U R S E N S ES
2
1
EDITO BY
D AV I D E F I O R A S O
delle montagne sembrano tendere alla ricerca di riposo. È l’autunno che ci invita a raccogliere ciò che abbiamo seminato. L’energia si attenua, la gente si allontana, le bestie cambiano quota, la luce assume un carattere diverso, il tramonto diviene furtivo e repentino. La natura ci parla attraverso un linguaggio profondamente simbolico, ci esorta a lasciar cadere i pesi morti, a lasciare andare ciò che richiederebbe inutile energia, a concentrarci su ciò che conta.
L’autunno per me rappresenta un momento speciale. Ed è come se, inconsapevolmente, ogni anno debba per forza dargli un benvenuto ufficiale. È un periodo enigmatico, quasi mistico, in cui la natura si distende, consapevole che questi saranno gli ultimi giorni utili per mostrarsi con colori fulgidi e autoritari prima di lasciare spazio a metalli e pietre preziose: oro, rame, rubini e smeraldi, a terra grassa ed erba bagnata.
È l’ultima tappa di un viaggio iniziato ai tempi della semina, prima del lungo sonno. Un tempo dedicato all’essenziale, a tutto ciò che ci nutre, a tutto ciò che ci aiuta a proseguire a cuor leggero. È il momento della pace, il momento ideale per tenere conto di ciò che abbiamo fatto, di ciò che non abbiamo fatto, di ciò che vorremmo fare il prossimo anno. Un invito a ricevere con gratitudine, perché a questo tempo mite seguirà a ruota quello del silenzio.
D’improvviso, come un ciclo che si ripete, scopriamo che la tanto attesa estate non è durata il tempo sufficiente per esprimersi a pieno, per realizzare tutti i progetti che avevamo messo in preventivo. Le promesse fatte lasciano la scia della spasmodica attesa che le aveva generate. E l’impressione che resta ha quel sapore agrodolce che senti guardando fuori dalla finestra, mentre, da lontano, i profili
Questo periodo va gustato con calma e accurata pazienza. Proprio come le promesse non del tutto mantenute, ma neppure del tutto deluse, questo mese si concentra in quel momento, di un certo giorno, nel quale capisci che sta già passando anche se è ancora qui. Ogni anno, per me, inizia qui.
2
PHOTO BY CAMILLA PIZZINI
I solstizi e gli equinozi dividono in quattro parti il tragitto che il nostro Pianeta compie attorno al Sole, delimitando quei periodi dell’anno che comunemente chiamiamo stagioni. Con l’equinozio del 22 settembre, ha avuto ufficialmente inizio l’autunno astronomico, il giorno in cui le ore di luce e quelle di buio si equivalgono. Un preciso momento in cui il Sole si trova allo zenit rispetto all’equatore. Un equilibrio che segna l’armonia degli opposti.
G5EVO
Scarpone ultra tecnico con tomaia idro-repellente per alpinismo d’alta quota ed arrampicata su ghiaccio. Chiusura super rapida BOA® Fit System. Membrana isolante GORE-TEX Infinium™ Thermium™ in punta per la massima termicità anche in situazioni statiche. Suola Vibram® Matterhorn con Impact Brake System™.
GORE-TEX INFINIUM™ THERMIUM™ MASSIMA TERMICITA VOLUMI RIDOTTI LEGGEREZZA 3
SHOP NOW ON WWW.LASPORTIVA.COM
CREW THE PILL
EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@hand-communication.com
SHOP MAGAZINE MAP www.thepillmagazine.com/magazine-finder
E D I T O R I A L C O O R D I N AT O R S Davide Fioraso, Silvia Galliani
C O M PA N Y E D ITO R Hand Communication Corso Francia 17, Torino hello@hand-communication.com
E D I T I N G & T R A N S L AT I O N S Silvia Galliani
PRINT L'artistica Savigliano Savigliano - Cuneo - Italy lartisavi.it
THEPILLMAGAZINE .COM Camilla Pizzini | camilla@hand-communication.com PHOTOGRAPHERS & FILMERS Matteo Pavana, Thomas Monsorno, Andrea Schilirò, Denis Piccolo, Patte Schwienbacher, Achille Mauri, Federico Ravassard, Simone Mondino, Alice Russolo
DISTRIBUTION 25.000 copies distribuited in 1100 shops in Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, Belgium, Spain, England & The Netherlands
C O L L A B O R AT O R S Sofia Parisi, Matteo Rossato, Fabrizio Bertone, Enrico Santillo, Dario Toso, Dario Marchini, Eva Bonk, Luca Albrisi, Antonio Isaja, Marta Manzoni, Luca Schiera, Giulia Boccola,Federico Mura, Tommaso Bernacchi
ADVERTISING hello@hand-communication.com | +39 333.7741506 The Pill rivista bimestrale registrata al tribunale di Milano
SHOP & SUBSCRIPTIONS www.thepillmagazine.com/shop
il 29/02/2016 al numero 73
4
PHOTO BY MAT TEO PAVANA
COVER Dani Arnold by Thomas Monsorno in Siberia
ART DIRECTION George Boutall | george@evergreendesignhouse.com Francesca Pagliaro, Diego Marmi
D I ST R I B U I TO DA S O C R E P E D I S P O N I B I L E P R E S S O I R I V E N D I TO R I S E L E Z I O N AT I
V I S I TA C I I N V I A S A N T ’A N D R E A 1 8 - A N G O LO V I A D E L L A S P I G A C A N A D A G5 O O S E . I T
ISSUE 41 CONTENTS
T H E D A I LY P I L L
P. 8
ORTOVOX 4OTH ANNIVERSARY
P. 4 6
P. 1 2
COBER
P. 5 0
KILLER COLLABS
P. 1 6
N I KE PEG ASUS TRAI L 2 GO RE-TE X
P. 5 4
ECO SEVEN
P. 2 0
A NEW DAWN
P. 6 2
U NDE R ARMOU R HOVR PHANTOM 2
P. 2 4
MARGO DE GASPERI
P. 6 8
DEUTER SL COLLECTION
P. 2 6
TIN & STEEL
P. 74
MIZUNO ENERZY
P. 2 8
A A R O N D U R O G AT I
P. 8 0
RESPONSIVE TECHNOLOGY
P. 3 0
UP HERE, UP THERE
P. 8 8
VOTE THE ASSHOLES OUT
P. 3 2
TA M A R A L U N G E R
P. 9 4
DYNAFIT
P. 3 4
ODYSSEE
P. 1 0 0
EDICOLA BOSCO
P. 3 6
CROSSING ICELAND
P. 1 0 6
GO RE-TE X I NVISI B LE FIT
P. 3 8
I M P O S S I B L E I S OV E R R AT E D
P. 114
PICTURE ORGANIC CLOTHING
P. 4 0
AUTUMN HUNTERS SELECTION
P. 1 2 4
MEINDL
P. 4 2
FA L E S I A S A N TA S O F I A
P. 1 3 2
FOLLOW US www.thepillmagazine.com | www.facebook.com/thepillmagazine | Instagram.com/thepillmagazine
6
PHOTO BY THOMAS MONSORNO IN SIBERIA
BEST MADE
MESCALITO
THE FREEDOM FINDER. SHOP ONLINE · SCARPA.NET 7
THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
GORE-TEX LANCIA LE EXPERIENCE IN PARTNERSHIP CON PROV VISTE É partito il 18 Settembre, dall’isola di Ponza, il progetto Gore-Tex Experience dedicato ai viaggiatori contemporanei. Il format, realizzato in partnership con Provviste e i principali retailer italiani, vuole promuovere il turismo sostenibile e l’attività dei cammini offrendo la possibilità di testare calzature e abbigliamento dotati delle nuove tecnologie Gore-Tex Invisible Fit e Gore-Tex Pro, declinando a livello locale la nuova strategia di sostenibilità che riflette l’impegno a lungo termine dell’azienda. 31 percorsi in 26 località con l’obiettivo di permettere a ogni partecipante di esplorare, assaporare e condividere giornate all’insegna della scoperta, della lentezza, del piacere del buon cibo. Per tutte le informazioni: www.leprovviste.it.
HEINZ MARIACHER VINCE IL PREMIO PAUL PREUSS 2020 Heinz Mariacher, leggenda dell’arrampicata sportiva e Product Manager di Scarpa, ha ricevuto il Premio Paul Preuss 2020, istituito 7 anni fa per celebrare alpinisti e scalatori che nel corso della loro carriera si sono distinti per i risultati ottenuti e per un approccio leale alla montagna. A consegnare il prestigioso riconoscimento sono stati il noto alpinista Reinhold Messner e il Presidente onorario della International Paul Preuss Society, Georg Bachler. Negli Anni ’70 e ’80 Mariacher si è affermato come un interprete moderno del pensiero di Paul Preuss, scalando in solitaria molte delle vie più difficili dell’epoca e diventando profeta di un nuovo modo di arrampicare, vissuto come esperienza di ricerca personale ed espressione di libertà.
GARMONT E H - FARM INSIEME PER INNOVAZIONE , T E R R I T O R I O E R I S P E T T O D E L L’ A M B I E N T E Garmont e H-Farm insieme per diffondere innovazione. Fondata nel 2005 come primo incubatore di startup al mondo, H-Farm è una piattaforma che supporta e incentiva la creazione di nuovi modelli di business. É la sola realtà globale che unisce in un unico luogo investimenti, servizi per le imprese e formazione. Con Garmont la visione comune di valori e ideali ha trovato espressione in una serie di iniziative pensate per i giovani e per il territorio, con conferenze e laboratori di educazione, ambiente e sostenibilità. “Creatività e cultura dell’innovazione, che si parli di tecnologie, materiali o processi, sono due elementi che ci accomunano. Per questo siamo orgogliosi di essere partner di H-Farm” - commenta Pierangelo Bressan, presidente di Garmont.
COMPASS DIVERSIFIED ACQUISISCE BOA TECHNOLOGY Compass Diversified (CODI) ha annunciato l’accordo per l’acquisizione di BOA Technology Inc. ad un prezzo di 454 milioni di dollari. L’azienda che ha lanciato il pluripremiato BOA Fit System, rivoluzionario sistema di chiusura, è nata nel 2001 trovando terreno fertile nel settore degli scarponi da snowboard, diventando poi leader nelle soluzioni di performance fit e arrivando ad affiancare più di 400 brand partner (dal ciclismo al golf, dal trail all’alpinismo). Con headquarter a Denver, sedi in Austria, Cina, Giappone e Sud Korea, BOA ha creato un team con più di 230 dipendenti in tutto il mondo, una forte infrastruttura e sistemi di supporto per la futura crescita. Dopo la transazione, BOA continuerà ad essere guidata da Neville e dal suo attuale entourage, mantenendo la sede in Colorado.
L A S P O R T I VA A P R E A K A LY M N O S IL SUO PRIMO BRAND STORE GRECO Dopo Arco, Finale Ligure, Rodellar e Siurana, La Sportiva prosegue l’espansione di negozi mono-marca nelle principali destinazioni d’arrampicata. Ha infatti aperto a Kalymnos il brand store che mira ad essere il punto di riferimento per i climber della zona e per tutti coloro che visitano le sue pareti di roccia, attirati da settori celebri come La Grande Grotta, Odyssey ed Arxi, in un connubio di sport, mare e relax che ha pochi eguali. “La Sportiva si rivolge a milioni di appassionati di diversi sport” – dice Umberto Camuffo, Area Manager Grecia – “tuttavia l’arrampicata e la sua community, rappresentano il core di un’azienda che ne ha seguito le sue evoluzioni fin dal primo giorno. Per questo aprire uno store a Kalymnos ha un significato davvero particolare.”
8
Photo: Ryan Creary © 2020 Patagonia, Inc.
R1 Air ®
The R1® Air was designed to keep you moving continuously in cold conditions. The zigzag structure balances warmth and breathability without adding weight.
THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
LOOK LANCIA UNA COLLEZIONE DI PEDALI IN COLLABORAZIONE CON VIBRAM Look, l'iconico marchio francese, entra nel mondo dei pedali flat grazie ad una collaborazione con Vibram che mira a creare la migliore esperienza di ciclismo in fatto di grip, sicurezza e stile. I pads dei modelli Geo City Grip e Trail Grip sono realizzati in gomma flessibile con tecnologia Look Activ Grip by Vibram per garantire la massima connessione pedale-scarpa nell’affrontare la giungla urbana o i grandi spazi aperti. Geo City Grip ha canali di drenaggio ben posizionati e scanalature di diverse altezze per una posizione più sicura e confortevole sul pedale. Trail Grip ha invece ampi tasselli in gomma per offrire maggiore stabilità al piede e ottimizzare la durata del pedale grazie ad un'elevatissima resistenza all'usura.
NUOVA IMMAGINE PER SCARPA: C O M PLE TATO I L R E B RA N D I N G Scarpa ha annunciato il rinnovamento dell’immagine aziendale, un’operazione volta a modernizzare tutti gli elementi visivi associati al brand, migliorati per renderli più freschi e vicini ai valori aziendali: dall’ottimizzazione dell’iconico logo, reso più moderno ed espressivo, all’ampliamento della gamma colori, incentrata su un nuovo tono che evolve il tradizionale ottanio. Questa identità visuale, realizzata insieme a Landor, agenzia leader mondiale nel Brand Consulting, è stata declinata sui principali punti di contatto con gli interlocutori: dal packaging al sito, dai cataloghi agli spazi fieristici e aziendali. Infine, per lanciare nel mondo la nuova imagine, sono stati sviluppati un format per la comunicazione pubblicitaria e delle linee guida per il digital.
ECCO OUTDOOR RICEVE DUE PRESTIGIOSI PREMI AL GERMAN DESIGN AWARDS 2021 Lo storico brand danese ECCO Outdoor sarà premiato ai prossimi German Design Awards con ben due riconoscimenti (Excellent Product Design) nella categoria Sport, Outdoor e Tempo libero. A colpire positivamente la giuria di uno dei più prestigiosi concorsi internazionali sono stati l’audace sneaker Biom 2.0 e il sandalo Exowrap. I premi rafforzeranno ulteriormente la notorietà della collezione ECCO, che si distingue per il design moderno e altamente innovativo. La sneaker e il sandalo, grazie alla loro avanzata tecnologia e materiali di prima qualità, figurano tra i modelli più interessanti della collezione SS21 e offrono un design versatile per farsi notare sia in città che nella natura incontaminata.
N U O V O S I T O W E B P E R L’ E U R O P E A N O U T D O O R G R O U P L’European Outdoor Group (EOG) ha presentato il suo nuovo sito web, progettato come punto di riferimento per l’industria outdoor. Il lavoro è stato coordinato da Dan Thompson, responsabile marketing e comunicazione di EOG. Il sito è stato completamente ridisegnato al fine di rispecchiare i valori che l’associazione rappresenta, mostrando i principali settori sui quali l’EOG opera: ricerche di mercato, responsabilità e sostenibilità, eventi commerciali e affari pubblici. È stato inoltre introdotto un hub dedicato ai suoi 113 membri, al quale è possibile accedere tramite login. L’obiettivo è quello di mostrare in modo più efficace il lavoro che viene svolto, sfruttando una navigazione più semplice ed intuitiva.
STE FAN O G H I SO LFI C O N Q U I STA C H AN G E , LA PRIMA VIA 9B+ AL MONDO Lo scalatore piemontese ha conquistato la seconda via più impervia al mondo, dopo il 9c liberato da Ondra nel 2017. Lunga 55 metri, presenta ben 185 movimenti. Ghisolfi ha vissuto per settimane a pochi metri dalla grotta in Scandinavia per provarla. "La scalata è durata più di un’ora ed è stata estenuante. Ho rischiato di mollare più volte, ma ho tenuto duro fino all’ultimo" racconta l'atleta italiano tesserato per il Gruppo Sportivo delle Fiamme Oro Moena. Ghisolfi con questa ripetizione ha quindi salito due 9b+, dopo la ripetizione di Perfecto Mundo a Margalef (Spagna) a fine 2018, e ben sei 9b, dimostrando ancora una volta di trovarsi a suo agio sia in falesia che sulle pareti artificiali.
10
PIUMA FJÄLLRÄVEN FJÄLLRÄVEN DOWN
Caldo Warm eand sostenibile sustainable Piumino The highest di altissima quality qualità, down, 100% tracciabile traceable al 100% and eethically prodotto produced. eticamente. Light Leggero weight e impacchettabile. and packable.
Greenland No. 1 Down Parka M
lifetime favourites Fjällräven Giacche Jackets e Parka and Parkas
Something Accade qualcosa peculiar di unico happens quandowhen indossiyou unawear giaccaa
Fjällräven anno durante escursioni, jacketdopo year anno, after year, on le hikes, walks, le passeggiate, spostamenti e i viaggi: diventa commutes and gli journeys; it becomes your personil dei tuoi Quella che sei al magazzino memory depot. Thatricordi. time you wentvolta to Scotland, andatoautumn in Scozia, quelleinpasseggiate nella walks the forest autunnali and that huge those foresta e quell’enorme pupazzo neve hai snowman you built in the parkingdilot. Theche people fattomeet nel parcheggio. Leyou persone che incontri you and the places go become part of eit.i
posti dove vai,these tutto are ne diventa Dayou’ll Fjällräven At Fjällräven, the onlyparte. jackets find. troverai Functional, solodurable, giacchetimeless così. Funzionali, and ready for durevoli, all the senza places tempo and all ethe pronte memories per tutti you care i luoghi to give e tutti them.i ricordi Made from che vivrai reliable, con loro. weatherproof, Realizzate con sustainable materiali affidabili, materials and a prova nothing d’intemperie, but fluorocarbon-free sostenibili e PFC-free. Trova tua favourite preferita atsufjallraven.com. fjallraven.eu. impregnation. Findlayour La natura ti aspetta. Nature is waiting.
11
www.fjallraven.eu
BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O
1.
2.
3.
4.
5.
6.
1 . SA L E WA FA N E S SA R N E R
2.GARMIN
3.DYNAFIT
DOWN HYBRID JACKET
F O R E R A N N E R 74 5
BLACKLIGHT PRO
Un design versatile, che segue la mappatura corporea e unisce tradizione a innovazione. Sul torace l'imbottitura 750 in piuma d’anatra densa 90/10 è protetta da un tessuto shell impermeabile, antivento e superleggero, mentre le originali maniche sono state realizzate utilizzando la classica costruzione del Sarner altoatesino, con lana riciclata al 100%. Leggerezza e calore, ideale per il trekking alpino e per l’uso quotidiano nelle giornate fredde.
Sportwatch avanzato creato per gli amanti della multi-disciplina. Un dispositivo dalle alte prestazioni in fatto di monitoraggio dati e dinamiche dell’attività svolta, un accessorio dotato delle più innovative funzioni smart. L’ultimo nato in casa Forerunner vanta opzioni e funzioni di tracciamento delle prestazioni chiave di Firstbeat Analytics, come il VO2 max, il calcolo del carico di lavoro, il check sullo stato di forma e il rilevamento degli effetti dell’allenamento aerobico e anaerobico.
Sci da speed, tecnici e leggerissimi, creati per garantire agli atleti alte prestazioni sui terreni impegnativi in quota. Offrono alti livelli di presa e tenuta anche sul ghiaccio e maneggevolezza e agilità sui terreni più difficili. Anima race core in Paulownia con costruzione in carbonio ultraleggera, grazie al nuovo sistema PIN-SKIN le pelli vengono attaccate direttamente allo sci in modo da risparmiare tempo e peso superfluo ed avere una perfetta interazione fra sci e pelli.
4.LE MONT SAINT MICHEL
5 . STA N L E Y C L A S S I C
6.ZIPPO
CHECKERED WOOL WORK JACKET
P E R F E C T- B R E W P O U R O V E R S E T
3-IN-1 AXESAW
Le Mont St Michel è un marchio con una lunga storia, iniziata nel 1913 specializzandosi in abbigliamento da lavoro. Nel 1998 Alexandre Milan lo trasforma in una moderna fashion label, ancora in linea con l'anima funzionale proveniente dalla sua eredità. Un esempio? Questa giacca in panno misto lana con motivo scozzese burgundy e black tartan. Tre tasche applicate, polsino con spacco abbottonato e cuciture tubolari all'interno.
Che tu sia in mezzo al bosco, in camper o nel giardino di casa, questo resistente set in acciaio inossidabile 18/8 renderà unica la tua pausa caffè. Aggiungi la tua miscela preferita, riempi il contenitore con acqua calda e attendi un paio di minuti. Una volta rimosso il Pour Over, non ti rimarrà che la leggendaria Camp Mug fumante. È incluso un filtro riutilizzabile, facile da pulire, così da evitare le soluzioni usa e getta.
Zippo presenta AxeSaw: tre strumenti in uno pensati per gestire i lavori all'aperto con un unico attrezzo. È dotata di ascia in acciaio inossidabile 420, il cui fodero funge anche da presa per la sega in acciaio temprato da 15”. La lama si ripone nell'impugnatura in polimero a doppia funzione. Un compensatore di tensione la mantiene saldamente in posizione. Sul retro della testa è posizionato anche un comodo mazzuolo.
12
IL DESIGN CAMBIA.
I VALORI RESTANO. 1980
La culla della sicurezza
Il leggendario ricetrasmettitore a doppia frequenza salva numerose vite preziose.
1988
Controtendenza
L’industria tessile punta sui materiali sintetici. Noi iniziamo ad usare la lana.
OGGI
Berrino Jacket
UN APPROCCIO ECOSOLIDALE
La lana ecosolidale garantisce un maggiore comfort e prestazioni elevate.
SIAMO I PIONIERI DELLA LANA ECOSOLIDALE. Crediamo in un allevamento ecosostenibile che garantisca alle nostre pecore un’esistenza felice. È la nostra voce interiore ad indicarci la strada giusta e a determinare il nostro modo di agire. Il nostro atteggiamento rimane fedele ai valori di ORTOVOX. Il design continua ad evolversi.
Visita ortovox.com e scopri i nostri valori.
13
BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O
7.
8.
9.
1 0.
1 1.
12 .
7. V A U D E
8.COLEMAN
9 . C . A . M . P.
SHUKSAN 3L JACKET
QUAD PRO 800L LED LANTERN
IMPULSE CR
Amare la montagna significa proteggere la montagna. Shuksan 3L è una giacca progettata per i pionieri del green: alpinisti e scialpinisti che desiderano protezione, alte prestazioni e, allo stesso tempo, vogliono sostenere e preservare l'ambiente che li circonda. Il guscio, robusto ed elastico, è costituito dal 95% di poliammide riciclata post-consumo. La membrana Ceplex Green senza PTFE è a base di poliuretano riciclato proveniente dai fondi di caffè.
Una soluzione brevettata per donare un pò di luce ai tuoi compagni di viaggio o creare un illuminazione direzionale. Quad Pro 800L dispone di quattro pannelli a LED rimovibili ad aggancio magnetico, utili da portare con sé o da fissare su qualsiasi superficie metallica. Una volta alla base, i pannelli si ricaricano automaticamente. L'uscita USB permette di collegare un telefono o altri dispositivi mobili. In funzione lanterna fornisce fino ad un massimo di 800 lumen per 20 ore consecutive.
All’insegna della polivalenza. Impulse CR è caratterizzato dall’innovativa costruzione Smart Webbing Technology che garantisce una distribuzione uniforme del carico su tutta la superficie, offrendo una comodità mai vista. L’imbottitura in EVA espansa traforata e l’interno in mesh 3D assicurano un’eccellente traspirabilità; il sistema DeltaFrame sui cosciali è sinonimo di grande supporto durante la sosta o nelle calate in doppia. I 4 anelli anteriori e quello posteriore sono studiati per la massima funzionalità.
10.BUFF
1 1.GOPRO
1 2 . S C A R PA
LIFESTYLE ERWIN
HERO9 BLACK
G O L D E N G AT E
Nuovo cappello con scaldacollo abbinato a coste larghe, realizzato interamente in lana Merino che garantisce protezione e comfort in ogni situazione quotidiana e durante le attività outdoor. Facile da pulire, delicata sulla pelle e abbastanza resistente da non strapparsi, la lana Merino è una fibra totalmente naturale che, terminata la sua funzione, si degrada biologicamente, trasformandosi in compost.
HERO9 Black, migliore in tutto. Grazie a un nuovo sensore, offre video 5K, immagini da 20 megapixel, stabilizzazione HyperSmooth 3.0 di nuova generazione con allineamento integrato dell’orizzonte, un nuovo display frontale con anteprima in tempo reale, un display posteriore più ampio e il 30% in più di durata della batteria. In arrivo anche l’accessorio Mod con foto e video ultra-grandangolari grazie a SuperView Max.
Un prodotto trasversale che va dall’urban trail ai percorsi montani. Golden Gate, novità Scarpa per la stagione SS21, è sviluppata pensando a chi si avvicina al mondo del trail running, ma anche agli esperti che non vogliono rinunciare ad una scarpa affidabile e comoda per gli allenamenti quotidiani su terreni misti, compresi tratti asfaltati. Calzata Perfect Fit contenitiva e avvolgente grazie al morbido calzino interno di costruzione Sock-Fit LW.
14
Ride, Protect & Share, these three words represent the essence of who we are: a snowboard, ski, surf, and outdoor clothing brand who, while not taking ourselves too seriously, still want to effect change. Okay, great, but alone we are just a drop in the bucket. This is where B-Corp certification has meaning: using business and our influence as a force for good. We need to galvanize as many people as possible from our community – partners, and stakeholders in the outdoor and apparel industries - to participate in the energy transition and in removing carbon from the global economy.
At a time when the textile industry is responsible for 8% of the world’s carbon emissions and where the climate crisis has reached its peak, we all have our role to play to make a difference. Since Picture started in 2008, we have always sought to push one step further to minimize our impact on the environment. Our commitment to a sustainable, ethical, and environmentallyresponsible approach covers every aspect of our business, from the supply chain, to manufacturing, to shipping.
Fighting climate change through our passion for boardsports and great outdoors, this is our mission.
To reduce the consequences doing business has on both the climate and people, we need to wipe out our dependence on fossil fuels. Curbing our impact on the environment and limiting growth, changing conventional production models, and promoting reasonable consumption are all key pillars of this evolution.
Julien, Jérémy & Vincent Picture’s co-founders
www.picture-organic-clothing.com @pictureorganicclothing 15
KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O
1.
2.
3.
4.
5.
6.
1.RETROSUPERFUTURE X WOOLRICH AMERICA SUNGLASSES
2 . CANADA GOOSE X WANT LES ESSENTIELS N00 JACKET
3 . NEW LIFE PROJECT X OUTERKNOWN BACKPACK
Il motivo “Buffalo Check” di Woolrich, simbolo dell’abbigliamento da lavoro e del folklore americano sin dal 1850, incontra tre
Un’esclusiva limited edition di quattro pezzi che prendono il nome dalle direzioni cardinali della bussola, integrando le raffinate
Outerknow, il brand di Kelly Slater, ha lanciato un assortimento originale di accessori da viaggio sostenibili per resistere all'usura
4 . D*FACE X ROMANCE MILITARY EVADE
5 .VIBRAM X ROA HIKING DAIQUIRI SHOES
6 . BEDROCK SANDALS X INJINJI PERFORMANCE SPLIT-TOE SOCKS
Un pezzo unico, una vera e propria opera d'arte: il casco Specialized Evade personalizzato dalla collaborazione tra Romance e D*Face, prolifica icona della street art londinese. 5 differenti versioni, ognuna corredata con bomber cap e tote bag personalizzata, a sostegno di altrettanti enti di beneficenza: The Trussell Trust, Stephen Lawrence Charitable Trust, Headway, Center Point e Access Sport.
Prosegue la partnership tra Vibram e Roa Hiking, un comune denominatore che ha caratterizzato anche le collaborazioni con Brain Dead e Stüssy. Il fashion brand italiano Roa reinterpreta i modelli da trekking, dando vita a prodotti che mescolano influenze outdoor e streetstyle. Un concept che si fa notare per contaminazioni futuristiche, attenzione ai dettagli e sperimentazione di materiali.
Aggiungi un pò di calore ai tuoi sandali Bedrock, grazie a questo calzino compatibile dal design split-toe. Costruito con la tecnologia Trail Midweight di Injinji, manterrà i tuoi piedi confortevoli quando il termometro scende. Midweight di Injinji offre la massima ammortizzazione, con sostegno e protezione a tallone e metatarso. Realizzato con il 33% di Coolmax, il 65% di nylon, il 2% di Lycra.
dei modelli RSF di maggior successo: Flat Top, Ciccio e America, la cui silhouette minimal, con lenti rettangolari e stanghette spesse, si accompagna all’iconico pattern bianco e nero, dettagli che appaiono anche sul packaging. Woolrich e RSF hanno inoltre collaborato alla creazione di un originale overshirt dallo speciale tessuto ramar.
silhouette di WANT Les Essentiels, nota per i suoi accessori di lusso minimalisti, con l'esperienza tecnica di Canada Goose. N00 Jacket è un capo antipioggia unisex e impermeabile che si ripone nel cappuccio e può essere agganciato allo zaino E90 quando non viene utilizzato. Per una protezione ottimale dagli elementi atmosferici.
16
della strada. Questo zaino ha tutto quello che serve per un viaggio di lavoro o un weekend fuori porta. Apertura flip top con slip imbottito per laptop da 17", rivestimento idrorepellente Cordura Eco Fabric e poliestere riciclato. Sapientemente realizzato a mano nel piccolo laboratorio giapponese di New Life Project.
„Nella vita faccio solo cose che posso anche sostenere. Sia nello sport che nel mio lavoro. Proprio per questo mi piace Deuter. Passione, esperienza e competenza le senti nei loro prodotti“
DANIEL BÜRKLE, CON IL FUTURA 30: Key Account Manager, ma nel cuor suo un alpinista. Ciò che lo connette a Deuter è la passione e l‘ambizione di continuare a migliorare.
KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O
7.
8.
9.
1 0.
1 1.
12 .
7. MIZUNO X CEIZER WAVE SKYRISE
8 . PICTURE ORGANIC CLOTHING X OPINEL PATROL JACKET
9 . MOA HOFF X FJÄLLRÄVEN KÅNKEN ART
Mizuno, da 21 anni main sponsor della TCS Amsterdam Marathon, celebra ancora una volta l'arte della corsa collaborando alla crea-
Quella tra Picture Organic Clothing e Opinel è una collaborazione Made in France pensata per l’avventura ed i bivacchi attorno al fuoco.
Kånken Art è il risultato che si ottiene invitando artisti di fama internazionale ad esprimere il loro personale rapporto con la natura,
1 0 . GOOD & WELL X EMBER GOODS CAMPFIRE COFFEE CANDLE
1 1 .TOPO DESIGNS X NANGA X NATAL DESIGN DOWN TEE
1 2 . SAUCONY X PRINKSHOP HERO KINVARA 11
Note di caffè espresso, legno di cedro e sandalo che ricordano una pausa in stile cowboy. Candela 100% vegana, ecologica e riciclabile, senza petrolio, piombo o ftalati. Prodotta in piccoli lotti a Seattle, in collaborazione con Ember Goods, coffee shop e retailer nel cuore di Olympia, WA. Accendila e mettiti comodo! L’autunno è arrivato.
Una versione decisamente “vibrante” dell’iconica Down T-Shirt di Nanga, brand giapponese nato oltre 70 anni fa ai piedi del Monte Ibuki. Questo piumino mezza manica, che può essere indossato sia come strato esterno che intermedio, è realizzato con Nylon micro ripstop ed una imbottitura in piuma Ultra-Dry. Può essere comodamente racchiuso e compresso nella tasca laterale per un comodo trasporto.
Saucony e Prinkshop per sostenere le donne che competono nello sport e nella vita politica. Pensate per chi si impegna a raggiungere i propri obiettivi, le Kinvara 11 consentono di inseguire i propri record e infrangere barriere di ogni tipo. Per ogni articolo della serie Women Running, Saucony donerà il 10% delle vendite a She Should Run, organizzazione che sostiene la leadership della donna in campo pubblico.
zione di una special edition. La Wave Skyrise scelta per l’edizione 2020 (scarpa da running neutra, caratterizzata da grande ammortizzazione e reattività) è stata personalizzata dall’artista e tipografo olandese Pieter Ceizer con grafiche vivaci e segmenti multicolore che donano un look fresco ed energico.
La pullover jacket Patrol presenta una tela in policotone che può essere trattata con cera d'api (inclusa) per aumentarne l’impermeabilità. Fodera in flanella sulla parte superiore, grande tasca a marsupio, polsini a coste, cappuccio e vita regolabili con cordini per offrire una protezione aggiuntiva contro gli elementi.
18
utilizzando uno zaino Kånken come tela. Per l’edizione 2020 Fjällräven ha collaborato con l’artista svedese Moa Hoff, illustratrice e graphic designer di Stoccolma, la cui gioiosa espressività ha dato vita ad un pattern formidabile. Parte del ricavato andrà a sostenere la Arctic Fox Initiative.
BUFF ÂŽ is a registered trademark property of Original Buff, S.A. (Spain)
19
www.nov-ita.com
ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
˜ H E L LY H A N S E N P R E S E N T A M O N O M A T E R I A L , I N U O V I I N S U L AT O R R I C I C L A B I L I Per la AW 20/21 Helly Hansen presenta Mono Material, una mini collezione di piumini sintetici da usare da soli o come strato intermedio. La caratteristica di questi capi non è solo quella di utilizzare una consistente % di materiali riciclati, ma di essere progettati pensando all'intero ciclo di vita e alla realizzazione di una vera economia circolare. Come dice il nome stesso, ogni prodotto Mono Material è composto da un solo materiale: 100% poliestere vergine o riciclato. Questo non solo rende più facile il processo di riciclaggio ma migliora il risultato finale, perché al termine del recupero i mono materiali hanno una qualità superiore rispetto alle fibre miste. Innovativa e lungimirante, questa collezione è un importante passo avanti nella riduzione degli sprechi.
R E P E T I TA : I L F I L AT O 1 0 0 % P O S T- C O N S U M E R R I G E N E R AT O DA L L E B O T T I G L I E D I P L A S T I C A Una fibra in poliestere riciclato ottenuta grazie ad un processo di lavorazione che trasforma i rifiuti di plastica in preziosa risorsa per il tessile. E il nome, Repetita, racchiude il significato di ciò che vuole trasmettere: RE come riciclo, in quanto obiettivo primario del progetto, PET come Polietilene Tereftalato, la materia prima dalla quale nasce la nuova fibra; ITA, come Italia, cuore del progetto. Repetita è una fibra resistente che ben si adatta alle lavorazioni Jaquard, dalla maglieria circolare alla tessitura ortogonale, dalla maglieria rettilinea alla calzetteria. Il comfort, assicurato al pari della microfibra, garantisce la stessa traspirabilità e termoregolazione delle fibre sintetiche, mantenendo l’aspetto pulito delle fibre naturali.
A N TA R T I D E : L A IRREVERSIBILE
FUSIONE
DEI
GHIACCI
È
Un’immagine dei ghiacci dell’Antartide in piena fusione e una frase inequivocabile: punto di non ritorno. Si presenta così la copertina dell’ultimo numero di Nature, una delle riviste scientifiche più antiche e prestigiose al mondo, che mette in dubbio il futuro non solo dell’ecosistema antartico, ma anche di metropoli come Londra, Mumbai, New York, Shanghai così come le conosciamo. A paventare questo scenario è uno studio condotto dall’Istituto di ricerca sugli impatti climatici di Potsdam insieme alla Columbia University di New York e all’ateneo di Stoccolma. L’unico barlume di speranza sarebbe un ritorno alle temperature che caratterizzavano l’età pre-industriale. Ma è “estremamente improbabile” che ciò accada, affermano chiaro e tondo gli scienziati.
20
21
POLARTEC: IL NUOVO FLEECE DI HOUDINI D I V E N TA O P E N - S O U R C E Con un’esperienza decennale nella moda sostenibile, il brand outdoor Houdini ha presentato il progetto Mono Air, un’iniziativa open-source che mira a condividere online le informazioni relative alla sua recente creazione: Mono Air Houdi, dotato dell’innovativo tessuto Polartec Power Air in materiale riciclato (e riciclabile) progettato per ridurre la dispersione di microfibre dell’80%. Dal sito Project Mono Air sarà possibile visionare i componenti del capo (dalle stampe fino ai piccoli dettagli) e seguire le scelte legate alla progettazione, scoprire approfondimenti sulla tecnologia del tessuto ed esplorare i principi che costituiscono il DNA dei capi Houdini. Questa iniziativa ha come scopo quello di orientare l’industria tessile e il design del prodotto verso una tendenza waste free.
ICEBREAKER SI IMPEGNA PLASTICA ENTRO IL 2023
A
ELIMINARE
LA
Fondata da Jeremy Moon nel 1995, Icebreaker ha aperto la strada alla produzione etica e sostenibile di abbigliamento sportivo. Parte di VF Corporation dal 2018, il marchio neozelandese (che continua a sfidare lo status quo con pratiche trasparenti, etiche e sostenibili) ha avviato un ambizioso progetto per l’eliminazione completa dei materiali sintetici dalla sua intera collezione. Per raggiungere l’obiettivo, ha già introdotto un aumento fino all'87% di fibre naturali nella collezione AW 20/21 (tra cui lana merino e TENCEL), previsto l’ingresso di tecnologie come Cool-Lite, RealFleece e MerinoLoft, la rimozione di 59 modelli sintetici, il lancio di un colorante naturale come alternativa sostenibile alla tintura sintetica, l’eliminazione al 100% dei PFC.
OX FA M : L A C R I S I C L I M AT I C A C O N S U M I D E L L’ 1 % P I Ù R I C C O
È
FIGLIA
DEI
Siamo abituati a pensare ai cambiamenti climatici come a un fenomeno trasversale, ma questa è una mezza verità. La metà più povera della popolazione globale si trova a subire la crisi climatica pur avendo contribuito in minima parte a innescarla. “Quest’estrema disuguaglianza da CO2 è una diretta conseguenza di decenni in cui i governi hanno rincorso una crescita iniqua e impattante” - sostiene Tim Gore, autore del report pubblicato da Oxfam. Lo studio ha preso in esame due parametri diversi: quello delle emissioni cumulative di gas serra e quello del carbon budget (la CO2 che possiamo ancora generare mantenendo l’aumento delle temperature entro la soglia auspicata dall’Accordo di Parigi). In poche parole, nell’arco di 25 anni, l’1% più ricco della popolazione globale ha emesso il doppio dei gas serra rispetto alla metà più povera della popolazione.
M A I F U O R I M O D A : I L D E S I G N D I F J Ä L L R ÄV E N C H E M I G L I O R A I L C I C L O D I V I TA D E G L I I N D U M E N T I Sono molte le aziende capaci di creare abbigliamento e attrezzature durevoli. Ma quanto sostenibili sono questi prodotti se dopo poco tempo già risultano obsoleti e finiscono in fondo all'armadio? Fjällräven si è da sempre impegnata a sviluppare capi funzionali dal design intramontabile. Un design che, invece di inseguire i trend del momento, esprime valore nel tempo. Al centro di questa visione, la ricerca di materiali sostenibili, durevoli e performanti. Un esempio su tutti è rappresentato dal tessuto G-1000, ideato nel 1968 dal fondatore del marchio Åke Nordin. Oggi Fjällräven lo propone nella sua versione Eco in poliestere riciclato e cotone biologico. Traspirante e resistente, se trattato con la cera Greenland Wax diventa impermeabile e offre ulteriore riparo dal vento.
22
ENERGIA MASSIMA LA NUOVA WAVE SKY 4 FORNISCE UN INCREDIBILE RITORNO DI ENERGIA GRAZIE ALLA NUOVA TECNOLOGIA MIZUNO ENERZY. UNA SUPERBA AMMORTIZZAZIONE DAL MASSIMO COMFORT PER UNA CORSA SUPERBA.
MIZUNO ITALIA 23
@MIZUNO.IT
MIZUNO.COM
Under Armour HOVR Phantom 2 B Y S I LV I A G A L L I A N I
Arriva finalmente sul mercato l'ultima evoluzione della serie Phantom. Il brand statunitense, sempre in prima linea nel settore footwear e performance apparel, ha infatti lanciato la nuova UA HOVR Phantom 2, una scarpa da corsa estremamente versatile che segue le orme dei precedenti modelli UA HOVR Phantom migliorandone le caratteristiche fondamentali: ammortizzazione, calzata e piani di allenamento tramite l’app UA MapMyRun. Più ammortizzazione significa più ritorno di energia ed un passo più mor-
bido, elastico e confortevole, senza dover rinunciare al giusto supporto di cui un runner ha bisogno. La scarpa inoltre presenta una nuova vestibilità, simile a quella di un calzino, grazie ad un collarino anatomico che si posiziona più in basso rispetto ai modelli precedenti per adattarsi comodamente intorno alla caviglia, rendendo più facile l'inserimento e lo sfilamento. La parte superiore, morbida ed elastica, abbraccia il piede con una soffice scollatura SpeedForm 2.0 mentre la parte centrale del piede modellata regala comfort e sostegno a 360°.
La tomaia si rivela ben traspirante grazie al materiale sopra la punta e l’avampiede che è stato adattato con perforazioni in modo da mantenere il piede fresco e asciutto quando si corre a temperature più calde. Il modello presenta inoltre una soletta integrata, morbida e di sostegno, ispirata al fondello da bicicletta che offre ai corridori un comfort immediato. Infine la suola resistente e flessibile dona velocità. Le innovazioni non si fermano qui. Under Armour ha cercato di rendere la corsa più intelligente e più semplice tramite il collegamento della scarpa a MapMyRun che permette in primo luogo di usare il GPS per tracciare la propria attività di runner, ma registra anche le statistiche della propria corsa (durata, distanza, velocità ma anche ritmo, dislivello e calorie bruciate), permettendo poi di condividere i propri progressi con amici, familiari o direttamente i social network. L’app presenta inoltre dei piani di allenamento completi che si adattano dinamicamente ai progressi del runner ed aiutano a trasformare qualsiasi obiettivo in traguardi raggiungibili e a correre in maniera più costante portando benefici anche per quanto riguarda il resto dell’allenamento.
24
Any activity, any environment
Thule AllTrail X
Soluzione a tutto tondo per le persone attive che dividono il proprio tempo libero facendo escursioni, viaggiando e muovendosi nelle cittĂ , la collezione Thule AllTrail X offre una versatilitĂ senza eguali per affrontate al meglio qualsiasi avventura. Costruiti con tela di cera riciclata al 50%, questi zaini durevoli e resistenti offrono massima comoditĂ sia durante le escursioni, sia per un utilizzo quotidiano.
Per maggiori informazioni contattare Panorama Diffusion Tel:0472201114 - Sito web: www.panoramadiffusion.it
Collezione Deuter SL uno zaino per le donne e non solo
BY GIULIA FICICCHIA
Dal 2006 gli esperti Deuter sembrano non volersi fermare più e anche in questo caso hanno una novità che vale la pena essere provata. Un team di designer e atleti si è messo all’opera per realizzare la linea SL (Slim Line) per le appassionate di outdoor. La sigla SL distingue gli zaini della colazione Deuter che sono sviluppati per il fisico femminile. Ogni linea ha una o più modelli studiati appositamente per la donna. Si sa, le donne hanno caratteristiche anatomiche differenti dagli uomini e per questo motivo il team Deuter ha fatto attenzione ad una serie di particolari: la schiena è più corta, le cinghie, che hanno forma a S e bordi morbidi, hanno estremità che si assottigliano per essere più facili da vestire nella zona delle spalle e non cadere in continuazione e infine le ali dell’anca chiuse si adattano perfettamente al bacino femminile. Se osservati con abbastanza attenzione, i modelli della linea SL hanno anche tasche più piccole della versione standard per proporzionare la capienza dello zaino alla capacità di trasporto di una donna rispetto a quella di un uomo.
dri, mogli di colleghi, commesse e dipendenti dell’azienda. Ed è grazie a questa partecipazione femminile che è diventato chiaro che la precedente linea S non era sufficiente per rispondere alle esigenze del corpo femminile. La prova del nove per sapere se davanti a voi uno zaino della linea SL non è solo la sua forma, ma la presenza di un fiore giallo, disegnato da Sibylle Manger, graphic designer dell’azienda. Fin dalla sua aggiunta nel 2006, la sua presenza ha attirato l’attenzione di moltissime sportive che finalmente avevano trovato uno zaino pensato per loro. È sempre difficile resistere all’acquisto di un nuovo zaino, ma la nuova linea SL di Deuter rende la questione ancora più ardua. Cedete pure alla tentazione, ne vale la pena.
A darci la conferma che vale la pena provarne uno è Gerlinde Kaltenbrunner, che nella sua vita sportiva ha scalato senza uso di ossigeno tutti i 14 ottomila: “La differenza è immediatamente evidente e convince in poche parole. Io vado in escursione solo con Deuter SL.” Ma a testarlo sono state anche donne semplicemente appassionate dello sport, dell’alpinismo, dell’arrampicata o del ciclismo, amiche, ma-
26
“La differenza è immediatamente evidente e convince in poche parole. Io vado in escursione solo con Deuter SL.”
Mizuno Enerzy
A Torino, nel nuovo flagship store di Mizuno, ci è stata presentata Enerzy, la nuova tecnologia del brand nipponico. Correre ed insieme fluttuare. Ecco come ci si sente indossando le nuove arrivate di casa Mizuno.
Hai detto enerzy?
Sviluppata con l'obiettivo di migliorare le performance degli atleti, questa innovazione permette di sprigionare più energia possibile in fase di spinta, senza dispersioni, ma non dimenticando il comfort. Ci sono voluti due anni di studi e test presso il dipartimento interno di Ricerca & Sviluppo per dare vita a una mescola più morbida del 293% rispetto ai convenzionali materiali e, allo stesso tempo, capace di offrire un ritorno di energia superiore del 56%. L’importanza delle componenti fondamentali del rimbalzo è stata percepita dall’azienda come una necessità del mondo sportivo con l’obiettivo di migliorare le prestazioni. Per questo motivo Mizuno ha concentrato le sue ricerche negli ultimi anni verso questo fine. Ne sono derivate due declinazioni della mescola Enerzy: da una parte l’EnerzyCore che assicura un rimbalzo
del 156% e una morbidezza del 393% maggiori rispetto allo standard convenzionale ed è pensata per essere posizionata solo all’interno della scarpa, quindi nell’intersuola. Dall’altra parte invece la EnerzyFoam con un rimbalzo del +115% e un morbidezza del +117% rispetto allo standard convenzionale, caratteristiche che si rivelano eccellenti e che rendono la scarpa utilizzabile in una vasta gamma di applicazioni. Numeri importanti quelli della tecnologia Enerzy che, messi in comparazione sia con tutte le altre tecnologie Mizuno che con quelle della concorrenza, danno riscontri davvero impressionanti.
Let’s test it! La tecnologia Enerzy risulta estremamente ammortizzata e confortevole. Questa scarpa infatti offre un atterraggio ancora più morbido ed un incredibile ritorno di energia. La sua struttura combina Mizuno Enerzy
28
con XPOP, ed è concepita per le corse più lunghe. La Sky Wave 4 si rinnova nel design presentando una tomaia in Jaquard Mesh a contrasto e tecnologia Aerohug per una miglior traspirabilità. La zona mediale è rinforzata da dei supporti che offrono una maggior tenuta ed insieme arricchiscono la tomaia. La zona posteriore della scarpa invece presenta un’imbottitura del collo rivista e rinforzata per garantire maggior supporto. Passando invece a suola e intersuola, rispetto alla Sky 3 che si costitutiva di un’intersuola superiore in U4icX e inferiore in U4ic, la nuova arrivata mantiene la stessa composizione per il top, mentre al centro mette insieme tecnologia XPOP e Mizuno Enerzy per ottenere ben il 17% in più di ammortizzazione e un +15% di ritorno di energia. BY DENIS PICCOLO
Salewa Responsive Technology B Y S I LV I A G A L L I A N I
montagna, dove a partire da una certa altitudine l'aria è più rarefatta, è più difficile recuperare dalla fatica. Per cui la rigenerazione cellulare gioca un ruolo essenziale. La tecnologia Responsive aiuta l'organismo a lavorare in modo più efficiente durante le attività alpinistiche, e a recuperare più velocemente durante le fasi di riposo. Ci sono delle evidenze scientifiche a conferma che questa tecnologia funzioni davvero? Gianluca: Salewa ha avviato una collaborazione con il Politecnico di Dublino e l'Università di Dublino, in modo da avere delle evidenze scientifiche secondo i loro protocolli accademici che potessero confermare l’efficacia della tecnologia. Christine: La tecnologia Responsive è stata provata anche sul campo, con un programma che ha coinvolto sette atleti per un periodo di sei mesi. Il risultato è che usare i prodotti con la tecnologia Responsive ha un effetto positivo.
Il famoso brand altoatesino di abbigliamento e attrezzatura tecnica da montagna presenta l’innovativa tecnologia Responsive. Questa novità Salewa sfrutta le proprietà refrattive dei minerali per intercettare e restituire le radiazioni FIR (Far Infra Red) emesse dal corpo umano, stimolando le funzioni cellulari, la micro circolazione e l’ossigenazione periferica. Esattamente come una parete di roccia esposta a sud, che durante la giornata assorbe energia dal sole e poi la rilascia gradualmente col trascorrere delle ore. Christine Ladstätter, special product & innovation manager Salewa, e Gianluca Accardi, responsabile Salewa per la ricerca e sviluppo dei tessuti, ci raccontano come funziona Responsive.
Che composizione ha esattamente la tecnologia Responsive? Gianluca: La tecnologia Responsive viene realizzata in maniera diversa per supporti diversi. Per le imbottiture e alcuni tessuti filati come quelli dei nuovi baselayer Zebru, i minerali della nostra miscela esclusiva vengono sciolti e miscelati con nel materiale che compone le fibre prima della loro estrusione. È un processo complesso che però ha il vantaggio di rendere permanenti i benefici della tecnologia Responsive, che può durare per molti anni anche con un uso intenso e lavaggi illimitati. Christine: Un'altra soluzione è stata resa possibile dall'adozione di speciali tecniche di stampa che consentono di applicare i benefici della tecnologia Responsive a un'ampia gamma di prodotti. Ad esempio, è la soluzione adottata per i nuovi sacchi a pelo Diadem. La tecnologia Responsive viene stampata direttamente sulla fodera interna. Qui può intercettare direttamente l'energia emessa dal copro umano e restituirla sotto forma di radiazioni dell'infrarosso mentre si dorme.
Come funziona esattamente questa tecnologia e quali benefici apporta? Gianluca: I prodotti che utilizzano la tecnologia Responsive sono realizzati con fibre che contengono delle minuscole particelle di minerali, così piccole da essere invisibili all'occhio umano, che riciclano l'energia prodotta dal corpo umano per consentire una prestazione prolungata nel tempo e un recupero più rapido. Christine: A livello molecolare, il calore induce nei minerali una vibrazione con emissione di radiazioni nello spettro dell’infrarosso che conferiscono all’indumento la capacità di assorbire l’energia da radiazione infrarossa emessa dal corpo e di rilasciarla restituendola gradualmente al corpo stesso, anche attraverso diversi strati di tessuti. L’energia che Responsive riutilizza regala una quantità maggiore di carburante per il corpo, promuove la circolazione del sangue e una più efficiente prestazione a livello cellulare. Indossando indumenti Responsive la circolazione del sangue (ossigenazione) migliora, il che consente di consumare più ossigeno in modo da svolgere un’attività fisica intensa o mantenere le prestazioni più a lungo, in altre parole, essere performante per più tempo. Si tratta di un processo biologico e del tutto naturale.
Salewa da sempre è un brand attento all’ambiente, quanto è sostenibile la tecnologia Responsive? Gianluca: Siamo riusciti a integrare la tecnologia responsive alle fibre di poliestere riciclato, e anche a mischiarle con il nostro TirolWool. Queste soluzioni vengono utilizzate sia nelle nostre giacche sia nei nostri sacchi a pelo, in un perfetto esempio di tecnologia innovativa basata su elementi naturali.
Che vantaggi hanno gli alpinisti a usare prodotti con tecnologia Responsive durante l'attività in montagna? Gianluca: In
30
DYNAFIT – FALL COLLECTION
Scopri di più
Vote the assholes out! Il messaggio di Patagonia contro i negazionisti del clima BY DAV I D E F I O R AS O
Vota per cacciare gli stronzi. Un messaggio chiaro, inequivocabile, senza mezzi termini. A scatenare tanta curiosità la collocazione dello slogan: l’etichetta di un capo Patagonia. Proprio lì, al posto delle classiche istruzioni per il lavaggio.
una partnership con Ballot Ready, piattaforma che raccoglie materiale elettorale, chi visita il sito Patagonia infatti può consultare i candidati più affidabili che hanno a cuore le questioni ambientali e persino pianificare la propria votazione scoprendo i seggi più vicini, gli orari e le condizioni sanitarie da rispettare.
Il brand, forte del suo impegno per l’ambiente, ha deciso di sfruttare le etichette dei propri capi per invitare gli elettori ad un cambio di rotta durante le presidenziali americane del prossimo novembre. Gli “stronzi” in questione sono i politici che negano l’emergenza climatica in atto.
Se fino a pochi anni fa la maggior parte delle aziende avrebbe evitato un atteggiamento così radicale per paura di contraccolpi, Patagonia sembra avere capito quanto la lotta contro il cambiamento climatico sia in linea con la sua immagine e un bene per i propri affari. Al di là di ogni cinica considerazione, un messaggio senza compromessi resta un rinfrescante grido di battaglia. E, francamente, siamo solo contenti di vedere un paio di shorts sfidare i grandi del mondo.
Forte di una lunga storia di militanza ambientale, Patagonia promuove un attivismo senza paura di esporsi pubblicamente. A luglio 2020, era stata tra i primi a partecipare a #StopHateForProfit, una campagna di boicottaggio della pubblicità su Facebook per chiedere alle piattaforme social maggior impegno contro l’odio e la disinformazione liberamente circolanti al loro interno, nata proprio come risposta ai post controversi del presidente Trump mai segnalati dal team di Zuckerberg. E tra i destinatari del messaggio non può che esserci l’attuale presidente degli Stati Uniti, con le sue discutibili posizioni sul clima. Patagonia non è nuova a mostrare la propria sfiducia nei confronti dell’operato di questa amministrazione. Nel 2017, quando venne annunciato il ridimensionamento di due monumenti naturali come il Bears Ears e il Grand Staircase-Escalante, l’intera homepage del sito aziendale si trasformò in una sorta di call to action per clienti e affezionati a scoprire perché una decisione come questa rischiasse di essere “la più grande cancellazione di un territorio protetto nella storia americana”.
“Ricordatevi di votare per cacciare quegli stronzi, tutti quei politici che pensano che non si debba agire a favore dei cambiamenti climatici. Votate per il pianeta e contro quelli che non vogliono fare niente. Il potere è in mano a noi e adesso è il momento di usarlo”.
E anche questa volta, sul sito Patagonia, c’è una sezione dedicata alle presidenziali 2020 in cui è rimarcata l’incidenza di questa corsa alle urne sulle politiche climatiche del paese e sulla conservazione dei territori naturali. Grazie ad
Yvon Chouinard
32
graphic design: studio olga – photo: Riccardo De Tollis – rider: Maurizio Marassi
Your Passion. Our Tradition.
Working every day to maintain high quality and to give our customers the best possible product, checking each and every step of production. 33
Dynafit L’attacco che tutti vogliono BY GIULIA FICICCHIA
Sono i primi anni ’80 e Fritz Barthel è un giovane studente di ingegneria che ha deciso di andare ad arrampicare con un amico sulle Calanques. Sulla via del ritorno verso casa, guardano affascinati il Monte Bianco e provano a darsi una chance. Non importa che non siano affatto acclimatati, partono verso l’Aguille Du Midi, tracciando loro tutte le piste. Al tramonto raggiungono la cima, ma sono troppo stanchi per ammirare lo spettacolo che la natura offre: le forze non ci sono più a causa degli enormi sci da slalom lunghi due metri e degli attacchi pesantissimi. Fritz di leggerezza ne ha sempre saputo qualcosa, appassionato com’è di modellismo di aerei e per la materia che ha scelto di approfondire all’università, così decide di prendere quelle conoscenze e farle diventare utili anche per lo scialpinismo. Il punto di partenza è chiaro: deve far sì che il peso del telaio dell’attacco sia sostituito dallo scarpone. Ci è voluto un po' di tempo e diversi prototipi, ma alla
fine nasce una nuova tecnologia leggera e semplice, a cui decide di dare il nome “low tech”. Non fa altro che eliminare la piastra, fissa lo scarpone allo sci con due fori laterali e aggiunge i supporti di metallo alla talloniera. Alcuni amici sono scettici, altri sembrano già dei grandi fan e Fritz capisce che vale la pena cominciare a proporlo ai maggiori brand dello sci. Chiede circa 2000 euro per il suo brevetto, ma le aziende specialiste del settore sono convinte che solo una piccolissima fetta di mercato possa essere persuasa all’utilizzo della sua invenzione. Fritz si mette l'anima in pace, comincia a fare da sé. È proprio in quel momento che Dynafit bussa alla sua porta e si garantisce i diritti esclusivi sull’attacco, lasciando a lui il brevetto. Come ha conquistato il mondo dello scialpinismo? Prima di tutto, l’attacco è più leggero del 70-90% rispetto alla sua versione classica con intelaiatura. In aggiunta, essendo più basso, le energie sullo sci vengono trasmesse in modo
diretto. Ci sono anche i lati positivi per il corpo, come il punto di rotazione che evita di affaticare l’adduttore lungo o il fatto che il tallone sia mobile e dunque ci si possa muovere più liberamente. Ovviamente anche in fatto di sicurezza e di comportamento di sgancio, gli attacchi PIN non hanno nulla che manchi loro: vengono infatti tutti sottoposti a continui controlli di sicurezza e alcuni di loro hanno anche la certificazione TÜV. Oggi Fritz lavora ancora da Dynafit, i suoi attacchi vengono realizzati con una complessa lega di acciaio, temprati per raggiungere la resistenza meccanica e durezza volute, mentre agli inserti viene applicato un rivestimento di ceramica su base di zinco. In un secondo momento vengono montati in Germania dalla cooperativa Caritas Donauhof, dando loro un’occasione per collaborare ad un grande progetto. L’azienda ha mantenuto proprio il brevetto fino al 2014, anno dal quale alcune aziende hanno iniziato a produrre e a utilizzare sia gli inserti a PIN che ad intelaiatura, anche se il 90% dei produttori preferiscono acquistare i Dynafit Certified Inserts e montarli sui propri modelli. Fritz, mente geniale quale è, lo aveva messo in conto, sa di aver rivoluzionato il mondo dello scialpinismo ma anche che i tempi cambiano, la tecnologia avanza e che presto gli attacchi PIN saranno solo un ricordo. Lui ama definirsi un vecchio testardo che attende impaziente l’arrivo di nuove menti geniali e rivoluzioni nel mondo degli attacchi. Nel mentre, tanti auguri per il 40esimo anno di vita della creazione che rivoluzionò il mondo dello scialpinismo.
34
35
Edicola Bosco Our store distributor is better than yours
BY DENIS PICCOLO
Outdoor store, palestre di arrampicata, showroom, rifugi, edicole, librerie o semplicemente con un click online. Sono differenti i modi per avere una copia di The Pill. Da oggi, in ogni numero vi presenteremo un nostro partner per la distribuzione. Perché ognuno di loro è speciale, proprio come The Pill. Oggi è il turno di “Edicola Bosco”.
Raccontami del vostro progetto. Siamo alla continua ricerca di riviste e libri che trattino quelli che, secondo noi, sono gli argomenti che contribuiscono a rendere più bella e interessante la vita delle persone: i viaggi, la natura, i fiori e le piante, il cibo, l’architettura (in particolare la cura del verde indoor e outdoor), con attenzione particolare per il rispetto dell’ambiente e l’incoraggiamento ad una vita più sostenibile e rispettosa del prossimo e dell’ambiente circostante.
Ciao Francesca. Quando nasce l’idea di Edicola Bosco? L’idea risale ad ottobre 2019 quando nasce il negozio Bosco. Abbiamo deciso di inserire riviste e libri perché già ne acquistavamo alcuni per interesse personale, ma trovavamo difficoltà nell'individuare chi potesse vendere nella nostra zona ciò che stavamo cercando e ciò che più rispecchiava i nostri interessi di lettura.
In un momento dove tutto sembra esclusivamente digital, è una scelta controtendenza quella di vendere riviste. La comunicazione digitale è, per certi aspetti, fondamentale e indispensabile. La velocità con cui circolano le informazioni e la possibilità di rimanere aggiornati su specifici argomenti sono qualcosa che è entrato nel nostro vivere quotidiano. Ma quando si ha del tempo a disposizione e la possibilità di rilassarsi di fronte ad una buona lettura, crediamo non ci sia niente di meglio della carta stampata, con la sua consistenza ed il suo profumo inconfondibile.
Come mai il nome Edicola Bosco? Il nome deriva dal fatto che lo spazio per l’edicola sorge all’interno di Bosco, il nostro piccolo negozio nel quale vendiamo piante e oggetti di uso quotidiano tutti legati all’idea di uno stile di vita sostenibile e il più possibile rispettoso del pianeta in cui viviamo.
Come selezionate le riviste che distribuite? Il filo conduttore che spinge la nostra ricerca è quello di trovare libri e riviste che abbiano a che fare con
36
la natura, il rispetto per essa, i viaggi, il cibo, l’architettura, la progettazione del verde, che in qualche modo possano essere di ispirazione o anche solo di piccolo consiglio per una vita più vivace e stimolante. Cosa ne pensi del motto “Print is not death”? Personalmente sono completamente d’accordo e mi auguro che lo condividano anche tutti quelli che entrano in negozio per comprare una pianta da sistemare nel proprio salotto e magari escono anche con qualche libro e rivista da leggere proprio in quel salotto un pò più “ricco” di vita e di cultura. Cosa ne pensi della comunicazione digitale in generale? La comunicazione digitale sta ai libri e alle riviste stampate come gli spostamenti in aereo stanno ad una passeggiata in mezzo alla natura. Dipende da quali sono le situazioni in cui si inseriscono e il ruolo che svolgono. Progetti futuri di Edicola Bosco? Il progetto è quello di incontrare sempre maggior riscontro, sia da chi non si aspetta di trovare un’edicola tra piante tropicali sia da chi ci ha già scoperto e continua a entusiasmarsi di fronte a quello che di nuovo possiamo proporgli.
37
Gore-Tex Invisible Fit B Y S I LV I A G A L L I A N I PHOTO DENIS PICCOLO
Gore-Tex Invisible Fit è una tecnologia che offre non soltanto protezione integrale in caso di condizioni meteorologiche avverse, ma anche una calzata ed una vestibilità più flessibili, simili a quelle delle scarpe da corsa non protettive. A un primo sguardo le calzature che utilizzano Invisible Fit possono sembrare delle normali scarpe da running, ma questa innovativa tecnologia Gore le rende impermeabili nel tempo in modo da non farsi più sorprendere dalle condizioni meteorologiche avverse. La membrana Gore-Tex presenta pori molto più piccoli delle gocce d’acqua, ma più larghi del vapore di sudore in modo da mantenere il piede asciutto e traspirante sull’asfalto. Gore-Tex Invisible Fit è stata progettata per essere accoppiata direttamente a una grande varietà di tomaie sportive. Laminando direttamente Invisibile Fit sul materiale della tomaia si eliminano pieghe e grinze, riducendo quindi i punti di pressione e garantendo una calzata perfetta dell’avampiede. Altri vantaggi di questa nuova tecnologia per calzature da running di Gore sono il peso ridotto, un minor assorbimento d'acqua e tempi di asciugatura più brevi.
Tra le calzature che utilizzano Invisible Fit, spicca sicuramente La Sportiva, che ha presentato Jackal GTX, una calzatura da winter running dedicata alla corsa off-road su distanze ultra ed allenamenti prolungati. In questo caso la membrana Gore-Tex con tecnologia Invisible Fit garantisce massima flessibilità, impermeabilità e traspirazione. Il fit confortevole e la calzata ampia sono adatti ad un utilizzo nelle ultra-marathons, mentre la linguella elastica confortevole e dal fit avvolgente dona massima libertà di movimento. Il pacchetto suola/intersuola in EVA presenta dei cuscinetti interni ammortizzanti ad alto ritorno di energia Infinitoo Technology. Ammortizzazione, stabilizzazione della corsa, grip e durata sono infine assicurati dall’intersuola con inserto Rock-Shield in EVA ad alta densità e dal battistrada in mescola Frixion Red con tasselli a spessore differenziato Impact Brake System.
38
39
Picture Organic Clothing. Bio-Sourcing B Y S I LV I A G A L L I A N I
Al giorno d'oggi, l'industria tessile è responsabile dell'8% delle emissioni globali di carbonio del mondo in quanto il modo tradizionale di realizzare, ad esempio, una giacca da snowbaord richiede l'estrazione del petrolio. Un tessuto tecnico convenzionale in poliestere (PET), infatti, è costituito da glicole monoetilenico (30%) e acido tereftalico (70%), entrambi composti petrolchimici. Per fortuna, nel corso degli anni i consumatori sono diventati sempre più consapevoli che modi alternativi di realizzare prodotti sostenibili sono possibili e prestano molta più attenzione al livello di responsabilità che un marchio è disposto ad assumersi. Le soluzioni per eliminare direttamente o indirettamente la nostra dipendenza dai combustibili fossili esistono ed il bio-sourcing è uno di questi.
Questo è il motivo per cui Picture Organic Clothing ha scelto il bio-sourcing come obiettivo principale per i prossimi anni, a cominciare dalla sua nuova linea della stagione FW20 che prevede il 30% della collezione capispalla interamente realizzata con materiali di origine biologica. Il marchio francese è da sempre attento ad offrire prodotti sostenibili, etici ed eco-responsabili pur lottando contro il cambiamento climatico, e la scelta del bio-sourcing si inserisce sicuramente in questa disegno: un passo importante verso un grande impegno ambientale, un modo concreto per cercare di eliminare la nostra dipendenza da combustibili fossili estremamente inquinanti.
Bio-sourcing significa produrre un tessuto parzialmente realizzato con materiale vegetale quali la canna da zucchero. Si tratta infatti di piante che contengono saccarosio (barbabietola, canna da zucchero, ecc.) o amido (grano, mais, ecc.), sostanze che possono essere trasformate in bio-mono etilenglicole (Bio-MEG) ch va a sostituire il convenzionale MEG a base di petrolio.
Picture ha presentato il suo primo tessuto in poliestere di origine biologica riciclabile a base di sottoprodotti della canna da zucchero non adatti al consumo umano. La raffinazione dello zucchero (fusione, sbiancamento e cristallizzazione) produce una miscela denominata melassa. Dopo il processo di fermentazione, la melassa viene solitamente utilizzata per produrre alcol etilico (o etanolo). L’obiettivo di Picture è quello invece di utilizzare il processo di fermentazione effettuato tramite batteri specifici che trasformano gli zuccheri dalla materia prima per creare, attraverso una reazione chimica, del bioetanolo. Il bioetanolo verrà quindi convertito in bio-mono etilenglicole (BIO-MEG) attraverso un'altra fase di sintesi. Questo processo fornisce infine un MEG non a base di petrolio. Inoltre, la canna da zucchero è una pianta C4, un tipo di vegetale che cattura molta CO2 durante la fase di crescita. Una parte della CO2 viene rilasciata al momento del raccolto, tuttavia 18 tonnellate rimangono nel terreno permettendo così alla pianta di catturarle nuovamente durante la sua crescita. Sorgo, mais e miglio sono altre piante del tipo C4 e insieme riescono a catturare circa il 30% della CO2 rilasciata dai pozzi di carbonio naturali. Tutto ciò rende queste piante dei veri
40
e propri alleati nella lotta al cambiamento climatico. Quando si parla di agricoltura però bisogna sempre tener conto di un altro grande problema fondamentale, la deforestazione. Una questione che sta molo a cuore a Picture, che per questo motivo ha deciso di utilizzare gli scarti della canna da zucchero provenienti da un'agricoltura già esistente piuttosto che coltivare nuovi terreni a solo scopo tessile. La Welcome Jacket di Picture è un guscio rigido a 3 strati di origine biologica realizzato con scarti di canna da zucchero convertiti in bio-poliestere. Un'alternativa alle giacche tradizionali che rispetta l’ambiente senza compromettere le prestazioni tecniche, un modo per accelerare il cambiamento positivo eliminando l'uso di combustibili fossili. Il marchio, infatti, monitora costantemente la sua crescita e l’impatto che ha sull’ambiente e di conseguenza lavora per modificare i modelli di produzione convenzionali e incoraggiare l'acquisto responsabile da parte del consumatore. Limitando il più possibile le emissioni di CO2 e compensando il resto, Picture si impegna a raggiungere l'ambizioso obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2025.
"Bio-sourcing significa produrre un tessuto parzialmente realizzato con materiale vegetale quali la canna da zucchero."
41
Meindl Storia di uno scarpone non proprio qualsiasi BY GIULIA FICICCHIA
Per un’abitante della città come me, gli scarponi da montagna sono coinquilini che rimangono spesso nascosti, tirati fuori solo per le grandi camminate estive nelle terre alte. Ogni anno, quando li rimetto al loro posto, lì dove sono sempre stati, noto che si stanno consumando e mi riprometto di dare un’occhiata alle vetrine dei negozi al prossimo viaggio in una cittadina di montagna. Quando ero piccola, era quasi paragonabile ad una tradizione: mio padre si affrettava a scaricare bagagli e attrezzature varie, si metteva comodo e mi trascinava in centro per guardare cosa fosse arrivato di nuovo da provare. Era un lusso che lo entusiasmava, lo spingeva a studiare i nuovi modelli, a testarli. Ma c’è sempre stato un nome che lo lasciava più incuriosito e attento di altri, Meindl. Appena ne vedeva un paio me li indicava con un dito, mi diceva di guardarli, mi raccontava che ne avrebbe sempre voluto un paio e il suo desiderio è diventato anche mio. Per chi non li avesse mai sentiti nominare, chiedersi ora perché siano così tanto speciali è più che legittimo, perciò non posso che raccontar-
vi la storia di una famiglia e di una tradizione tramandata per generazioni, nove per la precisione. Il nome Meindl compare per la prima volta in un documento della fine del 17esimo secolo: Petrus Meindl viene citato come il primo calzolaio della città di Kirchanschöring, in Germania. Ma è solo dal 1928 che la storia della famiglia diventa più ricca di dettagli, quando Lukas Meindl senior decide di mettersi in proprio nella produzione di scarpe, dando vita all’azienda che tutt’oggi conosciamo e aggiungendovi, nel 1932, anche una parte dedicata all’abbigliamento. Lukas era un appassionato di avventure e caccia, perciò conosceva l’importanza dello scarpone utilizzato, sapeva che dietro la sua
42
43
realizzazione doveva esserci tutta l’attenzione e la cura che contraddistingue le calzature Meindl. Come da tradizione, nel 1948, a succedergli è il figlio Alfons, che, con l’aiuto del fratello Hannes, condurrà l’azienda in tempi ben più moderni. Lukas e Lars, i suoi figli, passano fin da piccoli diversi sabato a guardare il padre lavorare nella sua officina e trovare nuovi modi per innovare i suoi modelli. Loro provano ad imitarlo, a giocare un po’ con i materiali in pelle e quando arriverà il loro turno di gestire l’azienda, continueranno quel livello di innovazione. D’altronde è a Meindl che si devono i primi scarponi waterproof e con tecnologia respirante Gore-Tex in Europa. Non c’è da meravigliarsi perciò se nel 2004 l’azienda è stata premiata ad ISPO con l’Innovation Award. Come succedeva al suo omonimo, anche Lukas, assieme a Lars, testa sempre i loro scarponi, sia in contesti più quotidiani che in montagna, e grazie a quelle esperienze, riescono ad individuare dove possono essere ancora migliorati. Ovviamente non disdegnano anche l’aiuto di guide di montagna professioniste. Ma nonostante l’azienda sia oramai pervasa dalla tecnologia, alcuni dettagli sono rimasti esattamente come sono sempre stati: gli scarponi Meindl si riconoscono ancora per la loro doppia cucitura e la parola sostenibilità ha radici profonde
per chi, come questa azienda, si è sempre impegnato a essere completamente trasparente nella fase di produzione e nella realizzazioni di prodotti che durassero il più a lungo possibile, utilizzando pelle che viene da allevamenti organici del proprio territorio. Quella della famiglia Meindl, infatti, non è solo la storia di una tradizione che si tramanda di generazione in generazione, ma anche del legame delle persone con la propria terra: per questo motivo, con la creazione della Fondazione Sociale Alfons Meindl nel 2008, hanno deciso di aiutare gli abitanti in difficoltà, ma senza farsene un vanto o attirare l’attenzione, semplicemente riconoscendo l’importanza di quel fattore umano, fondamentale per la crescita della regione e dell’azienda stessa. Da quando mio padre mi ha citato per la prima volta il nome Meindl, ho cominciato a fare attenzione a chi mi camminava accanto durante le lunghe camminate tra i monti o in centro città per una passeggiata nei giorni più uggiosi. Ho cominciato a vedere sempre più spesso la scritta inconfondibile, lì, all’altezza del collo del piede, la pelle marrone lateralmente, la struttura solida di un prodotto che adesso so che è stato studiato e ritoccato per generazioni per diventare il compagno d’avventura ideale anche nei passi falsi. E ammetto che davanti alle vetrine dei negozi di scarpe specializzati, sono loro che cerco per prime con gli occhi.
Da quando mio padre mi ha citato per la prima volta il nome Meindl, ho cominciato a fare attenzione a chi mi camminava accanto durante le lunghe camminate tra i monti o in centro città per una passeggiata nei giorni più uggiosi. Ho cominciato a vedere sempre più spesso la scritta inconfondibile, lì, all’altezza del collo del piede, la pelle marrone lateralmente, la struttura solida di un prodotto che adesso so che è stato studiato e ritoccato per generazioni per diventare il compagno d’avventura ideale anche nei passi falsi. E ammetto che davanti alle vetrine dei negozi di scarpe specializzati, sono loro che cerco per prime con gli occhi.
44
45
46
v Ortovox compie 40 anni B Y S I LV I A G A L L I A N I
Sicurezza
Gerald Kampel, storico fondatore di Ortovox, non ha dato ascolto a chi sosteneva che il suo progetto non avrebbe mai funzionato. Si è fidato invece della sua voce interiore che gli diceva:
Prima del 1980 gli apparecchi di ricerca in valanga trasmettevano e ricevevano su due frequenze diverse. Questo comportava ritardi nella ricerca dei sepolti che risultavano essere spesso fatali. Il trasmettitore F2 copriva entrambe le frequenze e nel giro di pochi anni è diventato leader del mercato.
“Puoi rendere lo sport di montagna più sicuro.” Questa l’intuizione che ha avuto Kampel quando, nel 1980, ha ideato il ricetrasmettitore a doppia frequenza F2, rivoluzionando la ricerca dei travolti da valanga. Un progetto dai più considerato impossibile ma che invece si è rivelato una vera e propria innovazione, segnando al tempo stesso l’inizio di Ortovox. Sono passati esattamente 40 anni da allora, e ancora oggi il brand tedesco, il cui nome deriva delle parole Ortung, dal tedesco localizzazione, e vox, dal latino voce, porta avanti il suo impegno nel realizzare prodotti che rendano più sicuro lo sport in montagna, e che al contempo tutelino l’ambiente ed il mondo animale. Questa filosofia caratterizza tutt’oggi l’azienda, i cui valori non sono cambiati nel tempo ma anzi delineano il futuro di Ortovox.
Nel corso degli anni, Ortovox ha continuato ad implementare i ricetrasmettitori da valanga. Quasi ogni cinque anni sono stati presentati nuovi modelli pionieristici che hanno rivoluzionato il concetto di sicurezza.
Ortovox Safety Academy Nel 2008, con la presentazione della Safety Academy, l’azienda bavarese ha sottolineato ancora una volta gli obiettivi principali del marchio: protezione e responsabilità, sostenibilità e amicizia. I corsi e di formazione tenuti da guide alpine e da esperti si inseriscono in quest’ottica e la risposta è stata decisamente positiva con più di 1.400 partecipanti all’anno.
47
48
A R C H I V I O V I N TAG E O R TOVOX
Le fibre naturali
di razza Merino in Tasmania, oltre ad impegnarsi a rispettare il protocollo, vivono nella ferma convinzione che l’approccio sostenibile sia quello corretto.
Nel 1985 è stato lanciato sul mercato il primo zaino da utilizzare sulla neve fresca. Contemporaneamente, Ortovox si è anche allargato al settore dell’abbigliamento funzionale, puntando però su materiali naturali invece che sui classici tessuti sintetici che erano considerati un must assoluto nel settore fino a quel momento. A metà anni ‘90 sono infatti stati tra i primi ad utilizzare la lana Merino per i propri capi d’abbigliamento tecnico, ridefinendo il mondo delle fibre pregiate delle pecore d’alta montagna. Nasce così la Ortovox Wool Promise, uno dei protocolli più completi in merito alla protezione degli animali, dell’ambiente e delle persone. Gli allevatori di pecore
Dall’intimo funzionale fino all’hardshell a 3 strati. Dall’equipaggiamento di sicurezza alla piattaforma di formazione. Da 40 anni Ortovox dà ascolto alla propria voce interiore così come fece Gerald Kampel nel 1980. E oggi, come mai prima d’ora, il mondo intero ha acquistato consapevolezza, dimostrando come agire in modo sostenibile e nel rispetto dei propri valori sia effettivamente la strada del futuro.
49
Cober Un’origine lontana per un nuovo inizio BY GIULIA FICICCHIA
Quando Renato Covini era un giovane appassionato di sci, cercare un buon paio di bastoncini era un’impresa per la quale bisognava avere aspettative molto basse: gran parte dei modelli che circolavano non erano altro che pezzi di legno lavorati da piccoli artigiani e poi messi assieme al meglio. Per questo motivo nel 1953, decise di rivoluzionarne la produzione e dare vita alla prima vera fabbrica che se ne occupasse in Italia: nacque così Cober. Pochi anni dopo, si aggiungeva un altro tassello importante, quello degli attacchi da sci, componente essenziale per garantire allo sciatore una buona sicurezza. Prima di loro c’erano solo le ganasce, ben poco efficaci in confronto. Ma quelli di Covini non erano i soliti attacchi, bensì i primi attacchi posteriori. Con la nascita di Reaktor, il panorama dell’attrezzatura da sci cambiò nuovamente e l’azienda si distinse ulteriormente per l’introduzione di innovazioni tecniche nella fase di produzione. Anche per i bastoncini il momento di crescita e rivoluzione non era affatto finito: Cober fu la prima azienda, negli anni ’60, a passare dal tubo in acciaio a quello in alluminio, che poteva essere per giunta facilmente colorato, così come invece le manopole passarono prima alla gomma e poi alla plastica. Finalmente l’impugnatura diventò anatomica e la plastica fu utilizzata anche per la realiz-zazione delle rotelle.
Negli anni ’70, sono gli attacchi a vivere un momento di cambiamento con l’introduzione di una resina speciale, una miscela di nylon e fibra di vetro, in grado di essere maggiormente resistente al freddo rispetto all’acciaio e con un coefficiente di attrito decisamente inferiore così che la forza di sgancio d’attacco rimanesse sempre la stessa qualunque fossero le condizioni degli sci o della suola dello scarpone. Gli attacchi si presentavano inoltre più corti, dunque irrigidivano meno gli sci e gli appassionati potevano dedicare meno tempo alla loro lubrificazione e molto di più a usarli sulle piste innevate. Ma perché fermarsi solo all’attrezzo per lo sport invernale? Cober decise, negli anni ’80, di usufruire delle sue conoscenze tecniche per esplorare nuovi settori, in particolare quello del tennis, per il quale realizzò ottime racchette sia in fibra e in metallo che in legno con rivestimento in fibra di vetro, come testimonia la Cober Number One. Renato,
50
51
nel frattempo, stabilì che Flavio, suo figlio, fosse pronto ad affiancarlo all’interno dell’azienda per dedicarsi alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie, senza perdere di vista le fasi produttive. Fu negli sport invernali che Cober però trovò la sua specializzazione negli anni ’90, producendo bastoni per ogni disciplina. Ce n’erano per lo sci da discesa, così come per quello da fondo o alpinismo, poi quelli dedicate al freestyle e al freeride, fino ad arrivare al mondo estivo con modelli per il trekking e il nordic walking. Fu Flavio in quegli anni a prendere in mano la direzione dell’azienda ed a portarla ad una maggiore attenzione nell’ambito della sostenibilità e attenzione all’ambiente. La circolarità diventava uno dei pilastri principali del brand. Da 15 anni questa filosofia non abbandona l’azienda, che dell’innovazione ha fatto il suo motore principale e che nel frattempo, ispirandosi alla sua storia e al suo passato, ha effettuato un’operazione di rebranding: il logo riprende oggi la sua prima versione, con il blu e il rosso e con la riaggiunta dell’aquila, questa volta in forma stilizzata. Battendo strade fino ad allora sconosciute, Cober parla la stessa lingua di ogni amante dello sport che vuole inseguire i propri limiti in tutta sicurezza, al quale non importa essere sempre prestante ma piuttosto provare quel senso di
libertà e gioia quando riesce a superarli in una pista nera, in un canalone o in un circuito lungolago, tutti ambienti che comunque sa rispettare. Nella sua storia, prima Renato e poi Flavio non hanno fatto altro che spostare l’asticella di ciò che poteva essere implementato sempre più in alto, fornendo a tutti la possibilità di usufruire di prodotti all’avanguardia sotto ogni punto di vista. Tutt’oggi l’azienda continua ad essere a lavoro su nuovi componenti per i propri bastoni, in modo che sia ancora più facile poterli utilizzare, mentre a breve verrà presentata una nuova manopola più ergonomica. Ma è la sostenibilità l’aspetto sul quale si impegna di più, facendo attenzione ai propri processi produttivi, come la verniciatura a polvere, la serigrafia a UV senza solventi e la stampa di componenti in plastica di seconda vita, utilizzando materie prime che non hanno alcun elemento tossico. Quella di Cober è una storia che abbiamo spesso sotto gli occhi, ogni volta che viviamo le nostre passioni sulla neve e non solo, una di quelle storie che diamo per scontato ma che rappresenta bene la forza di una tradizione, di una storia familiare che va avanti da decenni. Una storia di come passato, presente e futuro possano vivere all’interno di oggetti così importanti per le attività outdoor, come bastoncini e attacchi, senza smettere mai di sorprenderci.
52
53
Acqua. Freddo. Neve. Nike Pegasus Trail 2 Gore-Tex Il cielo è nero, la pioggia scende torrenziale. Le temperature si sono già abbassate e l’autunno è ormai inoltrato. Invio un messaggio: “Ma domani il meteo com’è?” “Domani sereno 100%”. E come predetto, il giorno successivo ecco un cielo sereno sopra alle nostre teste ma fango, pozzanghere, umido sotto ai piedi. In poche parole, le condizioni perfette per testare le nuove Pegasus Trail 2 Gore-Tex, il nuovo modello trail di Nike per le condizioni invernali. L’inverno è infatti imminente, e porterà con sé precipitazioni e clima incerto: è tempo di lasciare alle spalle i nostri trail terrosi e accogliere acqua, freddo e neve. Come primo test, sveglia presto e partenza per un trail di 14km immerso in un fitto bosco ombreggiato e umido, in una parola, bellissimo. Con le Pegasus Trail 2 Gore-Tex, Nike porta tutta la sua conoscenza e know-how in ambiente stradale applicandoli al trail. Ma sia chiaro, questa scarpa è diversa da ogni atra realizzata in precedenza e definisce una categoria a sé,
nuova ed unica, molto lontana dalle “cugine” da strada. Rispetto agli altri modelli trail di Nike, questa calzatura presenta una dimensione aumentata, robusta, e con un cushioning maggiore. La più grande innovazione del modello Pegasus Trail 2 Gore-Tex è senza dubbio la tomaia. Un multilayer durevole, flessibile e molto comodo, dove tutti i materiali e le cuciture sono in Gore-Tex, sviluppate per assicurare idrorepellenza e massima resistenza anche durante le peggiori condizioni climatiche. Nonostante pozzanghere e fango, questa tomaia non permette l’entrata dell’acqua, mantenendo il piede sempre asciutto all’interno, una caratteristica decisamente molto utile per i mesi invernali. Molto comodo anche il collarino che va ad avvolgere il retro della caviglia, con il classico loop posteriore presente già sulle Pegasus Trail 2, che offre una barriera ulteriore all’ingresso di acqua e detriti e che si rivela inoltre molto solida e protettiva anche sul tallone. La suola è realizzata in Nike React, con una BY PAT R I C K D E LO R E N Z I PHOTO DENIS PICCOLO
54
55
La nuova Nike Pegasus Trail 2 Gore-Tex ci porta ad un livello superiore, regalando le stesse libertà, ma su terreni più bagnati, impervi ed invernali, mantenendo i nostri piedi asciutti all’interno e permettendoci di esplorare più di quanto abbiamo fatto fino ad ora. sporgenza pronunciata nello stack del tallone. Ne deriva una sensazione di grande ammortizzazione ma che non perde in reattività soprattutto durante i cambi di ritmo più sostenuti e, al tempo stesso, permette di percorrere distanze lunghe in modo confortevole. Su percorsi di 20/30 chilometri o addirittura per ultra distance, in condizioni bagnate, incerte o invernali, questa sarà la scarpa che farà per voi. Un mix perfetto di comodità e reattività, senza mai sacrificare il pop anche durante le sessioni più corte. Inoltre si tratta di un modello abbastanza versatile da poter essere utilizzato senza problemi su superfici miste, sezioni di asfalto o un misto sterrato e trail. Perfette per essere indossate direttamente sulla porta di casa. Inoltre, il flare out della suola regala stabilità, sopratutto nell’area anteriore dell’avampiede. Il drop di 10mm e la suola super grippante con solchi profondi, ispirata ai pattern dei pneumatici da bici, donano una presa efficace su ogni superficie. La punta è rinforzata con una protezione che copre la parte frontale della scarpa e salva il piede dagli
impatti. Il fit true to size con larghezza discreta e non eccessiva la rende comoda e performante. Quello che ne deriva è una sensazione di stabilità su terriccio, roccia, superfici incerte e scivolose. Una scarpa divertente, pronta a tutto, per spingersi con noi sempre più in là nelle nostre avventure. L’aggiunta della tecnologia Gore-Tex Invisible Fit permette di affrontare con serenità anche i trail più impegnativi e bagnati. Dopo una intensa sessione di test nelle più differenti condizioni, possiamo quindi affermare che si tratta di un modello veramente ben ammortizzato, efficace su qualunque terreno, ma che rimane stabile anche sulle lunghe distanze, Se la Nike Pegasus Trail 2 nasce sui trail desertici e rocciosi dell’Arizona, la nuova Nike Pegasus Trail 2 Gore-Tex ci porta ad un livello superiore, regalando le stesse libertà, ma su terreni più bagnati, impervi ed invernali, mantenendo i nostri piedi asciutti all’interno e permettendoci di esplorare più di quanto abbiamo fatto fino ad ora.
56
57
Donne di montagna BY CAMILL A PIZZINI & ARIANNA GHETTA
Donne di montagna è una community che nasce prima di tutto per connettere, ispirare e raccontare della montagna al femminile. Siamo stati invitati a partecipare ad un loro Camp per conoscere al meglio questa realtà che dal 2016, in Trentino Alto-Adige, cerca di coinvolgere donne di tutte le età in varie attività in alta quota. Potremmo raccontare di tutte le esperienze che negli anni sono state sviluppate e condivise, ma per capire veramente i capisaldi di questo gruppo abbiamo deciso di fare alcune domande a Marzia Bortolameotti, fondatrice di Donne di Montagna.
Come è nato il progetto Donne di Montagna e perché? L’idea è nata nel 2016. Durante il 122° congresso SAT, dedicato alla Montagna al femminile, mi ero occupata di realizzare una serie di serate e video interviste a donne legate al mondo della montagna: alpiniste, guide alpine, rifugiste, allevatrici.
Dal virtuale sei poi passata al mondo reale. Esatto, dal blog poi ho deciso di aprire le pagine Facebook e Instagram, oltre ad un gruppo chiuso di Facebook e ad un canale Youtube. Quando sono partita i numeri erano ovviamente bassi, ma nel giro di due anni sono diventati più consistenti. Il passo d’obbligo e successivo è stato che queste donne appassionate di montagna si incontrassero di persona e la community da virtuale diventasse reale: così è nata l’idea dei Camp per sole donne.
Analizzando i dati relativi alla presenza femminile in montagna mi sono accorta che, nonostante i numeri negli anni siano in crescita, la rappresentanza di genere ai vertici continua a essere minima. Mi sono chiesta il perché di questo gap, rendendomi conto in montagna si è ancora abituati a ragionare per luoghi comuni. Se si pensa ad una guida alpina subito viene in mente un uomo, si raccontano solo le imprese alpinistiche maschili, e lo stesso vale per l’arrampicata e per i mestieri tipici della montagna. Mi sono interrogata su come colmare questo vuoto, come dare valore alle donne finora lasciate da parte, come offrire uno sguardo diverso. Ho pensato che servisse uno spazio nuovo e nuove modalità per raccontare le storie delle donne di montagna. E così nel 2018 prende vita sul web “Donne di Montagna”: un blog, un magazine, ma soprattutto una comunità dedicata a tutte le amanti dell’outdoor.
Quali sono state le prime esperienze Camp? E qual è stata la più bella di tutte? Ho iniziato lo scorso anno con il primo corso di arrampicata per solo donne a maggio 2019 con Marika Favè, mia amica e guida alpina. Avevamo solo 4 iscritte e ho pure dovuto annullarlo per maltempo. Poi è stata la volta del “Women’s Climbing day” ad Arco, a novembre 2019, al quale ho avuto un boom di partecipazione con una cinquantina di iscritte. Ho capito che la formula dei raduni al femminile piace moltissimo, durante questi eventi nell’aria ci sono tantissima energia, positività ed entusiasmo davvero contagiosi.
58
59
La sfortuna ha però voluto che il primo Winter Camp dedicato al freeride e allo skialp coincidesse a marzo con il primo lockdown causa Covid.
ne dalle quali vale davvero la pena farsi ispirare. Comunque il filo conduttore resta la montagna, in tutti i suoi aspetti e nelle sue peculiarità.
Avrei dovuto scoraggiarmi? No, e così ho proposto un Summer Camp, al rifugio Roda di Vael, il 5-6 settembre che è andato sold out in 48 ore. È stata un’esperienza bellissima, che mi rimarrà nel cuore! La soddisfazione più grande è stata vedere il sorriso delle partecipanti al termine del week end che dicevano “Peccato sia già finito”.
Il gruppo di Donne di Montagna è sempre composto dalle stesse ragazze o ci sono spesso delle nuove arrivate? Si stanno creando dei gruppi anche regionali? Diciamo che un 70% sono nuove, ma ci sono tante che ritornano e partecipano a più eventi durante l’anno. Per il momento le nostre attività sono concentrate in Trentino, ma nel 2021 mi piacerebbe proporne in più zone del Nord Italia, “sfruttando” la rete delle guide alpine donne che ho costruito in questi anni. Anche perché molte ragazze vorrebbero partecipare agli eventi, ma magari per loro il Trentino è comunque lontano.
Ci racconti qualcosa in più del Summer Camp? L’idea di organizzare un Summer Camp al femminile mi ronzava da qualche anno in testa. Avevo partecipato ad una sessione di yoga all’alba proprio al rifugio Roda di Vael ed era stata un’esperienza davvero toccante. Per il mio primo Summer Camp volevo che le partecipanti potessero provare le mie stesse sensazioni.
È bellissimo vedere come, dopo i Camp, nascono nuove amicizie e si trovano compagne per andare a scalare o a sciare assieme.
Mi sono quindi affidata alla professionalità e alla bravura di Roberta Silva, che da anni gestisce il Roda di Vael, per avere la sicurezza che il Camp riuscisse alla perfezione e ho chiesto il supporto del Soccorso Alpino Trentino per divulgare le giuste nozioni legate alla sicurezza in quota. E così è stato. Abbiamo fatto trekking, yoga, arrampicata e una via ferrata, ma soprattutto abbiamo riso, scherzato, condiviso emozioni e sono nate nuove amicizie. Questo è il mix giusto che vorrei che emergesse durante gli eventi targati #DonnediMontagna.
Ci sono dei brand che vi supportano nelle vostre attività? Salewa ha da subito creduto in me e nei valori che trasmetto attraverso i miei account social. Per quanto riguarda gli eventi per il 2020 abbiamo avuto un sostegno da parte di Montura e di Cobel Poles, che ci hanno regalato dei bellissimi gadget per le manifestazioni in programma. Ci sono altri brand interessati, vedremo cosa succederà nel 2021! Tre cose che non lasceresti mai a casa quando esci in montagna? La borraccia Donne di Montagna da riempire all’occorrenza, per lasciare a casa le bottigliette di plastica, il mio amatissimo guscio viola e il power bank per il cellulare!
Durante i Camp si affrontano argomenti incentrati solo sulla montagna o anche questioni diverse? L’obiettivo non è quello di accentuare le divisioni, ma lavorare sull’inclusività.
Progetti futuri? Sicuramente puntare sui Camp al femminile di diverse discipline outdoor e “spalmarli” su tutto l’anno, oltre che dislocarli su più regioni e nel Nord Italia. E poi potenziare il brand “Donne di Montagna” con nuovi prodotti e capi che possano sposare e venire incontro alle esigenze di tutte le amanti dell’outdoor.
Ad alcuni dei nostri eventi sono benvenuti anche gli uomini, come ad esempio per i Trekking Rosa, camminate consapevoli per affrontare la prevenzione al tumore al seno lontano dalle corsie d’ospedale. Diamo anche spazio al tema della disabilità: sul blog racconto alcune storie di don-
60
61
Un nuovo mattino BY M AT T EO PAVA N A , FEDERICA MINGOLLA E MARZIO NARDI P H OTO M AT T EO PAVA N A
In memoria di Adriano Trombetta Federica Mingolla è arrampicatrice italiana di livello nazionale e internazionale. Marzio Nardi è considerato uno dei pionieri del boulder in Italia. Assieme raccontano, nel nuovo video promosso da La Sportiva, gli ultimi anni condivisi assieme a un’altra persona, Adriano Trombetta, guida alpina e amico, scomparso in una valanga. Questa è la loro storia, una storia che merita di essere raccontata. Per raccontare una storia è necessario che quella ci appartenga. E perché ci appartenga una storia, affinché quella storia sia vera, dobbiamo averla vissuta. Dobbiamo essere stati lì, in quel momento, non ci sono scuse. Non basta aver letto libri, visto fotografie né tantomeno video su Youtube. Quando mi viene chiesto di raccontare una storia obbligo me stesso a non pensare a tutto questo, a costruire una macchina del tempo e a immergermi in un passato non mio. Voglio essere trasportato lì dove non ero, per ricostruire. Questa è la storia di Federica, ma anche la storia di Marzio e di Adriano. È una storia che nasce, cresce e si consuma in Valle dell’Orco, tra i massi e le pareti di Ceresole Reale.
62
63
L
a Valle dell'Orco è dove tutto è iniziato. Fin dalla mia prima visita ho subito provato un’energia inspiegabile, una forza che ancora oggi mi stimola a esplorare i miei limiti e a sognare l’altrove, lo sconosciuto. La Valle dell’Orco, a dispetto del nome, è un vero e proprio paradiso di granito per l’arrampicata, una corona di splendide montagne, una colata di massicci selvaggi che di stagione in stagione si trasformano con colori e profumi inediti. La Valle dell’Orco è dove sono stata accolta e forgiata come “alpinista”, dopo un passato contraddistinto da gare sui muri artificiali e giornate spese alla ricerca del grado in falesia. La mia personalità ha iniziato a farsi strada e a crescere in un ambiente ignoto, accumulando esperienze che mi hanno resa la persona che sono oggi. In questo posto, ora posso dirlo, è come se ci fosse cresciuta la mia parte più importante. Infatti la Valle dell’Orco è tuttora per me un giro di persone senza le quali tutto sarebbe diverso, un diverso privo di significati profondi. Ero ancora liceale quando ho messo per la prima volta il piede al Bside di Torino. Allora infatti mi allenavo in Sasp, esattamente nel lato opposto della città.Quel giorno ho conosciuto Marzio Nardi. Mi ha fatto subito una bella impressione: simpaticissimo, disponibile e modesto. Ho scoperto solo in seguito che era un fortissimo climber. A me piaceva guardarlo danzare sugli appigli, elegante e leggerissimo, come se i piedi non toccassero gli appigli. Non ci volle poi molto perché diventasse un mio punto di riferimento e un ottimo stimolo per andare ad allenarmi nella sua palestra. Adriano Trombetta, detto il Tromba, invece ha fatto la sua prima comparsa subito dopo che iniziai a conoscere meglio Marzio. In quel periodo proprio Marzio stava lanciando un nuovo brand di abbigliamento e mi chiese di entrarne a far parte come ambassador. È stato così che sono diventata atleta RockSlave, trovando così l'opportunità di scalare spesso assieme a loro. Marzio e Adriano furono le menti dei primi cosiddetti XP (experience = avventura) targati Rockslave, dei veri e propri viaggi esplorativi d’ar-
rampicata nei luoghi meno conosciuti e con più potenziale del Bel Paese. Il primo di questi è stato nel Vallone di Unghiasse, in Val di Lanzo, luogo in cui ho finalmente potuto approfondire la mia amicizia con Adriano. Mi ricordo bene quel nostro primo incontro: lui si è avvicinato gioioso, abbracciandomi e invitandomi a seguirlo per provare una linea che era ancora da scalare in libera, dicendomi che non vedeva l'ora di vedermi in azione perché i racconti di Marzio su di me lo avevano incuriosito. Era tutto contento di farmi sicura mentre provavo e riprovavo con la corda dall’alto quello che divenne per me il project dell’XP. Fu il battesimo del fuoco: un highball di 15 metri con una sola protezione nel mezzo. La linea era una legnata nei denti. Per ovvi motivi l’ho battezzata "Una volta e forse mai più”. Ovviamente non avevo la minima idea del rischio che avevo corso nello scalare una linea del genere, ma con la motivazione che fin da subito Adriano mi trasmise sono riuscita, forse per la prima volta nella mia vita, a staccare la testa e a scalare leggera, senza pensieri. Dopo quell’esperienza ho capito che il Tromba sarebbe diventato un punto di riferimento nella mia vita; era una di quelle persone che la vita riusciva a stravolgertela. Il rapporto con Adriano fin da quel primo momento mi è sembrato consolidato, per me era stato come rincontrare un amico di vecchia data. Un aneddoto divertente e che ricordo con piacere è quando proprio Adriano si inventò : “I cinque modi per uccidere la Ming”, ovvero una serie di salite caratterizzate dal fatto di essere tutte molto difficili e pericolose su cui lui avrebbe voluto vedermi in azione. Dopo aver fallito miseramente sulla prima di queste cinque salite in lista uscendone fortunatamente solo con un insaccamento alla schiena che mi portai avanti per più di un mese -, decisi di lasciar perdere e pensai che stavolta Adri l’aveva sparata grossa. In conclusione, non proprio tutte le sue idee erano lungimiranti. Con un maestro come Adriano sarebbe impossibile raccontare una storia normale, perché di fatto lui non lo
64
era, e a me di lui piaceva proprio per questo: la sua libertà d’animo. È proprio su Adriano che si concentra questa storia, è il viaggio di un’amicizia nata per caso tra delle rocce, fatta di sogni e di battaglie che si sono consumati nel giro di pochi e intensi anni che conservo nella mia memoria. Infatti per me l’arrampicata corre al di la di estenuanti allenamenti e di prestazioni della madonna - cosa che prima di conoscere Adriano non avevo per niente compreso - ma è prima di tutto avventura e un modo di vivere la montagna. Nei tre anni successivi sono diventata la sua compagna di giochi, la sua "pedina" preferita. Io dal canto mio ne ero lusingata, perché Adriano era unico, in tutti i sensi, maestro e compagno di avventure. Mi portava a provare i suoi progetti incompiuti o mi incitava a provare vie che a parer mio erano al di sopra delle mie possibilità, insegnandomi l'arte e la passione dell'andare in montagna. In poche parole: lui credeva in me come nessun altro aveva mai fatto prima. Ripensandoci alle volte mi rendo conto di aver compiuto certe salite più per lui che per me, perché sapevo che ci credeva veramente. Contemporaneamente io volevo vedere i suoi occhi riempirsi di soddisfazione e di orgoglio, perché di fatto io da sola non ero in grado di credere nelle mie potenzialità.
"A me piaceva guardarlo danzare sugli appigli, elegante e leggerissimo, come se i piedi non li toccassero nemmeno. Non ci volle poi molto perché diventasse un mio punto di riferimento."
65
Adriano è stato un mentore, una fonte d'ispirazione, un amico insostituibile, un folle che mi ha spinta a dare il tutto e per tutto. Ma era anche un uomo di cultura, un ottimo cuoco e tanto altro ancora. Non esistono mai abbastanza parole per descrivere un’amicizia sana e genuina come quella che ci ha unito. Adriano è morto il 17 febbraio 2017 in una valanga. Quando se n'è andato ha lasciato un vuoto incolmabile e un dolore straziante. Nessuno merita di morire giovane. Ho provato incredulità, rifiuto, rabbia. La realtà ha iniziato ad essere distorta e la scalata per un periodo non ha avuto lo stesso sapore, era priva di significato. Era come se tutto il divertimento e il senso di benessere che mi trasmetteva prima l’arrampicata all’improvviso si fosse trasformato in senso di inutilità e rabbia, non c’era più motivo di allenarsi se non c’era più il mio amico, semplicemente non credevo più in niente. Ma nonostante questo non ho smesso di scalare: Adriano non me lo avrebbe perdonato. Non esiste cosa più vera che il dolore, se condiviso, svanisce delicatamente. Una nuova consapevolezza tampona le ferite e restituisce dignità alle nostre vite e al ricordo delle persone a noi care, in un retrogusto agrodolce. Una vecchia amicizia ha di nuovo portato il sole nelle mie giornate. Andrea Migliano è un giovane ragazzo di Como che ha scelto la Valle dell’Orco come sua casa e posto di lavoro presso il Rifugio Le Fonti Minerali, di cui è proprietario. Fin da quando ci siamo conosciuti, sempre grazie ad Adriano, ci siamo subito riconosciuti in una perfetta sintonia sia in cordata che la sera davanti a un bicchiere di rosso. Andrea è l’amico migliore che ho al momento e quello con cui partirei ad occhi chiusi senza sapere la destinazione. Un’amicizia così è stata ed è tuttora molto preziosa e, soprattutto, una connessione con il Tromba. È stato proprio insieme ad Andrea che sono ritornata a scalare su quelle pareti che non avevo più avuto il coraggio di affrontare, non senza Adriano. Abbiamo cercato insieme e abbiamo ritrovato un serenità che credevamo perduta per sempre, ricordando il nostro amico scomparso nella maniera che lui avrebbe apprezzato
maggiormente: scalando. È stato in questo momento che ho deciso, dopo svariati inviti dello stesso Andrea, di andare a riprovare Itaca nel Sole, la via più estetica e dura dell’intero Caporal e uno degli ultimi problemi della valle da ripetere per me in libera. La prima volta che ho tentato di scalarla era il 2016 e fu, ovviamente, un'idea del Tromba. Ricordo bene l’eccitazione di Adri all'idea di vedermi realizzare il "problema" del Caporal, simbolo del Nuovo Mattino. Itaca nel Sole non è solo una via difficile, ma una pietra miliare dell’arrampicata moderna. Tutti conoscono la storia di Giampiero Motti e il movimento del Nuovo Mattino, ma non tutti sanno che Itaca nel Sole fu per lo stesso Giampiero il suo ultimo viaggio nonché capolavoro perfetto: estetica, godimento nell'arrampicata, difficoltà tecnica, raggiungimento di una cima simbolica e non di una croce di vetta, armonia dei gesti dell'arrampicata e aggiungerei leggerezza di spirito. Tutti questi valori, oltre che a dei bellissimi e personali ricordi della mia vita, erano racchiusi in un centinaio di metri di roccia. Come per Motti, anche per me salire Itaca nel Sole è stata la fine di un capitolo, il mio Nuovo Mattino, un modo per andare avanti, con e senza Adriano.”
qualcosa di più, dico Brave. Di forti ce ne sono oramai tante, di brave sempre di meno. Brave a fare le scelte giuste, a credere nelle cose che contano e seguire il proprio istinto in modo incondizionato non è cosa facile quando hai poco più di 25 anni. In tutto questo, e Federica lo sa, Adriano ha giocato un ruolo determinante. Adriano è stato la stella polare che ha dato la direzione a Federica. Dirlo è semplice come osservare un’evidenza. Dirlo è riconoscere il merito di un maestro e la bravura di un allievo che ha saputo affidarsi alla persona giusta. Non è scontato appassionarsi a certi luoghi o ad un certo genere d’arrampicata oramai dimenticato, come pure ad un certo livello di rischio. Non è scontato essere Torinesi figlie della plastica e andare in Dolomiti sulla Via Attraverso il Pesce, oppure essere donne, Italiane e partire per la Groenlandia ad aprire delle vie. Tutto questo lo puoi fare se l’imprinting è stato quello giusto, se hai la stoffa per annusare quale sarà il tuo destino e capire che siamo quello che alcune persone ci hanno permesso di essere. Grazie Adriano. Brava Federica.”
- FEDERICA
- MARZIO
“Scrivere di un amico che ti ha lasciato, è cosa difficile soprattutto quando ancora quel dolore non ti ha lasciato. Ho sempre pensato che è meglio lasciarlo sedimentare fino a che non se ne uscirà da solo dal lato opposto da cui è entrato e averti attraversato completamente. E poi scrivere di Adriano in toni drammatici mi pare talmente innaturale che sarebbe come seppellirlo un’altra volta. In Adriano il dramma non esisteva, in lui esisteva solo la vita con i suoi accadimenti.
E io, in ultima istanza, vorrei ringraziare tutti voi per avermi reso partecipe di una storia non mia, tanto che in un momento, come per davvero, fossi stato lì, con voi.
Voglio quindi parlarvi di quegli anni, sicuramente troppo pochi, in cui Adriano ha accompagnato la crescita di uno dei personaggi più veri e genuini dell’arrampicata Italiana. Se vi sta sul culo Federica Mingolla avete ragione, perché non è possibile essere belle, bionde e brave. Non dico forti, dico
66
Grazie.
67
68
Un giorno ad Asolo con Marco De Gasperi TEXT DAVIDE FIORASO
PHOTO CAMILLA PIZZINI
Sei volte Campione del Mondo di Corsa in Montagna, un titolo Europeo e undici Coppe del Mondo a squadre. Vincitore della Sierre-Zinal nel 2008, 2011, 2012, e delle Skyrunner World Series nel 2017. Senza dimenticare le imprese che l’hanno portato a realizzare record che non venivano infranti da oltre vent’anni, come la Via Italiana al Monte Bianco. Dallo scorso aprile Marco De Gasperi è il nuovo Brand Manager di Scarpa per il segmento Trail Running. Ed è proprio sui Colli Asolani che lo abbiamo incontrato. Ciao Marco. Partiamo innanzitutto dai fatti recenti, commentando il tuo record sul Sentiero Roma. Nonostante il record, non sono soddisfatto al 100%. I tantissimi impegni durante l’estate hanno distolto un po' il focus sugli allenamenti e non ho potuto essere performante come un tempo, o come speravo. È stata la forte motivazione a spingermi a provarci, e devo dire di aver buttato un po' “il cuore oltre l’ostacolo”. Qualche guaio fisico nella seconda parte, ed una svista di percorso che mi ha fatto perdere minuti preziosi, hanno appesantito un po' la prestazione. Poteva andare meglio sì, ma avevo messo in preventivo che affrontare un percorso così difficile e lungo potesse riservare qualche imprevisto. Devo esser contento di aver corso molto bene le prime 4 ore. Mi sentivo pieno di energie e si poteva godere di un’ottima temperatura, fondamentale per uno sforzo di questo genere.
territorio attraversato dal Sentiero Roma e sede del Trofeo Kima. Nato con la passione per questa mitica gara, mi ha espresso la volontà di provarci a inizio stagione, prima del lockdown, pur sapendo che io l’avrei riprovato. Questo mio progetto era nato tre anni fa, quando fui contattato dalla stessa Ilde Marchetti, colei che ha fatto nascere il Trofeo Kima in memoria del fratello Pierangelo. Per Valentino questa sfida ha rappresentato uno stimolo grandissimo; ottenere un bel risultato e mettersi in gioco nella sua terra facendo quello che gli piace fare. Il Sentiero Roma è un’Alta Via non semplice da affrontare, sia per i sette passi sopra i 2500m, sia per il terreno tecnico e impervio: un dedalo di tracce in mezzo a questi incredibili blocchi di granito. Insieme abbiamo provato alcuni tratti per capirne le problematiche, è stato un lavoro di squadra. Io ho supportato lui e lui ha dato una grandissima mano a me.
Il precedente primato era stato siglato meno di un mese prima da Valentino Speziali, con il tuo stesso supporto. C'era già la volontà di provarci? Sì, Valentino è un atleta che seguo e alleno da un paio di anni. Un ragazzo del 1993 che abita in Val Masino,
Hai scritto una nuova pagina della tua lunga carriera sportiva, dimostrando ancora una volta come l'età anagrafica conti ben poco di fronte ad un talento fuori dal comune. Diciamo che questa volta non è stata proprio una questione di talento.
69
70
Credo che il record abbia messo in luce le incredibili possibilità del tracciato, e come poterlo migliorare ulteriormente. I tentativi fanno sì che si aprano le strade per ulteriori sfide, creano i presupposti per ricavare informazioni e dare la possibilità, a chi viene dopo, di risolvere dubbi ed interrogativi. Questa volta la mia bacheca non si impreziosisce di trofei, ma aggiungo un ulteriore tassello ad una carriera che non è ancora finita, ma che adesso ha preso sicuramente un’altra connotazione, meno spinta sull’agonismo e più sui contenuti.
biamento che ho apportato nella mia vita che per l’interesse destato da questo nuovo inserimento nel mondo del lavoro. Nonostante le grandi difficoltà del periodo, siamo riusciti a condensare in poco tempo un’idea di collezione. Una grandissima sfida che continua, perché bisogna costantemente mettere in campo un prodotto performante nei tempi giusti. Il primo bilancio vero e proprio si farà nella prima parte del 2021. In merito alla collezione SS21, abbiamo già visto novità importanti, come Ribelle Run e Golden Gate. C’è un prodotto in particolare che senti maggiormente tuo? Sono molto soddisfatto dei prodotti che siamo riusciti a presentare, tra cui spiccano sicuramente i modelli che hai citato. La Ribelle Run, quella che ho utilizzato per il record sul Sentiero Roma, proprio per il DNA che esprime punta ad essere la nuova bandiera di Scarpa per il trail running. È una calzatura leggera e molto performante, dal look aggressivo e linee riconoscibilissime, chi già apprezza il marchio rimarrà molto soddisfatto di questo modello. E chi non lo conosce verrà sicuramente attratto. Golden Gate invece è la sorpresa. Il mercato non si aspettava che Scarpa uscisse dai soliti canoni per proporre una calzatura door to trail adatta a qualsiasi peso, velocità e percorrenza. È destinata al grande pubblico, a chi si avvicina per la prima volta a questo sport, a chi abita in città ed ha voglia di andare a correre fuori strada. Golden Gate è anche il modello che reputo più mio, proprio perché destinata a tutti. La concezione è stata quella di un prodotto non mirato alla performance, ma che guardasse al benessere comune dando a chiunque la possibilità di
L'emergenza sanitaria e l'assenza di gare hanno portato all'esplosione degli F.K.T. (Fastest Known Time). Ortles, Presanella, Gran Paradiso, Tredici Cime, Translagorai. Cosa ne pensi? Quest’anno, proprio per l’assenza di gare, c’è stato un grande interesse a questo genere di prestazioni. Prima non avveniva proprio per il fitto calendario che interessava l’arco alpino. Nella prima parte di stagione, questi tentativi hanno richiamato l’attenzione sia dei media, incuriositi soprattutto dal nome degli atleti e dal prestigio di certe montagne, sia del normale pubblico, che ha capito quanto si possa andare forte correndo, confrontando i tempi con chi fa lo stesso percorso in una escursione. Di contro, c’è stato un vero e proprio affollamento, e mi rendo conto che sono stato io stesso quello che ha aumentato il carico. A mio parere andrebbero un po' più strutturati, per evitare troppe divergenze tra un tentativo e l’altro. Ognuno interpreta la montagna a suo modo, giustamente, e questo fa si che non ci sia un aspetto chiaro sulle reali situazioni. Ci sono divergenze di alcuni km tra un tentativo e l’altro, e tutto va preso un po' con le pinze. Credo che gli F.K.T. siano interessanti anche per le aziende che investono sugli atleti, perché danno molta visibilità, dall’altra parte si dovrebbe inquadrare meglio la situazione, con magari l’omologazione e la convalida del record stesso.
Nonostante il record, non sono soddisfatto al 100%. I tantissimi impegni durante l’estate hanno distolto un po' il focus sugli allenamenti e non ho potuto essere performante come un tempo, o come speravo. È stata la forte motivazione a spingermi a provarci, e devo dire di aver buttato un po' “il cuore oltre l’ostacolo”.
Ad aprile Scarpa ha annunciato il tuo ingresso come nuovo Brand Manager per la categoria trail running. Qual è il bilancio di questi primi mesi? Da quando sono entrato a far parte della famiglia Scarpa, ho iniziato a lavorare sodo per mettere a disposizione la conoscenza maturata in tanti anni, rivolgendomi umilmente ai colleghi che da tempo lavorano al prodotto e poter comprendere nozioni che riguardano l’aspetto tecnico della calzatura, dalla costruzione alla qualità dei materiali. Un’occasione di apprendimento molto importante. Questi mesi sono stati davvero intensi ed il bilancio è assolutamente positivo sia per il grande cam-
71
72
avvicinarsi a questo magnifico ambiente. Insomma, un altro prodotto chiave della prossima stagione, così come tutta la serie continuativa. Alla Spin Ultra si affianca Spin Infinity, nuovo modello dedicato alla lunga distanza che non deluderà sia in gara che in allenamento. Ultima, ma non per importanza, Spin 2.0 che vede l’introduzione del Pebax Rnew, materiale ecosostenibile di derivazione naturale (dai semi di ricino) con elevate caratteristiche di ammortizzazione e un ottimo rebound. Siamo felici di esser stati i primi ad introdurre una intersuola di questo genere. Leggerezza e performance per i nostri atleti che gareggeranno con questo modello.
raccogliere le soddisfazioni maggiori, soprattutto perché abbiamo un prodotto dedicato a queste distanze e atleti performanti come Silvia Trigueros Garrote, che ha vinto due volte il Tor des Geants. Silvia per ora è l’emblema femminile nel mondo ultra, senza dimenticare la nostra Francesca Canepa. Sull’ambiente gare non posso svelare altro, perché anche in questo caso le trattative sono in corso di definizione. Speriamo più che altro che l’incubo Covid in cui siamo capitati possa finire quanto prima per dare sfogo alla nostra passione. Chiudiamo con una piccola curiosità. Ma è vero che il tuo sogno nel cassetto è ancora quello di riuscire a competere nel mondo dell’Ultra Trail ad alto livello? Non è un vero e proprio sogno nel cassetto. Anche perché penso di aver esaurito i cassetti. I sogni, quelli no. Le lunghe distanze al momento rappresentano solo un piacere, ed una grossa curiosità nel capire dove il mio fisico possa arrivare. Logicamente non mi considero più un atleta performante, visto che ora non faccio solo quello. I miei interessi si stanno spostando nell’ambito lavorativo, voglio cercare di diventare un bravo team manager e in ambito sportivo raccogliere i frutti senza pormi grandi obiettivi. Ho già fatto qualche gara come la CCC o la Transvulcania, arrivando solo quarto. Sicuramente ne farò altre perché la passione è ancora tanta, come pure la voglia di mettermi in gioco, ma non ho ambizioni di classifica di alto livello. Tutto quello che viene sarà guadagnato. Spero di continuare a divertirmi come sto facendo e di poter essere un punto di riferimento per i più giovani, nel consigliarli e indirizzarli nel loro cammino. Questo è quello in cui credo tantissimo: mettermi a disposizione dei ragazzi perché possano essere dei campioni in futuro.
A proposito di atleti e ambassador. A te spetta anche il ruolo di coordinamento del team Scarpa per il trail running. C’è già qualcosa che si può svelare per la prossima stagione? Nel mondo Scarpa c’era già un grande coinvolgimento di atleti. Da parte mia è stato dato maggior impulso, insieme al marketing, alla costruzione di una famiglia di ragazzi promettenti con ideali positivi. Giovani di 20-23 anni come Luca Del Pero e Lorenzo Beltrami ad esempio. Ovviamente non sarà possibile costruire tutto in tempi brevi perché l’amalgama di una squadra deve avvenire in più stagioni seguendo un progetto comune. In futuro ci saranno nuovi ingressi dall’estero, Francia, Spagna, Scandinavia, paesi molto interessanti per questo sport. Ci sono trattative in corso che non posso ancora svelare. Quello che posso dire è che sono contento di vedere, da parte dei ragazzi, l’interesse verso il brand e verso un progetto che attira giovani ambiziosi. Compatibilmente all'evolversi della situazione, la volontà del brand è quella di inserirsi sempre di più nel circuito della Skyrunner World Series e in altre gare di respiro internazionale. Vista la situazione, è ancora tutto nebuloso. Però ci stiamo muovendo per dare maggiore visibilità al marchio rivolgendo l’interesse in gare importanti, senza tralasciare quelle legate al territorio che danno la possibilità di aumentare la conoscenza dei nostri prodotti a livello locale. La cosa importante è strutturare bene queste partnership, lo abbiamo fatto per esempio con la Limone Extreme, gara del circuito Skyrunner World Series, per l’appunto, uno dei circuiti che ci piacerebbe seguire con atleti ed eventi. Anche qui, al momento è un’incognita perché le stesse World Series non sono ancora confermate. Stiamo anche valutando la possibilità di entrare nel mondo Ultra Trail con un evento di spessore che possa dare una grossa spinta al nostro nome. Penso che qui si potranno
Spero di continuare a divertirmi come sto facendo e di poter essere un punto di riferimento per i più giovani, nel consigliarli e indiriz zarli nel loro cammino. Questo è quello in cui credo tantissimo: mettermi a disposizione dei ragazzi perché possano essere dei campioni in futuro.
73
Tin & Steel BY FILIPPO CAON
74
75
Sono andato ad Auronzo tutti gli anni per dieci anni. Il che significa più o meno il 50% della mia vita. All’ex-Bivacco Fanton ci passavo davanti quando mi stufavo delle file indiane, e mi veniva voglia di guardare le Tre Cime da una prospettiva diversa: da Forcella Baion, Val da Rin, Marmarole.
Q
uel bivacco mi ha sempre divertito, era la classica lattina gialla, stava appoggiato su di un terrazzino protetto da qualche alberello insignificante, tutto accartocciato su sé stesso come una lattina di Moretti vuota. Non so da quanto tempo fosse inagibile, io almeno non l’ho mai visto intatto, fatto sta che quest’anno hanno deciso di sostituirlo. Il nuovo Bivacco Fanton non è una lattina: ha una base in cemento, o qualcosa di simile, ed è tutto squadrato, sembra più che altro un container. A dir la verità è piuttosto brutto. Negli ultimi anni sulle Alpi stanno comparendo sempre più strutture geometriste: rifugi, bivacchi. Forse il termine “geometrista” non è propriamente corretto, ma avete capito. Spesso queste strutture sono anche realizzate con materiali intelligenti, come legno, vetro, acciaio, facili da riciclare e poco impattanti. Autosufficienti a livello energetico e costruite con tecnologie all’avanguardia, hanno porte
USB per ricaricare i cellulari e illuminazione elettrica a energia fotovoltaica. In genere sono anche belle (ok, il nuovo Fanton non è bello), e se qualcuno mi dice che non si integrano nel paesaggio, la prima risposta che mi viene in mente è: perché le lattine si integrano? Insomma, sono buone strutture. Ed è inutile fare gli integralisti a tutti i costi fingendo che le Alpi siano le Ande: l’uomo interviene sul paesaggio alpino da migliaia di anni e un bivacco non è certo una funivia, e per di più serve. Per queste ragioni ho sempre pensato che se vanno fatti, tanto vale farli ecologici, belli e moderni, piuttosto che brutti e fintamente vecchi. Imitare modalità costruttive superate quando abbiamo i mezzi per fare di meglio significa tradire le ragioni strutturali originali, realizzando qualcosa di finto. Almeno io la pensavo così. Anzi, la penso così. Poi, però, un amico che stimo molto mi ha mostrato la stessa questione da un’altra prospettiva: più che sulle modalità costruttive o sulla sostenibilità dei
76
77
Imitare modalità costruttive superate quando abbiamo i mezzi per fare di meglio significa tradire le ragioni strutturali originali, realizzando qualcosa di finto. Almeno io la pensavo così. Anzi, la penso così." materiali mi ha fatto ragionare sullo scopo del bivacco, e mi ha ricordato che l’unica caratteristica che esso dovrebbe avere, tutto sommato, è l’essenzialità. Insomma, il bivacco una cosa deve fare: coprirti la testa, tutto il resto è in più. Certo, la domanda resta la stessa: ma che c’è di male a farlo bello? Beh, se a quel minimo indispensabile aggiungete un valore estetico, per quanto subordinato alla funzionalità, quella struttura diventa qualcosa di diverso da un bivacco, avvicinandosi piuttosto molto di più al campo del design. E un bivacco non contempla il design. Il bivacco deve essere semplice, povero, e deve coprirti la testa, appunto. Più di questo, anche una vetrata al posto di un oblò, è altro. Quello che voleva dire il mio amico insomma è che tra fare una cosa bella e funzionale e farla solo funzionale c’è una differenza non da poco. Sono fisime? Può essere. I problemi della montagna sono certamente altri: funivie, piste, bacini per la neve artificiale, terrazze panoramiche. Cose su cui probabilmente varrebbe di più la pena spendere
energie e combattere. E sono certo che se un bivacco ha uno spigolo al posto di un bordo arrotondato probabilmente non fa molta differenza, quando invece la fa di più l’approccio con cui le persone vi si recano. Ma come al solito, provando a trascendere, il rischio di questi esperimenti è farci alzare lentamente l’aspettativa di quello che vorremmo trovare in montagna, facendoci perdere il centro della questione. Si tratta di bivacchi, e non del padiglione del Kamchatka all’esposizione universale. Per farla breve, cercare il design in montagna equivale a spostare quel centro, modificando la nostra attitudine all’alpinismo e il modo in cui andiamo in montagna. Il “bello" non è soltanto un accessorio, il bello stravolge l’intenzione della struttura. A questo punto dovremmo chiederci: di cosa abbiamo realmente bisogno? Ragionare su cose apparentemente stupide, magari discutendone insieme, aiuterebbe a muovere un po’ di idee, e potrebbe far venire fuori qualcosa di buono. Chissà.
78
79
Aaron Durogati BY M A R TA M A N ZO N I P H OTO A L E X M O L I N G & DA M I A N O L E VAT I
80
81
Una volta che avrete conosciuto il volo, camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati e là desidererete tornare. - LEONARDO DA VINCI
I
mmagina di toccare un’aquila in picchiata. Fai il solletico alle nuvole e sfiori le chiome degli alberi. Soffi attraverso il vento. Accarezzi il cielo. Danzi nel blu infinito. Guardi il mondo da un nuovo punto di vista. Sei cresciuto circondato dalle Dolomiti e hai iniziato a volare quando eri un bambino. Staccandoti da terra vedi gli umani diventare piccoli come formiche.
cora però di volare per puro piacere e realizzare progetti personali che mi regalano momenti indimenticabili. Volare è un po’ come sciare, un altro sport che conosco bene: ti permette di spaziare tra diversi stili, seguendo la tua attitudine, senza annoiarti mai. Nel 2017 hai volato nell’Himalaya indiano insieme a Tamara Lunger. Com’è andata? Avevo dovuto ritirarmi da una gara importante, la Red Bull X-Alps, per dei problemi al ginocchio, ed ero un po’ demoralizzato: poi verso la fine dell’estate ho iniziato a sentirmi meglio. Ero già stato in quelle zone dell’India e così mi è venuta l’idea di provare un’esperienza fuori dal contesto competitivo e ho subito pensato a Tamara, perché siamo grandi amici. Siamo partiti per un progetto di un mese super wild, in autonomia, e abbiamo esplorato quelle montagne stupende, a piedi e in parapendio. Al tempo Tamara non volava ancora da sola quindi eravamo in tandem, su queste cime alte oltre 6.000 metri, con degli avvoltoi enormi, di oltre tre metri di apertura alare, a pochi metri da noi. Condividere quelle emozioni con un’amica come Tamara è stato unico e prezioso. Ci sono rimaste immagini incredibili di quelle avventure impresse nel cuore.
A fil di cielo esplori, viaggi, scopri cosa c’è oltre quella vetta. E così diventi un fuoriclasse. L’aria: l’elemento segreto, Eden magico destinato a pochi. Tête-à-tête con Aaron Durogati: due volte vincitore della Coppa del Mondo di parapendio, oltre cinquecento chilometri senza mai atterrare, e una spedizione nell’estrema Patagonia, sfidando raffiche oltre ogni limite. Quest’anno, a causa del lockdown, ha fatto solo due gare, i Campionati Austriaci e una tappa della Coppa Italia: le ha vinte entrambe. Ti ricordi il tuo primo volo? Avevo sei anni quando ho fatto il primo tandem con mio padre. Non ho molti ricordi ma, per come sono andate in seguito le cose, direi che dev’essermi piaciuto. Il mio primo volo da solo, invece, l’ho fatto a 15 anni: dopo qualche prova su dei prati, finalmente era arrivato il momento del decollo, dalla stessa montagna dove ancora oggi mi alleno, a Tirolo, sopra Merano. Qui mi esercito per ogni attività che pratico: corsa, volo su lunga distanza, parapendio acrobatico. È una montagna molto adatta agli sport d’aria.
Sei protagonista di “Planet Earth II”, docufilm della BBC che cattura il punto di vista di un'aquila reale dal parapendio. Hai detto che “per volare come un uccello è necessario pensare come un uccello”. Oggi ho condiviso qualche minuto con un falco: questo rapace, così come i corvi, ha un volo molto dinamico, quasi giocoso. L’aquila invece è molto più tranquilla, la sua salita è efficiente, non la vedi mai fare grandi manovre repentine. Quando ho attraversato i Pirenei mi è capitato di percorrere lunghi tratti, an-
Che sensazioni provi in aria? Durante i primi voli, quando avevo 15, 16 anni, ho sentito un’infinita libertà. Vedi tutto da un’altra prospettiva, mi sembrava di essere padrone del mondo intero. Ora è diverso: quando mi alleno il focus è sulla performance, le emozioni più romantiche in parte sono svanite. Mi capita an-
82
83
L’anno scorso sono stato in Brasile per provare il record di distanza: ho volato per 11 ore, coprendo una distanza di 510 km. Il record del mondo è 570 km, per batterlo mi sarebbero bastati solo altri 50 km. che 30 km, insieme agli stessi avvoltoi. È stato unico condividere questi momenti: in aria ci si aiuta sempre. Le correnti ascensionali non si vedono, le devi intuire, così, quando vedo alla mia destra gli uccelli che hanno trovato un canale migliore rispetto al mio mi sposto verso di loro e viceversa: quando sono io ad andare meglio vengono loro da me, per avere una planata migliore. È una vera cooperazione! Una volta, passando vicino a una parete rocciosa, un’aquila è venuta in picchiata verso di me, probabilmente per difendere il suo nido. È stata un’esperienza molto intensa: a un certo punto il rapace ha capito che il parapendio non era pericoloso, ha fatto una virata e mi ha scortato verso valle, volando con me per un chilometro. Quando ero sufficientemente lontano dalla parete, si è girata ed è tornata indietro.
salita dell’Ortles non è stata una scampagnata, dalla macchina alla cima sono 2.300 metri di dislivello e le condizioni erano piuttosto tecniche: i primi 700 di avvicinamento e poi ramponi e piccozza. Avevamo gli sci: se sei bravo, ti danno molti vantaggi, hai un ventaglio di condizioni più ampio per decollare, scivoli su pareti verticali anche con vento forte e sei più veloce. Quando decolli senza sci sulla neve spesso sprofondi fino al ginocchio. Siamo stati veloci in salita e in vetta abbiamo trovato delle condizioni ideali per il decollo. Il volo è stato fantastico: il panorama lassù è davvero spettacolare! Poi, chicca finale, c’è stata la grande soddisfazione di riuscire ad atterrare esattamente sotto la parete Nord del Gran Zebrù, che era un po’ un’incognita. Un’avventura “local”, sulle tue montagne. Vivo profondamente le mie montagne. Non mi piace viaggiare lontano, lo faccio perché fa parte del mio lavoro. Ci sono cose straordinarie da vedere in giro per il mondo ma a casa sto bene, ho la fortuna di abitare in un posto bellissimo, perfetto per tutte le attività che amo: posso partire da casa a piedi o con la bici elettrica per andare in decollo, evitando auto e mezzi pubblici.
Gli uccelli volano solo per motivi pratici o anche per divertimento? Anche per divertimento! Vedo ogni giorno corvi volteggiare per il puro piacere di farlo, senza uno scopo preciso: fanno una picchiata, un trick, poi rincominciano a sfrecciare. Quale è il tuo record di tempo in volo? L’anno scorso sono stato in Brasile per provare il record di distanza: ho volato per 11 ore, coprendo una distanza di 510 km. Quasi come da Milano a Napoli. Il record del mondo è 570 km, per batterlo mi sarebbero bastati solo altri 50 km! Mangi barrette, bevi con il camelbak, e per andare alla toilette hai una specie di preservativo con attaccato un tubo… In realtà piuttosto comodo.
Dolomites Project, un altro progetto local. 33 ore e 149 km tra arrampicata e voli in parapendio di nuovo con Bruno Mottini. Le pareti iconiche delle Dolomiti si prestano all’arrampicata, al volo, e al loro concatenamento. Abbiamo fatto quattro vie su tre montagne: avremmo voluto farne due in più ma ci ha fermati un temporale inaspettato. Avevamo il materiale per arrampicare e parapendii grandi, per voli lunghi, soprattutto dal Pordoi verso la Val Badia. Lo zaino pesava sui 15 chili, quindi arrampicare, ad esempio sulla via Don Quixote in Marmolada, non è stato banale. Punto di partenza e arrivo: Malga
A giugno, insieme a Bruno Mottini, hai salito la parete Nord dell’Ortles e la Nord-Est del Gran Zebrù, usando il parapendio per concatenare le due pareti, in 9 ore e mezza. La
84
85
Ci sono cose straordinarie da vedere in giro per il mondo ma a casa sto bene, ho la fortuna di abitare in un posto bellissimo [...] Progetti invernali? Un’idea semplice, nata durante il lockdown: vorrei raccontare la storia dell’inverno sulle montagne di casa. Sopra Merano si forma una sorta di altopiano con dei laghi, una zona con grandi vette, alte fino a 3.300, molto wild e difficile da raggiungere. Vorrei creare un campo base in quota, lasciarlo su per tutto l’inverno e, con una serie di video clip, anche in time-lapse, raccontare la storia dell’evoluzione della neve, dai primi fiocchi di novembre fino alla primavera. Questo parco giochi è ideale per sci ripido, freeride, speedriding: se non voli è un po’ scomodo, mentre in parapendio almeno la discesa a valle è super easy. Un’altra particolarità di questo spot è il contrasto netto che c’è con la cresta che divide Nord / Sud: in basso c’è una parete verticale dalla quale puoi quasi vedere gli autobus che passano, mentre in alto vedi solamente neve, non c’è un rifugio, nessuna traccia. Un’antitesi marcata tra la parte antropizzata e quella più wild.
Ciapela, alla base della parete sud della Marmolada. Abbiamo salito alcune delle classiche delle Dolomiti, spostandoci in volo dalla cima alla base della successiva. Dopo aver salito la via Don Quixote, abbiamo raggiunto la Ovest del Pordoi, e compiuto l’ascensione della via Maria e Dibona. Abbiamo volato fino alla base del Sass Ciampiac, lungo la via Adang. Siamo decollati per rientrare scegliendo un atterraggio intermedio alla base del Col di Lana. Qui, correndo, abbiamo effettuato due salite e due planate e siamo giunti a Sottoguda a notte inoltrata. Infine, stanchi e felici, abbiamo raggiunto camminando il punto di partenza, verso le ventitré. È stato un mix di hike and fly più tradizionale unito all’arrampicata. Avete avuto paura di volare con il temporale? Quando decidiamo di decollare sappiamo quello che facciamo. Il cambiamento non è così improvviso e veloce come si può pensare: il cielo ti dà molti segnali e tempo per valutarli. Se ti fai sorprendere vuol dire che non hai tanta esperienza oppure che hai scelto di tirare al limite. Guardando le nuvole, con un po’ di esperienza e studio, si capisce l’evoluzione del cumulo di vapori, ed è abbastanza facile prevedere il suo sviluppo. Volare sulle montagne di casa aiuta a sapere meglio come muoverti, l’anno scorso però sono stato in Patagonia e posso dire che le nuvole si comportano allo stesso modo in tutto il mondo.
Porterai tuo figlio in parapendio? Ha già volato una quindicina di volte, la prima a due anni, con me e la mia compagna, noi tre, con un’unica vela da tandem. Anche lei è una professionista ed è stata molti anni nella nazionale della Repubblica Ceca. Ci sono persone che a 80 anni volano ancora… Che piani hai per il futuro? I progetti esplorativi mi ispirano molto ma sento ancora un’attrazione per le gare. Prima o poi mi annoierò anche delle competizioni ma al momento non è così. A 80 anni non farò le stesse cose di oggi ma credo che mi divertirò lo stesso. Di certo non smetterò mai di volare. E di sicuro non finirò in ufficio.
Com’è andata l’estate? Mi sono rotto la spalla in bici subito dopo il Dolomites Project, un incidente dovuto a un problema tecnico della bici. Sono stato subito operato e ho avuto la fortuna di essere seguito davvero bene, la convalescenza è stata veloce. Difatti ho appena finito un progetto in Italia, uno spot per un brand automotive: molto interessante, impegnativo a livello tecnico, e davvero super. Sono molto soddisfatto.
86
87
Up here, up there BY MAT TEO PAVANA
88
89
90
Il 12 Settembre 2020 le guide alpine Alessandro Baù, Claudio Migliorini e Nicola Tondini completano con la salita rotpunkt e in libera la loro nuova via “Space Vertigo” (IX+/X-, 540m) su una delle montagne simbolo dell’alpinismo dolomitico, la Cima Ovest di Lavaredo. A documentare la scalata c’era anche Matteo Pavana, al quale abbiamo chiesto qualche riflessione su questo tipo di reportage fotografico.
non alle soste). L’incertezza è infine la radice senza la quale un’avventura non può germogliare. E l’avventura, in amicizia, è qualcosa di fighissimo. Ieri, prima di venire qui, volevo provare a spiegare a mia madre cosa fosse un portaledge. Ho subito rinunciato, dirle che avrei dormito in una tendina con il culo sospeso a 200 metri da terra non mi sembrava una preoccupazione da darle, non adesso che mio padre non c’è più e lei è a casa da sola. Già il fatto di essere qui mi fa sentire in colpa, perché di tutte le cose che avrei potuto fotografare nella vita ho scelto questo, quassù. Eppure il vuoto è la dimensione che mi spinge a continuare, perché mi mette nella condizione di non poter sbagliare, di stare attento,
Quassù non esiste nessun credo se non quello della paura del vuoto. Questo vuoto, questa vertigine, mi attraggono ogni volta a tornare a fotografare in parete. Mi rendo conto che sono il motivo per cui ancora scalo e fotografo in montagna. Suppongo siano anche la ragione per cui Ale, Claudio e Nik abbiano deciso di aprire questo nuovo itinerario sulla Cima Ovest di Lavaredo. Una cosa per pochi, anzi pochissimi, viste le difficoltà. Oggi Ale mi ha spiegato perché l’hanno chiamata “Space Vertigo”: in apertura, ogni volta che si calavano, tutti e tre avvertivano un nodo allo stomaco per via del vuoto che diventava vertigine. Qualunque via nasce da un’intuizione: una linea la si scorge con gli occhi e subito dopo la si sogna con il cuore. Le vie più impegnative, invece, crescono grazie al talento e all’intesa di una cordata. Il resto è tutta una questione di stile, o come dicono i più vecchi, di etica. Infatti Ale, Claudio e Nik sono partiti dal presupposto di aprire una nuova via impegnativa seguendo tre principi: apertura in libera dal basso, niente arrampicata artificiale per attrezzare i passaggi e niente spit (se
91
92
Le Tre Cime di Lavaredo per me sono il luogo che, indirettamente, con incoscienza, ho amato di più, disprezzato di più, non compreso di più. di non dare niente per scontato e, perché no, di pensare a mia mamma che sostiene che penso mai a lei.
Dolomiti. All’ombra delle grandi pareti nord ho visto per la prima volta le code di alpinisti sulle famose vie Comici e Cassin. Tra l’altro la Cassin l’ho scalata parecchi anni più tardi assieme al mio amico Luchino, in un tentativo volto alla traversata di tutto le cinque cime del massiccio. Un tentativo morto e sepolto nello stesso momento in cui abbiamo staccato i piedi da terra. Vai a sapere se fosse stato per la stanchezza o per la poca voglia.
Voglio suonare scontato, anzi, scontatissimo: ormai non è più questione di dove trovare l’avventura, ma con chi viverla. L’avventura infatti è qualcosa che ricerco molto di più nelle persone che non sulle pareti, nel grado, nella scalata in sé. Anzi, fosse solo ed esclusivamente per la scalata probabilmente avrei smesso di fare il fotografo da un pezzo. Con la stessa lentezza con cui una stagione cede piede a un’altra, ma con l’immediata evidenza con cui da un giorno all’altro ci accorgiamo da spettatori che le foglie sono ingiallite e stanno cadendo dagli alberi, ho sentito che la fotografia è sempre più diventata il mezzo e non il fine. La fotografia è diventata la “mia” scusa.
Le Tre Cime sono il luogo in cui per la prima volta sono stato io ad accompagnare in montagna i miei genitori. Le Tre Cime sono il luogo in cui, ora più che mai, mi rendo conto che la fotografia è molto più che un fermare il tempo. La fotografia è la scusa per ricordare, viaggiare, ridere, prendere coscienza. E far preoccupare mia mamma.
Ci sono giorni in cui mi trovo in difficoltà nel dare un significato alle fotografie che ho scattato, ad un’esperienza che ho vissuto. Questa volta probabilmente più di altre. Esistono fotografie che probabilmente non hanno significato fino al giorno in cui, come con la prima nevicata, muteranno in colori e profumi e io non potrò fare a meno di vederle con occhi diversi.
Lassù, quassù.
Le Tre Cime di Lavaredo per me sono il luogo che, indirettamente, con incoscienza, ho amato di più, disprezzato di più, non compreso di più. La bellezza incontrastata del luogo è direttamente proporzionale all’esempio di scempia strumentalizzazione turistica delle intere
93
Tamara Lunger. The soul mountaineer BY ALICE RUSSOLO
94
95
96
È quasi la fine agosto e si sta avvicinando la data in cui dovrò raggiungere nuovamente Tamara. Mi sembra ieri quando sono tornata a casa dopo la prima settimana insieme, il tempo vola e questi mesi sono stati piacevolmente intensi e pieni di avventure, sia per me che per lei. Ci siamo lasciate in Friuli e ci ritroviamo in Piemonte. Nel frattempo, lei ha conquistato le cime più alte di ben 16 regioni. Adesso ci attendono però le vette più elevate, quelle alpine, da affrontare con ramponi ai piedi e piccozza in mano. È quasi la fine agosto e si sta avvicinando la data in cui dovrò raggiungere nuovamente Tamara. Mi sembra ieri quando sono tornata a casa dopo la prima settimana insieme, il tempo vola e questi mesi sono stati piacevolmente intensi e pieni di avventure, sia per me che per lei. Ci siamo lasciate in Friuli e ci ritroviamo in Piemonte. Nel frattempo, lei ha conquistato le cime più alte di ben 16 regioni. Adesso ci attendono però le vette più elevate, quelle alpine, da affrontare con ramponi ai piedi e piccozza in mano. Il nostro viaggio ricomincia dal Monte Mongioie. Un avvicinamento abbastanza lungo per una via di soli 6 tiri ma su di una roccia davvero spaziale. Conosciamo ormai i nostri tempi e ci sentiamo complici e felici. Scendiamo a valle, una birretta insieme e via verso la prossima tappa, il Monviso. Wikipedia ci dice che la cima più alta del Piemonte è la Punta Nordend, nel massiccio del Monte Rosa. Chiedendo a tanti piemontesi incontrati questi però confermano il mio pensiero: “la Nordend sarà pure più alta, ma la montagna simbolo della regione più occidentale dell’Italia è il Monviso”. Il monte, ben riconoscibile e visibile anche da lontano, svetta sulle sue vicine cime grazie ai suoi 500m di dislivello. Sono entusiasta all’idea di salire sul “re di pietra”. So che sarà una lunga giornata, ma sono anche consapevole che mi regalerà delle grandi soddisfazioni. Non sono piemontese ma anche per
97
me questa vetta conta esattamente come se fosse la montagna più alta. Decidiamo di partire alle 5 del mattino da Pian del Re. Un po’ più tardi rispetto all’idea iniziale ma, a posteriori, questa decisione si rivelerà la scelta migliore: ci consentirà di essere sole in cima e anche di dormire quell’ora in più, che non fa mai male. Vengo accolta da una Tamara felice e con tanta voglia di raccontare tutto ciò che ha visto e delle persone incontrate nei giorni lontane, ma allo stesso tempo la vedo stanca ed un po’ provata. Difficile associare queste due parole ad una ragazza statuaria ed energica come lei. Ma anche Tamara è umana e molto sensibile. Una sensibilità che sottintende attenzione, impegno verso il suo progetto, disponibilità verso i nuovi amici che le offrono una cena e che vorrebbero condividere dei momenti insieme. Momenti bellissimi ma che, dopo due mesi, prosciugano piano piano le energie. Partiamo. È ancora buio pesto e le prime luci dell’alba le vedremo solo in prossimità del Rifugio Quintino Sella. Davanti a noi si staglia l’attacco della cresta Est lungo la quale saliremo per raggiungere la vetta del Monviso.
Le prime due ore e mezza volano, saliamo veloci tant’è che io penso tra me e me di essere quasi arrivata. E invece no, la strada è ancora lunga. Quando sbuchiamo in cima, cambiando versante, veniamo colpite improvvisamente da un forte vento freddo. Ci chiediamo se sia un
segno che preannunci l’inizio delle vette alpine. Ci scattiamo il consueto selfie e via verso valle attraverso la meno tecnica ma molto più lunga via normale. Al parcheggio ci arriviamo con i piedi distrutti ma con la mente più ricca grazie a questa esperienza. Il nostro programma continua con alcuni giorno più tranquilli prima di dedicarci alla Punta Nordend. Dobbiamo pianificare per bene il nostro itinerario. Si tratta di una delle punte meno frequentate del Monte Rosa a causa della sua posizione particolarmente isolata e lontana, soprattutto per chi come noi vuole salire dalla parte italiana e non da quella svizzera. Decidiamo di dormire alla Capanna Margherita e, il giorno successivo, salire verso la Punta Dufour attraverso la Cresta Rey, per poi scendere fino alla Silbersattle, risalire la Nordend e infine tornare indietro o per la normale alla Dufour, uscendo attraverso la Zumstein, oppure per la lunghissima discesa fino alla Monte Rosa Hütte, risalendo verso il Colle del Lis. Il giro si presenta lungo e complicato, ma non ci sono alternative. Durante la nostra salita verso la Capanna Margherita notiamo come la fine dell’estate sia imminente. Ci sono 50cm di neve fresca sul ghiacciaio e né la Cresta Rey né la discesa verso la Monte Rosa Hütte sono tracciate. Dobbiamo cambiare i nostri piani e optiamo per passare anche all’andata attraverso l’affilata cresta della Zumstein. Alla nostra sinistra si staglia il Lyskamm ed alla nostra destra la est del Rosa con una vista senza nessuna interruzione fino a Macugnaga. Vietato soffrire di vertigini. Il mattino della nostra traversata veniamo accolte da un vento gelido e da delle temperature più invernali che estive.
Arrivati sul filo della cresta capiamo che non è il caso di proseguire. Il crinale è ghiaccio vivo e con molto dispiacere siamo costrette a tornare indietro. Davanti a queste situazioni entrano in gioco diversi sentimenti. La voglia di proseguire, di arrivare in cima, la curiosità del vedere cosa c’è oltre a quella cresta. A fare da contrappeso ci sono però la ragionevolezza, lo spirito conservativo e la consapevolezza che le montagne non si spostano e rimangono sempre lì, magari la prossima volta in condizioni ben migliori. Nei giorni successivi decidiamo di armarci di pazienza, di lasciar sfogare le perturbazioni sull’arco alpino, e di aspettare che la neve appena caduta si assesti. Ci sono tante altre montagne da scalare in Val d’Aosta. Facciamo due bellissime vie in Val Grisenche, e nella valle di Champorcher che per nulla ci fanno rimpiangere il cambio di programma. Il panorama è selvaggio, le temperature ci scaldano le ossa dopo il freddo preso sul Rosa e l’umore è alto. Nessuna cima da spuntare dalla lista in queste settimane ma poco importa, come diceva il filosofo svizzero Jean Jacques Rousseau, “la pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce”. Saper rinunciare è difficile. Ma talvolta la rinuncia è la più grande conquista. La punta Nordend ed il Monte Bianco, che io e Tamara avremmo dovuto affrontare insieme in quelle giornate, hanno visto in vetta Tamara in compagnia di altri amici, guide alpine, che l’hanno accompagnata nel momento migliore, e hanno potuto godersi la gioia della cima, ma soprattutto gustarsi il viaggio verso di essa. Sì, perché alla fine, sempre di viaggi stiamo parlando. Di viaggi verso l’alto.
Nessuna cima da spuntare dalla lista in queste settimane ma poco importa, come diceva il filosofo svizzero Jean Jacques Rousseau, “la pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce”. Saper rinunciare è difficile. Ma talvolta la rinuncia è la più grande conquista.
98
99
100
Odyssee BY MARTA MANZONI PHOTO ALPSOLUT
101
102
Scala “per il puro piacere di farlo” e dice che l’arrampicata è uno stile di vita. Cerca la purezza in ogni movimento sulla roccia, così come l’essenziale nella vita. Jacopo Larcher sembra non conoscere la fretta e la rabbia: scala con calma ed equilibrio, sfidando e superando i propri limiti. Crede che ci sia qualcos’altro oltre la pura difficoltà: mettersi alla prova, trovarsi in situazioni dove non ti senti a tuo agio, essere costretti a rinunciare. Lo spirito giusto è provare un movimento in più, arrivare un po’ più in alto, senza scorciatoie. Altrimenti non c’è gusto. Spera di avere la stessa passione di oggi anche a novant’anni. Il climber alto atesino, insieme alla sua compagna Barbara Zangerl, ha stabilito un nuovo record sulla Nord Eiger, scalando Odyssee in sole 16 ore: aperta nel 2015 da Roger Schaeli, Simon Gietl e Robert Jasper, è la via più dura della parete, con i suoi 1.400 m di sviluppo, 33 tiri, e difficoltà fino all'8a+. Nel 2018 i due climbers avevano scalato Odyssee in quattro giorni. Quest’anno la coppia è tornata sull’Eiger per provare la via in giornata: obbiettivo raggiunto.
cevole. Ci trovavamo sulle ultime lunghezze, un po’ più appoggiate: la parete si è trasformata in una vera e propria cascata, impossibile da salire. Non abbiamo neanche dovuto riflettere o metterci d’accordo: dovevamo tornare subito indietro. È importante saper rinunciare prima di trovarsi in determinate situazioni, anche noi avremmo dovuto farlo, ma il meteo sembrava stabile. Il momento più bello e il più difficile? Siamo partiti all’1 e 30 di notte e abbiamo scalato la prima metà della via al buio. Abbiamo raggiunto il Bivacco Ceco alle 7.30 del mattino: ci stavamo divertendo davvero molto e cercavamo di dare il massimo. Quando siamo arrivati al tiro dove ci eravamo calati al precedente tentativo ci siamo resi conto che eravamo super in anticipo. Alle 5.30 del pomeriggio eravamo entrambi in vetta, radiosi e felici. Ci siamo abbracciati fortissimo e quello di certo è stato il momento più intenso. L’unico momento di preoccupazione è stato al penultimo tiro, quando ci siamo accorti che l’ultima parte era molto bagnata e ghiacciata, e, nonostante siano passaggi abbastanza facili, avevamo un po’ di timore di doverci di nuovo calare a 30 metri dalla cima. Per fortuna non è accaduto ed è andato tutto bene!.
“Odyssee”, la Nord dell’Eiger, una delle pareti più iconiche e impegnative delle Alpi. La velocità di solito non è una prerogativa dei vostri progetti, come mai avete fatto un’eccezione? A questo giro abbiamo lasciato tutti i sacconi pesanti a terra. Volevamo provare una nuova esperienza: ci siamo sempre concentrati solo sul salire delle vie che ci interessavano davvero, senza pensare a farle velocemente. Questa volta è stato diverso e devo ammettere che mi sono divertito molto. Quando pianifichi di stare tanti giorni in parete hai più tempo per goderti l’avventura senza stress, però ti focalizzi un po’ meno sull’arrampicata, rispetto all’organizzazione della logistica. In giornata pensi solo a scalare ed è una bella soddisfazione riuscire a salire una parete così maestosa in un colpo solo.
Tra una via sulle Dolomiti e una spedizione in luoghi esotici cosa preferisci? L’avventura si può trovare ovunque, dietro casa come dall’altra parte del mondo: basta vedere le cose da un altro punto di vista, con un occhio diverso, una nuova prospettiva. Ci sono ancora tantissime cose da fare sulle Dolomiti, basta essere creativi. L’arrampicata poi diventa un po’ un pretesto per viaggiare dall’altra parte del mondo: ti dà l’opportunità di vedere nuovi luoghi e conoscere culture diverse. È difficile dire cosa sia meglio.
Com’è nata l’idea di questo progetto? Quando abbiamo finito di scalarla la prima volta, nel 2018, ho pensato subito che mi sarebbe piaciuto provare a salirla in giornata. È un po’ strano però tornare su una via già fatta, e quindi ho pensato che a Babsi non interessasse il progetto. Dopo un po’ è stata lei a dirmi che aveva avuto la mia stessa idea e così abbiamo deciso. Durante un vostro precedente tentativo in giornata avete dovuto abbandonare al penultimo tiro a causa del maltempo. È importante saper rinunciare per questioni di sicurezza? Sì, certo in montagna è fondamentale avere il coraggio di tornare indietro anche quando si è a un passo dalla cima, se le condizioni – fisiche, meteo, del territorio – non consentono di proseguire. Nel nostro caso però più che una vera e propria scelta era l’unica soluzione possibile: eravamo quasi in vetta, a circa 3.600 metri, una quota alla quale un temporale può diventare molto spia-
Un posto che ti è particolarmente piaciuto, in Italia e nel mondo? L’India e il Perù, entrambi viaggi che ho fatto lo scorso anno e mi hanno fatto riflettere molto. Ho conosciuto tante persone che mi sono rimaste nel cuore: non hanno davvero niente e sono le prime a essere disposte ad aiutarti, sempre sorridenti, super aperte. In Italia invece Cadarese, in Val d'Ossola, diventato il mio parco giochi preferito negli ultimi anni, e, in Dolomiti, la Marmolada, una parete ancora in qualche modo un po’ selvaggia.
103
10 4
Hai detto: ‘l’unica costante è il cambiamento: per crescere, nello sport come nella vita, bisogna uscire dalla propria zona di comfort”. Come si fa a riconoscerla quando si è assuefatti dalla routine? Quando ti accorgi che non hai mai paura, che riesci a fare tutto semplicemente, nella vita come nell’arrampicata, vuol dire che sei nella tua zona di comfort. I contesti che vanno ricercati sono situazioni in cui non ti senti a tuo agio. Per me, per esempio, potrebbe essere trovarmi a parlare davanti a un pubblico: è un aspetto nel quale sto migliorando però faccio ancora fatica. La mia zona di comfort è stare da solo con Babsi o con qualche amico fidato.
bito, trovando una scorciatoia per salire. Si sta perdendo la parte più avventurosa. Tra l’altro questo stile, che non tiene conto di un approccio graduale, è più pericoloso. Penso ad esempio a quando si va a fare blocchi: l’aspetto divertente è trovare una soluzione per chiuderlo insieme agli amici, impiegandoci del tempo. Ora molti climbers guardano il video su youtube per sapere come salire e poi dicono che l’hanno chiuso al secondo tentativo, in dieci minuti. Oppure si calano dall’alto per capire com’è fatta la via e poi salgono con lo stick per rinviare. Così non c’è gusto. Un altro progetto con Barbara…. Com’è come compagna di cordata? Litigate in parete? Litighiamo molto di più a casa, in parete non è mai successo. È una grande fortuna avere questa passione in comune: ogni esperienza diventa più bella se condivisa con la persona che ami. Poi ci conosciamo talmente bene che non dobbiamo quasi parlarci quando scaliamo: capiamo al volo se l’altro ha un momento difficile, sappiamo che non dobbiamo nasconderlo all’atro, siamo “senza filtro”. Funzioniamo veramente bene, non solo come coppia ma anche come team. Il lato negativo è che se capita di trovarsi in una brutta situazione si ha più paura per l’altro, ci si sente più responsabili.
Come ti vedi in futuro? Hai un piano B? Vorrei essere meno timido e capace d’intrattenere le persone. Vorrei vivere la mia passione per la fotografia al massimo, combatto ogni giorno con me stesso per dedicargli più tempo. Da un punto vista lavorativo Babsi è impegnata in ospedale al 30% come assistente radiologa, e io traccio tanto per le palestre e la nazionale austriaca, ora, infatti, viviamo in Austria al confine con la Svizzera. Per me è molto importante avere un piano B per sentirmi libero e slegato da dinamiche legate al dover sempre “vendere” i propri progetti. Capisco che sia assurdo dirlo, perché l’arrampicata è il mio lavoro, ma non voglio vederlo come lavoro, deve rimanere la mia passione. Desidero continuare ad arrampicare perché ho voglia, non perché deve avere un riscontro economico e mediatico. Come si evolverà la nostra carriera non lo so, spero che avremo questa passione fino a novant’anni, sicuramente ora siamo più interessati alle grandi pareti e a progetti un po’ più alpinistici, alle spedizioni, legate sempre all’arrampicata su roccia.
Ti ricordi il primo progetto insieme? L’arrampicata è sempre stata la nostra più grande passione, ed è stato naturale iniziare a scalare insieme. Non abbiamo mai programmato nulla più di tanto, seguiamo sempre il nostro istinto, per questo preferisco chiamarle avventure piuttosto che progetti: sono spontanei, nascono da idee dettate dalla curiosità. Forse la prima via più alpinistica che ricordo insieme è Tempi Moderni, in Marmolada. Non avevamo tanta esperienza e l’abbiamo completamente sottovalutata, pensavamo di essere molto più veloci, invece a pochi tiri dalla cima ci siamo persi e abbiamo dovuto calarci per tutta la notte. È stato il primo test che ci ha fatto capire che anche come cordata funzioniamo davvero bene.
Come vivi la tua visibilità mediatica? È un modo per portare avanti le tue idee o pensi che la tua immagine diventi troppo commerciale? Cerco sempre di non pensarci, mi vedo ancora come un normale climber e tracciatore. L’unico vantaggio è che quando si vogliono portare avanti delle idee si possono condividere con un gran numero di arrampicatori. Credo che l’arrampicata non sia solo uno sport ma uno stile di vita, c’è qualcos’altro oltre la pura difficoltà, per esempio viaggiare, mettersi alla prova, trovarsi in situazioni spiacevoli, essere costretti a rinunciare. Poi sarai più motivato a tornare là, a fare un movimento in più e arrivare un po’ più in alto. Mi sembra che la comunità di climbers stia un po’ perdendo questo spirito, c’è una visione più consumistica: bisogna fare tutto in fretta e su-
Prossimi obbiettivi? L’anno prossimo torneremo in Yosemite per girare l’ultima parte di un documentario che una televisione austriaca sta dedicando a me e Babsi. In teoria quest’anno sarei dovuto andare in Kirghizistan e in Sud America, ma è stato tutto – spero – rimandato al prossimo anno. Ci piacerebbe molto fare una spedizione insieme, Babsi non ne ha mai fatta una e sarebbe bello condividerla, per esempio aprire una nuova via in Pakistan o in India.
L’arrampicata è sempre stata la nostra più grande passione, ed è stato naturale iniziare a scalare insieme. Non abbiamo mai programmato nulla più di tanto, seguiamo sempre il nostro istinto, per questo prefexrisco chiamarle avventure piuttosto che progetti: sono spontanei, nascono da idee dettate dalla curiosità.
105
106
Crossing Iceland T E X T M O L LY H U R F O R D
PHOTO CHRIS BURKARD
107
“Adoro confrontarmi con quei paesaggi remoti dove ti senti veramente insignificante. Aiuta a ridimensionare il mio ego” il famoso fotografo d'azione Chris Burkard ci racconta della sua spedizione più recente, una traversata dell'Islanda in bicicletta, 975 chilometri da Dalatangi a Bjargtangar in nove giorni. “Ciò che amo di più è sfidare me stesso e pensare al paesaggio circostante come il mio più grande antagonista.”
E
l'Islanda si è dimostrata davvero un degno avversario grazie alle sue centinaia di attraversamenti fluviali, che vanno da piccoli ruscelli a veri e propri fiumi impetuosi, e ai passaggi sabbiosi e ripidi che Burkard ed i suoi compagni di avventura hanno dovuto affrontare spingendo a mano biciclette da più di 30kg, passando attraverso meravigliosi ghiacciai circondati da specchi d'acqua azzurra. Il percorso da est a ovest stabilito da Burkard, con l'aiuto di un cartografo locale e di una squadra di spedizione, sarebbe stato percorso per la “ prima volta nella sua intera lunghezza.
“La squadra che vai a mettere insieme deve essere basata sui punti di forza di ogni persona” dice Burkard. “Non si tratta sempre di trovare il team più forte, ma di unire delle caratteristiche che si completino a vicenda. Il nostro gruppo aveva talento e tutte le capacità necessarie per questa avventura, ma soprattutto anche per imparare dagli altri e crescere insieme. Emily è stata semplicemente instancabile, non si lamentava mai e si assicurava che tutti avessero ciò di cui avevano bisogno in ogni momento. Adam era esperto di tutti i dettagli del viaggio e ha sempre tenuto il gruppo allegro. Ed Eric ha avuto la capacità di guidare il team durante la spedizione, sempre tenendo conto della sicurezza ma non perdendo mai un’occasione per scherzare.”
Quando un gruppo di quattro persone si appresta alla traversata di un paese sconosciuto, verrebbe da pensare che siano già tutti amici intimi, o almeno che abbiamo già affrontato insieme un viaggio simile sebbene su scala ridotta. Ed invece Burkard ha incontrato la mountain biker olimpica Emily Batty, suo marito ed ex mountain biker professionista Adam Morka e l'esperto di spedizioni invernali Eric Batty per la prima volta all'aeroporto di Reykjavík. Per nove giorni e 78 ore di pedalata, il gruppo si è fatto strada attraverso fiumi, distese rocciose, strette strade sterrate e campi di lava appena nati, accampandosi in capanne remote lungo la strada. Un'esperienza che lega istantaneamente, o che potrebbe finire in un disastro.
"Ho considerato il gruppo come quattro parti di un'unità" dice Eric Batty. "Per me, la misura del successo è portare tutti dall'inizio alla fine in buone condizioni ed avere il morale ancora alto alla fine.” Questo viaggio ha segnato la 43esima avventura di Burkard in Islanda e, probabilmente, quella più audace in quanto il percorso prescelto avrebbe potuto subire variazioni da un momento all’altro a causa della natura incerta del luogo, senza contare le difficoltà causate dalla pandemia globale di Covid 19. “C'era molta ansia prima del viaggio, e tutto era in attesa” spiega il fotografo californiano. “Poi, all'im-
108
109
provviso, abbiamo avuto il via libera per partire e ci siamo ritrovati a pianificare il viaggio, fare le valigie e prepararci fisicamente in un periodo di tempo davvero breve.”
stato quasi impossibile a causa dei possibili guasti meccanici, delle dita congelate e della natura selvaggia del luogo. Ma per quei nove giorni la fortuna è stata dalla parte del gruppo. All'inizio di agosto, il percorso sarebbe stato impraticabile a causa degli alti livelli dell'acqua di alcuni fiumi. Ma il tempo ha svoltato repentinamente e quando la squadra è partita 19 agosto le previsioni erano ideali. Se avessero anche solo tardato di una settimana l’avventura non avrebbe avuto luogo, infatti appena giunti alla tappa che ha segnato la fine del loro viaggio, le gocce di pioggia hanno cominciato a cadere.
La preparazione fisica era in cima alla lista delle cose da fare. Burkard è un ciclista di lunga data e quindi sapeva di avere la resistenza necessaria per attraversare il territorio islandese, ma i suoi tre compagni di avventura avevano tutti un background molto più agonistico del suo: una medaglia di bronzo ai Campionati del Mondo (Emily Batty), un decennio di esperienza in campo professionistico (Morka) e numerose traversate invernali di territori precedentemente non tracciati nonché diversa esperienza in mountain bike (Eric Batty). Quanto a Burkard? “È stata forse la mia 25esima volta in mountain bike, anche se vado molto in bici” ammette. “Ero nervoso, ma sapevo anche come gestire una bici ancora più pesante a causa del cambio, e di avere la resistenza di cui avrei avuto bisogno”.
Erano preparati per qualsiasi condizione atmosferica avessero trovato. Le bici cariche di giacche e pantaloni impermeabili, cappotti caldi e cibo a sufficienza per durare dieci giorni, nel caso fossero rimasti fuori più a lungo del previsto o non fossero riusciti a trovare dei rifornimenti lungo la strada. “Avevamo tutto il cibo di cui avremmo potuto aver bisogno, ma dopo circa 600 chilometri siamo stati entusiasti di vedere una stazione di servizio dove poter rifornire le nostre scorte di barrette di cioccolato e prenderci un caffè" ricorda Eric Batty. Durante i 975 chilometri, hanno incrociato solo tre punti per fare rifornimento. “A volte non c’era niente intorno a noi e sembrava di star percorrendo il suolo lunare.”
Burkard non era l'unico ad essere nervoso, tuttavia: “Attraversare l'Islanda in bici era qualcosa che mi avrebbe sicuramente spinto al limite" ha ammesso Emily Batty. “Ma sapevo che questa era l'occasione di una vita." (La stagione delle gare di Coppa del Mondo di Batty sarebbe iniziata solo poche settimane dopo, così come la possibilità di partecipare alle Olimpiadi di mountain bike di Tokyo 2021). Fortunatamente, il gruppo si è fin da subito trovato in sintonia e il senso dell'umorismo e dell'avventura di Burkard lo ha legato immediatamente agli altri tre. “Ogni mattina in bici, ci divertivamo così tanto da stare male dal ridere. Era tutto esilarante, forse eravamo solo stanchi, ma penso che fosse perché la nostra dinamica di gruppo era semplicemente perfetta” dice. "Onestamente, trovare un gruppo come questo è stata la parte migliore del viaggio.”
Anche il percorso rappresentava un’incertezza. Guardando la mappa ci si rende conto di come le nove ore in sella alla bici coprivano ogni giorno distanze molto diverse fra loro a causa delle differenti superfici attraversate. Il paesaggio è passato dal verde dei prati e il blu brillante dei fiordi al marrone sabbia degli altopiani. “Un giorno eravamo in un territorio desolato e freddo, quello dopo in uno caldo e rigoglioso” racconta Eric Batty. “Sembrava che l'energia del paese cambiasse continuamente. Una mattina, all'alba, ci siamo svegliati in una capanna sperduta con una leggera spolverata di neve sul terreno, abbiamo pedalato mentre il sole sorgeva sulle montagne e sul ghiacciaio, attraverso la roccia vulcanica e la sabbia nera che la copriva come un manto di neve. Il contrasto è stato incredibile.”
Eric Batty non ha potuto che concordare. “Attraversare l'Islanda con un così bel gruppo di persone intensifica l'esperienza e regala tanta gioia” dice. “Se tutti sono entusiasti di quello che stanno facendo e di dove sono, allora l'umore non può che rimanere alto. Ma se hai qualcuno che non sta provando la stessa gioia, si abbassa il morale di tutti e fa venire meno il fattore divertimento.”
L'esperienza maturata in spedizioni remote di Burkard ed Eric Batty ha fatto si che fossero loro a prendersi in carico della riuscita dell’impresa. Burkard
Normalmente, un viaggio come questo sarebbe
110
111
era pervaso dall’ansia il quarto giorno, quando avrebbero dovuto attraversare il primo grande fiume sul loro cammino. “Direi che la parte peggiore del viaggio è stata l’angoscia” ammette. “Eric ed io abbiamo passato molte notti a parlare con la guida della spedizione che aveva percorso la nostra stessa strada una settimana prima in jeep. Ci disse che non c'era modo di poter attraversare quel fiume. Abbiamo continuato a tenere d’occhio le previsioni del tempo per vedere se sarebbero cambiate in modo da rendere transitabile il tratto. Eravamo io ed Eric a dover decidere se continuare per quella strada o se deviare dal percorso allungandolo di 150 chilometri per aggirare il fiume”.
traversare solo poche centinaia di metri il gruppo ha impiegato diverse ore il quinto giorno di strada. La vicenda avrebbe potuto demoralizzarli molto, invece la squadra ha deciso di vivere al meglio l’avventura. “Ha spezzato la monotonia della guida” raccont Burkard. “Sembrava veramente di vivere un’avventura. Eravamo come tornati bambini, e muoversi in un paesaggio del genere è stato un modo di viaggiare molto intimo”. “È stato il viaggio della vita” sostiene Eric Batty. “Quando ripenso a tutte le escursioni fatte in passato, capisco di non aver mai vissuto niente di simile. Non avremmo potuto chiedere di più: non un tempo migliore, non un percorso migliore, non un gruppo migliore. Tutto è andato per il meglio. La preparazione e le dinamiche di gruppo sono state fondamentali, ma abbiamo avuto anche molta fortuna. Nonostante tutto quello che sta accadendo nel mondo abbiamo potuto arrivare in Islanda, il tempo ha tenuto e non abbiamo forato nemmeno una volta. Di solito quando pianifico un viaggio mi preparo sempre al peggio, invece tutto è andato oltre le mie più rosee aspettative”.
“Abbiamo deciso di provarci. Ma non sono riuscito a chiudere occhio la notte prima. Anche quando siamo arrivati non sapevamo ancora come sarebbe stato il livello dell’acqua” dice. “Ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Dopo di che, il viaggio è diventato molto più gestibile. Tutto lo stress è svanito e le sfide che prima ci preoccupavano ci sono improvvisamente sembrate come un gioco da ragazzi.” I fiumi con molti affluenti rappresentavano la sfida più grande: i molti corsi d'acqua che vi confluiscono a profondità diverse presuppongono che il corso d’acqua debba essere attraversato laddove il fondale è più basso, farlo con le bici in spalla è solo una difficoltà in più. L'acqua potrebbe trarre in inganno ed essere alta pochi centimetri e scorrere lentamente, oppure molto più profonda ed impetuosa. Per at-
“Quando abbiamo iniziato a parlare del viaggio, ho pensato 'Perché non intraprendere uno dei percorsi più difficili a cui io possa pensare, con persone che hanno un mix di esperienze diverse e che non ho mai incontrato?’” Burkard racconta ridendo. “A quel tempo pensavo potesse essere solo un valore aggiunto alla storia. E invece ho finito per instaurare delle amicizie durature”.
112
113
114
Dani Arnold The impossible is overrated TEX T MARTA MANZONI PHOTOS THOMAS MONSORNO LOCATION SIBERIA
115
116
“Scalare in free solo è un modo onesto per fare alpinismo: tutto dipende solo dalle proprie capacità.” Dani, come hai mosso i tuoi primi passi?
C’è chi lo chiama alieno, chi supereroe. Ha superato limiti ritenuti impossibili prima di lui con estreme scalate in free solo, alzando ogni volta il livello e ridefinendo l’immaginabile. Dotato di un talento poliedrico e straordinario, brucia record su record, polverizzando ogni volta sé stesso. Personalità magnetica, Dani Arnold ha sempre vissuto sulla cresta dell’onda, alla costante ricerca di nuove sfide, sulle Alpi così come in giro per il mondo. Impossibile dimenticare il record velocità sulla Nord dell'Eiger del 2011, quando lo svizzero ha salito la via Heckmair in sole 2 ore e 28 minuti. Memorabili le performance del 2015 sul Cervino, in vetta in 1 ora e 46 minuti, e lo speed record in free solo sulla Torre Trieste e sul Pizzo Badile del 2016. Nel 2018 la guida alpina di Bürglen è di nuovo recordman di velocità sullo Sperone Walker, in vetta in 2 ore e 4 minuti, un’incredibile ascesa realizzata senza usare neanche un centimetro di corda lungo i 1.200 metri della via Cassin. L’eccezionale tempo sulle Grandes Jorasses, per Dani Arnold chiude il cerchio, dopo il Cervino e l’Eiger, della collezione di speed record su tutte e tre le grandi pareti Nord della Alpi. Dani Arnold però non è solo speed recod di free solo: meravigliose le sue spedizioni a fil di cielo in Patagonia, Alaska, alle cascate canadesi di Helmcken, Anubi in Scozia, il Broad Peak, le nuove vie di ghiaccio aperte in Giappone e di misto nella gola Schöllenen, in Svizzera, solo per citarne alcune. Fino allo speed record in free solo sulla Cima Grande di Lavaredo del 2019, salita in 46 minuti e 30 secondi (di solito gli alpinisti ci mettono tra le sei e le sette ore) e l’ultimo straordinario progetto nell’estrema e incontaminata Siberia, sul lago Baikal, il più profondo della Terra.
Tutto è iniziato da piccolo: con escursioni e i primi tentativi di arrampicarmi sul torrente ghiacciato vicino a casa dei miei genitori con due piccozze. Le montagne mi hanno affascinato da subito, sono cresciuto in Svizzera, nel Canton Uri, nella valle alpina Schächental, a 1.720 metri sul livello del mare. Per andare a scuola, io e i miei fratelli dovevamo prendere ogni giorno la funivia fino a valle e poi al ritorno da scuola. Presto abbiamo iniziato a fare le prime gite alpine con nostro padre, poi semplici arrampicate. Già allora volevo spingermi oltre, progredire rapidamente per vivere avventure più impegnative. Il lago Baikal è il più profondo della terra. Com’è nata l’idea della spedizione che hai compiuto a febbraio in pieno inverno siberiano? Mi piace l’avventura, credo che sia più importante della velocità e della difficoltà tecnica. Amo esplorare nuovi luoghi, come il Giappone, l’Alaska, la Patagonia e la Siberia. Non sono progetti pericolosi come scalare in free solo, ma la sfida si è rivelata dura sin dai primi giorni della spedizione: le temperature rigide, la zona dove dovevamo arrampicare scarsamente documentata e la difficoltà data dalla lingua sconosciuta hanno reso tutto molto impegnativo, richiedendo tante energie al team, sia mentali che fisiche. Potevamo muoverci sul lago ghiacciato solo su un hovercraft, quindi la ricerca stessa si è rivelata un’esperienza unica, con guasti tecnici al calar della notte, esaurimento del carburante e del riscaldamento. I primi passi sul lago sono stati impressionanti: vedere nitidamente attraverso lo spesso ghiaccio è stata un’emozione straordinaria e assolutamente indimenticabile. Piano piano ci siamo abi-
117
118
Alla fine la spedizione, che prevedeva l’apertura di dieci nuove vie di arrampicata, ha avuto successo. Sì, su una delle circa 50 isole del Lago Baikal, l'isola di Olkohn, abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo. Ogni giorno le nuove vie diventavano sempre più lunghe e difficili. La sfida più tosta però rimaneva sempre affrontare e resistere al freddo. A temperature così basse, ogni movimento per scalare richiede molto più tempo del solito. Considerando le circostanze proibitive dell’ambiente, l’aspetto tecnico legato all’arrampicata non ha presentato grandi problemi, mentre avvitare le viti in quel ghiaccio così duro è stato davvero impegnativo.
tuati ai continui crepacci e la ricerca dei punti più adatti per arrampicare è migliorata. Le temperature erano estreme, fino a -35 gradi: il freddo è stata la sfida più impegnativa? L’idea era proprio quella di sperimentare di nuovo l’inverno. Qui in Europa ormai fa sempre più caldo, inoltre in montagna abbiamo abbigliamento sempre più tecnico quindi nessuno sente più davvero freddo. Volevo provare di nuovo le sensazioni di questa stagione. Per le dita delle mani è stato impegnativo arrampicare in queste condizioni, con guanti molto spessi, dovevi roteare spesso le braccia. Per fortuna per fare ice climbing usi le piccozze e quindi anche se non hai un buon grip con le mani non importa. Dopo un po’ ti abitui al contesto, anche alle forti raffiche di vento, posso dire però che anche sul Broad Peak (uno dei 14 ottomila della Terra), ho sentito meno freddo che in Siberia. Le fotografie che ha realizzato Thomas Monsorno sono davvero uniche e meravigliose: ritraggono un quadro completamente bianco, incantato, che trovi solo laggiù. Di certo è un modo diverso di esprimermi come atleta, senza essere sempre alla ricerca di velocità, record, e altitudine, un’ottima opportunità per mostrare alle persone quanto stupendo può essere il nostro Pianeta.
Quali sono le caratteristiche della cultura locale? Non ero mai stato in Russia ed è stato incredibile. Contrariamente agli altri viaggi, durante i quali ci siamo sempre organizzati in autonomia, questa volta avevamo una guida, indispensabile come interprete, visto che poche persone conoscevano l’inglese, e per muoverci sulla superficie ghiacciata, piena di crepacci. È stato molto interessante averlo con noi: ci ha aiutato a comprendere la cultura locale, la storia, le caratteristiche del luogo e a entrare in contatto con gli abitanti, persone stupende, molto amichevoli. Abbiamo visitato anche alcune tende della parte della popolazione ancora nomade e ho potuto vedere come vivono.
Non sono mancati gli imprevisti. È vero! Un giorno abbiamo dovuto attraversare il lago per un lungo tratto, il ghiaccio non era molto spesso, anzi. C’era un po’ di tensione: avevamo sentito diverse storie di automobili finite dentro il lago e sapevamo che in quel caso le possibilità di sopravvivenza sono davvero poche. Ma non avevamo molte scelte, potevamo solo fidarci del nostro local driver e sperare bene. Ad un certo punto ha fermato l’auto all’improvviso e con un coltello enorme ha fatto un buco nel ghiaccio per verificare quanto fosse profondo. In quel momento non ci siamo sentiti proprio a nostro agio: abbiamo pensato ‘allora forse non è così sicuro di quello che fa’! Poi però per fortuna è andato tutto liscio.
Con te c’era anche un super team. È stato probabilmente l’aspetto più bello, che ha reso indimenticabile questa avventura e il motivo del suo successo. Con me c’erano Martin Echser (Alpinista,
Ogni giorno le nuove vie diventavano sempre più lunghe e difficili. La sfida più tosta però rimaneva sempre affrontare e resistere al freddo.
119
120
121
122
Per un po’ di tempo non potremo viaggiare. Credi che l’avventura si possa trovare anche dietro la porta di casa? Sì certo, ne sono convinto. Ci sono persone certe che l’avventura si raggiunga solo con grandi performance. Io penso a quanto c’è ancora da fare, a quante vie ci sono da aprire, per esempio sulle Alpi, basta essere creativi! Ora non possiamo andare lontano ma siamo comunque molto fortunati: abbiamo l’opportunità di stare all’aria aperta, viviamo in Paesi tra i più ricchi del mondo, non ci manca nulla.
CH), Fredy Arnold (Padre di Dani Arnold, CH), Thomas Monsorno (Fotografo, IT), Lukas Kusstatscher (Regista, IT). È stata una spedizione davvero condivisa, dove ognuno ha contribuito facendo la sua parte. C’era una palpabile emozione data dalla consapevolezza di essere i primi al mondo a scalare in quella zona. Per mio padre poi è stato fantastico: lui è un ranger ambientale quindi era super affascinato dalla natura incontaminata e dagli spazi infiniti dei paesaggi che abbiamo visto, così diversi da quelli svizzeri, più limitati e antropizzati. È stato fantastico far parte di questa squadra, ci siamo trovati davvero bene.
Se non fosse un climber chi sarebbe Dani Arnold? Non saprei… Al momento ho trovato la mia passione. Penso che bisogna fare del proprio meglio nella vita, abbiamo tutto quello che ci serve nelle nostre mani: se non sei felice basta cambiare qualcosa. Non è così difficile. Circondarsi di belle persone e di un’atmosfera positiva, come è capitato durante la spedizione in Siberia, è una parte importante per essere felici, tutto il resto cambia troppo velocemente. Non ho nessun piano, cerco di guardare cosa succede ogni giorno e stare tranquillo. È importante avere un obbiettivo nella vita, per te stesso, poi però bisogna essere flessibili e vedere cosa accade.
Free solo. Sei un pazzo che rischia deliberatamente la propria vita o un eroe? Direi nessuna delle due! So solamente molto bene dove sono i miei limiti: ho bisogno di andarci vicino per realizzare fin dove posso spingermi per poi poter tornare a casa con una nuova consapevolezza. Quando faccio free solo cerco di preparare tutto nei mini dettagli: amo la mia vita! Scalare velocemente a volte può voler dire essere meno precisi, mentre nel free solo, anche sui tiri più semplici, devo stare molto attento a dove metto i piedi. Questa precisione, che nel free solo è cruciale, nell’alpinismo è meno determinante.
Quando faccio free solo cerco di preparare tutto nei mini dettagli: amo la mia vita! Scalare velocemente a volte può voler dire essere meno precisi, mentre nel free solo, anche sui tiri più semplici, devo stare molto attento a dove metto i piedi.
Quante volte scali una via prima di provarla in free solo? La Comici l’ho salita solo tre volte prima dell’ascesa in free solo. Sono abbastanza bravo nel ricordarmi i dettagli delle vie, e questo mi aiuta: dopo due scalate mi ricordo quasi tutti i particolari, e li ripasso con la mente ovunque, anche a casa. Ho salito solo tre volte anche le Grandes Jorasses prima della mia solitaria. Ti è mai capitato di avere paura mentre facevi free solo? No mai, se dovesse capitarmi mi fermerei immediatamente.
123
PHOTO DENIS PICCOLO MODEL ALESSANDRO AINARDI
12 4
12 5
126
127
128
129
130
131
Falesia Santa Sofia SPORT & STYLE BY DENIS PICCOLO M O D E L A L B E R TO PA R O L A
Alberto Parola, 27 anni, è un ex atleta di sci alpino specializzato nello slalom speciale. A 21 anni, terminata la carriera professionistica, diventa allenatore di sci e preparatore atletico, ora infatti lavora in Francia per una squadra privata di alto livello. Nel frattempo porta avanti i suoi studi di osteopatia cercando di combinarli con le trasferte lavorative e le sue passioni, il freeride ed i viaggi attivi come surf trip o viaggi alpinisti. La parola monotonia chiaramente non fa parte del suo vocabolario!
M A N I FAT T U R A CECCARELLI M O U N TA I N JACKET
132
FJ Ä L L R ÄV E N GREENLAND NO.1 D OW N PA R K A
133
PA R K A C A N A DA G O O S E SANFORD
S W E AT S H I R T F O R T E L A PA N T F O R T E L A J O H N S E LV E D G E D E N I M
SHOES DANNER M O U N TA I N L I G H T
13 4
PA R K A C A N A DA G O O S E LANGFORD
PA N T F O R T E L A FAT I G U E
SHOES SEBAGO RANGER WAXY
13 5
PA R K A W O O L R I C H EC O BY R D C LOT H A R CT I C PA R K A
PA N T F O R T E L A J O H N S E LV E D G E D E N I M
S W E AT S H I R T F O R T E L A SHOES SEBAGO CLASSIC DAN
136
PA R K A R R D DOUBLE RUBBER
137
JACKET
FILSON
NEOSHELL RELIANCE
T- S H I R T F O R T E L A PA N T F O R T E L A J O H N S E LV E D G E D E N I M
SHOES SEBAGO RANGER WAXY
138
S AV E T H E D U C K P3060M
139
SPORT & STYLE SELECTION BY DENIS PICCOLO
1.DANNER BOOTS M O U N TA I N L I G H T
Scarpone da hiking di ispirazione classica. Presenta una tomaia in pelle pieno fiore e una robusta suola Vibram Kletterlift.
1.
2.
2.CANADA GOOSE PA R K A L A N G F O R D
Parka dal taglio urbano e moderno, leggermente lungo per offrire massima protezione alle gambe. La patta anti-tempesta sotto la zip aggiunge uno strato di protezione.
3.
3.CANADA GOOSE PA R K A S A N F O R D
Look pulito ma funzionale per questo parka con prese d'aria posteriori e cerniera bi-direzionale che ne aumentano la ventilazione ed il raggio di movimento.
4.FILSON NEOSHELL RELIANCE JACKET
4.
Giacca a 3 strati impermeabile ed altamente traspirante. Le cerniere waterproof e le cuciture nastrate lo rendono il guscio ideale per l’uso giornaliero.
5 . FJ Ä L L R ÄV E N
5.
GREENLAND NO.1 DOWN PA R K A
Versione parka della famosa Greenland Jacket degli anni’60. Presenta un’imbottitura leggera in piuma d’oca che garantisce calore anche nelle fredde giornate invernali.
140
SPORT & STYLE SELECTION BY DENIS PICCOLO
6.SEBAGO CLASSIC DAN
6.
Mocassino 4 stagioni cucito a mano in pelle pieno fiore spazzolata liscia. Tacco modellato in gomma e suola in cuoio trattato per offrire resistenza e flessibilità.
7.
7. R R D R O B E R T O RICCI DESIGNS D O U B L E R U B B E R PA R K A
Realizzato con il metodo esclusivo “Holystic Technology 3”, garantisce funzionalità e stile. Guscio esterno privo di cuciture e piumino scollegato in piuma d’oca.
8.
8 . S AV E T H E D U C K P3060M
Piumino 100% animal-free con imbottitura in Plumtech che assorbe l’umidità e si asciuga rapidamente. Combina praticità e tenuta termica in uno stile giovane ed essenziale.
9.FORTELA FAT I G U E H BT G R E E N
Pantaloni dalla vestibilità ampia, con bottone in vita e tasche patch, realizzati in 100% cotone in Italia. Disponibili in tre colorazioni.
9.
1 0 .W O O L R I C H ECO BYRD CLOTH ARCTIC PA R K A
10.
Parka realizzato in 100% cotone organico ed imbottitura in piuma d'anatra riciclata. Cappuccio staccabile, una tasca interna e due tasche esterne.
141
815 Outdoor European Shop Italy 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151.
MILANTI SPORT SALEWA OUTLET ENNA SALEWA OUTLET PALMANOVA PEAK LAND ALAGNA OUTDOOR BORDINO FRANCO MOUNTAIN HOME SPORTLER ALBIGNASEGO ARCO SPORT SPORTRAGE C.ELLE SPORT SPORT HUB ALMENNO ALPSTATION ANDALO FOTO SPORT BANAL ALPSTATION AOSTA MEINARDI SPORT SALEWA AOSTA EVIVA SPORT LARINO ALBINO ALPSTATION ARCO CLIMBING VILLAGE FERRINO STORE ARCO LA SPORTIVA ARCO MABB.90 TRENTO RED POINT 1 RED POINT 2 ROCK & ICE ARCO SALEWA ARCO SALEWA ARCO GOBBI SPORT MABB.90 ARCO VERTICAL SPORT THE NORTH FACE ARESE ALPSTATION AREZZO VIAGGIANDO MASTER SPORT PESAVENTO MOUNTAIN STORE SPORTLAND ASOLA RRTREK GRAN SASSO MATIS SPORT ALPSTATION LAVAREDO DEGNI SPORT BSHOP AVIGLIANA TREKKING SPORT SALEWA OUTLET MANTOVA AFFARI & SPORT BALLABIO TONINO SPORT CARAVELLA SCOUT LA SORGENTE MAROCCO SPORT ALPSTATION BASSANO DF SPORT SPECIALIST MAZZARONA SPORT ROBI SPORT DIEMME SPORT SPORTLAND ANTEGNATE DF SPORT SPECIALIST BEVERA FRANCO SPORT IL GALLO NUOVI ORIZZONTI BOLOGNA PATAGONIA BOLOGNA THE NORTH FACE BOLOGNA VILLA 1928 CMP BOLZANO MONTURA BOLZANO MOUNTAINSPIRIT SALEWA WORLD BOLZANO SPORTLER BOLZANO THE NORTH FACE BOLZANO CAVALLO CENTRO SPORT MASSI SPORT GULLIVER BORGO TEMPO LIBERO CRAZY STORE BORMIO MOUNTAIN & RUNNING PATAGONIA BORMIO BLOCCO MENTALE CISALFA SPORT BRESCIA GIALDINI ROMEO SPORT SPORTLAND BRESCIA SPORTLER BRESSANONE BERTHOD SPORT ALPSTATION BRUNICO SPORT MODE SCHOENHUBER SPORTLER BRUNICO THOMASER THOMASER TRAIL MARKET SALEWA OUTLET BUSSOLENGO STILE ALPINO SPORTLER CALALZO VERTICAL OUTLET NENCINI SPORT SPORT TUBRIS AMPLATZ SPORT SPORT AMPLATZ RADAELLI SPORT NUOVI ORIZZONTI CARPI THE NORTH FACE CARUGATE UNDER ARMOUR CAROSELLO CAMPO BASE BERGAMO MANCINI SPORTLAND GOFFREDO ALPSTATION BISMANTOVA CRAZY STORE CASTIONE OLGA SPORT LA SPORTIVA STORE CAVALESE MAXI SPORT CERNUSCO PASSSPORT CESIOMAGGIORE DELFINO SPORT MARISPORT X-TREME SPORTLAND CHIARI L'ARTE DI SALIRE IN ALTO ASPORT’S MOUNTAIN CHIES MAIUK SPORT SALEWA SONDRIO CPR FREE SPORT SCARPE & SPORT MOLINARI SPORT ALPSTATION CLES SALEWA CLES SPORT EVOLUTION MONTURA COGNE CASEROTTI SPORT BETTINESCHI SPORT SPORT PESCOSTA SPORT POSCH PRANTNER MAURIZIO SPORT ASPORT’S CORDENONS VISONÀ SPORT SPORTMARKET THE NORTH FACE CORTINA SALEWA CORTINA LA COOPERATIVA DI CORTINA MOROTTO SPORTS EQUIPMENT QUOTA 1224 PATAGONIA CORTINA ROCK & ICE CORTINA SPORT ALFREDO 4810 SPORT ARDI SPORT LES PYRAMIDES PATAGONIA COURMAYEUR THE NORTH FACE ALPSTATION CUNEO OUTDOOR SALEWA CUNEO THE NORTH FACE CUNEO
ABETONE AGIRA AIELLO DEL FRIULI ALA DI STURA ALAGNA VALSESIA ALBA ALBA ALBIGNASEGO ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALLEGHE ALMENNO SAN SALVATORE ANDALO ANDALO AOSTA AOSTA AOSTA APPIANO SULLA STRADA DEL VINO APRICA ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARESE AREZZO AREZZO ASCOLI PICENO ASIAGO ASOLA ASSERGI ATINA AURONZO DI CADORE AVEZZANO AVIGLIANA AVIGLIANA BAGNOLO SAN VITO BALLABIO BALME BARI BARZIO BARZIO BASSANO DEL GRAPPA BELLINZAGO LOMBARDO BELLUNO BELLUNO BERGAMO BERGAMO BEVERA DI SIRTORI BIELLA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN LORENZO BORGOSESIA BORMIO BORMIO BORMIO BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESSANONE BREUIL CERVINIA BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BUSANO BUSSOLENGO CAGLIARI CALALZO CALAVINO CALENZANO CAMPO TURES CANAZEI CANAZEI CANZO CARPI CARUGATE CARUGATE CARVICO CASTEL DI SANGRO CASTEL GOFFREDO CASTELNOVO NE’ MONTI CASTIONE ANDEVENNO CATANIA CAVALESE CERNUSCO LOMBARDONE CESIOMAGGIORE CETO CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHIARI CHIAVARI CHIES D'ALPAGO CHIESA VALMALENCO CHIURO CISANO SUL NEVA CITTA' DI CASTELLO CIVEZZANO CLES CLES CLUSONE COGNE COGOLO COLERE COLFOSCO COLFOSCO IN BADIA COLLALBO CONDINO CORDENONS CORNEDO CORNUDA CORTINA CORTINA CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO
152. 153. 154. 155. 156. 157. 158. 159. 160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201. 202. 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246. 247. 248. 249. 250. 251. 252. 253. 254. 255. 256. 257. 258. 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. 266. 267. 268. 269. 270. 271. 272. 273. 274. 275. 276. 277. 278. 279. 280. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 287. 288. 289. 290. 291. 292. 293. 294. 295. 296. 297. 298. 299. 300. 301. 302. 303. 304. 305. 306. 307. 308.
•
Buy your copy on thepillmagazine.com/shop
VIALE CALZATURE FALETTI MOUNTAIN STORE DF SPORT SPECIALIST OUTSIDER KRALER SPORT SALEWA DOBBIACO ALPSTATION BRIANZA MOSONI SPORT POSSA SPORT SPORT EXTREME ERCOLE OUTDOOR & TREKKING OUTDOOR AND TREKKING ACTIVITY PEOPLE HOLIDAY SPORT SPIT SPORT OUTDOOR TRAILMARKET.COM LINEA VERTICALE PENNENTE OUTDOOR ALPMANIA CRAZY STORE FINALE LA SPORTIVA FINALE LIGURE MONTURA FINALBORGO OUTPOST MONTAINEERING RIDE & RUN CRAZY STORE ROCKSTORE SALEWA FINALE LIGURE CLIMB PESCI CAMPING STORE SPORT CLUB THE NORTH FACE FIRENZE OBIETTIVO MONTAGNA BALANTE SPORT CAPO NORD GIMELLI 3.30 RUNNING STORE SPORTIFICATION BIG WALL BM SPORT BONI SPORT BONI SPORT BONI SPORT CENTRO CANOA HOBBY SPORT SALEWA GENOVA REPETTO SPORT MONTAGNARD SPORT SONEGO RUNNING LIFE SPORTWAY GRAVELLONA 099 OUTDOOR SPORTLAND GUSSAGO GRAZIA SPORT ISEO ALPSTATION ISERA ALTA QUOTA ISERNIA 38° PARALLELO BSHOP IVREA PAGLIUGHI SPORT MOUNTAINWORLD SALEWA AQUILA SPORT 203 SPORT TONY IMPULS SPORT AFFARI & SPORT LECCO SPORT HUB LECCO BOTTERO SKI DF SPORT SPECIALIST MAXI SPORT LISSONE CENTRO HOBBY SPORT CRAZY STORE LIVIGNO I’M SPORT MOUNTAIN PLANET PUNTO SPORT SILENE SPORT SPORT EXTREME THE NORTH FACE LIVIGNO SALEWA OUTLET MILANO SPORTLAND LONATO SALEWA LONGARONE IL CAMPIONE LUCCA VIVISPORT OLIMPIONICO SPORT MUD AND SNOW CINQUE TERRE TREKKING PEIRANO SPORT JANE SPORT MOUNTAIN STORE THE REVIVE CLUB HUTTER SPORT SPORTLER ALPIN MERANO SPORTLER MERANO MAXI SPORT MERATE ESSETRE SPORT NARDELLI SPORT ALPSTATION MILANO CANADA GOOSE MILANO CARTON DF SPORT SPECIALIST KIM FORNITURE SCOUT LA MONTAGNA SPORT PATAGONIA MILANO RUNAWAY SALEWA MILANO THE NORTH FACE MILANO UNDER ARMOUR MILANO UNDER ARMOUR MILANO VERDE PISELLO VIBRAM MILANO NUOVI ORIZZONTI MODENA THE NORTH FACE MODENA LIVIO SPORT SPORTMAN SPORTLAND MONIGA PATAGONIA MONTEBELLUNA SALEWA MONTEBELLUNA VIBRAM MONTEBELLUNA PURE NATURE CRAZY STORE MORBEGNO PATAGONIA MORBEGNO SPORT HUB MORI MICARELLI STORE ARBITER UNTERHOLZNER GRANDE GRIMPE PERICO SPORT SPORTLAND TORINO ETNA WALL SERVOLARE 17 RUNWAY SPORT SPORT LAURIN DF SPORT SPECIALIST DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR ORIO MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT SALEWA PADOVA SPORTLAND PALAZZOLO PIRCHER GUNTHER ALPSTATION PARMA FREE SPORT SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA UKU PACHA MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR ALTA QUOTA PESCARA KING LINE
142
CUNEO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE FAENZA FAENZA FAI DELLA PAGANELLA FALCADE FANO FAVRIA FELTRE FERMO FERRARA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FOSSANO FOSSATO DI VICO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA PRA' GIAVENO GODEGA S. URBANO GRADISCA D’ISONZO GRAVELLONA TOCE GROSSETO GUSSAGO ISEO ISERA ISERNIA IVREA IVREA IVREA L'AQUILA L’AQUILA LA VALLE AGORDINA LA VILLA LANA LECCO LECCO LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LOCATE DI TRIULZI LONATO LONGARONE LUCCA LUCCA MADONNA DI CAMPIGLIO MANARO SUL PANARO MANAROLA MANTA MANTOVA MATELICA MEOLO MERANO MERANO MERANO MERATE MESTRE MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESILVANO MORBEGNO MORBEGNO MORI MUCCIA NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICHELINO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PARCINES PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERTOSA PERUGIA PERUGIA PESCARA PESCARA
309. 310. 311. 312. 313. 314. 315. 316. 317. 318. 319. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326. 327. 328. 329. 330. 331. 332. 333. 334. 335. 336. 337. 338. 339. 340. 341. 342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465.
RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA L'ALTROSPORT OUTLANDERS SPORT IN MONTAGNA VERTICAL SPORT PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING ONBOARD EUROSPORT SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE SELMI VALLEE SPORT AMORINI OUTDOOR KAPPAEMME SPORT SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT MIVAL SPORT LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI IL CAMPIONE PRATO SURF SHOP SALEWA PREDAZZO OVERLANDER OUTDOOR RAVENNA REGGIO GAS GINETTO SPORT MONTAGNA DIMENSIONE THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER SPORT NATURA ALTA QUOTA ROMA BOTTIGLIERIA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA LBM SPORT MONTURA ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA ONERACE PATAGONIA ROMA RRTREK ROMA THE NORTH FACE THE NORTH FACE ROMA THE NORTH FACE ROMA OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE SHERPA ATLANTE MONTELLO CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO SPORTLIFEE MACIACONI ALPSTATION AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA DF SPORT SPECIALIST SPORTLAND SAN LEONARDO SPORTLER SAN MARTINO SAN MARTINO SPORT SLALOM CLASSIC SLALOM DONNA SLALOM SPORT PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR ALPSTATION SARZANA 3.30 RUNNING STORE BESSON SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO BRUNO SPORT ACTIV SPORT CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER SILEA ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORTS K&K SPORTS ROCK & ICE SOLDA SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO SPORTLAND SONICO CAMPO BASE SPILAMBERTO BERGER SCHUKE SPORTLAND STEZZANO SPORTLAND SUZZARA ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT PIÙ SPORT IOCORRO! VERTIGINI SPORT SPORT VENTURA SU E GIU' SPORT CRAZY STORE TIRANO TECNICAL SKI ALPSTATION TORINO BSHOP RAVINA BSHOP TORINO CUORE DA SPORTIVO FERRINO STORE TORINO FRESH STORE GRASSI SPORT TORINO JOLLY SPORT JOLLY SPORT MONTURA TORINO PASSION SPORT RONCO ALPINISMO SALEWA TORINO THE NORTH FACE TORINO WILLY SPORT GULLIVER TORRE PELLICE SPORTLER VICENZA LA SPORTIVA TRENTO MONTURA TRENTO ROCK & ICE TRENTO SHERPA3 PATAGONIA SPORTLER ALPIN TRENTO SPORTLER TRENTO TECNOSCI VERTICAL SPORT TRENTO LE BLOC SHOP ALPSTATION TRIESTE AVVENTURA DUE SPORTLER TRIESTE FIASCARIS SPORT CENTER SPORT CORONES SPORT MODE MARIA FIORELLI SPORT VALMASINO SALEWA OUTLET VALMONTONE BASE CAMP VERNAZZA SPORT CAMPO BASE VERONA
PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIANCOGNO PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PONT SAINT MARTIN PONTE FELCINO PONTE SELVA DI PARRE PORDENONE PORDENONE POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PRATO NEVOSO PREDAZZO RAVENNA RAVENNA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RIETI RIMINI RIO DI PUSTERIA ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. CRISTINA SAINT CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIULIANO MILANESE SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SARZANA SASSUOLO SAUZE D’OULX SAVIGNANO SUL RUBICONE SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SESTO SESTO SAN GIOVANNI SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SISTIANA SIUSI SIUSI SOLDA SONA SONDRIO SONDRIO SONICO SPILAMBERTO ST. NIKOLAUS ULTEN STEZZANO SUZZARA TARVISIO TAVAGNACCO TEMU TERAMO TERNI TERNI TESERO TEZZE SUL BRENTA TIRANO TOLMEZZO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORRE PELLICE TORRI DI QUARTESOLO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TREVISO TRIESTE TRIESTE TRIESTE UDINE VAL DI VIZZE 19 VALDAORA VALLES VALMASINO VALMONTONE VALSESIA VERNAZZA VERONA
466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482.
MONTURA VERONA THE NORTH FACE VERONA CONTROCORRENTE MARATONANDO OLIUNID VICENZA GILIOLI SPORT MONDO MONTAGNA VERTICAL NO LIMIT DHO SPORT ROSSI SPORTLAND VILLANUOVA AFFARI & SPORT VILLASANTA ZABLE SPORT BAROLI SPORT HERBERT PLANK SPORT LA SPORTIVA TABIA SPORT
VERONA VERONA VIADANA VIAREGGIO VICENZA VIGNOLA VIGNOLA VILLAIR-AMERIQUE VILLANOVA MONDOVI VILLANOVA MONDOVI VILLANUOVA SUL CLISI VILLASANTA VILLATORA DI SAONARA VILLENEUVE VIPITENO ZIANO DI FIEMME ZOLDO ALTO
Germany 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494. 495. 496. 497. 498. 499. 500. 501. 502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524. 525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577. 578. 579. 580. 581. 582.
MOUNTAIN-SPORTS ROHRMEIER OUTDOOR CONDITION STEIGENBERGER BERGSPORTHÜTTE RIAP SPORT STADT LAND FLUSS BERGSPORT GEISTALLER CAMP 4 GLOBETROTTER BERLIN MONT K PATAGONIA BERLIN THE NORTH FACE BERLIN UNTERWEGS BIELEFELD KRENN MODE UND SPORT GLOBETROTTER BONN UNTERWEGS BONN UNTERWEGS BREMEN UNTERWEGS CELLE DER SKANDINAVIER MAGIC MOUNT ALLES GLOBETROTTER DRESDEN UNTERWEGS DUISBURG GLOBETROTTER DÜSSELDORF SACK & PACK UNTERWEGS ERFURT FREILAUF BERGSPORT MÜHLBAUER UNTERWEGS FLENSBURG GLOBETROTTER FRANKFURT SALEWA STORE FREIBURG SPORT BOHNY SPORT KIEFER DOOROUT.COM NORDWAND SPORTS ALPINSPORT BASIS BERGSPORT WN ALPIN SPORT CONRAD GARMISCH BERGZEIT GLOBETROTTER HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG UNTERWEGS HAMM BSZ BERGSPORTZENTRALE ADVENTURE COMPANY SPORT NENNER BERGZEIT UNTERWEGS HÖXTER SPORT CONRAD IFFELDORF UNTERWEGS JEVER BASISLAGER SPORT HANDELS SCENIC SPORTS BERGSPORT MAXI UNTERWEGS KIEL GLOBETROTTER AUSRÜSTUNG GLOBETROTTER KÖLN SPORT GRUNER ALPINSPORTZENTRALE ALPEN STRAND THE NORTH FACE LEIPZIG UNTERWEGS LEIPZIG BIWAK EISELIN SPORT ALPIN OUTDOOR LADEN ENGELHORN SPORTS OUTDOORTRENDS MAGIC MOUNT GLOBETROTTER MÜNCHEN KELLER SPORTS KELLER SPORTS PATAGONIA MÜNCHEN RUMRICH STONE PROJECTS SCHUSTER SPORTHAUS THE NORTH FACE MUNICH UNTERWEGS MÜNSTER SPORT CONRAD MURNAU SPORTHAUS SCHÖNHERR TRAVEL & TREK BASTIAN SALEWA STORE OBERSTDORF SCHRATT 1803 UNTERWEGS OLDENBURG DER OUTDOORLADEN DENK SPORT CONRAD PENZBERG E-XPLOSION GIPFELSTÜRMER LAUF UND BERG KÖNIG SALEWA STORE REGENSBURG MONTAGNE-SPORT BERGWERKER STUTTGART GLOBETROTTER STUTTGART GLOBETROTTER HARZ SCHNEIDER RAD+SPORT VIKING ADVENTURES BIWAKSCHACHTEL GLOBETROTTER ULM SALEWA OUTLET WERTHEIM UNTERWEGS WESEL SPORT CONRAD WIELENBACH UNTERWEGS WILHELMSHAVEN BASISLAGER WÜRZBURG SALEWA ZWEIBRÜCKEN
ANSBACH ASCHAFFENBURG ASCHAU AUGSBURG BAD REICHENHALL BAD TÖLZ BERCHTESGADEN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BIELEFELD BISCHOFSWIESEN BONN BONN BREMEN CELLE COBURG DORTMUND DRESDEN DUISBURG DÜSSELDORF DÜSSELDORF ERFURT ERLANGEN FELDKIRCHEN WESTERHAM FLENSBURG FRANKFURT AM MAIN FREIBURG FREIBURG FREIBURG FULDA FÜSSEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GMUND-MOOSRAIN HAMBURG HAMBURG HAMM HANNOVER HEILBRONN HINTERTUX HOLZKIRCHEN / GROSSHARTPENNING HÖXTER IFFELDORF JEVER KARLSRUHE KAUFBEUREN KEMPTEN KIEL KÖLN KÖLN KONSTANZ LANDSBERG AM LECH LANDSHUT LEIPZIG LEIPZIG LIMBURG LÖRRACH MAINZ MANNHEIM MARKTOBERDORF MENDEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MUNICH MÜNSTER MURNAU NEUSTIFT NÜRNBERG OBERSTDORF OBERSTDORF OLDENBURG PADERBORN PASSAU PENZBERG PFORZHEIM RAVENSBURG REGENSBURG REGENSBURG ROSENHEIM STUTTGART STUTTGART TORFHAUS (HARZ) TRAUNSTEIN TRIER TÜBINGEN ULM WERTHEIM WESEL WIELENBACH WILHELMSHAVEN WÜRZBURG ZWEIBRÜCKEN
583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590.
SALEWA STORE SALZBURG SPORTLER ALPIN LOACKER ALPIN LOACKER BERGFUCHS ALPSTATION INNSBRUCK SPORTLER WITTING THE NORTH FACE INNSBRUCK
BERGHEIM SALZBURG BLUDENZ GÖTZIS GÖTZIS GRAZ INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK
Austria
591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611.
PATAGONIA INNSBRUCK ROCKNROLL MOUNTAIN ROCKNROLL MOUNTAIN SPORTLER BERGSPORT ZIMML ALPINAUSSTATTER SALEWA STORE LINZ SALEWA STORE HÖRHAGER SPORT HILBRAND SALEWA OUTLET PARNDORF SALEWA STORE SAALFELDEN SALEWA STORE SCHLADMING SPORT4YOU PETE SPORT PETE SPORT KAMAX BOOTS BERGWERK SALEWA STORE WIEN STEPPENWOLF HIGH LIFE HANDELS ONSIGHT BERGSPORT
INNSBRUCK KIRCHDORF IN TIROL KIRCHDORF IN TIROL KUFSTEIN LIENZ LIENZ LINZ MAYRHOFEN MITTELBERG PARNDORF SAALFELDEN SCHLADMING SÖLDEN ST. ANTON AM ARLBER ST. ANTON AM ARLBERG ST. ANTON ARLBERG STEYR WIEN WIEN WÖRTHERSEE ZAMS
Switzerland 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629.
TRANSA BASEL TRANSA BERN BÄCHLI BERGSPORT STILE ALPINO LUGANO PLANET ENDURANCE TRANSA LUCERNE DF SPORT SPECIALIST LUGANO SALEWA STORE PONTRESINA STILE ALPINO SAMEDAN BOOSPORT TRANSA ST. GALLEN MONTAIN-AIR BAYARD SPORT SALEWA STORE ZERMATT THE NORTH FACE ZERMATT THE NORTH FACE ZURICH TRANSA ZURICH BÄCHLI BERGSPORT
BASEL BERN BERN-BREITENRAIN CANOBBIO ECUBLENS LUCERNE LUGANO PONTRESINA SAMEDAN SIERRE ST. GALLEN VERBIER ZERMATT ZERMATT ZERMATT ZURICH ZURICH ZURICH-OERLIKON
France 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647. 648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677. 678. 679. 680. 681.
AU VIEUX CAMPEUR CYRIL'S SPORT SNOWLEADER ANNECY PICTURE THE NORTH FACE ANNECY CHULLANKA ANTIBES PEYTAVIN SPORT SPORTS AVENTURE AU VIEUX CAMPEUR EKOSPORT PATAGONIA CHAMONIX THE NORTH FACE CHAMONIX SNOWLEADER CHAMONIX ARC’TERYX CHAMONIX SNELL SPORTS COQUOZ SPORTS SNELL SPORT SNOWLEADER D'AVENTURE EN AVENTURE ENDURANCE SHOP EPINAL LE SHOP TWINNER S'CAPE FONTAINEBLEAU APPROACH GAP ALTITUDE SPORT OUTDOOR AU VIEUX CAMPEUR MONTAZ AU VIEUX CAMPEUR LABÈGE ESPACE MONTAGNE SNOWLEADER LYON AU VIEUX CAMPEUR LYON THE NORTH FACE LYON AU VIEUX CAMPEUR MARSEILLE CAP RUNNING CHULLANKA THE NORTH FACE NANTES ALTICOOP AU VIEUX CAMPEUR PARIS THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE PARIS OPERA THE NORTH FACE PARIS ALPY'RANDO ENDURANCE MONTANIA SPORT TWINNER SAINT GERVAIS ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR AU VIEUX CAMPEUR THE NORTH FACE STRASBOURG AU VIEUX CAMPEUR THONON CHULLANKA TOULOUSE TERRE DE MONTAGNE
ALBERTVILLE ALPE-D'HUEZ ANNECY ANNECY ANNECY ANTIBES BAYONNE BORDEAUX CHAMBÉRY CHAMBÉRY CHAMONIX CHAMONIX CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MT-BLANC CHAMONIX-MONT-BLANC CHAVANOD CLERMONT FERRAND EPINAL FONT ROMEU FONT ROMEU FONTAINEBLEAU GAP GERARDMER GRENOBLE LA RAVOIR LABÈGE LE GRAND EPAGNY LYON LYON LYON MARSEILLE MARSEILLE MERIGNAC NANTES NICE PARIS PARIS PARIS PARIS PAU RODEZ SAINT ALBAN LEYSSE SAINT GERVAIS SAINT MARTIN D'HERES SALLANCHES STRASBOURG STRASBOURG THONON LES BAINS TOULOUSE VILLE LA GRAND
Spain 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.
TRAILXTREM ALCOBENDAS EL REFUGIO DEPORTES DIAGONAL ALMERIA VILADOMAT ALP SPORTS CAMP BASE INTERPERIE CAMP BASE NUS CUYLÁS BARCELONA EQUIPA'T GROWOLD MONTANYÀ SALEWA STORE BARCELONA SHARMA CLIMBING THE NORTH FACE BARCELONA VÈRTIC BARCELONA BARRABÉS RÍOS RUNNING BERGA SERAC SPORT HAMAIKA MOUNTAIN THE NORTH FACE BILBAO ARMERIA Y AVENTURA DEL SUMMIT MOUNTAIN ESPORTS ROC VERTICAL AL COXINILLO MACHAPUCHARE ARISTARUN
ALCOBENDAS ALICANTE ALMERÍA ANDORRA LA VELLA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BENASQUE BERGA BETXÍ BILBAO BILBAO BULLAS BURGOS CANILLO CHULLILA COLLADO VILLALBA CÓRDOBA
14 3
708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725. 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742.
GOMA 2 TECNIC ESPORTS ANDORRA TRAMUNTANA ESPORTS ESPORTS NABES DEPORTES SHERPA GRANADA ILLA SPORTS DEPORTES CHARLI JACA BLACKISARD MOUNTAIN K2 PLANET CUYLÁS MADRID DEPORTES KOALA OUTDOOR SIN LÍMITE THE NORTH FACE MADRID DEPORTES LA TRUCHA RÍOS RUNNING MANRESA VÈRTIC SABADELL VÈRTIC MANRESA EVORUNNER FACTOR 2 CARVING ESPORTS CAMP BASE C17 LA SPORTIVA RODELLAR CAMP BASE SANT CUGAT AGOSTI XTREME SPORT PEREGRINOTECA.COM DEPORTEMANIA TANGOSENLAROCA.COM DEPORTES AITANA L’AVENTURA THE NORTH FACE VALENCIA DEPORTES ALVARADO TERRA DEPORTE AVENTURA SALEWA OUTLET VILADECANS CAMP BASE VITORIA DEPORTES GAIKAR KIROLAK
CORNUDELLA DE MONTSANT ENCAMP GANDIA GIRANA GRANADA GRANOLLERS JACA LA BISBAL D'EMPORDÀ LEÓN MADRID MADRID MADRID MADRID MÁLAGA MANRESA MANRESA MANRESA MORALZARZAL MURCIA ORDINO PARETS DEL VALLÈ RODELLAR SANT CUGAT DEL VALLÈS SANTANDER SARRIA SEVILLA UTIEL VALENCIA VALENCIA VALENCIA VALÈNCIA VIGO VILADECANS VITORIA-GASTEIZ VITORIA-GASTEIZ
743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769. 770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777. 778. 779. 780.
BEVER ALMERE BEVER AMERSFOORT BEHIND THE PINES BEVER AMSTERDAM BEVER AMSTERDAM CARL DENIG KATHMANDU AMSTERDAM MONK AMSTERDAM THE NORTH FACE BEVER APELDOORN BEVER ARNHEM BEVER ASSEN BEVER BREDA BEVER DEN HAAG BEVER DEN HAAG HUNA OUTDOOR SHOP BEVER DEVENTER BEVER DOETINCHEM BEVER EINDHOVEN MONK EINDHOVEN BEVER ENSCHEDE RENÉ VOS OUTDOOR BEVER GRONINGEN SOELLAART BEVER HENGELO BEVER HILVERSUM BEVER HOUTEN BEVER NIJMEGEN KATHMANDU NIJMEGEN OUTDOOR & TRAVEL BEVER ROTTERDAM BEVER S-HERTOGENBOSCH BEVER STEENWIJK BEVER TILBURG BEVER UTRECHT KATHMANDU UTRECHT THE NORTH FACE UTRECHT ZWERFKEI OUTDOOR
ALMERE AMERSFOORT AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM APELDOORN ARNHEM ASSEN BREDA DEN HAAG DEN HAAG DEN HAAG DEVENTER DOETINCHEM EINDHOVEN EINDHOVEN ENSCHEDE GORSSEL GRONINGEN HAARLEM HENGELO HILVERSUM HOUTEN NIJMEGEN NIJMEGEN ROOSENDAAL ROTTERDAM S-HERTOGENBOSCH STEENWIJK TILBURG UTRECHT UTRECHT UTRECHT WOERDEN
Netherlands
England UK 781. 782. 783. 784. 785. 786. 787. 788. 789. 790. 791. 792. 793. 794. 795. 796. 797. 798. 799. 800. 801. 802. 803. 804. 805. 806. 807. 808. 809. 810. 811. 812. 813.
SNOW+ROCK BIRMINGHAM SNOW+ROCK BRIGHTON THE NORTH FACE BRISTOL SNOW+ROCK CHERTSEY SNOW+ROCK DARTFORD SNOW+ROCK DIDSBURY SNOW+ROCK WIRRAL THE NORTH FACE EDINBURGH SNOW+ROCK EXETER SNOW+ROCK BRISTOL SNOW+ROCK GATESHEAD THE NORTH FACE GLASGOW THE NORTH FACE GUILDFORD SNOW+ROCK HEMEL SNOW+ROCK KENSINGTON NEEDLE SPORTS SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LEEDS THE NORTH FACE COVENT THE NORTH FACE LONDON COTSWOLD OUTDOOR ELLIS BRIGHAM MOUNTAIN COTSWOLD OUTDOOR SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LONDON THE NORTH FACE VICTORIA SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK MANCHESTER PATAGONIA MANCHESTER SNOW+ROCK PORT SOLENT SNOW+ROCK ROMFORD THE NORTH FACE
BIRMINGHAM BRIGHTON BRISTOL CHERTSEY DARTFORD DIDSBURY EASTHAM EDINBURGH EXETER FILTON GATESHEAD GLASGOW GUILDFORD HEMEL KENSINGTON KESWICK KNIGHTSBRIDGE LEEDS LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON MANCHESTER MANCHESTER PORTSMOUTH ROMFORD SHEFFIELD
Belgium 814. 815.
HAVEN DE ZWERVER
ANTWERPEN HERENTALS
If you want carry The If you'd like totohave The Pill Pill in your in your shop,shop writewrite to us: us:
hello@hand-communication.com
LAST WORD BY
D AV I D E F I O R A S O
“Sotto un larice, all’asciutto, cerchi anche tu un luogo dove accucciarti per meditare sulle stagioni della tua vita e sull’esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che hai avuto e per i doni che la natura ti elargisce…”
“Sono questi i giorni più belli per camminare le montagne alte dell’Altipiano, da soli o con poca compagnia: i larici cominciano a prendere il colore dell’oro vecchio e le azzurre genziane sembrano amplificatori del sottosuolo che imprigionano il calore e la luce del sole. […] Tante cose nel corso delle stagioni la natura può insegnare a chi osserva; ma è nell’autunno che il bosco si fa leggere con chiarezza…”
14 4
PHOTO BY CHRIS BURKARD
L'autunno come il tramonto. L'uomo che lo guarda in faccia è migliore, si confronta con la propria transitorietà. Mario Rigoni Stern, in “Stagioni” o “L’Altipiano delle meraviglie”, trasmette la gioia delle cose semplici: una passeggiata solitaria nel bosco, le foglie mosse dal vento, i versi degli uccelli, l’alternarsi dei periodi di rinascita della natura a quelli in cui essa riposa. Un piglio pratico che intreccia la sua vita alla cultura popolare. «L'autunno è la stagione migliore per scrivere, mettere a posto la legnaia, zappare l'orto. Se non lo faccio regolarmente, sento di buttar via la giornata. Per riposare c'è tempo, da morti».
150 years of Outdoors 150 may seem like a lot of years, but here at Ferrino it feels like yesterday that Cesare Ferrino tested the first waterproof fabrics, in the back of his shop in Turin. We have been producing outdoor products for a century and a half with the same passion and dedication typical of family
Š Fondazione Sella Onlus
businesses. Innovation, research and sustainability are the pillars on which we are building our future.
ALPINE LIFE / F A N E S
S A R N E R
H Y B R I D
D O W N
J A C K E T
1 0 0 % R E CYC L E D WO O L
S U S TA I N A B L E D OW N
SALEWA.COM
C O M F O RTA B L E F I T