The Pill Outdoor Journal 55 ITA

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Nepal

Sean & Nico

Lavaredo Ultra Trail

Il viaggio di Cuore Attivo Monterosa in Nepal per documentare la loro missione umanitaria nella remota valle dell’Arun.

Sean Villanueva e Nico Favresse sono due climber ma prima di tutto due amici che incarnano l’essenza del climbing.

Filippo Caon racconta la Lavaredo Ultra Trail, non da runner ma da spettatore. Vento e pioggia, salute e malattia.

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We started this business championing the vertical wilderness and putting style over summit. 50 years later, we still are. In 1972, Chouinard Equipment bet the farm, urging climbers to stop using the company’s best-selling product to protect the rock. Clean climbing—making the switch from pitons to chocks—fundamentally changed both the art of the sport and the ethos of the community. It was climbing’s first environmental movement and instilled the values that drive Patagonia to this day. But more importantly, it was a challenge—what were climbers capable of achieving in order to protect the places they love? 50 years later, we’re asking that question again. We’re still committed to clean climbing and putting style over summit. We climb to feed our souls, not our egos. Celebrating the ethic laid down in the 1972 Chouinard Equipment catalog means bringing humility, intention and creativity to every climb and inviting all climbers to build this legacy with us. It’s a commitment to the sport we love, to everything we make and to the planet we’re still working to save.

Learn more at patagonia.com/cleanclimb

Photo: Ken Etzel © 2022 Patagonia, Inc. 1


EDITO BY CHIARA GUGLIELMINA

Seguo, da qualche settimana, il portale (consigliatissimo) di divulgazione scientifica a cura del geologo Andrea Moccia: Geopop. Sono diversi i video in cui affronta il tema del riscaldamento globale ma uno, di cui vi voglio sintetizzare il contenuto, mi ha colpito. La capacità di gestire le quantità di carbonio da parte del pianeta terra viene spiegata, in via esemplificativa, con una bottiglia di vino da 750ml. Siccome mi piace la birra e ancor di più l’idea di una birra da 750ml, vi riporterò la stessa metafora sotto forma di luppolo. Immaginiamo l’atmosfera terrestre come una bottiglia di birra da 750ml. Immaginiamola poi riempita con 750ml di birra (possibilmente ambrata), e cioè il quantitativo che la bottiglia è in grado di gestire. Prendiamo poi un bicchierino (quello che si sversa, ricolmo di genepì, dentro le medie alla spina) e versiamolo nella bottiglia. Immediatamente si riscontra un problema: il genepì aggiuntivo straborda dalla bottiglia. Ci sono ancora diverse persone, spiega Andrea, che considerano le fonti natu-

PHOTO ELISA BESSEGA

rali di anidride carbonica una prova che la CO2 prodotta dall’uomo non costituisca un grosso problema. Ma pensiamo alla bottiglia: il problema non è il fatto che la bottiglia contiene 750ml di birra, dal momento che è progettata appositamente per gestire quel quantitativo. Il problema è il cicchetto in più. Lo stesso concetto, continua Andrea, vale per le nostre emissioni. Il problema non sono le 750 gigatonnellate di carbonio che l’atmosfera contiene ed è in grado di gestire. Quei 750 miliardi di tonnellate, poiché emessi naturalmente, hanno trovato un equilibrio naturale impressionante rimanendo pressoché stabili nel tempo. L’oceano, ad esempio, libera ogni anno in atmosfera circa 90 gigatonnellate di carbonio ma ne assorbe, dalla stessa, circa 92. Le piante, continua Andrea con gli esempi, assorbono circa 120 gigatonnellate attraverso la fotosintesi clorofilliana, ma ne liberano, al contempo, 59 con la respirazione delle piante e 58 attraverso la decomposizione dei terreni. Non serve essere Einstein per notare che la quantità di

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carbonio liberata in atmosfera è quasi la stessa che l’atmosfera perde. In altre parole, la biosfera, la litosfera e l’idrosfera, sono capaci di togliere all’atmosfera la medesima quantità di carbonio che liberano nella stessa. Un equilibrio naturale eccezionale. Ora, tornando alla bottiglia di birra: è come se questa bottiglia scambiasse con altre bottiglie la stessa quantità di liquido facendone uscire sempre tanto quanto ne lascia entrare; mantenendo il livello stabile. Il problema sono quelle “misere” 8 o 9 gigatonnellate di carbonio che rilasciamo ogni anno nell’atmosfera con le attività umane. Questa “piccola” quantità (perché è piccola, sottolinea Andrea, rispetto a quella naturale) è una rottura di scatole per l’equilibrio naturale perché il sistema non riesce a gestirlo. Inoltre, il conseguente grave problema è che una volta che l’equilibrio si rompe non è possibile fare retromarcia, non nei tempi umani quantomeno. Le tematiche sono complesse, ma il messaggio chiave è questo: “Il problema non è la bottiglia, ma il cicchetto.”


La scalata fluida, divertente e dinamica ha un nuovo MANTRA. Sensibilità massima, adattabilità a ogni superficie e ritorno elastico sono il risultato dell’unione dei migliori ingredienti tecnologici con la magia La Sportiva: No-Edge™, Dynamic Technology™ e P3 System™.

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THE CREW PHOTO ALICE LINARI

PRODUCTION The Pill Agency | www.thepillagency.com

SHOP & SUBSCRIPTIONS www.thepilloutdoorshop.com

EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@thepillagency.com

SHOP MAGAZINE MAP www.thepilloutdoor.com/magazine-finder

E D I T O R I A L C O O R D I N AT O R S Davide Fioraso, Filippo Caon, Chiara Guglielmina, Ilaria Chiavacci

C O M PA N Y E D ITO R Hand Communication, Via Piave 30, Saluzzo CN 12037, Italy hello@thepillagency.com

E D I T I N G & T R A N S L AT I O N S Silvia Galliani

COVER Lavaredo Ultra Trail By Alexis Berg

ART DIRECTION George Boutall | Evergreen Design House Niccolò Galeotti, Francesca Pagliaro

PRINT L'artistica Savigliano, Savigliano - Cuneo - Italy, lartisavi.it

THEPILLMAGAZINE .COM Ludovica Sacco | ludovica@thepillagency.com

DISTRIBUTION 25.000 copies distribuited in 1100 shops in Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, Belgium, Spain, England & The Netherlands

PHOTOGRAPHERS & FILMERS Matteo Pavana, Thomas Monsorno, Camilla Pizzini, Chiara Guglielmina, Silvia Galliani, Francesco Pierini, Elisa Bessega, Andrea Schilirò, Denis Piccolo, Achille Mauri, Simone Mondino, Alice Russolo, Patrick De Lorenzi, Giulia Bertolazzi, Tito Capovilla, Luigi Chiurchi, Isacco Emiliani

ADVERTISING hello@thepillagency.com | +39 333.7741506 FOLLOW US

www.thepilloutdoor.com www.facebook.com/thepilloutdoot Instagram.com/thepilloutdoor

C O L L A B O R AT O R S Filippo Caon, Chiara Guglielmina, Marta Manzoni, Sofia Parisi, Fabrizio Bertone, Eva Toschi, Luca Albrisi, Marta Manzoni, Luca Schiera, Giulia Boccola, Valeria Margherita Mosca

The Pill rivista bimestrale registrata al tribunale di Milano il 29/02/2016 al numero 73 4


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ISSUE 55

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THE DAILY PILL BY LUDOVICA SACCO

R A B S U P P O R TA L A C I R Q U E S E R I E S Rab supporterà Cirque Series, l’evento di corsa in montagna organizzato dallo sciatore e alpinista Julian Carr. Quest’anno la serie prevede otto tappe, con partenza a Brighton (UK) il 16 luglio. Ci sarà anche una tappa europea a Engelberg (Svizzera) il 24 settembre. All’evento parteciperanno alcuni dei migliori atleti di trail running di Rab, come Amy David e Chris Fisher che detiene il record dello scorso anno della Max Vert October Challenge. Questa gara, compresa nel Cirque Series, sfiderà gli atleti a raggiungere il maggior dislivello possibile nel mese di ottobre.

SAUCONY SPONSOR D E L L A D O L O M I T E S S A S L O N G H A L F M A R AT H O N Lo scorso giugno, Saucony ha supportato la Saslong Half Marathon in Val Gardena: 21km su sentieri e trail sterrati, ghiaiosi e rocciosi con un dislivello di 900 metri. È ormai da tempo che il brand americano si impegna nel settore trail, in particolare nel 2022 dove ha deciso di sviluppare ulteriori prodotti e supportare le manifestazioni sportive che condividono gli stessi valori. “Correre in ambienti naturali sfidando i propri limiti e godendo del paesaggio circostante è ciò che amiamo fare.” commenta Thomas Lorenzi Tech Rep di Saucony.

B R O O KS P O R TA I L T R A I L T R A I N I N G C A M P A L I V I G N O DA L 3 A L 7 AG O S T O Brooks lancia il suo primo Trail Training Camp che sarà aperto a 30 partecipanti, con un calendario fittissimo di eventi. “Siamo davvero entusiasti della partnership con la città di Livigno e di presentare il nostro primo training camp dedicato al trail” afferma Martina Fogagnolo, Marketing Manager Brooks Italia. “Il nostro obiettivo è quello di essere sempre più vicini alle running community, perché siamo convinti che solo con il contatto diretto con le persone possiamo offrire loro il meglio in termini di prodotto, attività sul campo ed esperienze.”

FRANÇOIS CAZZANELLI E PIETRO PICCO A P R O N O U N A N U O VA V I A S U L N A N G A PA R B AT Sei guide alpine, tanta determinazione e un unico obiettivo: realizzare una spedizione per raggiungere la cima del Nanga Parbat, preferibilmente scoprendo nuove vie o percorrendo quelle meno battute. La spedizione dalla Valle d’Aosta verso il Pakistan guidata da François Cazzanelli e Pietro Picco si è dovuta fermare una settimana al Campo Base per le forti nevicate. Non appena il meteo è migliorato, François ha individuato una nuova via mai tracciata ma che sembrava ideale da scalare, portando il gruppo a 6000m (Campo 2) dove si unisce la classica via Kinshofer.

S O N O T O R N AT I G L I A D V E N T U R E M O V I E AWA R D S Tra il 29 giugno e il 1 luglio, c’è stata la nona edizione degli Adventure Movie Awards e, anno dopo anno, la qualità dei film inviati per la partecipazione è cresciuta a dismisura. Non solo a livello tecnico ma anche come contenuti e storytelling. Quest’anno inoltre c’è stata una selezione più intensa del solito, conclusasi con la scelta di 23 film provenienti da Italia, Spagna, USA, Svizzera, Australia, Olanda, Francia, Inghilterra, Germania e Libano, con 5 anteprime mondiali, 4 europee e 5 italiane.

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THE DAILY PILL BY LUDOVICA SACCO

M AT T E O D E L L A B O R D E L L A P U N TA A D U N A N U O VA V I A S U L S I U L A G R A N D E Il Ragno di Lecco e neo-ambassador Ferrino Matteo Della Bordella è partito per una nuova spedizione. L’obiettivo? L’apertura di una nuova via sulla parete est della Siula Grande (Cordillera Huayhuash, Perù) che, ricordiamo, ha una vetta che tocca i 6344 metri. Gli accompagnatori di Matteo saranno Marco Majori, Alessandro Zeni, Filip Babicz e Stefano Cordaro insieme alla spedizione organizzata dalla SMAM (Sezione Militare di Alta Montagna del Centro Sportivo dell’Esercito).

DEUTER: NO AL PFC DALL A SS20 Il cambiamento radicale c’è stato nel 2012, quando Green Peace lanciò la campagna “Detox My Fashion” e molti fornitori e industrie chimiche hanno iniziato a lavorare insieme per riuscire a rendere i tessuti impermeabili attraverso processi environmentally-friendly. deuter ha reagito velocemente al cambiamento e da più di due anni utilizza solamente processi DWR che non coinvolgono PFC, risultando non dannosi sia per le persone che per l’ambiente. I risultati attuali funzionano allo stesso modo dei precedenti, permettendo all’acqua di scivolare facilmente sulla superficie senza inzuppare il tessuto né penetrarlo.

A S I C S DÀ I L B E N V E N U T O N E L S U O T E A M A L U CY C H A R L E S - B A R C L AY Lucy Charles-Barclay, campionessa del mondo in carica dell’Ironman 70.3 che ha vinto il Challenge Roth e gli European Ironman Championships, entra a far parte del team di ambassador di ASICS. Lucy ha vinto le competizioni Ironman in Sudafrica, Lanzarote e Francoforte, oltre a essere arrivata seconda agli Ironman Worlds di Kona tra il 2017 e il 2019. Il tutto dopo 10 anni di carriera agonistica nel nuoto. “Per me correre è da sempre una forma di libertà. Mi permette di uscire, esplorare il mondo e di farmi sentire rilassata” ha affermato la campionessa.

T H E N O R T H FA C E A N N U N C I A PA R T N E R S H I P C O N A S S O C I A Z I O N I L G B T Q + In occasione del Pride Month, The North Face ha siglato quattro nuove partnership con associazioni LGBTQ+ in tutta Europa, dimostrando quanto sia tangibile il proprio impegno nel voler rendere il mondo dell’outdoor sempre più inclusivo. Le collaborazioni puntano a celebrare tutti coloro che condividono la passione per l’outdoor e nel concreto si svolgono in una serie di escursioni con lo scopo di ampliare ancor di più la community di appassionati delle attività all’aria aperta. Contestualmente a questa campagna, il brand ha realizzato una Collezione Pride.

PATA G O N I A : R U N N I N G U P F O R A I R A M I L A N O Lo scorso 25 giugno si è svolta la terza edizione europea di RUFA, la sfida di resistenza di Patagonia che ha invitato i partecipanti a correre in salita per un’aria più pulita. L’obiettivo è infatti ancora una volta quello di aumentare la consapevolezza sulla qualità dell’aria che respiriamo, ormai sempre più tossica. Ecco perché per la sua terza edizione, Patagonia ha deciso di radunare i runner di tutta Europa per raccogliere fondi per le 18 associazioni ambientaliste che si battono per una qualità migliore dell’aria in tutta Europa.

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BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O

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1 . L A S P O R T I VA

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RUN JACKET

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In appena 190g una giacca da trail running packable in grado di offrire protezione dagli agenti atmosferici (10.000mm colonna d'acqua) e massima libertà di movimento. Tessuti elastici bluesign approved, cappuccio integrato, zone di ventilazione sotto le braccia. Può essere comodamente riposta in uno spazio minimo.

Radar retrovisore con luce e telecamera integrata progettato per rendere sicura ogni uscita in bicicletta, sia di giorno che di notte. Varia RCT715 registra video in modo continuativo (con salvataggio automatico in caso di incidente), mentre la tecnologia radar avvisa della presenza di veicoli in avvicinamento o in fase di sorpasso.

Direttamente dal Gear Lab di Huckberry nasce il sandalo All-Weather Basecamp: tomaia balistica in cordura 1000D con fodera in lycra, cinturini regolabili in velcro, intersuola in EVA ammortizzata, suola flessibile Vibram XS Trek ottimizzata per garantire la trazione su superfici bagnate e terreni accidentati.

4.MIZUNO

5.SEA TO SUMMIT

6.ZAMBERLAN

WAVE DAICHI 7

TELOS TR2 TENT

ANABASIS GTX SHORT

Scarpa ultra morbida, ideale per i trail runner che danno importanza all’avventura. La suola esterna in gomma Michelin assicura stabilità e aderenza su ogni terreno. Utilizza la membrana in Gore-Tex che non teme acqua, fango o umidità, permettendo di correre in ogni condizione metereologica.

Tenda 3 stagioni specifica per il backpacking. L’architettura Tension Ridge solleva l’altezza aumentano il volume e lo spazio utilizzabile. La tecnologia Apex Vent espelle in modo efficiente l‘aria calda e l’umidità, prevenendo l’accumulo di condensa. La modalità Hangout consente di convertire il fly in un rifugio all’aperto.

New entry della linea Hybrid, Anabasis GTX Short è una scarpa da hiking adatta a soddisfare sia le esigenze di escursionisti esperti sia di chi approccia la montagna per la prima volta. Supporto e protezione con leggerezza e flessibilità di una scarpa da trail running. Tomaia in differenti combinazioni di microfibra e fodera in Gore-Tex Extended Comfort.

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saucony.it

ENDORPHIN PRO 3 LACE ‘EM OR CHASE ‘EM


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UNLIMITECH HYBRID JACKET

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G E L N I M B U S 24 C O LO R I N J ECT I O N

Il capo ideale per chi pratica attività aerobiche in montagna. Imbottita nella parte frontale con PrimaLoft Black Eco, che garantisce ottimo isolamento anche in condizioni di freddo e bagnato, include la membrana Clima Protect come protezione dalle intemperie. Le due pratiche zip sulle spalle consentono di trasformarla velocemente in un gilet.

Pensato per il daily carry, l'escursionismo e i viaggi, Side Pack è un marsupio oversize con tre diverse opzioni di trasporto. La lunga apertura garantisce un facile accesso al contenuto, mentre ogni dettaglio è pensato per consentire un’organizzazione intelligente degli spazi. Resistente alle intemperie, è prodotto da Industrial Stitch Tech.

Apprezzate dalle runner di tutto il mondo per il comfort e l'ammortizzazione, specie sui lunghi allenamenti, le Nimbus 24 si alleggeriscono di circa 10g rispetto alla precedente versione. L’audace colorazione presenta toni luminosi e una grafica energica che si abbina a diverse caricature costiere. Tomaia realizzata con materiali riciclati.

10.SAUCONY

11.FERRINO

1 2 . SA L E WA

ENDORPHIN PRO 3

BRYCE SM SLEEPINGBAG

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L'arte della velocità. Endorphin Pro 3 è stata progettata per superare ogni limite, grazie alla sua caratteristica piastra in fibra di carbonio combinata con la schiuma ammortizzante PWRRUN PB da 39,9mm conforme alle linee guida del World Athletics. Tra i progressi tecnici un nuovo upper che prende spunto dalla Endorphin Pro+.

I primi sacchiletto Ferrino ecologici, realizzati con tessuti e imbottiture Repreve riciclati. Per ogni saccoletto vengono utilizzate circa 30 bottiglie di PET da 0.5L. Consigliati per il trekking tre stagioni, garantiscono un comfort termico intorno ai 9°C. Costruzione “shingle – a tegole”, cupolino parafreddo, chiusura lampo a 2 vie.

Sviluppata per facilitare la vita a chi pratica vie classiche, Agner Durastretch Anorak è un softshell in tessuto stretch 4-way in grado di assecondare i movimenti in parete. Integra soluzioni funzionali come la cerniera frontale per una rapida aerazione sui tiri faticosi e la tasca interna per tenere le scarpette al caldo durante le soste.

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KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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1.CIELE ATHLETICS X SALOMON

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PULSAR TRAIL PRO

BUNDLE

THE ABBEY KNIFE

Proseguono senza sosta le “joint adventure” di Ciele. Il brand di Montreal combina il suo pensiero progressista al patrimonio tecnico di un colosso come Salomon. Pulsar Trail Pro è una scarpa agile e scattante dotata di tecnologia Energy Blade e schiuma Energy Surge. Reattività e propulsione in una esclusiva e vivace stampa zebrata all-over.

Ispirati dalla serie Glasses of the Gods di Goodr, brand che dal 2015 sfida lo status quo negli occhiali da running, Feetures ha creato una combinazione unica tra il Dionysus' Orgy e le sue calze Elite Light Cushion No Show Tab. Design anatomico e compressione mirata in una esclusiva stampa marble-ous.

Ovvero The James Brand x Vinyl Me Please. The Abbey è un piccolo coltello a lama fissa realizzato in acciaio inossidabile AR-RPM9 altamente resistente alla corrosione. È caratterizzato da una esclusiva impugnatura ricavata da un vero LP in vinile. Viene fornito con un cordino Paracord e alloggiato in un fodero in pelle pieno fiore.

4 .MA A P X PA M

5 . JE E P X I G LO O

6. SAUCO N Y X SAUCO N Y

MESH CAP

STICKERS PLAYMATE PAL 7 QT COOLER

SHADOW 6000 TRAIL

Una collaborazione che unisce il caratteristico linguaggio grafico di P.A.M. (Perks and Mini) con le conoscenze tecniche di MAAP Cycling. Il Mesh Cap è caratterizzato da materiali ad asciugatura rapida e pannelli in rete traspirante. Morbida visiera che offre stile e comfort, cinturino in nylon regolabile sul retro, esclusivo logo PAAM.

Un'icona da oltre cinque decenni, grazie all’innovativo design roll top. Questa edizione speciale del Playmate presenta divertenti stickers che riportano la grafica del marchio Jeep e si ispirano ai souvenir collezionati dai viaggiatori su strada. La capacità di 7 quarti offre spazio sufficiente per nove lattine da 500ml.

La più alta iterazione del design in una edizione limitata che riceve lo stesso trattamento normalmente riservato alle collaborazioni: è il “Saucony’s take on Saucony”, la versione Saucony di Saucony. L'ultimo lancio di questa collezione è la Shadow 6000 Trail, un modello in cui nessun dettaglio è stato trascurato.

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WAVE DAICHI 7 Una scarpa da trail running da uomo che si adegua allo spirito avventuroso di chi pratica questa attività. La nuova Wave Daichi 7 è dotata della MIZUNO WAVE, che ne migliora la struttura, e suola in EVA per una maggiore stabilità senza sacrificare l’ammortizzazione. La leggera suola in gomma Michelin offre un’aderenza impareggiabile in natura e il sistema di calzata regolabile protegge il piede, offrendo un’adattabilità imbattibile.


KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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7.STATE B ICYC LE C O. X W U TANG C L A N B I G W U J E R S E Y

8.M I I R X C H R I S BURK A RD

9.VIVOBAREFOOT X ONE EARTH

32OZ WM BOT TLE

PRIMUS LITE III

Dopo Ozzy Osbourne e Grateful Dead, State Bicycle Co. continua a portare scompiglio nel mondo delle due ruote con una iconica collaborazione con il Wu-Tang Clan. Non solo biciclette, telai e accessori ma anche abbigliamento personalizzato come questo jersey in 100% poliestere riciclato post-consumo.

Il terzo capitolo del programma Artist in Residence di Miir ha visto la partecipazione del grande Chris Burkard, esploratore, fotografo, direttore creativo e autore. Ispirata all'Islanda, la collezione The Halenid incoraggia gli esseri umani a considerare il loro rapporto con i luoghi selvaggi mentre perseguono la loro routine quotidiana.

Un vibrante colore Neo Mint per la collaborazione tra Vivobarefoot e One Earth, organizzazione filantropica che lavora per limitare l'aumento della temperatura globale. Questa calzatura da donna, realizzata con materiali riciclati post-consumo, presenta una suola da 4mm foot shaped in grado di offrire al piede un’esperienza sensoriale.

10.HOK A O N E O N E X FP MOV E M E N T CLIFTON

1 1 . M A R M OT X PE N D LE TO N TU NG STEN 2- P E R S O N T E N T

1 2.TO PO D ES I GN X LE ATH E RM A N S K E L E TO O L

Pendleton e Marmot insieme per una collezione che attinge ad un’eredità outdoor condivisa e celebra uno dei parchi giochi preferiti dagli scalatori. Il classico motivo Yosemite del brand di Portland incontra gli stili più popolari di Marmot, come l’ampia e spaziosa tenda Tungsten da 2 persone nel medesimo color block.

Un set davvero unico per una colorazione sorprendente. L’edizione limitata di Skeletool, il mitico utensile multifunzione 7 in 1 di Leatherman, include un astuccio personalizzato con la classica estetica Topo Design. Pinze, coltello, apribottiglie e portapunte in un fodero in nylon con moschettone in alluminio e tirante in Paracord 550.

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Per dare un tocco di creatività alla Clifton 8, Hoka ha stretto una collaborazione con il celebre marchio di activewear dedicato alle donne, rievocandone l’originalità e il carattere boho-chic. Dettagli floreali e colori vivaci caratterizzano questa nuova collaborazione in edizione limitata con Free People.

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SET



ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O

CMP L ANCIA REMADE , UN PROGET TO DI ECONOMIA CIRCOLARE Nel percorso verso la sostenibilità intrapreso da CMP si inserisce il progetto Remade. Utilizzando giacenze di tessuto e di accessori, CMP ha prodotto una linea di capi invernali (softshell, pile e berretti) gestita interamente negli stabilimenti di proprietà. Il progetto, che si inserisce in un’ottica di economia circolare e di consumo responsabile, permette di generare nuovo valore dai materiali di scarto efficientando i processi di smaltimento. F.lli Campagnolo è anche tra i soci fondatori del nascente consorzio Cobat Tessile per la raccolta e il riciclo.

I L G O V E R N O A L B A N E S E E PATAG O N I A I N S I E M E P E R I L PA R C O N A Z I O N A L E VJ O S A Il governo albanese ha firmato l’impegno a collaborare con Patagonia per l’istituzione del primo Parco Nazionale fluviale selvaggio d’Europa. L’accordo prevede di elevare il livello di protezione del bacino e dell’ecosistema del fiume Vjosa e dei suoi affluenti liberi al livello di Parco Nazionale, categoria II della IUCN. L’ecosistema ospita più di 1100 specie animali, tra cui 13 minacciate a livello globale, oltre a due specie vegetali in pericolo. Questi valori ecologici e culturali offrono grandi opportunità di ecoturismo e altri benefici economici alla popolazione della regione.

V F C O N S U M M I T F O U N DAT I O N PER IL CLEAN-UP TOUR 2022 VF Foundation, organizzazione non profit di VF Corporation, ha annunciato la donazione di 60.000$ a favore di Summit Foundation, ONG che mira a ridurre l'impatto ambientale dell’uomo in luoghi ad alta frequentazione. VF Foundation sosterrà così il Clean-Up Tour 2022, una serie di iniziative per la raccolta di rifiuti in diverse località alpine tra Italia e Svizzera. Attraverso il Clean-Up Tour, Summit Foundation vuole aumentare la consapevolezza sul problema e invitare tutti a unire le proprie forze per preservare l'ecosistema montano. Il calendario delle date è disponibile su www.cleanuptour.it. 20


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O B E R A L P P R E S E N TA I L S E T T I M O R E P O R T D I S O S T E N I B I L I TÀ : C O N T R I B U T E 2 0 2 1 “È nella circolarità che risiede il massimo potenziale.” Nel nuovo report sulla sostenibilità più di 60 dipendenti Oberalp hanno raccontato le storie dietro le molteplici iniziative che il gruppo ha promosso nel corso dell'anno passato. Come previsto dallo standard GRI, i marchi Dynafit, Salewa, Wild Country, LaMunt, Pomoca ed Evolv hanno mostrato i progressi ottenuti in termini di responsabilità sociale ed economica. In più di 100 pagine, i coautori hanno illustrato progetti di arrampicata inclusiva, nuove procedure di riciclo del cashmere e del poliestere, mobilità elettrica e iniziative sociali. Il report può essere scaricato su www.oberalp.com.

M I Z U N O : 1 0 0 % D I C A R TA R I C I C L ATA N E L L E S C AT O L E D E L L E S C A R P E Nell'ambito delle sue attività di sostenibilità, Mizuno ha iniziato a realizzare il proprio packaging con carta riciclata al 100%. Un’iniziativa che coinvolge tutte le categorie di scarpe, in tutto il mondo, e che si prevede ridurrà le emissioni di CO₂ di 160 tonnellate all'anno. Dal 2021 Mizuno si è concentrata su tre aree chiave della sostenibilità: conservazione ambientale, salute fisica e mentale attraverso lo sport e rispetto per l'umanità. In particolare, nell'area della conservazione ambientale, Mizuno si impegna a diventare Carbon Neutral entro il 2050.

VA U D E : M A S S B A L A N C E APPROACH TO RECYCLING Anche gli pneumatici possono essere riciclati e fungere da alternativa al petrolio greggio. Con un processo di mass balance certificato, Vaude è la prima azienda outdoor nel settore tessile a utilizzare una tecnologia che produce poliammide immettendo nel processo produttivo olio ottenuto da pneumatici usati. Poiché questa materia prima alternativa viene introdotta all'inizio della catena, il prodotto risultante ha esattamente le stesse qualità di quello fabbricato in modo convenzionale. Un ulteriore contributo alla riduzione dei volumi di rifiuti e alla conservazione di risorse preziose.

O R T O V OX P U N TA A R A G G I U N G E R E L A N E U T R A L I TÀ C L I M AT I C A E N T R O I L 2 0 2 4 Raggiungere la neutralità climatica entro il 2024 è un obiettivo enorme. Ortovox ha imbastito un progetto di riduzione degli imballaggi che in un anno ha fatto risparmiare il 25% di CO2. Per quanto riguarda la compensazione il brand si sta concentrando sull’implementazione di misure per l’ottimizzazione della catena di approvvigionamento. Questo non è che l’ultimo, necessario, step per arrivare a sancire una totale neutralità: solo le aziende, i processi e i prodotti le cui emissioni vengono compensate attraverso progetti di protezione ambientale riconosciuti, possono infatti definirsi neutrali dal punto di vista climatico. 22


ACTIVEWEAR LINE The Activewear line is designed for environmentally friendly adventurers looking for technicality but notonly. «The Activewear line is designed for environmentally friendly adventurers looking for technicality but not only. Lightness, freedom of movement, breathability, insulation, thermoregulation and waterproofing... Armed with cuttingedge technologies and with a reduced carbon footprint, the explorer of surf spots or the most remote summits will stand out all the season long. Our new line of Activewear has been designed for all year round committing adventures : there is no season for outdoor activities! Made of recycled polyester and Tencel, the range is Global Recycled Standard certified and manufactured in Fair Wear Foundation certified factories. Each product also features a durable PFCfree water-repellent treatment to combine high performance with low enviro mental impact.»

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THE PILL PRODUCTS BY LUDOVICA SACCO

Giant Talon E+ 26’’: esplorare è un gioco da ragazzi La nuova e-bike di Giant progettata su misura per i più giovani, con ruote da 26’’. Con l’aumento delle persone interessate al mondo outdoor, capita sempre più spesso di voler fare un’escursione in bici e non avere l’attrezzatura giusta per tutti. Magari i più appassionati o addirittura i neofiti hanno una bici e dei prodotti di supporto per poter procedere tranquillamente verso la prossima avventura, ma cosa succede se si vuole coinvolgere un figlio, fratello o cugino più piccolo? Sfatiamo questa credenza che ormai i ragazzini siano sempre e solo attaccati a smartphone e tablet! Anche i più giovani hanno fame di avventura e di esplorazione, di mettersi in gioco e vivere esperienze nuove. Ma come fare se la maggior parte dei prodotti proposti dalle aziende del settore sono progettati solo per “i più grandi”? Quest’anno ci ha pensato Giant, lanciando una e-bike pensata completamente per assecondare le necessità di bambini e ragazzi a livello di performance, sicurezza e design. Come anticipato, Talon E+ monta delle ruote da 26’’ con pneumatici tubeless utili per gestire al meglio la e-bike anche sui terreni boscosi, garantendo sicurezza e controllo. Utilizza il motore SyncDrive Move nel mozzo posteriore, in grado di offrire un’assistenza alla pedalata naturale: in questo modo, il rider non dovrà preoccuparsi troppo dello sforzo in salita dedicando più tempo al divertimento. Il motore, leggero e silenzioso, assicura fino a 30Nm

di pedalata assistita ed è dotato di tre livelli di supporto: Power, Active e Eco. SyncDrive Move è inoltre munito della tecnologia Smart Assist che, attraverso cinque sensori, determina la quantità precisa di supporto alla pedalata utile a contribuire ad avere una sensazione di guida naturale. La batteria utilizzata è la Energypak 250, rimovibile e compatibile con un range extender, questo permette di aumentare la capacità totale a 250 Wh. Il design di Talon E+ 26’’ si compone con una forcella con 100mm di escur-

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sione e un telaio in alluminio leggero con geometria appositamente studiata per i bambini. La e-bike viene completata dal display a colori RideControl Dash che permette di visualizzare le info necessarie mentre si pedala. In questo modo, il rider può tenere costantemente sotto controllo le modalità di supporto e visualizzare i dati di guida. Ancora una volta, Giant ci ha dimostrato che pedalare è un’attività inclusiva e adatta a tutti. Quindi, segui il flow! Disponibilità e prezzi a partire dal 1 Settembre 2022.


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THE PILL EVENT BY LUDOVICA SACCO

La Sportiva Climb Europe Nel tour europeo dedicato ai climber, con workshop e incontri con atleti, abbiamo potuto approfondire la storia dell’arrampicata e conoscere la nuovissima scarpetta Mantra. Ore 10, davanti a me si staglia la palestra Rockspot di Milano completamente dedicata agli appassionati di climbing. Procedo velocemente con l’accredito e già da lontano scorgo il mio obiettivo: lo stand di La Sportiva. Vengo raggiunta dallo staff che mi omaggia con il miglior abbigliamento per l’arrampicata, fresco di SS22, per poi inoltrarmi verso la meeting room. Qui, viene fatto un excursus sulla storia dell’arrampicata sportiva italiana, dove La Sportiva ha avuto un ruolo fondamentale accompagnando i climber fin dai primi sviluppi della disciplina. La stessa Giulia Delladio ha voluto raccontarci parte di questa storia, con aneddoti che ci hanno mostrato la grande passione, la forza e il lavoro che hanno portato La Sportiva a nascere ed evolversi come punto di riferimento per molti, dai veterani dell’outdoor fino agli appassionati odierni. Il confronto si è poi spostato sull’esplorazione dei rapporti con i brand partner, come Vibram, sulla cura nella progettazione e realizzazione dei prodotti e sulle nuove tecnologie e materiali che contraddistinguono le novità SS22. Alle 11 è iniziato il primo workshop dedicato all’approfondimento e alla pratica di come lavorare una via lead, gestito da Stefano Ghisolfi. Il workshop, come si può intuire dal tema, è stato pensato per chi è già un climber di livello avanzato e io non ho potuto far altro che ammirare incredula la semplicità con cui Stefano e i partecipanti sembravano arrampicare. Intorno alle 13 la

palestra è stata invasa dal profumo di cibo, i muscoli dei partecipanti chiedevano una pausa per rifocillarsi con un buon pranzo, attento anche a vegani e vegetariani. Intorno alle 14 è iniziato un secondo workshop, questa volta dedicato ai climber di livello intermedio e gestito da Michael Piccolruaz. Il tema? Leggere un blocco. Per l’occasione, i climber hanno potuto provare la nuova scarpetta d’arrampicata indoor Mantra ma anche altri modelli del brand, in modo da capire quale fosse il più adatto alla propria tecnica. Durante il secondo workshop ho raggiunto Wafaa Amer, chiedendole incuriosita come si stesse trovando ad arrampicare con le Mantra. “Ho provato Mantra, mi piace tantissimo come calzano ai piedi perché ho il tallone alto e la loro forma le rendono davvero comode.” Ho avuto l’occasione di fare lo stesso mezz’ora dopo con Stefano Ghisolfi e Michael Piccolruaz, per capire come tre stili di arrampicata molto differenti possano applicarsi ad un unico prodotto. Stefano è stato molto fermo sulla sua opinione: “Ho provato le Mantra in questi giorni e mi sono divertito un sacco perché le ho trovate molto comode. Se devo riassumerle in un aggettivo direi che sono divertenti, perché si riesce a giocare soprattutto sui blocchi, si riesce a saltare bene e a spalmare il piede sulle superfici.” Infine, ho raggiunto Michael, che so-

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stiene: “Ho provato le Mantra e la prima sensazione è di morbidezza, sicuramente le userò per le placche in cui serve aderenza, penso possano aiutarmi molto a migliorare in quel campo.” Dopo una breve pausa, ha aggiunto: “Ho finito poco fa con i ragazzi del workshop intermedio e anche loro sono d’accordo, la scarpetta è piaciuta molto e si sono detti soddisfatti del test." Contemporaneamente, Climb Europe ha avuto luogo anche in altre città d’Europa e molti altri atleti e appassionati hanno avuto la possibilità di provare Mantra: a Londra con James Pearson, a Barcellona con i fratelli Pou, a Vienna c’era Hannah Schubert, a Monaco Martina Demmel e Jeremy Bonder a Parigi. Da quel momento, è iniziato il viaggio di Climb Europe Tour lungo 14 paesi e con ben 71 palestre come protagoniste. In questo modo, La Sportiva si è potuta avvicinare a tantissimi appassionati che, senza dover viaggiare per ore, hanno avuto l’occasione di testare le novità climbing e di formarsi attraverso le sapienti parole e i workshop degli atleti. Inoltre, chiunque abbia partecipato al tour, avrà l’occasione di vincere prodotti del brand e partecipare all’International Athlete Meeting ad ottobre 2022 in Val di Fiemme, proprio nella sede di La Sportiva.


DEUTER IS FOR MILES OF SMILES

ASCENDER 7 deuter.com 27

#deuterforever


THE PILL EVENT BY DENIS PICCOLO

Brooks alla LUT con Caldera 6 Due giorni all’insegna del trail running accompagnati dallo stile Brooks con il motto #RunHappy. Abbiamo testato la nuova Caldera 6 su diverse tipologie di trail, una calzatura che si prospetta essere una sicurezza per chi si misura con le lunghe distanze e adatta ad una grossa fascia di trail runner.

Brooks sceglie la magnifica cornice della Lavaredo Ultra Trail di Cortina per la presentazione della sua prossima scarpa. L’azienda americana conferma il suo impegno e il suo focus nella continua ricerca e sviluppo nel mondo del trail running, attraverso nuove tecnologie e materiali sempre più performanti e leggeri, senza tralasciare lo sviluppo di una community inclusiva e coesa. Ma parliamo della protagonista, Caldera 6. Una volta calzata, la sensazione è di una scarpa comoda e sicura, grazie all’intersuola e alla suola riprogettate con pareti laterali in rilievo e superficie ampliata, in modo da tenere il piede saldamente in posizione e garantire così una corsa stabile e in sicurezza. Tra le novità, spicca l’ammortizzazione dell’intersuola DNA LOFT v3, materiale realizzato con processo di nitroinfusione che rende la transizione dalla caviglia all’avampiede incredibilmente leggera e fluida, per offrire la massima morbidezza su qualsiasi terreno, riconfermando la stabilità e la sicurezza della scarpa anche su terreni più irregolari. Come funziona nel dettaglio il DNA LOFT v3? È una tecnologia a infusione di azoto, più soffice, leggera e reattiva rispetto a DNA LOFT. La DNA LOFT

v3 consente di ottimizzare la morbidezza con una precisione elevata, senza sacrificare peso, durata o reattività e assicurando una falcata fluida. Tra le altre caratteristiche di Caldera 6, troviamo la suola in gomma TrailTack che offre un grip eccellente e la punta in TPU che protegge le dita dal terreno roccioso (che qui a Cortina proprio non manca). Come anticipato, la tomaia in tessuto Air Mesh, leggero, traspirante e ad asciugatura rapida, aiuta a mantenere il piede stabile tra le pareti in schiuma dell’intersuola, mentre la base allargata stabilizza l’impatto con il terreno e guida agevolmente il passo su percorsi irregolari. Una volta acquisita fiducia nella scarpa, si può correre su terreni aspri ed irregolari con pochissimo sforzo e per molto tempo, sempre

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che le nostre gambe ce lo consentano. A proposito di Caldera 6, Tobias Ernesto Gramajo, Brooks Tec Rep Manager Italia durante la presentazione ha confermato le nostre sensazioni: “Caldera 6, come tutte le nostre calzature, è progettata affinché l’intersuola, la suola e la tomaia lavorino sinergicamente per offrire la perfezione, mentre la tomaia è inserita nell’intersuola per assicurare al piede il massimo comfort con il giusto livello di stabilità. Questa stabilità deriva dalla base larga dell’intersuola che, combinata con DNA LOFT v3, offre la massima ammortizzazione e reattività. A completare l’opera, il design della suola esterna, studiato per offrire una corsa adattabile per i diversi terreni.” Ok, dovrebbe essere tutto. Ora è il momento di tifare i runner della LUT.


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#CMPitsMore 29


THE PILL BRANDS BY LUDOVICA SACCO

Fjällraven & Specialized: The Great Nearby Fjällräven e Specialized hanno dato vita a Caliswede, una terra immaginaria che combina la filosofia dei due brand, oltre al modo di vivere la natura, nei corrispettivi luoghi d’origine. Questo concetto viene raccontato nella campagna “The Great Nearby”, che promuove la collezione nata dalla collaborazione. Ci si vede a Caliswede, una landa immaginaria dove riconnettersi più facilmente con la natura. Come? Semplice. A Caliswede, un connubio tra la California e la Svezia, si può sperimentare il concetto del The Great Nearby, “il fantastico mondo dietro casa”, ovvero un modo di vivere l’ambiente in maniera semplice e senza troppi fronzoli, dove non è necessario spostarsi chissà dove per trovare del tempo da passare immersi nella natura: basta la collina dietro alla città o il parco vicino a casa. L’obiettivo di Fjällräven e Specialized, ideatori della campagna raccontata in

una serie di video, è di tranquillizzare i principianti dimostrando loro quanto sia facile trovare quel momento di evasione tanto ricercato. I due brand riescono a creare un’unione speciale, prodotti diversi ma filosofia che procede di pari passo, dove stare bene in natura rispettandola è la priorità. Questa unione è riuscita a creare una prospettiva nuova, che spinge chi la guarda ad entrare nel proprio Great Nearby e scoprirlo con occhi completamente diversi, più lucidi e curiosi. A livello di prodotto, le due aziende sono riuscite a creare una linea che rie-

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sce a combinare la tecnologia del biking con la funzionalità dell’hiking, progettando articoli che possano accompagnare gli appassionati nella disciplina che meglio racchiude i due mondi: il bikepacking. Non importa se si tratta di principianti o grandi viaggiatori, il mood è sempre quello: The Great Nearby rappresenta un modo per staccare dallo stress e rilassarsi in natura, ed è facile farlo se supportati dalla giusta attrezzatura. Il progetto vuole dare a tutti il necessario per potersi godere un’avventura in ogni momento, comprese le persone che non hanno l’abitudine di uscire dalla città o frequentare luoghi naturali. Per riuscire ad essere così versatile, la collezione è strutturata su un design semplice e minimale ma pur sempre attrattivo, in modo che chiunque possa passare dalla città alla natura mantenendo uno stile casual. Un’ottima notizia per i ciclisti che vogliono passare più inosservati in città, sappiamo che è leggermente più difficile con il classico abbigliamento in lycra.


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THE PILL BASE CAMP BY LUDOVICA SACCO

The Pill Base Camp Summer Edition: Finalborgo An unconventional B2B event Domenica 26 e lunedì 27 giugno 2022, Finalborgo ha ospitato il nostro The Pill Base Camp. Per una prima edizione, i numeri sono da urlo: 162 insegne di outdoor store hanno testato e visionato i prodotti Spring Summer 2023 di 53 brand. Test prodotto, presentazioni, talk e molte altre attività business ma non solo, anche corse all’alba ed al tramonto con colleghi e amici, live music, aperitivi e un clima decisamente outdoor friendly, diciamo un clima “alla The Pill”. Tutto questo sotto un cielo azzurro terso e re-

spirando l’aria di mare, sensazioni che solo l’aria aperta ci può offrire. Ciò che ci ha fatto da cornice è uno dei borghi medievali più belli d’Italia, che ha perfettamente interagito con noi ed i nostri ospiti. Lo abbiamo fatto di nuovo. La versione invernale del The Pill Base Camp a Pila non ci è decisamente bastata, anzi ci ha spronato a non fermarci e proporre a distanza di poco più di 4 mesi una versione in veste estiva. Finalborgo si è dimostrata una nuova casa per gli appassionati ed esperti del settore outdoor, accogliendoci con calore e ospitandoci proprio all’ingresso del borgo, davanti alla medievale Porta Testa situata nell’omonima piazza.

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Si parte. Sono le 9 di mattina, nella calda domenica di 26 Giugno. Il profumo della focaccia ligure proveniente dalle porte del Borgo ci chiama al villaggio come una musa, mangiamo la colazione elettrizzati dalla voglia di partire, proprio come i primi buyer che si radunano all’ingresso per accreditarsi e cominciare quanto prima a testare le novità della Spring Summer 2023. Ad ogni accredito, ci premuriamo di accogliere tutti raccontando quello che li aspetterà: talk, confronti, presentazioni, ma soprattutto tantissimi test legati al mondo running, hiking e climbing, tutto a portata di gamba, come si suol dire. Infatti, a pochi metri dal villaggio di The Pill, ci sono trail per incredibili camminate, corse a perdifiato e falesie da arrampicare: unico elemento in comune l’arrivo in vetta con vista mare (non male, eh!). I test sono liberi, ma sono state organizzate per i meno solitari delle running session con la crew The Pill e molte altre con i brand presenti.


THE PILL BASE CAMP PHOTOS FRANCESCO PIERINI

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THE PILL BASE CAMP BY LUDOVICA SACCO

Grazie al nostro main sponsor Komoot abbiamo sempre corso in sicurezza senza perderci, il che ci ha permesso di scoprire la natura del finalese in piena tranquillità. Durante l’evento abbiamo consigliato tre percorsi, tutti precedentemente tracciati sull’app di Komoot dalla nostra redazione in totale comodità (per chi volesse, ci sono tante ottime proposte di altri utenti relative alla zona ma le nostre sono più cool!). Il primo dei nostri tour (1km - 0 D+) è stato proposto per far conoscere le strade e gli angoli più interessanti del borgo, lasciando la possibilità di provare i prodotti senza dislivello. Il secondo (2km - 90 D+) prevede un percorso in natura fino ad arrivare al Castello Gavone, mentre il terzo (6km - 280 D+) è stato elaborato per i più esperti, per gli amanti della fatica che vogliono conquistarsi un panorama incantevole con vista mare. Al The Pill Base Camp abbiamo l’opportunità di percepire il via vai dei buyer, un costante scambio tra persone che ritornano sudate e con i polpacci gonfi e altre che, prima di ripartire, si concedono un momento di studio dei primi feeling del prodotto indossato. La giornata scorre veloce, tra le curiosità scaturite dalle due roulotte anni ’70 all’ingresso (la nostra e quella dei ragazzi di Alba Optics) fino alle presentazioni più tecniche di alcuni brand. La luce inizia a calare e con lei anche il caldo: la golden hour inizia ad avvicinarsi. L’orario ci chiama l’aperitivo e proprio in quel momento sentiamo provenire della musica dal centro del villaggio: è iniziato il live di Boris & Chico. I due musicisti sono riusciti a contribuire a creare il classico mood The Pill, con cover di canzoni realizzate imbracciando chitarra e armonica. Ad accompagnare l’esibizione live, ci sono state tantissime lattine di birra by Tecnica e pasta con pesto ligure di Niasca, a detta di molti uno dei sughi al pesto più buoni mai assaggiato. In questo momento di relax, tutti i partecipanti al villaggio hanno avuto modo di fare ciò

che più ci premeva succedesse: il confronto, le risate, le chiacchiere. Seppur apparentemente banale, insieme ai test, il confronto è per noi il cuore pulsante di questo evento, ciò che coinvolge maggiormente le persone, che fa crescere il business e che permette ad ognuno di migliorare, che si tratti di performance di un prodotto o tecniche di vendita al dettaglio. Temi come la sostenibilità, il futuro del settore, le nuove tecnologie e materiali, le richieste dei consumatori finali, ma anche le difficoltà a livello di produzione e distribuzione dei brand o di vendita nei negozi sono stati fulcro nella discussione tra colleghi. Il lunedì comincia prima dell’apertura del villaggio con una morning run vista mare guidata dall’intera crew The Pill (sì, oltre a scrivere corriamo anche per davvero). Poi, appena aperte le porte, l’affluenza dei buyer e professionisti del settore diventa ancora più importante del giorno prima. La giornata è stata nuovamente intervallata da test, confronti e tante chiacchiere. Conclusi gli ultimi test, la crew The Pill e gli

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espositori hanno iniziato a buttare giù quella che per due giorni è stata la nostra casa, soddisfatti del lavoro compiuto e pronti per rientrare in azienda, con un po’ di malinconia nel lasciare il magico luogo che è Finalborgo, a sole poche centinaia di metri dal mare. Ringraziamo i nostri fedeli amici di Komoot che ci supportano ovunque e ci guidano sempre nei sentieri più nascosti delle nostre montagne, l’ospitalità e la fiducia di Finalborgo e Finaleoutdoor, senza i quali questa edizione non sarebbe esistita, tutti i buyer presenti e la loro curiosità ed infine tutte le aziende che, nonostante fosse la prima edizione, hanno partecipato e reso possibile il The Pill Base Camp. Ci vediamo domenica 22 e lunedì 23 gennaio per il The Pill Base Camp Winter Edition e domenica 11 e lunedì 12 giugno 2023 per l’edizione estiva. Quale location? Ci saranno a breve grosse sorprese.

Living life in nature


THE PILL BASE CAMP PHOTOS FRANCESCO PIERINI

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THE PILL BRAND BY ARIANNA COLOMBO

Parvat Made in Arco Parvat è un brand di nuova generazione che nasce nella culla dell’arrampicata: Arco. Abbiamo intervistato i due fondatori, Samuel Betta e Mattia Gardella, per conoscere quella che definiremmo più una missione orientata ad un riutilizzo completo del materiale principe di questo sport: la corda.

Novembre 2021, Nago (TN), settore dei Ciclopi. Non so se ho fatto bene ad accettare un invito ad arrampicare da parte di questo gruppo che non conosco: sono ferma da molti mesi e questi ragazzi, per quanto siano gentili e disponibili, sono molto più allenati di me. Riscaldamento su un 5c, ci provo. Inutile dire che ci ho messo un po’ di tempo, ma ho chiuso la via e Samuel, che mi ha fatto sicura, cerca di consolarmi insieme al suo amico Mattia. Tirano fuori dal nulla una macchina fotografica e iniziano a scattare il loro compagno che sta eseguendo un gesto affascinante, disegnando linee con movimenti eleganti sulla roccia. Indossa una maglietta colorata, che mi colpisce per il logo. Mattia e Samuel mi spiegano che da poco hanno avviato un brand tutto loro: Parvat. Maggio 2022, Arco (TN), centro storico. Stavolta non ho dubbi: una birretta e due chiacchiere con Samuel e Mattia me le faccio senza troppe riserve. L’appuntamento è al parcheggio ex Carmellini e insieme attraversiamo la via principale della cittadina trentina per raggiungere la piazza: l’atmosfera qui come sempre vibra e i miei due amici

si fermano quasi ad ogni negozio a salutare. Ad Arco è così. Mi mostrano con orgoglio la vetrina che un negozio ha deciso di dedicargli, con i loro prodotti e un poster di cui riconosco il protagonista. La primavera è ormai inoltrata e il caldo inizia a spingere. Ci sediamo in piazza. “Birretta?” Samuel e Mattia, raccontatemi qualcosa di voi. Siamo nati ad Arco, cresciuti tra queste pareti che abbiamo sempre amato e iniziato ad apprezzare qualche anno fa, quando la passione per l’arrampicata è scoppiata. Vivere qui è un privilegio: siamo nella culla dell’arrampicata e amiamo questa atmosfera. Personalmente adoro tutte le discipline, ma il boulder è quello che prediligo. Samuel è quello delle vie lunghe. Che cos’è per voi l’arrampicata? L’arrampicata è un’attività completa, la definirei come un processo in dive-

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nire, sempre. Ognuno ha il suo stile, il suo approccio, ma l’essenza rimane una competizione con sé stessi, una sfida che permette di riflettere sulla tua persona anche al di fuori della falesia. E ti fa crescere. L’arrampicata concilia la meditazione e proprio per questo abbiamo scelto per il nostro brand un nome che richiamasse questo aspetto. La pratica della meditazione nasce anticamente nel Punjab, in India, e utilizzare la parola hindi per “montagna” ci è sembrata la soluzione adatta per veicolare il nostro concetto di arrampicata. Come nasce Parvat? Due anni fa ci siamo chiesti come mai non fosse ancora presente un brand dedicato a questo settore che avesse sede proprio qui. E così da una piccola chiacchierata abbiamo iniziato a concepire qualcosa di più serio, ma con un obbiettivo molto preciso. Ogni mese vengono dismesse almeno 30 corde solo ad Arco e i nostri


THE PILL BRAND BY ARIANNA COLOMBO

fornitori principali trovano difficoltà nello smaltire questi materiali. Abbiamo raccolto alcune informazioni a riguardo e le corde vecchie costituiscono un rifiuto da inceneritore o discarica e in entrambi i casi è richiesto un compenso per lo smaltimento. La nostra missione è quella di saltare questi passaggi, trattando la vecchia corda non come rifiuto, ma come risorsa. Quello che facciamo è recuperare queste corde, lavarle e ridar loro nuova vita attraverso accessori come sacchetti porta magnesite, fasce e cinture. Abbiamo molti progetti in cantiere e siamo in fase di sperimentazione, ogni giorno cuciamo e modifichiamo. In che senso “cucite”? Nel senso che cuciamo noi, abbiamo imparato grazie ad un corso e stiamo affinando le nostre abilità. Inoltre, stiamo frequentando un corso di realizzazione cartamodelli per ampliare la collezione. Abbiamo infatti

inserito già da un paio di stagioni le nostre t-shirt in cotone organico che stanno riscuotendo molto successo. È innegabile la nostra soddisfazione quando vediamo gente in falesia con la maglia Parvat, Made in Arco. Siete proprio all’inizio, ma le prime soddisfazioni cominciano ad arrivare… Siamo molto cauti, ma l’entusiasmo che ci contraddistingue ci ha portato a conoscere molte persone, tra cui un paio di atleti che sponsorizziamo. Siamo presenti con i nostri prodotti in alcune palestre di arrampicata, dove ci rechiamo per presentare il progetto e sensibilizzare sulla raccolta di corde usate. Per noi è importante creare una community attorno al brand che condivida con noi i nostri valori e la nostra visione. L’anno scorso Parvat, solo dopo cinque mesi dall’avvio, è stata selezionata dalla Provincia di Trento come finalista tra le migliori 60 azien-

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de italiane che lavorano nell’upcycling. È stato un grande onore per noi essere presenti alla serata di premiazione e raccontare della nostra startup. Non da ultimo, fin dalla nascita del nostro progetto collaboriamo con Treecelet, una startup slovena che si impegna nella piantumazione di alberi in nove località del mondo. Parte del nostro fatturato lo devolviamo a loro. Mentre a livello di distribuzione? Non abbiamo una rete vera e propria, perché la nostra priorità al momento è reperire più corde possibili per realizzare i nostri prodotti. Iniziamo ad essere distribuiti nei negozi più importanti del settore, ma la nostra produzione è comunque subordinata alla materia prima, il che rende il nostro business sostenibile. Non a caso abbiamo scelto il nostro claim “Eco not Ego” che nella sua semplicità comunica in modo netto e preciso la nostra visione.


THE PILL PRODUCTS BY ALBERTO FERRETTO E ALESSIO ZAMBON

Rudy Project presents: All you need is snow Lo scialpinismo è lo sport più affascinante che conosciamo perché richiede forza, resistenza, sicurezza personale e conoscenze tecniche. È capace di unirci alla montagna, che si lascia esplorare chiedendoci in cambio il suo massimo rispetto. Quando il silenzio prende il sopravvento e inizia la selezione turistica, l’ambiente invernale ci trasmette calma e serenità. Abbiamo iniziato a fare scialpinismo una decina di anni fa come molti, cercando pendii perfetti conditi da neve soffice. Poi l’evoluzione, la crescita personale e la voglia di mettersi in gioco ci hanno fatto comprendere che la vera essenza di questo sport si cela nella seconda parte della parola stessa: alpinismo. Combinare lo sci con l’alpinismo è qualcosa di unico, una multidisciplina che richiede ore di scelta dell’itinerario e preparazione del materiale, tra piccozze, ramponi, rinvii, corde, e poi sci, pelli, attacchi, casco, abbigliamento, viveri e la lista sembra non finire mai. Non contenti, a queste uscite ci abbiamo aggiunto macchine fotografiche, video, droni, batterie, insta360, il tutto per documentare avventure dall’ambiente insolito. Una delle peggiori stagioni invernali degli ultimi anni, in termini di precipitazioni nevose, ha forgiato il progetto “All you need is snow”, che si basa sulla pura curiosità personale. Esplorare le montagne nonostante tutto, oltre le condizioni ottimali, oltre gli itinerari battuti, consapevoli che non avremmo trovato condizioni degne di sciate per-

fette da condividere sui social network, ma sicuri che avremmo portato a casa un’esperienza cruda, completa, costruttiva mentalmente e fisicamente. Mentre il caldo in quota scioglieva quella poca neve che si posava e le condizioni sembravano al limite, specialmente su quegli itinerari esposti che non lasciano margine d’errore, abbiamo scelto tre montagne simbolo delle Dolomiti: Il Pelmo, l’Antelao e Cima Vezzana. Tre vette con caratteristiche molto differenti tra di loro. Le mille variabili ambientali che questo sport è capace di creare, scalare una montagna innevata e cercarne la migliore linea per scenderla rimane qualcosa di unico. Un coinvolgimento di tutto il corpo, di tutta la mente e di tutto lo spirito. Siamo saliti sul Monte Pelmo il 21 marzo 2022, dormendo la notte nel bivacco invernale del Rif. Venezia e partendo all’alba. La via normale, per raggiungere il famoso

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“Caregon del Padreterno”, l’anfiteatro prima della vetta, che rende il Pelmo una montagna unica, richiede il passaggio per l’esposta Cengia di Ball, un sentiero a sbalzo nel vuoto da percorrere con gli sci in spalla sia in andata che al ritorno. Usciti dalla cengia abbiamo proseguito fino alla vetta assecondando il manto nevoso, che in alcuni punti lasciava spazio alle rocce. In dodici ore circa di viaggio abbiamo fatto qualche curva su neve dura, prima di riprendere la cengia di ball e scendere in Val di Zoldo. Il weekend successivo siamo saliti sull’Antelao, il Re delle Dolomiti. La sua forma piramidale è riconoscibile da chilometri di distanza. La via normale sale lungo la schiena settentrionale di lastroni rocciosi, detta “Le Laste” e solitamente negli inverni nevosi si trasforma in un enorme scivolo che regala soddisfazioni per la discesa. Noi abbiamo trovato neve dura e sassi che ci hanno portato ad alternare


THE PILL PRODUCTS BY ALBERTO FERRETTO E ALESSIO ZAMBON

la sciata alla camminata. Inoltre, non avendo usufruito degli impianti di risalita del Rifugio Scotter Palatini il dislivello complessivo è stato di oltre 2000 metri, collezionando in totale meno curve di quelle che ci eravamo concessi sul Monte Pelmo. Successivamente a Pelmo e Antelao abbiamo atteso qualche weekend prima di approcciare a Cima Vezzana, complice il meteo che in Dolomiti ha regalato un po di neve. Infatti, l’ironia della sorte ha voluto che nell’itinerario più inoltrato della stagione primaverile ci imbattessimo nelle condizioni più invernali. Cima Vezzana è la vetta più alta delle Pale di San Martino, separata da suo fratello minore, il Cimon della Pala, dal vallone del Travignolo, il nostro itinerario, che nonostante l’esposizione a nord non aveva accumulato abbastanza neve da coprire l’enorme masso incastrato nel suo centro, richiedendo così un passaggio di arrampicata. Durante la salita speravamo il sole scaldasse il manto nevoso e infatti la discesa ha saputo emozionarci, nonostante tutto piace anche a noi sciare su neve soffice, regalandoci un finale di stagione degno di nota. All you need is snow è curiosità, amicizia, divertimento e soprattutto consapevolezza di una situazione climatica precaria che, a prescindere dalle future curve con gli sci, dovrebbe portarci tutti ad interrogarci.

Esplorare le montagne nonostante tutto, oltre le condizioni ottimali, oltre gli itinerari battuti, consapevoli che non avremmo trovato condizioni degne di sciate perfette da condividere sui social network, ma sicuri che avremmo portato a casa un’esperienza cruda, completa, costruttiva mentalmente e fisicamente. 39


THE PILL STORIES I T W D I DAV I D E F I O R AS O TO B R E N D O N ST U B B S

ASICS State of Mind Index Lo studio condotto a livello globale da ASICS ha dimostrato l'esistenza di un legame positivo tra movimento e benessere mentale, ma ha sottolineato anche le conseguenze, potenzialmente preoccupanti, di un divario generazionale in materia di esercizio fisico.

Partendo dalla ricerca Mind Race, che ha coinvolto migliaia di partecipanti in tutto il mondo, ASICS ha svelato l’impatto dell’inattività sulla nostra salute psichica. A condurla il Dr.Brendon Stubbs, del King's College di Londra, uno dei principali ricercatori sulla relazione tra movimento e mente. Fermando qualsiasi tipo di esercizio fisico per un’intera settimana, lo stato psichico di queste persone ha subito un impatto simile a una settimana di sonno interrotto, rilevando un aumento dello stato di agitazione. I risultati hanno mostrato conseguenze sia sul benessere cognitivo che emotivo, come la perdita di fiducia in sé stessi, di positività e di capacità nell’affrontare lo stress. Dopo una sola settimana senza regolare routine sportiva, il punteggio complessivo dello State of Mind è diminuito in media del 18%. Per capirne di più, abbiamo posto qualche domanda al Dr.Stubbs in persona.

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Innanzitutto, che cos’è lo State of Mind Index? Lo State of Mind Index è uno strumento, sviluppato attraverso un'ampia ricerca, che serve a catturare la salute emotiva e cognitiva delle persone attraverso 10 metriche, tra cui positività, soddisfazione, rilassatezza, concentrazione e compostezza. Gli elementi originali per lo State of Mind Index sono stati sviluppati da esperimenti EEG (elettroencefalogramma) e tradotti nell'attuale strumento di autovalutazione. Ciascuna delle metriche è valutata da 0 a 10 fornendo così un valore totale da 0 a 100. Lo studio ha dimostrato fin da subito la correlazione tra esercizio fisico e salute mentale: più ci si muove, più è probabile che il nostro punteggio di benessere mentale sia elevato. Da questa ricerca è emerso che le persone che fanno più attività fisica vantano un punteggio di


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THE PILL STORIES I T W D I DAV I D E F I O R AS O TO B R E N D O N ST U B B S

State of Mind più elevato: chi pratica attività sportiva (intensità medio-alta, oltre 150 minuti a settimana) ha un punteggio medio di 68/100, in rapporto al 56/100 degli inattivi (un'attività di intensità medio-alta inferiore a 30 minuti a settimana). Il notevole divario tra i due punteggi mostra quanto il movimento sia fondamentale a mantenere e migliorare la propria salute mentale. Sapevamo dei benefici legati all'esercizio fisico, ma questa significativa differenza ne prova il potenziale. Quando guardo ai risultati dell'Italia come nazione, mi preoccupa vederla tra le più inattive di tutte quelle che abbiamo intervistato: solo il 29% della popolazione completa più di 150 minuti di esercizio a settimana. Lo studio, tuttavia, ha anche evidenziato l’impatto, potenzialmente preoccupante, che scarsi livelli di attività fisica possono avere sulle giovani generazioni. Le persone adulte si muovono maggiormente e hanno un punteggio di benessere mentale più elevato, contrariamente ai gruppi di età giovane. La ricerca ha rivelato importanti differenze nell'attività fisica tra generazioni. Le persone anziane (di età pari o superiore a 57 anni) svolgono in media quasi un'ora di attività a settimana, muovendosi molto di più rispetto alla Generazione Z. Questo risultato ha avuto un grande impatto sul punteggio di State of Mind di ciascun gruppo. Il 54% della popolazione anziana a livello mondiale pratica regolarmente sport con un risultato positivo sul proprio benessere mentale, riportando un punteggio medio di 67/100. Al contrario, solo il 45% della popolazione appartenente alla Generazione Z (18 - 24 anni) pratica sport e, di conseguenza, corrisponde un punteggio molto più basso rispetto alla controparte più anziana (59/100). Uno dei messaggi chiave che ASICS e io dobbiamo condividere, è davvero chiedere alla Generazione Z di essere coinvolta mag-

giormente nell’esercizio fisico, più di quanto non lo sia attualmente. Le persone pensano che 30 minuti di esercizio siano il minimo indispensabile per sentirsi meglio, ma lo studio Uplifting Minds ha rilevato che possono bastare circa 15 minuti di attività per sollevare il nostro stato mentale, anche dopo lunghi periodi di inattività. Sì è un altro fattore chiave che ASICS ed io abbiamo scoperto nella nostra recente ricerca. Si pensa comunemente che per vivere il beneficio dello sport sia necessario muoversi a lungo. Tuttavia, abbiamo mostrato che solo poco più di 15 minuti di movimento sono sufficienti per percepire un beneficio. 15:09 minuti per la precisione. Volendo inserire per un momento questa scoperta nel contesto dello State of Mind Score dell'Italia, la statistica prova che non ci vorrebbe un impegno così esteso per iniziare a portare l’indice verso la media globale. Anche solo un periodo di esercizio relativamente breve sarebbe un ottimo modo per iniziare a raggiungere questo obiettivo. Ma come si fa a misurare il reale impatto del movimento e cogliere il suo effetto su scala mondiale? Esistono diversi modi per misurare l'impatto del movimento sul corpo, ma non è così semplice quantificare l'impatto effettivo che ha sulla mente delle persone. Pertanto, per comprendere più in dettaglio il legame tra movimento e psiche, abbiamo invitato 37.000 persone da tutto il mondo a muoversi con noi come parte del nostro State of Mind Index. Per trarre conclusioni scientifiche su più aree geografiche e attività sportive, dovevamo trovare un modo affidabile e standardizzato che consentisse alle persone di comprendere gli effetti del movimento sulla propria mente. Sulla base di una prima fase di ricerca, condotta utilizzando la tecnologia EEG, abbiamo sviluppato lo strumento

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Mind Uplifter che permette di simulare il metodo di studio EEG su scala globale e di cogliere lo stato emotivo e cognitivo delle persone, prima e dopo l'esercizio fisico. Chiunque utilizzi Mind Uplifter può visualizzare gli effetti del movimento sulla propria mente, forse per la prima volta. I dati anonimi dello strumento alimentano lo studio in tempo reale, sotto forma di mappa interattiva. Migliaia di persone hanno partecipato caricando il proprio stato di Mind Uplift e fornendo preziose informazioni. Come ha dichiarato Gary Raucher (Employer Value Proposition ASICS EMEA) l’attenzione che il brand sta riponendo sul potere edificante che lo sport e il movimento hanno non solo sul corpo, ma anche sulla mente, non è mai stata così importante. Gli ultimi due anni sono stati duri per la salute psichica di molti. Anche se non è la risposta per tutti, l'esercizio fisico può fare la differenza. ASICS spera così di ispirare sempre più persone a muoversi, anche solo per 15 minuti, e sentire così i benefici su corpo e mente.

Chiunque utilizzi Mind Uplifter può visualizzare gli effetti del movimento sulla propria mente, forse per la prima volta. I dati anonimi dello strumento alimentano lo studio in tempo reale, sotto forma di mappa interattiva.


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ON, Hiking e Mental Health, un’escursione per fermare la ruminazione L’estrema urbanizzazione senza spazi naturali, i ritmi serrati, il traffico e tanti altri fattori portano sempre più stress nella vita di chi abita le città. Fare un’escursione in natura potrebbe essere una soluzione per ritrovare un miglior benessere mentale.

Quante volte ti sarà capitato di voler fuggire per concederti un momento, solo per riuscire a respirare a pieni polmoni e fermare quel flusso inarrestabile di stress e pensieri negativi? Non preoccuparti, è sempre più comune e sempre più frequente. Già dal 2015 ci sono diversi studi (citiamo uno dei più interessanti, svolto da Stanford Woods Institute for the Environment) che dimostrano che bastano 90 minuti di passeggiata in un contesto naturale per contrastare la ruminazione, ovvero l’eccessivo focus su pensieri negativi che spesso sfocia in un loop senza fine. Non basta il movimento fisico per stare meglio, serve anche un contesto adeguato: la stessa distanza e modalità di camminata svolta in una zona trafficata non aiuta minimamente ad abbas-

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sare i livelli di stress e ruminazione. Dal 2015 questi studi sono proseguiti da parte di diversi istituti, e alcune aziende outdoor hanno iniziato ad utilizzare queste informazioni per riuscire a sensibilizzare quanto possibile, aspirando ad un pianeta con abitanti più felici e rispettosi di ciò che li aiuta a rimanere tali: la natura. Una di queste aziende è On che di recente ha voluto soffermarsi sui benefici fisici ma soprattutto mentali delle escursioni in natura. Infatti, On in diverse occasioni ha citato studi che hanno rilevato che bastano solamente 120 minuti alla settimana di cammino immersi nella natura per avere maggiori probabilità di sentirsi in buona salute. Ma vediamo di pre-


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On in diverse occasioni ha citato studi che hanno rilevato che bastano solamente 120 minuti alla settimana di cammino immersi nella natura per avere maggiori probabilità di sentirsi in buona salute. ciso come la combinazione tra hiking e natura sia potenzialmente benefica per mente e corpo. Innanzitutto l’escursionismo ha la capacità di aumentare l’afflusso di sangue al cervello, migliorando in questo modo le connessioni neurali nelle aree che controllano le funzioni cognitive e in particolare la memoria. Inoltre, sempre stando al già citato studio di Stanford, si è scoperto che l’attività all’aria aperta calma l’area legata alle malattie mentali, riducendo la tendenza a pensieri negativi e, in piccola parte, alla depressione. Dal punto di vista fisico, un’altra potenzialità delle escursioni in natura è l’aumento della resistenza e il rafforzamento di ossa e muscoli. Per dimostrare tali benefici, diversi ricercatori hanno studiato gruppi di ultrarunner di alta quota che si allenano due volte alla settimana per sei settimane. Il risultato è un netto distacco di tempo impiegato a stancarsi rispetto alla media, ben il 35% di tempo di resistenza maggiore. Inoltre, ad ogni passo lavorano ben sei gruppi muscolari diversi e, come anticipato precedentemente, l’impatto sollecita e rafforza le ossa. On ha raccolto tutti questi dati con lo scopo di sensibilizzare sul tema e fornire gli strumenti giusti per accompagnare le persone in questo percorso di riconciliazione con la natura, con la propria mente e con il proprio corpo. In questo modo, permette all’escursionista di sentirsi libero di godersi l’esperienza senza doversi preoccupare di comfort, pioggia o tipo di terreno.

Ti consigliamo una scarpa che potrebbe supportarti nel tuo prossimo viaggio in natura, partendo dalle strade asfaltate fino ai sentieri più nascosti dei boschi vicino casa.

Cloudtrax La scarpa di On sviluppata per hiking risulta super versatile per chi cambia terreno, ideale per chi vive in città e ama spostarsi in natura una o più volte a settimana. Questo è possibile in particolare grazie alla suola Missiongrip, con diversi sistemi di trazione che aiutano l’aderenza anche su punti tecnici o sentieri rocciosi. L’intersuola resistente si combina con i morbidi elementi CloudTec offrendo stabilità, precisione e ammortizzazione, il risultato è un comfort costante. Un mesh

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traspirante e un tessuto idrorepellente danno il tocco finale alle performance, rendendo Cloudtrax una scarpa che non teme né attività intensa, né cambi climatici. Un ultimo punto che per noi è degno di nota, è la realizzazione con oltre l’85% di poliestere riciclato, inoltre, più del 15% dell’intera scarpa è proveniente da materiali riciclati.

Una scarpa che non teme né attività intensa, né cambi climatici. Realizzazione con oltre l’85% di poliestere riciclato, inoltre, più del 15% dell’intera scarpa è proveniente da materiali riciclati.


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Le 10 regole del trail running BY TOMMASO BERNACCHI

Natalia Schneider condivide i suoi tips and tricks per il trail running

Ho avuto l’occasione di farmi dare qualche consiglio sul trail running da Natalia Schneider, la prima guida trail running autorizzata nella regione tedesca del Chiemgau e parte della deuter Alpine Family. Natalia ha inoltre impiegato la sua esperienza nello sviluppo di Ascender, il nuovo zaino da trail running di deuter.

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Su cosa dovrei concentrarmi quando corro in salita? Rimani sciolto, rilassato e mantieni un ritmo costante. Prova a tenere la schiena dritta mentre corri e il busto leggermente inclinato in avanti. Su terreni molto ripidi, spesso camminare è meglio di correre. Su cosa dovrei concentrarmi quando invece corro in discesa? Correre in discesa richiede la massima attenzione e un passo sicuro: esamina il terreno costantemente, corri il più possibile in posizione eretta e cerca di rimanere rilassato. Infine, utilizza le braccia per mantenere un miglior equilibrio. Quali caratteristiche dovrebbe avere uno zaino da trail running? E che tipo di zaino dovrei usare? Ascender, il nuovo zaino da trail running di deuter, per me è l’esempio migliore: è dotato di spallacci larghi ed ergonomici vest-style con compressione a cordoncino, cinghie sternali sottili e regolabili e materiale morbido sulla schiena in modo da avvolgere il busto per creare una vestibilità senza cuciture. Ascender offre libertà di movimento e zero oscillazione del carico, specialmente quando ci si muove velocemente. Gli spallacci sono dotati di tasche per custodire il necessario lasciando libero accesso in ogni momento a cellulare, borracce, bastoncini ripiegabili o barrette energetiche. Il tessuto principale è al 100% riciclato, PFC-free e certificato bluesign. deuter si impegna per permettere anche alle generazioni future di godere del mondo naturale attraverso una produzione che utilizza meno risorse, un trasporto meno dannoso per l’ambiente, prodotti duraturi e condizioni di lavoro eque. Inoltre, tutti i prodotti deuter sono PFC-free dal 2020.

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Perché i bastoncini sono importanti per il trail running? I bastoncini da trail running aiutano nella stabilità, nell’equilibrio e nel risparmio di energia. L'uso dei bastoncini alleggerisce lo sforzo dei muscoli dei polpacci e delle cosce, distribuendolo in modo più uniforme i muscoli della schiena, delle braccia e delle spalle. Cosa posso fare per evitare infortuni? Continua a lavorare sulla tecnica per eliminare gli sforzi inutili, puoi aumentare lentamente il livello di sforzo per intensità e portata (circa 10% a settimana). Non dimenticare di fare riscaldamento, stretching e defaticamento, non importa quanto tu sia esperto. Come dovrei prepararmi? Porta cibo e acqua a sufficienza e un po' di scorta in caso la corsa duri più del previsto. Per motivi di sicurezza, dovresti portare con te un cellulare completamente carico, un fischietto di sicurezza e un piccolo kit di pronto soccorso. Per quanto riguarda il tempo, a cosa devo fare attenzione? Prima di partire, controlla le previsioni del tempo e tieni d'occhio le condizioni durante la corsa: le nuvole e il vento possono dirci molto sui cambiamenti del meteo. Se non riesci a trovare riparo durante un temporale, accovacciati formando una palla e tieni la testa nascosta. Tieni tutti gli attrezzi metallici lontani e riponi il cellulare nello zaino posizionandolo a una distanza di sicurezza. Mantieni un minimo di 3m tra te e tutte le altre persone o oggetti. Per gli alberi, la distanza è di 10m. Cosa dovrei fare in caso di emergenza? Seguire il codice di pronto soccorso in montagna. Chiama il numero di emergenza generale e preparati a rispondere a queste 5 domande: Dove? Cosa? Quando? Che tipo di lesione? Quanti sono? Poi, valuta la circolazione (e l'isolamento) del ferito. Mettilo in posizione di recupero. Se è disidratato o sta perdendo molto sangue, sollevagli le gambe. Se invece sta arrivando un elicottero, rendi più visibile il luogo dell'incidente, ad esempio con indumenti dai colori vivaci. Per la rianimazione segui questo schema: 30:2 (rapporto compressioni/respiro), 100/min, profondità minima di compressione di 5cm. Come mi devo comportare sui sentieri e nella natura? I sentieri sono un dono e devono essere protetti affinché possano essere utilizzati negli anni. Presta attenzione a cartelli ed avvisi e, se devi fare del cross country, fallo con attenzione: calpesta terreno solido, come rocce o legno, e non le piante. Procedi in silenzio, per non disturbare la fauna selvatica. E non dare mai da mangiare agli animali. Cos'è il codice di condotta del trail running? I trail runner non sono gli unici ad utilizzare i sentieri. Ecco perché essere sempre cordiali ed educati è la regola del galateo del trail più importante di tutti: lascia spazio agli altri per superarti e se superi qualcuno fallo lentamente.

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deuter The Great Ascent with Ascender Chi frequenta la montagna, solitamente punta in alto, concedetemi il gioco di parole. Guarda a nuove sfide, a superare i propri limiti ogni giorno, passo dopo passo, metro dopo metro di dislivello. E per grandi ascese, servono i giusti compagni: qualche amico con la stessa passione e uno zaino che riesca a trasportare tutto il necessario per una corsa in montagna. Vite frenetiche, soprattutto in città, hanno contagiato anche in piccola parte il mondo outdoor tenendo nelle zone urbane lo stress e concedendo alla natura la forza di sfidare sé stessi e la montagna, non solo conquistando il dislivello pattuito in partenza ma avendo anche la libertà di farlo con la velocità che si preferisce. Sono quindi esplose discipline come il trail running e lo speed hiking, la richiesta si è mossa così rapidamente che le aziende hanno dovuto preparare in maniera tempestiva una risposta adeguata. Queste, hanno trovato il modo di proporre prodotti che potessero supportare gli appassionati della nuova corrente, mantenendo un’impronta identitaria riconoscibile senza rinunciare alle performance adeguate. E c’è chi è riuscito a fare anche qualcosa in più: deuter, con il suo nuovo zaino Ascender. Ascender infatti ha la capacità di unire il mondo del trail running e dello speed hiking: abbastanza leggero per la corsa e abbastanza capiente per un’escursione più lunga ma pur sempre in velocità. Non solo, una delle feature a cui deuter non rinuncia è il comfort, fondamentale in ogni prodotto del

brand. Infatti ha dotato l’Ascender di spallacci larghi ed ergonomici che si adattano come un gilet. Questo zaino utilizza anche cinghie elastiche di compressione, cinghie sternali regolabili e un morbido tessuto sulla schiena, caratteristiche che danno vita ad una vestibilità molto simile a quella di un indumento con la capacità di rimanere stabile a prescindere dal tipo di terreno e dall’impatto dei passi. Come anticipato in precedenza, ha una capienza tale da permettere il trasporto del necessario: all’interno dello scomparto principale, infatti, presenta una tasca in rete elasticizzata in modo da custodire il contenuto e mantenerlo stabile. Inoltre, gli spallacci sono dotati di tasche facili da raggiungere anche in piena attività, il consiglio è di custodirci ciò che vi può essere comodo a portata di mano, dalle borracce al cellulare, fino a GPS e fazzoletti. Un’altra feature molto comoda da utilizzare è la fondina sulla parte anteriore di uno dei due spallacci, che permette di accedere velocemente al bastone pieghevole senza doversi fermare durante l’attività. A livello di stabilità, Ascender lavora attraverso le cinghie di compressione

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regolabili che assicurano la compattezza sulla schiena, riducendo al minimo le oscillazioni del carico sia in salita che in discesa. Il sistema dorsale deuter Lite lo rende molto comodo ma, in caso si volesse acquisire ancora più leggerezza, è possibile rimuovere l’imbottitura dorsale perdendo 15 grammi di peso complessivo. La protezione anticondensa sul retro completa le performance dello zaino, assicurando che gli oggetti all’interno non vengano intaccati dall’umidità. Ha un utilizzo unisex che si differenzia in due misure: una versione da 7 litri (315g) ideale per le escursioni veloci con equipaggiamento minimo. La seconda versione da 13 litri (340g) ha uno spazio e un dorso più lungo, adatta per escursioni più durature con un carico più notevole. Per concludere, ci tengo a darvi un’ultima info: il tessuto del corpo di Ascender è prodotto al 100% con materiali riciclati ed è certificato bluesign. E come tutti i nuovi prodotti deuter dal 2020, Ascender è anche PFC free. Un ottimo modo per andare in natura cercando di rispettarla il più possibile.


Correre come Panificare Davide Palluda BY DENIS PICCOLO

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Davide Palluda nasce 51 anni fa da una famiglia con un completo disinteresse verso la cucina, fin dalla scuola alberghiera rimane affascinato dall’ingrediente e questa passione lo porta a pellegrinare tra ristoranti internazionali formandosi attraverso differenti tipologie di cucina. A 24 anni arriva la svolta: l’occasione di aprire un ristorante nell’asilo dove era cresciuto, a Canale nel Roero in Piemonte nasce “all’Enoteca”, che si contraddistingue per una cucina semplice ed elegante, riconosciuta anche da Michelin con una stella nel 2000. Cuoco ma anche runner, in natura ha imparato a conoscere la bellezza delle zone dove è cresciuto perché: “una cosa più la conosci, più la rispetti.” Il tuo primo ristorante era già questo? Sì, era l’asilo in cui andavo da piccolo. Mi ricordo che dormivamo in quella che ora è la cucina, mi ricordo il profumo del minestrone di Suor Angela. Ammetto che non era una suora simpaticissima ma quando cucinava il minestrone con quel profumo buonissimo di basilico… Mi è capitato di chiedermi se arriverò ad emulare il profumo che ricordo. Certi aromi e sapori ci innescano un ricordo che ci fa stare bene, ci dà energia. Nel ’94 non ci ho pensato due volte, a 24 anni ti butti e pensi “se va va, se non va non va”. In cucina c’è bisogno di istinto.

processo chimico, ma il mio corpo si è sentito meglio dopo poche volte. Consiglio sempre di iniziare come me, con qualcuno che lo sappia già fare e che riesca a dare consigli su movimenti e scarpa giusta. Oggi corro tre volte a settimana, cambio gli orari durante l’anno e la mia vita è nettamente migliorata. Immagino che qui nel Roero sia stupendo correre. Sì, ci sono dei percorsi meravigliosi. Più corri e più ti immergi nel territorio e nella natura, più rispetto ne hai. Se noi camminassimo di più nel nostro territorio, non ci sarebbe tutta questa cartaccia per terra. La corsa o la camminata veloce ben fatta ti cambia la vita, ti fa apprezzare di più il cibo, ti dà consapevolezza del tuo fisico: lo sport all’aria aperta fa stare davvero bene, sia a livello fisico che mentale.

Il tuo primo ristorante che impronta aveva? Sicuramente una cucina più semplice, priva di complicazioni, ma dopo poco tempo mi sono accorto che potevo fare di più. A 27 anni ho cambiato marcia e ho vinto diversi premi: Giovane dell’Anno per l’Espresso, Giovane dell’Anno per il Gambero Rosso, la stella Michelin. Tutto velocissimo.

C’è qualcosa nel running che si può associare alla cucina? La tecnica della panificazione artigianale. L’attesa, la performance, la preparazione, i tempi precisi, l’attenzione ai dettagli. L’idea del pane che non è semplice supporto ma portata del menu, se sbagli qualcosa nella panificazione ne viene compromesso il risultato finale. Fare il pane (e cucinare in generale) è un atto d’amore verso gli altri, la corsa è un atto d’amore verso se stessi.

Invece quando è nata la tua passione per lo sport? Andavo in bici senza mai eccellere, ho pedalato con regolarità fino ai 32 anni. Poi ho avuto una sorta di blackout tra lavoro, figli e famiglia e non ho più avuto molto tempo. Su consiglio di amici ho iniziato a correre e, sarà qualche

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Oggi hai corso con il modello Saucony Endorphin Edge, una scarpa decisamente innovativa e tecnologica. Come in un piatto, anche dietro una scarpa c’è molto di più della semplice apparenza. Hai toccato uno dei temi più importanti dell’ultimo decennio. Oggi si è arrivati a una cucina più etica che estetica. Le scarpe che ho provato non mi hanno stupito soltanto per forma, leggerezza e bellezza, mi hanno stupito perché mi sembrava di non indossarle. A volte in un piatto non conosci tutto il processo per realizzarlo (e non serve conoscerlo) ma ne apprezzi il gusto, il risultato finale. Questo è identico per questa scarpa, non sono a conoscenza di tutti i suoi aspetti tecnici e della ricerca e sviluppo di chi l’ha ideata, ma ne apprezzo le sue performance. Non possiamo essere esperti di tutto, ma quando trovi un piatto (in questo caso un prodotto) equilibrato lo senti e lo riesci ad apprezzare. Semplice perché privo di complicazioni, togli il superfluo per concentrarti sulle cose che davvero fanno la differenza.

ponese e asiatica in generale, molto moderna e complicata. Abbiamo scoperto che se qualcosa è tagliato in un certo modo si può mangiare in un solo boccone. Sono molto affascinato da questa cucina, nonostante non la usi molto. Tornando allo sport, hai fatto da poco la tua prima gara di trail, è vero? Sì, mi è piaciuto da matti. Forse il contatto più completo con la natura, con posti meravigliosi, meno pettinati. Mi è piaciuta l’idea di corsa per vivere appieno il territorio che mi circonda. Si dice che mentre corri una gara pensi sempre che non ti sei mai allenato abbastanza. Bravissimo, quello è il senso della vita però! L’ambizione, gli obiettivi. Cosa c’è di sbagliato nell’avere obiettivi? È fondamentale, lo sport insegna a non mollare, a fare di tutto per raggiungerli. Se dovessi dare un consiglio ad un ragazzo giovane è quello di sognare in grande, pensare di diventare il più bravo al mondo, di lasciare il segno, di trovare il tuo stile.

Un piatto che hai mangiato che avresti voluto inventare tu? Sono tantissimi, uno dei piatti che mi ha impressionato è stata l’insalata di Enrico Crippa (Piazza Duomo, Alba). Mi chiedevo “come può essere golosa una cosa così bella?”Alla fine, era molto più golosa che bella.

A volte in un piatto non conosci tutto il processo per realizzarlo (e non serve conoscerlo) ma ne apprezzi il gusto, il risultato finale. Questo è identico per questa scarpa, non sono a conoscenza di tutti i suoi aspetti tecnici e della ricerca e sviluppo di chi l’ha ideata, ma ne apprezzo le sue performance.

Quale cuoco ti ha ispirato? Parecchi, ognuno mi ha ispirato per cose diverse. Ho sempre cercato di seguire i consigli di Marchesi su impegno, eleganza, esempio come alta forma d’insegnamento. Ho guardato alla Francia per il rigore, alla Spagna per l’estro, all’Oriente per la leggerezza. Mettendo insieme queste cose è nato il mio stile. C’è una cucina che si sta evolvendo che rappresenta un riferimento per te? Sarebbe normale che ti parlassi della cucina scandinava, fatta di fermentazione e acidità. Tuttavia, non è un’evoluzione ma una scoperta per noi europei. Per quanto mi riguarda direi la cucina giap-

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Sull’Everest, per toccare il cielo Andrea Lanfri BY F R A N C E S C O STAT I

L’alpinista e paralimpico lucchese, ambassador Ferrino, ha raggiunto la vetta più alta del mondo e stabilito il record per il miglio in corsa più veloce e alto del mondo. Andrea Lanfri ce l’ha fatta. L’atleta paralimpico toscano, che nel 2015, a 29 anni, ha perso le gambe e sette dita delle mani a causa di una meningite con sepsi meningococcica, ha scalato l’Everest con l’aiuto della guida alpina Luca Montanari. È il primo nella sua condizione a riuscirci, e non è il solo record raggiunto in questa spedizione: Lanfri, prima della scalata, ha stabilito anche il record del mondo sulla distanza di un miglio ad alta quota, stoppando il cronometro a 9 minuti e 48 secondi. Un’impresa nell’impresa compiuta dal primatista italiano dei 100, 200 e 400 metri piani paralimpici che, nonostante il regolamento attuale gli impedisca di correre su pista, conserva la passione per l’atletica e la abbina a quella per l’alpinismo. Lo abbiamo intervistato al termine della scalata per parlare del suo percorso, dei suoi obiettivi e della vista dalla vetta più alta del mondo.

uscito, mi sono chiesto: perché non provare ad andare più in alto? Volevo testare i miei limiti e alzare l’asticella Otto anni fa, l’evento che ti ha cambiato la vita. Che ricordi hai di quei giorni? È iniziato tutto il 21 gennaio 2015. Mi sono svegliato intorpidito, avevo tanto freddo. La mia fortuna è l’aver chiamato la guardia medica: quando sono arrivati mi hanno trovato nel letto in stato comatoso. Di quel giorno ricordo solo la telefonata. Poi, due mesi dopo, mi sono svegliato all’ospedale di Lucca. Ero passato anche per quello di Firenze, ma non ne ho memoria. Ho sognato per due mesi, ricordo ancora le immagini di quel lungo sonno, di quella realtà parallela in cui ero bloccato senza saperlo… Al risveglio non avevo la minima idea di cosa fosse successo, non riuscivo a muovere né le braccia, né le gambe, tantomeno a parlare. Comunicavo con una lavagnetta spostando gli occhi sulle lettere, un procedimento lento e faticoso, anche perché ero tracheotomizzato e respiravo attraverso un tubo. Le prime settimane sono state dure, stranianti, mi sentivo isolato, nonostante la dottoressa che mi aveva in cura mi avesse

Quando hai pensato che scalare l’Everest fosse una possibilità? Da dove nasce l’idea di compiere questa impresa? Nasce dall’idea di sfidare me stesso, più che la montagna. Nel 2019 ero andato in Ecuador per scalare un tremila, dopo esserci ri-

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raccontato tutto quello che mi era successo. È stato il momento peggiore. Avevo ancora tutti i miei arti, ma provavo un dolore fortissimo e continuo a mani e piedi, nonostante gli antidolorifici. Sono stato in questa condizione stazionaria per qualche mese, poi il quadro clinico è peggiorato a fine aprile a causa della setticemia. Mi hanno messo in come farmacologico e mi hanno “tagliato” per quello che sono adesso.

un po’ per la forma fisica. Inoltre, a causa dello sforzo e del poco allenamento avevo rotto uno dei muscoli che si erano atrofizzati e sono dovuto stare due settimane fermo: non potevo muovere il tronco, né il bacino, né il collo. Nei mesi successivi sono migliorato sotto tutti i punti di vista, piano piano ho ripreso tutte le mie attività. Anzi, neanche troppo piano: i medici mi parlavano di 2/3 anni prima di tornare alla normalità, io ci ho messo circa 11 mesi. Poco prima di Natale ho iniziato ad allenarmi in pista con le protesi da corsa: posso dire di aver fatto riabilitazione correndo, anche se gli esercizi che facevo erano solo stare in piedi con le lame. A causa dei farmaci inoltre avevo tutti i sensi compromessi, la vista era molto calata, i capelli erano caduti, ma allenarmi ha accelerato molto il ritorno alla normalità.

Com’è stato ripartire dopo le amputazioni? I medici mi avevano preparato a questa eventualità e, per così dire, non vedevo l’ora. Dal mio risveglio alle amputazioni è come se avessi portato un peso: il dolore che avevo, soprattutto ai piedi, mi tormentava giorno e notte, se avessi potuto me li sarei tagliati da solo. Al mio risveglio sono spariti entrambi: loro e il dolore. Stavo veramente molto bene in quel momento, quando avevano tagliato, mi sentivo sollevato. Sono sempre stato convinto che avrei trovato il modo per ripartire, nonostante tutto. Mi avevano parlato delle protesi, non sapevo minimamente cosa fossero e come si usassero, ma ero curioso e impaziente di ripartire. Certo, dopo tutto quel tempo fermo dovevo “reimparare a camminare”: dei sei mesi passati in ospedale, quattro di questi sono stato nutrito artificialmente, ho perso 27 chili, ero scheletrico e avevo la muscolatura atrofizzata. Una volta avute le prime protesi, ad agosto 2015, ho subito provato a ripartire, ma il fisico non reggeva la mia voglia di ricominciare. Ricordo un mio primo tentativo di trekking sull’Appennino tosco-emiliano sul Monte Prado. Avevo queste protesi da due settimane, volevo andare a fare una passeggiata in montagna, in questo bosco. Lo ricordavo semplice e corto, invece dopo neanche due chilometri ero distrutto, perdevo l’equilibrio, cambiavo continuamente i bastoni. In quel momento era tutto difficilissimo e faticoso, un po’ per la novità dell’approccio,

Qualche anno fa ti eri cimentato nell’atletica, stabilendo numerosi record. Poi, un cambio di regolamento ti ha impedito di continuare a competere, ma il pallino per la corsa ti è rimasto e lo hai portato con te, sull’Everest, cercando di compiere un’impresa nell’impresa… La corsa, per me, è stata il simbolo della ripartenza. La inserisco in tutti i miei progetti, anche in “From 0 to 0” dove unisco alpinismo, bici e atletica. Quando programmavo la scalata all’Everest volevo trovare il modo di inserirla nel progetto: all’inizio ho pensato di correre al campo base, però il suolo non era adatto a causa della sua morfologia. Guardando le cartine, abbiamo individuato il villaggio di Gorakshep, a tre ore dal campo base in Nepal, dove c’è una superficie piana, sabbiosa, abbastanza grande e ampia per permettermi di tentare un’impresa nell’impresa: il record del miglio in corsa più veloce e in alto del mondo. Il Guinness World Record mi aveva dato i parametri per come svolgere la cosa: mi ha chiesto di filmare il tutto da varie angola-

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zioni, di misurare la distanza con un metro e di stare sotto i 10 minuti e 30 secondi. Il primo aprile eravamo in quel villaggio e, dopo alcune prove per trovare la zona giusta con la consistenza adeguata del terreno per non far affondare le lame (le stesse che usavo sulle piste di atletica), sono partito. Ho iniziato da solo, ma durante la corsa si è radunato sul posto il pubblico delle grandi occasioni: bambini, gente del posto, cani che mi seguivano… È stato un momento molto animato, diciamo che ho dato un po’ di spettacolo: di sicuro ai locali non capita tutti i giorni di incontrare persone nelle mie condizioni. Alla fine, dopo 9 minuti e 48 secondi, ho tagliato il traguardo. Nell’ultimo tratto ho dato tutto quello che avevo e all’arrivo sono rimasto fermo a terra almeno un quarto d’ora a recuperare ossigeno… Date le condizioni del tracciato (di soli 100 metri) e del contesto (ero a oltre 5mila metri) di sicuro è un record che posso migliorare, ma è comunque una soddisfazione enorme.

2019. Mi sono sentito finalmente felice: era un’emozione che cercavo di immaginarmi tutte le volte che mi allenavo, ma è stata anche meglio di quanto mi aspettassi! Il tempo era bello, c’era un po’ di vento, ma a destra avevo l’alba, davanti le bandierine della vetta, a sinistra l’ombra dell’Everest in un triangolo perfetto. C’è un messaggio che vuoi lanciare con quest’impresa? Se si vuole, con determinazione e con amore per quello che si sta facendo, si possono raggiungere obiettivi impensabili, immaginabili. Prima della malattia ho sempre amato la montagna, l’ho sempre frequentata. Poi, dopo la meningite, aveva messo in dubbio tutto. Tante persone mi dicevano che non sarei mai tornato a fare quello che facevo prima. Questa scalata è stata la dimostrazione che non solo sono tornato a fare quello che facevo prima, ma ho fatto ben di più. Merito della dedizione, dell’allenamento e dell’amore per quell’ambiente, un contesto che mi fa dimenticare la fatica e il dolore. Peraltro, a differenza di un normale alpinista o di un normale trekker, oltre alla fatica per me c’è una percentuale di sopportazione del dolore dato dall’uso delle protesi e dal contatto coi monconi. Arrivato in vetta ho riflettuto su quante cose mi sarei perso se tutte le volte che ho avuto difficoltà e sono caduto non mi fossi rialzato. Non avrei mai pensato di arrivare a vedere quello che ho visto da lassù: ha ripagato tutte le fatiche spese da quel fatidico giorno a oggi.

Che emozioni hai provato quando sei arrivato sulla vetta più alta del mondo e hai finalmente toccato il cielo “con tre dita”? L’emozione più grande di sempre non l’ho provata in vetta, ma quando l’ho vista. Eravamo all’inizio dell’Hillary Step, nel punto della cresta, e lì si vedeva questa punta. Inizialmente ero in dubbio, mi sono chiesto “è quella lì la vetta?” e guardando il GPS notavo che eravamo già molto in alto. Ho chiesto allo sherpa e, quando me l’ha confermato, mi era presa fretta, la furia di arrivare. Tant’è che ho accelerato un po’ e questo mi ha costretto a fermarmi numerose volte a causa dell’affanno. Mi sono emozionato più durante questo percorso che in cima perché nel mentre ho ripensato a tutto quello che avevo fatto per arrivare lì, a tutte le persone che avevo conosciuto, a tutti quelli che mi avevano aiutato, ho visto un po’ chiudersi questo cerchio aperto nel

Tante persone mi dicevano che non sarei mai tornato a fare quello che facevo prima. Questa scalata è stata la dimostrazione che non solo sono tornato a fare quello che facevo prima, ma ho fatto ben di più.

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B Y S I LV I A G A L L I A N I

PHOTOS ERIC FALLECKER

Jason Antin In search of Alpenglow Jason Antin è cresciuto in New Englad, sulla costa orientale degli Stati Uniti. Da ragazzino non gli interessavano le montagne: il suo cuore batteva per gli sport tradizionali americani, in particolare per il football. È stato solamente dopo la laurea che Jason ha preso la strada delle montagne: prima come volontario, poi come guida alpina, e adesso il Colorado è la sua casa. “Essere una guida non è solo un lavoro. È un’attitudine.” sostiene. “Si tratta di ascoltare, di capire le persone, che più che clienti sono tuoi ospiti. Devi comprendere loro e le loro storie, essere con loro e dar loro gli strumenti per scrivere assieme un nuovo e memorabile capitolo.”

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Anche quanto non accompagna altre persone in montagna Jason si diverte a muoversi velocemente in quota su tutte le tipologie di terreno: sentieri, roccia, ghiaccio o neve. Lunghe giornate in montagna con tanti sorrisi è quello che cerca.

pevolezza molto alta in tutte le attività di alpinismo, arrampicata e scialpinismo. Inoltre ti offre l’incredibile possibilità di passare molto tempo in montagna con persone che sono felici di essere in quell'ambiente almeno quanto lo sei tu. Per quanto riguarda le difficoltà, è un lavoro fisicamente faticoso e in Nord America c'è ancora strada da fare per rendere questa professione riconosciuta come in altre parti del mondo.

A Jason Antin, e ad altri quattro custodi silenziosi della cultura alpinistica, il brand altoatesino Salewa ha dedicato una serie di filmati cortissimi che, insieme, compongono il ritratto a più sfaccettature del mestiere di guida alpina. Disponibili su: salewa.com/it-it/una-mountain-story

Si dice spesso che la montagna sia una maestra di vita. A te cosa ha insegnato? La montagna mi ricorda sempre di essere rispettoso dell'ambiente di cui sono ospite e che avrò sempre da imparare da essa. Non ci sono veri esperti in montagna, ma solo studenti. Ci sono anche così tante cose che la montagna ti regala, che mantenendo un'attitudine positiva non te ne stancherai mai.

Jason, qual è stata la tua prima esperienza come guida alpina? E cosa facevi prima di diventarlo? La mia prima esperienza è stata nel 2008, quando mi sono offerto volontario per accompagnare in montagna persone con disabilità per un'organizzazione non profit di Boston, chiamata Waypoint Adventures. Ho anche lavorato come preparatore atletico di allenamento funzionale, attività che tuttora svolgo per chi si vuole preparare alle attività in montagna. Ma prima ancora, ho lavorato nel mondo aziendale in Fidelity Investments e come agente di polizia part time.

Si parla molto di tutela dell'ambiente montano in quanto il cambiamento climatico che sta avendo un forte impatto anche in questi luoghi. In montagna sono visibili questi cambiamenti secondo te? Sì, soprattutto si possono notare nell’alpinismo estivo. Di solito c'è una sequenza temporale precisa per scalare molte vie classiche in Nord America, dove dipendi fortemente dalla tua capacità di muoverti in sicurezza sul terreno ghiacciato. Oggi sembra che anno dopo anno la stagione stia arrivando sempre prima.

Com’è la tua vita di guida alpina? In inverno le mie principali attività sono l'ice climbing, lo scialpinismo e i corsi di sicurezza in caso di valanga. In estate invece passo all'alpinismo e all'arrampicata. Poi ci sono le stagioni intermedie in cui, a seconda delle condizioni della neve in quota, pratico un mix tra queste attività. Inoltre ogni anno faccio circa quattro spedizioni all'estero coi miei clienti, verso destinazioni sempre diverse. In tutto passo circa duecento giorni l'anno ad accompagnare le persone in montagna.

Molte persone tendono un po’ a “romanticizzare” la professione di guida. Cosa ne pensi? Per essere una buona guida devi essere abile nel muoverti in montagna, ma non è l'unico aspetto che ti rende tale. Essere una buona guida significa anche avere buone capacità interpersonali, essere pazienti, essere un buon insegnante e provare gioia nel condividere esperienze con le persone che ti circondano. Non riguarda solo l’essere in montagna e muoversi di propria iniziativa.

Quali sono gli aspetti positivi e negativi del tuo lavoro? Penso che l’aspetto più positivo sia il fatto che ti dà una motivazione quotidiana per cercare di diventare un alpinista sempre migliore. Questo lavoro ti impone la responsabilità di mantenere al massimo livello la tua competenza e la tua forma fisica, e una consa-

Cos’è il progetto Beat Monday? L'idea è nata insieme a Mike Chambers, che è il mio compagno di avventure in montagna e in generale

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nella natura, quando ancora lavoravo in ufficio dalle 9 alle 5. Eravamo frustrati dal fatto di non riuscire a trovare il tempo necessario per pianificare i viaggi e le avventure che avevamo in testa. Così abbiamo trasformato questa limitazione in una opportunità, cercando di ottenere il massimo dai nostri weekend, sapendo di avere a disposizione 64 ore, dalle 5 del pomeriggio del venerdì alle 9 di mattina del lunedì, per le nostre attività. Abbiamo cominciato a documentare queste nostre spedizioni che ora sono diventate una serie su Outside TV.

guide ci esercitiamo costantemente, quindi quando cerchiamo di raggiungere obiettivi più grandi sono tutte cose che aiutano. Parliamo un po' di attrezzatura. Hai notato dei cambiamenti per quanto riguarda l'equipaggiamento nel corso della tua carriera di guida? Sì, il primo è la prevalenza di attrezzatura leggera da sci da backcountry, sembra essere la norma ultimamente mentre dieci anni fa non lo era. Un altro aspetto che mi viene in mente riguarda le corde, che sono sempre più sottili. Anche gli attrezzi da ghiaccio e i ramponi ora sono molto più leggeri ed efficienti.

Quando non lavori come guida passi comunque la maggior parte del tuo tempo in montagna? Il tuo approccio ad essa è cambiato da quando sei diventato guida alpina? Durante il corso degli anni mi sono appassionato a diverse discipline: trail running, hiking, sci, arrampicata su roccia o alpinismo. È un'evoluzione costante e spesso mi lascio ispirare anche da attività lontane da me ma che potrebbero migliorarmi come guida. Ad esempio una disciplina in cui sto cercando di diventare più forte in quanto guida è lo sci e durante l'ultimo anno ho imparato a padroneggiarlo meglio. Su scala più ampia, ho due bambini, uno di cinque e uno di due anni, quindi il mio tempo in montagna è diventato più prezioso, cerco di viverlo non solo per me stesso ma di trovare modi per condividerlo con la mia famiglia.

Qual è il tuo pezzo preferito della collezione Salewa? Ho ricevuto da poco la nuova giacca Agner Durastretch Anorak, e devo dire che grazie alla sua elasticità è la giacca perfetta per l’arrampicata su roccia come la intendo io. Gli sviluppatori hanno avuto diverse buone idee. Ciò che trovo strabiliante è che un indumento così semplice possa essere anche così funzionale. Trovo molto pratiche anche le due tasche interne, dove puoi infilare le scarpe da arrampicata o tenere i guanti al caldo durante le soste. Supponiamo che ti venga affidata la direzione del Product Team di Salewa per un anno. Come lo gestiresti? Vivo in Nord America dove c'è una enorme varietà di ambienti, temperature e paesaggi. Quindi organizzerei un road trip partendo da dove sono cresciuto, nel New England, e muovendomi verso ovest per testare l'attrezzatura Salewa su una varietà sempre diversa di terreni. Dalla neve al ghiaccio alla roccia, partendo dall’inverno del nord-est con arrampicate su ghiaccio e sciate in un clima molto più umido, per poi fermarmi nei vari luoghi di arrampicata del paese, fino ad arrivare nel profondo ovest, in Colorado, per poi spostarmi infine in climi desertici come in Utah. Meta finale sarebbe la California e poi il parco nazionale delle North Cascades per godere dei frutti dell'arrampicata alpina nello stato di Washington.

Quali sono le tue salite preferite? Scalare su terreni spesso più facili per il tuo grado di preparazione pensi ti aiuti comunque a raggiungere obiettivi più grandi? Mi vengono in mente due salite. Una richiede molta resistenza, mentre l’altra piace a tantissime persone. Sto parlando di Cassin Ridge sul Denali e Infinity Loop sul Monte Rainier. Scalare verso obiettivi per me moderati dà una profonda comprensione del rischio oggettivo poiché sono cose a cui pensi costantemente in quanto guida. E questo mi permette di applicarlo anche ad altre attività. Questo vale anche per le competenze tecniche. In quanto

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Clean Climbing Fallire per Sopravvivere BY E VA TO S C H I A PATAG O N I A D O C U M E N TA RY

“C’è una parola per dirlo, e la parola è pulito. Arrampicare con solo dadi e cordini come protezione è arrampicare pulito. Pulito perché la roccia è lasciata inalterata dal passaggio degli scalatori. Pulito perché niente è martellato nella roccia né poi estratto, lasciando una cicatrice nella roccia e rendendo l’esperienza per gli scalatori che vengono dopo meno naturale. Pulito perché le protezioni dello scalatore lasciano poco il segno della sua salita. Pulito è arrampicare la roccia senza cambiarla, un passo più vicino all’arrampicata organica per l’uomo naturale.” Queste, tradotte dall’inglese, sono le parole con cui Doug Robinson apre il suo articolo “The Whole Natural Art of Protection”, uscito nel catalogo della Chouinard Equipment nel 1972. Sono parole dritte, che vanno subito al punto: bisogna farla finita subito di scalare con i chiodi rovinando la roccia per sempre. Sono parole ancora più forti, se si viene a conoscenza del fatto che Robinson era un impiegato della Chouinard Equipment il cui prodotto più venduto erano, per l’appunto, i chiodi. Contro ogni logica di mercato, Yvon Chouinard, Tom Frost, e lo stesso Doug Robinson, decisero di lanciare una bomba nel mondo della scalata non solo producendo nuove protezioni che lasciassero la roccia intatta, ma anche iniziando così a parlare di uno

nuovo movimento in cui lo stile contava di più della conquista: il “clean climbing”. Oggi, 50 anni dopo l’uscita del catalogo, Chouinard sostiene che il movimento ha fallito. Certo, se si pensa allo sviluppo delle falesie con i loro sicuri e definitivi spit (per non parlare degli scavi) si potrebbe pensare che il clean climbing, in senso di arrampicata tradizionale, è veramente praticato da pochissimi individui: delle piccole gocce d’acqua in un oceano in ampliamento. Ma se si aprono gli orizzonti, si allargano le vedute, il clean climbing oggi vuol dire molto di più che il solo scalare usando protezioni rimovibili. Vuol dire rispettare, preservare e, se ci sono persone che oggi oltre a scalare hanno anche voglia

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di far questo, lo si deve anche al movimento del ’72 che, come dice il fondatore di Patagonia, ha fallito. Allora ben venga il fallimento, perché se 50 anni fa un gruppo di persone non avessero iniziato a mettere in discussione il modello d’arrampicata che si stava sviluppando, allora, chissà dove saremmo oggi. Le pareti di roccia verrebbero ancora martellate e scalate in artificiale e non ci sarebbe spazio per vivere delle avventure autentiche. Ecco, il punto centrale del clean climbing, che prescinde da ogni epoca, riguarda mettere davanti l’esperienza al successo. Vuoi vivere un’esperienza pura, selvaggia, o vuoi piegare la natura ai bisogni del tuo ego? Solo preservando i luoghi in cui scaliamo possiamo vivere una vera avventura, altrimenti tanto vale stare nel cemento e scalare sulla plastica. Come scrivevano gli stessi Frost e Chouinard “le montagne sono limitate, e nonostante il loro aspetto massiccio sono fragili” e per questo dobbiamo farci piccoli noi (che all’apparenza, e anche in realtà, siamo minuscoli rispetto loro), essere umili, e imparare anche a rinunciare quando serve.

via in stile alpino perché non si può passare non è allettante quando liberare un grado duro in falesia. Ma vuoi mettere le lezioni che può insegnarti la natura se glielo permetti? Meno artifici metti tra te e la roccia, più l’esperienza si fa pura e più il tuo ego si fa piccolo, più le tue spalle si fanno larghe. Oggi, più che mai, bisogna tornare a ricercare la semplicità, l’essenzialità, non solo per noi e per le nostre avventure lì fuori, ma per chi verrà dopo di noi e avrà l’opportunità di scalare le stesse belle vie che abbiamo avuto la fortuna di scalare noi. Quando si parla di clean climbing bisogna ricordarsi che l’arrampicata come sport (olimpico tra l’altro) è un’altra cosa, e non si possono fare paragoni. Ci sarà sempre chi scala e chi invece fa sport. E non bisogna farsi guerra, si può e si deve convivere. Però ci sarà sempre bisogno di un gruppo di persone che scalino nel modo più essenziale e rispettoso che c’è e che ne parlino e che, eventualmente, falliscano.

“Come tutti i movimenti, l'arrampicata pulita è un verbo. È una pratica che va eseguita, rinnovata e riproposta.” -Mailee Hung

Tutto sta su cosa misuriamo il nostro successo, cosa ci fa sentire soddisfatti a fine giornata. Certo, oggi fare una via trad di un grado al di sotto del nostro limite o ritirarsi da un’apertura di una

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Climbing is not a sport, it's an art Sean Villanueva & Nicolas Favresse BY I L A R I A C H I AVAC C I

L’essenza del climbing raccontata da due climber che sono anche artisti, ma prima di ogni altra cosa amici: Sean Villanueva e Nicolas Favresse. Sean Villanueva O'Driscoll

può essere considerato una forma d’arte? Sicuramente. Come tutti i modi che uno ha per esprimere se stesso, la propria personalità e i propri sentimenti: vivere la vita attraverso l’arrampicata ti insegna molto.

“Vengo diretto da Briançon, ero a casa di Nico.” Esordisce così Sean Villanueva per scusarsi del ritardo. È venuto diretto a Manga Climbing, centro milanese per l’arrampicata indoor dove Scarpa, che è sponsor di entrambi, ha organizzato una giornata dedicata all’arrampicata tra contest, talk e concerti.

Cosa ha insegnato a te? Molte cose, soprattutto a sentirmi a mio agio nelle peggiori situazioni: la capacità di rendere una zona di comfort l’impossibile deriva certamente dall’alpinismo, ma ho anche imparato ad apprezzare la vita in ogni suo aspetto e anche a gestire il rischio.

State progettando qualcosa? Non al momento, Nico sta costruendo una nuova casa e così se ne starà per un po’ tranquillo. Il vostro rapporto va ben oltre l’alpinismo immagino. Stiamo parlando di più di 25 anni di amicizia, è come avere un supporto costante. C’è molto rispetto e ci capiamo al volo l’uno con l’altro e ci sproniamo, senza questo legame forse molte delle cose che ho fatto non sarebbero accadute: sicuramente mi ha influenzato molto e ci siamo spinti e motivati a vicenda. In ogni spedizione c’è qualcosa di speciale, ma con lui so che non mi devo limitare, posso spingermi oltre tutti i limiti che voglio, quando arrampichiamo c’è una bella sintonia.

Anche gestire il rischio è una forma d’arte? In un certo senso, è solo un modo di dare forma alla tua personalità e alla tua vita. Quindi, se l’arrampicata è una forma d’arte, qual è il tuo capolavoro? Non posso proprio scegliere sai? Sarebbe come dire che, tra cinque figli, ne devo scegliere uno solo. È impossibile. Il fatto è che le mie spedizioni sono tutte talmente diverse tra loro, perché ognuna ha qualcosa che la rende incredibilmente speciale. Quando ho completato la traversata del massiccio Fitzroy è stato incredibile, ma ero da solo, quindi, senza un partner, non ho potuto condividere con nessuno quella gioia. Sono prospettive diverse: una spedizione in solitaria ti dà tante cose, ma arrivare a portare a termine un’impresa con

Accanto all’anima da climber tu hai un discreto estro artistico. Non è inusuale vederti in parete o in una spedizione con la chitarra in mano e hai diretto produzioni video sulle vostre imprese. L’alpinismo

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altri climber con cui sei legato da una profonda amicizia ti dà qualcosa in più. O ancora: la spedizione in Groenlandia è stata molto varia perché prevedeva anche una parte di kayaking, mentre in Pakistan ci siamo immersi in una cultura completamente diversa.

se stessi. Per quello che riguarda me cerco sempre di essere il più pulito possibile, di arrampicare lasciando dietro di me poche tracce, ma dipende chiaramente dalla parete che mi trovo di fronte, se credo di potercela fare on-site in un giorno lo faccio, ma altrimenti corde e portaledge ci sono per forza. Il mio principio è sempre quello di rispettare la roccia, lasciarla come l’ho trovata.

La Groenlandia al momento è abbastanza gettonata tra gli alpinisti che vogliono aprire nuove vie, non trovi? Noi siamo stati nella costa est: dopo la traversata dalla Francia siamo scesi nei fiordi orientali e abbiamo passato 45 giorni senza incontrare nessuno, arrampicando su qualunque parete ci facesse scattare qualcosa, eravamo in 4 senza particolari obiettivi se non quello di divertirci.

La popolarità del climbing non rischia di esporre le pareti a uno sfruttamento eccessivo? Il rischio è che l’arrampicata venga sempre più percepita come uno sport, che le persone si concentrino troppo sulla performance tralasciando tutti gli altri aspetti dell’esperienza, che non si può riassumere solo nei gradi che sei riuscito a chiudere. È importante concentrarsi su quello che si prova salendo, non tanto sul risultato.

Con tutto l’hype che c’è sull’alpinismo al momento sono sempre più i climber che vanno a caccia di record o dell’impresa spettacolare. Per me non è mai stato importante fare qualcosa in nome della performance o del record, specialmente in montagna. La bellezza di fare alpinismo è proprio quella di essere libero e fare solo quello che ti va per esprimere te stesso e per stare bene, per divertirti. Credo che la cosa più importante sia essere guidati dalla passione e non dall’ambizione, che non è salutare. La vera spinta è quella che ti porta a fare cose in montagna anche quando nessuno sa che lei stai facendo, ma lo fai perché è quello che ami e sei libero di scegliere il tuo stile di arrampicata: la cosa più importante è quella di essere onesti con

Come mai, secondo te, si sono svegliati tutti adesso? Perché è divertente, non so perché le persone non ci siano arrivate prima sinceramente, ma il fatto che l’arrampicata sia diventata disciplina olimpica credo abbia contribuito molto, come del resto il fatto che ci siano alpinisti e climber che sono diventati molto famosi, o documentari come Free Solo che hanno catalizzato l’attenzione mondiale. Alla fine il climbing è qualcosa che ha la capacità di parlare al cuore delle persone, ma anche di colpire il loro immaginario in maniera molto forte.

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Nicolas Favresse Ci diamo appuntamento telefonico, poi Nico Favresse mi scrive su whatsapp se possiamo rimandare, succede di nuovo, io me lo immagino in qualche posto improbabile del pianeta a tentare l’impossibile invece, quando finalmente riusciamo a parlarci, lui si profonde in scuse, ma sta rifacendo casa. “La verità è che questa ristrutturazione si sta rivelando un’impresa più dura di qualunque spedizione.”

la nostra prima spedizione nello Yosemite abbiamo deciso di farlo anche noi. Ma non c’era dietro un intento di self promotion, o di creare qualcosa di professionale, era più guidato più dalla voglia di avere una bella memoria del viaggio. Però poi ha avuto molto successo… All’epoca avevamo un amico che stava studiando videomaking: ci dette una mano ad editare quello che avevamo girato e, contestualmente, un ragazzo di Alpine Club che aveva seguito il nostro viaggio ci ha spinse a fare un evento per mostrarlo: è così che è nata la nostra esperienza come content creator. La cosa che credo piacque di più è che non era un video in cui facevamo show off di scalate dure o di imprese impossibili, ma era più che altro il racconto del nostro modo di vivere l’avventura e l’arrampicata. Il nostro approccio al climbing è molto simile, ma anche il nostro modo di condividere quello che facciamo: a noi non piace raccontare quanto incredibile o duro sia quello che siamo in grado di fare, ma quello che per noi questo mondo rappresenta.

Mi vuoi dire che non stai arrampicando quindi? Fortunatamente vicino a dove vivo ci sono tantissimi spot dove arrampicare: ho avuto la fortuna di poter scegliere dove mettere radici, quindi ho scelto bene, qui posso sia andare in bici, che arrampicare, che sciare. Dopo aver vissuto per 15 anni un po’ da nomade, girando il mondo per le spedizioni, ho scelto di costruire casa vicino Briançon, in Francia. La tua figura in effetti calza a pennello con quella dell’alpinista un po’ nomade, sul tuo zaino rinvii e chitarra sono sempre bene in vista. Come accade per Sean, la musica non manca mai nelle vostre spedizioni… Esatto, è così. Ma è successo tutto molto naturalmente, suono la chitarra da quando avevo 10 anni: suonavamo sempre, soprattutto durante i viaggi di famiglia. Quando poi ho iniziato a fare i miei primi climbing trip l’ho sempre portata con me, perché è uno di quegli elementi che è in grado di costruire in un attimo un’atmosfera festosa, quindi direi che ha sempre fatto parte anche del mio modo di vivere l’arrampicata.

È nato con questo spirito anche Trilogy of the Alps? (Con questo termine ci si riferisce alla serie di multi pitch 8b+ aperti da climber leggendari nel 1994 e diventata una pietra miliare nella storia dell'arrampicata sportiva. Le vie, che si trovano tra Germania, Austria e Svizzera sono state raggiunte da Favresse in bici, con l’intento di produrre meno impronta carbonica possibile.) Esattamente, in maniera spontanea, come è nato tutto il viaggio: io e Sébastien Berthe siamo partiti con le bici e con il mio cane, senza un'organizzazione precisa, senza prenotare dove dormire, ma semplicemente improvvisando. È stato un modo come un altro per spingerci oltre la nostra comfort zone e tirare fuori qualcosa di autentico legato al nostro modo di arrampicare. Per noi tutto questo poi è utile per darci al 200% all’arrampicata.

È per questo che nei vostri video la musica non manca mai? Il vero fanatico di video di climbing è sempre stato Sean: quando avevamo 15-16 anni lui guardava tutto quello che all’epoca veniva prodotto, e quando andavo a casa sua poi me lo faceva vedere. Ci colpì in particolare il video di questo ragazzo che riprendeva qualunque aspetto del suo viaggio con la telecamera: così quando abbiamo fatto

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Con Sean abbiamo parlato del fatto che oggi nel mondo del climbing si tende ad essere più focalizzati sul risultato e sulla performance che sul godersi l’arrampicata, tu cosa ne pensi? Per me l’approccio al climbing è sempre stato olistico e credo fermamente che più l’esperienza è composta anche da altro e più la tua mente si focalizza su più aspetti e meglio rendi anche nell’arrampicata. Sembrerà assurdo, ma fare cose funky, divertirsi, liberando anche la parte più giocosa di sé per me è un mezzo per connettermi ancora meglio con quella che è l’essenza del climbing. Il bello di divertirsi e rilassarsi è che quando sei in questo mindset è persino più semplice spingere te stesso oltre i tuoi limiti. Per me è sempre stato così: non ho mai pensato “ok ora voglio essere un atleta quindi devo calcolare l’esatta quantità di calorie o mi devo allenare tutti i giorni in maniera intensiva”. Altrimenti finisci col diventare come un robot: provi meno emozioni e sei meno portato a goderti il momento perché sei più concentrato a confrontarti con le tue aspettative. Quando questo accade non sei aperto a prendere quello che viene, a goderti il momento, e neanche ad imparare.

quando facevo le gare. Sono stati anni in cui sentivo forte e pesante la pressione su di me, ma in fin dei conti mi sono reso conto abbastanza presto che non ero veramente io, che quel mood di vita non era il mio. Non ti manca nulla di quel periodo? L’unica cosa che posso vagamente rimpiangere del periodo in cui gareggiavo è che, chiaramente, allenandoti in continuazione sei più forte. E poi hai uno stimolo continuo a migliorare, perché quando c’è qualcuno che fa meglio di te ti fai il mazzo per raggiungerlo: per me però la competizione è proprio l’opposto di tutto quello che mi piace nel fare quello che faccio. Quando gareggi sei costantemente in giro per il mondo, esattamente come ora, ma è un concetto più mordi e fuggi: nel posto in cui vai per la gara ci stai poco, dormi negli hotel e non stai a contatto con la natura. Non hai i momenti di cazzeggio, tipo quelli in cui filmiamo, sei stressato, ti isoli. Anche quando incontri altri climber che a pelle ti sono simpatici non hai tempo né modo di instaurare con loro delle relazioni profonde, perché ognuno sta nella sua bolla. Per me arrampicare è passare la giornata on site, superare i miei limiti ma in un modo che poi mi faccia essere connesso anche con gli altri e con l’ambiente. L’unica cosa che è stata veramente utile di quel periodo è che mi ha permesso di migliorare tecnicamente e di conoscere meglio il mio corpo e come funziona in rapporto all’arrampicata.

Per le spedizioni parti spesso in coppia: qual è secondo te il peso dell’amicizia nell’alpinismo? Quando sei con i tuoi amici più cari in una spedizione non importa se vai alla grande o se fallisci, sarà un’esperienza bella in ogni caso. Questo succede perché sei con chi ti capisce in ogni situazione e non ti giudica, quando sei coinvolto in una spedizione in cui ci sono persone con cui questa connessione non c’è, è tutto centrato sulla performance. Questo per me toglie tantissimo all’essenza stessa dell’alpinismo.

Sembrerà assurdo, ma fare cose funky, divertirsi, liberando anche la parte più giocosa di sé per me è un mezzo per connettermi ancora meglio con quella che è l’essenza del climbing. Il bello di divertirsi e rilassarsi è che quando sei in questo mindset è persino più semplice spingere te stesso oltre i tuoi limiti.

Non c’è, o non c’è mai stata, rivalità tra di voi? Non direi: almeno non con gli amici con cui vado ad arrampicare o programmo spedizioni. Negli anni mi è capitato di scalare con qualcuno il cui divertimento era direttamente proporzionale a come io stavo o non stavo andando, ma questo appartiene a un’altra vita,

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Run with the Flow BY CHIARA GUGLIELMINA

Perlopiù avrei voluto parlarvi di Florian Neuschwander, del suo incredibile record sui 100km corsi su tapis roulant e di ultrarunning. Invece mi ritrovo qui sola, a Vienna, al quarto blocco di partenza della Wings For Life World Run, un po’ nervosa e un po’ gasata: emozionata. L’evento Red Bull è pazzesco, l’organizzazione meticolosa e la voglia di correre tanta. Non sono esperta né di competizioni né di corsa a dirla tutta, per essere certa di partire per tempo sono in Piazza del Municipio da oltre due ore. Ne approfitto per rubare qualche fotografia. Mentre dei ragazzi con t-shirt fuori misura ci intrattengono con evoluzioni in BMX su rampe temporanee, cerco di spiegarvi perché mi trovo qui.

sono una runner esperta, probabilmente nemmeno una runner, ma i miei 18 chilometri li ho portati a casa e dietro, di fianco e soprattutto davanti a me moltissimi erano in carrozzina. Come funziona la Wings for Life? La Wings for Life è una gara non competitiva in cui tutti i partecipanti del mondo, seppur lontani, corrono contemporaneamente. Non serve essere atleti professionisti, e nemmeno amatori. Basta avere voglia di correre. Anzi, serve avercela. Non c’è neppure un traguardo. Una Catcher Car, 30 minuti dopo la partenza, inizia il suo inseguimento superando, a poco a poco, tutti i corridori iscritti. Più si è veloci, più chilometri si riescono a correre prima di venire raggiunti. La cosa più importante, ad ogni modo, sono le donazioni: il 100% di tutte le quote d’iscrizione e delle donazioni ricevute vanno direttamente alla ricerca sul midollo spinale. Questo incredibile obiettivo è possibile grazie a Red Bull e agli altri partner che si fanno carico di tutti i costi organizzativi. Considerate che proprio ora, mentre state leggendo, qualcuno là fuori sta subendo una lesione al midollo spinale e rimarrà paralizzato. Il che significa, per capirci meglio, nessuna sensazione alle gambe e, nei casi più gravi, nessuna sensazione nemmeno a braccia e mani. Nessuna. Mai più. Quando decido di fare qualcosa a sfondo sociale, pur nella modestia dei pochi chilometri di una corsa, ci sono momenti in cui l’energia viene meno e una voce ti sussurra “non servi a niente, lascia perdere.” Giudicatelo pure malsano, ma a me aiuta: quando nutro dei dubbi penso a chi sta peggio e trovo la forza. È un paragone che non dovrebbe servire, concordo, ma spesso fa scattare la spinta a fare.

Perché a Vienna? Volevo conoscere Florian (“Flo” per gli amici), ma al momento dell’iscrizione i posti per correre a Monaco erano esauriti. Ho scelto, tra le possibili, la tappa più vicina a lui. Avevo tre imperativi: correre per chi non può, correre per chi ha scelto di smettere per sempre, e correre per il piacere di correre. A Munich sarei probabilmente riuscita a imbattermi in Florian, ma era più importante correre. Sono convinta che condividerà la scelta. Perché la Wings for Life? Leggendo di Florian ho scoperto, tra tante cose, che è anche Ambassador dell’evento Red Bull “Wings for Life World Run.” Ho pensato che avrei potuto prendere due piccioni con una fava: incontrarlo e correre. Poi l’intoppo, io a Vienna e lui a Munich, ma pur sempre a correre per la stessa causa e nello stesso Team: il “Run with the Flow” ha vinto per sei anni consecutivi la categoria a squadre. Ho letto qualche testimonianza sulla manifestazione prima di iscrivermi, ma non potevo immaginare tanto. Il payoff della gara “Run for those who can’t” permette di rimettere in discussione quel “for those who can’t” e, insieme, il concetto di forza di volontà. Lo ripeto: non

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Quindi magari fateci un pensiero, proprio ora. Pensate a chi sta finendo per sempre in carrozzina e iscrivetevi alla Wings for Life 2023. Andate su www.wingsforlifeworldrun.com.

Tornando a Vienna voglio dirvi che in totale, alla Wings for life World Run 2022, hanno partecipato 165 paesi in tutto il mondo, 161.892 partecipanti hanno corso insieme fino a raggiungere la folle cifra di 4,7 milioni di euro. Totalmente destinati alla ricerca. Il team di Florian, da solo, ha percorso oltre 28.142 chilometri con una media di 17 chilometri a partecipante, vincendo la categoria a squadre per il sesto anno consecutivo.

Un po’ di numeri Parlando di numeri ve ne lascio qualcuno di Florian. L’ultrarunner tedesco somiglia a un vichingo magro, sia nel baffo rosso che nello spirito da guerriero nordico. Atleta dal look eclettico, sfoggia occhiali e acconciatura hipster mentre tatuaggi da rockettaro gli ricoprono un intero braccio. Florian ha senza dubbio stile. E cavalli. Ogni fibra dei suoi 167 centimetri di altezza ama la corsa per quello che è: una cosa semplice. Non importa che sia in salita o in discesa, su sentieri sconnessi in montagna o su pista: ama la sensazione del corpo in movimento. Lo scorso 30 gennaio ha conquistato il record mondiale di corsa indoor di 100km su tapis roulant fermando il cronometro su 6h26m8s, superando il precedente primato di quasi 13 minuti. Durante la sfida ha mantenuto una media di 3’52’’ al chilometro, mentre il più veloce è stato l’ultimo, il 100°: percorso in 3’20’’. A Munich, tornando al titolo dell’articolo, ha vinto nella categoria maschile percorrendo 61 chilometri prima di essere raggiunto dalla Catcher Car. 43 più di me. Una maratona più di me. Mi piace, del mio lavoro, confrontarmi con chi lo sport lo fa per davvero, è ogni volta un’utile occasione di ridimensionamento. Invece di curiosare su Strava, ad esempio, mi sono presa del tempo per cercare le migliori performance di Florian, devono essere riportate:

Ma la corsa com’è stata? Non ho nulla da dimostrare a nessuno io. Eppure, avverto una certa tensione qui ai blocchi di partenza. Mi ripeto che la cosa importante è la causa, ma ci tengo a fare del mio meglio. Mi sembra di aiutare di più. Due persone a me vicine hanno recentemente perso la possibilità di correre. Per sempre. Coprire la maggior distanza che il mio corpo mi consente mi sembra doveroso. In partenza formiamo una schiera disordinata di persone, ognuno con il proprio perché. Ognuno con la propria storia. Da dove mi trovo, i primi passi si iniziano a muovere almeno tre minuti dopo lo start ufficiale e il Garmin al mio polso fa vibrare il primo chilometro molto prima di oltrepassare la linea di partenza. Secondo l’applicazione ufficiale ho percorso circa 16 chilometri, secondo il mio GPS 18 abbondanti: noi qua dietro corriamo 2 chilometri solo per passare dal via, in qualche modo mi sembra già un risultato. Siamo partiti. Scoprirò solo domani che eravamo in 32.274 in quella schiera ordinata di storie e motivazioni. La corsa è difficile all’inizio, tenere il proprio ritmo è un’impresa e portare a casa delle immagini buone quasi impossibile. Correndo perlomeno. Adesso basta: “o corri o fotografi”, mi dico. Corro, oggi è più importante. I primi 5 chilometri sono percorsi totalmente in maniera involontaria, una fiumana di gente accaldata e ansimante mi trascina in avanti. Si corre piano, ma ci si riscalda. Dall’ottavo chilometro in avanti approfitto del mio corpo poco ingombrante per superare ai lati, fino a raggiungere chi corre come me. Ora mi sento benissimo. Sono all’ottavo chilometro e correrò finché l’auto non mi raggiungerà.

8 0 0 M : 1: 5 6 M I N ( 2 0 1 2 , S A A R B R Ü C K E N) 1 0 0 0 M : 2 : 2 9 M I N (R E H L I N G E N) 15 0 0 M : 3 : 4 9 M I N (R E H L I N G E N) 3 0 0 0 M : 8 : 2 5 M I N (D R E S DA ) 5 0 0 0 M : 14 : 2 2 M I N ( 2 0 1 2 , C O B L E N Z A )

*in grassetto i record mondiali indoor

1 0 . 0 0 0 M : 2 9 : 5 1 M I N ( 2 0 0 9 , B I R M I N G H A M) M E Z Z A M A R ATO N A : 1H 0 6 : 2 0 ( 2 0 1 0 , B A D L I E B E N Z E L L ) M A R ATO N A : 2 H 2 0 : 2 8 ( 2 0 13 , B O N N)

Ma cosa ne pensa Florian? Tutta questa cosa è nata dalla volontà di parlare di Florian, o meglio, con Florian. Da Vienna a Monaco di Baviera i chilometri sono 402 e lui li correrebbe anche. L’articolo però, mannaggia lo scrivo io: gli ho mandato un messaggio. Riporto domande e risposte.

TA PI S RO U L A NT D I 5 0 K M : 2 H 51: 5 2 (2 0 2 0 , N U S S D O R F) 5 0 K M : 2 H 5 2 :1 8 M I N ( 2 0 1 6 , E B E R S H AU S E N) TA PI S RO U L A NT DA 10 0 K M : R EC O R D M O N D IA LE I N 6 H 2 6 : 0 8 (2 0 21, TRAU N STE I N) 1 0 0 K M S U S T R A DA : 6 H 4 9 :13 ( 2 0 15 , W I N S C H OT E N , 9 ° P O S TO C A M P I O N ATO D E L M O N D O)

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Ciao Florian! Perché corri? Ciao Chiara, sono un corridore dal 1996. Il che significa che corro da 26 anni e durante questo periodo ho corso più di 130.000km: più di 3 volte il giro del Mondo. Amo correre ed esplorare nuovi sentieri, mi sembra una motivazione sufficiente. Tutto questo per me è una grande avventura. Per chi corri? Corro semplicemente perché mi piace. Amo correre veloce, ma mi piace anche tenere un ritmo più basso. Non mi interessa dove corro. Corro ovunque: tapis roulant, strada, pista, foresta, sentieri, montagne. La natura è sicuramente il posto più bello, ma mi piace il movimento della corsa in ogni sua forma. Mi piace provare cose nuove e dare sempre il massimo. Un consiglio su come avvicinare i giovani alla corsa? La cosa più importante sicuramente rimane divertirsi e stare in salute, poco ma sicuro. Esplorate vie e quartieri dietro casa, provate sempre percorsi nuovi. Create progetti che siano vostri, personalizzati. Oppure saltate su un treno o un aereo per iniziare una nuova avventura. Sempre di corsa. Sappiamo della tua dieta vegana (personalmente l’appoggio), posso chiederti il perché della scelta? Mia moglie è vegana da molto tempo e, per questo, in casa abbiamo solo prodotti vegani. Non è stato perciò complicato, per me, diventare completamente vegano tre anni fa. Inoltre, mi piacciono gli animali, preferisco non averli nel piatto. Fatico a vedere quanto, a volte, l’uomo possa essere brutale nel trattarli. Infine, abbiamo così tante opzioni vegane che non c’è bisogno di carne, o latte, o altre cose simili. Che differenza c’è, in termini di approccio mentale, tra corsa e ultrarunning? L’ultrarunning è mentalmente molto più difficile. La verità è che serve essere davvero forti e motivati, psicologicamente, per finire un ultra. A volte trascorri la notte correndo e, anche se non sei molto veloce, non puoi permetterti pause: devi con-

tinuare a muoverti. Cosa ti dà la corsa e cosa dai tu alla corsa? La corsa rappresenta una delle cose più importanti della mia vita e occupa una grande fetta del mio tempo: corro quasi ogni giorno da 26 anni. Quindi ci sono abituato e ne sento il bisogno, tuttavia, se sono impossibilitato, riesco a gestirlo (quando ho avuto il Covid mi sono riposato per dieci giorni). Diciamo che non impazzisco quando ho bisogno di riposare, ma dopo un po’ mi manca e sono sempre felice quando sono all’aria aperta, su e giù per i sentieri. La corsa è il mio stile di vita, è parte di me. Mi dona libertà e quando corro in montagna mi godo ogni minuto. Quando corro più veloce può anche diventare molto dura, ma mi diverto sempre molto. Per me rimane il requisito fondamentale. Perché chiunque dovrebbe dare una chance alla corsa? Perché ti offre l’occasione di essere libero. Puoi correre ovunque ed essere creativo. È una grande avventura alla ricerca di nuovi sentieri e percorsi escursionistici. Inoltre, consente di conoscere grandi città e incontrare nuove persone. È un grande sport. Nell’ultrarunning, quali sono i chilometri più duri e come li percorri? Se devo fare un esempio concreto, in una 100km, la parte più dura si trova tra i 60 e gli 80km. Faccio spesso sessioni di allenamento di 60km sono quindi abituato a quel genere di distanza. Non percorro mai, in allenamento, distanze più lunghe. Perciò, in una competizione, corro senza problemi i primi 60km e solo dopo, per me, inizia la vera corsa. Tra i 60 e gli 80km arriva il momento di concentrarsi, serve spingere e combattere. In una gara di 100km, gli ultimi 20 sono i migliori perché ci si avvicina al traguardo. Nel mio record mondiale per i 100km su tapis roulant, ad esempio, ho iniziato a spingere sul finale finendo per correre i 10km più veloci nell’ultimo bit, in 36 minuti. Ci racconti la tua tipica settimana di allenamento? Corro praticamen-

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te tutti i giorni, in primavera, estate e autunno. Il più delle volte su sentieri. Non ho un vero e proprio programma di allenamento, corro in base a come mi sento. Quando mi preparo per una gara particolarmente importante ho giusto in mente le sessioni principali, ma resto molto flessibile. In una tipica settimana inserisco sempre una corsa lunga con diversi metri di dislivello, a cui abbino anche sessioni più veloci come le ripetute, a volte pianeggianti, a volte in salita. A volte aggiungo anche una corsa più corta ma ripida, in montagna, a ritmo contenuto. Ma, come ho detto, la maggior parte del mio allenamento è freestyle: lo improvviso in base a come mi sento. Ho più che altro degli obiettivi settimanali in termini di chilometri, questo sì. Per darvi qualche numero, ad esempio, stabilisco di percorrere 140km con 6000 metri di dislivello. E quando raggiungo l’obiettivo prefissato sono felice. Semplice. Qual è l’esperienza più bella e significativa della tua vita sportiva? Oh, ci sono molte belle esperienze. Una, ad esempio, è sicuramente quando ho portato a termine la mia prima corsa su pista di 100km. È stata una decisione totalmente naturale, come accade quasi sempre nella mia vita. Ho corso spontaneamente da Treviri, in Germania, fino a casa di mia madre che si trovava esattamente a 100km dal mio appartamento. Ho scelto di percorrere un bel sentiero escursionistico con oltre 3000 metri di dislivello alternati a tratti più pianeggianti, su strada o nella foresta. Ho terminato la mia prima 100km in 7h59’. Non male per essere la prima grande distanza ultra. Non mi ero preparato in maniera metodica, quindi sono stato davvero contento del risultato e dell’esperienza.

Mi piace pensare che ci sia del filosofico nella corsa e anzi, è sicuramente così. Nel gioco di parole “run with the flow” si capisce. C’è un flusso. E non ci si dovrebbe mai opporre.


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Fedchenko The Forgotten Glacier BY E VA TO S C H I A P I C T U R E O R G A N I C C LOT H I N G D O C U M E N TA RY

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La passione, che ha portato Matthieu ad esplorare alcuni tra i ghiacciai più vasti e remoti che esistano, nasce da un più grande interesse per i deserti, per quei posti dove gli esseri umani non sono mai stati o dove non sono benvenuti. In quei posti puoi relazionarti con la natura nel suo stato più puro e così, dovendoti adattare di continuo per sopravvivere, impari molto su te stesso. Il ghiacciaio dimenticato

Ed è proprio il desiderio di conoscenza e di condivisione che ha portato Cédric Gras e Matthieu Tordeur in Tajikistan, nelle Pamir Mountains, a esplorare il Fenchenko, il ghiacciaio dimenticato. Insieme a loro, il filmer Christophe Raylat e un team di ragazzi del posto che li hanno aiutati a muoversi in queste montagne e a portare tutto il materiale necessario. Alcuni di loro avevano solamente sentito parlare a scuola di questi posti lontani da tutto, dove la natura è così severa da non permettere errori di nessun tipo.

Le Pamir Mountains sono piuttosto vicine a montagne decisamente più note, come la catena dell’Himalaya, ma rispetto a queste sono molto differenti. In primo luogo per i locali che non hanno nessun legame spirituale con esse. La maggior parte di chi vive in città non ha la benché minima idea che l’acqua che beve arriva (anche) dal Fedchenko e, in alcuni casi, non lo ha mai nemmeno sentito nominare. Gli unici tagiki che, al contrario, hanno un forte legame con la natura, sono i pochi che abitano i villaggi in alta quota che in inverno vengono isolati dalle nevicate e che hanno imparato ad osservare e rispettare la natura, anche a piegarsi ad essa.

La passione, che ha portato Matthieu ad esplorare alcuni tra i ghiacciai più vasti e remoti che esistano, nasce da un più grande interesse per i deserti, per quei posti dove gli esseri umani non sono mai stati o dove non sono benvenuti. In quei posti puoi relazionarti con la natura nel suo stato più puro e così, dovendoti adattare di continuo per sopravvivere, impari molto su te stesso.

Per via di quest’assenza di cultura di montagna è stato molto difficile trovare qualcuno del posto che potesse aiutare Cédric, Matthieu e Christophe nella spedizione sul

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Fedchenko. Qui non esistono Guide Alpine né tantomeno vi è il soccorso: l’ultimo elicottero che ha volato nelle Pamir Mountains adesso è un rottame schiantato al suolo. Alla fine si è però si è riuscito a creare un gruppo affiatato ed equilibrato, con portatori che, anche se alle prime armi, hanno mostrato di essere capaci e, soprattutto, entusiasti. Insieme, questo team eterogeneo, ha esplorato in punta di piedi il ghiacciaio dimenticato in una spedizione di 10 giorni nel mese di settembre, il migliore e nonché l’unico mese in cui è possibile arrivare al Fedechenko per via del flusso d’acqua di scioglimento del ghiacciaio. In certi punti, infatti, con dei corsi d’acqua troppo forti da essere guadati, non si potrebbe proseguire.

solo su se stessi e sui propri compagni e si è costretti ad essere umili. Ci si sente vulnerabili e piccoli. È raro oggi, avere l’opportunità di vivere esperienze così vere. Spesso quando osserviamo i ghiacciai la prima cosa che ci viene in mente non è la loro grandezza, ma piuttosto il loro velocissimo e inarrestabile arretramento, il che ci causa tristezza e preoccupazione. Quello che è stato osservato dal team della spedizione però è un ghiacciaio in buona salute. Per il momento. L’altitudine e l’abbondanza delle nevicate stanno bilanciando e mantenendo in buono stato il ghiacciaio oggi, ma un domani fatto di scioglimento e di alluvioni a valle è per forza di cose ipotizzato. Prima o poi, anche il Fedchenko inizierà a ritirarsi e tutti coloro che ne beneficiano saranno costretti ad adattarsi, come pretende la natura.

Immenso e importante Nonostante Matthieu sia stato anche in Antartide, quello che lo ha più colpito del Fedchenko è la sua vastità. Non solo del ghiacciaio ma di tutta la rete di ghiacciai che si sviluppa in quelle montagne. Un vero e proprio deserto di ghiaccio, dove l’uomo può essere solo di passaggio. In un luogo così remoto, senza possibilità di soccorso, si è costretti a procedere con attenzione e ridurre il rischio al minimo: si conta

Quando si ipotizza un futuro sempre più drammatico per i ghiacciai ci si sente spesso impotenti e ci si chiede cos’è che si può fare per rallentare questo processo inarrestabile. Matthieu ha deciso di esplorare questi luoghi spesso dimenticati ma così importanti per la sopravvivenza di tutte le specie del pianeta e così divulgare, far conoscere. Perché solo se conosci, puoi salvare, salvarti e sopravvivere.

Matthieu ha deciso di esplorare questi luoghi spesso dimenticati ma così importanti per la sopravvivenza di tutte le specie del pianeta e così divulgare, far conoscere. Perché solo se conosci, puoi salvare, salvarti e sopravvivere.

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Fedchenko, il ghiacciaio dimenticato Il film Picture Il loro obiettivo è il ghiacciaio Fedchenko, lungo 77 chilometri, il più lungo ghiacciaio non polare del mondo. È un esempio delle centinaia di ghiacciai che sostengono la vita a valle nei deserti dell'Asia centrale. Dopo aver raggiunto il Tagikistan in treno, Cédric e Matthieu si avventurano nelle profondità delle imponenti montagne del Pamir. Accompagnati da un team di tagiki, intendono seguire le orme di coloro che per primi esplorarono i passi di alta montagna e i selvaggi fiumi della regione. Il cambiamento climatico ha avuto poco effetto da queste parti. Anche se a 2000 chilometri di distanza il Mare d'Aral si è prosciugato, il motivo principale è la deviazione

troppo zelante dell'acqua di fusione per l'irrigazione, iniziata già in epoca sovietica. Dopo dieci giorni di viaggio, Cédric e Matthieu raggiungono una vecchia stazione di ricerca scientifica costruita proprio sopra il ghiacciaio Fedchenko. Circondata da cime glaciali mozzafiato, sembra essere stata abbandonata solo di recente dai suoi vecchi custodi. Tutti gli strumenti e gli oggetti di uso quotidiano sono rimasti com'erano. L'URSS aveva compreso l'importanza delle montagne del Pamir come spartiacque per i paesi dell'Asia centrale. Con Christophe Raylat dietro la macchina da presa, Cédric e Matthieu approfondiscono questo importante tema.

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Find Your Element PHOTOS LORENZO ALESI & ALICE LINARI TEXT LORENZO ALESI

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Due anni che hanno cambiato il mondo e anche noi stessi. Lo stato di isolamento cui siamo stati costretti a causa della pandemia ha inciso profondamente le nostre vite e le nostre prospettive. Ci siamo sentiti improvvisamente meno liberi di immaginare, di sognare, siamo stati meno liberi di viaggiare, di esplorare il mondo. Dopo due anni, finalmente l’allentamento delle restrizioni ha rappresentato un momento di ritrovata libertà e al tempo stesso di riscoperta di noi stessi. Questo è ciò che ci ha spinto ad intraprendere questo viaggio attraverso gli elementi ma soprattutto attraverso noi stessi.

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Acqua / Alpi Svizzere Da dove partire se non dalle grandi montagne, dai maestosi ghiacciai e dagli incredibili laghi alpini che caratterizzano la zona sud-ovest della Svizzera. Il ghiacciaio del Gorner è stata la nostra prima meta. Risalirlo sul fianco sinistro per i 14km della sua lunghezza è un pò sentirsi immersi in uno spazio senza tempo. A sud Breithorn, Polluce, Castore, Lyskamm e Monte Rosa lo incorniciano in uno dei più bei scenari dell’arco alpino. Da Rotenboden, che si può raggiungere con il trenino del Gornergrat, verso la Monte Rosa Hütte, il sentiero nella prima parte scende dolcemente verso il letto del ghiacciaio. Fa un certo effetto osservare dal basso quelle vette di 4000m che sovrastano la lingua di ghiaccio e che spesso scendiamo con gli sci. Quelle immense masse di ghiaccio in continuo movimento danno al tempo stesso un senso di appartenenza e di fragilità. Arrivati quasi al letto del ghiacciaio si inizia la risalita verso la Monte Rosa Hütte che raggiungiamo poco dopo affrontando alcuni passaggi su corde fisse e passerelle in legno. Da qui la vista è mozzafiato. Spazia dal Monte Rosa al Gornergrat al Cervino. I crepacci che segnano il letto del ghiacciaio sembrano quasi farlo respirare, lo rendano più vivo ed in movimento di quanto già sia. I torrenti che lo solcano e i numerosi laghetti che si formano danno realmente il senso di fusione. Rimaniamo ancora qualche minuto

ed è tempo di tornare, di seguire quei torrenti perché l’acqua nelle sue forme è l’elemento della nostra prima tappa e dai ghiacciai ora ci spostiamo verso i laghi, uno in particolare. Lasciato Zermatt, ci dirigiamo verso uno dei laghi alpini che ci incuriosisce maggiormente: Oeschinensee. Questo luogo è incredibile, patrimonio mondiale dell’UNESCO, un lago alpino intatto alimentato da torrenti glaciali, forse il più bel lago di montagna che abbiamo mai visto. Circondato da cime di 3000m quali Blüemlisalp, Oeschinenhorn, Fründenhorn e Doldenhorn che si immergono a piombo nelle acque e conferiscono al lago un aspetto incredibile. Saliamo un sentiero che va su fino a 2000m. La vista è davvero fantastica, ci sono punti panoramici ovunque, il contrasto tra acqua azzurra, vette innevate e falesia è impressionante. Questo posto regala scenari da sogno da qualsiasi punto lo si guardi e variazioni di colore durante la giornata. Un luogo in cui si rimane a bocca aperta e dove abbiamo scattato foto ad ogni angolo. Un posto unico dove sicuramente l’elemento acqua per noi trova la sua perfetta declinazione

Oeschinensee è incredibile, patrimonio mondiale dell’UNESCO, un lago alpino alimentato da torrenti glaciali.

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Fuoco / Isole Canarie Siamo tornati a viaggiare fuori dal continente: le Isole Canarie la nostra meta. Non ci entusiasma l’idea di prendere voli per i nostri viaggi, abbiamo infatti quasi azzerato questo modo di viaggiare, ma quando si rende necessario, per andare in un altro continente, ci attiviamo per compensare le emissioni di CO2 supportando progetti volti alla protezione dell’ambiente. Scegliere queste isole per esplorarne le catene montuose ed i vulcani in effetti è un po’ anomalo. Una delle mete più gettonate dai surfisti è la nostra destinazione per scoprire un ambiente opposto a quello visto in Svizzera. Fuerteventura con le sue montagne e vulcani è un luogo incredibilmente suggestivo. Iniziamo a scoprirla da sud, nella zona del Parco Naturale di Jandia. Dal Mirador de Cofete risaliamo verso nord per raggiungere Degollada de Cofete. Volgendo lo sguardo ad ovest il contrasto tra il colore dell’oceano e la costa è notevole. Si cammina in ambienti in cui gli elementi della natura sprigionano tutta la loro forza. Il punto panoramico più a nord è battuto da forti venti e le nubi che si addensano sul costone ci suggeriscono di scendere a valle e dirigerci più a nord. Ci spostiamo verso la zona più centrale dell’isola, dalla Montaña

Cardón, una montagna con terreno ripido e scolpito dall’erosione che si distingue per la sua forma e per la sua imponente altezza (una delle vette più alte dell'isola) nel caratteristico paesaggio pianeggiante di Fuerteventura, verso il Mirador astronomico de Sicasumbre. Lo scenario è suggestivo ed i colori del terreno richiamano alla mente paesaggi tipici di film di fantascienza su Marte. In generale, il paesaggio che ci mostra il Monumento Naturale del Monte Cardón ha pochi contrasti in termini di colori ma è di grande bellezza nelle sue forme geomorfologiche. Ci concediamo una giornata di kite surf prima di esplorare uno dei posti più famosi dell’isola, l’Arco de Las Penitas. Il percorso per raggiungere l’arco che si trova in una delle sommità del Barranco de Las Penitas è impervio e non segnalato, la temperatura è molto alta e la fatica per raggiungere la sommità si fa sentire. Dopo circa un’ora giungiamo finalmente all’arco: una vera opera d’arte naturale. Il vento e la sabbia hanno scolpito nei secoli la pietra. Questo arco di colore rosso arancio che contrasta con l’azzurro del cielo è un’immagine da ricordare. Come da programma dedichiamo gli ultimi giorni alla zona nord dell’isola. La nostra meta è Cale-

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dron Hondo. Salire la vetta è un’esperienza unica, nella zona ci sono diversi altri vulcani generati circa 50.000 anni fa. Arrivati nella parte più alta del cratere, circa 280 metri di altezza, la vista sugli altri vulcani è impressionate. La camminata intorno alla bocca del vulcano dà l’opportunità di ammirare il paesaggio della parte nord dell’isola: El Cotillo, Majanicho, in lontananza Lanzarote. Le rocce fuse danno l’idea di quanta forza si sia sprigionata dalla terra durante le eruzioni che hanno creato queste strutture coniche che oggi offrono un paesaggio naturale senza eguali. Tempo di tornare nel continente, siamo felici di un’esperienza così intensa in un ambiente per noi insolito, temperature talvolta elevatissime, terreni impervi, colori rosso arancio, nessuna vegetazione, un’esperienza unica.

Un’esperienza così intensa in un ambiente per noi insolito, temperature talvolta elevatissime, terreni impervi, colori rosso arancio, nessuna vegetazione, un’esperienza unica.


Aria / Monti Sibillini Era da un po’ che non facevamo delle escursioni nella parte est della Catena dei Monti Sibillini. Sono le nostre montagne di casa ma non finiscono mai di stupirci per la loro bellezza e i loro colori. L’idea è di attraversare in quota l’intera catena, questa volta dal Monte Sibilla verso sud fino al Monte Vettore e poi Forca di Presta e Pian Grande. Dal Rifugio Sibilla, ancora chiuso dopo il sisma del 2016, dopo aver raggiunto la sella del Monte Zampa iniziamo la traversa sulla cresta con un panorama senza eguali. A est la vista sul Mare Adriatico, a sud sulle vette dei Sibillini che si succedono una dietro l’altra ad indicare naturalmente il percorso che dovremo compiere. Questo è sicuramente l’itinerario dove il vento sibila maggiormente. Sempre in quota, sempre su creste affilate per arrivare fino al Monte Porche. Il percorso diventa più dolce quando attraversiamo la zona di Palazzo Borghese fino al Monte Argentella. Da qui la vista sulla valle del lago di Pilato ci fa riflettere su quanto fosse diversa questa area milioni di anni fa. La valle glaciale del lago di Pilato in estate ha solo qualche nevaio nei canali ripidi protetti dalle creste del Redentore. Il lago a causa della crisi idrica dovuta alle scarse precipitazioni degli ultimi anni rischia di estinguersi, e con esso il piccolo crostaceo endemico del luogo. Proseguiamo il nostro cammino, da Forca Viola si risale sulle creste del Redentore, sotto di noi

ad ovest Castelluccio di Norcia, la Piana ed i colori della fioritura che disegna un quadro naturale. Il vento ci accompagna lungo tutto il percorso, soffia costantemente da ovest ad est. Sferza le creste come di consueto. Nei Sibillini è sicuramente l’elemento dominante. Proseguiamo fino al nuovo bivacco Zilioi per poi ridiscendere a Forca di Presta al tramonto. Dopo aver allestito il bivacco e aver mangiato ci mettiamo con il naso all’insù. Il vento ha spazzato via le nubi che salivano dalla piana e il cielo è incredibilmente terso, con solo poche fioche luci dei villaggi più in basso, e rende possibile ammirare la Via Lattea a occhi nudi. Uno spettacolo della natura a cui non tutti hanno la fortuna di poter assistere. La Via Lattea che riempie la volta celeste e decine di stelle cadenti che la attraversano lasciando una scia a volte lunghissima. I Monti Sibillini sono definiti montagne magiche perché sono uno di quei pochi posti al mondo in cui il rapporto con gli elementi della natura è davvero intenso.

I Monti Sibillini sono definiti montagne magiche perché sono uno di quei pochi posti al mondo in cui il rapporto con gli elementi della natura è davvero intenso.

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Terra / Dolomiti Tornare in Dolomiti ha sempre un gusto speciale. L’ultima meta del nostro viaggio è tra le montagne più belle al mondo. Due i luoghi che abbiamo visitato. Il primo giorno è stato interessante scoprire la zona del gruppo del Cri fino a spingerci al rifugio Peuz. Un itinerario classico che però non avevamo mai fatto e che svela un aspetto delle Dolomiti insolito. La salita alla forcella Cri è davvero bella, tra le guglie del gruppo del Cir e dietro il gruppo del Sella con le sue imponenti pareti verticali sulle quali fantastici tagli di luce disegnano uno scenario epico. I colori dell’erba stano degradano verso l’arancio, le prima nevicate conferiscono all’ambiente un tono autunnale. I pinnacoli di dolomia sono ancora più in contrasto in queste condizioni, la salita verso la forcella è agevole, così come la discesa verso la Val Chedul e la salita verso il Cristo del Crespeina. Da qui la vista verso il paesaggio in parte imbiancato in quota è lunare. In fondo, al centro dell’altopiano Col dala Soné svetta solitario come guardiano di quelle terre. La giornata è stupenda e decidiamo di proseguire seguendo l’itinerario classico verso il rifugio Peuz. La luce bassa fa sì che le vette disegnino ombre sempre più lunghe con il trascorrere delle ore. Un ambiente davvero suggestivo. Non avevamo mai visitato il Parco Naturale Peuz Odle e dobbiamo dire che è un posto unico. Lungo il sentiero, verso il rifugio in lontananza ad ovest, ammiriamo Sass Rigais e Furchetta. Si è fatto tardi, le giornate si stanno rapidamente accorciando ed è tempo di tornare indietro. L’indomani decidiamo di entrare dalla zona di Seceda. Abbandonati le centinaia di turisti che fotografano Seceda da tutti i lati possibili, andiamo in direzione della Forcella Forces de Sieles. Superate le ultime baite finalmente si entra in un ambiente fantastico. A nord Sass Rigais e Furchetta, a sud Col de la Pieres. Il sentiero ci porta fino alla forcella

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Sieles da dove la vista su Valle Lunga è spettacolare. Continuiamo la salita sulla ferrata per raggiungere la vetta. A tratti il terreno misto roccia-neve rende la salita insidiosa, ma vale la pena proseguire perché una volta arrivati in cima il panorama sul parco delle Peuz Odle e sul gruppo del Sella è unico. A nord-est Fermeda di Sopra, Grande Fermeda Campanie di Fubes, Grande Odla Sas de Mesdi, vette che, come guglie, caratterizzano il territorio, sotto di noi la Vallelunga e a sud-est il gruppo del Sella. Un luogo in cui è forte la connessione con la terra e dove si può leggere la storia delle montagne. Il nostro viaggio attraverso gli elementi è stato più un viaggio interiore. La voglia di tornare ad esplorare il mondo, a conoscere nuove culture, ammirare nuovi paesaggi. Abbiamo bisogno di sentirci parte della natura e degli elementi che la compongono per sentirci vivi, per dare un senso al nostro futuro e al futuro delle nuove generazioni. La forza della natura, i suoi cambiamenti, i suoi elementi prevarranno sempre sull’essere umano. Dovremmo essere bravi ad adattarci, evolverci, ad avere rispetto, sentirci ospiti di un mondo in continua evoluzione, senza rinunciare alla voglia di esplorare, scoprire, viaggiare, ovviamente in modo sostenibile.

Abbiamo bisogno di sentirci parte della natura e degli elementi che la compongono per sentirci vivi, per dare un senso al nostro futuro e al futuro delle nuove generazioni.


Perseveranza “un passo alla volta” BY CAMILLA PIZZINI

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Piove piove piove. “È troppi mesi che organizziamo sta cosa. Si parte!” Però piove, piove, piove. L’asfalto è ancora caldo, lo senti che c’è ancora troppa umidità. La Pianura Padana non perdona. Le gocce di pioggia toccano il terreno e lentamente evaporano. Il sole scende dietro l’orizzonte e piove, piove piove. Non ho mai visto Stefano di persona, è la prima volta. Lo vedo iniziare a preparasi davanti alla montagna di borse The North Face che coprono il pavimento di casa. Il suo gatto nero cerca di lanciarsi in una di esse, ma spaventato dal frastuono della preparazione scappa e cerca di fuggire dalla porta di casa. Un tuono in lontananza ci ricorda che andare in bici non sarà così piacevole.

Partenza da Saronno alle ore 9:00 di sera. Destinazione? La cima del Monte Breithorn: 4164m sopra il livello del mare. Il milanese imbruttito direbbe “sono già stanco”, ma vedendolo in viso Stefano sembra una corda di violino tesa, pronta a comporre una bella sinfonia. Non è stanco, è pronto. L’unica cosa che manca prima di partire? Il portafoglio: “Da qualche parte c’è”, ma comunque non si trova. Piove ancora, ma partiamo comunque. Inizia a pedalare con due amici, dopo 2km uno ha già fatto un bagno rinfrescante in una pozzanghera. Dopo il bel volo lo lasciano proseguire da solo. A quanto pare questa avventura va fatta in solitaria.

“Ma chi te lo fa fare?” Gli chiedo. Per alcuni secondi non mi risponde, poi mi guarda fisso negli occhi e con un sorriso nervoso mi fa: “Perché no?” Di perché ce ne sarebbero moltissimi, ma dopo anni in montagna e molte letture sull’alpinismo, ho smesso di cercare di capire nel profondo i “perché” ed i “ma” e mi sono convinta che certe cose te le senti dentro e basta. “S’ha da fare” diceva mio nonno. E Stefano è della stessa idea.

La notte è lunga Mancano 221km e 4932m di dislivello effettivo alla cima. L’organizzazione è la seguente: da Saronno fino a Cervinia, per circa 190km, Stefano si sposterà in bici. In seguito, via le ruote e vai con la split board. La notte è ancora lunga. Chilometro dopo chilometro proseguiamo e l’oscurità ci fa compagnia. Paese dopo paese le ore passano, ma la voglia di pedalare no. Prima in su, poi giù da una discesa, una famiglia di cinghiali ci attraversa la strada. Ora sì che è buio pesto. Dopo una piccola pausa in un capannone abbandonato di un benzinaio, qualche scorta di vitamine, una banana e un caffè pessimo ad un Service 24/24h arriviamo a Biella per la seconda pausa prevista. 110km fatti. Sono le 3:05 di mattina e la stanchezza si fa sentire.

Stefano La Mastra Classe 1982, ma all’apparenza sembra avere ancora 30 anni. (Riderà con la risata profonda che lo contraddistingue leggendo questa frase.) Se lo dovessi descrivere con una sola parola direi: “hardcore”. Di tatuaggi ne ha molti. È il sogno di ogni teenager ribelle. Sul ginocchio destro ha scritto “mai in ginocchio” e non c’è modo migliore per descrivere le 24h successive che abbiamo passato insieme.

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Accostiamo nella via principale del centro della città. Non c’è nessuno, solo noi e la luce soffusa dei lampioni. Ci affiancano i carabinieri. “Eh ti pareva” dice ridendo Stefano. Seri e composti si avvicinano e senza indugiare, guardandoci con aria sospetta, chiedono: “Scusate ma cosa state facendo?” Noi in quattro seduti sul ciglio della strada con una moka gorgogliante e delle facce stanche. “Sto andando sulla cima del Breithorn” risponde serenamente Stefano. “Sono partito da Milano in bici e voglio arrivare su un 4000m con le mie gambe.” Silenzio. I carabinieri ci guardano e ridono serenamente, all’inizio non ci credono, poi fissando i nostri sguardi seri capiscono che non era uno scherzo e allora iniziano le mille domande.

è una novità, anzi. “Vertical Line” per me è un modo, il mio, di vivere questa accoppiata. Un paio di anni fa un amico skialper e ciclista mi disse: "Perché non facciamo da casa al Tonale in bici e poi saliamo fino al ghiacciaio con le pelli?”, io non mettevo piede sulla neve da almeno 10 anni, ma non ci ho messo neanche un secondo a dirgli “Ci sto!” e così è nato il tutto. Facemmo la nostra Vertical Line e una volta finito pensai che questo metodo di scalare una montagna era veramente spettacolare. Chiunque ami la montagna merita di provare quella sensazione.

Ma questo progetto è solo tuo o c’è qualche brand che ti sostiene? Per supportarmi ho dei brand come Alba Optics, Silverskin e Slopline che rappresentano al meglio l’unione delle due discipline. Gli occhiali Alba Optics sono al mio fianco da ben prima che la bici facesse parte della mia vita e da allora, grazie anche alla vasta scelta di lenti che offrono, sono parte della mia quotidianità, da 0 a 4000m sopra il livello del mare.

Come hai iniziato ad andare in montagna? Vado in montagna da quando sono nato, sono cresciuto in Valtellina con mio nonno, grande appassionato di alpinismo e di ciclismo. Penso che tutto l’amore per la montagna mi sia stato trasmesso indirettamente da lui. Mi rivedo molto nelle sue passioni. Tutt’ora porto sempre con me una sua foto in modo che non smetta mai di andare in montagna anche adesso che non ce più. Glielo devo… E poi mi porta sicuramente un sacco di fortuna. Anche i miei hanno contribuito a fomentare questo gigantesco amore. Ho passato anche degli anni abbastanza difficili, ma che tuttora non rimpiango. La montagna ad un certo punto mi ha richiamato a sé in maniera viscerale e io non ho potuto che assecondarla fino a diventare quello che sono oggi: la versione migliore di me stesso.

La conversazione non dura molto, bisogna ripartire. Ci rimangono impresse le parole che prima di salire in macchina ci dicono i carabinieri: “Ci vuole perseveranza ragazzo, spero tu ne abbia.” Ci rimettiamo in viaggio. Le 4:00 di mattina sono l’orario più infame che ci sia nella vita. Sei abbastanza stanco da voler dormire, ma hai l’adrenalina che ti dà degli splendidi sbalzi d’umore. Poco alla volta però iniziamo a scorgere le prime luci e anche il viso di Stefano si rasserena, l’alba sta arrivando e con lei le prime montagne innevate. Ha nevicato tutto il giorno precedente.

Come è nata l’idea di questa “Vertical Line”, di questa unione tra bici e alpinismo, verso una cima di 4000m?

Se già i primi 180km sembravano complessi, l’attacco della salita ha un non so che di complesso e viscerale. La vista del

Il connubio tra ciclismo e alpinismo non

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Cervino però regala a Stefano quella forza per spingere fino all’ultimo e arrivare nel piccolo paese di Cervinia.

ha pari. “A cosa pensi?” gli chiedo. “A nulla, solo alla cima.” Di tutti i pensieri che poteva avere, l’unico era di arrivare in cima. Un gel ingurgitato, un rifornimento d’acqua a 3600m e si prosegue.

In un rush unico: una colazione ingurgitata alla massima velocità, cambio vestiario e via con la split board ai piedi. Rimangono 2100m di dislivello. Il sole per fortuna per ora splende e anche le temperature fanno sperare in bene.

Nella sua impercettibile costanza, Stefano saliva, accompagnato e motivato da propositi che forse non erano solo virtuosi, ma sostenuti da una profonda convinzione personale, che oggettivamente ai miei occhi aveva qualcosa che non sapevo descrivere se non con l’aggettivo di “speciale”.

La fatica però si fa sentire e nessuno si sorprende. Allora ci torna in mente una parola che abbiamo udito nella notte: “Perseveranza” e andiamo avanti.

Nel mondo dell’outdoor siamo abituati alle grandi imprese, alle avventure epiche, agli 8000m fatti un giorno dopo l’altro senza sosta. Eppure vedere un uomo così “normale” e al contempo così dedito ad un obiettivo fuori dal comune mi ha fatto ricredere in quante potenzialità ognuno di noi sprechi nella propria esistenza.

Ormai sono le 11:00 di mattina e si continua a salire, senza sosta, con dei cedimenti, ma un passo alla volta si avanza. Intorno a noi le vette delle montagne innevate. 5° gradi e qualche nuvola nel cielo. Inizia ad esserci del vento che a tratti ci sferza il viso con dei granelli di ghiaccio. Ci iniziamo a vestire sempre più pesanti. Un paio di buoni occhiali in viso e via, sempre avanti.

Mancano 200m dalla cima. Il vento è aumentato e le lamine a tratti, tra un crepaccio e l’altro, sembrano più instabili che mai. Un passo dopo l’altro, senza sosta, prima ancora di rendersene conto, siamo in cima.

Lo vedo avanzare passo dopo passo, con qualche pausa. La vedo, la percepisco quella stanchezza che lo bloccherebbe, che gli fa venire voglia di mollare, ma niente, non si ferma. “Siete quelli che stamattina salivano in bici dalla valle” mi chiede un rifugista. “Certo che siamo noi!” “Voi siete pazzi.” risponde con un sorriso.

Sorride. Non parla. Sorride ancora. Avrei voluto chiedergli: “Te lo aspettavi?” Ma il suo viso aveva già la risposta stampata in un sorriso sereno, calmo. La stanchezza era scomparsa.

Poco alla volta arriviamo a Plateau Rosa, 3500m. “Il grosso è fatto, manca la vetta… Come se fosse poco” e per tanti lo è: il Monte Breithorn ai più esperti potrebbe sembrare un 4000m con meno rilevanza rispetto gli altri, ma con 200km nelle gambe e con più di 2500m di dislivello appena completati senza sosta forse anche questa montagna ha le sue difficoltà.

Sono le 16:00 di pomeriggio. Non sono passate nemmeno 24h da quando siamo partiti. Senza soste. Senza mai dormire. Ce l’ha fatta. P.s.: tutte le volgarità e blasfemie sono state escluse da questo reportage per un sano e buon rispetto reciproco.

L’altitudine si fa sentire. Non tanto l’assenza d’aria che è rilevante come no, ma il vento, i -15° gradi e la nebbia variabile sanno farti sentire in un costante limbo di colori, luci ed inquietudine che non

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Only Known Time Cammino Rigoni Stern FKT BY FILIPPO CAON PHOTOS ELISA BESSEGA RUNNERS ANDREA TORRESAN & FILIPPO CAON S U P P O R T E D BY VA L A R SA & E R C O L E T E M P O L I B E R O

Gli FKT nascono come record escursionistici sui cammini a lunga percorrenza americani, come la Triple Crown of Hiking. Per questa ragione gli FKT più importanti non richiedono tecniche di progressione alpinistiche, e sono sufficientemente lunghi da giustificare un trekking di più giorni, se non di mesi.

Il Cammino Rigoni Stern è un sentiero escursionistico che collega l’Accademia Olimpica di Vicenza alla casa natale di Mario Rigoni Stern ad Asiago. Ufficialmente è lungo 80 chilometri per 1400 metri di dislivello, ed è stato pensato dall’associazione culturale Cammini Veneti per il centenario della nascita dello scrittore. Il CRS verrà aperto ufficialmente solo a fine 2022, ma sul percorso ci sono già dei segnavia provvisori. Sulla base di questi, lo scorso 30 aprile io e Andrea abbiamo percorso, forse per primi, l’intera pista. Al contrario, da Asiago a Vicenza, con assistenza e in una sola tappa. Nell’ultima settimana (oggi è il 2 maggio) sul sito fastestknowntime.com sono stati registrati trentadue FKT. Di questi, cinque nel Regno Unito, due in Germania, uno in Italia, e tutti gli altri negli Stati Uniti. Fra questi trentadue convivono pacificamente il record di Jeff Browning sul Grand Canyon Crossing, uno dei più importanti percorsi nella storia dell’ultrarunning, e un FKT di dieci chilometri in un parco pubblico di Mannheim, una cittadina del land del Baden-Württemberg ricordata dai musicologi e da nessun altro per aver dato il nome alla Mannheimer Schule.

Il valore di un FKT è dato dalla sua storia, dalla logicità del percorso e dalla possibilità di ripeterlo. Inoltre, gli FKT nascono come record escursionistici sui cammini a lunga percorrenza americani, come la Triple Crown of Hiking. Per questa ragione gli FKT più importanti non richiedono tecniche di progressione alpinistiche, e sono sufficientemente lunghi da giustificare un trekking di più giorni, se non di mesi. Che il sito fastestknowntime.com non abbia un criterio di selezione, ha contribuito all’esplosione del fenomeno FKT, ma a mio vedere ne ha anche sminuito il valore. In Italia oggi il sito registra novantotto FKT. Di questi, alcuni sono molto belli e logici (come Ortogonale 1 e Alta Via del Granito), altri un po’ meno. In ogni caso manca la voglia generale di ripeterli, mentre è un po’ troppo presente quella di crearne di nuovi. In questo vedo il principale limite del movimento e del sito fastestknowntime.com, almeno in Italia. Registrare il percorso sul sito non mi sembra un valore aggiunto, né un criterio di legittimazione. Per questa ragione abbiamo deciso di non registrarlo, limitandoci a informare del nostro tentativo l’associazione che si occupa del sentiero e a comu-

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nicargli il risultato. Siamo consapevoli che questo possa essere un limite nella divulgazione del percorso, ma richiede un maggiore impegno di reperimento delle informazioni, obbligando chi è interessato a entrare nel sito dell’associazione, leggere la storia del percorso, e in generale a informarsi. In realtà il Cammino Rigoni Stern non è un percorso storico, anzi, deve ancora nascere: l’apertura ufficiale era prevista per il 2021, centenario della nascita di Mario Rigoni Stern, ma per questioni amministrative è slittata a fine 2022. Non esiste una traccia ufficiale e le indicazioni presenti sul percorso sono provvisorie. L’associazione che se ne occupa, Cammini Veneti, è nota soprattutto per il Cammino Fogazzaro Roi, un percorso

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parallelo e con uno sviluppo simile del futuro Rigoni Stern, e che già da anni porta escursionisti tra pianura e Prealpi vicentine. Noi abbiamo scelto di percorrere il CRS in senso opposto (in discesa, da Asiago a Vicenza) per motivi logistici e affettivi (è stato un ritorno a casa), ma anche per motivi estetici: percorrere un sentiero al 75% in pianura significa entrare in relazione con un territorio poco considerato da chi fa outdoor e soprattutto da chi fa trail running. Abbiamo un’idea di trail talmente legata alla montagna e al dislivello che quasi non ci accorgiamo della potenzialità di questi spazi. Ho scoperto questo percorso finendoci dentro per caso, mentre cercavo un sentiero su cui correre quando tornavo a Vicenza. Ho


Percorrere un cammino che passa a fianco ai luoghi in cui sei cresciuto, se accompagnati da una certa predisposizione d’animo, può essere toccante, soprattutto se non lo hai pensato tu. Tutto diventa più pregnante. Tutto diventa più pregnante. Anche il paesaggio, l’umidità, il cielo che sembra limpido ma sai che è sporco di una leggera foschia che solo chi è nato in pianura vede.

iniziato a studiarlo e a unirne i pezzi, un po’ alla volta, come si fa con una via di arrampicata. Avevo voglia di entrarci, anche emotivamente, con “l’idea che i chilometri che macini con le tue gambe in qualche modo ti appartengano. Li conosci da vicino un metro alla volta, quello che era un numero diventa un paesaggio, ambiente e territorio, senti che ti appartiene nel senso che te ne senti parte”, come ha scritto Elisa il giorno dopo il nostro tentativo. Coinvolgere Andrea è stata la chiave per condividere con qualcuno il punto conclusivo di un processo in larga parte solitario: lui è rimasto completamente coinvolto e assorbito dall’idea, dall’ambiente e dalla corsa. Durante le prime ore, mentre Davide ci accompagnava fino alle porte dell’Altopiano, abbiamo parlato parecchio, ma quando siamo rimasti soli, iniziando la discesa verso valle, siamo progressivamente caduti nel silenzio. Eravamo noi due coi nostri pensieri, a correre uno davanti all’altro tra quei boschetti umidi a bordo fiume. Da Piazza Carli, deserta, si prende la ciclabile del trenino, che porta prima a Canove di Roana e poi a Tresche Conca. La pista attraversa prima i pascoli attorno ad Asiago e poi un fitto bosco di pecci. Da lì il Costo vecchio porta giù a Cogollo del Cengio, su una serpentina di tornanti prima sterrati, poi asfaltati. Tra Calvene e Fara attraversa due piccole valli circondate dalle colline e da ville palladiane. La pianura inizia poco dopo, al quarantesimo chilometro, quando da Breganze si prende l’argine dell’Astico prima e del Tesina poi, che conduce a Vicenza. Si passa a un paio di chilometri da casa mia, poi davanti a casa di mia nonna (che, positiva al Covid, ci aspettava alla finestra), un’altra villa di Palladio, e poi si arriva all’Olimpico, l’unico teatro di Vicenza in cui non ho mai suonato, e in cui ormai non suonerò più.

Percorrere un cammino che passa a fianco ai luoghi in cui sei cresciuto, se accompagnati da una certa predisposizione d’animo, può essere toccante, soprattutto se non lo hai pensato tu. Tutto diventa più pregnante. Anche il paesaggio, l’umidità, il cielo che sembra limpido ma sai che è sporco di una leggera foschia che solo chi è nato in pianura vede. Perché la limpidezza che c’è appena dopo un temporale è tutta un’altra cosa. L’argine è un cannocchiale sulla pianura che attraversa paesi, campi, periferie e zone industriali, senza essere visto, unendosi e dividendosi con altri fiumiciattoli, fossi e torrenti, e creando un’enorme ragnatela che copre la pianura da Torino a Venezia. È un sentiero, un universo biologico a sé stante e il prodotto di politiche di regolazione idrica antichissime, ma è soprattutto un punto di vista rialzato in un paesaggio in cui tutto è orizzontale. Avevamo voglia di fare questa cosa anche per essere liberi di correre uno stile che ci piace. I primi cacciatori di FKT, David Horton, Brian Robinson, Ted “Cave Dog” Keizer, nei loro percorsi cercavano la solitudine. Negli anni quello stile è cambiato, andando sempre di più verso modalità “supported”. Leggere questa tendenza solo come una questione di prestazione sarebbe parziale. Credo che per gente come noi avere assistenza sul percorso sia più che altro un modo per condividere l’esperienza con persone a cui vogliamo bene: fare le cose da soli in fondo non è così interessante, al di là della scarica iniziale di trovarsi da soli di fronte a ottanta, cento o mille chilometri. Non c’è niente da misurare. E se è la solitudine che cerchi, presto o tardi la trovi comunque, pur correndo uno accanto all’altro, con una macchina ogni venti chilometri. Così abbiamo preferito condividere. Adesso andate su quella pista e tirateci giù il tempo.

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96 hours in Cortina La Sportiva Lavaredo Ultra Trail BY FILIPPO CAON PHOTOS ALEXIS BERG

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La botta è arrivata quando ho visto l’arco di partenza. Nelle settimane precedenti avevo avuto tutto il tempo di metabolizzare la cosa, e in corriera, e in macchina, prima di arrivare, e la mattina mentre bevevo un pessimo filtrato con Ale e Matteo a Bassano, mi sentivo a posto con me stesso: non correrò LUT, non è una tragedia, va bene così. Ma quando arrivo a Cortina, il giovedì, vedere quell’arco mi rode. Se c’è una cosa che adoro di Cortina, e che ogni anno mi fa sbiellare per giorni guardando Instagram la settimana successiva alla gara, sono le excusatio non petita degli atleti a cui è andata male. Ci sono le excusatio anche di quelli a cui è andata bene, e che per qualche ragione si sentono in dovere di motivare perché non gli sia andata meglio. I giorni prima della gara, invece, sono quelli in cui si mettono le mani avanti per prevenire eventuali detonazioni. Sono sempre scuse molto a fuoco, problemi precisi, e molto spesso reali, ma non sono quasi mai le vere cause dei ritiri. Insomma, a Cortina non ci si ritira per il male al ginocchio, a Cortina ci si ritira perché si fanno errori da pivelli: c’è chi parte troppo forte, chi in canotta anche se piove, quello che mangia male. “Sai, ho sbagliato l’alimentazione”, ma Cristo, fai gare da vent’anni, come fai a vomitare nei primi trentacinque chilometri? Qualunque cosa capiti, non bisogna mai ammettere di essere partiti a un ritmo insensato, e a Cortina tutti partono a un ritmo insensato: “ma stavo anche benone, è che a un certo punto: blackout.”

l’interlocutore. C’è tutto, è perfetto. È un po’ lunga da raccontare, e dopo le persone tendono a rivolgermi diverse domande, dopo qualche giorno diventa un po’ ripetitiva, ma diamine, fa sempre un bell’effetto: sai, ho preso una zecca correndo dietro casa, dopo un paio di settimane ho avuto dei sintomi e sono andato in pronto soccorso per degli accertamenti, sono entrato pensando di passare la notte in sala d’attesa e invece sono uscito tre giorni dopo. Mi hanno ricoverato in malattie infettive, era il ponte del due giugno e in ospedale non c’era nessun medico specialistico per dimettermi, ci hanno messo tre giorni per darmi i risultati del sierologico per la TBE. Alla fine non hanno capito se fosse Lyme ma bla bla bla. Voglio dire, se non puoi correre almeno trovati una scusa buona. Ma la vera ragione per cui non corro la gara non è la zecca, almeno non solo. Sì, tutta quella storia è vera, ma l’antibiotico l’ho finito ormai dieci giorni fa, e nel frattempo avrei potuto riprendere a correre, o vedere come andava. La vera ragione per cui non corro è banale come tutte le altre: in ospedale, tra una minestra e l’altra, avevo notato un tendine che mi faceva male, sopra alla caviglia. Lì per lì l’ho ignorato, ma la settimana dopo, quando ho provato a correre (sotto antibiotico), mi è partito e non ha più smesso, per due dannate settimane. La verità è che sono riuscito a infortunarmi nelle uniche due settimane di riposo degli ultimi due anni.

Quanto a me, per i primi due giorni a Cortina ho una scusa meravigliosa, forse una delle più belle che siano mai state inventate. C’è qualcosa di pittoresco nella mia storiella, non è un banale infortunio, c’è di più, è quasi avvincente. Ci sono l’antibiotico, la spossatezza, le notti in ospedale in un reparto con un nome che fa indietreggiare

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A Cortina c’è anche Rigo. Lui è il mio esatto opposto: ha un motore impressionante, io sono una mezzasega, lui fa il cazzone, io sono relativamente metodico, lui probabilmente non ha paura di fare cazzate, mentre io ho una paura matta di fare cazzate, per questo non ne ho mai fatte molte. Comunque, abbiamo in comune che siamo entrambi lì per fare qualcosa di diverso da correre. Mi chiede se voglio partire, per farla passeggiando, mangiando ai ristori e camminando le discese, quanto meno per vedere come va. Avevo già pensato a questa eventualità a casa, e per evitare in ogni modo di fare l’errore di cascarci ho evitato di portare a Cortina qualunque cosa necessaria in gara. Non mi sono portato nemmeno una giacca per non rischiare di trovarmi sulla linea di partenza. “Che problema c’è: ho io la giacca” “Ma non ho nemmeno lo zainetto” “Ho io anche quello”. Maledetto. Comunque, nonostante le sue tentazioni riesco a non partire.

re puzza di morti. Tommy fa assistenza ai suoi atleti durante la notte, per poi seguire Francesca nella 80 chilometri il giorno dopo. Dal canto mio non riesco a stare sveglio e verso le tre di mattina crollo sul sedile anteriore. I primi vanno talmente veloci che tra il diciottesimo e il quarantacinquesimo chilometro facciamo appena in tempo a salire in macchina e a spostarci. La notte è fredda, e in quel momento sono sinceramente felice di non essere in gara. Le notti dolomitiche sono dannatamente fredde, e a LUT si passano una serie di depressioni umidissime, tra Cimabanche, Misurina e il Lago d’Antorno. A malga Ra’ Stua arriviamo che i primi sono appena passati. L’alba è tersa, e il cielo rosato inizia a congelare l’umidità e il sudore addosso ai corridori: è il momento più freddo della giornata, appena prima che il sole sbuchi dalla valletta di Sennes. Attorno alla ventesima posizione passa Alberto Ferretto: sta bene, mangia, ha il cervello connesso, e sta facendo una gran gara. Mi dice che è un po’ piantato in discesa per colpa del ginocchio (era la sua scusa prima di partire), ma che in salita sta benone e recupera posizioni: tanto meglio Albi, tanto adesso hai venti chilometri di salita.

Sono a dormire all’Hotel de la Poste, un albergo storico in centro a Cortina dedicato agli atleti e alla stampa. La mattina della gara, a colazione, si taglia la tensione con un coltello. Faccio la mia seconda colazione con Tommy e Francesca, che da atleta seria passa il tempo a spiare la colazione degli altri. Kelly Wolf mangia dello yogurt bianco con della frutta, gli altri non ricordo. Le atlete presenti stanno tutte almeno a due tavoli di distanza, e non si guardano, anche se corrono in gare diverse, Kelly Wolf, Mimmi Kotka, Francesca. Gli uomini sembrano più rilassati, e il tavolo di Michele Graglia e di Cody Reed è particolarmente affollato. Per il resto c’è odore di gara nell’aria, e di detonazioni. Trascorro la notte della gara con Tommy, a Ospitale, al diciottesimo chilometro, passano i primi tredici tutti insieme, in blocco, in un’ora e trentadue. È un ritmo folle, di solito qualcuno che fa un ritmo insensato c’è sempre, ma quest’anno passano tutti insieme nel giro di un minuto: follia. La gara è appena iniziata, ma si inizia già a senti-

Phil Knight scriveva che noi corridori tendiamo a paragonare ogni cosa a una corsa, la vita, il lavoro, i rapporti personali, ma la maggior parte delle volte le due cose non c’entrano niente.

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Da malga Ra’ Stua il percorso si infossa in un canyon, per sbucare ai piedi della Travenanzes. Tutte le buone gare, quelle con un percorso sensato, hanno dei punti temuti da ogni corridore, dei luoghi semileggendari che tutti sperano di raggiungere e superare. La Val Travenanzes è uno di questi luoghi, in cui si possono provare tutte le esperienze che questo sport può offrire: disidratazione, insolazione, crisi di fame, conati. Alla fine della valle una breve discesa, una risalita, e poi la picchiata verso Col Gallina. Col Gallina è come le colonne d’Ercole, e una volta superate si è ormai certi di arrivare. Rispetto a venti chilometri prima i volti dei corridori sono quasi trasfigurati. Tu hai appena fatto in tempo a salire in macchina, passare per Cortina a liberare la stanza, risalire in Falzarego, e nel frattempo a quelli è passata davanti la vita.

È per le cose che non ci sono più. Pensi che un anno prima ti trovavi in questo stesso posto con degli amici che non sono qua, e che tutto considerato anche se quest’anno sembra fare schifo non andrà mai meglio. Poi pensi che stai diventando sdolcinato e che la retorica è una cosa da evitare, costi quel che costi, soprattutto quando si scrive. Alle nove di sera non ho ancora capito dove passerò la notte, così Rob mi fa fare un paio di giri del paese per cercare una piazzola in cui piantare la tenda. Alla fine ci rinuncio, voglio una doccia e una presa della corrente, così vado nel campeggio in cui dorme Ste Cariboo. Anche lui avrebbe dovuto correre, ma nemmeno a lui le cose non sono andate come aveva pensato. Phil Knight scriveva che noi corridori tendiamo a paragonare ogni cosa a una corsa, la vita, il lavoro, i rapporti personali, ma la maggior parte delle volte le due cose non c’entrano niente. Ha ragione, ma mi piace pensare che l’ultrarunning ti metta di fronte a degli imprevisti, come tutti gli altri sport d’altronde, ma in questo a differenza degli altri l’imprevisto ti deve piacere.

Non si sa bene per quale ragione, il sabato della LUT ci si ritrova tutti a Col Gallina. Si va per guardare gli altri soffrire, per dare l’estrema unzione a chi si è ritirato, per lamentarsi dei propri acciacchi, o per bere una birra, forti del fatto che a soffrire, dall’altro lato del sentiero, c’è qualcun altro. A Col Gallina ci siamo sempre tutti, con delle seggioline da campeggio, un ombrellone da spiaggia e lo striscione bianco rosso e blu di Destination Unknown. Ci sono pure quelli che si sono ritirati durante la notte, e che non hanno niente di meglio da fare che venire a dispensare buoni consigli. È sempre una situazione positiva in cui si condivide l’attitudine per questo sport e si ritrovano amici che non si vedeva da mesi. Poi pensi a come sarebbero dovute andare le cose, e a come non sono andate. Pensi che ti sei anche stancato di seguire questa gara da fuori, ma tutto sommato ti sei anche stancato di pensarci, e di prepararla. E pensi che in realtà non è importante, che non è per questo che lo fai. Non è per quell’arco di arrivo, non è per le Dolomiti.

Non so se l’anno prossimo la correrò, non so dirlo adesso, e non è un problema, è inutile pensarci. Prenderò quel che arriverà, come in gara: vento e pioggia, neve e sole, salute e malattia, e chi s’è visto s’è visto.

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La vera sfida contro il tempo è un’altra BY CHIARA GUGLIELMINA

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Abbiamo deviato ogni cosa a nostro favore, per decenni. Ovunque e anche in montagna. Oggi è lei a farci deviare. Per ora, qui sul Rosa, con gentilezza perlomeno. L’Epoca della Performance

nosco e condivido il bisogno di evadere; anche a me piace correre. Comprendo i doveri degli atleti professionisti e ne difendo i diritti. È altrettanto vero, tuttavia, che è ormai vitale distogliere lo sguardo dal Garmin al polso per concentrarci su numeri più urgenti. Sacrosanto il bisogno, in questa sadica Epoca della Performance, di distrazione. Ma se continuiamo a vivere di sole distrazioni, di distrazioni moriremo.

Avrei voluto parlarvi della Monte Rosa SkyMarathon, la gara di skyrunning più alta d’Europa con partenza e arrivo ad Alagna, in Valsesia, e il passaggio più alto ai 4554 metri della Capanna Regina Margherita, sulla Punta Gnifetti del Monte Rosa. Una sgambata di 35 chilometri e 7000 metri di dislivello complessivo. La gara si è svolta il 25 giugno, ma oggi è il 4 luglio e la tragedia di ieri sulla Marmolada mi costringe a parlarne diversamente. Per maggior chiarezza per il lettore e rispetto dei recenti fatti, l’articolo verrà diviso in capitoli.

Attaccare un soldato in ritirata La gara si è corsa il sabato, ma io sono salita in ghiacciaio già il venerdì. Mi occupo, da qualche edizione ormai, della documentazione dell’evento e quest’anno avrei dovuto fotografare il passaggio delle Roccette, qualche metro sotto la Capanna

Perché non si possono accostare numeri che raccontano incredibili performance atletiche a quelli che preannunciano la fine del genere umano. Co-

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Gnifetti, a quota 3350 metri. Il Lorenz è salito con me per aiutarmi, lui fa l’idraulico nella vita ma ha un talento innato per la fotografia e tanta voglia di seguirmi in montagna. Poi è un buon amico, il che non guasta. L’obiettivo era quello di essere seduti in Capanna, con fetta di torta e caffè fumante, entro le 11:30 del mattino: era previsto maltempo. E ritrovarsi a oltre 3000 metri, su quello sfasciume di rocce, vagando nella nebbia e rimbombando tra lampi e tuoni, non lo trovavo allettante.

pena e perplessità insieme. Quando ero bambina la “mia” montagna era la baita del nonno Luciano e là tutti sorridevano e salutavano. I più socievoli giocavano a carte, i riservati leggevano o facevano le parole crociate e i più piccoli infastidivano i girini giù al fiume o giocavano a ruba bandiera. In quell’Alpe sconosciuta, di poche case e bella gente, si sapeva sorridere. Sono anni che non sento più la stessa cosa. E anche qui sul Rosa ho l’impressione che le lontane sagome umane legate l’un l’altra avanzino più per inerzia che per piacere. I miei “perché” sono ogni giorno più numerosi. “Perché venire fin quassù? Mi chiedo. “Se non per trovare un posto dove sorridere…” “Non facciamo più le cose per sorridere.” Mi rispondo. Provo pena per chi sembra triste quassù e al contempo mi perplime la scelta della meta, ci sono posti più sicuri per essere infelici.

Appena arrivati a Punta Indren, intorno alle 9, ci ha accolti uno spettacolo raccapricciante: il ghiacciaio è semplicemente irriconoscibile. Sembra che qualcuno abbia aggiunto roccia, invece si è “solo” sciolto il ghiaccio. È scomparso ma a me pare sia scappato verso l’alto; come un soldato in ritirata, impaurito e sporco. Noi imperterriti ad attaccarlo: un crimine di guerra. Qualche cordata avviata a passo lento verso Piramide Vincent, qualcun’altra, come noi, verso i rifugi. Ricordo di aver provato

Subito alzo il mento verso il Canalino Gnifetti, da cui è sempre passata la gara e dove sarebbe dovu-

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ta passare anche quest’anno. La lingua di neve, superstite isolata dell’inverno e testimone dei metamorfismi del manto, è scomparsa. Uno dei passaggi più scenici della gara, che sulla via del rientro si trasformava in un enorme scivolo naturale, è oggi un ripido canale di pietre precarie da cui si innescano modeste ma costanti scariche. Gli organizzatori, insieme alle Guide Alpine preposte, sono obbligati a ridisegnare il percorso della gara, allungandolo di oltre un chilometro. Quel passaggio meraviglioso, inclinato di oltre 40°, è oggi una ripida rampa marrone: un deserto in quota.

cia. Il nostro consueto “buon ritmo” è rallentato dagli zaini pesanti, ma in un’ora scarsa siamo ai piedi del rifugio. L’ultimo traverso è semplicissimo ma la neve, come una granita rovesciata a terra e fatta rigelare, forma uno strato insidioso: sembra di camminare sul sapone. Scegliamo di fare il giro lungo per raggiungere l’ingresso, passando da dietro. I grandi buchi, si sa, sul Monte Rosa iniziano dietro la Gnifetti e nella mia testa risuona la frase di un amico guida: “Òcio su per di là Chiaretta che è tutto bucato.” Io non sono un cuor di leone, sia chiaro, ma mannaggia a me pecco d’orgoglio, proseguo perciò in silenzio ma aguzzo la vista. Un paio di canaponi bagnati e una scaletta a pioli arrugginita ci separano dal caffè fumante. Una nuova crepa divide i nostri passi dal passaggio di roccia finale. Il Lorenz percepisce il mio disagio e passa per primo su uno strettissimo ponte di neve: “Sono passati tutti…”, dice per tranquillizzarmi. “Se ha tenuto me tiene anche te”, prosegue. Io non

Abbiamo deviato ogni cosa a nostro favore, per decenni. Ovunque e anche in montagna. Oggi è lei a farci deviare. Per ora, qui sul Rosa, con gentilezza perlomeno.

La voragine prima del rifugio Riflessioni a parte, io e il Lorenz ci incamminiamo verso la Capanna in anticipo sulla tabella di mar-

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mi tocco le palle perché non le ho e lo seguo. Pochi minuti dopo siamo dentro, sotto il sedere una panca asciutta e sotto il naso una porzione esagerata di banana bread. In effetti il passaggio ha tenuto, così come il meteo. Inizia a nevicare ghiaccio che siamo all’ultimo boccone: alle 11:20, puntuale come un orologio svizzero. Aspetteremo in rifugio fino alle 4 del mattino seguente, l’orario della gara.

metri con 7000 metri di dislivello complessivo. Vedere gli atleti sgambettare come camosci su un percorso tanto tecnico è spettacolare.

Quello che è successo Non sono interessanti le diciotto ore trascorse in rifugio. voglio raccontarvi di quelle passate fuori. I primi a passare davanti alle nostre ottiche fotografiche, dopo aver superato Antonioli e Bonaldi, sono stati il valdostano Franco Collé e il friulano Tadei Pivk. Fermeranno il cronometro ad Alagna, qualche ora dopo, con il tempo di 5h11’35’’ chiudendo al primo posto. La vittoria femminile è stata una gradita sorpresa: la messicana Karina Carsolio (che tanto in alto non era mai salita) ha tagliato il traguardo, insieme all’austriaca Stephanie Kröll, in 6h43’31’’. Ogni anno, in concomitanza con la corsa verso la vetta, si svolge l’AMA VK2: una competizione più accessibile seppur impegnativa. Si tratta di 9 chilometri di pura salita con 2086 metri di dislivello positivo. Un doppio Verti-

*Cenni storici Trent’anni di storia non sono pochi, specialmente per una gara. Esattamente trent’anni fa, con lo stesso percorso di oggi, si è svolta la prima Monte Rosa SkyMarathon. Lo sanno in pochi ma è la manifestazione che ha dato vita, nel 1992, allo skyrunning. Quello vero. Da queste parti si parla di leggenda quando ci si rivolge a lei e, anche se personalmente non amo sbilanciarmi, lo spettacolo dell’evento ha qualcosa di magico. Oltre 170 squadre provenienti da 25 paesi partono all’alba per affrontare gli impegnativi 35 chilometri fino a un’altitudine di 4554

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cal Kilometer che raggiunge, all’arrivo, i 3200 metri di quota. I primi a raggiungere Punta Indren, quest’anno, sono stati Marcello Ugazio in 1h35’56’’ e Grandjean Noémie in 2h08’24’’.

E provare tristezza e sconforto l’inevitabile conseguenza. Un’intera città di ghiaccio in fusione dove anche i grattacieli più alti soffrono e qualcuno, di tanto in tanto, crolla persino. Ripensare oggi, dopo il devastante crollo in Marmolada, a quel che ho inquadrato lassù, fa venire i brividi. Mentre annoto queste sensazioni ho la finestra aperta per il gran caldo e, per strada, un bambino strilla con la madre. Io sono altrove e mi pare di sentire le urla dei ghiacciai alpini, il lamento del nostro pianeta. Dell’umanità tutta.

Quello che ho visto io Nel frame della macchina fotografica che esclude il superfluo, si vede di più. Non ho mai capito i fotografi che non usano il mirino, l’inquadratura aiuta a sintetizzare, a evidenziare. Le focali lunghe risultano più adatte allo scopo, ma anche con un 12 millimetri ci si può estraniare. Non è importante il rapporto d’ingrandimento ma l’isolamento, e i bordi di un’inquadratura grandangolare sono pur sempre neri. Mi ritrovo spesso a utilizzare lo strumento fotografico come un cannocchiale, specialmente in montagna. Prima di scattare mi diverto a cercare, per contestualizzare, per capire. Il 25 giugno, all’alba, puntare l’obiettivo verso i seracchi dietro la Capanna Gnifetti è stato il gesto più naturale del mondo.

Le immagini che vedete sono testimonianza di un exploit sportivo, ma nell’assenza di bianco, in lontananza e nelle quinte fuori fuoco, si legge tutta la drammaticità di uno dei temi più urgenti della nostra epoca. Se fosse davvero la fine di un’era? Finché ci resta qualcosa Non ho né il diritto né l’intenzione di soffermar-

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mi su quanto accaduto in Marmolada. Dico solo che quando si perde una parte, seppur piccola, di qualcosa di grande, si perde sempre una parte del tutto. E che senza tutte le parti, il “tutto” cessa di essere tale.

tanti e non vanno eliminati o disincentivati. Ma mi aggrappo all’utopia che da oggi in poi, con lo stesso entusiasmo e impiego di risorse, si organizzino attività di formazione, di educazione, di tutela di quel che resta. Finché ci resta qualcosa.

Le gare, gli eventi e le manifestazioni sono impor-

Le gare, gli eventi e le manifestazioni sono importanti e non vanno eliminati o disincentivati. Ma mi aggrappo all’utopia che da oggi in poi, con lo stesso entusiasmo e impiego di risorse, si organizzino attività di formazione, di educazione, di tutela di quel che resta. Finché ci resta qualcosa.

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In Nepal si scalano anche le montagne BY C H I A R A G U G L I E L M I N A & M AT T EO PAVA N A

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Chiara Guglielmina e Matteo Pavana ci raccontano il loro recente viaggio in Nepal, avvenuto tra il novembre e il dicembre 2021, per documentare la missione umanitaria della ODV Cuore Attivo Monterosa nella remota valle dell’Arun. Chiara e Matteo sono persone diverse. Si sono conosciuti in Nepal tra parole e pensieri estemporanei, in una realtà sospesa al di là del quotidiano. In un luogo nuovo per entrambi, attraverso la conoscenza reciproca dell’altro, indagando la figura del montanaro che resiste. Cercando risposte nel fondo del tempo. Mantenendo l’innocenza dei Bimbi Sperduti verso L’Isola che non c’è, cercando invece una montagna capace di esistere.

la recente e decennale guerra civile a cavallo tra gli anni ’90 e ’00 e un tremendo terremoto che ne hanno alterato in primis aspetti politici, sociali ed economici, la popolazione nepalese nutre un profondo senso di rivincita e indipendenza, ma necessita tuttora di aiuto, costantemente. Soprattutto lì, tra le montagne, le regioni più remote dell’intero paese. Un luogo, quello montano in generale, che fino a 300 anni fa era lo spazio del pericolo, non del fascino, scrigno di tesori inestimabili che prima della “conquista” dell’uomo, custodiva preziose leggende. Storie vere o inventate che oggi non sappiamo più leggere. Questo ha contribuito a portarci in mezzo alla giungla umida, ai piedi di quelle montagne, ad andare alla ricerca di suoni e segni sconosciuti per comprendere l’evoluzione della montagna nei secoli, con l’ambizioso obiettivo di capirne la direzione futura. Perché lo scopo primo della nostra spedizione era preciso: aiutare il più possibile e nel modo migliore possibile.

Agli autori sembra giusto proseguire questo confronto in continua evoluzione, senza rotta precisa, ma con la voglia di scoprire, imparare, conoscere. Forse persino crescere.

“The secret of the mountain is that the mountains simply exist, as I do myself: the mountains exist simply, which I do not. The mountains have no "meaning," they are meaning; the mountains are.” Peter Matthiessen da “The Snow Leopard”

In un luogo tanto lontano da casa e difforme per la maggior parte degli aspetti, trovare il corretto modus operandi è un processo basato sull’esperienza. Esperienza che per sua stessa definizione si affina, migliorandosi in atti e pensieri, più sulla base degli insuccessi che dei buoni resultati. Che poi non è tanto dissimile da ciò che è la vera esplorazione, quella che su quelle montagne e in quelle regioni ha preso piede con le prime spedizioni occidentali di fine Ottocento e inizio Novecento, pura e cosciente sperimentazione.

Per noi alpini (che viviamo tra o alle pendici delle Alpi) il Nepal è comunemente conosciuto per essere il custode di alcuni tra più severi giganti della terra, quegli ottomila che vertiginosamente s’impennano dalla terra verde e spaccano il cielo a metà, ridefinendo il concetto stesso di orizzonte. La storia antica del Nepal si perde essa stessa nel mito, mentre, quella più recente, incarna la metafora vivente della resilienza. Nonostante

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Una barba incolta, né corta né lunga, del colore della cenere arsa. Assaggia l’aria della terra nepalese del primo mattino, il Seppi. Un uomo che da l’importanza giusta alle cose giuste. Negli occhi scuri e schivi l’umiltà sincera di chi vuole solo aiutare chi, come lui, vive in montagna, di montagna. Per essere d’aiuto in questi luoghi occorre dimenticare la propria identità, tralasciare momentaneamente sé stessi per dedicarsi totalmente al prossimo. In una sola parola “essere”. Discorso banale? Solo se si considera banale tutto ciò che non prevede noi al centro dell’universo. Non è solamente un atto di umiltà, né tantomeno di buonsenso, ma è la vera filosofia con cui Cuore Attivo Monterosa opera.

puwa, laboratorio artistico/espressivo a Khandbari), il supporto medico e lo studio degli ulteriori piani e strategie di aiuto. Il vero capostipite dell’associazione è “Il Seppi”, lo zio del Michi. Di Michele Cucchi “l’Alpinista”, “la Guida Alpina”, “l’Esploratore”, “il Soccorritore” avrete già sentito parlare. Ma di Michele “nipote del Seppi”, forse no. Dell’uomo lungo, della barba grigia come il ferro, dell’eterno entusiasta in giro per l’Himalaya, con zaini, tende e attrezzature d’ogni genere, e seguito come da una schiera di fedeli, forse, va raccontata una storia più interessante. Quello che non sapete è che suo zio, diverse generazioni montanare fa, ha posto le basi del progetto di aiuto e tutela alle Terre Alte Himalayane.

Cuore Attivo Monterosa ODV nasce nel 2019 ad Alagna Valsesia con la finalità di promuovere e sviluppare progetti di cooperazione a livello nazionale ed internazionale. Essa coordina la divulgazione della cultura con la fondazione di scuole e biblioteche, favorisce attività di supporto medico e informazione sanitaria di base nei villaggi di montagna delle valli himalayane. In Italia, Cuore Attivo opera a livello locale per sostenere attività dedicate ai giovani della Valsesia per far conoscere la vita “montanara”, con l’obiettivo di creare una consapevolezza dei propri territori e delle proprie tradizioni. La prima volta che Cuore Attivo Monterosa ha portato gli aiuti in Nepal era il 2017. In quell’occasione era stata realizzata la scuola elementare nel villaggio di Rapsa, collocato anch’esso nella valle dell’Arun, alle pendici del monte Makalu.

Una barba incolta, né corta né lunga, del colore della cenere arsa. Assaggia l’aria della terra nepalese del primo mattino, il Seppi. Un uomo che da l’importanza giusta alle cose giuste. Negli occhi scuri e schivi l’umiltà sincera di chi vuole solo aiutare chi, come lui, vive in montagna, di montagna. La lista di quello che è stato fatto da Giuseppe Enzio (che poi è “Il Seppi”) occuperebbe una pagina almeno. Vi basti sapere che la vita, col passare del tempo, si fa più dura per tutti. Il Seppi è ancora attivo ma, stanco nei suoi 67 anni, ha passato il testimone a Michele. Eredità semplice da gestire insomma. Un po’ come un bell’orologio o qualche altro gioiello luccicante. Qualche migliaio di persone ai piedi dell’Himalaya, dal Nepal al Pakistan, dalla Valle del Makalu a quella che ospita colossi come K2, Broad Peak e Gasherbrum I e II.

Nel 2018 e nel 2019 l’associazione era ritornata nei villaggi limitrofi e aveva apportato ulteriori aiuti alle popolazioni locali, attraverso la costruzione di infrastrutture (scuola materna ed elementare a Sembung, scuola elementare a Ce-

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Senza pretesa di trovare quella verità e anzi, consapevoli che soli non andremo lontano, ci interroghiamo sull’evolversi di questi luoghi sempre più accessibili e assurdamente, per illogica conseguenza, sempre più desolati. “If walking into the responsibility of caring for eighteen children was difficult, walking out on that responsibility was almost impossible. The children had become a constant presence, little spinning tops that splattered joy onto everyone they bumped into.”

re all’esame di volontario della Croce Rossa. Ha dato l’esame due giorni dopo il nostro rientro, passandolo. Infine c’eravamo noi, Chiara e Matteo. Entrambi eravamo lì per documentare. Documentare per noi significa immortalare ciò che è stato per capire la verità. E per nostra fortuna le fotografie sono un modo valido e utile per farlo. Il Medical Health Camp era la ragione dell’intera spedizione. Però partire per portare primo soccorso con trattamenti base in quei luoghi ti fa sentire un povero illuso. Basta il sorriso sporco e trasandato di una di quelle persone per farti ricredere, perché in quei villaggi di alta montagna non c’è mai stato un medico a visitarli, nessuno si è mai preso cura di loro. Infatti, almeno la metà dei pazienti non si era mai sdraiato su una branda, non sapevano come si facesse.

Conor Grennan da “Little Princes: One Man’s Promise To Bring Home The Lost Children Of Nepal” Ogni progetto, ogni aiuto, nasce dal sentimento di una persona e dalla sua necessità di condividerlo. E la condivisione crea cose straordinarie. C’era il Michi, il capo spedizione. Lui parla poco e quando parla lo staresti ad ascoltare per ore. Il Michi ha sete di giustizia e vuole ridare indietro quello che la vita gli ha donato. Con tutto sé stesso. C’erano Paolo e Rosella. Lui a fianco a lei mai per caso, parla quando serve e quello che dice serve, mentre lei è il medico più esperto del gruppo. Rosella si fa chiamare Ross, con due esse, perché probabilmente dopo una vita intera in cui le persone la chiamavano RoSSella ha pensato che Ross fosse il soprannome più giusto. Paolo invece si fa chiamare Paolo. C’era Marco, giovane medico neolaureato, discepolo della Ross. C’erano Elisabetta e Davide. Lei infermiera mentre lui, suo figlio, meccanico fiero, eletto all’unanimità “tuttofare di spedizione”.

La grande tenda arancione, piena di umanità da mattina a sera, che ci portavamo in giro un po’ a spalle e un po’ su muli stanchi, è stata “solo” il simbolo di un progetto di aiuti, nella valle del Makalu e nell’intero Himalaya, più ambizioso. Costantemente con noi c’era Sunita, ad esempio, che è tipo una super donna nepalese. Polivalente vera, la più dolce tra le imprenditrici, ma anche insegnante, esperta di trekking e capo di uno dei progetti più fighi di cui abbiamo mai sentito parlare. Lei, come Il Seppi, aiuta la gente di montagna a vivere in montagna, di montagna. Semplice e complesso. Vedete, dovete cercare di immaginarvi questa giungla verde come una delle vallate montane che conoscete, dietro casa vostra. Ora immaginate, distanziati tra loro di qualche chilometro, villaggi di capanne a decorare con tetti in paglia l’omogenea massa verdeggiante. In fondo, lontano e in qualche modo vicino, una vetta più alta ad affacciarsi. Sono

C’era un altro Marco, guida alpina piemontese, trapiantato in Val d’Aosta, che da anni collabora con Cuore Attivo. A trent’anni suonati la vita ha deciso di regalargli il diabete. Lui ha risposto alla vita: “Troppo dolce, vado avanti lo stesso.” C’era Gigliola, che tra un paziente e l’altro ha avuto anche l’energia per studiare e partecipa-

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La conclusione di questo viaggio è l’inizio di un nuovo capitolo, una visione in continua evoluzione che coinvolge più aspetti. E che forse potrebbe allargarsi e occuparne di ulteriori, più grandi e ambiziosi. Cercando sempre là, nel fondo del tempo. “Dopo un po', come succede in Nepal, la sensazione di perdere tempo divenne quella di doversi abituare a uno scorrere diverso del tempo. È solo quando ci si arrende che si entra nel giusto spirito del viaggio.”

“Terre Alte” affascinanti che la nostra materia grigia plasmata in occidente non sa capire. Ecco, dovete immaginarvi qualcosa che non riuscite a visualizzare. Terre dimenticate, apprezzate giusto per la mezza giornata di trekking che le attraversa per raggiungere i "Base Camp” delle montagne “vere”, quelle marchiate con quei nomi famosi che forse, oggi, piuttosto che scalarle per qualche like fantoccio in più o per mera soddisfazione personale, andrebbero comprese insieme e approcciate in maniera diversa, con fini diversi.

Paolo Cognetti da “Senza Mai Arrivare In Cima”. Quasi settecento pazienti visitati, il cui nome, sesso, altezza, peso, frequenza e pressione cardiaca, patologia e relativa cura sono stati trascritti a mano su fogli di carta per poi essere reinseriti in un grande foglio excel. È fondamentale tenere traccia di quello che è stato fatto per farne un’analisi a posteriori e, soprattutto, per migliorarsi nelle spedizioni future. Perché occorre educare la popolazione ai gesti più importanti e semplici (bollire sempre l’acqua, lavarsi le mani prima di consumare cibo, lavarsi il corpo per igiene intima). Perché è assolutamente necessario educare gli insegnanti dei villaggi (e quindi la fascia colta della popolazione). Perché è fondamentale una grande forza di volontà, oltre che aiuti ingenti dal governo, per fare in modo che vengano creati i meccanismi mentali e installate le infrastrutture adeguate. Perché anche la bestia nera della plastica sia una problematica affrontata e debellata il prima possibile, in luoghi in cui questo va assolutamente evitato.

Noi siamo due ragazzi con la sola certezza del piacere che la montagna ci da. La voglia di difendere quello che amiamo è la banale conseguenza. E non è sufficiente. Senza pretesa di trovare quella verità e anzi, consapevoli che soli non andremo lontano, ci interroghiamo sull’evolversi di questi luoghi sempre più accessibili e assurdamente, per illogica conseguenza, sempre più desolati. La super donna nepalese di qualche riga fa, si batte già da qualche anno per lo stesso fine. Individua per ogni villaggio (e ogni anno il villaggio è diverso) la ragazza più brillante offrendole la possibilità di scendere qualche metro più in basso, a Khandbari, per ricevere un’adeguata formazione che la renda capace di tornare al proprio villaggio, qualche anno più tardi, come insegnante o infermiera. A coronare l’idea Cuore Attivo Monterosa, ancora con “Il Seppi”, ha iniziato la sua attività in Nepal con la costruzione della Scuola Elementare di Rapsa, nel 2017. Una collaborazione che riesce a mettere a disposizione risorse umane e infrastrutture rivolte all’istruzione. Al futuro. Quest’anno l’associazione ha deciso di concentrarsi sugli aiuti sanitari. Il progetto legato all’istruzione continua, ma parallelamente si cerca di portare avanti tutti i temi collegati a un programma di sviluppo. In breve, quello che si vuole evitare, è che il modello che già abbiamo tristemente osservato in certe piccole realtà alpine, si ripresenti in Himalaya.

La conclusione di questo viaggio è l’inizio di un nuovo capitolo, una visione in continua evoluzione che coinvolge più aspetti. E che forse potrebbe allargarsi e occuparne di ulteriori, più grandi e ambiziosi. Cercando sempre là, nel fondo del tempo. Concludiamo questo articolo con un’ultima citazione. La nostra.

“È importante non fermarsi e andare oltre. Sempre.”

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The Pill Outdoor Store & Hotel List 1332 selling points L'Outdoor Journal più diffuso in Europa 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151. 152. 153. 154. 155. 156. 157. 158.

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ADRANO AFFI AGIRA AGORDO AGRATE BRIANZA AIELLO DEL FRIULI ALA DI STURA ALAGNA VALSESIA ALAGNA VALSESIA ALBA ALBA ALBA ALBA ALBIGNASEGO ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALLEGHE ALMENNO SAN SALVATORE ANDALO ANDALO ANDALO ANTEGNATE AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA APPIANO APRICA ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARESE AREZZO ARGENTERA ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASIAGO ASOLA ASOLA ASSERGI ATINA AURONZO DI CADORE AVEZZANO AVIGLIANA AVIGLIANA BADIA POLESINE BAGNOLO SAN VITO BALLABIO BALME BARDONECCHIA BARDONECCHIA BARI BARI BARZIO BARZIO BASSANO DEL GRAPPA BASSANO DEL GRAPPA BELLINZAGO LOMBARDO BELLUNO BELLUNO BELVEDERE BERGAMO BERGAMO BERGAMO BERGAMO BERGAMO BEVERA DI SIRTORI BIELLA BIELLA BIELLA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN DALMAZZO BORGOSESIA BORGOSESIA BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BRA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESSANONE BRESSANONE BREUIL CERVINIA BREUIL CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BUSTO ARSIZIO CADREZZATE CAGLIARI CALALZO CALAVINO CALENZANO CAMAIORE CAMERANO CAMPO TURES CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANAZEI CANELLI CANTÙ CANZO CARMAGNOLA CARPI CARUGATE CARUGATE CARVICO CASTEL DI SANGRO CASTEL DI SANGRO CASTEL GOFFREDO

159. 160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201. 202. 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246. 247. 248. 249. 250. 251. 252. 253. 254. 255. 256. 257. 258. 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. 266. 267. 268. 269. 270. 271. 272. 273. 274. 275. 276. 277. 278. 279. 280. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 287. 288. 289. 290. 291. 292. 293. 294. 295. 296. 297. 298. 299. 300. 301. 302. 303. 304. 305. 306. 307. 308. 309. 310. 311. 312. 313. 314. 315. 316. 317. 318. 319. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326. 327. 328. 329. 330. 331. 332. 333. 334. 335. 336. 337. 338. 339. 340. 341.

ALPSTATION BISMANTOVA ITA CRAZY STORE CASTIONE ITA OLGA SPORT ITA LA SPORTIVA STORE CAVALESE ITA LARCHER SPORT ITA UN SESTO ACCA - 1/6H ITA FREETIME ITA MAXI SPORT CERNUSCO ITA MAXI SPORT MERATE ITA CERVINIA 2001 ITA SPORTS CENTER TEAM ITA ALTA QUOTA TORINO ITA AREA 41 ITA BASE CAMP SSD ITA WHITE REEF ITA PASSSPORT CESIOMAGGIORE ITA DELFINO SPORT ITA FRACHEY SPORT ITA MARISPORT X-TREME ITA ROUTE RAMEY 33 ITA SKI SPORT HOUSE ITA ZECCHIN SPORT ITA SPORTLAND CHIARI ITA L'ARTE DI SALIRE IN ALTO ITA ASPORT’S MOUNTAIN CHIES ITA MAIUK SPORT ITA OLLIE ITA RADICAL SPOT ITA SALEWA SONDRIO ITA JEANNOT SPORT ITA GRIMPEUR ITA CPR FREE SPORT ITA MOLINARI SPORT ITA ALCHYMYA ITA ALPSTATION CLES ITA MOUNTAIN SHOP CLES ITA SALEWA CLES ITA SPORT EVOLUTION ITA LOVE BOARD ITA LE PARADIS DES SPORTS ITA CASEROTTI SPORT ITA BETTINESCHI SPORT ITA SPORT PESCOSTA ITA SPORT POSCH ITA PRANTNER ITA SPORT LIFE ITA MAURIZIO SPORT ITA ASPORT’S MOUNTAIN ITA VISONÀ SPORT ITA SPORTMARKET ITA CRAZY BOARD ITA SNOWYSUMMIT ITA DUE & DUE CORTINA ITA FREERIDE HOUSE ITA LA COOPERATIVA DI CORTINA ITA MILLET SHOP ITA MOROTTO SPORTS EQUIPMENT ITA QUOTA 1224 ITA THE NORTH FACE CORTINA ITA BOARDERLINE ITA CORTINA 360 ITA LA SPORTIVA CORTINA ITA PATAGONIA CORTINA ITA ROCK & ICE CORTINA ITA SALEWA CORTINA ITA TECNICA OLYMPIA ITA SPORT ALFREDO ITA SPORT KOSTNER ITA 360 SLIDE SHOP ITA 4810 SPORT ITA ARDI SPORT ITA LA SPORTIVA COURMAYEUR ITA LES PYRAMIDES ITA NOLO COURMA SKI SHOP ITA PATAGONIA COURMAYEUR ITA POINT DU SPORT ITA ULISSE SPORT ITA OLIUNÌD VICENZA ITA ALPSTATION CUNEO ITA BIGUP ITA CRAZY BY VERTICAL ITA SALEWA CUNEO ITA SNOWTIME ITA THE NORTH FACE CUNEO ITA VIALE CALZATURE ITA WILD FREE ITA NOCH SHOP ITA FALETTI MOUNTAIN STORE ITA DF SPORT SPECIALIST ITA MOUNTAIN GARAGE ITA OUTSIDER ITA KRALER SPORT ITA SALEWA DOBBIACO ITA ALPSTATION BRIANZA ITA GVM SHOP ITA MOSONI SPORT ITA POSSA SPORT ITA RE-SKI ITA SPORT EXTREME ITA ERCOLE ITA TONY SPORT ITA MORGAN AIR ITA OUTDOOR & TREKKING STORE ITA HOLIDAY SPORT ITA TWENTY FIVE ITA SPIT SPORT OUTDOOR ITA IL DADO BOULDER ITA LINEA VERTICALE ITA PENNENTE OUTDOOR ITA ALPMANIA ITA DEVA WALL ITA ERREGI SPORT ITA MOUNTAIN LAB ITA CRAZY STORE FINALE LIGURE ITA LA SPORTIVA FINALE LIGURE ITA MONTURA FINALBORGO ITA OLIUNÌD FINALE ITA OUTPOST MONTAINEERING ITA RIDE & RUN CRAZY STORE ITA ROCKSTORE ITA SALEWA FINALE LIGURE ITA CLIMB ITA DREAMSTORE ITA NEVERLAND ITA PESCI CAMPING STORE ITA SPORT CLUB ITA THE NORTH FACE FIRENZE ITA OBIETTIVO MONTAGNA ITA BALANTE SPORT ITA QUERIO ERNESTO ITA CAPO NORD ITA GIMELLI ITA 3.30 RUNNING STORE ITA ROSSIGNOL FORMIGLIANA ITA SNOWGANG ITA FREES SPORT ITA SPORTIFICATION ITA SICCARDI SPORT ITA SURF SHOP ITA BOARDER KING ITA SPORT MAX ITA OTKBOARD ITA ALL4CYCLING ITA BM SPORT ITA BONI SPORT ITA BONI SPORT ITA BOULDER FACTORY ITA CENTRO CANOA ITA HOBBY SPORT ITA MOISMAN ITA REPETTO SPORT ITA SALEWA GENOVA ITA SPINNAKER ITA A&F COMPANY ITA MONTAGNARD SPORT ITA BIG STONE ITA SONEGO ITA RUNNING LIFE ITA WIPE OUT ITA SPORTWAY GRAVELLONA ITA RICCARDO SPORT ITA DAVID “3” SPORT ITA BERGLAND ITA SPORT-GESCHAFT ITA SPORT-GESCHAFT ITA 099 OUTDOOR ITA PLANET RIDER ITA KAFFEKLUBBEN ITA SPORTLAND GUSSAGO ITA MARESPORT ITA QUIKSILVER STORE IMPERIA ITA GRAZIA SPORT ISEO ITA ALPSTATION ISERA ITA ALTA QUOTA ISERNIA ITA 38° PARALLELO ITA SPORTING HOUSE ITA MOUNTAINWORLD ITA BLOCKLAND ITA LELE SHOP ITA SALEWA AQUILA ITA TREKKING L’AQUILA ITA 156 ORNELLA SPORT ITA SPORT 203 ITA

CASTELNOVO NE’ MONTI CASTIONE ANDEVENNO CATANIA CAVALESE CAVARENO CAZZAGO CENCENIGHE AGORDINO CERNUSCO LOMBARDONE CERNUSCO LOMBARDONE CERVINIA CERVINIA CESANA TORINESE CESENA CESENA CESENA CESIOMAGGIORE CETO CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHÂTILLON CHIAMPO CHIARI CHIAVARI CHIES D'ALPAGO CHIESA VALMALENCO CHIETI CHIOGGIA CHIURO CHIUSA DI PESIO CIRIÈ CISANO SUL NEVA CIVEZZANO CLAUT CLES CLES CLES CLUSONE CODROIPO COGNE COGOLO COLERE COLFOSCO COLFOSCO IN BADIA COLLALBO COLOMBIERA MOLICCIARA CONDINO CORDENONS CORNEDO CORNUDA CORRIDONIA CORRIDONIA CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COTRONEI COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CREAZZO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO DARFO BOARIO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESIO DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE ENTRACQUE EUPILIO FAENZA FALCADE FALZES FANO FELTRE FELTRE FERMO FERRARA FERRARA FERRARA FIDENZA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FOGLIZZO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FORMIGLIANA FORNO DI ZOLDO FOSSALTA DI PIAVE FOSSANO FRABOSA SOTTANA FRABOSA SOTTANA FRAZIONE DAOLASA COMMEZZADURA FROSSASCO GALGAGNANO GAZZADA SCHIANNO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GIANICO GIAVENO GIULIANOVA GODEGA SANT'URBANO GRADISCA D’ISONZO GRADO GRAVELLONA TOCE GRESSAN GRESSONEY SAINT JEAN GRESSONEY-SAINT-JEAN GRESSONEY-SAINT-JEAN GRESSONEY-SAINT-JEAN GROSSETO GROSSETO GUASTALLA GUSSAGO IMPERIA IMPERIA ISEO ISERA ISERNIA IVREA IVREA L'AQUILA L’AQUILA L’AQUILA L’AQUILA L’AQUILA LA THUILE LA VALLE AGORDINA

342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482. 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494. 495. 496. 497. 498. 499. 500. 501. 502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524.

SPORT TONY IMPULS SPORT ADRI SPORT AFFARI & SPORT LECCO GREAT ESCAPES LECCO INUA SPIRIT SPORT HUB LECCO INUA SPIRIT MY WALL BRUMA ON THE BEACH EAST WIND BOTTERO SKI BOTTERO SKI WE RIDE ZONE DF SPORT SPECIALIST LISSONE MAXI SPORT LISSONE CENTRO HOBBY SPORT CRAZY STORE LIVIGNO I’M SPORT LAPPONIA MOUNTAIN PLANET MOUNTAIN RIDERS SIFED MTR LIVIGNO PUNTO SPORT SILENE SPORT SPORT EXTREME THE NORTH FACE LIVIGNO SPORT ADVENTURE ZINERMANN SPORTING HOASY NENCINI SPORT SALEWA OUTLET SCALO MILANO GRINGO SHOP SPORTLAND LONATO SALEWA LONGARONE SPORTLIFEE IL CAMPIONE LUCCA SPORT PROFESSIONAL PROSHOP VIVISPORT CRESPI SPORT SPORT MODE STEGER RABOGLIATTI SPORT OLIMPIONICO SPORT SPORT 3 TRE THE GARDEN ZEBRA SNOWBOARD SCHOOL DODI’S ON SIDE SPORT TENNE CINQUE TERRE TREKKING PEIRANO SPORT JANE SPORT SPORTIME MUD AND SNOW DALL’ORSO STORE BOARDRIDER QUIKSILVER PIPE PRO SHOP BREMA SPORT MEGA INTERSPORT MOUNTAIN STORE HARLEM MELEGNANO THE REVIVE CLUB FAKIE TECH SHOP HUTTER SPORT SPORTLER ALPIN MERANO SPORTLER MERANO MAXI SPORT MERATE SFIDA 2.0 NARDELLI SPORT SNOWBOARDMANIA ALPSTATION MILANO BURTON STORE MILAN CANADA GOOSE MILAN CARTON DAMENO SPORT DF SPORT SPECIALIST DON KENYA RUN FRISCO SHOP MILANO KIM FORNITURE SCOUT KOALA SPORT LA MONTAGNA SPORT MANGA CLIMBING MISSION OLIUNÌD MILANO LORETO PATAGONIA MILANO RUNAWAY SALEWA MILANO SAVE THE DUCK MILANO SAVE THE DUCK MILANO SEASE SPORTING SAN LORENZO THE NORTH FACE MILANO UNDER ARMOUR MILANO UNDER ARMOUR MILANO VERDE PISELLO VIBRAM MILANO WHY RUN PLEASURES RADICAL FREE SOLO EXTREME NUOVI ORIZZONTI MODENA THE NORTH FACE MODENA LIVIO SPORT SPORTMAN THIRD GENERATION HELLWEGER INTERSPORT SPORTLAND MONIGA PATAGONIA MONTEBELLUNA ROSSIGNOL MONTEBELLUNA SALEWA OUTLET MONTEBELLUNA VIBRAM MONTEBELLUNA ROCK & WALLS PURE NATURE WILD PROJECT THE CHANGE PATAGONIA MORBEGNO STILE ALPINO MORBEGNO WHATSALP SPORT HUB MORI MICARELLI STORE LAB8 ARBITER UNTERHOLZNER GRANDE GRIMPE PERICO SPORT ETNA WALL SERVOLARE 17 RUNWAY SPORT SPORT LAURIN ALBY SPORT CLINICA DELLO SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR ORIO AL SERIO MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL ABBÀ INTERSPORT DECA SPORT HOBBIT SHOP LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT OLIUNÌD PADOVA SALEWA PADOVA SESTOGRADO SPORTLAND PALAZZOLO GENCHI SPORT PER CORRERE PELLISSIER SPORT PIRCHER GUENTHER 46° PARALLELO ALPSTATION PARMA ALTERNATIVE SHOP FREE SPORT MOVE MOUNTAIN LOVERS MOVE MOUNTAIN LOVERS PARMA SPORT SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR PAPER SURF ALTA QUOTA PESCARA KING LINE MAKAI SURFSHOP STELLA ALPINA FRANCO SPORT RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA EIGHT SIX L'ALTROSPORT OUTLANDERS

ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA

LA VILLA LANA LAVENO-MOMBELLO LECCO LECCO LECCO LECCO LEGNANO LEVATA LIDO DI TARQUINIA LIGNANO PINETA LIMONE PIEMONTE LIMONE PIEMONTE LIMONE PIEMONTE LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVORNO LIVORNO LOCATE DI TRIULZI LODI LONATO LONGARONE LOVER LUCCA LUCCA LUCCA LUINO LUTAGO MACUGNAGA MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MAGIONE MALÈ MALLES MANAROLA MANTA MANTOVA MANTOVA MARANO SUL PANARO MARGHERA MARIA DI PIETRASANTA MARINA DI RAVENNA MARTELLAGO MARTIGNACCO MATELICA MELEGNANO MEOLO MERANO MERANO MERANO MERANO MERATE MESENZANA MEZZOLOMBARDO MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MIRANO MODENA MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONDOVÌ MONGUELFO MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESACRO MONTESILVANO MONTESILVANO MORBEGNO MORBEGNO MORGEX MORI MUCCIA NAGO TORBOLE NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE NOVALESA OCCHIEPPO INFERIORE OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO FOSSATO DI VICO OULX OULX OVINDOLI OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PALERMO PALERMO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PARMA PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERUGIA PERUGIA PESARO PESCARA PESCARA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIACENZA


525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577. 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647. 648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677. 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.

HOBBY SPORT SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE TOMMY SPORT VERTICAL SPORT PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING MIRAFIORI SPORT 2 ONBOARD EUROSPORT FINDY SHOP SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE DREAMSTORE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT BOARD ROOM MIVAL SPORT BUGS SHOPS LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI DEKA UPPER IL CAMPIONE PRATO RUNOUT 3RD GENERATION VIGLIETTI SPORT SALEWA PREDAZZO V10 OFFTRACK CENTER BERGFUCHS MORASSI ETTORE OUTDOOR & TREKKING STORE ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS A1 CLIMBING GINETTO SPORT SURF PARADISE MONTAGNA DIMENSIONE SALVATORI SPORT POLLO WINTER SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER MOUNTAIN SICKS VERTICAL SPORT RIVAROLO VERTICAL SPORTSWEAR SPORT NATURA ALP3 MONTAGNA ALTA QUOTA ROMA CAMPO BASE ROMA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA KAHUNA LBM SPORT MIZUNO ROMA MONTURA ROMA ONERACE OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROCK IT ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA STAR WALL THE NORTH FACE THE NORTH FACE ROMA THE NORTH FACE ROMA URBANSTAR WP OSTIENSE CITY BEACH OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE REKORD SHERPA ATLANTE MONTELLO FRONTSIDE BLOCK3 CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO 100 - ONE SPORTLIFEE SPORT JOCHER MACIACONI ANIMA SPORTIVA PIÙ SPORT ALPSTATION AOSTA MG MOUNTAIN CISALFA SPORT AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA MILESI SPORT SPORTLAND SAN LEONARDO GODI SPORT SPORTLER SAN MARTINO TURNOVER SPORT SAN MARTINO SPORT SLALOM SLALOM SPORT SNOWBOARD'S HOUSE PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT GI-SPORT KRATTER FAMA SPORT OLIVER SKI ALPSTATION SARZANA KAU KAU 3.30 RUNNING STORE FRESH FARM 3SIXTY BESSON SPORT FAURE SPORT GIUGGIA SPORT PATTY SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE AREA51 CLIMBING CENTER SWITCH SHOP LORI SPORT ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO ART CLIMB PALESTRA BRUNO SPORT ACTIV SPORT SPORT WALTER BOARD STYLE CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE HOT ICE SNOWBOARD KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. TABACCHERIA BIOLCHINI MARCELLIN SPORT PASSET SPORT SPORT LE TORRI SURF SHOPPE XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORT MODE ALPIN SPORTS K&K SPORTS SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO TUTTOSPORT MAZZUCCHI SPORTLAND SONICO EDEN SPORT VI BLOCK CAMPO BASE SPILAMBERTO MAKE MERRY BERGER SCHUHE SPORTLAND STEZZANO ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT BLU SURFER PIÙ SPORT IOCORRO!

ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA ITA

PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIASCO PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PISTOIA PLAN FELINAZ-FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE PORTO SAN GIORGIO POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PRATO PRATO PRATO NEVOSO PRATO NEVOSO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RANICA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVASCLETTO RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RICCIONE RIETI RIETI RIMINI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE RIVAROLO CANAVESE RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCHI DEI LEGIONARI RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROSETO DEGLI ABRUZZI ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. ANDRA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAINT CHRISTOPHE SAINT-CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIOVANNI BIANCO SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO SAPPADA SARONNO SARONNO SARZANA SARZANA SASSUOLO SASSUOLO SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCANDICCI SCANDICCI SCHIAVON SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SELVA VAL GARDENA SENAGO SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SERRA SAN QUIRICO SESTO SESTO SAN GIOVANNI SESTOLA SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SIUSI SONA SONDRIO SONDRIO SONDRIO SONICO SORBOLO SPESSA SPILAMBERTO SPOLETO ST. NIKOLAUS STEZZANO TARVISIO TAVAGNACCO TEMÙ TERAMO TERAMO TERNI

708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725. 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742. 743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769. 770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777. 778. 779. 780. 781. 782. 783. 784. 785. 786. 787. 788. 789. 790. 791. 792. 793. 794. 795. 796. 797. 798. 799. 800. 801. 802. 803. 804. 805. 806. 807. 808. 809. 810. 811. 812. 813. 814. 815. 816. 817. 818. 819. 820. 821. 822. 823. 824. 825. 826. 827. 828. 829. 830. 831. 832. 833. 834. 835. 836. 837. 838. 839. 840. 841. 842. 843. 844. 845. 846. 847. 848. 849. 850. 851. 852. 853. 854. 855. 856. 857. 858. 859. 860. 861. 862. 863. 864. 865. 866. 867. 868. 869. 870. 871. 872. 873. 874. 875. 876. 877. 878. 879. 880. 881. 882. 883. 884. 885. 886. 887. 888. 889. 890.

ITA VERTIGINI SPORT ITA MONTURA FIEMME ITA SPORT VENTURA ITA CRAZY STORE TIRANO ITA ANGELI SPORT ITA TECNICAL SKI ITA ALPSTATION TORINO ITA ASD BOULDER BAR ITA BSHOP BRACCINI ITA BSHOP RAVINA ITA BSIDE CLIMBING VILLAGE ITA CUORE DA SPORTIVO ITA FERRINO STORE TORINO ITA FRESH STORE ITA GRASSI SPORT TORINO ITA JOLLY SPORT ITA JOLLY SPORT ITA MIZUNO STORE ITA MONTURA TORINO ITA ORIZZONTI VERTICALI ITA ORIZZONTI VERTICALI ITA PASSION SPORT ITA PROMOSPORT ITA RONCO ALPINISMO ITA SALA SPORT ITA SALEWA TORINO ITA SASP PALESTRA CLIMBING ITA SCHENONE SPORT ITA STRIKE ITA THE NORTH FACE TORINO ITA JIMMY SURF SHOP ITA READY TO RUN ITA TEDDY PALOMINO ITA GULLIVER TORRE PELLICE ITA SPORTLER VICENZA ITA LEZARD ITA CATTI SPORT ITA PARISPORT IDRO ITA LA SPORTIVA TRENTO ITA MONTURA TRENTO ITA ROCK & ICE TRENTO ITA SHERPA3 PATAGONIA ITA SPORTLER ALPIN TRENTO ITA SPORTLER TRENTO ITA TECNOSCI ITA VERTICAL SPORT TRENTO ITA MAGNITUDO ITA LE BLOC SHOP ITA ALPSTATION TRIESTE ITA AVVENTURA DUE ITA SPORTLER TRIESTE ITA PURA VIDA ITA FIASCARIS ITA K2 SPORT ITA SPORT CENTER ITA FIORELLI SPORT VALMASINO ITA SPORT CORONES ITA LAYAK ITA SPORT MODE MARIA SALEWA OUTLET VALMONTONE ITA ITA UAINOT SNOWBOARD SHOP ITA BONNY MODULAR LAB ITA ZOO PARK ITA SKICENTER ITA SPORTANGEL ITA SKI KLINIK ITA RIDER SHOP ITA ROSSINI SPORT ITA LODO SPORT ITA VERNAZZA SPORT ITA CAMPO BASE VERONA ITA DETOUR ITA GENERATION ITA MONTURA VERONA ITA OLIUNÌD VERONA ITA ROSSIGNOL VERONA ITA SLIDE BY DETOUR ITA THE NORTH FACE VERONA ITA ORIZZONTI MONTAGNA ITA MARATONANDO ITA OLIUNÌD LDR PALESTRA ITA OLIUNÌD VICENZA CENTRO ITA PRO SPORT ITA SERGIO SPORT ITA GILIOLI SPORT ITA MONDO MONTAGNA ITA VERTICAL NO LIMIT ITA DHO SPORT ITA ROSSI ITA SPORTLAND VILLANUOVA ITA AFFARI & SPORT VILLASANTA ITA BAROLI SPORT ITA CALZATURE BAROLI ITA SPORTLAND TORINO ITA HERBERT PLANK SPORT ITA BRUMA STREET STYLE ITA LIQUIDO ITA RUNNER LA SPORTIVA ZIANO DI FIEMME ITA ITA TIRABOSCHI SPORT ITA CRAS ITA QUOTA 362 ITA TABIA SPORT AT MOREBOARDS ST. JOHANN AT ATOMIC AUSTRIA GMBH AT MOREBOARDS AMSTETTEN AT SALEWA STORE SALZBURG AT SPORTLER AT BLUE TOMATO BREGENZ AT MOREBOARDS DORNBIRN AT ORANGE CORNER E.U. AT ALTON PREMIUM STORE AT HOTZONE.TV AT ALPIN LOACKER AT BERGFUCHS AT BLUE TOMATO GRAZ BLUE TOMATO LOGISTIK GRAZ AT AT MOREBOARDS GRAZ AT ALPSTATION INNSBRUCK BLACK DIAMOND INNSBRUCK AT AT BLUE TOMATO INNSBRUCK AT BURTON STORE INNSBRUCK AT BURTON STORE INNSBRUCK AT DIE BOERSE AT MOREBOARDS INNSBRUCK MOREBOARDS INNSBRUCK DEZ AT AT PATAGONIA INNSBRUCK AT SPORTLER WITTING THE NORTH FACE INNSBRUCK AT AT XDOUBLE ROCKNROLL MOUNTAIN STORE AT AT BLUE TOMATO KLAGENFURT AT MOREBOARDS KLAGENFURT AT HIGH LIFE HANDELS AT MOREBOARDS KUFSTEIN AT SPORTLER AT MOREBOARDS LANDECK AT MOREBOARDS LEOBEN AT BERGSPORT AT BLUE TOMATO LIENZ AT ZIMML ALPINAUSSTATTER BASE CAMP THE ALPINE STORE AT BETABOARDS X PETER WAGNER AT AT MOREBOARDS LINZ AT LIVID SPORTS AT MOREBOARDS MAYRHOFEN AT MOREBOARDS STUBAI AT BLUE TOMATO AT BLUE TOMATO OBERTAUERN AT BURTON STORE PARNDORF AT SALEWA OUTLET PARNDORF AT BLUE TOMATO LINZ AT MOREBOARDS PASCHING AT BOARD.AT AT SALEWA STORE SAALFELDEN AT BLUE TOMATO SALZBURG BLUE TOMATO ONLINE STORE AT AT BLUE TOMATO SCHLADMING SALEWA STORE SCHLADMING AT AT BLUE TOMATO SCS AT BLUE TOMATO SEIERSBERG AT MOREBOARDS SEIERSBERG AT MOREBOARDS SÖLDEN AT SPORT4YOU AT PETE SPORT AT MOREBOARDS ST. PÖLTEN AT BERGWERK AT MOREBOARDS STEYR MOREBOARDS INNTALCENTER AT AT BLUE TOMATO VILLACH AT MOREBOARDS WELS AT BLUE TOMATO WIEN AT BLUE TOMATO WIEN AT FAME BOARDSHOP AT HANG LOOSE AT MOREBOARDS WIEN AT SALEWA STORE WIEN AT STEPPENWOLF AT MOREBOARDS WIENER AT BLUE TOMATO WÖRGL AT ONSIGHT BERGSPORT AT LA RESISTANCE CH SNOWLIMIT

TERNI TESERO TESERO TIRANO TOLMEZZO TOLMEZZO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORRE BOLDONE TORRE DEL LAGO TORRE PELLICE TORRI DI QUARTESOLO TRADATE TRAVERSETOLO TRE CAPITELLI TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TREVISO TRIESTE TRIESTE TRIESTE TURANO UDINE UDINE VAL DI VIZZE VAL MASINO VALDAORA VALDRAGONE VALLES VALMONTONE VALTOURNENCHE VARESE VARESE VARNA VELLETRI VENASCA VERANO BRIANZA VERANO BRIANZA VERMIGLIO VERNAZZA VERONA VERONA VERONA VERONA VERONA VERONA VERONA VERONA VEZZA D’OGLIO VIAREGGIO VICENZA VICENZA VICENZA VICOFORTE VIGNOLA VIGNOLA VILLAIR VILLANOVA MONDOVI VILLANOVA MONDOVI VILLANUOVA SUL CLISI VILLASANTA VILLENEUVE VILLENEUVE VINOVO VIPITENO VITERBO VITERBO VITERBO ZIANO DI FIEMME ZOGNO ZOLA PREDOSA ZOLA PREDOSA ZOLDO ALTO ST JOHANN IM PONGAU ALTENMARKT AMSTETTEN BERGHEIM BEI SALZBURG BLUDENZ BREGENZ DORNBIRN ENNS FELDKIRCH GERLOS GÖTZIS GRAZ GRAZ GRAZ GRAZ INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK KIRCHDORF IN TIROL KLAGENFURT KLAGENFURT KLAGENFURT AM WÖRTHERSEE KUFSTEIN KUFSTEIN LANDECK LEOBEN LIENZ LIENZ LIENZ LINZ LINZ LINZ LOFER MAYRHOFEN NEUSTIFT IM STUBAITAL OBERTAUERN OBERTAUERN PARNDORF PARNDORF PASCHING PASCHING SAALBACH SAALFELDEN SALZBURG SCHLADMING SCHLADMING SCHLADMING SCS VÖSENDORF SEIERSBERG SEIERSBERG-PIRKA SÖLDEN SÖLDEN ST. ANTON AM ARLBERG ST. PÖLTEN STEYR STEYR TELFS INNTALCENTER VILLACH WELS WIEN WIEN WIEN WIEN WIEN WIEN WIEN WIENER WÖRGL ZAMS 157 ZELL AM SEE ANDERMATT

891. 892. 893. 894. 895. 896. 897. 898. 899. 900. 901. 902. 903. 904. 905. 906. 907. 908. 909. 910. 911. 912. 913. 914. 915. 916. 917. 918. 919. 920. 921. 922. 923. 924. 925. 926. 927. 928. 929. 930. 931. 932. 933. 934. 935. 936. 937. 938. 939. 940. 941. 942. 943. 944. 945. 946. 947. 948. 949. 950. 951. 952. 953. 954. 955. 956. 957. 958. 959. 960. 961. 962. 963. 964. 965. 966. 967. 968. 969. 970. 971. 972. 973. 974. 975. 976. 977. 978. 979. 980. 981. 982. 983. 984. 985. 986. 987. 988. 989. 990. 991. 992. 993. 994. 995. 996. 997. 998. 999. 1000. 1001. 1002. 1003. 1004. 1005. 1006. 1007. 1008. 1009. 1010. 1011. 1012. 1013. 1014. 1015. 1016. 1017. 1018. 1019. 1020. 1021. 1022. 1023. 1024. 1025. 1026. 1027. 1028. 1029. 1030. 1031. 1032. 1033. 1034. 1035. 1036. 1037. 1038. 1039. 1040. 1041. 1042. 1043. 1044. 1045. 1046. 1047. 1048. 1049. 1050. 1051. 1052. 1053. 1054. 1055. 1056. 1057. 1058. 1059. 1060. 1061. 1062. 1063. 1064. 1065. 1066. 1067. 1068. 1069. 1070. 1071. 1072. 1073.

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1074. 1075. 1076. 1077. 1078. 1079. 1080. 1081. 1082. 1083. 1084. 1085. 1086. 1087. 1088. 1089. 1090. 1091. 1092. 1093. 1094. 1095. 1096. 1097. 1098. 1099. 1100. 1101. 1102. 1103. 1104. 1105. 1106. 1107. 1108. 1109. 1110. 1111. 1112. 1113. 1114. 1115. 1116. 1117. 1118. 1119. 1120. 1121. 1122. 1123. 1124. 1125. 1126. 1127. 1128. 1129. 1130. 1131. 1132. 1133. 1134. 1135. 1136. 1137. 1138. 1139. 1140. 1141. 1142. 1143. 1144. 1145. 1146. 1147. 1148. 1149. 1150. 1151. 1152. 1153. 1154. 1155. 1156. 1157. 1158. 1159. 1160. 1161. 1162. 1163. 1164. 1165. 1166. 1167. 1168. 1169. 1170. 1171. 1172. 1173. 1174. 1175. 1176. 1177. 1178. 1179. 1180. 1181. 1182. 1183. 1184. 1185. 1186. 1187. 1188. 1189. 1190. 1191. 1192. 1193. 1194. 1195. 1196. 1197. 1198. 1199. 1200. 1201. 1202. 1203. 1204. 1205. 1206. 1207. 1208. 1209. 1210. 1211. 1212. 1213. 1214. 1215. 1216. 1217. 1218. 1219. 1220. 1221. 1222. 1223. 1224. 1225. 1226. 1227. 1228. 1229. 1230. 1231. 1232. 1233. 1234. 1235. 1236. 1237. 1238. 1239. 1240. 1241. 1242. 1243. 1244. 1245. 1246. 1247. 1248. 1249. 1250. 1251. 1252. 1253. 1254. 1255. 1256.

DE MONTAGNE-SPORT DE WIND DE BALANCE DE SKATEDELUXE DE RIDERS HEAVEN DE BERGWERKER STUTTGART DE BLUE TOMATO SHOP DE GLOBETROTTER STUTTGART DE UNFAMILIAR DE GLOBETROTTER HARZ DE SCHNEIDER RAD+SPORT DE BLUE TOMATO SHOP TRIER DE VIKING ADVENTURES DE BIWAKSCHACHTEL DE FIFTY-EIGHT DE GLOBETROTTER ULM DE UNTERWEGS WESEL SPORT CONRAD WIELENBACH DE UNTERWEGS WILHELMSHAVEN DE DE LIFTSTATION SALEWA OUTLET ZWEIBRÜCKEN DE DE ENDLESS WINTER DK EVENTYRSPORT DK NATURLIGVIS OUTDOOR DK OUTDOOR XPERTEN FI BURTON STORE HELSINKI FI SCANDINAVIAN HELSINKI FI PARTIOAITTA LAHTI FI PARTIOAITTA ROVANIEMI FI SCANDINAVIAN VANTAA FR AU VIEUX CAMPEUR FR MILLET SHOP ALPE D'HUEZ FR BURTON ANNECY FR PICTURE FR QUIKSILVER ANNECY FR RIP CURL ANNECY FR SNOWLEADER ANNECY FR THE NORTH FACE ANNECY FR CHULLANKA ANTIBES FR GLISSE FR BURTON AVORIAZ FR MILLET SHOP BASTIA FR PEYTAVIN SPORT FR QUIKSILVER BIARRITZ FR SPORTS AVENTURE FR SPORTS AVENTURE FR WOOD BOARD FR LABO SHOP FR BOARDRIDERS CAPBRETON AU VIEUX CAMPEUR CHAMBÉRY FR FR EKOSPORT FR BOARDRIDERS CHAMONIX FR ZERO G FR ARC’TERYX CHAMONIX FR HAGLOFS CHAMONIX FR MILLET SHOP CHAMONIX FR SNELL SPORTS FR SNOWLEADER CHAMONIX FR THE NORTH FACE CHAMONIX FR PATAGONIA CHAMONIX COQUOZ SPORTS / SALOMON FR FR D'AVENTURE EN AVENTURE FR BOARDRIDERS PAMPLONA FR MILLET SHOP COURCHEVEL FR MILLET SHOP DIJON FR ENDURANCE SHOP EPINAL FR S'CAPE FONTAINEBLEAU FR ESPACE MONTAGNE FR APPROACH GAP FR ALTITUDE SPORT OUTDOOR AU VIEUX CAMPEUR GRENOBLE FR FR MERCI DISTILLERY FR MERCYDISTILLERY FR QUIKSILVER HOSSEGOR FR RIP CURL ALPE D’HUEZ FR L’IMPREVU SNOW SHOP FR MILLET SHOP LA CLUSAZ FR MONTAZ FR MONTAZ FR GRAND CENTRAL FR AU VIEUX CAMPEUR LABÈGE FR ESPACE GLISSE FR BOARDRIDERS ANGLET FR ESPACE MONTAGNE FR ATELIER DU SNOWBOARD FR SUPER WHITE FR MILLET SHOP LES ARCS MILLET SHOP LES DEUX ALPES FR FR ADDICTED FR AU VIEUX CAMPEUR LYON FR MILLET SHOP LYON FR SNOWLEADER LYON FR THE NORTH FACE LYON AU VIEUX CAMPEUR MARSEILLE FR FR CAP RUNNING FR MASSILIA FR AVALON RIDER FR MILLET SHOP MERIBEL FR CHULLANKA MERIGNAC FR GLISSE PROSHOP FR PASSION SNOW FR SLOPE STYLE FR CHULLANKA METZ FR THE NORTH FACE NANTES FR ALTICOOP FR QUAI 34 FR AU VIEUX CAMPEUR PARIS FR HAWAII SURF FR MILLET SHOP PARIS FR THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE PARIS OPERA FR FR THE NORTH FACE PARIS FR URBAN SURFER PARIS SPORT MONTAGNE PERPIGNAN FR FR ENDURANCE FR ESPACE MONTAGNE FR LA LUGE FR AU VIEUX CAMPEUR FR BERNINA SPORT COLMAR FR MILLET SHOP SAINT LARY FR BOARDRIDERS FR MILLET SHOP NICE FR AU VIEUX CAMPEUR FR SLIDE BOX FR THE NORTH FACE FR TURBULENCES FR AU VIEUX CAMPEUR THONON FR BLACK CATS FR CHULLANKA TOULOUSE FR RIP CURL TOULOUSE FR MILLET SHOP VAL D'ISÈRE FR MILLET SHOP VAL THORENS FR TERRE DE MONTAGNE NL DOWNTOWN NL BEVER ALMERE NL BEVER AMERSFOORT NL BEHIND THE PINES NL BEHIND THE PINES NL BEVER AMSTERDAM NL BEVER AMSTERDAM NL CARL DENIG NL KATHMANDU AMSTERDAM NL MONK AMSTERDAM THE NORTH FACE AMSTERDAM NL NL BEVER APELDOORN NL BEVER ARNHEM NL BEVER ASSEN NL MK SKISERVICE NL BEVER BREDA NL BEVER DEN HAAG NL BEVER DEN HAAG NL HUNA OUTDOOR SHOP NL BEVER DEVENTER NL BURNSIDE NL BEVER DOETINCHEM NL BEVER EINDHOVEN NL MONK EINDHOVEN NL BEVER ENSCHEDE NL RENÉ VOS OUTDOOR NL BEVER GRONINGEN NL CAER BOARDSPORTS NL SOELLAART NL REVERT 95 NL BAUM SPORT NL BEVER HENGELO NL BEVER HILVERSUM NL BEVER HOUTEN NL THE TUBE NL BEVER NIJMEGEN NL FREESTYLE SPORT NL OUTDOOR & TRAVEL NL BEVER ROTTERDAM NL MOUNT RUCPHEN NL BEVER S-HERTOGENBOSCH NL BEVER STEENWIJK NL MOUNT TERNEUZEN NL SNOWCOUNTRY NL BEVER TILBURG NL BEVER UTRECHT NL KATHMANDU UTRECHT NL THE NORTH FACE UTRECHT NL VAN BELLEN SURF SNOW NL ZWERFKEI OUTDOOR

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LEADING RELAX HOTEL MARIA ITA ITA RESIDENCE LASTÈ ITA RESORT DOLCE CASA ITA HOTEL BELLAVISTA ITA WINE HOTEL SAN GIACOMO ITA HOTEL ALPECHIARA ITA HOTEL PIANDINEVE ITA SPORT HOTEL VITTORIA ITA ALPIN HOTEL SONNBLICK ITA HOTEL WALDHOF ITA HOTEL BARRAGE ITA HOTEL VILLA GLICINI ITA HOTEL EUROPEO ITA BEVERLY HOTEL DOLOMEET BOUTIQUE HOTEL ITA ITA HOTEL CRISTINA LEFAY RESORT&SPA DOLOMITI ITA ITA OLYMPIC PALACE ITA BLU HOTEL ACQUASERIA ITA GRAND HOTEL PARADISO ITA HOTEL GARNI SORRISO ITA HOTEL MIRELLA ITA JOLLY RESORT&SPA ITA RESIDENCE CLUB ITA CHALET LA CIASETA ITA FAMILY HOTEL GRAN BAITA ITA HOTEL ANDA HOTEL TERME ANTICO BAGNO ITA ITA WELLNESS FASSA ITA HOTEL CASTEL PIETRA ITA FALKENSTEINER HOTEL ITA HOTEL RUDOLF ITA K1 MOUNTAIN CHALET MAJESTIC HOTEL & SPA RESORTITA ITA PARKHOTEL SCHÖNBLICK ITA ROYAL HOTEL HINTERHUBER ITA GRAND HOTEL LIBERTY ITA GRAND HOTEL RIVA ITA HOTEL ANTICO BORGO ITA HOTEL EUROPA ITA HOTEL LIDO PALACE ITA HOTEL LUISE ITA HOTEL PORTICI ITA HOTEL SOLE RELAX ITA VILLA NICOLLI ITA HOTEL LEON D’ORO ITA HOTEL BELLERIVE ITA HOTEL LAURIN ITA HOTEL SALÒ DU PARC ITA RIVALTA LIFE STYLE HOTEL ITA HOTEL ORSO GRIGIO ITA HOTEL VILLA STEFANIA ITA NATURHOTEL LEITLHOF ITA PARKHOTEL SOLE PARADISO ITA POST HOTEL ITA RESIDENCE SILVIA ITA SPORTHOTEL TYROL ITA ZIN SENFTER RESIDENCE ITA HOTEL LA VETTA ITA HOTEL LADINIA ITA RENÈ DOLOMITES BOUTIQUE ITA X ALP HOTEL ITA HOTEL MONTE SELLA ITA CHRISTOPHORUS MOUNTAIN ITA HOTEL AL SONNENHOF ITA HOTEL CHALET CORSO ITA HOTEL CONDOR ITA HOTEL MAREO DOLOMITES ITA HOTEL TERESA RESIDENCE PLAN DE CORONES ITA ITA SPORTHOTEL EXCLUSIVE ITA HOTEL BAITA FIORITA HOTEL RESIDENCE 3 SIGNORI ITA ITA HOTEL VEDIG ITA CHABERTON LODGE ITA HOTEL LA TORRE ITA RELAIS DES ALPES AGRITURISMO MASO LARCIUNEI ITA ITA APARTMENTS SUNELA ITA ARTHOTEL ANTERLEGHES ITA ASTOR SUITES B&B ITA BIANCANEVE FAMILY HOTEL ITA BOUTIQUE HOTEL NIVES ITA CHALET ELISABETH ITA GRANBAITA DOLOMITES ITA HOTEL AARITZ ITA HOTEL ACADIA ITA HOTEL ALPENROYAL ITA HOTEL ANTARES ITA HOTEL CHALET S ITA HOTEL CONTINENTAL ITA HOTEL DORFER ITA HOTEL FANES ITA HOTEL FREINA ITA HOTEL GARNI DOLOMIEU ITA HOTEL GENZIANA ITA HOTEL MIRAVALLE ITA HOTEL OSWALD HOTEL PORTILLO DOLOMITES ITA ITA HOTEL SOMONT ITA HOTEL SUN VALLEY ITA HOTEL TYROL ITA HOTEL WELPONER ITA LUXURY CHALET PLAZOLA ITA MOUNTAIN DESIGN HOTEL MOUNTAIN HOME VILLA ANNA ITA ITA RESIDENCE ISABELL ITA RESIDENCE VILLA FUNTANES RESIDENCE VILLA GRAN BAITA ITA THE LAURIN SMALL&CHARMING ITA ITA WELLNESS RESIDENCE VILLA ITA RESIDENCE VILLA AL SOLE ITA HOTEL TRE CIME SESTO ALPENWELLNESSHOTEL ST.VEIT ITA ITA APARTMENTS RIEGA ITA BERGHOTEL SEXTEN ITA CIMA DODICI B&B ITA FAMILY RESORT RAINER ITA HOTEL ALPENBLICK ITA HOTEL DOLOMITENHOF ITA HOTEL MONIKA ITA HOTEL MONTE CROCE ITA BAD MOOS ITA GRAND HOTEL SESTRIERE ITA HOTEL CRISTALLO ITA HOTEL IL FRAITEVINO HOTEL SHACKLETON MOUNTAIN ITA ITA PRINCIPI DI PIEMONTE ITA ACTIVEHOTEL DIANA ARTNATUR DOLOMITES HOTEL ITA ITA HOTEL WALDRAST DOLOMITI ITA MIRABELL ALPINE GARDEN ITA NATUR RESIDENCE ITA SCHWARZER ADLER ITA SENSORIA DOLOMITES ITA DOLMITES NATURE ITA BAD RATZES ITA HOTEL CEVEDALE PARADIES MOUNTAIN RESORT ITA ITA GRAND HOTEL DELLA POSTA ITA GRAND HOTEL BRISTOL ITA GRAND HOTEL DES ILES ITA HOTEL ASTORIA ITA HOTEL LA PALMA ITA HOTEL MILAN SPERANZA ITA HOTEL REGINA PALACE ITA HOTEL EDELHOF ITA HOTEL IL CERVO ITA CURT DI CLEMENT ECO ITA HOTEL CENTRALE ITA HOTEL DOSSES ITA ALPINHOTEL VAJOLET ITA GRAND HOTEL TREMEZZO ITA HOTEL LENNO ITA ALBERGO ACCADEMIA ITA BOUTIQUE EXCLUSIVE B&B ITA GRAND HOTEL TRENTO ITA HOTEL AMERICA ITA HOTEL BUONCONSIGLIO ITA BÄRENHOTEL ITA BERGHOTEL HOTEL ITA HOTEL CHRISTOPH ITA KRONPLATZ-RESORT ITA HOTEL DU LAC ITA HOTEL ROYAL VICTORIA ITA HOTEL VILLA CIPRESSI ITA GRAND HOTEL MAJESTIC ITA HOTEL ANCORA ITA HOTEL BELVEDERE ITA HOTEL PALLANZA ITA GRAND HOTEL MIRAMONTI ITA HOTEL DELLE ALPI ITA HOTEL RESTAURANT LILIE ITA WELLNESS PARADISE

MOENA MOENA MOENA MONTEBELLUNA PADERNO DEL GRAPPA PALLEUSIEUX PASSO DEL TONALE PASSO DEL TONALE PERCA PERCA PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PINZOLO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO PONTE DI LEGNO POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA POZZA DI FASSA PRIMIERO RISCONE RISCONE RISCONE RISCONE RISCONE RISCONE/BRUNICO RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA RIVA DEL GARDA ROVERETO SALÒ SALÒ SALÒ SALÒ SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN DOMENICO SAN GIOVANNI DI FASSA SAN GIOVANNI DI FASSA SAN GIOVANNI DI FASSA SAN VIGILIO DI FAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SAN VIGILIO DI MAREBBE SANTA CATERINA SANTA CATERINA SANTA CATERINA SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SAUZE D’OULX SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SELVA DI VAL GARDENA SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO SESTO MOSCO SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SESTRIERE SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI SIUSI ALLO SCILIAR SIUSI ALLO SCILIAR SOLDA SOLDA SONDRIO STRESA STRESA STRESA STRESA STRESA STRESA TARVISIO TARVISIO TIRANO TIRANO TIRES TIRES TREMEZZINA TREMEZZINA TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO VALDAORA VALDAORA VALDAORA VALDAORA VARENNA VARENNA VARENNA VERBANIA VERBANIA VERBANIA VERBANIA VERMIGLIO VERMIGLIO VIPITENO ZIANO DI FIEMME

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LAST WORD BY DAVIDE FIORASO

Ryan Holiday è un autore di saggi americano. Ha lavorato come media strategist per clienti del calibro di Tucker Max e Dov Charney ed è stato responsabile marketing di American Apparel. La sua agenzia creativa, Brass Check, ha consigliato clienti come Google, Taser e Complex, oltre a numerosi autori di spicco come Neil Strauss, Tony Robbins e Tim Ferriss. Ha scritto per Forbes, The Huffington Post, The Guardian, Medium.com ed il New York Times. Profondamente appassionato di stoicismo, è conduttore del podcast The Daily Stoic. Tra una lettura di Seneca e l'altra, Ryan si è chiesto il motivo per il quale sfidiamo noi stessi. Nella corsa, come nella vita.

PHOTO ALEXIS BERG

“Chi è il responsabile della sfida? Il lato coraggioso o il lato codardo di te? Il lato che non cede di fronte al disagio o il lato che desidera essere sempre a suo agio? La parte che fa le cose difficili o la parte che prende sempre la via più semplice? Perché ci sfidiamo? Non per migliorare il nostro sistema immunitario. Non per migliorare il nostro metabolismo. Non per ridurre l'ansia. Queste cose potrebbero essere dei bei motivi, ma non sono il vero motivo. Lo scopo reale è diventare una persona in grado di superare le sfide. Ma come ti aspetti di superare le cose che ti spaventano, se non le hai mai affrontate? Perché pensi di poter sopportare il fallimento se non riesci nemmeno a sopportare un bagno nell'acqua fredda? Come puoi

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essere sicuro che farai un passo avanti quando la posta in gioco sarà alta, quando non lo fai regolarmente quando la posta in gioco è bassa? Cosa ti dà la certezza che farai bene un compito difficile quando le persone ti staranno guardando, se non lo provi a fare neanche quando nessuno ti sta guardando?” La risposta a queste domande secondo lui è " fare ogni giorno qualcosa di scomodo, qualcosa che ci spaventa.” “La persona che fa qualcosa che la spaventa ogni giorno ha meno paura di chi non la fa. La persona che fa qualcosa di difficile ogni giorno è più resistente di qualcuno che non lo fa.”


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