The Pill Magazine 46 IT

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Mattia Bertoncini

Cesare Maestri

Jacopo & Babsi

Mattia corre sulle creste più alte, immerso nel suo palcoscenico senza spettatori.

Cesare, Nike Trail Athlete, interpretato dall'illustratore Giorgio Poloni con le sue Nike Pegasus Trail 3.

Jacopo Larcher e Barbara Zangerl si raccontano come coppia ma anche come climbers.


R E ACH YOU R PE AK Pick your way through the crux or spend an afternoon with friends scaling a tempting crag. From lightweight gear for sport climbers to rugged bouldering clothing, the Mammut Climbing collection has everything you need to up your game.

M A M M U T. C O M 2


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EDITO TEXT DAVIDE FIORASO

PHOTO BY DAMIANO LE VATI

Edito Le storie sono importanti. Sono tutto. La nostra esistenza si fonda proprio su questo: raccontarle e sentirle raccontare. Pensateci. Anche nel nostro piccolo, torniamo dal lavoro, da un viaggio o incontriamo semplicemente qualcuno e le prime cose che ci vengono chieste sono: "Com’è andata? Cosa hai fatto oggi? Che c’è di nuovo? Che mi racconti?”. In altre parole questo è il modo con il quale ci scambiamo storie, favole, racconti e nuovi copioni per arricchire la sceneggiatura della nostra vita. Tristi o divertenti. Vere o inventate. Non importa, tutti abbiamo bisogno di quelle storie. Di raccontarle e di sentirle raccontare. La narrazione è da sempre il veicolo fondamentale di trasmissione del sapere e della memoria delle varie culture che si sono succedute nel corso degli anni

Uno dei progressi più importanti sullo studio della personalità (da Freud e Adler, fino a Allport e McAdams) è stato capire che ciò che siamo dipende anche da ciò che ci raccontiamo di essere. Il nostro sviluppo e la nostra crescita individuale dipendono in maniera cruciale da questo continuo gioco di rimandi tra la realtà e il modo in cui rappresentiamo tale realtà. Questo processo di costruzione risponde ad uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano: la comprensione profonda del proprio “io” e del suo posto nel mondo. Siamo chi siamo, ma anche chi raccontiamo di essere. Dare un senso alle nostre vite significa essenzialmente raccontare la nostra storia, un piccolo tassello della società in cui viviamo. Dare un senso vuol dire scoprire la trama della nostra vita, i suoi protagonisti principali e i comprimari, gli antefatti, le svolte, i colpi di scena.

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Che storie ci stiamo raccontando, dunque? Che copione ci viene proposto dall’impresario di turno? E non si tratta solo di distinguere il vero dal falso o di renderci meno vulnerabili alle manipolazioni. Si tratta di capire se la cornice nella quale ci muoviamo possieda o meno tutti gli strumenti necessari a consentirci di dare senso, individualmente e collettivamente, all’esperienza delle nostre esistenze. Senso e felicità, significato e utilità seguono molto spesso, molto più frequentemente di quanto siamo disposti ad ammettere, traiettorie differenti. La felicità vera del Socrate insoddisfatto o l’illusione dell’idiota soddisfatto. In quale direzione ci stiamo muovendo? Verso quale direzione, individualmente e collettivamente, vogliamo indirizzarci?


Equilibrio: sintesi armonica tra forze opposte e contrarie. Aequilibrium Series: il perfetto equilibrio tra comfort e tecnicità, leggerezza e durabilità, al servizio dell’alpinismo moderno. Il cuore è il tallone con tecnologia Double Heel™ che aumenta l’effetto frenante e permette una rullata più fluida riducendo l‘affaticamento muscolare.

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THE CREW PHOTO BY DAMIANO LE VATI

PRODUCTION The Pill Agency | www.thepillagency.com

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EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@hand-communication.com

C O M PA N Y E D ITO R Hand Communication Via Piave 30, Saluzzo CN 12037, Italy hello@hand-communication.com

E D I T O R I A L C O O R D I N AT O R S Davide Fioraso, Silvia Galliani

COVER Cesare Maestri with Nike Pegasus 3 by Giordano Poloni

E D I T I N G & T R A N S L AT I O N S Silvia Galliani

PRINT L'artistica Savigliano Savigliano - Cuneo - Italy lartisavi.it

ART DIRECTION George Boutall | Evergreen Design House Niccolò Galeotti, Francesca Pagliaro THEPILLMAGAZINE .COM Camilla Pizzini | camilla@hand-communication.com

DISTRIBUTION 25.000 copies distribuited in 1100 shops in Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, Belgium, Spain, England & The Netherlands

PHOTOGRAPHERS & FILMERS Matteo Pavana, Thomas Monsorno, Andrea Schilirò, Denis Piccolo, Patte Schwienbacher, Achille Mauri, Federico Ravassard, Simone Mondino, Alice Russolo

ADVERTISING hello@hand-communication.com | +39 333.7741506

C O L L A B O R AT O R S Sofia Parisi, Matteo Rossato, Fabrizio Bertone, Enrico Santillo, Dario Toso, Dario Marchini, Eva Bonk, Luca Albrisi, Antonio Isaja, Marta Manzoni, Luca Schiera, Giulia Boccola,Federico Mura, Tommaso Bernacchi, Chiara Guglielmina

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www.thepillmagazine.com www.facebook.com/thepillmagazine Instagram.com/thepillmagazine The Pill rivista bimestrale registrata al tribunale di Milano il 29/02/2016 al numero 73

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ALPINE HEMP TECHNOLOGY / A L P I N E

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D O N N A


ISSUE 46 ILLUSTRATION BY E VE RG RE E N

T H E D A I LY P I L L

P. 5 2

PLASTIC FREE RIDE

P. 1 2

BEST MADE

P. 5 4

SAUCONY SHADOW REP

P. 1 6

KILLER COLLABS

P. 5 6

SCOTT SPEED CARBON RC

P. 2 0

ECO SEVEN

P. 6 0

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OXYBURN

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WAVE OF CHANG E

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AKU ICE MEMORY

P. 6 8

SAY Y E S TO A DV E N T U R E

P. 2 8

CLIMB & CLEAN

P. 74

ROBERTO ISOLDA

P. 3 0

MEINDL AIR REVOLUTION

P. 7 8

MONCLER GRENOBLE

P. 3 2

VAUDE GREEN SHAPE

P. 8 6

THE MOONWALK TRAVE RSE

P. 3 4

DEUTER FUTURA 27

P. 9 0

J AC O P O L A R C H E R & B A R B A R A Z A N G E R L

P. 3 6

SEA TO SUMMIT

P. 9 8

WALKING IN A MIRAGE

P. 3 8

S U S TA I N A B L E AC T I O N S

P. 1 0 4

RUN ON THE WILD SIDE

P. 4 0

MICHELIN X GARMONT

P. 11 0

JUSSI OKSANEN

P. 4 2

L A SPORTIVA AEQUILIBRIUM

P. 11 8

M AT T I A B E R TO N C I N I

P. 4 4

K AY L A N D D R AG O N P R O J E C T

P. 1 2 8

BETWEEN BLACK AND WHITE

P. 4 6

T H E G R E E N & G R AY R I N G P R O J E C T

P. 1 3 8

THE ICE TRAP

P. 5 0

130 YEARS OF JULBO

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THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O

N U OVA PA R T N E R S H I P T R A PA N O R A M A D I F F U S I O N E D O LO M I T I T R A I L C O N T S G , VAU D E E H Y D R O F L AS K Panorama Sport Diffusion sosterrà l'iniziativa Dolomititrail, progetto di promozione che si articola in 3 percorsi bike, e-bike, running/trekking nel territorio della Val Comelico, toccando la vicina Alta Pusteria, Sappada e l’Alta Carnia. Nessuna tappa forzata, nessun orologio e nessun pettorale. Al ritiro del BackPack presso uno dei D+ point verrà fornita ad ogni partecipante una borraccia Hydro Flask. Ogni guida di MTB sarà inoltre equipaggiata con abbigliamento tecnico TSG e gli immancabili zaini firmati Vaude.

L A SPORTIVA: UNA SPECIAL EDITION PER I 30 ANNI DI MY THOS Un prodotto che ha saputo conquistare intere generazioni di arrampicatori che ancora oggi, dopo 30 anni, non rinuncerebbero mai alla sicurezza e al comfort di una calzata che ha fatto la storia. Per celebrare la scarpetta d’arrampicata Mythos, in collezione dal 1991, La Sportiva ha realizzato una Anniversary Edition con materiali eco-friendly per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Concepita per vie lunghe e utilizzi in parete prolungati grazie a soluzioni che permettono un’accentuata comodità.

# S H E I S O U T D O O R S : I L P R I M O AWA R D D E D I CATO A L L’AT T R E Z Z AT U R A O U T D O O R F E M M I N I L E Si sono concluse il 25 maggio le iscrizioni a #sheisoutdoors, il primo premio europeo dedicato alle attrezzature sportive progettate per le donne. Una giuria, composta da specialiste del settore, testerà e valuterà i prodotti presentati, giudicandoli in base a funzionalità, qualità, scelta dei materiali, sostenibilità, innovazione e design. Le 5 categorie (professionisti e spedizioni, camping, equipaggiamento, calzature, abbigliamento) saranno premiate durante un evento fissato per il 31 luglio.

M AT T H I J S V I S C H N U OVO G E N E R A L M A N AG E R D I PATAG O N I A E M E A Matthijs Visch è stato nominato direttore generale di Patagonia EMEA. In questa nuova carica avrà il compito di supervisionare la crescente attività dell’azienda. Operando dalla sede di Amsterdam, riferirà a John Collins, vicepresidente delle vendite a livello internazionale. In Patagonia, Visch proseguirà sulla forte posizione ambientalista stabilita dal suo predecessore Ryan Gellert, passato al ruolo di Global CEO della holding Patagonia Works. Matthijs porta con sé un’esperienza di 24 anni nella direzione di team, di cui ben 19 trascorsi in Nike.

AS I C S L A N C I A M I N D U P L I F T E R P E R U N A R I C E R CA S U I B E N E F I C I D E L LO S P O R T In occasione del Global Running Day, Asics ha invitato gli utenti a far parte della prima ricerca globale sul potere benefico dello sport. Tutti i dati raccolti (basati su 10 metriche emotive e cognitive) verranno utilizzati per la realizzazione di una vera e propria mappa dinamica (Mind Uplift Map) che sarà in grado di quantificare l’impatto dello sport all’interno di ciascuna città e nazione. Durante il 2021, il marchio sosterrà una serie di eventi legati alla campagna medesima, così da incoraggiare una partecipazione ancora più ampia.

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TRAIL CORK TREKKING POLES The Black Diamond Trail Cork is built for 4-season versatility and expertly balances comfort, features and durability. The premium 100% natural cork grip is designed for ultimate comfort while the dual FlickLocks® offer complete adjustability to suit the terrain. WWW.BLACKDIAMONDEQUIPMENT.COM


THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O

T H E N O R T H FAC E A N N U N C I A N U OV E PA R T N E R S H I P C O N AS S O C I A Z I O N I LG B TQ + In occasione del Pride Month, The North Face ha voluto celebrare tutti coloro che condividono la passione per l’outdoor con una serie di iniziative volte a supportare le community LGBTQ+ che amano lo sport. L’impegno si declinerà in una raccolta di fondi a favore di associazioni LGBTQ+ europee, devolvendo 1€ per ogni prodotto della nuova Collezione Pride venduto. Obiettivo di queste partnership è creare sempre più opportunità di partecipazione e coinvolgimento per tutti negli anni a venire.

O N E WAY: N U OVO LO O K PE R I L B RAN D D I BASTO N C I N I DA SC I Il brand fondato in Finlandia nel 2004, sotto Fischer Sports dal 2018, si prepara a decollare con un proprio rilancio: nuovo look, nuovo logo e un design di prodotto, pulito ed elegante, che si allinea con l’approccio comunicativo. "Un'unica visione è sempre stata alla base del rilancio: posizionare il bastoncino da sci come un oggetto del desiderio, un'opera d'arte" afferma Severin Lehner. Le nuove tipologie si distingueranno per il rivoluzionario concetto GTX, già premiato con l’ISPO Award 2021, che permette ad ogni cliente di configurare e personalizzare i bastoncini.

L A C I N A V I E TA L E U LT R A M A R AT H O N E L E G A R E O F F - R OA D D O P O L A T R AG E D I A D I G A N S U Dopo la tragedia della Huanghe Shilin Mountain Marathon, che ha visto la morte per ipotermia di 21 corridori, trai quali l’atleta d'élite Jing Liang, l'Amministrazione Generale dello Sport cinese ha sospeso a tempo indeterminato gli eventi di ultrarunning e trail running, dichiarandole competizioni non sufficientemente regolamentate e prive di norme ben definite. L’obiettivo sarà quello di una revisione completa che migliorerà gli standard e rafforzerà in modo completo la gestione per garantire la sicurezza degli atleti.

TO R N A I L R O C K M AS T E R F E S T I VA L A D A R C O Torna il Rock Master Festival: l’appuntamento è per il 28 agosto ad Arco di Trento per godersi i migliori atleti nel campo dell’arrampicata sportiva. A organizzare la manifestazione sarà una nuova società, ovvero Rock Master 20.20, che ha scelto un’unica data per entrambe le specialità boulder e lead. La location sarà una cornice d’eccezione: il Climbing Stadium, centro di preparazione della nazionale italiana in vista delle prossime Olimpiadi di Tokyo e punto di riferimento per i climber di tutto il mondo.

G A R M O N T C O N L’AS S O C I A Z I O N E D E L L E V I E F R A N C I G E N E Garmont sosterrà l’associazione AEVF nella promozione dei propri eventi con l’obiettivo di supportare i pellegrini tramite uno speciale codice promozionale. “Via Francigena. Road to Rome 2021” partirà il 16 giugno 2021 dalla Cattedrale di Canterbury, dove è ubicato il km zero della Via Francigena, per arrivare a Roma il 10 settembre e concludersi a Santa Maria di Leuca il 18 ottobre. Quattro mesi on the road dove ogni tappa sarà percorsa da un gruppo di pellegrini e viandanti (rappresentati AEVF, associazioni locali, giornalisti, videomaker e influencer) che porteranno con sé il Bordone, il bastone simbolo del pellegrino.

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BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O

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1.BLACK DIAMOND

2 . F I L M AT I C

D I STA N C E W I N D S H E L L

OUTDOOR PROJECTOR

Highlight della collezione trail running 2021 di Black Diamond, Distance Wind Shell è un capo essenziale per proteggersi dagli agenti atmosferici senza rinunciare alla leggerezza. Realizzato con la rivoluzionaria Green Theme Technology utilizza un trattamento DWR privo di PFC che ne aumenta le prestazioni. Si ripiega comodamente nella sua tasca.

Piccolo ma potente, impermeabile e resistente agli urti. Filmatic è un proiettore portatile con un robusto corpo in metallo ed un peso di soli 200 grammi. Consente di utilizzare qualsiasi servizio di streaming Android 8.0, è alimentato da una sorgente da 200 lumen con tecnologia DLP ed offre un'immagine straordinariamente nitida con risoluzione 1080p.

L'originale uKeg in un formato convenienza ottimizzato per placare la sete in movimento. Resistente, leggero, facile da usare e pronto per andare ovunque. Sistema brevettato di carbonatazione, isolamento sottovuoto a doppia parete in acciaio inossidabile, rubinetto a 3 posizioni. Finitura a polveri disponibile nei colori Chili, Tungsten o Midnight.

4 .T H E N O R T H FA C E

3.GROWLER WERKS UKEG GO 64

5 . M O N TA N E

6.MAMMUT

VECTIV EXPLORIS FUTURELIGHT

G E C K O U LT R A V +

CRAG SENDER MIPS HELMET

Scarpa da escursionismo pensata per le lunghe distanze. La tecnologia VECTIV, progettata per massimizzare l'energia, combina una piastra in TPU 3D con un’intersuola rocker in EVA ed una suola in gomma Surface Control. Tomaia con membrana impermeabile e traspirante Futurelight e rete ripstop in Cordura resistente alle abrasioni.

La perfetta fusione tra zaino e gilet, con una moltitudine di tasche per trasportare l'essenziale quando si corre al limite. Gecko Ultra Vest, in tessuto traspirante ed elasticizzato Raptor Air, si adatta anatomicamente come fosse un indumento. Chiusura zip a ¼, controllo dinamico della stabilità, 2 softflask da 360ml inclusi.

Casco per l'alpinismo e l'arrampicata, estremamente leggero e altamente ventilato. La sua particolarità è il sistema MIPS integrato, tecnologia che permette di ridurre le forze che colpiscono la testa in caso di impatto. Combina un guscio esterno in EPS a rinforzi in kevlar. La forma anatomica a basso profilo garantisce una vestibilità eccellente.

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YOUR DYNAFIT RACE OUTFIT


BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O

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7. F E R R I N O

8 .T H U L E

9 . L A S P O R T I VA

STA N L E Y ’S V EST

CHARIOT

KARACAL

Stanley's Vest è la giacca smanicata in softshell unisex ideale per attività aerobiche (trekking, running, scialpinismo) grazie alla sua leggerezza e la parte schiena interamente in tessuto traspirante. Taschino pettorale Napoleone, due tasche frontali, tessuto Windshield Light Stretch laminato a 3 strati, schiena in jersey. Regolabile in vita.

Quattro attività. Quattro stagioni. Un solo prodotto. Nel 2021 la collezione di passeggini multisportivi Thule Chariot viene aggiornata e resa disponibile in una nuova palette di toni perfetti per ogni avventura, sia all’aria aperta che in ambienti urbani. Ideale per le famiglie attive che desiderano un passeggino versatile e resistente da utilizzare tutto l'anno.

La perfetta compagna di allenamento su percorsi off-road di media e lunga distanza. Karacal è il nuovo modello La Sportiva concepito per allenamenti prolungati, perfetto per il recupero post gara grazie all’eccezionale comfort di calzata. La tomaia seamless monostrato in 3D Mesh permette il contenimento dei volumi e un’elevata traspirazione.

1 0. SA L E WA

11.ALBA

1 2 .V I B R E L L I

A L P T R A I N E R 2 M I D G O R E -T E X

ANVMA III BLK VZUM F-LENS BTL

V 1 9 B I K E M U LT I T O O L

Per la stagione 2021, Salewa ha riprogettato uno dei modelli da hiking di maggior successo, apprezzato per le doti di leggerezza e agilità. Il risultato è il nuovo Alp Trainer 2 Mid GTX, scarponcino stabile e protettivo che integra soluzioni tecniche, dalla suola al gambetto, per adattarsi ai terreni alpini e offrire una calzata precisa e confortevole.

La terza generazione di ANVMA mantiene le vecchie caratteristiche del modello precedente migliorando alcuni aspetti come la lente ingrandita, il nasello in gomma intercambiabile e le comode aste ergonomiche. Dedicato agli atleti che amano viaggiare pratici, esplorare nuovi sentieri, scoprire la natura e godersi il panorama.

Realizzato in acciaio CR-V ad alta resistenza, il multitool 19 in 1 di Vibrelli è un vero toccasana quando la bici ti lascia a piedi. Sette chiavi esagonali da 2 a 8mm, chiave tiraraggi, chiave a brugola da 8 e 10mm, cacciavite testa piatta, Torx e Phillips, smagliacatena universale. Snello e leggero, pesa appena 180 grammi per 1,3cm di spessore.

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DEUTER IS FOR LEADING LIGHTS

FUTURA 26 deuter.com

#deuterforever


KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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1 . M ATA D O R X VO LC O M P AC K A B L E TO W E L P O N C H O

2 . KO O X G I R O D ’ I TA L I A SPECTRO SUNGLASSES

3 .Q U O C X AT E G GRAN TOURER SHOES

Combinando l'heritage di Volcom nella surf community, con l'esperienza di Matador nel viaggiare leggeri, il Packable Towel Poncho è realizzato in nanofibra ad asciugatura rapida è in grado di assorbire fino a 2-3 volte il proprio peso. I bottoni lungo il collo ed il passante nascosto nella tasca facilitano il cambio indumenti.

KOO, giovane brand dell’occhialeria sportiva, presenta la versione del modello Spectro in edizione limitata per il Giro d’Italia e prodotta. Una iniziativa che vuole sancire la partnership con la corsa a tappe di cui è Official Supplier da una parte, e dall’altra offrire una versione del proprio occhiale di punta agli appassionati di prodotti esclusivi.

Collaborazione speciale tra Quoc e The Service Course, bicycle shop di Girona fondato da Christian Meier: la silhouette della Gran Tourer, personalizzata con nuovi colori e un bordo riflettente 3M, entra a far parte della linea ATEG (All Terrain Exploration Gear) di TSC, capsule collection ispirata all'ignoto e progettata per l'avventura.

4.CROCS X BEAMS O U T D O O R & M I L I TA R Y CLOGS

5 .CA R H A RT T W I P X H E L I N O X VA L I A N T 4 TA C T I C A L C H A I R

6 .T H E N O R T H F A C E X TREVIS WELLER FLIGHT VECTIV LIMITED EDITION

Beams e Crocs proseguono la collaborazione 2020 equipaggiando il Classic All Terrain Clog con hardware ed elementi funzionali. Due le versioni disponibili: quella Outdoor, con tasche in rete, daisy chain e moschettone, e quella Military, con cinghie in tessuto e custodie sulla parte anteriore.

4 Tactical Chair è il risultato della collaborazione tra Carhartt WIP ed Helinox. Parte della collezione Valiant per la SS21, ha una struttura in alluminio con seduta in poliestere che utilizza l’iconica stampa laurel camouflage, rifinita con un’etichetta in co-branding. Da chiusa si ripone in uno zaino.

TNF presenta la nuova collezione limited edition delle sue scarpe VECTIV in collaborazione con Travis Weller che si è ispirato ai colori tipici della famosa gara di ultra trail Western States 100. L'artista ha spiegato che “il trail running porta chiarezza nella mia vita. Le emozioni sono più forti e profonde nei boschi".

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KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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7. D E M A R C H I X D E U S E X M AC H I N A H A R VA R D JERSEY

8.SHINOLA X BURTON J B C D U C K WATC H

9 . A D I D A S X N AT I O N PA R K F O U N D AT I O N Z X 9 0 0 0

L'ultimo orologio della serie Shinola Great Americans è dedicato a Jake Burton Carpenter, compianto fondatore di Burton Snowboards. Basato sul modello The Duck, è realizzato in acciaio inossidabile e vetro zaffiro. Ispirato alle tavole Burton Performer, è parte di un gift set in edizione limitata. Il perfetto tributo all'uomo che ha inspirato intere generazioni.

Parte di un quadro molto più ampio, e di una serie di capsule trail-inspired, questa ZX 9000 arriva con un cosign ufficiale tra Adidas e la National Park Foundation. È aggiornata con inserti in nylon Cordura, un contrafforte tallonare in TPU e sovrapposizioni in pelle scamosciata. Le sfumature di grigio e verde menta celebrano i colori del Glacier National Park.

10.ROB KRAR X SMARTWOOL PHD PRO ENDURANCE PRINT CREW

1 1 .T E VA X P O L A R O I D ORIGINAL UNIVERSAL

12.MARMOT X THE VENTURE OUT PROJECT SLEEPING BAG

Con il suo intramontabile rosso cremisi ed i ricami Cornely, la maglia Harvard, nata dalla collaborazione tra Deus Ex Machina e De Marchi, rappresenta la perfetta fusione di performance classica e design moderno. Tre tasche posteriori, vestibilità asciutta, 50% lana Merino e 50% fibra acrilica, 100% Made in Italy.

Smartwool si è affidata a Rob Krar per creare la calza da corsa definitiva. Appositamente realizzata in base all’esperienza dell’ultrarunner canadese, presenta la tecnologia Shred Shield per ridurre l'usura delle dita, un'ammortizzazione mirata sulla pianta del piede e nuovi rinforzi sulla caviglia.

Ideati per fondere avventura e creatività, gli Original Universal in edizione limitata sono ispirati all'iconica palette firmata Polaroid. L'Universal Strapping System e il cinturino con filato di poliestere riciclato resistono agli utilizzi più estremi. Intersuola sagomata in EVA con coppetta sul tallone e supporto dell'arco plantare.

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Marmot e The Venture Out Project promuovono la consapevolezza e l'inclusione LGBTQ+ nel mondo outdoor. Rainbow Yolla Bolly 30° è la perfetta combinazione di calore, peso e comfort. La forma semi-rettangolare, con un footbox oversize, offre spazio extra ed una perfetta regolazione della temperatura.


The lighter the soul, the deeper the gaze on the world. Unearth ANVMA.

RIDERS: Mikey Mulloy / Cody Chouinard PHOTO: Jussi Oksanen

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ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O

S C A R PA M O J I T O B I O, L A C A L Z AT U R A 1 0 0 % B I O D E G R A DA B I L E C E R T I F I C ATA G R E E N L E A F L’esperienza di Scarpa nel settore delle calzature tecniche ha permesso lo sviluppo di Mojito Bio, versione 100% biodegradabile del suo iconico modello. Tomaia in PET con tecnologia knit, intersuola in EVA biodegradabile, battistrada in gomma naturale, design semplificato che elimina puntale e occhielli in metallo, rendendo il processo di smaltimento 10 volte più veloce: questo ha permesso a Scarpa di ottenere il marchio Green Leaf di Intertek. Il prossimo impegno dell’azienda, nei confronti delle persone e del territorio, avrà l’obiettivo di raggiungere lo status di Benefit Corporation.

L A S P O R T I VA : U N TO C C O G R E E N A L L A N U OVA C O L L E Z I O N E 2 0 2 2 In montagna con responsabilità e con un approccio sostenibile: parte da qui il concept con cui si sviluppa la collezione SS22 di La Sportiva. La maggior parte dei nuovi capi apparel, in cotone organico e poliestere biodegradabile, punta a ridurre l’impatto del confezionamento, grazie a una significativa riduzione di imballaggi. Il lato footwear punta soprattutto sull’utilizzo di materiale riciclato o riutilizzo di materia prima all’interno del ciclo di produzione. La vera novità è che anche le calzature da approach potranno essere risuolate grazie all’innovativa costruzione Resole Platform, presente sulla TX2 EVO.

E U R O J E R S E Y: U N A N U OVA C A M PAG N A E D U C A A D AC Q U I ST I CONSAPEVOLI Eurojersey ha lanciato la campagna Now You Know per i suoi tessuti Sensitive Fabrics, mirando a sensibilizzare sull’importanza delle proprie scelte quotidiane. In particolare, l’azienda incoraggia i consumatori a pensare alle risorse utilizzate per produrre gli indumenti che scelgono di acquistare, dato che ogni decisione implica una conseguenza. Now You Know è un invito (e una raccomandazione) a scegliere con consapevolezza. Un codice QR, inoltre, collega direttamente al sito web che dettaglia l’ampio programma di sostenibilità dell’azienda.

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Endorphin Collection 2.0 Unbelievably fast. Endless Potential


ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O

D O LO M I T E C O N C L E A N M O N T B L A N C FA C O M P R E N D E R E L’ I M PAT T O A M B I E N TA L E

Dolomite prosegue con il suo impegno verso l’ambiente e resta fedele al suo progetto di responsabilità sociale d’azienda “re-source by Dolomite”. In quest’ottica il brand ha scelto di supportare il progetto Clean Mont Blanc, organizzato da Summit Foundation e dall’organizzazione scientifica Aqualti. Quello sostenuto da Dolomite è un progetto internazionale che vedrà un gruppo di esperti e volontari perlustrare il massiccio del Monte Bianco, per raccogliere campioni d’acqua alla ricerca di microplastiche, e per organizzare dei veri e propri “clean-up days”.

PATAG O N I A P R E S E N TA “WE THE POWER” Patagonia ha lanciato il sito e documentario We The Power per mettere in luce il crescente movimento delle comunità energetiche in Europa, in cui gruppi di cittadini producono la propria energia rinnovabile e condividono i benefici economici. La campagna mira a dimostrare i vantaggi che potrebbe portare questa rivoluzione, sia alle persone che al pianeta. Attualmente sono 1 milione i cittadini europei coinvolti nel movimento in veste di membri, investitori o clienti. Entro il 2050 le comunità energetiche potrebbero contribuire a generare fino al 45% dell’energia dell’Unione Europea.

REEBOK E LA RICERCA SUL FITNESS SOSTENIBILE La pandemia ha cambiato completamente le nostre routine, costringendoci a considerare modi creativi per allenarsi. Reebok ha stilando una classifica delle miglior città al mondo dove poterlo fare in modo eco-friendly tenendo in considerazione la % di utilizzo della bicicletta, il numero di percorsi dove correre e camminare, il tasso di criminalità, l’indice di inquinamento e le ore di luce solare. Al primo posto in classifica Tokyo, che registra i tassi di criminalità più bassi tra le città analizzate e circa 1500 segmenti di corsa.

TERNUA SS2022 : 100% TERNUA COMMITMENT Ternua ha presentato alla propria rete di vendita la collezione SS22. Il 100% dei prodotti della nuova linea presentano l’etichetta Ternua Commitment, che attesta l’uso di materiali riciclati o biodegradabili, cotone organico o tessuti certificati bluesign. Ecologici anche tutti i trattamenti utilizzati, sia idrorepellenti che antibatterici. Significativo che il 95% del poliestere e della poliammide di questa collezione sia riciclato o certificato bluesign. Si tratta di una collezione rinnovata, tecnica, funzionale ma soprattutto ricca di novità. Insomma, un grande passo avanti in favore della sostenibilità da parte del marchio spagnolo. 22


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Oxyburn: intimo tecnico, un alleato anche in estate Indossare un primo strato a contatto con la pelle è fondamentale in ogni stagione, non solo in quelle fredde. I base layer sono studiati per tutti i diversi tipi di clima e temperature per contribuire a una naturale termoregolazione. Per questo Oxyburn in previsione dell’estate presenta due speciali soluzioni, specifiche per il mondo maschile e femminile. Vestirsi a strati aiuta a mantenere il corpo asciutto permettendo alla pelle di traspirare. Si evita inoltre che eventuali strati superiori assorbano il sudore e rimangano umidi durante l’attività sportiva. Nell’intimo tecnico gioca un ruolo essenziale la leggerezza del tessuto in modo da attenuare la sudorazione e aiutare a rimanere freschi. Il materiale usato deve assicurare una buona evacuazione dell’umidità anche nei giorni più caldi. Infine la vestibilità deve essere comoda e diventare quasi un tutt’uno con il corpo.

T-shirt Cross, shorts Axo, calza 2Way Con un peso di solo 85g, questa t-shirt dal tessuto ultraleggero è in grado di mantenere il corretto microclima corporeo. La struttura a microrete autoventilante lascia il corpo isolato anche nelle attività più intense, insieme all’efficace effetto batteriostatico e anallergico dello strato interno in Dryarn. L’assenza di cuciture e le finiture a taglio vivo garantiscono estrema comodità. Gli shorts Axo sono invece progettati per stimolare la circolazione migliorando l’ossigenazione muscolare. Agiscono sul flusso venoso e riducono le vibrazioni muscolari consentendo risparmio di energia, minore affaticamento e incremento della resistenza fisica sotto sforzo. Realizzati in Dryarn, hanno elevata capacità di traspirazione e di isolamento termico. La particolare fascia stabilizzante a taglio vivo in tessuto high-tech Micro Fresh presenta una consistenza morbida, che evita le concentrazioni

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di calore e permette loro di asciugarsi più velocemente. Nella calza 2Way la speciale miscelatura di lana merino, proveniente da allevamenti 100% mulesing free, e viscosa di eucalipto offre termoregolazione unita a piacevole freschezza. Il plantare auto-igienizzante e ammortizzato agevola la dissipazione del sudore per un comfort assoluto.

Canotta Kim, leggings Keep Fit, calza Hiking La canotta Kim e i leggings Keep Fit stimolano ogni donna a prendersi cura del proprio benessere praticando sport outdoor. Presentano una gradevole morbidezza dei tessuti che segue le forme del corpo valorizzandolo. Le speciali trame di tessitura mantengono, inoltre, la necessaria durabilità nel tempo, anche in seguito a un uso quotidiano, e contribuiscono alla giusta dispersione del calore in eccesso durante ogni azione evitando così formazione di cattivi odori e garantendo proprietà antibatteriche. La struttura ammortizzante a densità differenziate della nuova calza Hiking assicura una perfetta calzata e una protezione totale del piede. Lo strato a contatto in Dryarn accelera infine la traspirazione.



THE ECO PILL BY CAMILLA PIZZINI

Aku & Karpos supportano Ice Memory E se vi dicessimo che all’interno del ghiaccio può essere contenuto un archivio naturale di informazioni e che i ghiacciai sono ricolmi di dati che possono aiutarci a datare dei fatti e variazioni climatiche ed ambientali con precisione anche dopo centinaia di anni? Sulla terra sono presenti molti archivi naturali capaci di conservare informazioni, come i sedimenti oceanici, gli anelli di accrescimento degli alberi e anche i ghiacciai. Per prelevare questi dati dalle profondità si utilizzano le carote di ghiaccio, le quali grazie agli strati di neve accumulati nel tempo, riescono per centinaia di anni a mantenere in uno stato pressoché immutato numerose indicazioni su diversi parametri atmosferici. Ma se i ghiacciai si sciogliessero completamente cosa succederebbe? Proprio per questo parte il progetto Ice Memory, supportato da Aku, che vuole salvare quella che è la memoria scritta in essi, prima che il forte innalzamento delle temperature sciolga o distrugga tutto quello che si potrebbe analizzare. A seguito del prelevamento delle carote di ghiaccio, quest’ultime verrano trasportate in uno dei freezer più sicuri al mondo: l’Antartide, che grazie alla sua temperatura di -52° favorisce il mantenimento di questi archivi. Carlo Barbante, Direttore dell’Istituto delle Scienze Polari del CNR e professore all’Università Ca’ Foscari, ci ha spiegato al meglio tutto quello che que-

sto progetto comporta e per quale motivo esso sia così importante nella situazione climatica che stiamo vivendo ora. A cosa ci servono questi dati contenuti nei ghiacci? La neve quando cade, si deposita, intrappolando con sé tutto il pulviscolo atmosferico, ma anche tutta una serie di speci contaminanti nell’aria e anche nell’acqua di cui essa è composta. Da ciò possiamo trarre moltissime informazioni su quelle che sono state le temperature anche di migliaia di anni fa. E come mai è importante? Noi vogliamo sapere come funziona il sistema climatico. Per capire quello che succede oggi e per mettere in una giusta prospettiva quello che accadrà domani dobbiamo comprendere come

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il tutto funziona in maniera naturale. Andando indietro nel tempo possiamo capire come esso ha funzionato e così facendo potremo, con più consapevolezza, prendere delle decisioni per il nostro futuro. In Antartide la prospettiva di mantenimento di questi archivi è pressoché centenaria, come mai c’è il bisogno di conservarli così tanto? Le tecnologie analitiche attuali possono analizzare molti dei dati presenti in queste porzioni di ghiaccio, ma tra 50 o magari 100 anni, dopo la scomparsa dei ghiacci, le future generazioni di scienziati avranno degli strumenti molto più performanti di quelli attuali e grazie ad Ice Memory ci sarà comunque la disponibilità dei campioni da analizzare.



THE ECO PILL BY GIAN LUCA GASCA

Climb & Clean Due amici, la comune passione per l’arrampicata e il desiderio di vivere la montagna lasciando il minor segno possibile del proprio passaggio. Potrebbe riassumersi così l’avventura di “Climb & Clean”, ambizioso progetto di sensibilizzazione ambientale realizzato da Matteo Della Bordella e Massimo Faletti. “Sono anni che mi impegno per sensibilizzare sul tema della pulizia, non solo in falesia.” commenta Massimo Faletti, ideatore del progetto. “Ci vuole poco per smaltire correttamente i propri rifiuti, non riesco proprio a capire cosa spinga una persona ad abbandonarli in natura.” L’obiettivo è semplice: cercare di lasciare un ambiente salutare alle prossime generazioni. Ambizioni condivise anche da Della Bordella che cerca di portare nella vita di tutti i giorni quello stile leggero e pulito che utilizza sulle grandi pareti del mondo.

Dal nord al sud

I numeri di Climb & Clean

Per l’edizione zero dell’iniziativa i due scalatori hanno deciso di unire idealmente l’Italia da nord a sud portando avanti una campagna di pulizia che ha interessato prima la falesia dei Forti di Civezzano, vicino Trento, e dopo quelle di Buccheri e San Vito Lo Capo, in Sicilia. “Abbiamo trovato di tutto” ricorda Della Bordella. “Elettrodomestici, rottami di vecchie auto, latte, addirittura sacchi pieni di foglie!” Tutti i materiali raccolti, grazie all’aiuto di volontari e amici, sono stati differenziati e smaltiti secondo le regole. A San Vito Lo Capo, in riva al mare, gran parte dell’immondizia raccolta raggiunge la costa con la corrente. “Oltre a plastica, copertoni e contenitori vari abbiamo trovato anche molti vestiti e tantissime scarpe. Son quelle che arrivano dai barconi di migranti che affondano in mare.”

Nelle dieci giornate di attività del progetto sono stati raccolti oltre 10000 chili di rifiuti: elettrodomestici e metallo (42,75%), plastica (19,75%), copertoni e pneumatici (13,5%), indifferenziato (13,25%) e vetro (7,75%). Alla grande quantità di immondizia raccolta si aggiunge il minor impatto sull’ambiente dovuto ai mezzi di trasporto impiegati. Per spostarsi dal Trentino alla Sicilia Faletti e Della Bordella hanno infatti utilizzato il treno ad alta velocità, mentre hanno scelto un’auto elettrica per muoversi nell’entroterra. Un modo per lanciare un ulteriore appello, dimostrando come ognuno, anche nel suo piccolo, possa aiutare a ridurre al minimo l’impatto delle proprie attività sul territorio.

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PU LSAR

DESIGNED TO WIN RACES


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Meindl Air Revolution In tanti durante l’estate avranno modo di apprezzare la bellezza di lunghe e rigeneranti passeggiate in montagna, una piacevole pausa di relax ed un modo per sfuggire dalla frenetica vita cittadina. La natura ci offre tanti ambienti ideali per ristorare corpo e anima grazie agli ampi spazi all'aperto. Per approcciarsi sempre di più a uno stile di vita outdoor bisogna però circondarsi dei giusti alleati.

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Spesso si sente dire che per praticare trekking nei mesi più freddi dell’anno si debba prendere i giusti accorgimenti. Questo consiglio vale in inverno tanto quanto in estate e le calzature della linea Air Revolution di Meindl sono il compagno ideale per tour in montagna di trekking ed alpinismo sia durante la stagione fredda che quella calda. Questa pionieristica tecnologia è stata presentata per la prima volta ben 17 anni fa. Da allora i modelli Air Revolution convincono per l’elevato comfort climatico e la stabilità ottimale in ogni campo di applicazione. Pensati per un uso durante tutto l’anno, queste calzature offrono un perfetto compromesso tra leggerezza, comfort e tecnicità. La tecnologia Air Revolution prevede una linguetta sul piede in una combinazione di mesh 3D ed espanso forato, reticolato e ad effetto ammortizzante permanente. La linguetta sporge oltre la tomaia e consente la circolazione dell‘aria. È fissata in ogni suo punto soltanto nella zona dell‘avampiede e del collo del piede, per favorire la circolazione dell‘aria. Modelli di punta della linea sono Air Revolution Hiking, Air Revolution Ultra e Air Revolution 4.1. Progettati per

lunghi trekking in montagna, durante l’inverno mantengono il piede alla giusta temperatura per affrontare anche i terreni più impervi. Durante la stagione calda, invece, il sistema Air Revolution consente di mantenere il piede ben areato ed asciutto.

1. Air Revolution 4.1 Presenta una tomaia in pelle scamosciata, una fodera in Gore-Tex e una suola in gomma profilata Vibram Alpin Rigid. La linguetta Air Revolution adiacente al piede è una combinazione di mesh 3D e schiuma imbottita, reticolata e perforata che favorisce la circolazione dell’aria. Garantisce una presa sicura su ogni tipo di terreno ed è quindi ideale per escursioni tutto l'anno su terreni anche impegnativi.

2. Air Revolution Ultra Scarpa da trekking progettata per

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escursioni, alpeggi, sentieri alpini. Sviluppata con Air Revolution System, in fase di alzata viene aspirata aria fresca dall'esterno, mentre in fase di appoggio viene liberata l'aria calda dall’interno in modo da evitare il surriscaldamento dei piedi. Presenta una tomaia in pelle velour e mesh, scafo con zona Flex, membrana Gore-Tex Performance Comfort impermeabile e traspirante e suola Vibram Multigrip 3 perfetta per i terreni scoscesi.

3. Air Revolution Hiking Modello da trekking altamente confortevole e performante. Presenta una suola in pelle scamosciata e mesh, una fodera in Gore-Tex Performance Comfort impermeabile e traspirante che permette al piede di rimanere asciutto anche quando si affrontano ruscelli o fonti d’acqua, e una suola Vibram che garantisce trazione su tutti i tipi di terreno.


Leave nothing behind

Thule Tepui Foothill Spaziosa tenda sul tetto della tua auto che ospita due adulti e si chiude in modo compatto, preservando spazio prezioso sul tetto per trasportare anche bici, kayak e altro materiale per la tua prossima avventura.

Per maggiori informazioni contattare Panorama Diffusion Tel:0472201114 - Sito web: www.panoramadiffusion.it


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Vaude: Green Shape & New Proposals Per la stagione estiva Vaude propone due nuovi modelli femminili ideali sia per l'escursionismo che per l'uso quotidiano. Stiamo parlando degli zaini Asymmetric 48+8 e Tacora 26+3. Entrambi soddisfano il rigido criterio Green Shape e sono realizzati in maniera eco-friendly, con materiali sostenibili e metodi di produzione attenti alla conservazione delle risorse. Come si fa a stabilire se un materiale, un processo o un prodotto siano “rispettosi per l’ambiente”? Vaude è pioniere in questo campo e ha sviluppato un proprio sistema di classificazione per i prodotti outdoor “amici dell’ambiente” nel 2010: il Green Shape. Green Shape riguarda l’intero ciclo di vita del prodotto, in accordo con standard ambientali severi, tra i quali il design, lo sviluppo, la produzione, la cura e il riciclo dopo l’uso. Non solo i tessuti principali, quindi, ma anche i siti di produzione devono soddisfare alti standard ambientali. In aggiunta a tutti i componenti aggiuntivi, come fili, cerniere e bottoni automatici. Tutti i prodotti Green Shape non prevedono inoltre l’uso di particolari materiali critici e tecnologie come il PVC, i fluorocarboni, le nanotecnologie o tessuti stampati con solventi.

Asymmetric 48+8 Zaino versatile e leggero, la scelta perfetta per escursioni alpine di più giorni, pellegrinaggi e backpacking. Lo schienale a contatto con il corpo offre una vestibilità confortevole. Il sistema di sospensione Tergolight presenta un telaio integrato e, in combinazione con gli spallacci Ergoshape, garantisce

un eccellente trasferimento del carico. La cintura lombare assicura stabilità, mentre lo spazioso scomparto principale, accessibile anche frontalmente, dona un elevato comfort e tutto lo spazio di cui si ha bisogno. Dotato di rivestimento antipioggia e una chiusura regolabile e removibile. Le cinghie di compressione laterali permettono di fissare saldamente bastoncini da trekking e attrezzatura aggiuntiva.

Tacora 26+3 Un vero e proprio multitalento per le donne attive. Ideale sia per l'escursio-

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nismo che per l'uso quotidiano grazie al suo design comodo e compatto. Presenta una varietà di tasche interne, una custodia per laptop, delle cinghie di compressione laterali e una copertura antipioggia integrata che può essere utilizzata come borsa della spesa o borsa per la biancheria se necessario. Il volume espandibile regala spazio in più quando ce n’è bisogno. È possibile fissare i bastoncini da trekking facilmente allo zaino, mentre gli elementi riflettenti assicurano sicurezza anche in condizioni di scarsa luce.



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Deuter Futura 27 Fin dalla sua introduzione nel 1998, il modello Futura di Deuter non ha mai smesso di innovarsi. La serie presenta una vasta gamma di zaini in diverse versioni e dimensioni ideali per tutte le situazioni, che si tratti di un'escursione di un giorno, di tour in montagna di più giorni o di lunghe vie ferrate. Futura arriva nella nuova stagione con il 50% del filato proveniente da materie prime riciclate, il che equivale al 12% in meno di emissioni di CO2. Intessuto con un filato in poliestere da 600 denari e con un rivestimento in PU di elevato spessore, risulta leggerissimo ed estremamente versatile. Inoltre il materiale principale è stato certificato secondo lo standard bluesign. Questo lo rendo il perfetto compagno per nuove avventure all'aria aperta in quanto progettato non solo in termini di qualità, ma anche di sostenibilità. Anche il lo schienale in rete Aircomfort Sensic è stato rivisto per offrire ancora più comfort ed una ventilazione ottimale. Ciò garantisce fino al 25% di sudorazione in meno e quindi prestazioni più elevate, un minore affaticamento circolatorio e una maggiore resistenza. Lo schienale si trova infatti più vicino alla schiena in modo che il peso del carico rimanga più vicino al centro di gravità del corpo per un trasporto più facile. Futura presenta inoltra una tasca anteriore elastica e permeabile all'aria ideale per far asciugare l’abbigliamento durante l'escursione. Le alette lombari

flessibili VariFlex e gli spallacci con imbottiture ergonomiche si adattano perfettamente al corpo e consentono di trasportare comodamente carichi moderati garantendo quindi risparmio energetico. Le cinghie regolabili, le tasche laterali elastiche, la cintura sternale regolabile e la sacca di idratazione da 3 litri lo rendono perfetto per i pellegrinaggi o trekking nei climi caldi. Futura 27 è la quindi prima scelta per chi cerca uno zaino da escursionismo e trekking spazioso ma ottimamente ventilato con un'ampia apertura frontale e massima ventilazione.

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THE PILL PRODUCTS T E X T B Y S I LV I A G A L L I A N I

Alto & Telos by Sea to Summit

Sea to Summit presenta Alto e Telos, due tende da campeggio che garantiscono di vivere una incredibile avventura in mezzo alla natura cambiando ogni aspetto dell'esperienza di camping. La maggior parte delle tende leggere in commercio dispone infatti di barre trasversali nella parte superiore della tenda che si inclinano verso il basso. L'architettura Tension Ridge di Alto e Telos consente invece di ottenere più spazio utilizzabile, porte più alte e ventilazione e flusso d'aria superiori grazie ai cantilever della barra che sollevano l'altezza della tenda e ne aumentano così il volume. Inoltre l'Apex Vent posizionato in cima alla tenda espelle in modo efficiente l'aria calda e l'umidità che si crea, prevenendo l'accumulo di condensa. A differenza della maggior parte dei modelli di bocchette, Apex Vent non richiede un pannello a rete per mantenere la tensione attraverso l'apertura, e consente così un flusso d'aria migliore fino al 70%. In combinazione con le prese d'aria Baseline e le porte sovradimensionate, aiuta a ottenere un controllo del clima e un flusso d'aria ottimale e può essere regolato (o chiuso) dall'interno della tenda. Le tende presentano inoltre delle prese d'aria alla base che controllano il flusso d'aria per gestire l'umidità e la condensa in condizioni di bagnato che aiutano a ottenere un controllo climatico e un flusso d'aria elevato.

Alto TR2 Ultralight Backpacking Tent Tenda ultraleggera per due persone semi-indipendente e adatta ad un utilizzo tre stagioni. Il sistema di archiviazione FairShare consente di di-

stribuire il peso in modo uniforme. Le porte larghe consentono un accesso confortevole e ampie vedute esterne per un interno più vivibile, mentre i due ampi vestiboli offrono molto spazio per riporre l'attrezzatura e proteggerla dagli elementi. La borsa per palo della tenda funge anche da diffusore di luce a soffitto se utilizzata in combinazione con la lampada frontale. Infine i piedini per tende ad attacco rapido sono facili da usare e consentono il fissaggio e le regolazioni con una sola mano.

Telos TR2 PLUS Ultralight Backpacking Tent Modello per due persone che vanta funzionalità complete e interni com-

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pletamente in tessuto. Risulta essere il compagno di viaggio ideale per affrontare numerose avventure tutto l’anno. Dotata della modalità Hangout che consente di convertire il fly della tenda in un rifugio semiaperto. Sono necessari due bastoncini da trekking o il set di aste Sea to Summit per creare uno spazio comune riparato, perfetto per pranzare all'ombra, per soste di riposo o ritrovi di gruppo. Telos ha vinto inoltre il premio Backpacker Award 2021.

"Risulta essere il compagno di viaggio ideale per affrontare numerose avventure tutto l’anno".


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MONTEBIANCO 2

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THE ECO PILL BY S O F I A PAS OT TO

Azioni sostenibili: Istruzioni per l'uso

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Quando riduciamo i consumi, chiudiamo il rubinetto mentre ci laviamo i denti, compriamo sfuso e usiamo la borraccia, ci sentiamo re e regine della sostenibilità, illusi dal fatto che le nostre azioni possano salvare il mondo. Innanzitutto, non è il mondo che deve essere salvato, ma noi. In secondo luogo, è stato costruito un mito attorno alla figura del consumatore responsabile ed etico, che trova le sue basi nella volontà delle aziende più inquinanti del mondo di scaricare la responsabilità della crisi climatica sui singoli cittadini.

di che entra in gioco l’altro tipo di azione, quella collettiva: è necessario unirsi, tutti e tutte insieme, per fare pressione politica ai governi e far sì che siano loro a implementare politiche che abbiano un impatto reale. Ciò significa che noi possiamo continuare a evitare la plastica monouso, ma per risolvere il problema alla radice è necessario che sia lo stato a metterla completamente al bando. Similmente, possiamo muoverci sempre in bicicletta e utilizzare mezzi elettrici, ma non sono i singoli individui che possono fare la transizione energetica ed elettrificare la rete dei trasporti pubblici.

sfera della sostenibilità quotidiana verranno naturalmente dopo a cascata.

Infatti, le azioni individuali sono spesso e volentieri considerate come il metodo esclusivo e più efficace di combattere il cambiamento climatico quando in realtà, spoiler, non è affatto così. Frequentemente ci sentiamo impotenti davanti alle notizie di incendi che devastano foreste e specie che si estinguono e, giustamente, ci chiediamo cosa possiamo fare per risolvere questa situazione. Mentre ci sono persone che cercano modi per includere la sostenibilità nella quotidianità, sentendosi in colpa e vergognandosi a ogni “sgarro”, ce ne sono altre il cui solo pensiero della crisi climatica è così astratto e lontano che non è neppure contemplabile prendere provvedimenti per contrastarla. Sia chiaro, quando si tratta di azioni individuali non esiste un “giusto” e uno “sbagliato”, ma si tratta di dar loro il corretto peso nella scala gerarchica dell’azione climatica.

Certamente, per far sì che qualsiasi tipo di azione a livello statale sia recepita positivamente, è essenziale che la cittadinanza sia sempre più consapevole dell’impatto che hanno le scelte di ognuno, delle alternative sostenibili e della situazione climatica generale, ma l’azione collettiva è un requisito imprescindibile per far sì che l’azione statale avvenga. L’impegno collettivo si può concretizzare nella partecipazione attiva a manifestazioni, nella condivisione di materiale informativo, nella divulgazione, nell’attivismo e molto altro ancora. Ad esempio, recentemente cittadini e cittadine di diverse nazionalità hanno portato in tribunale stati e aziende, con l’accusa che stiano poggiando il fardello della risoluzione della crisi climatica sulle spalle degli individui: chi inquina deve essere responsabile delle proprie azioni devastanti per l’ecosistema intero.

Poi, è necessario assicurarci che la nostra banca non supporti le aziende dei combustibili fossili tramite finanziamenti a progetti, esplorazioni, convegni, perché c’è una buona possibilità che i nostri investimenti vadano a finire proprio lì. In Italia due banche su tutte finanziano ogni anno la crisi climatica con sussidi al mondo del fossile, e il nostro impegno è non essere complici di tale scempio.

La crisi climatica esiste non perché beviamo nei bicchieri di plastica, né tantomeno perché non facciamo la differenziata. La crisi climatica esiste perché cento aziende in tutto il mondo producono più del 70% delle emissioni climalteranti che non possiamo compensare neppure con le azioni individuali più virtuose. Ed ecco quin-

Ci sono però delle azioni individuali che hanno un impatto diretto sulla collettività o sul sistema dei combustibili fossili, e per essere sostenibili nella nostra quotidianità è vitale iniziare da queste. I sacchetti in stoffa, le lampadine a led, la dieta vegetale, il recupero di cibo e tutte le altre attività individuali che fanno parte della

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Innanzitutto, è fondamentale informarsi sulla crisi climatica. Capire quali sono le sue cause e le sue conseguenze, non sono in ambito ambientale, ma anche economico e sociale. Leggere articoli, ascoltare podcast, consultare le newsletter più affidabili su clima e ambiente, seguire account che compaiano nel nostro feed ogni giorno per aggiornarci e farci rimanere sul pezzo. Tutto ciò è di primaria importanza e non può essere messo in secondo piano.

Infine, attiviamoci. Parliamo della questione climatica in metro, a tavola tra gli sguardi di disagio dei parenti, all’azienda per cui lavoriamo, partecipiamo ad azioni promosse da movimenti o associazioni ambientaliste, divulghiamo, condividiamo sui social e creiamo uno spazio di crescita e privo di giudizio per tutti coloro con cui ci rapportiamo. Le azioni individuali sono tanto fondamentali quanto quelle collettive e se si fa solo una o l’altra, metà del nostro impegno viene sprecato. Ciò non significa che occorra essere perfetti, ma fare il primo passo di un percorso che sicuramente non è facile, ma che è vitale.


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Michelin x Garmont Dragontail Tech GTX Dall’unione di Garmont e Michelin nasce Dragontail Tech GTX, una calzatura dedicata a tutti gli appassionati di approach che amano sfidarsi su tutti i tipi di sentieri di montagna, anche quelli più difficili. Tecnica, precisa e leggera, è pensata per l’utente che cerca il massimo della tecnologia con performance elevate. La tomaia in pelle scamosciata è resistente e dotata di tecnologia Gore-Tex Extended Comfort adatta a qualsiasi clima. Il plantare ecologico Ortholite UltraLite è caratterizzato da una struttura combinata: una mescola rigida e stabile nella zona del tallone e una mescola ultralite morbida nella zona centrale e dell'avampiede. Rispetto al precedente modello, la suola Michelin, progettata appositamente per la nuova nata in casa Garmont, dona alla scarpa massima flessibilit e leggerezza. È dotata di una mescola bi-densità che utilizza un compound specifico per il climbing nella zona della punta e di tasselli con sipings studiati per garantire maggior adattabilità e aderenza su tutti i terreni anche se la sua tecnicità viene esaltata su ghiaia, rocce a vista e percorsi misti. Il design del battistrada è stato pensato per offrire massima flessibilità e trazione garantendo a chi la indossa libertà di movimento a 360 gradi su ogni tipo di terreno. Per ren-

dere la suola estremamente leggera è stata progettata con tecnologia fiber lite, mentre, per offrire massima stabilità sono state inserite sculture triangolari nel tacco capaci di migliorare la frenata e rendere stabile la camminata anche in discesa. Questo la rende una calzatura versatile, leggera, ma allo stesso tempo in grado di offrire un elevato comfort per affrontare lunghi trekking, camminata su ghiaioni, rocce esposte, percorsi misti e avvicinamento tecnico. Abbiamo fatto due chiacchiere con Maurizio Marogna che ha testato in anteprima la scarpa per Michelin.

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Maurizio ci racconti chi sei e cosa fai? Sono Maurizio Marogna, sono laureato in Scienze Motorie e Sportive e sono maestro di sci, formatore della Scuola Italiana E-bike e modern nordic walking trainer. Arrampico da parecchi anni, sia in falesia che su vie alpinistiche, inoltre sono giornalista e consulente della Federalberghi Garda-Veneto per le attività outdoor. Insomma direi che non mi annoio! Hai recentemente testato il modello Dragontail Tech GTX di Garmont, come hai svolto i test per le tue valutazioni? I test sono stati svolti su terreni di varia natura e su via di arrampica-


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ta fino al 3° con qualche passaggio di 4°. Le tue considerazioni finali sulla scarpa e la connection con la suola? Ho trovato la scarpa nel complesso ottima, con una buona trasmissione delle sensazioni del terreno al piede e un grip multidirezionale che consente una buona tenuta sia in salita che in discesa. Il modello, anche su terreni con pendenze importanti, offre una sensazione di affidabilità, tenuta e precisione. Quali caratteristiche deve avere una scarpa da approach? Spesso e volentieri i percorsi di avvicinamento

alle pareti sono insidiosi e non sempre facili. La scarpa deve avere un’ottima tenuta specialmente su terreni umidi e spesso sassosi. Che ruolo gioca la suola nelle prestazioni di una scarpa? Il ruolo della suola è fondamentale. Proviamo a pensare di avere una calzatura che non ci fa sentire sicuri quando si appoggia il piede: è una sensazione bruttissima, specialmente su terreni e percorsi particolarmente impegnativi. Ad esempio, nella suola Michelin che troviamo sulla Dragontail Tech GTX di Garmont, il disegno e la disposizione dei tasselli garantisce adattabilità ed

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aderenza su tutti i tipi di terreno. Senza dimenticare leggerezza e trazione. Quali caratteristiche deve avere una suola a seconda delle diverse attività di montagna? In generale una suola deve garantire affidabilità, in particolare su terreni sassosi devo sentire un appoggio sicuro e sul bagnato, specialmente su traversi anche ripidi, devo sentirmi a mio agio. A che tipo di appassionato consiglieresti questa scarpa? La consiglierei a tutti coloro che cercano una scarpa sicura e comoda. È una calzatura alla quale si può chiedere molto.


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La Sportiva Aequilibrium Series L’equilibrio è lo stato che rende possibile il controllo della posizione e del movimento del corpo nello spazio. Ed una sintesi armonica tra forze opposte e contrarie è proprio la dichiarazione d’intenti della nuova linea firmata La Sportiva. La Aequilibrium Series si pone infatti come obiettivo quello di coniugare comfort, tecnicità, leggerezza e durabilità, caratteristiche importanti per l’alpinismo moderno che fa del light&fast il proprio imperativo. La collezione Aequilibrium si compone di 3 prodotti con gradi diversi di tecnicità ed adatti per l’utilizzo sui terreni alpini, per escursioni veloci e leggere in giornata, per passaggi tecnici su pietraie e terreni misti. Il cuore della linea comune ai tre modelli è la costruzione del tallone Double Heel che consente estrema camminabilità. La particolare geometria a doppio tassello posteriore molto pronunciato aumenta l’effetto frenante in discesa e permette una camminata più fluida riducendo l’affaticamento muscolare. Tutte e tre le versioni adottano una fodera interna con membrana Gore-Tex Performance Comfort impermeabile e traspirante. La tecnologia 3D Flex System Evo permette un miglior controllo dell’appoggio e una perfetta mobilità della caviglia. Infine l’innovativa suola Vibram SpringLug Tech è composta da un guscio in gomma, che assicura protezione e resistenza all’abrasione, al cui interno si trova del poliuretano a bassa densità che massimizza le proprietà di comfort, dando alla suola anche una grande adattabilità al terreno sconnesso. Abbiamo raggiunto Fabian Buhl, sviluppatore dei tre modelli insieme al re-

parto R&D di La Sportiva, per saperne di più su questa innovativa serie.

lo finché non raggiungiamo l’obiettivo prefissato.

Ciao Fabian, chi sei e di cosa ti occupi? Sono Fabian Buhl, sono originario della Germania ma attualmente vivo nella parte meridionale delle Alpi francesi. Mi piace praticare tutti gli sport di montagna e cercare di essere il più versatile possibile. Il mio focus principale sono però alpinismo, arrampicata multipitch e parapendio. Al momento mi sto concentrando soprattutto sul mix tra parapendio e alpinismo perché credo abbia un enorme potenziale.

Quali caratteristiche deve avere uno scarpone tecnico da alta montagna? Dipende molto dalle temperature che si andranno ad incontrare. Generalmente si cerca uno scarpone caldo, flessibile e comodo e che sia anche il più leggero possibile, senza mettere a repentaglio la sua qualità e durata.

Lavori a stretto contatto con il reparto R&D di La Sportiva, qual è il tuo ruolo esattamente? Negli ultimi due anni ho lavorato a stretto contatto con il team R&D per sviluppare scarponi da alpinismo di alto livello per gli avvicinamenti più veloci e tecnici. Abbiamo cercato di realizzare dei modelli che si adattassero alle esigenze dell’utilizzatore medio e che fossero al contempo resistenti e duraturi ma anche leggeri e confortevoli. In questa fase è necessario svolgere test accurati e non tralasciare nessuna idea. Quando i prototipi sono pronti, cerco di indossarli il più possibile per capire cosa funziona e cosa no. Questo processo va avanti fino a quando non siamo soddisfatti: proviamo e riproviamo il model-

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A che tipo di appassionato e per che genere di attività consiglieresti ognuno degli scarponi? Li raccomando principalmente per l'alpinismo estivo, per le vie ferrate e per tutte quelle escursioni dove si vuole avere uno scarpone robusto ed in grado di attraversare ghiacciai o névé. Aequilibrium presenta anche la nuova suola Vibram SpringLug Tech, che ruolo gioca la suola in uno scarpone di questo tipo? Il motivo principale per cui abbiamo deciso di utilizzare questa tecnologia è la sua caratteristica di assorbimento degli urti. Inoltre dona alla suola anche una elevata adattabilità al terreno sconnesso che la rende molto più comoda di una classica suola in gomma. Risulta inoltre più leggera grazie al poliuretano di cui è composta che permette inoltre allo scarpone di rimanere più caldo.


THE PILL PRODUCTS FABIA BULH IT W

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Kayland Dragon Project Il dry-tooling è la tecnica derivata dall’arrampicata su ghiaccio e dall'arrampicata su misto (roccia e ghiaccio) che consiste nello scalare una parete di roccia utilizzando l'attrezzatura da ghiaccio, ossia piccozze e ramponi. Questa disciplina, nata all’inizio degli anni ’90, permette quindi all’arrampicatore di continuare la propria ascensione a prescindere dalle condizioni della parete su cui si trova, anche quando il ghiaccio si interrompe per lasciar spazio alla roccia o viceversa. Questa particolare caratteristica rende l’attività interessante sia per gli appassionati che per i professionisti in cerca di nuove avventure, ed ha infatti vissuto un vero e proprio boom negli ultimi anni. Recentemente, il dry tooling ha infatti richiamato a sé una quantità sempre maggiore di persone e per rispondere alle necessità di dry tooler professionisti e nuovi appassionati, nell’inverno del 2019/2020, Kayland ha avviato il Dragon Project, con l’obiettivo di creare le prime calzature sul mercato dedicate specificatamente al dry tooling e all’arrampicata mista. Il progetto nasce dalla volontà di Kayland di innovare profondamente il settore dell’arrampicata mista, creando dei modelli che rispondano perfettamente a questa nicchia di coraggiosi utilizzatori, per aiutarli a raggiungere nuovi gradi di difficoltà prima impensabili. Per questo progetto Kayland si è avvalsa della preziosa collaborazione di Matteo Ri-

vadossi, bresciano instancabile di fama internazionale, specialista di alpinismo, arrampicata su ghiaccio e su misto, speleologia, canyoning e di Marco Verzelletti, anch'egli alpinista, arrampicatore e dry tooler professionista. Unendo conoscenza tecnica, innovazione, know-how e competenze, il lavoro combinato tra Kayland, Matteo e Marco ha dato vita ai modelli Dry Dragon e Ice Dragon, in partnership con

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brand leader nel settore quali Vibram, Cassin, Wintherm e PrimaLoft. Dry Dragon e Ice Dragon coniugano estrema leggerezza, precisione nelle fasi di arrampicata su misto e grandex adattabilità rispetto ai gradi di difficoltà dei sentieri verticali. Entrambe le calzature sono progettate per far sì che gli appassionati e i professionisti della montagna possano superare ogni ostacolo in maniera sempre più agevole e sicura.


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Dry Dragon Questa scarpa dedicata specificatamente al dry tooler e alle sue esigenze presenta una suola in carbonio con un aggancio diretto al rampone che permette una trasmissione istantanea della forza, insieme a una grande sensibilità e precisione. Le viti di fissaggio spessorate sono inserite direttamente nella suola rigida che offre un accenno di flex indispensabile per una calzata performante e confortevole. L’Heel Retention System fa in modo che il tallone rimanga sempre in sede, grazie all’azione congiunta del sistema di allacciatura Smart Lace e dell’imbottitura interna. Dry Dragon vanta una suola progettata esclusivamente in collaborazione con Vibram, chiamata Vibram Tool, con battistrada diviso in due parti per garantire protezione del

Ice Dragon piede senza comprometterne la leggerezza. La gomma è forata in corrispondenza delle viti di fissaggio. L’area del tallone è studiata specificatamente per i tallonaggi e marchiata da nervature per offrire elevato grip. Dry Dragon dispone di un sistema di protezione in poliuretano PU che protegge il piede dagli urti e la tomaia dall’usura. Gli inserti in PU sono posizionati sia sulla punta che nella parte posteriore. Il battistrada Vibram con mescola Idrogrip è ispirato alle scarpette da arrampicata e garantisce aderenza anche su terreni scivolosi. Infine, i ramponi in dotazione sono realizzati in acciaio al nichel-cromo-molibdeno e il puntale è orientabile e intercambiabile con il Cassin Blade Runner.

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Condivide l’aspetto e molte delle caratteristiche tecniche del modello Dry Dragon ma con sensibili differenze che rendono questa la scarpa ideale per il misto estremo, le scalate invernali e il ghiaccio. L’unità suola rimane invariata è la stessa di Dry Dragon, ma il rampone Bolt On garantisce una presa ancora migliore sia in punta che nelle tallonate. Anche Ice Dragon prevede un sistema di protezione e inserti in PU, integrando una ghetta con chiusura in velcro, mentre la costruzione overlap consente due diverse regolazioni della chiusura della caviglia. Il plantare PrimaLoft Gold Insulation Eco offre elevato isolamento termico ed è realizzato specificatamente per sostenere e supportare le compressioni ripetute e garantire la massima durata nel tempo.


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Hoka & WildTee Support The Green & Gray Ring Project Diversi studi scientifici oggi stanno muovendosi nella direzione di dimostrare come l’esercizio aerobico abbia un impatto notevole non solo sulla struttura muscolare, ma anche sulla capacità cognitiva degli individui che lo praticano con regolarità. Le attività sportive svolte all’aria aperta migliorano l’umore, aumentano l’autostima, riducono l’ansia e la depressione. Il contatto con la natura, inoltre, aiuta a recuperare la concentrazione ed ha effetti positivi sulle emozioni, diminuendo ansia e sentimenti negativi. Siamo stati invitati da Hoka One One e WildTee a Milano nello store Runaway per vedere con i nostri occhi il lavoro combinato con Strobilo, che ha dato vita al The Green & Gray Ring Project, una ricerca neuroscientifica che lega le attività outdoor alle politiche urbanistiche per determinare in maniera scientifica quali benefici derivino dal praticare attività sportiva in mezzo alla natura ed alle aree verdi rispetto alle medesime in aree fortemente urbanizzate. Abbiamo parlato Andrea Bariselli, CEO & Chief Scientist di Strobilo, per saperne di più su questo interessante progetto. Cos’è e di cosa si occupa Strobilo? Strobilo è un'azienda Health & Climate-Tech che utilizza le più avanzate tecniche di neuroscienze in combinazione con l'AI per studiare

la relazione tra gli esseri umani ed il pianeta terra. Utilizzando un approccio di analisi multistrato, possiamo raccogliere, studiare e prevedere una quantità di dati senza precedenti. Mi parli del vostro know out? L'acquisizione dei dati sarà effettuata su un campione significativamente grande di individui che indossano l'EEG (ElectroEncephaloGram) mentre eseguono esperienze in natura e in altri contesti naturali. Il nostro obiettivo centrale è quello di ottenere i dati delle onde cerebrali che sono prodotte durante una tale esperienza. La capacità di costruire un'ana-

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lisi approfondita di come il nostro cervello reagisce alla natura e, cosa più importante, costruire grandi serie di dati è essenziale per identificare le tendenze che possono emergere a causa degli individui che trascorrono del tempo nella natura. I dati saranno aggregati e convertiti in termini "leggibili" grazie a metriche e algoritmi. Questi agiscono come uno strumento che può spiegare, certificare e fornire una comprensione semplificata del valore intrinseco dell'esperienza di un individuo. Possiamo poi correlare queste esperienze subconsce con le variabili presenti nell'ambiente naturale e tracciare delle correlazioni.


THE PILL PROJECT ANDREA BARISELLI ITW

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Cosa volete dimostrare con questo studio? La letteratura scientifica conferma senza dubbi che la corsa migliora la cognizione e promuove la neurogenesi (la nascita di nuove cellule), ma Strobilo intende andare oltre e dimostrare come cambiano profondamente le reazioni del cervello a seconda del contesto. Passare da un ambiente urbano iperstimolante alle forme relativamente semplici della natura può immediatamente ridurre lo stress, alleviare la depressione e aiutare a migliorare la concentrazione e la memoria. Credete che dopo un anno e mezzo di pandemia ci sia l’esigenza di un avvicinamento verso la natura? Assolutamente sì, è stata una sorta di naturale conseguenza per molti. In tantissimi si sono riversati nelle bellissime aree naturali del nostro paese, ma a volte è stato fatto in maniera “scomposta”. Si è evidenziato è che alla maggior parte di noi manca una vera e propria sensibilità (o intelligenza) naturalistica. C’è un grande lavoro da fare specie sulle nuove generazioni per aiutarle a comprendere ed avere dimestichezza con un linguaggio che evolutivamente ci appartiene, ma che stiamo dimenticando. Cosa mostrano i primi dati che avete raccolto ed elaborato? I primi dati evidenziamo un pattern che già avevamo intuito in alcuni lavori precedenti, ovvero che il semplice movimento aiuta (anche se svolto per poco tempo) a pulire il campo cognitivo ed essere molto più focalizzati e concentrati. Sembra paradossale: esco per correre e compio uno sforzo fisico e anziché tornare stanco, spossato, il mio cervello è più fresco e reattivo. L’abbiamo evidenziato anche negli sport di endurance, è una capacità che sembra crescere con l’aumentare del tempo trascorso in movimento.

L’ipotesi di fondo è che l’effetto dello scenario naturale possa decuplicare questo valore ed aggiungere altri benefici. Cosa vi aspettate di dimostrare grazie a questa ricerca? Lo scopo ultimo è di sensibilizzare l’amministrazione locale sul tema della pratica sportiva e del contatto con la natura come forma “terapeutica” gratuita ed accessibile a tutti, sollecitando maggiori investimenti e politiche di transizione verde degli spazi pubblici urbani per consentire una migliore qualità della vita ai propri cittadini.

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Lo scopo ultimo è di sensibilizzare l’amministrazione locale sul tema della pratica sportiva e del contatto con la natura come forma “terapeutica” gratuita ed accessibile a tutti, sollecitando maggiori investimenti e politiche di transizione verde degli spazi pubblici urbani per consentire una migliore qualità della vita ai propri cittadini.


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Julbo, da 130 anni gli occhiali per l’alta quota Julbo, da oltre 130 anni, è uno dei brand di riferimento nel settore dell’occhialeria sportiva per il mondo della montagna e per tutti coloro che cercano un paio di occhiali specifici per la propria attività sportiva. Fondata nel 1888 da Jules Beaud a Morez, l’azienda all’inizio del Novecento crea i primi occhiali “Cristalliers" per soddisfare la richiesta di alcuni cercatori di cristalli, originari di Chamonix, che volevano proteggere i loro occhi in montagna. Da quel momento, Julbo non si è mai fermata nella ricerca di soluzioni innovative, proponendo modelli sempre nuovi e capaci di adattarsi

a tutte le esigenze e accompagnando i più grandi alpinisti nelle loro imprese alla conquista di numerosi Ottomila. La filosofia di Julbo mette al primo posto la qualità delle lenti per garantire totale sicurezza agli occhi in qualsiasi situazione. A questo a si uniscono un’alta tecnicità, grande comfort e cura nei minimi dettagli in modo da massimizzare il comfort e le prestazioni. La maggior parte degli occhiali Julbo utilizza lenti fotocromatiche basate su tecnologia NXT ideali per discipline sportive che richiedono una forte capacità di adattamento al variare delle condizioni di luminosità. Questa tecnologia garantisce un’alta affidabilità

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in termini di infrangibilità, qualità ottica, resistenza meccanica, leggerezza e limpidezza d’immagine. Per l’estate 2021 Julbo propone una collezione ricercata con proposte per tutti gli sport e tutte le età. Dai nuovi occhiali per la montagna, alle novità per gli sport di velocità e alle proposte per tutti i giorni, fino ai modelli vintage e a quelli per i più piccoli. Lenti di alta qualità per una visibilità ottimale e montature pensate per garantire comfort e tenuta. In particolare, la linea High Protection include modelli per la montagna e per condizioni in cui gli occhi hanno bisogno di un’alta protezione. In alta montagna, infatti, non si tratta soltanto di proteggere gli occhi dal sole, ma anche dal vento, dal freddo, dalla neve. Inoltre, il tempo può cambiare molto velocemente e una lente fotocromatica


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che si adatta alla luminosità può fare la differenza. Ecco I modelli Julbo pensati per la montagna:

Julbo Montebianco 2.0 Ideato per l’alpinismo e con un design completamente rinnovato. Dotato delle nuove aste Grip Tech e di inserti morbidi e anti-urto a livello del naso che permettono agli occhiali di rimanere in posizione. Garantisce una protezione totale degli occhi grazie alle protezioni laterali rimovibili e alle lenti di alta qualità Reactiv High Mountain fotocromatiche e polarizzate, o con lenti Reactiv Performance fotocromatiche. Entrambe sono di categoria 2-4. Disponibili anche con lenti in policarbonato di categoria 3 e 4 e con lente Reactiv All Round 2-3 con polarizzazione light.

Julbo Monterosa 2.0

Julbo Shield & Julbo Shield M

Modello femminile sia per l’alta montagna e le condizioni estreme, che per l’utilizzo urbano, grazie alle protezioni laterali rimovibili, alle lenti speciali e alla forma ergonomica. Presenta linee completamente ridefinite che ne accentuano il profilo sportivo e dinamico. Le morbide aste sagomate Grip Tech garantiscono tenuta senza tirare i capelli. Julbo Monterosa 2 è disponibile con lenti Reactiv High Mountain (categoria 2-4) fotocromatiche e polarizzate, con lenti Reactiv Performance fotocromatiche (categoria 2-4). Disponibili anche con lenti in policarbonato di categoria 3 e 4 e con lente Reactiv All Round 2-3 con polarizzazione light.

Julbo Shield unisce un design moderno e attuale alla protezione e sicurezza necessarie durante le avventure in montagna. Il modello Shield M è invece la versione pensata per i visi piccoli e per quelli femminili. Idonei per qualsiasi terreno, anche in presenza di neve in alta quota, offrono un campo visivo molto ampio e massima protezione grazie all’alta qualità delle lenti fotocromatiche e polarizzate e alle protezioni laterali. Dotati di aste sagomate antiscivolo e grip nose che permettono all’occhiale di rimanere in posizione e di piccoli fori sulla montatura per una migliore ventilazione. Realizzati con lenti Reactiv High Mountain fotocromatiche e polarizzate, e anti-appannamento e di categoria 2-4. Disponibili anche con lenti in policarbonato di categoria 3 e 4.

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THE ECO PILL T E X T BY DAV I D E F I O R AS O

Plastic Free Ride Life with no plastic is fantastic

Le azioni di volontariato sono l’ultimo esercizio di democrazia: si vota ogni giorno in base al tipo di comunità in cui si vuole vivere. Raffaele e Sara questo lo sanno bene perché la loro è la storia di qualcuno che prova a cambiare le cose. Ciclisti che amano viaggiare liberi, come solo la bicicletta li fa sentire. La loro iniziativa, Plastic Free Ride, è un progetto semplice ma potente al tempo stesso, in grado di coniugare sport, passione, etica, ecologia. Un progetto che trova fondamento in una celebre citazione dell’esploratore e ambientalista britannico Robert Swan: “La più grande minaccia al nostro pianeta è la convinzione che qualcun altro lo salverà.” La responsabilità dell’inquinamento da plastica è collettiva e la lotta per salvare il pianeta deve coinvolgere ognuno di noi. “La cosa incredibile è che troppo spesso non abbiamo coscienza del problema. Crediamo che le conseguenze di questo inquinamento, così come il surriscaldamento globale, siano qualcosa che non ci toccherà direttamente. In realtà il problema è già qui, riguarda tutti noi e le persone a cui vogliamo bene. Se aspettiamo, se non facciamo nulla, sarà troppo tardi.” L’inquinamento da plastica è diventato uno dei temi ambientali più pressanti. Gli effetti sono in grado di causare danni irreversibili alla vita degli ecosistemi, con conseguenze sulla fauna selvatica e sulla salute dell’uomo. Ogni settimana mangiamo circa 5 grammi di plastica, l'equivalente, in peso, di

una carta di credito. Sotto forma di microplastiche ci sono più di 5 trilioni di rifiuti sparsi nei nostri oceani. È come se ogni minuto un camion di spazzatura venisse svuotato in mare. “Chi ama pedalare lo sa. Anche su strade che regalano panorami mozzafiato, se si abbassa lo sguardo, ci si imbatte in rifiuti abbandonati. Plastic Free Ride nasce da un sogno e cresce ogni giorno di più. Nell’estate del 2019 è nato il primo viaggio, da Torbole a Rimini: 400km raccogliendo i rifiuti abbandonati lungo la strada. Questa prima esperienza ci ha dato conferma di quanto il problema sia serio. Nell’estate del 2020 siamo partiti per il secondo viaggio,

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da Torbole a Lucca. L’obiettivo di quest’anno, invece, è attraversare tutta l’Italia dai Monti Lessini a Santa Maria di Leuca. Circa 1000km per continuare a dare il nostro contributo e coinvolgere sempre più persone in questa missione.” Raffaele e Sara viaggiano in sella alle proprie bici, parlando alle persone con gesti concreti, per fare la propria parte in difesa degli ambienti naturali. Con un carrello agganciato, armati di pinze telescopiche, raccolgono quanti più rifiuti possibile, principalmente plastici, ma anche lattine, vetro, rifiuti indifferenziati che vengono smistati nei bidoni di raccolta.


THE ECO PILL PHOTO BY NICOLÒ VERONESI

Infatti, se da un lato questa pandemia ha diminuito le emissioni di CO2 e gas serra, ha creato uno sviluppo esponenziale di plastiche monouso. Siamo il paese che detiene il triste primato (primo in Europa e il secondo al mondo) per il consumo di acqua in bottiglia. A questo si sommano i dispositivi di protezione individuale. In tutto il mondo, ogni mese, vengono prodotti 130 miliardi di mascherine e 65 di guanti. “Ognuno ha una propria scala di priorità. Alcuni pongono al vertice il benessere economico, altri il divertimento e così via. E l’ambiente? Il pianeta? Sono la nostra casa esattamente come le mura in cui viviamo. Citando

un antico proverbio: la terra non è nostra, non l’abbiamo avuta in eredità dai nostri genitori. L’abbiamo in prestito dai nostri figli.” Poi c’è il cambiamento, quello a cui dobbiamo contribuire tutti ma in cui i poteri forti giocano un ruolo fondamentale. La volontà di cambiare deve partire da ognuno di noi, ma serve l’appoggio di enti pubblici e aziende private. Alle persone e alla comunità, invece, servirebbe rinunciare all’abitudine e alla comodità del momento, uscire dai soliti schemi e ragionare meno egoisticamente. Il vero problema, oggi, è che il rapporto tra la plastica e l'uomo è un grande fallimento.

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“Ci piace sempre sottolineare che il problema non è la plastica in sé, ma l’uso che se ne fa.” Dobbiamo ridurne l’utilizzo di massa sostituendola con metodi alternativi, modificare i nostri paradigmi di acquisto, diventare attivi promotori di questa importante battaglia. Ma non solo. Servono anche storie come questa, quella di Raffaele e Sara, per ispirare fiducia, infondere consapevolezza, stimolare l’azione verso il cambiamento. Vedere la parte bella della realtà e cominciare a ricostruire da quella. Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi.


THE PILL PROJECT THOMAS LORENZI ITW

Saucony Shadow Rep Italia Un vero e proprio team formato da runner appassionati e profondi conoscitori di Saucony. Sono 12 i membri del progetto Shadow Rep che girano l’Italia per offrire consulenza, supporto e raccogliere feedback da riportare in azienda al fine di migliorare sempre più il rapporto tra il brand, i retailers e il pubblico. Un progetto tutto italiano che nasce per poter offrire un servizio puntuale di presidio del territorio grazie a persone fisiche pronte a intervenire e a rispondere alle necessità del mercato. Un tassello in più che Saucony Italia ha voluto aggiungere per essere sempre più vicino al proprio pubblico. Ciao Thomas, chi sei, cosa fai e qual è tuo know out? Sono Thomas Lorenzi, ex nuotatore con una passione viscerale per la montagna. I sentieri mi hanno portato a incontrare l’azienda Saucony, diventarne ambasciatore e poi uno dei membri del reparto Performance Italia. Attualmente sono responsabile atleti ed eventi e tecnico di prodotto dell’azienda. Seleziono i runner da sponsorizzare, gestisco gare ed eventi, offro un servizio di formazione tecnica e divulgazione su tutte le tecnologie e le novità di casa Saucony. Inoltre, sono il “papà” del progetto Shadow Rep Italia. Il mio ruolo è quello di coordinare le attività, stilare i calendari, gestire le visite clienti e raccogliere tutte le informazioni che provengono dal territorio. Che cos’è il progetto Saucony Shadow Rep Italia? È la personificazione del servizio clienti, il customer care 2.0. È fondamentalmente un responsabile tecnico dell’azienda che a livello regionale offre un servizio di consulenza presso lo store, informa i clienti sulle

ultime novità Saucony, consiglia quale modello sia più calzante per quel runner, e infine organizza le prove scarpe presso il punto vendita. Gli shoe test mettono in relazione l’azienda con il consumatore finale, che potrà quindi avvalersi della consulenza del nostro responsabile, oltre a quella del negoziante. Attualmente il team è composto da 12 elementi. Molti appartengono a gruppi di runner, sono a loro volta podisti amatoriali o atleti di buon livello, questo li rende capaci di ascoltare e calarsi a pieno nelle specifiche esigenze del podista. Quali feedback avete dal territorio su questo progetto e su Saucony in generale? I feedback sono estremamente positivi. Stiamo ottenendo un vero e proprio innalzamento della percezione del brand. La vicinanza dell’azienda negli store gioca un ruolo fondamentale, data non solo dalle visite al cliente, ma anche dalla possibilità

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di provare più scarpe contemporaneamente. Questo progetto ci permette di avere una forte interazione con il cliente finale e un’affiliazione stabile con lo store. La capillarità del team sul territorio ci da modo di monitorare costantemente il gradimento dei negozianti, capirne i bisogni e agire di conseguenza. La tua scarpa da running? Da buon bellunese prediligo la corsa in montagna, mi piace avere un approccio piuttosto naturale, quindi amo tutte le calzature che offrono un contatto diretto, immediato, e “crudo” con il terreno. Per questo la mia scarpa da fuoristrada preferita è la Peregrine con la quale riesco a esprimere tutte le mie potenzialità sia su passaggi tecnici che nelle discese più impegnative. È stata la mia compagna di viaggio in parecchie avventure e, finché il fisico me lo permetterà, spero possa accompagnarmi ancora per lungo tempo.


THE PILL PROJECT BY CAMILLA PIZZINI

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THE PILL TESTED TEXT DAVIDE FIORASO

PHOTOS DENIS PICCOLO

Scott Speed Carbon RC Scott Sports, leader nella progettazione e produzione di articoli sportivi, rinnova il suo impegno in un segmento importante come quello del running con una nuova generazione di scarpe per la corsa su strada.

Se dal 2012 il continuo sviluppo della serie Kinabalu ha permesso al brand svizzero di farsi spazio nel mondo del trail, in questa crescita non poteva certo mancare una scarpa ad altre prestazioni dedicata ai podisti da strada. Già nel 2006, l’azienda aveva stipulato un contratto con un laboratorio di Portland, in Oregon, per creare quella che sarebbe stata Makani, la prima scarpa da corsa con piastra in carbonio. Negli ultimi anni Scott è stata in grado di migliorare le tecnologie a disposizione degli atleti presentando novità sempre più leggere e performanti, come nel caso del modello Palani. Ma ora, basandosi su 10 anni di ricerca e sviluppo, Scott ha creato le scarpe da corsa su strada più veloci fino ad oggi: le Speed Carbon RC. Leggere ed efficienti, queste scarpe sono in grado di restituire più energia di quella che si immette. La piastra in fibra di carbonio Carbitex DFX offre vantaggi unici essendo dinamicamente flessibile. Quando si aumentano la velocità e le prestazioni, essendo piegata, la piastra aumenta la rigidità offrendo più potenza ed efficienza. A basse andature e nelle fasi di camminata, mantiene invece l’elasticità necessaria a facilitare i movimenti. Speed Carbon è una scarpa dalla forte vocazione racing, come tutta la serie RC. Tenendola in

mano risulta subito evidente la leggerezza: nei suoi 240 grammi non c’è nulla di superfluo. La tomaia in mesh si presenta come una soluzione unica apparentemente priva di rinforzi. Il piede è ben avvolto in una rete in TPU leggera e traspirante, lasciando ampio movimento alla caviglia. La calzata trasmette una grande comodità, soprattutto nella parte anteriore, con pianta abbastanza larga e confortevole. La linguetta performance fascia bene

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il piede senza creare compressioni, migliorando la stabilità durante la corsa e limitando eventuali sfregamenti. Il medesimo materiale spugnoso e impermeabile si estende anche sull’area del collo piede e tallone. L’insieme suola/intersuola presenta un drop di 5mm, con 30mm al tallone e 25 sull’avampiede. Qui domina una Kinetic Light Foam a doppia densità, la più leggera e reattiva realizzata


THE PILL TESTED TESTER LUCA DALMASSO

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THE PILL TESTED TEXT DAVIDE FIORASO

PHOTOS DENIS PICCOLO

finora. Ancora più rimbalzo ed una durata paragonabile a quella dell’EVA. Tutta l’attenzione però è nella forma, con una tecnologia rocker evoluta che dona una maggiore efficienza: la piattaforma Evolved Rocker2. ER2 applica la comprensione avanzata dei principi biomeccanici per promuovere una posizione di corsa più dinamica, riducendo gli impatti del colpo di tacco e aumentando la funzionalità. Detto semplicemente, potrai correre più veloce, più a lungo, usando meno energia. Con Speed Carbon RC si percepiscono le caratteristiche che distinguono le calzature veloci, ma con un impatto al suolo decisamente morbido. Nella sua costruzione si distingue una certa distanza dal terreno, aspetto che va a discapito della sensibilità, ma favorisce ampiamente la comodità, caratteristica da non sottovalutare in una scarpa che si candida per sostenere anche lunghe distanze. Uno dei maggiori punti di forza è l’affidabilità in

fase di appoggio e spinta. La struttura della scarpa aiuta la cinetica di corsa. A ritmi veloci questa scarpa esprime il meglio di sé, sprigionando tutta la sua reattività. Insomma, comfort ai massimi livelli e tutte le peculiarità di rullata e reattività ormai marchio di fabbrica della casa.

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La struttura della scarpa aiuta la cinetica di corsa. A ritmi veloci questa scarpa esprime il meglio di sé, sprigionando tutta la sua reattività.


THE PILL TESTED TESTER LUCA DALMASSO

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Una nuova vita Ferrino x Fendi BY M A R TA M A N ZO N I

Offrire una nuova prospettiva sul mondo outdoor: è partendo da questo statement che Ferrino ha deciso di accettare la sfida di Fendi a reinterpretare l’iconica tenda Trivor 2 e il mitico zaino Dry Up 22. Una collaborazione unica, nata per offrire l’opportunità di far conoscere lo stile di vita open air a chi non ha ancora avuto modo di vivere questa straordinaria realtà. I due prestigiosi marchi emblema del Made in Italy, partendo da un punto di vista inedito e visionario, hanno unito le loro idee creative, la loro rinomata qualità ed expertise, realizzando due capolavori di stile e funzionalità. Fendi, infatti, tra alcune importanti collaborazioni per una nuova Capsule Collection, ha scelto proprio la tenda Ferrino Trivor 2 e lo zaino Ferrino Dry Up 22, che potranno così ‘viaggiare’ nelle più prestigiose boutique internazionali. Interprete per antonomasia di questo eccezionale progetto è stata Sarah Coleman, artista visiva multidisciplinare di New York City, che reinterpreta materiali di design applicandoli su oggetti di uso quotidiano, infondendo loro una sensazione di lusso e un tocco ironico. Secondo l’artista tutti meritiamo una seconda opportunità: è da questa filosofia che nascono le sue ispirazioni, che sconfinano tra arte, moda e design. Quali sono i tratti distintivi di questa capsule collection? Come hai combinato eleganza e funzionalità? La collaborazione con Ferrino è interessante proprio perché non costringe gli appassionati di Fendi a rinunciare all’eleganza che contraddistingue da sempre il brand, ma allo stesso tempo li prende per mano, accompagnandoli alla scoperta di un nuovo mondo, fatto di colori e diver-

timento. È un modo interessante per far scoprire a chi ama Fendi un nuovo universo, grazie a prodotti di qualità, durevoli, resistenti, e facili da utilizzare in diverse situazioni. Un’opportunità unica, da cogliere al volo. Sei fautrice di un’evoluzione fashion del principio di Antoine-Laurent de Lavoisier per cui nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Come l’hai applicato in questa capsule collection? Ci descrivi la tenda Trivor 2 e lo zaino Dry Up 22 di Ferrino? Sei soddisfatta del risultato? Sì, credo siano fantastici! Mi piacciono davvero molto. La tenda è semplice da assemblare e ripiegare, è davvero intuitiva e alla portata di tutti, mi piace la sua semplicità. È qualcosa di accessibile a chiunque desideri vivere un’avventura outdoor ed è anche super leggera, quindi facilmente trasportabile. Anche lo zaino è fantastico, ne voglio uno subito! Ha un design minimale e linee pulite, ed è creato con materiali tecnici e di alta qualità. Inoltre può essere indossato e abbinato facilmente, sia in contesti urban che per esperienze nella natura, quindi è super versatile. Ho apprezzato il design e il concept dei prodotti, alla portata di tutti, immediati. Ma anche la grande attenzione che il brand torinese rivolge alla sostenibilità e all'utilizzo di materiali riciclati. Da dove è nata l’ispirazione per il processo creativo? Quello che cerco di fare con il mio lavoro è fondere oggetti che altrimenti non interagirebbero tra loro, per esempio foderando una vecchia sedia con una borsa firmata vintage, che magari non verrebbe utilizzata. Mi piace unire mondi

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che altrimenti non si parlerebbero. Mi sembra ci sia un’armonia, una sorta di equilibrio in questo processo, una conversazione tra due realtà diverse. Per i progetti in collaborazione tra Fendi e Ferrino preferisco non parlare di ispirazioni ma piuttosto di un lavoro funzionale, che ha fatto affidamento su esperti dell’outdoor di altissimo livello, persone che sanno bene come realizzare prodotti di qualità. Quali sono le difficoltà e quali gli stimoli che hai incontrato durante questa nuova sfida? All’inizio non è stato facile entrare in questa nuova dimensione, ma è questa la sfida che amo di più, il processo è sempre una fase molto interessante e stimolante, ancora più della soddisfazione di vedere il risultato finale. Unire diversi universi, immaginare cosa potrebbero diventare, esplorare e reinterpretare i codici dei brand, mi affascina molto. Ero davvero emozionata e motivata a dare il massimo per fare in modo che l’esito del lavoro fosse qualcosa di pratico ed efficiente. È così è stato, anche grazie all’impegno notevole di ricerca che è stato svolto per realizzare prodotti tecnici, funzionali e di qualità. Qual è il punto di incontro tra due icone del mondo outdoor e della moda come Ferrino e Fendi? Il Vertigo Pattern di Fendi, per come è concepito, così fluido e mai rigido, funziona benissimo sia sulla tenda che sullo zaino: segue le linee in maniera naturale, senza nessuna forzatura. Anche gli effetti grafici energici in tonalità estive ed i pattern multicolor rappresentano un trait d'union unico e intrigante. Inoltre l’unione degli elevati standard di qualità di entrambi i brand, che si completano a vicenda,


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Molte persone hanno un legame affettivo con alcuni oggetti che non usano più ma dei quali non vogliono separarsi: in qualche modo evito di dover affrontare questo distacco. Tutti meritiamo una seconda opportunità. funziona davvero bene, e ha assicurato il successo di questa fusione con risultati eccezionali. Dove nasce l’idea di abbinare il pattern Vertigo a prodotti del mondo outdoor? Forse dal trend positivo degli ultimi mesi del settore? Non è necessariamente una risposta a una tendenza, è qualcosa che deriva dal desiderio di far dialogare oggetti, tessuti e materiali che abitualmente appartengono a realtà lontane tra loro. Questa interpretazione fusion non significa necessariamente rendere fashion dei prodotti outdoor, ma piuttosto offrire l’opportunità di un nuovo punto di vista, una nuova prospettiva, una sorta di ponte che porta a superare lo spazio di incomprensione. Ti piace fare camping e vivere esperienze outdoor? Certo, moltissimo! Faccio campeggio da quando ero bambina e ancora adesso amo dormire in tenda! Sei un’artista visionaria dell’upcycling, in che senso la tua arte riutilizza in maniera creativa prodotti e materiali con un tocco

d’ironia? Qual è il fascino di offrire una nuova vita agli oggetti e come interagisci con loro? Inizia tutto dalla scelta dei materiali che utilizzo: devono essere di qualità e durare per molto tempo. Capita che alcune persone siano intimorite dal sedersi su una sedia foderata con un tessuto di una casa d’alta moda, e io cerco di rompere questo preconcetto, questa soggezione di fronte a oggetti di lusso. L’idea dalla quale parto è offrire una nuova vita a oggetti inutilizzati: così si riduce il consumismo e si evita di buttare via un prodotto che unito a un altro può invece diventare qualcosa di nuovo, che ha ancora tanto da offrire e che viene usato nella quotidianità. Molte persone hanno un legame affettivo con alcuni oggetti che non usano più ma dei quali non vogliono separarsi: in qualche modo evito di dover affrontare questo distacco. Tutti meritiamo una seconda opportunità.

S I LV I A V E N T U R I N I F E N D I

C'è una sorta di divertimento in tutto ciò che facciamo fin dall'inizio. Basti

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pensare che, ad esempio, la doppia F sta per fun fur, e questa viene applicata sia negli accessori, sui nostri charms, che nelle collezioni uomo, dove si trovano materiali accostati inaspettatamente. Lo scopo è offrire un nuovo punto di vista, ma che sia sempre molto pragmatico, perché per me la funzionalità è molto importante. Mi piace trovare nuove soluzioni a cose che possono sembrare impossibili, perché niente è impossibile, è solo questione di sperimentare finché non si riesce a realizzare.

ANNA FERRINO

Ho sempre guardato con grande attenzione a come Fendi seleziona i brand ed approccia il tema delle collaborazioni. Quando si sono rivolti a noi, riconoscendo la valenza del nostro brand e del nostro know how riguardo a zaini e tende, mi ha fatto un immenso piacere. Si è subito instaurata una proficua collaborazione fra i team delle due aziende, facilitata da un comune DNA, due marchi italiani che nei propri ambiti lavorano con serietà, passione e competenza.


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Wave of Change B Y S I LV I A G A L L I A N I

PHOTOS PIERRE FRECHOU

Alla fine del 2019, l’avventuriere e surfista Damien Castera si è unito all'equipaggio del famoso catamarano Nomade des Mers per un viaggio di oltre 1000 miglia nautiche (2000km) lungo le coste del Messico. Da questa avventura è nato Wave of Change, il film che ne ripercorre la storia, in uscita su YouTube la prossima domenica 27 giugno.

Nomade des Mers sta attualmente navigando in tutto il mondo alla ricerca di innovazioni e low-tech in quanto vero pioniere dello sviluppo di tecnologie sostenibili. Tutto è iniziato in Bangladesh nel 2010, quando Corentin De Chatelperron, ingegnere e fondatore del laboratorio Low-tech, stava lavorando alla costruzione di una barca in fibre di iuta naturale. Per dimostrare l'utilità della iuta, decise di partire per una spedizione in solitario, navigando fino alla Francia in sei mesi sul primo prototipo di imbarcazione di questo tipo che chiamò ”Tara Tari". Questa esperienza motivò Corentin a diventare sempre più autosufficiente, ecco perché scelse in seguito di lanciarsi in una nuova avventura lunga sei mesi nel Golfo del Bengala a bordo di una nuova barca in fibra di juta, la "Gold of Bengal". Nel corso della spedizione, Corentin

ha fatto tesoro dell'incredibile ingegnosità delle persone incontrate, le quali applicavano metodi semplici, accessibili e sostenibili per soddisfare le proprie esigenze di base. Così è nato il suo interesse per quelle che possiamo chiamare low-technologies. Nel 2014 ha fondato Low-tech Lab, una piattaforma di documentazione di low-tech, ed è salpato a bordo del Nomade des Mers per un giro del mondo alla ricerca di nuove tecnologie innovative. Nel corso del tempo a lui si è Caroline Pultz, un architetto d'interni originaria del Belgio che si è innamorata dell'idea di progettare mobili utilizzando materiali a base di micelio. Su Nomade des Mers ora si occupa dell'ecosistema vivente a bordo e partecipa a sessioni di brainstorming sugli spazi abitativi low-tech. Terzo membro dell'equipaggio, Guén-

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olé Conrad è un ingegnere bretone in cerca di avventura. Dopo aver supervisionato progetti umanitari nelle giungle del Nicaragua, si è imbarcato sulla spedizione Nomade des Mers nel 2018. Il suo ruolo è trovare progetti low-tech in tutto il mondo, entrare in contatto con le persone e organizzare i vari scali della barca. Damien Castera, insieme al fotografo e videomaker Pierre Frechou, si è imbarcato sul catamarano approfittando di uno di questi scali per sperimentare questa insolita avventura al ritmo delle onde. Il film che ripercorre questa esperienza mostrerà anche le numerose low-tech sviluppate a bordo. Una low-tech è infatti una qualsiasi tecnologia pulita e semplice. Ciò significa tecnologie a basso costo, prodotte localmente, a basso impatto ambientale, facilmente riparabili e, il


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Da quando Picture è nato nel 2008, ha sempre cercato di lavorare al meglio per ridurre al minimo il proprio impatto ambientale. Questo, unito alla limitazione della crescita, al cambiamento dei modelli di produzione convenzionali e alla promozione di un consumo ragionevole, rappresentano i pilastri fondamentali di questa evoluzione.

più delle volte, decisamente creative. Un'intera enciclopedia di semplici soluzioni ingegnose per soddisfare i nostri bisogni più elementari: cibo, energia, acqua e assistenza sanitaria. Nomade des Mers è infatti un vero e proprio laboratorio galleggiante che ha l'obiettivo di catalogare e sviluppare low-tech in tutto il mondo.

unito alla limitazione della crescita, al cambiamento dei modelli di produzione convenzionali e alla promozione di un consumo ragionevole, rappresentano i pilastri fondamentali di questa evoluzione. Ecco perché le low-tech si inseriscono perfettamente nella vision globale del brand grazie al loro basso impatto ambientale.

Tutti i membri dell'equipaggio combinano le loro aree di competenza in un mix eclettico di surf e low-tech. Questa spedizione completamente autosufficiente utilizza tutto ciò che è a portata di mano, riparando ad esempio vecchie tavole da surf con il micelio (la parte vegetativa dei funghi), coltivando cibo nella loro biosfera (spirulina, lattuga, ecc.), cucinando con un forno solare o persino allevando grilli. L’unica regola a bordo è quella di seguire il flusso delle onde e del vento, approfittando di ogni scalo per fare surf dall'alba al tramonto.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere direttamente con Damien Castera per avere qualche anticipazione sul film in uscita.

Un progetto che va di pari passo con la filosofia di Picture. “Ride, Protect & Share” sono infatti tre parole che rappresentano l'essenza dell’azienda stessa: un brand di abbigliamento per snowboard, sci, surf e attività outdoor che, pur non prendendosi troppo sul serio, si pone l’ambizioso progetto di attuare un vero e proprio cambiamento. Da quando Picture è nato nel 2008, ha sempre cercato di lavorare al meglio per ridurre al minimo il proprio impatto ambientale. Questo,

Ciao Damien, come è nato il progetto Wave of Change? Il progetto nasce dall'incontro con Corentin De Chatelperon, capitano del Nomade des Mers. Abbiamo navigato insieme per la prima volta nel 2019 e ci è venuta l'idea di realizzare un'avventura che unisse surf e low-tech. È così che è nato Wave of Change. Ti sei unito alla crew di Nomade des Mers, come ti sei relazionato con gli altri membri dell’equipaggio? Mi sono unito a Nomade des Mers insieme al fotografo e videomaker Pierre Frechou. Ci siamo adattati rapidamente alla vita a bordo e al resto dell'equipaggio. Tutti noi avevamo dei determinati compiti a bordo e ognuno aveva il proprio progetto low-tech da seguire. Ci sono un sacco di cose da fare su un catamarano. E poi abbiamo condiviso le sessioni di surf. Ci siamo divertiti alla grande!

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Nomade des Mers è un vero e proprio laboratorio galleggiante, quali sono le low-tech sviluppate a bordo? Le low-tech sono tecnologie minimaliste che soddisfano i bisogni primari nei settori dell'energia, dell'alimentazione, della gestione dei rifiuti, dell’igiene e della salute, sono inoltre accessibili a tutti e rispettose dell'ambiente. L'idea è di testarle a bordo, analizzare le loro modalità di funzionamento e rendere la loro realizzazione liberamente accessibile su Internet. Tra le tecnologie implementate a bordo ci sono la cultura di spirulina e funghi, l’allevamento di grilli, i forni solari, la cera per le tavole da surf a base di cera d'api, le riparazioni di tavole da surf con micelio, i computer low-tech e la coltivazione di piante in idroponica. Cosa significa che questa spedizione è autosufficiente? L'obiettivo di questa spedizione era viaggiare in autonomia: usare i venti per avanzare e le tecnologie low-tech per vivere. Prima di partire abbiamo raccolto frutta e verdura invendibile in un mercato di Puerto Escondido. Le parti ancora commestibili sono state disidratate mentre il rimanente è stato utilizzato per nutrire i grilli. Hai incontrato difficoltà durante la spedizione? Direi di no. Tutto è andato meravigliosamente bene. Questo ci ha dimostrato che possiamo vivere benissimo anche con pochi mezzi e molta immaginazione.


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Say yes to adventure Marco & Alice ITW BY DENIS PICCOLO P H OTO S DA M I A N O L E VAT I

Quando e come è avvenuto il vostro primo approccio con la montagna? Alice: Il primo approccio che ho avuto con la montagna è stato grazie al mio lavoro, alla fotografia. Da sportiva sono subito rimasta attratta da questo ambiente e dalle persone che ne facevano parte, e da qui è nato il primo stimolo a migliorarsi, proprio per le foto: perché meglio ti muovi in ambiente e più lo conosci, meglio riesci a fotografarlo. Mi sono poi appassionata sempre di più, ma come tutti all’inizio senza troppa esperienza visto che arrivavo dal mondo dei campi da tennis. Solo dopo aver conosciuto Marco posso dire di aver veramente iniziato ad andare in montagna, con maggiore consapevolezza, e per puro piacere. Marco: In montagna ci sono nato e cresciuto con gli sci ai piedi, ma in un contesto di sci club e pista. La montagna fino ai 18 anni l’ho sempre frequentata, ma senza corde e senza imbrago, andando a camminare con mio padre, da sempre amante della montagna. Mio padre però era legato più al contesto, all’ambiente, che non alle imprese alpinistiche. Mi portava a camminare ovunque, anche per terzi gradi e sempre slegati. Se oggi guardo indietro a quei momenti penso che eravamo dei folli all’epoca, ma è forse grazie a questo passato se so muovermi bene su certi tipi di terreno. Ho iniziato poi a fare scialpinismo nei primi anni 2000 e quasi contemporaneamente ad arrampicare in falesia. Dalla falesia sono passato alle vie lunghe, dalle vie lunghe alle creste in alta montagna fino a ritrovarmi a voler fare di questa

passione il mio lavoro proprio per trascorrere in questo ambiente più tempo possibile. Quando e dove vi siete conosciuti? Ci conosciamo da anni, nonostante siamo originari uno dell’estremo ovest, Sauze d’Oulx, e l’altra di Trento. Abbiamo un sacco di amici in comune. Ci siamo incrociati la prima volta in Piazza Duomo, a Trento. Ma all’epoca non ci siamo considerati troppo! Anni dopo, ci siamo ritrovati al matrimonio della stessa amica in comune che ci aveva fatto conoscere. Lì ci siamo piaciuti, ma il timing non era decisamente dei migliori! Trascorsi altri cinque anni, senza vedersi né incrociarsi, ci siamo ritrovati. Eravamo cresciuti, maturati a distanza. Ognuno aveva perseguito il suo percorso professionale, che, nonostante non lo sapessimo, non aveva fatto altro che preparare il nostro terzo incontro. Il vostro amore per la montagna ha contribuito ad unirvi ancora di più come coppia? Alice: Con Marco facciamo tutto insieme. La montagna centra fino ad un certo punto. È certamente il luogo dove trascorriamo più tempo, ma ciò che ha contribuito alla nostra unione è il fatto di voler condividere tanti momenti, investendo il nostro tempo libero insieme, che si tratti di andare in montagna, in bici, o qualsiasi altra attività. C’è molta complicità tra noi. Marco è il mio ragazzo, ma anche il mio migliore amico. Penso che sia bellissimo condividere esperienze ed emozioni con la persona che si ha vicino, e che sia questo che ci ha unito in maniera forte e che ha reso così speciale il nostro rapporto.

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Cosa significa per voi lavorare in un ambiente che amate e condividerlo con la persona del cuore? Crediamo che sia fondamentale fare un lavoro che ci piace. Gran parte del tempo della nostra vita lo passiamo lavorando, e abbiamo avuto un po’ la fortuna e un po’ la bravura di fare della nostra passione un lavoro. Inoltre, siamo stati fortunati una seconda volta avendo trovato una persona a cui fa piacere passare tanto tempo in montagna anche nel tempo libero.

to ma per fortuna nulla di più! Ed è bene che la risposta a questa domanda sia (e rimanga) breve. Quando non ce la siamo sentita, o c’era anche solo il minimo dubbio di brutto tempo, o caldo eccessivo, siamo sempre tornati indietro consapevoli che le montagne rimangono lì e ci possiamo sempre tornare. Il vostro “Avventuriamoci tutti” è un successo. Ci parlate di questo progetto? Avventuriamoci tutti è nato dall’unione della passione per la montagna, per la fotografia ed il filming. Abbiamo iniziato a documentare le nostre avventure per averne un ricordo in futuro, e per “gioco" abbiamo incominciato a caricare i video su YouTube. Ci siamo poi resi conto che stava nascendo un piccolo seguito, e da lì, con il fatto che grazie alle nostre piccole avventure stavamo iniziando ad ispirare altre persone è nato il termine “Avventuriamoci tutti" perché non siamo solo noi che ci avventuriamo, bensì tutti possiamo avventurarsi. Avventuriamoci tutti vuole essere dunque uno stimolo ad avventurarsi, sempre, non importa lo sport, la stagione o il livello. Vuole essere uno stimolo a vivere d’esperienze. Il progetto in sé è in continua evoluzione, nel senso che tutto dipende dalle nostre salite ed avventure in montagna. Noi in montagna ci andremmo comunque, ma è bello pensare che, documentando le nostre gite, queste possano essere d’ispirazione o anche solo un semplice spunto per altri!

La montagna è bellissima, ma porta con sé rischi e pericoli, quando non siete insieme come affrontate la preoccupazione per l’altro? Alice: Io devo ancora imparare bene a gestire le mie preoccupazioni. Ovviamente è bellissimo andare in montagna insieme ma so benissimo che non può essere sempre così perché capita che a volte Marco voglia realizzare un suo progetto più impegnativo con qualche suo amico o collega, o appunto si trovi montagna per il suo lavoro. La montagna è il suo habitat, so che Marco è felice lì e che gli da grande soddisfazione quello che fa. Mi tranquillizza sapere che è molto prudente e premuroso. In più da due anni usiamo un satellitare, così anche se non dovesse prendere il telefono per due giorni possiamo essere in contatto e dirci che va tutto bene. Marco: Io ho risolto il problema. Dopo che quest’inverno Alice mi ha fatto prendere un grande spavento ora in montagna o viene con me o viene con me!

È difficile vivere di montagna? Direi proprio di no, in montagna e di montagna si vive benissimo, non cambieremmo questo stile di vita per nulla al mondo.

Il momento più bello e quello più difficile che avete condiviso in montagna? Alla fine ogni salita è stata emozionante a modo proprio. La Barre des Ecrins è stata quella con l’alba più bella, oltre che il nostro primo 4000 insieme. Il Cervino invece è stata la salita più carica di emozione. Don Quixotte la via più lunga. E per ognuna potremmo citare una caratteristica che la contraddistingue. L’unica cosa che rimane come costante è pizza e birra/e una volta concluso il giro, la sera stessa! Un unico momento più difficile non c’è stato, per fortuna. Ogni salita ha portato con sé qualche preoccupazione, qualche down psicofisico, dettato per lo più dalla stanchezza. Qualche rientro nella nebbia nei ghiaioni che non abbiamo apprezzato mol-

Il vostro prossimo progetto? Abbiamo una lista molto random di salite che ci piacerebbe fare ma non pianifichiamo nulla con grande anticipo. Viviamo alla giornata e cerchiamo di incastrare il tutto tra impegni lavorativi, meteo, e la voglia di faticare.

Gran parte del tempo della nostra vita lo passiamo lavorando, e abbiamo avuto un po’ la fortuna e un po’ la bravura di fare della nostra passione un lavoro.

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La magia dell’infinito Roberto Isolda BY F R A N C E S C O PAC O G E N T I LU C C I PHOTOS DENIS PICCOLO

Ai più, questa disciplina di nicchia dell’ultrarunning può sembrare assurda, incomprensibile e da malati mentali. La corsa su lunga distanza, soprattutto se parliamo di distanze che vanno oltre la maratona, sono già di per sé considerate stravaganti, e in effetti si parla di una nicchia di corridori, anche se il numero di partecipanti nel corso degli anni è aumentato esponenzialmente. Tuttavia, se per qualche ragione sembra ormai accettabile percorrere molte ore di corsa sui sentieri, le lunghissime distanze su strada rappresentano invece una nicchia nella nicchia degli ultrarunner. Eppure ci sono corridori che spingono il concetto della corsa fino a riportarlo ancora più all’essenza, andando a eliminare la componente paesaggistica: non solo corrono su strada, ma spesso su circuiti da uno o pochi chilometri, fino al limite estremo di correre spesso girando attorno alla pista d’atletica per ore e ore. Insomma, ormai lo avete capito, parliamo di quei corridori che corrono cinquanta, cento, duecento o trecento chilometri girando attorno all’anello d’atletica in tartan di 400 metri. La distanza più classica lascia il posto alle prove a tempo, quindi sei, dodici o ventiquattro ore in pista. Pensateci bene, perché nuotare in una vasca clorata di 25 metri avanti e indietro, senza vedere alcun panorama, senza ascoltare musica o parlare con nessuno è in qualche modo accettabile, mentre girare in pista correndo ci sembra in qualche modo assurdo? Ritengo che sia un limite mentale che per

molti sembra insormontabile o inconcepibile, eppure c’è una componente mistica e magica in una prova di ventiquattro ore in pista. Nella mia esperienza non ho mai (ancora) provato niente del genere, quindi ho deciso di fare qualche domanda a Roberto Isolda, corridore di Varese, che è un grande interprete della disciplina per capirne qualcosa in più. Due parole su Rob: è un corridore che ha esplorato in lungo e in largo la disciplina dell’ultrarunning, ha un’attitudine molto bella nei confronti della corsa, una gioia contagiosa per questo sport e la sua passione sono proprio questo tipo di gare. Rob ama la corsa al punto di non disdegnare di correre 50 o 100km sul treadmill, è top 5 alla 100km del Passatore (famosa corsa in linea su strada) ed è stato l’unico italiano invitato a una 24 ore in pista in UK, organizzata da Centurion Running. Rob, partiamo dalle basi: qual è l’aspetto che più ti piace della corsa? Come sei arrivato a correre la tua prima 24 ore su pista? La corsa ti svuota e ti riempie con nuovi pensieri e priorità, per me rappresenta un gesto semplice che mi piace fare a fine giornata per liberarmi dallo stress accumulato. Ho iniziato a correre i lunghi in pista per pigrizia: avere l’acqua ogni 400 metri senza portarne il peso, interrompere l’allenamento al primo accenno di crisi e non guardare il percorso senza l’ansia di perdersi sono aspetti che rendono il gesto atletico molto più leggero.

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Perché un corridore di lunghe distanze che inizia a correre su sentieri si sposta poi su strada e infine su pista? Solitamente è il contrario in effetti, però per esigenze lavorative ho iniziato a massimizzare il tempo a disposizione. Nella zona di Varese ci sono dei bei percorsi però quell’oretta di viaggio può diventare già una bella fetta di allenamento.

orario, alternando così il lavoro del fisioterapista. Se non riesco ad andare in pista, infilo borraccia alla mano e faccio l’anello del cosiddetto Altopiano Etiope Prealpino che ho dietro casa: è un percorso sterrato di 6km tra piantagioni di mais e allevamenti di cavalli dentro al Parco del Ticino, una zona molto monotona, come piace a me.

Quali sono le 3 gare dei tuoi sogni o i 3 obiettivi che vorresti raggiungere come atleta? Mi piacerebbe una bella 100 miglia americana, di quelle corribili su sterrati polverosi, così come mi piacerebbe la Spartathlon o rifare la 100 del Passatore: la cosa bella di alienarsi in pista o su treadmill è che qualsiasi sia il contesto di gara, diventa tutto una figata assurda.

C’è qualche corridore a cui ti ispiri? Mi piace la genuinità e la semplicità di chi non si fa troppe paranoie e non trova scuse alle proprie sconfitte. Uno dei personaggi che racchiude queste qualità è Giorgio Calcaterra, nonostante perda gradualmente di competitività smuove emotivamente un vasto pubblico, sia per il retaggio del suo palmares, sia per i messaggi positivi che trasmette.

Come ci si sente in partenza a una 24 ore? Come ci si sente durante e alla fine? Che emozioni si provano? Le gare su circuito sembrano quei film con enormi buchi di trama, non capisci dove il regista vuole portarti e ti chiedi se veramente ci sia una chiave di lettura di quello che stai vivendo. Poi a volte la scopri e altre volte no. L’inizio è sempre euforico ma dopo dieci ore capisci che ogni volta c’è lo zampino di Romero con i suoi zombie.

Raccontaci un aneddoto che ti è successo in una di queste gare. Abbiamo parlato di gare di 24 ore ma sai qual è la cosa buffa? Non ne ho mai finita una! Anni fa, intorno alla quindicesima ora, mi son ripromesso di sdraiarmi per riposare pochi minuti sulle brandine che l’organizzazione metteva a disposizione in un locale adiacente alla pista. Mi son svegliato il mattino dopo quando mancava meno di un’ora alla fine.

Ci sono dei momenti di noia in cui odi correre durante una corsa a tempo? La parte peggiore è quella centrale, vale anche per le sei ore. Infatti, solitamente parte la playlist in cuffia e si pensa ad altro oppure se la compagnia intorno è socievole ci si conosce e si fanno due risate. Infatti, il bello delle ultra, a differenza di gare dai 10 fino a 50km su strada, è proprio la condivisione e l’aspetto umano che rappresentano per me l’elemento più importante della corsa.

C’è qualcosa che vuoi dire ai corridori che leggeranno questa intervista? Il fascino della corsa è l’essenzialità, lo abbiamo riscoperto con il lockdown. Non serve avere gare pianificate, non servono percorsi di montagna mozzafiato, bastano un paio di scarpe. Cosa vuoi dire ai non corridori che leggeranno questa intervista? Preparate un paio di scarpe, prima o poi arriverà quella giornata storta o quello strano senso di irrequietudine generato da svariati problemi. Vi anticipo solo che la corsa ha risolto i miei.

Come ti prepari per questo tipo di competizioni? Solitamente giro in pista, due ore in senso antiorario e due in senso

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Moncler Grenoble BY CHIARA GUGLIELMINA

M O D E LS L I N DA E N Z I O & M AT T I A T R A BA L D O LO CAT I O N M O N T E R O SA

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Intuizione e intelletto sono i pilastri portanti di ogni idea di successo. Sono necessari sia il coraggio di fare un salto nel vuoto, sia la capacità di controllare il proprio movimento una volta in volo. L’intuizione di René Ramillon e Andrè Vincent non è stata da poco, e la reputazione che ancora oggi vanta il marchio Moncler è di certo frutto di un continuo connubio tra ardimento e ingegno. Testa e cuore.

telescopica, fino all’allora inviolata vetta del K2. Come tutte le grandi storie, anche questa inizia con intenzioni modeste e ambizioni visionarie. I primi piumini compaiono per la prima volta sulle spalle degli operai che lavorano nell’esiguo laboratorio di montagna, lo scopo è fin da subito ripararsi dal freddo. Sempre a proposito di acume, va detto che l’alpinista Lionel Terray ha avuto un incredibile fiuto nel vedere, fin da subito, le potenzialità alpinistiche del giovane marchio, intravedendo, sulle spalle di quei primi operai, una possibile linea specialistica per le escursioni più severe. Fuori dalla fabbrica, su montagne più alte e lontane.

“Moncler” è un vocabolo semplice, ormai assimilato da milioni di persone nel mondo. In pochi, tuttavia, sanno che l’origine proviene dall’abbreviazione di Monestier de Clermont, il piccolo villaggio di montagna vicino a Grenoble dove, nel 1952, due uomini in una piccola fabbrica hanno dato inconsapevolmente inizio ad un fenomeno globale. Dai primi sacchi a pelo imbottiti, alle tende con struttura

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Ed è proprio la libertà di movimento la cosa che, salendo in quota, abbiamo apprezzato. Linda e Mattia, due veri e propri mountain lover, si sono sentiti a loro agio sulle montagne di casa. Conquistare la fiducia della gente di montagna è dura, Moncler ci è riuscita.

Da un paese di appena cinque chilometri quadrati, all’immensità del Karakorum. Nel 1954 Moncler inizia la propria ascesa: dalle spalle dei suoi stessi operai, a quelle di Lino Lacedelli e Achille Compagnoni. I piumini, figli dell’umile laboratorio francese, scaldano l’impresa che rimarrà nella storia dell’alpinismo e nel cuore di ogni italiano: i primi passi sulla seconda vetta più alta del pianeta. Da quel momento, un susseguirsi d’imprese sportive nei climi più rigidi della terra, sancisce ufficialmente la nascita di un portento.

Mandrino sembra inoltre aver fatto centro nell’attenzione ai dettagli, altra qualità indispensabile nella vita di montagna e non solo. Ecco quindi zip termosaldate, soluzioni innovative che permettono il passaggio dell’aria nei tessuti mantenendo un’alta resistenza alle intemperie e materiali leggerissimi che racchiudono un doppio vantaggio: agilità di movimento e minimo ingombro. Ed è proprio la libertà di movimento la cosa che, salendo in quota, abbiamo apprezzato maggiormente. Linda e Mattia, due veri e propri mountain lover, si sono sentiti a loro agio sulle montagne di casa. Conquistare la fiducia della gente di montagna è dura, Moncler ci è riuscita.

Un preambolo ampio ma doveroso per parlarvi della nuova collezione “Moncler Grenoble” che abbiamo messo alla prova sul Monte Rosa. Partiti anche noi da un piccolo villaggio, Alagna, ai piedi della facciata più selvaggia dell’intero massiccio, abbiamo raggiunto il Ghiacciaio di Indren, tra la Piramide Vincent e la Punta Giordani.

Della collezione colpiscono la trasversalità, la libertà totale nelle scelte creative e un legame a doppio filo con la natura. L’ultima chicca, infatti, è l’attenzione del marchio alla sostenibilità. Dimostra di aver preso atto di un cambiamento sociale epocale cercando, stagione dopo stagione, di creare collezioni e capi che possano durare nel tempo. A noi sembra un buon modo, da parte di un brand di tale portata, di rispettare l’ambiente contrastando, per quanto possibile, la grave trasformazione in atto.

La nuova collezione, disegnata da Sandro Mandrino, ha l’evidente intento di riportare il marchio alle origini. Evadendo, ora come allora, verso l’alto. E, proprio come allora, Moncler lo fa con lo stile che ne contraddistingue da sempre il carattere. La collezione è completa e ci permette di salire il primo tratto in mountain bike, per poi proseguire a piedi.

Lo stilista italiano afferma che l’essenza di Moncler Grenoble sia fatta di tecnica, qualità, performance, heritage e stile. Anche noi, ora, non possiamo che confermarlo.

Il design minimalista dei capi si fa apprezzare, questi prodotti hanno la capacità di distinguersi stilisticamente senza boria, sono unici.

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The Moonwalk Traverse BY M A R TA M A N ZO N I

PHOTO ROLO GARIBOTTI

C’è chi la chiama capolavoro. Chi, come Colin Haley, la definisce “la salita solitaria più impressionante mai realizzata in Patagonia”. Con The Moonwalk Traverse, Sean Villanueva O’Driscoll, considerato uno dei più forti alpinisti al mondo, si è superato. E ha messo a segno un’impresa che è destinata a entrare nella storia patagonica. 86


Sei di casa in Patagonia, com’è nata l’idea della The Moonwalk Traverse sul Fitz Roy? Sono arrivato in Patagonia a gennaio del 2020, prima della pandemia, con Nicolas Favresse, il mio socio di molte avventure, e abbiamo aperto qualche nuova via. Poi a metà marzo Nico è dovuto rientrare in Europa. A quel punto il mio piano era di rimanere in Argentina fino alla fine di marzo, solo che poi è iniziato il lockdown e hanno cancellato tutti i voli. Ho contattato l’ambasciata per rientrare, ma nello stesso momento ho realizzato che ero

in un posto stupendo, e così ho deciso di restare. Invece dei due mesi programmati, sono rimasto in Patagonia un anno e mezzo. Ho sempre avuto in mente questa traversata, la trovavo molto affascinante: così lunga e selvaggia, offriva un’opportunità unica per vivere un’avventura memorabile. Ammiravo lo skyline dal basso ed ero sicuro sarebbe stato epico, ma avevo sempre pensato di compierla con un compagno di cordata. Hai vissuto per un anno e mezzo nel tuo furgone a El Chaltén: è durante questi giorni che ti è ve-

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nuta l’idea di provare da solo? Ti ha ispirato qualcuno? Durante l’inverno le ore di luce sono poche, quindi ho trascorso molto tempo da solo a leggere, suonare e riflettere nel van. Una di queste notti, ispirato dalla mia amica Silvia Vidal, fortissima alpinista spagnola che realizza sempre dei progetti incredibili e spesso passa anche oltre trenta giorni da sola su pareti immense senza contatti di alcun tipo e nessuna strumentazione elettronica, ho deciso che anche io volevo cimentarmi in un’avventura simile, completamente da solo. Per la


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prima volta non avevo un progetto imminente con Nico e mi sembrava un’opportunità unica, da cogliere al volo. E così mi è venuta in mente quella che ho battezzato The Moonwalk Traverse: mi sembrava un progetto sufficientemente lungo e impegnativo, ma pensavo fosse impossibile, soprattutto per le brevi finestre di bel tempo che ci sono nella zona. Poi però ho pensato che avere un sogno non mi avrebbe di certo fatto male, e così ho iniziato a fantasticare, a informarmi meglio e, piano piano, a credere che forse si poteva fare. Hai impiegato sei giorni per la tua traversata (5-10 febbraio 2021), solo uno in più rispetto alla cordata Caldwell-Honnold, che per questa impresa si è guadagnata un Piolet d’Or. Ti aspettavi di metterci così poco? Sapevo che la cordata Caldwell-Honnold aveva impiegato cinque giorni per compiere la traversata e quindi pensavo di aver bisogno di una finestra di bel tempo di almeno dieci giorni, di certo non meno di sei, anche perché salivo in libera, autoassicurato, e quindi sarei stato più lento. E così è iniziata la mia paziente attesa. Poi, il giorno del mio quarantesimo compleanno, è arrivata una finestra di sei giorni. Il sogno stava diventando realtà. Come ti sei mosso? Ho fatto la traversata nella direzione opposta rispetto a Tommy Caldwell e Alex Honnold, cioè da sud a nord, perché non era mai stato fatto, era qualcosa di nuovo. In Patagonia, infatti, sono le pareti nord che prendono il sole. Quali difficoltà hai incontrato? Il primo giorno, mentre stavo trasportando lo zaino, che all’inizio pesava davvero tanto, circa trenta chili, sono caduti dei sassi dall’alto e hanno danneggiato la corda, per fortuna non in maniera drastica. Pensavo fosse finita la spedizione, ma poi l’ho riparata con del nastro e ho proseguito. La corda ha resistito per tutti i sei giorni, e poi, proprio

quando avevo finito la traversata, si è aperta sfilacciandosi del tutto: a quel punto non sarebbe davvero più stata utilizzabile. Avevi con te il telefono o apparecchi elettronici? No, assolutamente nulla. Avevo anche deciso di non dire a nessuno cosa volevo fare perché avrebbero pensato che ero matto. Solo la mattina della partenza l’ho raccontato a due persone, e durante la traversata ho incontrato altre tre cordate che mi hanno visto. Poi, non so come, quando sono tornato a El Chaltén tutti sapevano cosa avevo fatto e mi applaudivano, è stato un momento stupendo. Ho anche ricevuto mail di congratulazioni dai migliori alpinisti del mondo e da tanti giornalisti. Com’è la popolazione locale? Ti sei sentito solo mentre vivevi in furgone? Mi è piaciuto molto avere un po’ di tempo per stare solo ma ho anche incontrato tante persone straordinarie che sono diventati miei ottimi amici: la comunità di climber di El Chaltén è davvero ospitale, aperta e generosa, mi hanno accolto calorosamente da subito, accettandomi come parte di loro. C’è chi in vetta piange, chi urla, chi ride. Tu su ogni cima suoni il flauto. Cosa intoni? Mia madre è irlandese: sono molto legato a quella terra e alle sue tradizioni, in particolare quelle musicali, così su ogni cima suono qualche melodia di quel paese. Sono dei momenti importanti perché mi ricordano che scalo le montagne per divertirmi e per vivere momenti intensi e speciali. Durante la traversata hai festeggiato i tuoi 40 anni, il momento di fare un bilancio. Sei felice? Hai rimpianti o rimorsi? Nessun rimpianto né rimorso, sono felice, vivo una vita stupenda, da sogno. Sono grato per i miei amici e per tutto quello che ho. The Moonwalk Traverse è l’esperienza più eccezionale che

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hai vissuto? Non saprei, di sicuro è stato davvero speciale. Ero pieno di energie sia fisiche che mentali, dentro un mood davvero positivo, ho vissuto intensamente ogni momento lassù. Tutto è andato alla perfezione, e sono stato molto fortunato con il meteo. C’è un alpinista italiano che stimi in particolare? Di certo Walter Bonatti e la sua filosofia di vita, e poi Matteo della Bordella e i Ragni di Lecco, sono miei grandi amici e hanno un’energia molto positiva. Prossimi progetti? Sono in partenza con Nico per una spedizione di esplorazione in barca a vela in Groenlandia, se troveremo delle vie interessanti le scaleremo.

Mi sembrava un progetto sufficientemente lungo e impegnativo, ma pensavo fosse impossibile, soprattutto per le brevi finestre di bel tempo che ci sono nella zona. Poi però ho pensato che avere un sogno non mi avrebbe di certo fatto male, e così ho iniziato a fantasticare, a informarmi meglio e, piano piano, a credere che forse si poteva fare.


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Knowing glances

Jacopo Larcher & Barbara Zangerl ITW BY GIAN LUCA GASCA

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Sono in viaggio verso casa di Jacopo Larcher e Barbara Zangerl quando ci rispondono al telefono. “Siamo stati in falesia, pensavamo di rientrare prima”. Ma queste belle giornate di alta pressione ti fanno venir voglia di non staccarti più dalla roccia, soprattutto se sei forte come loro. Lei austriaca, lui italiano condividono molto oltre alla passione per la roccia e l’arrampicata. Hanno ognuno bisogno dei propri spazi ma sono una coppia appassionata che si diverte sia sul verticale che nella vita di tutti i giorni. Lo dimostrano gli undici giorni trascorsi sulla parete di El Capitan durante la prima ripetizione in libera di Magic Mushroom, una delle vie più dure che abbiano mai affrontato insieme. Tra di loro la sintonia è massima, lo si percepisce anche senza vedere i loro volti. I sorrisi e gli sguardi d’intesa quando rispondono a una domanda trapelano dalle pieghe che assume la voce. Si stanno divertendo e si divertono ogni volta in cui possono fare ciò che gli riesce meglio, scalare insieme a marchi come Black Diamond, Vibram, La Sportiva e The North Face che li supportano in ogni avventura. Insieme hanno realizzato salite di grande prestigio come la prima libera di Gondo Crack, in Svizzera, Free Zodiac, sul El Cap, Speed integrale, nella falesia di Voralpsee, e ancora la salita in velocità di Odysee, la più difficile via dell’Eiger. Un curriculum da fuoriclasse che racconta molto sul talento atletico dei due climber, ma che non svela quanto sta dietro all’attività in parete. Jacopo e Barbara, come vi siete conosciuti? La comunità degli arrampicatori è abbastanza piccola. Ci siamo incontrati diverse volte in falesia, senza però mai stringere grandi rapporti. Poi, nel 2013, al Melloblocco abbiamo

iniziato a parlare e pochi mesi dopo ci siamo messi insieme. Ci siamo trovati subito, grazie anche al fatto di poter condividere una passione che va oltre la vita di tutti i giorni. Non vi stufate mai? Abbiamo momenti in cui vogliamo fare qualcosa separatamente, ma l’essere entrambi parte del mondo dell’arrampicata è anche una grande opportunità. Permette di comprendere con maggior facilità, di capire perché la scalata occupa così tanto la nostra vita. È una comprensione profonda di quel che ti spinge a provare determinati progetti, a voler andare via da casa per mesi. Mentre per Jacopo l’arrampicata coincide anche con il suo lavoro per te Barbara non si tratta dell’attività principale. Hai mai pensato di lasciare la tua attività ospedaliera per dedicarti in toto alla scalata? Assolutamente no. Per me è veramente importante la mia professione, mi aiuta a mantenere un equilibrio nella vita, che altrimenti sarebbe governata in toto dall’arrampicata. Se dovessi lavorare in una palestra o comunque spendere il mio tempo solo con attività inerenti all’arrampicata perderei in breve la motivazione. Mi piace invece la routine quotidiana, i turni da seguire, il dover incastrare l’arrampicata tra un’attività e l’altra. Tutte cose che mi spingono a sognare ancora di più, a voler fare ancora di più per realizzare i miei sogni senza subirne la pressione.

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Jacopo, nel 2011 dopo anni di gare lasci il mondo delle competizioni e della plastica per dedicarti ad un’arrampicata più esplorativa. Cos’è scattato? Sentivo un forte bisogno di cambiare. Le competizioni mi hanno portato in tutto il mondo, ma come fai a dire di essere stato in Australia o in America se di quei paesi hai visto solo le palestre? Con il tempo ho iniziato a sviluppare un forte senso di disagio che alla fine mi ha portato alla decisione di lasciare per godermi un’arrampicata diversa. È stata una scelta veramente difficile, di mezzo c’era anche la Nazionale. Quando poi sono riuscito a prenderla, ho optato per un taglio netto anche se da un certo punto di vista sono rimasto nell’ambiente. In che senso? Non ho mai più partecipato a nessuna gara, nemmeno amatoriale, ma lavoro come tracciatore per le competizioni di arrampicata. È un lavoro che mi piace molto e mi permette di vivere ancora il mondo dell’agonismo, ma in modo più rilassato. Qual è stato il vostro progetto più duro? Barbara: Per me Magic Mushroom su El Cap. Una via veramente dura con fessure difficili e poi, anche se sembra scontato, rimanere in parete undici giorni non è affatto facile. Jacopo: Sicuramente Magic Mushroom è tra le più complesse vie salite


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Non si è trattato solo di un progetto, ma di sei anni in cui sono cresciuto insieme alla via. Un magnifico viaggio di maturazione che ha testimoniato sia il mio sviluppo nell’arrampicata trad, che come persona. insieme. Se devo però pensare al progetto più duro mi viene subito in mente Tribe a Cadarese. Non si è trattato solo di un progetto, ma di sei anni in cui sono cresciuto insieme alla via. Un magnifico viaggio di maturazione che ha testimoniato sia il mio sviluppo nell’arrampicata trad, che come persona. Ricordo ancora la grande incertezza che mi ha accompagnato fino a un paio di settimane prima di riuscire nella salita. È stato veramente difficile continuare a provarla senza l’evidenza che fosse realmente possibile. Ho basato tutto sulla sensazione. Cosa si prova quando si è davanti a un progetto come questo dove non si hanno certezze, dove si prova e riprova più volte. Cosa spinge verso un nuovo tentativo? Nel caso di Tribe la curiosità, la voglia di scoprire se sarebbe stato effettivamente fattibile o meno. Ci sono stati momenti di grande difficoltà. All’inizio facevo progressi in fretta, poi mi sono arenato ed è stato difficile mantenere alta la motivazione ma la curiosità mi ha spinto a un nuovo tentativo. Poi ancora a un altro e avanti così. Nei momenti di down devi imparare a gestire quelle sensazioni, quei pensieri che ti convincono di aver speso tempo inutilmente. Cosa rappresenta oggi l’arrampicata nella vostra vita? Potremmo dire che è una parte importante della nostra vita, ma non sarebbe corretto. È uno stile di vita. Impossibile pensa-

re alle nostre giornate senza l’arrampicata, senza nuovi progetti. Ci offre momenti di grande felicità, ci permette di conoscere ed esplorare il mondo. Da quanti anni fate parte della famiglia Black Diamond? Da così tanto che è difficile ricordare il primo incontro. Per noi Black Diamond è come una famiglia dove possiamo parlare di progetti e ambizioni con la certezza di essere capiti e sostenuti. Quasi tutti gli interni all’azienda sono arrampicatori, o comunque appassionati di montagna. Questo facilita il dialogo perché sappiamo che comprendono davvero cosa c’è dietro a ogni idea, a ogni ambizione. È bello vedere dall’altra parte degli occhi che si illuminano della tua stessa gioia quando parli di un sogno. Qual è il vostro prodotto preferito? Domanda difficile. Potremmo dire tutti, ogni prodotto a suo modo ci è indispensabile per realizzare i nostri progetti. Se proprio dobbiamo scegliere, una menzione va fatta al Black Diamond C4, l’ormai tradizionale friend alleggerito rispetto alle versioni precedenti, che ci permette di portare avanti l’arrampicata che più amiamo. Una citazione la merita anche l’imbrago Solution, perfetto quando si vuole passare molto tempo in falesia. Jacopo, per te la famiglia è doppia come membro del team The North Face… Esattamente! Parliamo di

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un’azienda molto grande dove però c’è un bell’affiatamento. Lavorare con loro è molto motivante. La varietà offerta dagli atleti del team con sciatori, alpinisti, runners e molti altri offre belle e stimolanti interazioni. Quando capita di incontrarsi si crea un’atmosfera suggestiva dove le storie si fondono. Hai la possibilità di ascoltare, di assorbire questa energia positiva e trasportarla nella tua attività. Un bel dinamismo che, ovviamente, continua anche quando si è a distanza. Ci sentiamo spesso scambiandoci opinioni e pareri. A volte capita di poter condividere esperienze insieme, di poter organizzare grandi spedizioni con gli altri atleti. Qual è il tuo prodotto preferito? Difficile dirlo perché negli ultimi anni sono migliorati veramente tanto, soprattutto con la Summit Series. The North Face è molto avanti dal punto di vista dello sviluppo prodotto ed è vicina alle nostre esigenze. Abbiamo la possibilità di testare le attrezzature, di fornire i nostri feedback e veder nascere un prodotto costruito sulle nostre esigenze. Ci lasciate con una citazione o un motto che vi stimola particolarmente? Barbara: La vita non si misura attraverso i respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che il respiro ce lo tolgono. Jacopo: Il cambiamento è l’unica costante.


Camminare in un miraggio BY VA L E R I A M A R G H E R I TA M O S CA PHOTOS ISACCO EMILIANI

Camminare lungo una costa al tramonto avvolti dalla luce calda che cambia velocemente e ci accompagna, nelle giornate serene, verso la visione del cielo sempre più blu che si illumina piano piano di stelle, è un’esperienza tanto semplice quanto appagante.

Quando penso a questa sensazione fatta di colori, visioni, profumi e suoni, non riesco a non tornare con la memoria ad un luogo in particolare, in Italia, a nord della Sardegna, che si chiama Cala Sarraina, dove spesso vado al tramonto. Ma trovo entusiasmante recarmici anche di giorno quando il maestrale rinfresca le ore diurne con il suo soffio fortissimo che, provenendo da nord, agita il mare fra le rocce rosse che fuoriescono imponenti dall’acqua, trasformando il paesaggio in un dipinto del romanticismo tedesco dei secoli passati.

Incanto e sorpresa sono i sentimenti che ci colgono davanti a tanta bellezza. Il sole vibrante che cala verso l’orizzonte, le sfumature sul mare che si trasforma in una distesa infuocata, l’abbagliante colore della vegetazione trafitta dalla luce, la tavolozza infinita dei colori naturali intorno a noi, l’odore aromatico e inebriante sprigionato dalle piante dopo una giornata calda, l’ultimo suono degli insetti prima del riposo notturno, il volo degli uccelli marini che si preparano alla pesca. La vista, l’udito e l’olfatto ci permettono di godere di tutta questa bellezza che si trasforma in un piacere profondo e naturale che esplode dentro di noi.

Raggiungere la cala in macchina significa, già di per se, disconnettersi dalla quotidianità perdendo il segnale di ogni compagnia telefonica e quindi il contatto con il nostro smartphone e annessi. La strada che si imbocca dalla provinciale 90 al chilometro 36 è in parte sterrata, e si snoda sinuosa tra colline colorate di quel verde slavato tipico della macchia mediterranea intervallato, qua e là, dal giallo paglierino dell’erba oramai bruciata dal sole. Non è raro incontrare una mamma cinghiale con i cuccioli in fila che, noncuranti, attraversano la strada, qualche ser-

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Poi la visione, prima degli ultimi tornanti, in cima all’ultimo colle confinante con la spiaggia, il mare, intarsiato dagli scogli rossi in un ricamo infinito che sembra un’opera d’arte impossibile da riprodurre. pente che veloce cerca riparo nel primo cespuglio sul bordo e grandi aironi che nidificano, qualche chilometro più in la, sul fiume Coghinas.

cammino al ritorno perché sarete cosi rapiti avanzando, passo dopo passo, nella scoperta di sempre nuovi scenari, da perdere la cognizione del tempo. Parcheggiata l’auto al bordo della strada che giunge al mare e a Cala Sarraina, potete scegliere di imboccare il sentiero sulla destra e dirigervi verso ovest o sulla sinistra dirigendovi, dopo una prima puntata a nord, verso est. Entrambe le direzioni vi immettono sulla traccia di un percorso più lungo, il cosiddetto Trekking delle Bocche, che si snoda lungo il tratto di costa che da Isola Rossa (Trinità d’Agultu e Vignola) arriva a Santa Reparata (Santa Teresa di Gallura) tra i caratteristici graniti della Gallura e si affaccia sulle mitologiche Bocche di Bonifacio e sulla vicina Corsica. Un percorso costiero poco conosciuto ed esplorato lungo 47km che può essere suddiviso in brevi tappe. Quasi interamente pianeggiante, il sentiero, fra la tipica macchia mediterranea e le suggestive pareti granitiche di colore rosa, costeggia luoghi incantevoli, insenature nascoste con acque cristalline, spiagge stupende come Tinnari, Li Cossi, Lu Litattaroni, punti panoramici stupefacenti, ma anche note località turistiche come Costa Paradiso, Porto Bello di Gallura e Vignola Mare.

Il rumore prodotto dalle cicale nelle giornate calde è quasi stordente e ci catapulta in una dimensione ovattata e surreale nel susseguirsi di curve sbilenche che portano alla cala. Poi la visione, prima degli ultimi tornanti, in cima all’ultimo colle confinante con la spiaggia, il mare, intarsiato dagli scogli rossi in un ricamo infinito che sembra un’opera d’arte impossibile da riprodurre. Fra decine di minuscole calette che creano, a loro volta, piccole lagune, si iniziano ad intravedere i pacifici abitanti del mare. Ricci e anemoni, piccoli polpi e coralli alla deriva, paguri e svariati molluschi bivalvi animano le piccole pozze mentre lo sguardo, esplorando l’orizzonte, può cogliere facilmente le pinne dorsali dei delfini che giocano festosi nella luce del tramonto. È da qui, piccolo paradiso costiero, che diparte un facile trekking che adoro percorrere a quest’ora lasciandomi accompagnare poi nella notte. Vi consiglio di portare una frontale che possa illuminare il vostro

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A me piace, nelle giornate calde e pigre, partire proprio da qui, Cala Sarraina, incamminarmi verso ovest, fermarmi a scalare le dolci curve dei sassi granitici che si incontrano lungo la via, arrivare a Tinnari, concedermi un bagno ristoratore e poi, ritornare, sulla stessa via, attraversando il buio sormontata da una quantità di stelle indescrivibile. Non posso fare a meno di, prima di tornare sulla strada statale e lasciarmi alle spalle la cristallina bellezza di questo luogo, fermarmi lungo i tornanti e raccogliere un ingrediente selvatico che adoro. L’area è costellata da piante selvatiche di Ficus Carica, di cui mi piacciono i frutti comuni sulle nostre tavole ma che ci offrono anche le proprie foglie. Mi piace coglierle scegliendo quelle più giovani e tenere e, una volta tornata a casa, spremerle nell’estrattore ottenendo un liquido verdastro e profumato. Le caratteristiche organolettiche di queste foglie sono uniche ed inaspettate. Ricordano la vaniglia, le nocciole, il cocco e i frutti tropicali, abbracciando così perfettamente le sensazioni di

calore avvolgente generate dalle immagini del tramonto. L’estratto può essere usato per aromatizzare uno yogurt aggiungendovi magari del miele o delle noci o in acqua per insaporire una bevanda. A me piace utilizzarlo anche come condimento sui piatti freschi estivi, mentre le foglie, intere, possono essere utilizzate come involucro per la cottura di piatti al forno o in padella. Saranno, per chi ama esplorare anche con il palato, una scoperta davvero inaspettata.

A me piace, nelle giornate calde e pigre, partire proprio da qui, Cala Sarraina, incamminarmi verso ovest, fermarmi a scalare le dolci curve dei sassi granitici che si incontrano lungo la via, arrivare a Tinnari, concedermi un bagno ristoratore e poi, ritornare, sulla stessa via, attraversando il buio sormontata da una quantità di stelle indescrivibile.

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Run on the Wild Side ITW BY DENIS PICCOLO

P H OTO S BY PAO LO SA R TO R I

Lei, un’osteopata che ha da pochi anni scoperto una passione per la corsa in montagna. Lui, un personal trainer e preparatore atletico che gestisce anche una piattaforma sul fitness online. Sono Ilaria Magistri e Stefano Bianchi, amici e partner sui sentieri di montagna, uniti dal forte amore per il trail running. Per loro allenarsi e gareggiare insieme significa darsi sostegno a vicenda e condividere questa forte passione che li accomuna.

Ilaria, quando avete iniziato a praticare trail running? Ho iniziato a fare trail running nel 2019, Stefano invece ha iniziato a praticare con degli amici che hanno un negozio di abbigliamento sportivo specializzato nel trail.

trail running facendo trekking, e l’amore per la corsa mi ha portato ad integrare le due cose che trovano la loro perfetta unione nel trail running. Avete corso con la Nike Pegasus Trail 3. Sensazioni? Ci siamo trovati benissimo! La Pegasus Trail 3 si è rivelata una scarpa veloce, altamente ammortizzata e confortevole. Sia sui terreni più rocciosi che nei cambi di direzione si è dimostrata reattiva e performante. Entrambi pensiamo sia un modello veramente ammortizzato, comodo e che garantisce grip e supporto su tutti i tipi di terreno.

Ilaria, che rapporto hai con la corsa in montagna? Per me la corsa è libertà, e correre nella natura è la maggior forma di libertà che riesco ad immaginare. In che modo il trail running si inserisce nelle vostre vite personali e professionali? Uno dei grandi vantaggi di essere liberi professionisti è proprio quello di riuscire ad inserire nella nostra vita professionale lo sport e il tempo libero a nostro piacere, e così gli allenamenti e il trail running.

Quale consiglio dareste a chi si approccia per la prima volta al trail running? Il miglior consiglio per chi volesse avvicinarsi al trail running sarebbe quello di puntare su un’ottima calzatura e di investire su attrezzatura di qualità, come un abbigliamento tecnico ideale per ogni stagione.

Ilaria, quando è nato l’amore per il trail running? Mi sono innamorata del

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"Quello che mi piace di più della corsa in montagna è che, a differenza della strada, non sono legato a guardare l’orologio, a tenere né il passo né il ritmo né i tempi prestabiliti. Preferisco correre a sensazione, secondo il mio corpo e ascoltando il mio battito. Inoltre i panorami mozzafiato che regala questo fantastico sport sono imparagonabili rispetto a quelli della semplice strada." Quale pensate sia il modo migliore per evitare infortuni? Il modo migliore per evitare gli infortuni sono la scarpa e la gradualità degli allenamenti, è sicuramente consigliato seguire i consigli di figure sportive e professionali esperte che possano indirizzare al meglio in questo sport.

Mi parlate del vostro rapporto e di quello che rappresenta l’altro per voi? Abbiamo una grande sintonia, riusciamo sempre a trovare tante cose da raccontarci durante i nostri allenamenti, questo fa si che non ci sia mai un momento di noia. Riusciamo ad essere molto profondi, raccontandoci un po’ tutto delle nostre vite, oltre a tutto questo, insieme condividiamo la bellezza della montagna ed i suoi silenzi.

Stefano, cosa ha in più il trail running rispetto alla corsa su strada? Quello che mi piace di più della corsa in montagna è che, a differenza della strada, non sono legato a guardare l’orologio, a tenere né il passo né il ritmo né i tempi prestabiliti. Preferisco correre a sensazione, secondo il mio corpo e ascoltando il mio battito. Inoltre i panorami mozzafiato che regala questo fantastico sport sono imparagonabili rispetto a quelli della semplice strada.

Cosa significa correre in natura? Significa connessione, sia con noi stessi che con quello che ci circonda. Significa prenderci del tempo per noi. È un momento in cui possiamo isolarci e staccare un po’ dalla vita lavorativa e quotidiana, riconnettendoci con noi stessi e tutto ciò che ci circonda. È molto difficile trovare un partner con cui correre, qual è il motivo per cui vi allenate e gareggiate insieme? Il motivo per cui ci alleniamo e gareggiamo insieme è perché abbiamo sempre dei ritmi abbastanza simili, a volte capita che uno aspetti l’altro ma poi al traguardo arriviamo sempre insieme.

Stefano, il luogo più incredibile dove avete corso? Ho viaggiato tanto, sia per lavoro che per svago, e ho avuto la fortuna di riuscire a correre in Perù, nel Canyon del Colca. Ilaria invece mi ha sempre raccontato dei sentieri nell’area di Courmayeur, intorno al Monte Bianco.

Ilaria, il tuo sogno nel cassetto? A livello sportivo sarebbe riuscire a correre un giorno il Tor de Geants.

Come vi siete conosciuti e come è nato questo feeling che avete nella corsa? Ci siamo conosciuti frequentando la stessa università, ma in realtà il nostro feeling è nato correndo.

Stefano, per te? Fare una gara in Patagonia, nella Terra del Fuoco.

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Jussi Oksanen ITW BY DENIS PICCOLO PHOTOS JUSSI OKSANEN

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Conosco Jussi da quando, da ragazzino, ho iniziato a snowboardare. Spesso l’ho incontrato durante shooting e contest a cui partecipavo nella mia precedente vita da fotografo. Il suo stile, pulito e inconfondibile, tipico di molti rider finlandesi, ha dato prova della sua tecnica durante eventi importanti come le Olimpiadi, gli X-Games e gli US Open. Essere un pro rider ti porta a viaggiare molto, la maggior parte di loro tuttavia viaggia senza veramente osservare, senza percepire l’immenso valore e le infinite connessioni e contaminazioni che questo tipo di vita ti può regalare. Ma Jussi ha sempre osservato ed assimilato, e da subito, ha documentato il mondo attraverso la sua camera. La vita poi è fatta di incontri e coincidenze, e capita, mentre visioni uno shooting per Alba Optics, di scoprire che il fotografo è proprio lui.

Jussi, sei stato uno dei miei snowboarder preferiti. Mi ricordo che spesso avevi in mano la macchina fotografica.Mia madre era una fotografa e lavorava sempre in camera oscura sviluppando foto in bianco e nero, sono cresciuto in questo ambiente e sono sempre stato interessato alla fotografia. Ho iniziato a scattare intorno ai 17 anni quando ho cominciato a viaggiare per snowboardare e da lì la mia passione per la fotografia è cresciuta sempre di più.

Sei uno dei fondatori di Mizu. Mi racconti com’è nato questo progetto e come si è evoluto? Mizu è nato dal desiderio di ridurre i rifiuti di plastica monouso, volevamo creare un brand giovane che ispirasse i ragazzi a perseguire la nostra stessa missione. È davvero bello vedere come avere una borraccia riutilizzabile è ora la normalità mentre quando abbiamo creato Mizu, oltre 10 anni fa, sembrava uno strano concetto per alcune persone. Cosa ti manca e cosa non ti manca della vita da snowboarder? Mi manca il lato avventuroso di quella vita, il poter esplorare nuovi posti in tutto il mondo. Ma, d'altra parte, amo stare a casa con la mia famiglia e avere una vita più tranquilla. Ho spostato la mia passione dallo snowboard al ciclismo e alla fotografia. La cosa che più non mi manca è sentirmi come se fossi avessi fatto un incidente dopo ogni giorno di riprese, il mio corpo sta molto meglio ora, mi ci sono voluti circa 2 anni per rimettermi in buone condizioni dopo 20 anni di abuso.

Sembra che dal mondo dello snowboard, skate e surf nascano molti artisti e creativi. Immagino che skateboard e snowboard siano dei settori creativi, lo stesso vale per la fotografia perché è comunque un modo di esprimersi, in questo caso attraverso un obiettivo invece che su una tavola. Inoltre, come snowboarder devi sempre adattarti ed arrangiarti con quello che hai, ma al tempo stesso devi avere un'etica del lavoro, la stessa cosa vale per la fotografia.

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Parliamo di fotografia e di te. Di cosa ti occupi ora? Com’è la tua vita? Mi occupo di fotografia commerciale active/lifestyle. Ho lavorato con alcuni brand fantastici che apprezzano i contenuti autentici. Lavoro un sacco con alcune aziende del settore come Specialized, Thule, New Belgium Brewing e Alba Optics. Adoro quello che faccio, soprattutto il poter lavorare con persone che amano il loro lavoro e catturare questa passione attraverso le mie foto.

possibile sulla mia arte, condividendo quello che provo e creando un mio proprio stile, invece che provare ad imitare troppo il lavoro di altri artisti. Siamo entrati in contatto con te tramite i ragazzi di Alba Optics, degli autentici matti, hai fatto per loro delle foto bellissime, mi racconti com’è nata la vostra collaborazione e dove siete stati per lo shooting? È nato tutto in modo molto naturale, Alba è un brand davvero interessante che vuole mostrare il ciclismo in maniera diverso da altre aziende del settore, una cosa che ho sempre apprezzato. Con un paio di amici siamo partititi per un viaggio in bicicletta e

Che tipo di fotografia ti piace? C’è qualche fotografo contemporaneo di outdoor a cui ti ispiri? La chiave per me è lavorare con persone che amano ciò che fanno e vogliono condividerlo, questo crea una forte energia che si vedrà anche nelle foto. Naturalmente il setting e le luci sono importanti, ma penso che le persone siano sempre il fattore fondamentale. Ci sono un sacco di fotografi a cui mi ispiro, ma allo stesso tempo cerco di concentrami il più

Adoro quello che faccio, soprattutto il poter lavorare con persone che amano il loro lavoro e catturare questa passione attraverso le mie foto.

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di interesse e si vada verso una ricerca dell’esplorazione. Penso che ci sarà sempre un aspetto competitivo in tutte le discipline, è normale voler gareggiare in quanto essere umani. Ma il lato esplorativo sta sicuramente crescendo, le persone vanno sempre più alla ricerca di esperienze e sfide reali. Come famiglia, i nostri bambini parlano sempre del viaggio che abbiamo fatto in Islanda o di tutte le volte che abbiamo campeggiato da qualche parte. Outdoor significa avventura e questo è ciò che conta nella vita!

durante la notte abbiamo campeggiato a Joshua Tree. È un posto magico e la bici è il mezzo perfetto per esplorarlo. Non avevamo pianificato granché, abbiamo solo deciso di prendere le cose come venivano ed andare all’avventura. Dormire sotto le stelle nel deserto è un’esperienza fantastica. Cosa significa per te la parola outdoor? Libertà. Sono sempre in pace quando sono all'aperto, anche solo camminare nel bosco mi fa sentire molto meglio. Inoltre le avventure e i ricordi che ti regala una vita outdoor sono incredibili, mi sento molto fortunato a fare questo lavoro e poter esplorare luoghi bellissimi, è fantastico.

Le avventure e i ricordi che ti regala una vita outdoor sono incredibili, mi sento molto fortunato a fare questo lavoro e poter esplorare luoghi bellissimi, è fantastico.

Che direzione sta prendendo il mondo dell’outdoor? Sembra che tutto ciò che è competitivo perda

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Running is a humble thing Mattia Bertoncini BY CHIARA GUGLIELMINA

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Nel mondo moderno delle metropoli grigie di smog, ovattate dai clacson del traffico esausto, l’uomo corre per guadagnare tempo. Su in montagna, sulle creste più alte al di là delle vacche al pascolo, l’uomo corre per fermarlo. Ci ostiniamo a cercare una motivazione a ogni costo, alla strenua ricerca di una spiegazione universale. Spesso è la risposta più semplice a nascondere la verità.

Per me, ogni volta, una lezione da ricordare. Qui tutto inizia a bassa quota, tra boschi verdi e facili sentieri. Si superano pascoli e alpeggi, e ancora vacche, rifugi e turisti per arrivare su distese di roccia granitica. Più su quasi nessuno, qualche becco, camosci se si è fortunati e pochi alpinisti esperti. Oltre solo una parete di ghiaccio e pietra: squarci profondi, seracchi pensili e rocce instabili attendono chi ha per meta la vetta del Rosa.

“Signore, perché corre? Lo fa per la pace nel Mondo? Lo fa per i senzatetto? Corre per i diritti delle donne? Oppure per l’ambiente? O per gli animali?” “Avevo voglia di correre.” rispose Forrest. “Non riuscivano a credere che uno potesse correre tanto, senza una ragione particolare.” aggiunse. Nel dialogo tratto dalla celebre pellicola Forrest Gump di Robert Zemeckis spicca forte l’esempio di un uomo capace d’imprese straordinarie, senza motivazioni forzate a giustificarne lo scopo, con la sola cosa che conta come compagna: la volontà.

Con Mattia ho fatto un trekking proprio qui, dove quella che inizia come una stretta lingua verde si apre poi su una conca glaciale sorvegliata dalla Punta Giordani, dalla Piramide Vincent, dalla Punta Parrot e ancora dalla nobile Punta Gnifetti.

- L’escursione forse terminò prima di quel che leggerete, ma di questi tempi concedetemi l’immaginazione, che è ciò che resta. -

Oggi ho la sensazione che l’intenzione non sia più un motivo sufficiente a smuoverci. Pare debba esserci uno scopo più alto, a ogni costo. Come se la sola eleganza del movimento alternato di gambe e braccia non bastasse alla corsa. Forrest correva perché aveva voglia di correre. E non c’è nulla di stupido in questo. Piuttosto là, nella ricerca ossessiva di un proposito a tutti i costi, io trovo insensatezza. E un poco di tristezza. Un uomo con uno sviluppo cognitivo inferiore alla norma era il personaggio interpretato da Tom Hanks in Forrest Gump. Mattia non ha nulla di inferiore a nessuno, ma è pieno di quella semplicità che troppo spesso, oggi, non so trovare.

In montagna a ognuno il suo ambiente. Oltre il verde dei monti, c’è un buco lasciato da un asteroide, con le macerie ancora in movimento: lo spazio dei pochi. Questa è la conca del Ghiacciaio delle Piode. Un rifugio prima di un’ascensione. Un riparo tra i giganti. Mattia mi ha raccontato tanto, muovendosi come il paesaggio. Nel verde degli alberi, sul sentiero dei molti, è rimasto in superficie. Con timidezza ha iniziato a raccontarmi di sé: “Sono Mattia Bertoncini e vivo in Valsesia. Prima che alla corsa, è alla montagna che mi sono legato. I miei nonni hanno sempre avuto le bestie e mia mamma mi ha portato su, tra vacche e capre, che avevo appena quaranta giorni. Da quando ero bambino fino ai diciassette anni le mie estati erano in alpeggio, quando non ero a scuola ero lì. Mi piaceva fare la vita da allevatore, da pastore. Ci si dava sempre una mano e mi piaceva parecchio.” Questo è il Mattia dei 1500 metri.

Mattia lo conosco perché è valsesiano, innanzitutto. Poi anche per la fama silenziosa che, a sua insaputa, lo precede. Un gran lavoratore: corre tanto, dice poco, ragiona bene. Non parla mai per dare aria alla bocca, la sua corsa gli ha insegnato che è meglio risparmiarlo per le gambe l’ossigeno. In Valsesia, soprattutto se ci si avventura sotto il massiccio più esteso delle Alpi, succede che qualcosa ti rimanga dentro.

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In montagna esiste uno spartiacque ben marcato tra le terre basse e le terre alte. Non si vede, ma si sente. Una barriera invisibile che può trarre in fallo. In genere si trova sopra i 2500 metri, ma non v’è regola precisa.

Mattia è piccolo quasi quanto me. Il mio affanno nel tenere il ritmo non è giustificabile dalle gambe corte questa volta. Guadagniamo quota in fretta, avvicinandoci ai primi alpeggi e lui, che probabilmente si sente più a suo agio, continua: “La passione per la montagna intesa come esplorazione, come scoperta attraverso il cammino, me l’ha trasmessa mio padre che, in gioventù, è stato un alpinista.” Nel tono della sua voce, quando il verde inizia a mescolarsi con i primi massi di gneiss, colgo eccitazione. Il racconto di Mattia sale con noi. “Quando era giovane mio padre ha scalato molte vette. Avevo undici anni quando mi ha portato per la prima volta alla Gnifetti, al Tagliaferro e sul Corno Bianco.”

Come la famosa porta di Dante, al di là della quale solo “la perduta gente”.

Classiche valsesiane impegnative classificate come salite per escursionisti esperti, spesso con passaggi di corda. Insomma, non male per un undicenne. Si china per allacciarsi una scarpa e con gesto spontaneo passa le dite sulla roccia ancora umida di rugiada come a ringraziarla: “Probabilmente da quelle piccole grandi ascensioni con papà ho capito che quegli spazi mi appartenevano.”

vicine e lontane fischiano. Oltre probabilmente canterà la montagna e griderà qualche falco, un’aquila, forse anche un gipeto e nulla più. Intanto Mattia accelera il passo senza accorgersene e il suo racconto si fa denso. “Comunque, non ho sempre corso. Ho iniziato con il calcio, pensa te! Ma non ci ho messo molto per capire che non era il mio sport. Ho sempre preferito assumermi le mie responsabilità per intero, nel bene e nel male. Uno sport di squadra non lo permette appieno. Ho cambiato registro, ho partecipato a qualche campestre con la scuola e poi ho finalmente iniziato, grazie all’atletica, a correre.”

Ho l’impressione di iniziare a sentire più presente il Mattia delle quote alte, quello dello sky running. Lo lascio proseguire mentre ci lasciamo alle spalle l’ultimo rifugio prima del grande buco: il Barba Ferrero. L’ultimo avamposto prima dell’anfiteatro granitico e glaciale che ci attende. Nella mia mente Mattia, come Virgilio, mi spiega che da qui in avanti devo abbandonare ogni sospetto. Solo così, proprio come Virgilio e Dante, potremo entrare nelle segrete cose, ovvero i posti separati dal mondo. Siamo esattamente su quella linea di confine e anche i suoni cambiano con noi. Il vociare lontano dei villeggianti lascia spazio al ticchettio dei nostri bastoni sulla pietra dura.

Sento che manca ancora qualcosa alla storia. Come se Mattia avesse trovato il “cosa”: la corsa. Ma non ancora “il dove”. Intanto continuiamo a salire e lui, finalmente, rallenta per bere. Siamo quasi nel centro del grande buco. La presenza delle pareti intorno si fa sempre più pesante, ma noi siamo leggeri. Mattia si guarda intorno in un gran respiro e...

Più giù, nel verde, ronzano le api, belano le capre e muggiscono le vacche. Quassù, nel grigio striato, solo qualche bramito in lontananza, un capriolo rantega e marmotte

“Alla fine, il primo a spronarmi davvero è stato Carluccio Chiara. -Dai vieni a correre con noi! Vieni a provare!- mi ha detto. Mi ha dato tanto e sento di dovergli molto.” dice chiudendo la borraccia.

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“Sai…” continua quasi in un sussurro: “Loro facevano corsa in montagna.”

La silhouette di Mattia, vista da quaggiù, si staglia sul nulla. Gambe e braccia in controluce si alternano con naturalezza tale da sembrare separate dal suolo sconnesso. Capisco in quel momento che non proverò mai una sintonia simile. Sono una dei molti, ma ho la fortuna di conoscere alcuni di quei pochi.

Quella frase bisbigliata proprio nel centro della conca riecheggia fin dentro le crepe delle nostre montagne e torna a me. La sento forte. Non faccio tempo a bere a mia volta che Mattia è ripartito. Il Mattia dei 3000 metri. Capisco dai suoi passi che la sua vera arena è oltre quella conca, fuori da quell’anfiteatro. Il suo è un palcoscenico senza spettatori. Da solo. In alto. Nel silenzio delle creste. Come previsto ora intorno a me non sento altro che il mio ansimare e i nostri piedi pestare pietre dondolanti. Il granito si fonde a colate bianche, il “nostro” Rosa ci dà il benvenuto. Peraltro, l’appellativo “rosa” dato al massiccio che tanto amiamo non si riferisce al colore delle sue cime all’alba. In lingua antica significava “ghiaccio”. In verità, era ed è il Monte Ghiaccio.

Lo raggiungo in cresta, col mio passo. Una volta lassù ci fermiamo. Oltre solo la Cresta Signal: un’ascesa alpinistica impegnativa sale fino alla Capanna Regina Margherita che, come una madre dolce e austera, ci controlla dall’alto. L’aria che ci colpisce in viso è pungente, ma pacifica. Ci accoglie. Quello spigolo di ghiaccio che separa la Valsesia dalla Valle di Macugnaga è il nostro arrivo. Non siamo alpinisti. Non ancora almeno. Ci togliamo la maglietta per asciugarci dal sudore e restiamo a petto nudo quel tanto che basta a sentirsi vivi. E probabilmente troppo magri, entrambi. Mentre Mattia mi allunga il tè caldo centellinato fino a quel momento, punta lo sguardo ancora più su.

Verso l’uscita dal buco infinito brilla un parallelepipedo rosso, è la Capanna Resegotti. Inaspettatamente Mattia, proprio quando iniziano le corde fisse per affrontare la parte più ripida della conca, rincalza: “Sono cresciuto molto in quei primi anni su e giù per le montagne e d’un tratto, da sedicenne, mi è partito il pallino. Ho voluto iniziare a correre seriamente. Ho capito che potevo piazzarmi bene, che avevo del potenziale, forse.”

“Mi viene voglia di salire ancora.” dice tra sé e sé. Guarda l’orizzonte e continua: “L’agonismo ti sprona a fare sempre di più. La forza a un certo punto sta nel saper controllare questo impulso. Nel saper trovare un equilibrio. Per salire il viaggio è lungo, come oggi. Ma per cadere ci vuole davvero poco. Uno sport solitario e individuale come questo ti permette di contare solo su te stesso e nella vita, anche se spesso ci illudiamo del contrario, va così.”

Risale la scarpata finale con foga. Le corde fisse diventano il corrimano delle scale di un condominio, sa che ci sono, ma non gli servono. Io preferisco godermi lo spettacolo dal basso, lasciando che si esibisca. Eccolo finalmente: il Mattia dei 4000 metri. Lo sky runner.

Potremmo parlare per ore del come e del perché, ma in fin dei conti, Mattia corre perché correndo è sé stesso. Oggi questo ho visto. E come motivazione mi sembra la più valida tra le possibili. Prima di ridiscendere al regno dei molti appunto poche righe:

Per farla breve: Nel 2017 arriva la chiamata da parte di Salomon per entrare a far parte del Team: l’umile pastore valsesiano diventa Salomon Ambassador. Nel 2018 la prima convocazione ai mondiali Under 23 da cui porterà a casa:

“Quando corro sono altrove.

-3° posto al Vertical (2018) -3° posto alla Sky Race (2018) -2° posto in Combinata (2018) -3° posto alla Sky Race (2019)

Non cercatemi. Non risponderò. Non state in pensiero. Starò bene.”

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Between black and white Shanty Cipolli BY CAMILLA PIZZINI PHOTOS THOMAS MONSORNO

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Per la maggior parte delle persone, la Sicilia è una destinazione per le vacanze estive, ma in inverno può regalare delle insolite esperienze per chi pratica sci alpinismo. Shanty Cipolli è andato alla ricerca di paesaggi mozzafiato e avventure sugli sci e le rare condizioni che ha trovato sull'Etna gli hanno offerto un'opportunità unica. Ciao Shanty, parlaci di te. Sono nato e abito ad Aosta, anche se ho vissuto in diversi luoghi nella mia vita. La passione per lo sci è nata molto presto. A 2 anni mio padre mi portò per la prima volta a sciare nello zainetto con lui e da lì è stata solo un’evoluzione: gare di sci, sci club e molto altro, però mi annoiavo spesso, mi divertivo solo nelle situazioni di neve difficile. Quindi ho iniziato a fare ski cross e dopo un infortunio un mio allenatore mi ha spinto a provare il freeride. Ho iniziato a stare sempre più in montagna ed ora sono anche aspirante Guida Alpina.

più al top? Penso sia stata proprio la mia continua ricerca delle situazioni e delle condizioni complicate che mi ha fatto crescere e che tutt’ora mi permette di migliorare giorno dopo giorno. Inoltre è anche una motivazione che mi spinge tutti i giorni ad uscire e a mettermi sempre alla prova. Che rapporto hai con la natura e con l’outdoor? Ho da sempre uno stretto rapporto con la natura, ho sempre amato la vita outdoor, dormire all’aria aperta, bivaccare. Cerco di stare fuori ogni momento possibile perché mi fa stare veramente bene. Ad esempio ora che sono tornato ad abitare in centro città sento un po' la mancanza dei boschi.

Che tipo di skier sei? Adoro tutte le condizioni di neve, più è brutta, più mi diverto! Cerco proprio le difficoltà, la neve magari anche complessa e tento a tutti i costi e su ogni pendio di sciarci bene, senza mai tralasciare l’estetica. Quest’ultimo rimane un fattore importante per me ed infatti nell’ultimo video in collaborazione con Mammut sull’Etna ne è un po’ la chiave.

Abbiamo visto il tuo ultimo progetto con Mammut sull’Etna, come è nata questa idea? In verità è nata in maniera abbastanza casuale. Ero già sull’Etna per sciare con Francesco Perrone perché stavamo girando Arriskicini, un progetto personale. Quel giorno ha sia nevicato che eruttato, le condizioni erano spettacolari e così ci siamo mossi il più velocemente possibile, contattando anche Mammut e la troupe per realizzare subito il progetto.

Dalla neve ai lapilli, ormai hai sciato ovunque, come sei diventato così forte? È stata un’evoluzione naturale o una continua ricerca di prestazioni sempre

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L’Etna è un vulcano attivo, ma con temperature molto miti. Tu invece sei riuscito a mostrarci un altro suo aspetto. Credi sia una montagna veramente ospitale per gli sciatori? Essendo abituato alle Alpi, risulta un ambiente ospitale! Comunque può regalare tante possibilità. Ci sono dei venti particolari che soffiano circolari intorno al vulcano ed in pochi secondi fanno cambiare le temperature, dal caldo mite al freddo umido e gelido. Le condizioni della neve sono ovviamente difficili e poco stabili. Per non parlare del vulcano che è altamente imprevedibile a causa delle continue possibili eruzioni.

è andato tutto bene, ma all’inizio non scorrevano proprio. Il lapillo sembra carta vetrata che aggancia e blocca la soletta dello sci. Proprio per questo sono caduto varie volte ma per fortuna non in punti pericolosi. Dopo alcuni giorni però sono riuscito anche ad adattare la sciata arretrando con il peso, tenendo lo sci il più piatto possibile e ricorrendo a dei trucchetti per farlo scivolare un po’ di più. L’attrezzatura nel mondo dello sci è fondamentale, ma in queste condizioni estreme lo è ancora di più. Che materiali/prodotti hai scelto per questo progetto? Gli sci sono da buttare alla fine? Come sci ho usato gli Elan Ripstick 106 da freeride, che non si sono distrutti così tanto come ci si potrebbe aspettare. Sono tuttavia completamente consumati, non c’è più la soletta, rimane solo il legno. Come scarpone ho usato i Fischer Ranger 130. Invece in quanto a vestiario ho testato diversi prodotti Mammut, come la giacca La Liste Pro HS, con i quali mi sono trovato molto bene e nonostante alcune cadute sui lapilli hanno resistito bene!

Nonostante le difficoltà, sei riuscito a sciare su un terreno per niente semplice. Ma lo sci prende e tiene in curva su questi lapilli? Te lo aspettavi più semplice? No, assolutamente no! Terribile! L’avessi saputo in anticipo avrei costruito uno sci adattato a queste condizioni, magari con il teflon o comunque con un materiale che mi aiutasse nello scivolamento. Con gli sci normali una volta consumata la parte inferiore

Le condizioni della neve sono ovviamente difficili e poco stabili. Per non parlare del vulcano che è altamente imprevedibile a causa delle continue possibili eruzioni.

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Quest’inverno in molti hanno scoperto lo ski alp, pensi che sarà una moda passeggera? In realtà io preferisco gli impianti, perché ti permettono di sciare per molto più tempo rispetto alle pelli. Secondo me il lockdown ha stimolato indubbiamente le persone a scoprire un nuovo sport e ad approcciarsi in modo diverso alle attività outdoor, però bisogna ancora lavorare moltissimo sulla consapevolezza dei pericoli che possono esserci. Infatti se si guardano le statistiche si può notare che ci sono stati molti più infortuni quest’anno nelle zone dove gli impianti sono rimasti chiusi, rispetto a dove erano aperti. Secondo me comunque le persone che hanno iniziato quest’anno a fare ski alp continueranno a farlo anche l’anno prossimo, magari alternandolo con lo sci classico.

de, come le Guide e i vulcanologi che ci hanno aiutato e supportato e le signore che ci hanno ospitato. Ci insegni che si può sciare anche in luoghi improbabili, a volte è anzi più importante il dove che il come. Cosa ne pensi e che importanza dai al viaggio? Il viaggio è decisamente più importante della meta. Si può viaggiare anche a mezz’ora da casa, non bisogna per forza andare dall’altra parte del mondo. Ad esempio partire a piedi dal proprio giardino e camminare per due giorni di certo può farci vivere un’esperienza magari più gratificante che prendere un aereo. Il modo in cui si viaggia cambia tutto. Progetti futuri? Hai in programma di sciare in posti ancora più inusuali? Sto programmando un viaggio in Mongolia, mi sto informando e se riapriranno le frontiere ci sarà di certo tanto da esplorare! Vicino a casa mia ci sono tante discese che vorrei fare sia sul Monte Bianco che sul Monte Rosa, ma il vero sogno nel cassetto sarebbe sciare sul Cervino.

Cosa ti ha colpito della Sicilia e della sua popolazione? L’ospitalità. Effettivamente abbiamo avuto qualche difficoltà dovuta alla pandemia, ad esempio nel trovare posti dove mangiare, ma abbiamo anche incontrato delle persone splendi-

Secondo me il lockdown ha stimolato indubbiamente le persone a scoprire un nuovo sport e ad approcciarsi in modo diverso alle attività outdoor, però bisogna ancora lavorare moltissimo sulla consapevolezza dei pericoli che possono esserci.

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SCRIPT BY CHIARA GUGLIELMINA I L L U ST R AT I O N S BY F E D E R I C O E P I S

È l’inizio del 2020 e due esperti alpinisti, Simone Moro e Tamara Lunger, si trovano su un ghiacciaio nudo e squarciato da enormi crepacci ai piedi della Catena del Karakorum. L’intenzione è di raggiungere la vetta del Gasherbrum I e II in stile alpino e in piena stagione invernale. Ghiacciaio dei Gasherbrum Nel 2011 non era così; il ghiacciaio è devastato! Eccoli anche qui gli effetti del Global Warming…

Se superiamo indenni ogni voragine, a breve saremo sul Plateau sommitale. Da lì continuare per la vetta sarà più semplice.

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Con questa scala sulle spalle, più che un alpinista, mi sento un imbianchino.

E CON LE BANDIERINE PER SEGNARE I CREPACCI SEMBRI POLLICINO, VèCIO!

8 GENNAIO 2020 5.500 METRI

Ecco l’ultimo grande crepaccio.

DAI! DAI! SIAMO QUASI USCITI DA QUESTO LABIRINTO DI VORAGINI

OH TAMI, CHE SOLLIEVO! TRA POCO SAREMO SUL PLATEAU. PER ORA PERò OCCHI APERTI: SI POTREBBERO NASCONDERE ALTRI BUCHI ENORMI!

FORZA! ATTRAVERSIAMO!

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VADO AVANTI IO ORA!

Sei a posto Tami?

NON CAMMINO SUI TUOI PASSI. STO UN PO’ PIù A SINISTRA CHE MI SEMBRA MEGL...

In concomitanza ai pensieri di Simone, Tamara sta eseguendo le manovre di sicurezza e…

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NONOSTANTE LA CADUTA E LA MANO INTRAPPOLATA, TAMARA HA IL SANGUE FREDDO, Come prima cosa, DI ALLESTIRE UN “CORPO MORTo”.

SIMOOOOO! MI SENTI?! PERDO LA MANO! SE SEI AL SICURO TAGLIA LA CORDA!

NEL FRATTEMPO, NEL CREPACCIO, LE INFORMAZIONI NON ARRIVANO CON CHIAREZZA.

... TAGLIA LA CORDA!!

COL C@#%* CHE TAGLIO LA CORDA! TI PREGO SIMO, FAI QUALCOSA! SONO SEMPRE PIù VICINA AL BORDO!

STO FISSANDO UNA VITE DA GHIACCIO, TU INTANTO METTIMI IN SICUREZZA!

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RESISTI TAMI! STO PER SCARICARE IL MIO PESO...

OH! FINALMENTE SONO LIBERA! CHE MALE!

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ECCOMI SIMO! TI METTO IN SICUREZZA AL MEGLIO E NE USCIAMO INSIEME, TIENI DURO!

OK! OK! FAI UNA BELLA SOSTA, MI RACCOMANDO!

DANNAZIONE! LA CORDA è TROPPO CORTA. DEVO slegarmi E SPOSTARMI SENZA SE VOGLIO SALVARLO.

INTANTO MIGLIORIAMO QUESTO “CORPO MORTO”

TI PREGO GHIACCIO, NON CEDERE o SIAMO SPACCIATI! TI PREGO REGGIMI

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Sì! ...SEI RIUSCITA A METTERMI IN SICUREZZA?

QUI è TUTTO A POSTO, SALI PURE! IO INTANTO TI AIUTO COME POSSO...

MA SEI RIUSCITA A FARE BENE LA SOSTA?...

Sì SIMO! FIDATI, SALI!

DUNQUE, PER USCIRE DA QUI DEVO RIUSCIRE A CALZARE I RAMPONI E PRENDERE ENTRAMBE LE PICCOZZE. LA SCALATA è STRAPIOMBANTE, NON SARà FACILE..

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SIMONE INIZIA LA DIFFICILE RISALITA

OK, ANDIAMO!

DAI SIMO! DAI! SEI QUASI FUORI. AFFERRA LA MIA MANO!

DUE ORE DOPO LA CADUTA...

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HO TEMUTO DI PERDERE LA MANO, MA NON TI AVREI MAI LASCIATO, VèCIO.

BRAVISSIMA! PROMOSSA A PIENI VOTI AL CORSO DI ALPINISMO “PROGRESSIONE IN GHIACCIAIO E RECUPERO DA CREPACCIO”.

DAI, MUOVIAMOCI ORA: DOBBIAMO TORNARE AL CAMPO BASE PRIMA CHE FACCIA BUIO.

SONO FIERO DI TE TAMI. MOLTO...

FINE... (PER OGGI)

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CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CREAZZO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESIO DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE FAENZA FALCADE FANO FAVRIA FELTRE FELTRE FERMO FERRARA FERRARA FERRARA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FORMIGLIANA FOSSANO FRABOSA SOTTANA FROSSASCO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA PRA' GIAVENO GODEGA S. URBANO GRADISCA D’ISONZO GRAVELLONA TOCE GRESSONEY-SAINT-JEAN GROSSETO GUSSAGO ISEO ISERA ISERNIA IVREA L'AQUILA L’AQUILA L’AQUILA LA VALLE AGORDINA LA VILLA LANA LECCO LECCO LEVATA LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LOCATE DI TRIULZI LONATO LONGARONE LOVER LUCCA LUCCA LUINO LUTAGO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MANARO SUL PANARO MANAROLA MANTA MANTOVA MANTOVA MARTELLAGO MATELICA MEOLO MERANO MERANO MERANO MERATE MESTRE MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESACRO MONTESILVANO MONTESILVANO MORBEGNO MORBEGNO MORI MUCCIA NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICHELINO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE

331. 332. 333. 334. 335. 336. 337. 338. 339. 340. 341. 342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482. 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494. 495. 496. 497. 498. 499. 500. 501.

ALBY SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT SALEWA PADOVA SPORTLAND PALAZZOLO PELLISSIER SPORT PIRCHER GUNTHER ALPSTATION PARMA FREE SPORT MOVE MOUNTAIN LOVERS SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO UKU PACHA MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR ALTA QUOTA PESCARA KING LINE RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA L'ALTROSPORT OUTLANDERS SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE VERTICAL PIETRAMURATA PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING ONBOARD EUROSPORT SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT MIVAL SPORT LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI IL CAMPIONE PRATO SALEWA PREDAZZO V10 BERGFUCHS OVERLANDER OUTDOOR RAVENNA ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS A1 CLIMBING GINETTO SPORT MONTAGNA VERTICALE SALVATORI SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER MOUNTAIN SICKS SPORT NATURA ALP3 MONTAGNA ALTA QUOTA ROMA BOTTIGLIERIA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA LBM SPORT MONTURA ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA ONERACE OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROCK IT ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA STAR WALL THE NORTH FACE THE NORTH FACE THE NORTH FACE UNDER ARMOUR STORE OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE SHERPA ATLANTE MONTELLO BLOCK3 CABAS SPORT CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO SPORTLIFEE MACIACONI ANIMA SPORTIVA PIÙ SPORT ALPSTATION AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA DF S.G. MILANESE SPORTLAND SAN LEONARDO SPORTLER SAN MARTINO TURNOVER SPORT SAN MARTINO SPORT SLALOM CLASSIC SLALOM DONNA SLALOM SPORT PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT FAMA SPORT ALPSTATION SARZANA 3.30 RUNNING STORE BESSON SPORT GIUGGIA SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO ART CLIMB BRUNO SPORT ACTIV SPORT CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORTS K&K SPORTS ROCK & ICE SOLDA SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO SPORTLAND SONICO CAMPO BASE SPILAMBERTO BERGER SCHUKE SPORTLAND STEZZANO SPORTLAND SUZZARA ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT

NOVALESA OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO, FOSSATO DI VICO OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERTOSA PERUGIA PERUGIA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PLAN FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVENNA RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RIETI RIETI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIULIANO MILANESE SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO SARONNO SARZANA SASSUOLO SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SESTO SESTO SAN GIOVANNI SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SOLDA SONA SONDRIO SONDRIO SONICO SPILAMBERTO ST. NIKOLAUS ULTEN STEZZANO SUZZARA TARVISIO TAVAGNACCO TEMU


502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524. 525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577.

PIÙ SPORT 502. PIÙ SPORT IOCORRO! 503. IOCORRO! VERTIGINI SPORT 504. VERTIGINI SPORT MONTURA FIEMME 505. MONTURA FIEMME SPORT VENTURA 506. SPORT VENTURA CRAZY STORE507. TIRANOCRAZY STORE TIRANO TECNICAL SKI508. TECNICAL SKI ALPSTATION TORINO 509. ALPSTATION TORINO ASD BOULDER 510. BAR ASD BOULDER BAR BSHOP BRACCINI 511. BSHOP BRACCINI BSHOP RAVINA 512. BSHOP RAVINA BSIDE CLIMBING 513. VILLAGE BSIDE CLIMBING VILLAGE CUORE DA SPORTIVO 514. CUORE DA SPORTIVO FERRINO STORE 515. TORINO FERRINO STORE TORINO FRESH STORE516. FRESH STORE GRASSI SPORT 517. TORINO GRASSI SPORT TORINO JOLLY SPORT518. JOLLY SPORT JOLLY SPORT519. JOLLY SPORT MIZUNO STORE 520. MIZUNO STORE MONTURA TORINO 521. MONTURA TORINO PASSION SPORT 522. PASSION SPORT RONCO ALPINISMO 523. RONCO ALPINISMO SALEWA TORINO 524. SALEWA TORINO SASP 525. SASP THE NORTH FACE 526. TORINO THE NORTH FACE TORINO GULLIVER TORRE 527. PELLICE GULLIVER TORRE PELLICE SPORTLER VICENZA 528. SPORTLER VICENZA LEZARD 529. LEZARD CATTI SPORT 530. CATTI SPORT LA SPORTIVA531. TRENTOLA SPORTIVA TRENTO MONTURA TRENTO 532. MONTURA TRENTO ROCK & ICE TRENTO 533. ROCK & ICE TRENTO SHERPA3 PATAGONIA 534. SHERPA3 PATAGONIA SPORTLER ALPIN 535. TRENTO SPORTLER ALPIN TRENTO SPORTLER TRENTO 536. SPORTLER TRENTO TECNOSCI 537. TECNOSCI VERTICAL SPORT 538. TRENTO VERTICAL SPORT TRENTO MAGNITUDO539. MAGNITUDO LE BLOC SHOP 540. LE BLOC SHOP ALPSTATION TRIESTE 541. ALPSTATION TRIESTE AVVENTURA 542. DUE AVVENTURA DUE SPORTLER TRIESTE 543. SPORTLER TRIESTE FIASCARIS 544. FIASCARIS K2 SPORT 545. K2 SPORT SPORT CENTER 546. SPORT CENTER SPORT CORONES 547. SPORT CORONES SPORT MODE548. MARIA SPORT MODE MARIA FIORELLI SPORT 549.VALMASINO FIORELLI SPORT VALMASINO SALEWA OUTLET 550.VALMONTONE SALEWA OUTLET VALMONTONE BASE CAMP 551. BASE CAMP SKICENTER 552. SKICENTER LODO SPORT553. LODO SPORT VERNAZZA SPORT 554. VERNAZZA SPORT CAMPO BASE555. VERONA CAMPO BASE VERONA MONTURA VERONA 556. MONTURA VERONA ROSSIGNOL VERONA 557. ROSSIGNOL VERONA THE NORTH FACE 558. VERONA THE NORTH FACE VERONA CONTROCORRENTE 559. CONTROCORRENTE MARATONANDO 560. MARATONANDO OLIUNID VICENZA 561. OLIUNID VICENZA GILIOLI SPORT 562. GILIOLI SPORT MONDO MONTAGNA 563. MONDO MONTAGNA VERTICAL NO564. LIMIT VERTICAL NO LIMIT DHO SPORT 565. DHO SPORT ROSSI 566. ROSSI SPORTLAND 567. VILLANUOVA SPORTLAND VILLANUOVA AFFARI & SPORT 568.VILLASANTA AFFARI & SPORT VILLASANTA BAROLI SPORT 569. BAROLI SPORT CALZATURE BAROLI 570. CALZATURE BAROLI HERBERT PLANK 571. SPORT HERBERT PLANK SPORT RUNNER 572. RUNNER HELLWEGER INTERSPORT 573. HELLWEGER INTERSPORT LA SPORTIVA574. ZIANO DI LAFIEMME SPORTIVA ZIANO DI FIEMME TIRABOSCHI 575. SPORT TIRABOSCHI SPORT CRAS 576. CRAS TABIA SPORT577. TABIA SPORT

TERAMO TERNI TERNI TESERO TESERO TIRANO TOLMEZZO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORRE PELLICE TORRI DI QUARTESOLO TRADATE TRAVERSETOLO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TREVISO TRIESTE TRIESTE TRIESTE UDINE UDINE VAL DI VIZZE 19 VALDAORA VALLES VALMASINO VALMONTONE VALSESIA VARNA VERMIGLIO VERNAZZA VERONA VERONA VERONA VERONA VIADANA VIAREGGIO VICENZA VIGNOLA VIGNOLA VILLAIR-AMERIQUE VILLANOVA MONDOVI VILLANOVA MONDOVI VILLANUOVA SUL CLISI VILLASANTA VILLENEUVE VILLENEUVE VIPITENO VITERBO WELSBERG-TAISTEN ZIANO DI FIEMME ZOGNO ZOLA PREDOSA ZOLDO ALTO

Germany 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647.

MOUNTAIN-SPORTS 578. MOUNTAIN-SPORTS ROHRMEIER 579. OUTDOOR ROHRMEIER OUTDOOR CONDITION STEIGENBERGER 580. CONDITION STEIGENBERGER BERGSPORTHÜTTE 581. BERGSPORTHÜTTE RIAP SPORT 582. RIAP SPORT STADT LAND 583. FLUSS STADT LAND FLUSS BERGSPORT GEISTALLER 584. BERGSPORT GEISTALLER CAMP 4 585. CAMP 4 GLOBETROTTER 586.BERLIN GLOBETROTTER BERLIN MONT K 587. MONT K PATAGONIA BERLIN 588. PATAGONIA BERLIN THE NORTH FACE 589. BERLIN THE NORTH FACE BERLIN UNTERWEGS 590. BIELEFELD UNTERWEGS BIELEFELD KRENN MODE 591. UND SPORT KRENN MODE UND SPORT GLOBETROTTER 592.BONN GLOBETROTTER BONN UNTERWEGS 593. BONN UNTERWEGS BONN UNTERWEGS 594. BREMENUNTERWEGS BREMEN UNTERWEGS 595. CELLE UNTERWEGS CELLE DER SKANDINAVIER 596. DER SKANDINAVIER MAGIC MOUNT 597.ALLESMAGIC MOUNT ALLES GLOBETROTTER 598.DRESDEN GLOBETROTTER DRESDEN UNTERWEGS 599. DUISBURG UNTERWEGS DUISBURG GLOBETROTTER 600.DÜSSELDORF GLOBETROTTER DÜSSELDORF SACK & PACK601. SACK & PACK UNTERWEGS 602. ERFURTUNTERWEGS ERFURT FREILAUF 603. FREILAUF BERGSPORT MÜHLBAUER 604. BERGSPORT MÜHLBAUER UNTERWEGS 605. FLENSBURG UNTERWEGS FLENSBURG GLOBETROTTER 606.FRANKFURT GLOBETROTTER FRANKFURT SALEWA STORE 607. FREIBURG SALEWA STORE FREIBURG SPORT BOHNY 608. SPORT BOHNY SPORT KIEFER 609. SPORT KIEFER DOOROUT.COM 610. DOOROUT.COM NORDWAND611. SPORTSNORDWAND SPORTS ALPINSPORT 612. BASIS ALPINSPORT BASIS BERGSPORT WN 613. ALPIN BERGSPORT WN ALPIN SPORT CONRAD 614. GARMISCH SPORT CONRAD GARMISCH BERGZEIT 615. BERGZEIT GLOBETROTTER 616.HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG GLOBETROTTER 617. HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG UNTERWEGS 618. HAMM UNTERWEGS HAMM BSZ BERGSPORTZENTRALE 619. BSZ BERGSPORTZENTRALE ADVENTURE 620. COMPANY ADVENTURE COMPANY SPORT NENNER 621. SPORT NENNER BERGZEIT 622. BERGZEIT UNTERWEGS 623. HÖXTERUNTERWEGS HÖXTER SPORT CONRAD 624.IFFELDORF SPORT CONRAD IFFELDORF UNTERWEGS 625. JEVER UNTERWEGS JEVER BASISLAGER 626. SPORT HANDELS BASISLAGER SPORT HANDELS SCENIC SPORTS 627. SCENIC SPORTS BERGSPORT MAXI 628. BERGSPORT MAXI UNTERWEGS 629. KIEL UNTERWEGS KIEL GLOBETROTTER 630. GLOBETROTTER GLOBETROTTER 631.KÖLNGLOBETROTTER KÖLN SPORT GRUNER 632. SPORT GRUNER ALPINSPORTZENTRALE 633. ALPINSPORTZENTRALE ALPEN STRAND 634. ALPEN STRAND 635. LEIPZIG THE NORTH FACE THE NORTH FACE LEIPZIG UNTERWEGS 636. LEIPZIG UNTERWEGS LEIPZIG BIWAK 637. BIWAK EISELIN SPORT 638. EISELIN SPORT ALPIN OUTDOOR 639. LADEN ALPIN OUTDOOR LADEN ENGELHORN640. SPORTSENGELHORN SPORTS OUTDOORTRENDS 641. OUTDOORTRENDS MAGIC MOUNT 642. MAGIC MOUNT GLOBETROTTER 643.MÜNCHEN GLOBETROTTER MÜNCHEN KELLER SPORTS 644. KELLER SPORTS KELLER SPORTS 645. KELLER SPORTS PATAGONIA MÜNCHEN 646. PATAGONIA MÜNCHEN RUMRICH STONE 647. PROJECTS RUMRICH STONE PROJECTS

ANSBACH ASCHAFFENBURG ASCHAU AUGSBURG BAD REICHENHALL BAD TÖLZ BERCHTESGADEN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BIELEFELD BISCHOFSWIESEN BONN BONN BREMEN CELLE COBURG DORTMUND DRESDEN DUISBURG DÜSSELDORF DÜSSELDORF ERFURT ERLANGEN FELDKIRCHEN WESTERHAM FLENSBURG FRANKFURT AM MAIN FREIBURG FREIBURG FREIBURG FULDA FÜSSEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GMUND-MOOSRAIN HAMBURG HAMBURG HAMM HANNOVER HEILBRONN HINTERTUX HOLZKIRCHEN / GROSSHARTPENNING HÖXTER IFFELDORF JEVER KARLSRUHE KAUFBEUREN KEMPTEN 87435 KIEL KÖLN KÖLN KONSTANZ LANDSBERG AM LECH LANDSHUT LEIPZIG LEIPZIG LIMBURG LÖRRACH MAINZ MANNHEIM MARKTOBERDORF MENDEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN

648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677.

SCHUSTER SPORTHAUS THE NORTH FACE MUNICH UNTERWEGS MÜNSTER SPORT CONRAD MURNAU SPORTHAUS SCHÖNHERR TRAVEL & TREK BASTIAN SALEWA STORE OBERSTDORF SCHRATT 1803 UNTERWEGS OLDENBURG DER OUTDOORLADEN DENK SPORT CONRAD PENZBERG E-XPLOSION GIPFELSTÜRMER LAUF UND BERG KÖNIG SALEWA STORE REGENSBURG MONTAGNE-SPORT BERGWERKER STUTTGART GLOBETROTTER STUTTGART GLOBETROTTER HARZ SCHNEIDER RAD+SPORT VIKING ADVENTURES BIWAKSCHACHTEL GLOBETROTTER ULM SALEWA OUTLET WERTHEIM UNTERWEGS WESEL SPORT CONRAD WIELENBACH UNTERWEGS WILHELMSHAVEN BASISLAGER WÜRZBURG SALEWA OUTLET ZWEIBRÜCKEN

MÜNCHEN MUNICH MÜNSTER MURNAU NEUSTIFT NÜRNBERG OBERSTDORF OBERSTDORF OLDENBURG PADERBORN PASSAU PENZBERG PFORZHEIM RAVENSBURG REGENSBURG REGENSBURG ROSENHEIM STUTTGART STUTTGART TORFHAUS (HARZ) TRAUNSTEIN TRIER TÜBINGEN ULM WERTHEIM WESEL WIELENBACH WILHELMSHAVEN WÜRZBURG ZWEIBRÜCKEN

Austria 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.

ALPIN LOACKER ALPIN LOACKER ALPSTATION INNSBRUCK BERGFUCHS BLACK DIAMOND INNSBRUCK BERGSPORT BERGWERK HIGH LIFE HANDELS KAMAX BOOTS ONSIGHT BERGSPORT PATAGONIA INNSBRUCK PETE SPORT PETE SPORT ROCKNROLL MOUNTAIN STORE ROCKNROLL MOUNTAIN STORE SALEWA OUTLET PARNDORF SALEWA STORE HÖRHAGER SALEWA STORE LINZ SALEWA STORE SAALFELDEN SALEWA STORE SALZBURG SALEWA STORE SCHLADMING SALEWA STORE WIEN SPORT HILBRAND SPORT4YOU SPORTLER SPORTLER SPORTLER WITTING STEPPENWOLF THE NORTH FACE INNSBRUCK ZIMML ALPINAUSSTATTER

BERGHEIM SALZBURG BLUDENZ GÖTZIS GÖTZIS GRAZ INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK KIRCHDORF IN TIROL KIRCHDORF IN TIROL KUFSTEIN LIENZ LIENZ LINZ MAYRHOFEN MITTELBERG PARNDORF SAALFELDEN SCHLADMING SÖLDEN ST. ANTON AM ARLBER ST. ANTON AM ARLBERG ST. ANTON ARLBERG STEYR WIEN WIEN WÖRTHERSEE ZAMS

Switzerland 708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725.

TRANSA BASEL TRANSA BERN BÄCHLI BERGSPORT STILE ALPINO LUGANO PLANET ENDURANCE TRANSA LUCERNE DF SPORT SPECIALIST LUGANO SALEWA STORE PONTRESINA STILE ALPINO SAMEDAN BOOSPORT TRANSA ST. GALLEN MONTAIN-AIR BAYARD SPORT SALEWA STORE ZERMATT THE NORTH FACE ZERMATT THE NORTH FACE ZURICH TRANSA ZURICH BÄCHLI BERGSPORT

BASEL BERN BERN-BREITENRAIN CANOBBIO ECUBLENS LUCERNE LUGANO PONTRESINA SAMEDAN SIERRE ST. GALLEN VERBIER ZERMATT ZERMATT ZERMATT ZURICH ZURICH ZURICH-OERLIKON

France 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742. 743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769.

AU VIEUX CAMPEUR ALBERTVILLE CYRIL'S SPORT PICTURE SNOWLEADER ANNECY THE NORTH FACE ANNECY CHULLANKA ANTIBES PEYTAVIN SPORT SPORTS AVENTURE AU VIEUX CAMPEUR CHAMBÉRY EKOSPORT PATAGONIA CHAMONIX THE NORTH FACE CHAMONIX ARC’TERYX CHAMONIX SNELL SPORTS SNOWLEADER CHAMONIX COQUOZ SPORTS SNELL SPORT SNOWLEADER D'AVENTURE EN AVENTURE ENDURANCE SHOP EPINAL LE SHOP TWINNER S'CAPE FONTAINEBLEAU APPROACH GAP ALTITUDE SPORT OUTDOOR AU VIEUX CAMPEUR GRENOBLE MONTAZ AU VIEUX CAMPEUR LABÈGE ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR LYON SNOWLEADER LYON THE NORTH FACE LYON AU VIEUX CAMPEUR MARSEILLE CAP RUNNING CHULLANKA THE NORTH FACE NANTES ALTICOOP AU VIEUX CAMPEUR PARIS THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE PARIS OPERA THE NORTH FACE ALPY'RANDO ENDURANCE MONTANIA SPORT

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ALBERTVILLE ALPE-D'HUEZ ANNECY ANNECY ANNECY ANTIBES BAYONNE BORDEAUX CHAMBÉRY CHAMBÉRY CHAMONIX CHAMONIX CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MT-BLANC CHAMONIX-MONT-BLANC CHAVANOD CLERMONT FERRAND EPINAL FONT ROMEU FONT ROMEU FONTAINEBLEAU GAP GERARDMER GRENOBLE LA RAVOIR LABÈGE LE GRAND EPAGNY LYON LYON LYON MARSEILLE MARSEILLE MERIGNAC NANTES NICE PARIS PARIS PARIS PARIS PAU RODEZ SAINT ALBAN LEYSSE

770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777.

TWINNER SAINT GERVAIS ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR SALLANCHES AU VIEUX CAMPEUR THE NORTH FACE STRASBOURG AU VIEUX CAMPEUR CHULLANKA TOULOUSE TERRE DE MONTAGNE

SAINT GERVAIS SAINT MARTIN D'HERES SALLANCHES STRASBOURG STRASBOURG THONON LES BAINS TOULOUSE VILLE LA GRAND

778. 779. 780. 781. 782. 783. 784. 785. 786. 787. 788. 789. 790. 791. 792. 793. 794. 795. 796. 797. 798. 799. 800. 801. 802. 803. 804. 805. 806. 807. 808. 809. 810. 811. 812. 813. 814. 815. 816. 817. 818. 819. 820. 821. 822. 823. 824. 825. 826. 827. 828. 829. 830. 831. 832. 833. 834. 835. 836. 837. 838.

TRAILXTREM ALCOBENDAS EL REFUGIO DEPORTES DIAGONAL ALMERIA VILADOMAT ALP SPORTS CAMP BASE INTERPERIE CAMP BASE NUS CUYLÁS BARCELONA EQUIPA'T GROWOLD MONTANYÀ SALEWA STORE BARCELONA SHARMA CLIMBING THE NORTH FACE BARCELONA VÈRTIC BARCELONA BARRABÉS RÍOS RUNNING BERGA SERAC SPORT HAMAIKA MOUNTAIN THE NORTH FACE BILBAO ARMERIA Y AVENTURA SUMMIT MOUNTAIN ESPORTS ROC VERTICAL AL COXINILLO MACHAPUCHARE ARISTARUN GOMA 2 TECNIC ESPORTS ANDORRA TRAMUNTANA ESPORTS ESPORTS NABES DEPORTES SHERPA GRANADA ILLA SPORTS DEPORTES CHARLI JACA BLACKISARD MOUNTAIN K2 PLANET CUYLÁS MADRID DEPORTES KOALA OUTDOOR SIN LÍMITE THE NORTH FACE MADRID DEPORTES LA TRUCHA RÍOS RUNNING MANRESA VÈRTIC SABADELL VÈRTIC MANRESA EVORUNNER FACTOR 2 CARVING ESPORTS CAMP BASE C17 LA SPORTIVA RODELLAR CAMP BASE SANT CUGAT AGOSTI XTREME SPORT PEREGRINOTECA.COM DEPORTEMANIA TANGOSENLAROCA.COM DEPORTES AITANA L’AVENTURA THE NORTH FACE VALENCIA DEPORTES ALVARADO TERRA DEPORTE AVENTURA SALEWA OUTLET VILADECANS CAMP BASE VITORIA DEPORTES GAIKAR KIROLAK

ALCOBENDAS ALICANTE ALMERÍA ANDORRA LA VELLA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BENASQUE BERGA BETXÍ BILBAO BILBAO BULLAS BURGOS CANILLO CHULLILA COLLADO VILLALBA CÓRDOBA CORNUDELLA DE MONTSANT ENCAMP GANDIA GIRANA GRANADA GRANOLLERS JACA LA BISBAL D'EMPORDÀ LEÓN MADRID MADRID MADRID MADRID MÁLAGA MANRESA MANRESA MANRESA MORALZARZAL MURCIA ORDINO PARETS DEL VALLÈ RODELLAR SANT CUGAT DEL VALLÈS SANTANDER SARRIA SEVILLA UTIEL VALENCIA VALENCIA VALENCIA VALÈNCIA VIGO VILADECANS VITORIA-GASTEIZ VITORIA-GASTEIZ

Spain

The Netherlands 839. 840. 841. 842. 843. 844. 845. 846. 847. 848. 849. 850. 851. 852. 853. 854. 855. 856. 857. 858. 859. 860. 861. 862. 863. 864. 865. 866. 867. 868. 869. 870. 871. 872. 873. 874. 875. 876.

BEVER ALMERE BEVER AMERSFOORT BEHIND THE PINES BEVER AMSTERDAM BEVER AMSTERDAM CARL DENIG KATHMANDU AMSTERDAM MONK AMSTERDAM THE NORTH FACE AMSTERDAM BEVER APELDOORN BEVER ARNHEM BEVER ASSEN BEVER BREDA BEVER DEN HAAG BEVER DEN HAAG HUNA OUTDOOR SHOP BEVER DEVENTER BEVER DOETINCHEM BEVER EINDHOVEN MONK EINDHOVEN BEVER ENSCHEDE RENÉ VOS OUTDOOR BEVER GRONINGEN SOELLAART BEVER HENGELO BEVER HILVERSUM BEVER HOUTEN BEVER NIJMEGEN KATHMANDU NIJMEGEN OUTDOOR & TRAVEL OUTFITTERS BEVER ROTTERDAM BEVER S-HERTOGENBOSCH BEVER STEENWIJK BEVER TILBURG BEVER UTRECHT KATHMANDU UTRECHT THE NORTH FACE UTRECHT ZWERFKEI OUTDOOR

ALMERE AMERSFOORT AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM APELDOORN ARNHEM ASSEN BREDA DEN HAAG DEN HAAG DEN HAAG DEVENTER DOETINCHEM EINDHOVEN EINDHOVEN ENSCHEDE GORSSEL GRONINGEN HAARLEM HENGELO HILVERSUM HOUTEN NIJMEGEN NIJMEGEN ROOSENDAAL ROTTERDAM S-HERTOGENBOSCH STEENWIJK TILBURG UTRECHT UTRECHT UTRECHT WOERDEN

877. 878. 879. 880. 881. 882. 883. 884. 885. 886. 887. 888. 889. 890. 891. 892.

NEEDLE SPORTS SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LEEDS THE NORTH FACE THE NORTH FACE LONDON COTSWOLD OUTDOOR ELLIS BRIGHAM MOUNTAIN COTSWOLD OUTDOOR SNOW+ROCK LONDON CANARY SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LONDON THE NORTH FACE VICTORIA SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK MANCHESTER PATAGONIA MANCHESTER SNOW+ROCK PORT SOLENT

KESWICK KNIGHTSBRIDGE LEEDS LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON MANCHESTER MANCHESTER PORTSMOUTH

UK England


LAST WORD TEXT DAVIDE FIORASO

“Finirai per trovare la tua strada, se prima avrai il coraggio di perderti” -Tiziano Terzani Quanti di noi hanno sperimentato il senso di soffocamento che può dare un’esistenza sicura ma scontata. In una situazione del genere, in cui tutto sembra immutabile, è impossibile evolvere. E non è solo una questione di cambiamenti. Il danno che ci procuriamo rimanendo sempre sulla stessa strada, per paura, apatia o testardaggine, è quello di non capire se sia davvero quella giusta.

PHOTO JUSSI OKSANEN

Chi non prova niente di nuovo non ha prospettiva. Coloro che non hanno mai sperimentato nulla al di fuori del loro piccolo quadrato di vita sono privi di razionalità, sicuri che il posto dove vivono sia il migliore del mondo. Che poi magari lo è davvero, ma senza un confronto possono solo illudersi che sia così. Nessuno dovrebbe arrendersi in questo modo. Perdersi è spaventoso. Fin da bambini ci incoraggiano ad avere punti di riferimento ben precisi, a stare alla larga da ciò che non conosciamo. E noi cresciamo così, attaccati alle nostre sicurezze, terrorizzati dall’ignoto, il

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diverso e l’alternativo. In fondo, cosa significa perdersi? Rischiare, mettersi in gioco, andare controcorrente, esplorare possibilità e orizzonti nuovi. Ma soprattutto imparare a conoscersi nel profondo. Non puoi giudicare il tuo coraggio e il tuo valore se non ti metti alla prova. Chi non vuole rischiare mai deve, per forza di cose, accontentarsi.


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