The Pill Journal 47 ITA

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Alex Honnold

Alto Adige ad alta quota

Nimsdai

Ha scalato tante vie di difficoltà e lunghezza estreme ma è ancora capace di meravigliarsi e reinventarsi.

Ortles, Fundres e Dolomites Unesco Geotrail. Tante trail che permettono di scoprire l'Alto Adige.

A inizio 2021, 10 alpinisti nepalesi si abbracciano in cima al K2. A guidare la spedizione è Nirmal Purja.

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R E ACH YOU R PE AK Pick your way through the crux or spend an afternoon with friends scaling a tempting crag. From lightweight gear for sport climbers to rugged bouldering clothing, the Mammut Climbing collection has everything you need to up your game.

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EDITO TEXT DAVIDE FIORASO

PHOTO GIACOMO MENEGHELLO

M O N T E B I A N C O I TA LY

Edito Lo scorso 29 luglio abbiamo esaurito le risorse annuali della terra. Ma che cos’è l’Overshoot Day e perché dobbiamo preoccuparci così tanto? Si tratta di una data simbolica, in cui l’umanità esaurisce le risorse naturali che il pianeta è in grado di generare nell’arco di un anno. L’analisi viene effettuata dal Global Footprint Network, organizzazione di ricerca internazionale che monitora l’impronta ecologica dell’uomo. Per determinare questa data, viene rapportata la biocapacità del pianeta con il fabbisogno annuo di risorse. Ma l’unico dei fattori di questa equazione a poter cambiare è il secondo: le risorse rimangono le stesse, siamo noi che ne sprechiamo ogni anno di più.

Nel calendario questo giorno continua lentamente ad arretrare. Se nel 2020, per effetto della pandemia, la data era stata fissata al 22 agosto, organizzazioni come il WWF fanno notare con preoccupazione come la situazione sia tornata esattamente la stessa di due anni fa. «L’umanità attualmente utilizza il 74% in più delle risorse che gli ecosistemi del pianeta sono in grado di rigenerare». Possiamo quindi dire che consumiamo 1,7 terre all’anno. «Dall’Earth Overshoot Day fino alla fine dell’anno, l’umanità opera in deficit di spesa ecologica. Questa spesa è attualmente una delle più grandi da quando il mondo è entrato in overshoot ecologico, nei primi anni ‘70». Se tra le soluzioni per un futuro sostenibile c’è la riduzione di carbonio del 50%, anche ciò che mangiamo è molto importante. L’80% delle estinzioni delle specie e degli habitat a livello globale dipende dagli attuali sistemi ali-

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mentari. È necessaria un’inversione di marcia da un’economia della crescita ad una economia del benessere. Come afferma Gianfranco Bologna, presidente onorario del Comitato Scientifico del WWF Italia, “ora il debito ecologico accumulato risulta pari alla produzione di 18 anni della terra. Il deficit ecologico globale è molto superiore a quello economico e riguarda la base stessa della nostra vita, perché senza una natura sana e vitale non abbiamo gli elementi fondamentali che ci consentono, in primis, di respirare, bere e mangiare”. Da qui al 31 dicembre 2021, ricordatevi che vivremo ogni singolo giorno in disavanzo, verso un pianeta sempre più affannato a rincorrerci e a fornirci ciò di cui abbiamo bisogno.


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Look minimal e ricerca dei migliori materiali per un futuro più sostenibile, SPIRIT è contaminazione tra mondi diversi, un inno alla libertà e allo spirito climbing. Tomaia in cotone riciclato e biologico, lacci derivati da materiali per imballaggio, mescola del battistrada in gomma riciclata e gomma naturale.

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THE CREW PHOTO BY FEDERICO MODICA

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EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@hand-communication.com

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C O M PA N Y E D ITO R Hand Communication, Via Piave 30, Saluzzo CN 12037, Italy hello@hand-communication.com

E D I T I N G & T R A N S L AT I O N S Silvia Galliani

COVER Kirghizistan by Luigi Chiurchi

ART DIRECTION George Boutall | Evergreen Design House Niccolò Galeotti, Francesca Pagliaro

PRINT L'artistica Savigliano, Savigliano - Cuneo - Italy, lartisavi.it

THEPILLMAGAZINE .COM Camilla Pizzini | camilla@hand-communication.com

DISTRIBUTION 25.000 copies distribuited in 1100 shops in Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, Belgium, Spain, England & The Netherlands

PHOTOGRAPHERS & FILMERS Matteo Pavana, Thomas Monsorno, Camilla Pizzini, Chiara Guglielmina, Silvia Galliani, Francesco Pierini, Elisa Bessega, Andrea Schilirò, Denis Piccolo, Achille Mauri, Simone Mondino, Alice Russolo, Patrick De Lorenzi, Giulia Bertolazzi, Tito Capovilla, Luigi Chiurchi, Isacco Emiliani

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C O L L A B O R AT O R S Filippo Caon, Chiara Guglielmina, Marta Manzoni, Francesco Paco Gentilucci, Sofia Parisi, Fabrizio Bertone, Eva Bonk, Luca Albrisi, Marta Manzoni, Luca Schiera, Giulia Boccola, Valeria Margherita Mosca, Sofia Parisi

The Pill rivista bimestrale registrata al tribunale di Milano il 29/02/2016 al numero 73 4


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40 YEARS OF POLARTEC WE CELEBRATE OUR PARTNERSHIP, OUR COMMON ACHIEVEMENTS AND OUR LOVE FOR THE MOUNTAINS

SALEWA.COM


ISSUE 47 PHOTO BY LUIGI CHIURCHI

T H E D A I LY P I L L

P. 5 6

F R O M WAT E R TO S K Y

P. 1 2

BEST MADE

P. 6 0

DISCOVERING A MIDDLE-EARTH

P. 1 6

KILLER COLLABS

P. 6 4

WILD E-SIDE

P. 2 0

ECO SEVEN

P. 7 0

LA VIDA ES MOVIMIENTO

P. 2 4

DEUTER AC LITE

P. 74

MICHAELPICCOLRUAZ

P. 2 6

MIZUNO WAVE SK Y 5

P. 8 0

MARCO GUBERT

P. 2 8

SAUCONY ENDORPHIN TRAIL

P. 8 6

ALEX HONNOLD

P. 3 0

G REGORY PACKS

P. 9 2

O LY M P I C S & N O T J U S T O F P I Z Z A

P. 3 4

OBERALP SUMMIT

P. 1 0 0

VA’ SE NTIE RO SECON D STE P

P. 3 6

MICHELIN & SPEEDLAND

P. 1 0 8

A LT O A D I G E A D A LTA Q U O TA

P. 4 0

THE PERFECT BALANCE

P. 1 2 4

T H E N I G H T U LT R A T R A I L

P. 4 4

M AT I L DA S Ö D E R L U N D

P. 1 3 2

K Y R GY Z S TA N

P. 4 8

MANUEL MERILLAS

P. 14 2

R I D E , S L E E P & R E P E AT

P. 5 2

NIMSDAI IN CORTINA

P. 14 8

LESS IS MORE

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Outsiders by Nature A journey isn’t defined by a goal. It’s the moments inbetween. The lessons learned, the success in turmoil and the strong mindset. Changing your perspective and looking at things differently than before. Staying present in the highs and most importantly the lows. It’s discovering beauty in the unexpected, success in the hard times and finding joy in the unanticipated. But most importantly, it’s the company you keep. The laughs, tears, happiness, frustration and anger shared together.


THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O

S E L L E R O YA L : R I P A R T E I L P R O G E T T O S U PP O R T CYC LI ST S O N TH E ROA D Support Cyclists è sempre stata la mission di Selle Royal. Nel pieno boom delle due ruote, riparte il piccolo van che dal 2018 gira l’Europa per sostenere il cicloturismo: più di 2000 bici riparate, oltre 5000 caffè offerti e più di 7000 ciclisti incontrati. Una vera e propria officina viaggiante, con una macchina per il caffè e una miscela Bristot per soddisfare i palati più esigenti. A chiudere il programma estivo sarà Mantova, che accoglierà il van il 12 settembre, durante il Festival Letteratura.

ANNUNCIATI I VINCITORI DELLO SCANDINAVIAN OUTDOOR AWARD La giuria internazionale dello Scandinavian Outdoor Group ha annunciato i vincitori degli Award per la stagione SS2022. Inclusività e sostenibilità sono state le parole chiave di questa edizione, vinta, nelle rispettive categorie, da brand finlandesi. Il premio assoluto è andato al marchio Sasta con la Mella+ Jacket progettata specificamente per donne con taglie oversize. Il secondo riconoscimento, il Sustainability Award, è andato ad Halti per la giacca Reissu W DX 3L, elegante guscio dal taglio lungo con contenuto riciclato.

PA N E R A I C E L E B R A I L FOTO G R A FO JIMMY CHIN CON DUE EDIZIONI DEL SUBMERSIBLE Alpinista, fotografo e regista. Vincitore di un premio Oscar e sette Emmy Award. Jimmy Chin, ambassador di Officine Panerai, ha recentemente contribuito a marchiare due versioni esclusive del Submersible Chrono Flyback. Il Jimmy Chin Edition, in 100 esemplari, presenta cassa da 47mm, lunetta in titanio spazzolato e movimento a carica automatica P.9100. L’Xperience Edition, in soli 14 esemplari, con rivestimento DLC nero opaco, include invece l'opportunità di trascorrere una settimana di avventure con Chin a Jackson Hole.

G A R M I N : A P E R T E L E CA N D I DAT U R E A I B E AT Y E S T E R DAY AWA R D S 2 0 21 Al via l’edizione 2021 dei Garmin Beat Yesterday Awards, i riconoscimenti che premiano la passione e la determinazione nel raggiungere grandi e nuovi traguardi. È ora possibile presentare il proprio progetto (attraverso un modulo dedicato sul sito Garmin.com) che verrà valutato da una giuria formata da tecnici specializzati e grandi nomi dello sport. Le candidature più interessanti e meritevoli verranno supportate da Garmin con la propria strumentazione satellitare e assistenza tecnica.

R A B & LOW E A L P I N E A S O S T E G N O D E L WO M E N ' S T R A D F E S T I VA L 2 0 21 Per il sesto anno consecutivo Rab e Lowe Alpine sosteranno il Women's Trad Festival, un evento unico nel suo genere che si terrà in agosto sul gritstone del Peak District. La partecipazione dei brand di Equip Outdoor Technologies prevede test prodotto, conferenze, workshop interattivi, sustainability talk e un punto di riciclaggio della piuma d’oca. Lanciato nel 2016, il WTF ha lo scopo di creare una rete inclusiva di scalatrici trad e promuovere gli effetti positivi dell'arrampicata sul benessere mentale.

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Leave nothing behind

Thule Tepui Foothill Spaziosa tenda sul tetto della tua auto che ospita due adulti e si chiude in modo compatto, preservando spazio prezioso sul tetto per trasportare anche bici, kayak e altro materiale per la tua prossima avventura.

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THE DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O

T H E N O R T H FAC E P R E S E N TA L A N U OVA CA M PAG N A “ H AV E YO U E V E R ” Ideata per celebrare quei momenti della vita che richiamano lo spirito di avventura, la nuova campagna The North Face incoraggia ad uscire e andare alla scoperta dei momenti da vivere e da cui trarre grandi emozioni. Durante tutta l’estate, le community europee Never Stop organizzeranno appuntamenti settimanali per coinvolgere appassionati e praticare gratuitamente attività outdoor come trail running, arrampicata, escursionismo e altro ancora.

TO R N A N O A N C H E Q U E S T ’A N N O I CA M P I B AS E F E R R I N O Toesca, Caldenave e Pian dei Fiacconi sono i tre rifugi scelti per l’estate 2021. Ambienti estremamente diversi dove poter vivere un’esperienza sotto le stelle diventando, per un giorno, tester Ferrino. Di particolare risalto la possibilità offerta dal ghiacciaio della Marmolada, nei pressi del Rifugio Pian dei Fiacconi, distrutto lo scorso dicembre da una slavina. “Usufruire di tende, come in un campo base, è una bellissima soluzione che permette di vivere la montagna in modo più naturale” spiega il manager del rifugio Guido Trevisan.

R E E B O K : E C C O L E S O C I E TÀ I N L I S TA P E R L’AC Q U I S I Z I O N E Secondo un rapporto Reuters l’elenco delle società che presenteranno offerte per l’acquisizione di Reebok saranno Wolverine, Advent, CVC Capital Partners, Sycamore e Cerberus. Il 16 febbraio Adidas aveva annunciato l’intenzione di cedere il marchio a causa del basso rendimento. Secondo il rapporto, Wolverine Worldwide, proprietaria di Saucony, Merrell e Sperry, sta collaborando sull’offerta con Authentic Brands Group che detiene, tra gli altri, i marchi Eddie Bauer, Spyder, Tretorn e Volcom.

N U OV I S E N I O R D E S I G N E R P E R H O K A O N E O N E Hoka One One aggiunge alla squadra due nuovi senior designer per guidare il suo prossimo capitolo. Evie Moe si unisce come primo direttore senior. La neo eletta è stata vicepresidente del design di Cotopaxi e prima ancora ha ricoperto ruoli in New Balance. A capo del team calzature è stata invece inserita la figura di Matt Rask. Rask è stato direttore creativo senior per le divisioni running e outdoor di Under Armour, lead designer presso Smith Optics e senior designer presso Nike.

K LY M I T AC Q U I S I TA DA M AC N E I L L P R I D E G R O U P MacNeill Pride Group ha aggiunto Klymit al proprio portafoglio. I termini della transazione non sono stati resi noti. Klymit è uno dei principali produttori di attrezzatura da campeggio e sleeping gear, conosciuto per i suoi prodotti particolarmente leggeri e performanti. Il brand di Kaysville andrà ad aggiungersi a GCI Outdoor ed ORCA, migliorando ulteriormente l’offerta di MPG nello spazio ricreativo all'aperto e incrementando la sua posizione di leader negli articoli sportivi. Cory Tholl, Presidente e CEO di Klymit, rimarrà con l'azienda.

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BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O

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1.DYNAFIT

2 .C O R KC I C L E

A L P I N E G O R E -T E X J A C K E T

F L AT C A N T E E N

Leggera, impermeabile, traspirante: perfetta per il trail running nelle giornate piovose. Alpine GTX è la nuova giacca Dynafit per l’autunno 2021. Grazie all’innovativo sistema ZipOver lo zaino da corsa e il suo contenuto restano asciutti anche sotto la pioggia battente. Realizzata in Gore-Tex Paclite senza PFC.

Il modo più cool per idratarsi. Flat Canteen di Corkcicle è un’esclusiva borraccia da viaggio dotata di isolamento a doppia parete. Il nuovo design ergonomico, che ricorda quello delle fiaschette, può contenere fino a 500ml della tua bevanda preferita. Disponibile in un'elegante confezione regalo nella versione oliva o total black.

Ispirato all'attrezzatura militare e da lavoro, Tactical Field Office è la nuova frontiera per creare uno spazio di lavoro stabile e durevole ovunque tu voglia. Una soluzione modulare con telaio in alluminio che si ripiega per un facile trasporto. Può essere utilizzato separatamente alla borsa contenitiva da 15L in poly-fabric 600D.

4.NORDA

3.HELINOX TACT I C A L F I E L D O F F I C E

5 . N AT H A N

6.DECKERS X LAB

001 SHOES

SAFERRUN RIPCORD

KO-Z BA DA DA

001 segna il debutto del nuovo marchio canadese fondato da Willa e Nick Martire. Una scarpa che non pone limiti alla velocità e alla distanza, progettata per dimostrare che prestazioni e sostenibilità devono correre insieme. Tomaia e lacci in Dyneema a base biologica e poliestere riciclato, suola e intersuola Vibram Litebase.

Votata come una delle migliori invenzioni del 2019 da Time Magazine, SaferRun Ripcord utilizza una sirena con +120 decibel di volume per difenderti da eventuali attacchi di animali (o persone) durante le tue corse. Può essere comodamente agganciato al pantaloncino o a uno zaino e attivato varie volte.

Deckers X Lab porta la tecnologia della corsa nel suo nuovo sandalo infradito con geometria Meta Rocker ereditata dal marchio di casa Hoka One One. Il cinturino asimmetrico, il plantare più ampio e l’intersuola ergonomica in EVA a densità differenziata rendono ogni falcata un viaggio di piacere.

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RADICAL PRO W BOOT


BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O

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7. C R A Z Y I D E A

8.MOGICS

9.AKU

AC C E L E RAT I O N M A N J AC K E T

CARSULE

ROCK DFS GTX

La punta di diamante della collezione Crazy, per alpinisti che non tollerano compromessi. Tessuto esterno in nylon idrorepellente, imbottitura super light nell’innovativo Alpha Direct di Polartec, cappuccio ergonomico, ampie tasche con chiusura zip a doppio cursore. Taglio tecnico e performante, per l’alpinismo in velocità.

Una rivoluzionaria cabina pop-up per il bagagliaio della tua auto, progettata per adattarsi ad un'ampia varietà di veicoli. La forma cubica, con un'altezza che tocca i 2 metri, crea un vero e proprio santuario privato. La struttura fast folding impermeabile consente di ricompattarla in una sacca da 90cm di diametro.

Erede dello storico modello Rock, da cui trae la costruzione dell’avampiede. Una calzatura da avvicinamento tecnico e climbing leggero, vie ferrate ed escursioni. Il nuovo sistema a doppia allacciatura Dual Fit System, permette di adeguare il comfort e la precisione della calzata nelle diverse fasi di utilizzo.

10.HITCH & TIMBER

1 1.PELICAN

1 2 .TA S C H E N

COUNT Y FOLD WALLET

D AY V E N T U R E B A C K PA C K C O O L E R

THE WOODBOOK

Un portafoglio pieghevole pensato come soluzione per contenere carte, contanti e strumenti di uso quotidiano in modo organizzato e accessibile. Si adatta a blocchi note standard da 3,5"x5" (Field Notes, Moleskine, Scout Book). 4 once di pelle americana tagliate, cucite e brunite a mano con grande cura artigianale.

Zaino termico a vani separati. Il fondo isolato è in grado di mantenere il ghiaccio tutto il giorno e si adatta ad una confezione da 6 lattine. La sezione superiore può essere utilizzata come sacca o vano frigo aggiuntivo. La struttura, resistente all'acqua, combina una base che gli consente di stare in piedi da solo.

Tra il 1888 e il 1913, Romeyn Beck Hough raccolse campioni di legno per creare quella che sarebbe diventata un'opera dalla bellezza mozzafiato, che ha fissato lo standard per lo studio degli alberi e del legno. Nelle sue 768 pagine il libro di Taschen riproduce scrupolosamente i 14 volumi originali di American Woods.

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DEUTER IS FOR LEADING LIGHTS

FUTURA 25 SL deuter.com

#deuterforever


KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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1 . D E S C E N T E X D S P TC H H O O D E D JAC K E T

2 .C H P T 3 X C LOT H E S D O C TO R N O 5 E C O WAS H

3 . STA H L X P O L E R X-CAMPER FIREPIT

La seconda collaborazione tra DSPTCH e Descente si concentra su movimento, comfort e prestazioni a tutto tondo. Questa leggera giacca con cappuccio è un capo travel-ready realizzato in tessuto elasticizzato a 4 vie Solotex con finitura idrorepellente. Si ripone nella tasca frontale trasformandosi in una pratica custodia.

CHPT3, cycling brand britannico fondato dall’ex ciclista David Millar, ha collaborato con Clothes Doctor per una versione personalizzata del No.5 Eco Wash for Sportswear. Una formula speciale per far durare più a lungo l’abbigliamento sportivo, con un minor impatto ambientale. Disponibile in versione 50, 250 e 500ml.

Una collaborazione che nasce a Portland tra due aziende che amano i grandi spazi aperti. X-Camper di Stahl fa parte della nuova generazione di bracieri in alluminio in grado di unire leggerezza, resistenza e funzionalità. Facile da pulire e trasportare grazie all’esclusiva tracolla realizzata dai ragazzi di Frost River.

4.SNOW PEAK X NEW BALANCE NIOBIUM CONCEPT 2

5.L.L. BEAN X PEANUTS S H O R T S L E E V E T- S H I R T

6.GRAMICCI X PARKS PROJECT GREEN LOOSE TAPERED PANTS

Il Tokyo Design Studio di New Balance unisce ancora una volta le forze con Snow Peak. Seguendo il medesimo design funzionale del precedente modello 3 in 1, il Niobium Concept 2 assume una silhouette estiva a forma di sandalo. Combina l'intersuola della Fresh Foam Hierro con suola Vibram Megagrip e cinturini Fidlock.

L.L.Bean ha lanciato una collaborazione unica nel suo genere ispirata ai personaggi di Schulz. Utilizzando le tavole d’archivio dei fumetti Peanuts, la vasta collezione trasporta Snoopy e Woodstock nelle terre selvagge del Maine. Pensata per tutta la famiglia, include capi di abbigliamento e divertenti accessori.

Sin dagli anni ’80 i pantaloni Gramicci sono l'incarnazione di tutte le caratteristiche funzionali di cui gli scalatori hanno bisogno. Ogni acquisto di questa collaborazione finanzierà l'organizzazione no profit Access Fund ed il Public Land Project, nel sostegno a iniziative di protezione delle aree di arrampicata americane.

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Endorphin Collection 2.0 Let your speed run wild.


KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O

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7. OA K L E Y X M E G U R U YA M AG U C H I S U T R O KO KO R O

8 . M A A P X PA A M TEAM JERSEY

9.G E A R PATRO L X TH O USA N D CHAPTER HELMET

Una collezione lifestyle resa unica dalle pennellate ribelli di Meguru Yamaguchi, in cui ciascun modello rende omaggio alla libertà di movimento e di espressione. Gli Oakley Sutro ridefiniscono il look degli occhiali sportivi tradizionali. Ispirati alla vita quotidiana dei ciclisti urbani, donano un look audace e versatile grazie alla monolente avvolgente.

Una collaborazione che porta una prospettiva diversa al ciclismo, combinando la visione psicadelica di Misha Hollenbach e Shauan Toohey con l'abbigliamento tecnico di MAAP. Tessuti resistenti e traspiranti (approvati bluesign), racchiusi nel caratteristico Team Fit, con audaci stampe a sublimazione ingegnerizzate.

Gear Patrol mette la firma sul casco Chapter di Thousand, marchio californiano fondato da Gloria Hwang. Ispirato alla comunità ciclistica di New York (commuter, rider e turisti) viene fornito con una decalcomania tono su tono e una visiera personalizzata dipinta a mano. Alla tua prossima destinazione, con stile.

10.ASICS X REIGNING C H A M P I N S U L AT E D V E S T

1 1.JAMES BRAND X SEBO WA L K E R D U VA L K N I F E

12.NIKE X OFF-WHITE AIR ZOOM TEMPO NEX T% RUNNING SHOE

Un omaggio ai famosi percorsi del Seato-Sky Corridor di Vancouver, dove il paesaggio ispira non solo il design ma anche la funzionalità. Questo gilet da corsa è dotato di isolamento Polartec Alpha Direct. L'esterno è realizzato in ripstop resistente al vento e pannelli in mesh elasticizzato per una maggiore traspirabilità.

Per la sua ultima Artist Series, The James Brand ha incaricato l'artista e skateboarder Sebo Walker di creare qualcosa di unico che rappresentasse il suo stile. Il risultato finale è stato un trittico di stampe digitalizzate trasferite su 50 esemplari dell’iconico coltellino tascabile Duval, ognuno diverso dall’altro.

La lista collaborativa tra Virgil Abloh e Nike si allunga in concomitanza con le Olimpiadi di Tokyo. L'ultima partnership tra la leggenda dello streetwear e lo swoosh è un trio di Zoom Tempo NEXT% in Scream Green, Pink Glow e White/Solar Red. Ciascuna in Atmoknit traspirante, suole chiodate e grafica Air in esclusiva.

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The lighter the soul, the deeper the gaze on the world. Unearth ANVMA.

RIDERS: Mikey Mulloy / Cody Chouinard PHOTO: Jussi Oksanen

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ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O

T R E E - K Å N K E N : I S P I R AT O A L PA S S AT O, P R O I E T TAT O N E L F U T U R O Tree-Kånken di Fjällräven è un omaggio al primissimo modello Kånken del 1978. Uno zaino che fonde passato e futuro del marchio svedese e perlustra interessanti alternative alle materie prime di origine fossile. Tree-Kånken difatti è il risultato della ricerca continua per elaborare modi più sostenibili per produrre capi e attrezzatura. La struttura principale e la fodera sono realizzati con il nuovo tessuto Pine Weave a base di cellulosa sviluppato in forma esclusiva. Filamenti di fibre, ottimizzate per essere estremamente resistenti e funzionali.

PATAG O N I A E SY M PAT E X N O M I N AT E TRA LE MIGLIORI B CORPS 2021 B Lab, network indipendente che certifica le B Corporation, ha assegnato il riconoscimento Best for the World 2021 a coloro che hanno avuto i maggiori impatti positivi nelle varie categorie (lavoratori, governance, ambiente, comunità e clienti). Nella top list sono rientrati Patagonia e Sympatex. L’azienda tedesca in particolare ha ottenuto il riconoscimento di “continuo miglioramento della sostenibilità” grazie al coinvolgimento nella partnership wear2wear per la prima membrana a impatto neutro e per il contributo alla Fashion Industry Charter dell’ONU.

M A M M U T: I L P R O G E T TO C LO S E T H E L O O P V I N C E U N A LT R O P R E M I O Dopo l'ISPO Award, Close the Loop vince anche il German Sustainability Project Award 2021 nella categoria Processi-Riciclo. Con questa iniziativa di economia circolare, lanciata in collaborazione con Protect Our Winters, Mammut si impegna a introdurre considerevoli cambiamenti nel modo in cui l'industria outdoor pensa e agisce. Le corde da arrampicata, giunte a fine vita, vengono raccolte, riciclate e reintrodotte nel mercato in qualità di t-shirt, diventando un simbolo dei molti anni di impegno e degli importanti traguardi raggiunti. 20



ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O

P O L A R T E C A N N U N C I A L’ U S O E S C L U S I V O D I T R AT TA M E N T I D W R P R I V I D I P FA S Polartec ha annunciato l’eliminazione dei PFAS nei trattamenti DWR impiegati per la sua linea di tessuti performanti. Questo processo, privo di sostanze perfluoroalchiliche, è l’ultima novità nell’ambito di EcoEngineering e non ha alcuna ripercussione sulla durata nel tempo o sull’idrorepellenza dei capi. Sarà utilizzato per i prodotti Hardface, Power Shield, Power Shield Pro, NeoShell, Windbloc ed esteso al pile e ad altre tecnologie per l’isolamento, così da migliorare la gestione dell’umidità in prodotti come Thermal Pro e Alpha.

E O G I N V I TA A L L’ U S O D I N U O V I SACCHETTI IN POLIETILENE Dopo un’ampia fase di ricerca, il Single Use Plastic Project dell’European Outdoor Group ha pubblicato il documento Poly Bag Standards che punta a ridurre l’impatto della plastica monouso, invitando le aziende ad adottare nuovi standard nell’imballaggio dei prodotti. I partner hanno sviluppato una serie di parametri per ridurre al minimo il materiale inquinante. Questo lavoro ha portato anche all’introduzione di un prototipo di borsa che utilizza materiale riciclato e riciclabile e incorpora un design che incoraggia gli utenti al suo riutilizzo.

S AV E T H E D U C K L A N C I A L A C A M PA G N A “ W E R E S P E C T B E E S ” Save The Duck rinnova l’impegno nei confronti dell’ambiente scegliendo come protagoniste le api, tutrici della varietà biologica del nostro pianeta. Grazie a “We Respect Bees” l’azienda italiana intende riscoprire l’armonia tra uomo, natura e animali, così da condizionare il modello di business delle aziende della moda. Per questa iniziativa Save The Duck ha unito le forze con 3Bee, istituzione impegnata nello sviluppo di sistemi per migliorare la salute delle api e tenere monitorati i parametri vitali di questi formidabili esseri viventi.

HYDRO FLASK RILANCIA L A C A M PA G N A # R E F I L L F O R G O O D Hydro Flask riafferma il suo impegno nell'eliminare il consumo e i rifiuti di plastica monouso a livello globale. La campagna 2021 promuove azioni semplici e realizzabili, combinante a intuizioni positive condivise dalla comunità di Refill for Good Advocates di Hydro Flask che include atleti professionisti, scienziati oceanici e leader di pensiero. La campagna di quest'anno viene lanciata con una bottiglia in edizione limitata, i cui proventi andranno a supporto della Plastic Pollution Initiative di Surfrider Foundation.

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MAKE TIME WITH THE

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Sometimes we need to disconnect from the daily grind to reconnect with each other and the outdoors. With a ventilated suspension and customized fit, the Katmai and Kalmia match your movement so you can hit the trail in ultimate comfort and go that extra mile.


THE ECO PILL B Y S I LV I A G A L L I A N I

Deuter AC Lite Pratici, funzionali, resistenti e belli. Deuter da sempre offre a tutti gli appassionati di montagna una grande varietà di zaini, dai più grandi per escursioni di più giorni a quelli di dimensioni più contenute, fino a modelli più lifestyle per la vita di tutti i giorni. Gli zaini Deuter si contraddistinguono per ergonomia e leggerezza grazie alla loro forma studiata per aderire al corpo senza bloccarne la naturale traspirazione. I sostegni e le imbottiture nei punti di appoggio rendono confortevoli i movimenti durante tutti i tipi di escursioni. Compatti ma capienti, ricchi di scomparti e tasche, gli zaini Deuter sono curati attentamente anche dal punto di vista estetico e presentano inoltre materiali di prima qualità, particolarmente attenti all’ambiente grazie a tessuti privi di PFC. Per la stagione 2021 Deuter ha innovato ulteriormente la sua famosa linea di zaini AC Lite presentando due stile diversi. Troviamo infatti la classica e spaziosa versione con caricamento dall'alto, o quella con accesso frontale tramite zip dei modelli AC più piccoli (15 SL, 17, 21 SL, 23 e 25 EL). La serie AC Lite di questa stagione è anche disponibile in due diversi tessuti: una versione più ispirata alla performance e una bicolore più lifestyle e adatta alla vita di tutti i giorni. Tutti i modelli AC Lite, come l’intera collezione Deuter, sono attenti all’ambiente e presentano materiali privi di PFC. L’apertura frontale con zip a tutta lunghezza consente di accedere rapidamente all’attrezzatura, sia che sia posta in profondità o nella parte superiore, e offre un'eccellente organizzazione del contenuto. Le tasche laterali, elastiche e spaziose, sono

accessibili tramite zip e perfette per riporre gli snack o il telefono. Si può inoltre aggiungere un supporto per il casco (venduto separatamente) utilizzando gli opposti occhielli posti sulla parte anteriore. I modelli 14 SL, 16, 22 SL, 24, 28 SL, 30 e 32 EL della linea AC Lite sono inoltre accessibili anche dall'alto per facilitare le operazioni di carico e scarico. Il sistema dello schienale brevettato rimane invece lo stesso e assicura affidabilità e funzionalità. Gli zaini AC Lite sono ora ancora più leggeri e, grazie al sistema di trasporto Aircomfort Flexlite, hanno una ventilazione altamente efficace. Il flusso d'aria da 3 lati riduce la traspirazione del 25%, il che a sua volta diminuisce lo sforzo

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sul sistema circolatorio e aumenta le prestazioni. Il telaio a profilo rotondo in acciaio per molle, estremamente leggero ed elastico, mantiene una tensione costante della rete ed è flessibile donando la massima libertà di movimento. La cintura sternale è regolabile mentre quella lombare è imbottita per garantire un elevato comfort. Gli zaini AC Lite sono disponibile anche in una gamma di modelli SL (Slim Line) progettati specificatamente per le donne in modo da adattarsi all’ergonomia femminile. La schiena è più corta, le alette lombari sono coniche per una maggiore vestibilità ergonomica e gli spallacci sono più stretti. Per le persone alte ci sono invece i modelli EL (Extra Long).


WAVE SKY 5 CORRERE FLUTTUANDO


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Mizuno Wave Sky 5 Punto di riferimento per il segmento delle calzature neutre ammortizzate, la Wave Sky 5 segna un nuovo traguardo in grado di offrire un’esperienza di corsa ancora più confortevole ed un alto ritorno di energia.

Overview Completamente ridisegnata, la Wave Sky 5 entra in scena con un obiettivo chiaro: offrire un'esperienza di corsa ancora più comoda, fluida e reattiva. Per raggiungere questo obiettivo i designer dell'azienda hanno concentrato i loro sforzi sulla riformulazione delle sezioni chiave, come l'intersuola e la tomaia. Il risultato? Una calzata sensibilmente migliorata in grado di regalare una sensazione di comfort a 360°.

Upper La nuova tomaia è realizzata in tessuto forato a tramatura differenziata e si estende orizzontalmente lungo il piede fornendo il giusto bilanciamento tra flessibilità e supporto. È stata ridisegnata attraverso l'implementazione di un nuovo materiale, Smooth Stretch Woven, morbido ed elastico, che enfatizza la vestibilità e la traspirabilità. Nella sezione estetica questo modello sfoggia un look moderno e accattivante.

Midsole L’aggiornamento più significativo risponde al nome di MIZUNO ENERZY CORE. Si tratta di un composto che si estende dal tallone alla punta, capace di offrire il 193% in più di ammortizzazione e il 56% di ritorno dell’energia rispetto a U4ic precedentemente utilizzata. In combinazione con la nuova piastra Wave si per-

cepisce un notevole miglioramento quantitativo e qualitativo l'ammortizzazione senza sacrificare la stabilità. Questi cambiamenti nell'intersuola enfatizzano l’ammortizzazione e il ritorno di energia in ogni passo.

Sole Il battistrada continua a presentare la combinazione più resistente di Mizuno: X10. Si tratta di una gomma al carbonio altamente resistente all'usura in grado di sostenere una maggior resistenza nelle aree ad alto impatto. Da segnalare le nuove linee trasversali che solcano l’avampiede rendendo la calzatura più flessibile e in grado di agevolare una fase di spinta più progressiva e dinamica.

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Opinion Wave Sky 5 è un modello ammortizzato top di gamma che riflette la costante ricerca di Mizuno verso il massimo comfort. L'implementazione della tecnologia MIZUNO ENERZY CORE aumenta il ritorno di energia e sottolinea la sensazione di comodità e ammortizzazione durante l'intero ciclo. Ottima la reattività e la risposta elastica che si percepisce sia in fase di primo impatto tallonare ma soprattutto in fase di spinta sull’avampiede. Questa combinazione rende Wave Sky 5 ideale soprattutto in corse di lunga distanza a un passo medio-lento, allenamenti e recuperi. Può risultare performante per podisti di peso medio alto, dove viene ampliata la facilità di transizione tacco/punta e l’effetto rebound.


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Saucony Endorphin Trail Studiata per elevare il concetto di velocità, anche in montagna, Endorphin Trail sfrutta la tecnologia Speedroll abbinata all’ammortizzazione PWRRUN PB. Per correre più veloce, e con meno fatica, anche su terreni sterrati. Overview La famiglia Endorphin, una delle più apprezzate e ricercate dell’ultimo anno, si espande nella corsa off road. La rivoluzionaria tecnologia Speedroll ed il sistema di cushioning PWRRUN PB donano una incredibile sensazione di propulsione continua. La calzata sicura e la collaudata suola PWRTRAC regalano la massima affidabilità su qualsiasi terreno e distanza.

Upper Solida tomaia in mesh con struttura a calzino ed inserti laterali in TPU che stabilizzano il piede, formando un vero e proprio guscio che avvolge in maniera fasciante e protettiva. La forma streamline, snella e raccolta verso il puntale, sottolinea la sua natura performante. La linguetta imbottita, integrata alla struttura, amplifica il fitting ed evita l’ingresso di detriti. Il sistema di chiusura sfrutta laccetti piatti e sottili occhielli in stoffa che aumentano l’adattamento nella fase di corsa. Il sistema risulta efficace nel fornire la giusta compressione senza provocare alcun senso di fastidio sul collo piede.

Midsole Lo spesso strato di PWRRUN PB scelto per il cushioning, il materiale più evoluto della produzione Saucony, offre un livello incredibile di ammortizzazione. Molto generosa nelle dimensioni, presenta uno stacco a terra

tra i più alti del mercato (36,5mm tacco/32,5mm avampiede). L’altezza pronunciata non scompensa tuttavia la stabilità in torsione. L’evidente sbalzo posteriore anticipa il contatto a terra accompagnando il passo in maniera decisa. La curvatura della pianta, ovvero la tecnologia Speedroll, tipica dell’intera collezione Endorphin, offre una grande capacità dinamica in grado di ottimizzare il consumo di energia.

Sole La suola PWRTRAC, sottile ma potente, è la regina della trazione, la tipica mescola di produzione Saucony che ha reso leggendarie le Peregrine. Presenta una configurazione polivalente e versatile con tasselli da 5mm ad orientamento invertito per agevolare sia la salita che la discesa. La gomma stupisce per l’ottimo rendimento sul bagnato e per la grande capacità di

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drenaggio, favorita dal notevole distanziamento degli spazi. Decisamente efficace anche sui fondi friabili.

Opinion Endorphin Trail è una scarpa molto ben ammortizzata. Nel contatto al terreno assomiglia molto alla Xodus: solida, senza essere soffice. Si percepisce il momento di compressione in maniera piacevole e rilancia il passo in maniera energica. Una scarpa polivalente adatta a qualsiasi tipo di trail runner, in grado di rendere la corsa non solo veloce ma anche divertente. Una scarpa che ridefinisce i parametri di massima ammortizzazione, stabilità e protezione. Grazie alla comodità e alla facilità di accompagnare il passo è ideale per le lunghe distanze. Per quanto ci si senta distaccati dal fondo, riesce a mantenere pieno contatto con il terreno regalando una corsa armonica e spensierata.


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Gregory, great packs should be worn, not carried L’obiettivo di Wayne Gregory, storico fondatore del brand che porta il suo nome, da sempre è stato quello di progettare zaini su cui poter fare affidamento anche durante le avventure più ambiziose. Nel 1977 fonda l’azienda omonima con lo scopo di creare zaini che fossero i più comodi ed affidabili al mondo. Per fare ciò dà vita a nuovi sistemi di sospensione con un'attenzione incessante alla vestibilità anatomica che deve lavorare il favore del corpo invece che contrastarlo. Le nuove tecniche di costruzione e l'utilizzo dei migliori materiali soddisfano i resultati sperati e permettono a Wayne di offrire a tutti

i clienti Gregory la ormai famosa garanzia a vita. Nei successivi quattro decenni la passione di Wayne per innovazione, performance e comfort ha guidato l'evoluzione di Gregory fino trasformare azienda in un leader del settore a livello mondiale, un vero e proprio punto di riferimento in più di 45 paesi. La filosofia di design semplice ma radicata del marchio ha portato alla realizzazione di zaini, borse e attrezzatura adatti per viaggi avventurosi, modelli ad alte prestazioni e di alta qualità, al tempo stesso comodi e affidabili grazie all’attenzione prestata nei riguardi della geometria, della vestibilità unica e delle tecnologie del telaio persona-

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lizzate. Tutto ciò ha permesso allo zaino Gregory di diventare un'estensione del corpo dell’utilizzatore. “Gli zaini migliori dovrebbero essere indossati, non trasportati” questo il claim e la mission di Gregory sin dalla sua fondazione.

Fit & Sizing La vestibilità e le dimensioni dello zaino sono infatti importanti per molte ragioni. Oltre agli scarponi, nessun altro prodotto influisce di più in una esperienza outdoor rispetto allo zaino che si andrà ad indossare, ed avere un modello ben aderente consente di stare comodi e di consumare meno energia in cammino. Questo permette inoltre di utilizzare correttamente lo zaino e di riempirlo fino alla sua massima capacità per prestazioni ottimali. Misurare la lunghezza del busto consente di scoprire quale taglia acquistare di qualsiasi modello Gregory si


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preferisce. Tutti hanno infatti le stesse dimensioni indipendentemente dal sesso. La combinazione di cintura e imbracatura per le spalle, nota anche come sistema di sospensione, è un altro aspetto importante da tenere a mente quando si sceglie uno zaino. I modelli con sistemi di sospensione costituiti solo da un'imbracatura per le spalle impongono una forte pressione sulla colonna vertebrale, sulle spalle e sul collo, accelerando l’insorgere della fatica. Una cintura in vita rimuove invece la pressione e la tensione e trasferisce il peso sulla struttura semplice, forte e muscolosa di fianchi e gambe, abbassando il baricentro. È il cosiddetto trasferimento di carico. Dal 1977, Gregory ha vinto innumerevoli premi in tutto il mondo grazie all’attenzione e e agli studi della geometria del corpo e del trasferimento del carico.

Gregory oggi In questi anni il pensiero di Gregory si è ulteriormente evoluto. Un prodotto ad alte prestazioni e di alta qualità da solo non basta più, infatti oggigiorno è importante realizzare prodotti responsabili, sempre con un occhio di riguardo al comfort dinamico e alla perfetta vestibilità. Questo obiettivo richiede nuove idee che portano in seguito alla realizzazione di modelli concettuali che vanno poi testati e valutati, ripetendo il processo fino ad ottenere un risultato finale di cui essere orgogliosi. Ci vuole tempo, concentrazione e trasparenza generale su ciò che si sta realizzando e in che modo.

Baltoro & Deva I modelli Baltoro e Deva rispondono esattamente a queste esigenze e possono quindi diventare fidati compagni

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di avventura. Sono progettati per portarti ovunque tu voglia con comfort e stile senza pari grazie a una lunghezza del busto che corrisponde alla lunghezza della colonna vertebrale in modo da offrire comfort e prestazioni di lunga durata. Sono inoltre dotati di cintura e spallacci personalizzabili in modelli specifici sia per uomo che per donna al fine di fornire una migliore stabilità. Il sistema Lumbar Tune rimovibile situato dietro l'imbottitura lombare ComfortGrip consente di aumentare o diminuire leggermente la curvatura del pannello posteriore inferiore per ottenere una vestibilità perfetta e compatibile con forma della parte bassa della schiena. Dopo un'intera giornata sul sentiero, questi piccoli accorgimenti possono davvero fare una grande differenza in termini di comfort.


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Katmai & Kalvia

Verso un futuro più sostenibile

Altri prodotti che rispondono bene alla mission di Gregory sono gli zaini Katmai e Kalmia, un vero mix di alte prestazioni e capacità. Questi zaini sono caratterizzati da vestibilità dinamica e comfort uniti ad una tecnologia che offre ventilazione e proprietà antiodore. Le sospensioni FreeFloat 360 garantiscono comfort durante tutte le avventure zaino in spalla. Realizzati in resistente materiale in nylon riciclato, presentano diverse tasche facili da utilizzare e che consentono un veloce accesso agli effetti personali per regalare un'esperienza di viaggio ad alte prestazioni. Tutti i tessuti di questi due modelli sono realizzati con materiale riciclato e rivestimento DWR privo di PFC, il che si traduce in una riduzione del 28% dell'impronta di carbonio rispetto ad uno zaino realizzato in nylon tradizionale.

Sebbene l'innovazione e il miglioramento costante siano sempre stati un segno distintivo di Gregory, il brand ha compiuto molti passi avanti verso un futuro più sostenibile creando uno strumento che valuta efficacemente l'impronta del suo intero processo di produzione e dei materiali utilizzati. Il team di progettazione di Gregory utilizza questi dati per ridurre l'impronta di carbonio dei propri zaini, alcuni dei quali fino al 59%, grazie anche a modelli interamente realizzati in tessuti riciclati. Lo stesso strumento consente ai consumatori di adottare misure attuabili per compensare l'impronta di carbonio del loro acquisto grazie a una politica di piena trasparenza. Nel 2018 Gregory ha revisionato le dimensioni dei propri pacchi per le

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spedizioni, rinnovando le confezioni dei modelli Baltoro e Deva, con un miglioramento dell'efficienza della spedizione del 21%. Questo significa in concreto meno trasporti aerei e container e quindi un minor consumo di carburante durante il trasporto dalle fabbriche ai magazzini. Progettare un prodotto costruito per durare una vita è un impegno importante e può essere raggiunto attraverso speciali considerazioni di progettazione e la costruzione di nuovi processi che permettano di realizzare un modello che può essere facilmente riparato. Ciò richiede test intensivi, sia in laboratorio che sul campo, innovazioni costanti, soluzioni progettuali intelligenti ed un centro di riparazione che consenta al marchio di prolungare in modo rapido ed efficiente la vita di tutti quei prodotti che necessitano solo di un po’ di amore e cura dopo essere stati sul campo per anni.


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Oberalp Summit, Engineered in the Dolomites Secondo una vostra ricerca, nell’anno della pandemia è stata ricercata l’esperienza in montagna. Il 71% delle persone è pronto a ripeterla anche nei prossimi anni. Dalla ricerca è anche emerso che la montagna viene vista da molte persone come un luogo pericoloso, noioso e da evitare. Appena però queste persone hanno fatto un’esperienza personale in montagna, come è successo la scorsa estate, il loro atteggiamento è cambiato. Questo ci sembra che significhi che c’è molto potenziale per le destinazioni alpine e di conseguenza per i brand di montagna come Salewa. Probabilmente la cosa più difficile è convincere le persone che hanno questa percezione negativa della montagna a fare un primo soggiorno, vivendo a contatto diretto con la natura alpina. Un elemento di autocritica è che in passato i brand di montagna si sono concentrati molto su chi era già appassionato trascurando il resto della popolazione. Su questo aspetto lavoreremo sicuramente noi di Salewa. Uno dei temi maggiormente affrontati durante l’Oberalp Summit è rendere la montagna più inclusiva e democratica. In passato l’alpinismo è sempre stato un attività considerata pericolosa, adatta a pochi avventurosi. Gli alpinisti stessi hanno sempre dato molta attenzione ai risultati numerici, i gradi di difficoltà e i tempi di ascensione sono spesso stati al centro della discussione. Questo non ha aiutato a interessare nuove persone all’alpinismo. Però allo stesso tempo la montagna è stata progressivamente approcciata da nuovi gruppi di persone con un mind-

set diverso, come trail runner, slack liner, split boarder, eccetera, che si sono mischiati con i più classici scalatori e sci alpinisti. Il risultato è che i codici culturali dell’alpinismo hanno iniziato a cambiare, o meglio, a evolversi. Non conta più solo la performance, mentre l’esperienza, e molte volte la creatività, prendono il posto della difficoltà. La montagna si sta avvicinando alla cultura urbana e sta nascendo un nuovo stile di vita ispirato da tutti e due i mondi. Tra le novità presentate all’Oberalp Summit c’è il rinnovamento della linea Alpine Climbing. La nostra nuova linea Agner mette il focus al 100% sulle esigenze degli scalatori. È stata sviluppata con il motto “quanto basta”. Materiali robusti, resistenti all’abrasione e comunque leggeri. I capi sono minimalisti e ogni singola cerniera o tasca ha una funzione specifica. Abbiamo inserito alcuni dettagli molto pratici ma niente che non sia

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funzionale all’attività. Infine abbiamo usato colori accesi e freschi, visibili anche in caso di nebbia. Tutto sommato una collezione molto apprezzata dai nostri atleti che hanno dato molto input nella fase di sviluppo. Tra i prodotti che ci hanno maggiormente impressionato c’è la linea di scarpe Wildfire, in cosa sono migliorate e in che modo si sono evolute? Nella seconda edizione della linea Wildfire abbiamo potuto migliorare tutto quello che l’esperienza ci ha insegnato con la edizione numero uno. Abbiamo rimpiazzato i rinforzi laterali della scarpa con dei cavi interni per creare una superficie molto pulita e priva di parti in plastica. Il sistema 3F che blocca il tallone è stato ristudiato da capo per dare al piede il massimo fit e comfort. Infine abbiamo abbassato l’intersuola di qualche millimetro per avvicinare il piede al suolo migliorando la sensibilità per l’arrampicata.


THE PILL EVENT THOMAS AICHNER ITW

Con l’Agner Durastretch Anorak riproponete il classico design anorak. L’anorak è un prodotto con una lunga storia nell’alpinismo per dei motivi molto evidenti. È un mix tra un maglione e una giacca con i vantaggi di tutti due. La cerniera arriva solo fino a dove serve, il materiale è traspirante ma resiste al vento e alla pioggia leggera. Il cappuccio non serve perché uno scalatore indossa già il casco, ma all’interno troviamo due grandi tasche per tenere calde le scarpette in sosta. Io sto usando il nostro nuovo anorak da alcuni mesi non solo per arrampicare, ma anche per l’avvicinamento, la sera al bivacco in quota e persino in bici. Un vero capo multiuso che occupa pochissimo spazio nello zaino. Anche in termini di accessori c’è stata grande innovazione come il Casco Piuma 3.0. Il nome Piuma si ricollega al famoso casco Salewa Piuma sviluppato negli anni novanta. Il

nostro obiettivo non era realizzare il casco più leggero sul mercato, ma un casco estremamente sicuro, versatile e confortevole. Nello sviluppo abbiamo pensato alle esigenze di utenti come le Guide Alpine, che portano il casco quasi tutti i giorni e per tante ore. Per un simile utilizzo sono importanti dettagli come la giusta ventilazione, il tipo di fodera interna, il sistema di chiusura e il campo visivo. Alla fine abbiamo investito più di due anni nella fase R&D del casco e il risultato finale soddisfa pienamente le nostre aspettative con un peso di solo 185 grammi.

nuovi materiali, testing e un design che orientato dalle esigenze di chi userà il prodotto. Dolomites descrive la nostra origine, dalle quale ci ispiriamo e che determina i valori del brand. Nella tradizione culturale delle Dolomiti i valori principali sono il coraggio, la fiducia, la semplicità e anche la spiritualità determinata da queste montagne così impressionanti e presenti. Salewa continuerà a evolversi accompagnando lo sviluppo continuo degli sport in montagna, ma i valori e l’approccio tecnico espressi nel claim resteranno fondamentali anche nel futuro.

Il vostro claim è “Engineered in the Dolomites”. Ci spieghi il significato e come influirà nelle scelte future del vostro marchio? Questo claim contiene le due parole chiave per il posizionamento di Salewa. Engineered descrive l’approccio tecnico che seguiamo nello sviluppo di ogni nuovo prodotto: molta sperimentazione con

Nella tradizione culturale delle Dolomiti i valori principali sono il coraggio, la fiducia, la semplicità e anche la spiritualità determinata da queste montagne così impressionanti e presenti.

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MICHELIN & Speedland una nuova generazione di trail shoes Un nuovo brand, nato dall’ esperienza di due progettisti di fama mondiale. Una scarpa inedita, che riunisce le migliori tecnologie sul mercato e punta a innovare il mondo del trail running. Scopriamo cosa c’è dietro Speedland SL:PDX. Una scarpa da corsa completamente personalizzabile, costruita avvalendosi dei migliori materiali e delle migliori tecnologie sul mercato. La definiscono una vera innovazione, qualcosa che potrebbe rivoluzionare il mondo del trail running. Insomma, destinata a far discutere. Si chiama SL:PDX, ed a lanciarla è Speedland, brand americano fondato da Dave Dombrow e Kevin Fallon, creativi e designer con un passato più che ventennale tra Nike, Puma e Under Armour. Improvvisamente avete deciso che era arrivato il momento di progettare una scarpa tutta vostra. Lavorando insieme, per molti anni, abbiamo osservato come spesso era necessario scendere a patti per raggiungere un certo prezzo. La nostra idea era semplice: vedere cosa potevamo creare combinando i migliori materiali sul mercato. Ci interessava sperimentare, strutturando l’azienda su un approccio senza vie di mezzo, che potesse dare qualcosa al mondo outdoor in modo significativo, progettando prodotti tenendo in considerazione il loro ciclo vitale.

Come mai avete deciso di puntare sul segmento trail running? Entrambi abbiamo una passione per la corsa off road e per l’outdoor in generale. Nelle grandi aziende di settore, abbiamo notato che gran parte degli sforzi dei reparti Ricerca e Sviluppo vengono concentrati alla corsa su strada. Crediamo che gli atleti di trail running stiano facendo cose incredibili e meritino la migliore attrezzatura al mondo. In questa avventura Dane e Kevin hanno deciso di avvalersi delle migliori soluzioni sul mercato, a partire da Boa Technology,

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con il suo doppio sistema di chiusura Li2 Fit appositamente studiato per garantire il massimo delle prestazioni in termini di rapidità, sicurezza e precisione, proseguendo con JVI-solesbyMICHELIN, con il quale è stata curata la progettazione di una suola rivoluzionaria. La suola Michelin, con tecnologia cuttable blocks, colpisce per la possibilità di customizzazione dei tasselli, offrendo la possibilità di personalizzare la trazione a proprio piacimento. Come funziona? La tecnologia prende ispirazione dai pneumatici da mountain bike. In que-


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sto modo si hanno due tasselli impilati uno sopra l'altro. Con un piccolo strumento si può ritagliare l'aletta superiore, riducendo l'altezza complessiva di 3mm. In linea di massima, chi vive e si allena in un luogo dal clima secco, come il sud della California, potrebbe tagliare tutti i tasselli superiori. Contrariamente, chi proviene da una regione più piovosa, li potrebbe tenere nella loro lunghezza originale. C’è inoltre la possibilità di tagliare i tasselli nella sola area plantare per favorire il drenaggio se si affrontano spesso guadi o torrenti. La suola di SL:PDX si distingue anche per la sua leggerezza, grazie all'utilizzo della tecnologia fiberlite progettata in esclusiva da JV International. Non solo tecnologie ma anche materiali premium. Per l’intersuola è stata scelta una mescola in Pebax, materiale evoluto che garantisce alte performance ed un eccellente reattività. Al suo interno è pre-

sente una piastra in fibra di carbonio che può essere rimossa in qualsiasi momento per garantire differenti modalità di corsa: performante o rilassata. Sulla tomaia un leggerissimo tessuto knit Dyneema fissa il peso complessivo ad appena 280 grammi.

SL:PDX può essere facilmente smontata nelle sue parti essenziali in modo da esser distribuita ai rispettivi impianti di riciclaggio. Ma non solo, alcuni componenti possono essere sostituiti per prolungarne la durata.

La qualità non può essere presa in prestito o negoziata. Ma può essere costruita. Insomma, questa è una scarpa che rifiuta di scendere a compromessi. Sì, un approccio senza compromessi è uno dei principi fondanti dell'azienda. Con l'intersuola SCF Pebax, la piastra Carbitex rimovibile, la tomaia in Dyneema, il doppio sistema di chiusura Boa Li2 e la suola MICHELIN, non la consideriamo solo una scarpa ma piuttosto un'attrezzatura Hyper Performance per il trail.

Recupero, smontaggio e smaltimento dei suoi componenti. Come funziona il vostro Product Recycle Program? Abbiamo progettato SL:PDX pensando alla fine del suo ciclo di vita. Con la nostra esclusiva costruzione a mocassino e l'intersuola/piastra rimovibili, riduciamo al minimo l'uso di colla, consentendoci di smontare facilmente la scarpa a fine vita e di conseguenza riciclare le varie parti. Una volta che un atleta ritiene che la sua scarpa sia giunta al termine, può contattarci. Noi gli invieremo via e-mail un'etichetta di reso in modo che si possa recuperare le diverse componenti.

Fin dall'inizio, la sostenibilità è stata uno dei pilastri nel processo di progettazione di SL:PDX. Non solo per l’innovativa costruzione che riduce drasticamente l'uso di collanti. Alla fine del suo ciclo di vita,

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Il perfetto equilibrio Guide Alpine di Courmayeur, La Sportiva Aequilibrium Mountain Experience. BY M A R TA M A N ZO N I PHOTOS FEDERICO MODICA

Rudy ha occhi di ghiaccio, inaspettatamente dolci. Il sorriso vorrebbe esplodere ma fa fatica. Lo sguardo mi scruta. Vuole nascondermi qualcosa ma non ci riesce. A quanti funerali di amici sarà andato? “Sopra la nostra testa è stata scritta la storia dell’alpinismo. Qui, nell’estate del 1961, Walter Bonatti, naufrago, ha visto morire gli amici durante la tragedia del Pilone Centrale del Freney” racconta.

“Così leggeri, comodi, e polivalenti, gli scarponi Aequilibrium sono consigliati sia per camminare su percorsi semplici e senza neve, sia per quando si passa al ghiacciaio e ai terreni tecnici” dice Anna. Architetta, pluri-campionessa italiana di arrampicata su ghiaccio, chissà quanti “la montagna è roba per veri maschi” ci sono stati nella sua vita. Disobbediente, lotta per l’eguaglianza. Beppe Villa si sistema la coppola e si accomoda su un una roccia, come fosse una poltrona. È un fascio di muscoli scolpito dalla voglia di vivere. Sembra una cartolina, quando c’era il francobollo e la memoria non poteva essere ingannata. “Siamo andati a trovarli a Ziano di Fiemme e c’è stato subito un buon feeling. La differenza la fanno le persone, e conoscersi meglio è fondamentale per creare una relazione duratura. Per questo siamo contenti della nuova collaborazione con La Sportiva: siamo due realtà con valori condivisi, come la professionalità e la voglia di trasmettere la passione per la montagna. Ci piacerebbe sviluppare insieme diversi progetti, come la ristrutturazione di qualche bivacco” dice Alex Campedelli, Presidente della Società delle Guide Alpine di Courmayeur.

Rudy Buccella è bravo a farmi sentire a casa. Gentile e coraggioso, è cresciuto a pane e Monte Bianco. Diventa Guida giovane, poi gioca in Yosemite e in Himalaya. Il tempo a volte è strano. Sono già 28 anni che è con le Guide Alpine di Courmayeur. Mi porta al loro museo, nel centro del paese. La Società, la più antica e prestigiosa d’Italia, nasce nel 1850, destinata a diventare leggenda: Émile Rey, Arturo Ottoz, Giuseppe Petigax, i fratelli Alessio e Attilio Ollier, Walter Bonatti, Cosimo Zappelli. “Nei disegni dei bambini le montagne hanno sempre la punta, come queste” sorride Anna Torretta, mentre saliamo la ferrata che ci porta lassù. La scena è La Sportiva Aequilibrium Mountain Experience.

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Mauro Opezzo e Arianna Mingolla ci accolgono caldi e pieni di voglia di vivere allo storico rifugio Monzino che riposa accarezzato dal Bianco. Questa è stata la scuola per tanti alpinisti, che passavano qui una settimana durante i corsi. Mauro è la memoria dei montanari che hanno attraversato queste montagne, come quella volta che ha recuperato, dopo decine di giorni, il sacco di Patrick Berhault dentro un crepaccio. Lei ha una personalità dirompente, travolgente. Una di quelle delle quali ti innamori al volo.

colui che ha viaggiato, che ha cambiato venti volte la forma del suo pensiero e della sua vita. Non credo a quelli che “la montagna è maestra di vita”. Penso che alle montagne non interessi di noi. Comunque, se devo scegliere, più che incantate mi sembrano incazzate. Irrequiete, vorrebbero urlare. A volte le montagne sono da prendere a calci. Un po’ mi somigliano. Solo in Italia, così strana, così mai banale, il Lagorai e lo skyline integrale de Peutèrey sono stretti dalla stessa mano. L’alpinismo, a volte, è qualcosa che ti rende attento agli altri, più empatico, sensibile. Non è solo per egoisti. A me frega lo sguardo. Perché una volta che i tuoi occhi hanno visto, o fai finta di niente, o cerchi di reagire.

Seduti attorno a una grolla, al buio, ci trasciniamo in una spirale di memorie. Edoardo Saccaro racconta di quella volta, in Patagonia, che ha imparato a pescare perché non avevano abbastanza da mangiare. Un giorno ha fatto la pasta con le cozze raccolte una ad una con le sue mani. Dice di quando non si è fatto una doccia per giorni. Si vede che ha fame di nuove storie da raccontare. Siamo in cerchio, manca solo il fuoco. L’Aiguille Noire e Les Dames Anglaises scompaiono. Il tempo si ferma. Rimaniamo solo noi, di passaggio. Marco Sappa camuffa un po’ di malinconia con il sorriso: non c’è uomo più completo di

Il tempo si ferma. Rimaniamo solo noi, di passaggio. Marco Sappa camuffa un po’ di malinconia con il sorriso: non c’è uomo più completo di colui che ha viaggiato, che ha cambiato venti volte la forma del suo pensiero e della sua vita.

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Matilda Söderlund πάντα ῥεῖ (Tutto Scorre) I T W BY M A R TA M A N ZO N I

È una sportiva poliedrica da quando ha iniziato a camminare: balletto, calcio, atletica leggera. Sale il suo primo tiro durante la festa di compleanno di un’amica di Stoccolma, dove vive. Qualcosa fa click nella sua testa. Si muove sulla parete leggera, senza pensare. L’impatto è pazzesco, il ricordo di quel momento ancora scolpito nella memoria.

Prima di allora Matilda Söderlund non sapeva nemmeno che esistesse qualcosa chiamato arrampicata. Il weekend seguente è in falesia con la sua amica. Tre settimane dopo partecipa alla sua prima gara. E la sua vita cambia, per sempre. Da quel momento prende parte a tutte le competizioni nazionali e poi alle gare internazionali giovanili e infine alla Coppa del Mondo e ai Mondiali. Solo molti anni dopo si avvicina alla scalata outdoor, che diventa subito la sua più grande passione e il suo nuovo obbiettivo.

tutti i giorni. Sono grata di aver avuto questa opportunità, e poter dedicare tanto tempo all'arrampicata. Scalare stupende vie in luoghi incredibili con i miei più grandi amici è una combinazione imbattibile. Oltre a essere un’atleta indoor, sei una delle poche climber al mondo che ha chiuso un 8B di blocco e salito un 9a in falesia. Ma tra l’arrampicata trad, una gara su plastica, un tiro in falesia e fare boulder cosa preferisci e perché? Per allenarmi per un progetto preferisco andare in palestra. Mi piace molto la formazione e trovo che sia il modo più efficace per essere preparata in maniera adeguata. Forse un altro motivo è che vivo a Stoccolma, dove l'arrampicata all'aperto non offre molte sfide interessanti. Quello che mi piace di più in assoluto però è l'arrampicata sportiva all'aperto, la sento vicina a me e so di avere ancora margini per migliorare,

Matilda, cosa significa per te l’arrampicata? Scorrere lungo una via senza pensare a nulla: è questa la sensazione che amo. L'arrampicata offre infiniti modi per mettersi costantemente alla prova, sia fisicamente che mentalmente, e questo mi ha davvero aiutata a crescere, come atleta e come persona, e mi ha dato molte lezioni applicabili alla vita di

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"L'arrampicata offre infiniti modi per mettersi costantemente alla prova, sia fisicamente che mentalmente, e questo mi ha davvero aiutata a crescere, come atleta e come persona, e mi ha dato molte lezioni applicabili alla vita di tutti i giorni." quindi per ora è questo il mio focus. Sto anche iniziando a imparare di più sull'arrampicata trad, per progetti e avventure future, e l’obbiettivo sul lungo periodo è padroneggiare l’arrampicata in ogni sua forma.

penso che l’economia si riprenderà ma che ci saranno molte turbolenze in futuro. Credo che dovremmo chiederci se "tornare alla normalità" con tanta attenzione alla crescita (eterna) dei mercati sia davvero una buona cosa per una prospettiva sostenibile.

Qual è la via che deve per forza esserci nel tuo curriculum? Sicuramente alcune delle vie classiche in Yosemite.

Quali sono i prodotti che preferisci di Haglöfs e perché? La giacca L.I.M Mimic Hood, perché mi tiene al caldo ed è così leggera da poterla portare ovunque.

Pareri sulle recenti Olimpiadi di Tokyo? Penso che tutti gli atleti che si sono qualificati sono stati incredibili, personalmente facevo il tifo per Janja Garnbret e Adam Ondra.

Chi sarebbe Matilda Söderlund se non fosse una top climber? Sono certa che lavorerei comunque nel mondo dell'arrampicata! Dopo essermi laureata all'università e aver fatto un paio di stage nel settore della finanza mi sono resa conto che quel tipo di vita non faceva per me. È abbastanza surreale e quasi un sogno poter avere l'arrampicata come "lavoro" e sono incredibilmente grata per questa opportunità. Se non avessi scalato a tempo pieno penso che forse avrei fondato il mio marchio o aperto una palestra di arrampicata, e chissà, magari in futuro succederà!

Sei laureata in economia, come valuti la situazione europea dopo la pandemia? Ci riprenderemo da questa crisi e come? Ho studiato Economia e Commercio alla Stockholm School of Economics, specializzandomi in Marketing. Tuttavia, dopo la laurea ho intrapreso un percorso professionale leggermente diverso, quindi non mi considero più un’esperta nel campo della macroeconomia. A mio modesto parere però

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Manuel Merillas Una vita tra le montagne T E X T DAV I D E F I O R AS O PHOTOS GIACOMO MENEGHELLO

Con i suoi 1.450 metri La Cueta è il paesino più alto della provincia di Leòn, in Spagna. Vi abitano appena sette persone, appollaiate in una manciata di abitazioni nel parco naturale di Babia y Luna. È qui che vive Manuel Merillas, classe 1991, uno dei più recenti acquisti del team trail running di SCARPA. Nel 2015 il suo anno d’oro, con un secondo posto ai Mondiali di Annecy ed un bronzo ai Campionati Europei di scialpinismo. Poi, nel 2016, un infortunio al tendine d’Achille che lo tiene fuori dai giochi per tre anni. Il lento ritorno alla competizione inizia siglando una serie di record salita e discesa su iconiche vette dei Pirenei e della Cordigliera Cantabrica: Pedraforca, Posets, Peña Santa ed il leggendario vulcano del Teide a Tenerife. Fino all’agosto del 2021, dove, nel giro di una settimana, riscrive la storia prima sul Monte Bianco, poi sul Monte Rosa. Partiamo dalle radici. Quando è iniziato il tuo rapporto con la montagna? Sono nato e cresciuto nel paese di Valseco, una piccola comunità rurale, dove aiutavo la mia famiglia con il bestiame. A 17 anni ero diventato sempre più veloce nel muovermi da un posto all'altro. Ho sempre amato stare a contatto con la natura più selvaggia, fin da quando ho memoria, la montagna è stata il luogo dove mi sono sentito più felice e dove ho sperimentato il più grande senso di libertà. Hai subito un brutto infortunio nel tuo momento migliore. Come ne sei uscito? All'inizio è stata dura, correndo provavo molto dolore e nessun medico sapeva dirmi la causa. Poi hanno scoperto il problema e la diagnosi è stata che non avrei più corso. Ma io non volevo arrendermi. Ho contattato uno specialista che fi-

nalmente mi ha dato speranza: c’era la possibilità che con un'operazione riuscissi a rimettermi e così è stato. Per tre anni non ho potuto gareggiare, ma ho praticato tanto ciclismo. Alla fine sono riuscito a riprendermi e a ricominciare a correre in montagna. Ed ora i fatti recenti, partendo dal Monte Bianco. Nuovo record di 6h35’32” sul percorso andata/ ritorno da Courmayeur alla vetta più alta delle Alpi. Il Monte Bianco in realtà era la mia seconda scelta, dopo il Cervino. Arrivati a Valtournenche, vedendo che le condizioni per provare il record non erano favorevoli, Marco De Gasperi mi ha incoraggiato a dirottare su Courmayeur per tentare il Monte Bianco. Essendo una delle montagne alpine che sognavo di fare, non ci ho pensato due volte e sono partito.

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Ci racconti come è andata? Nei primi giorni a Courmayeur le condizioni erano prettamente invernali, ma poi è iniziata una finestra di bel tempo. Il ghiacciaio in quel momento era perfetto, a 4300m il freddo era sopportabile e il vento reggeva bene. Molte persone erano già salite, quindi c'era una buona traccia da seguire. Dennis Trento ha affrontato la parte più difficile e mi ha assistito in cordata nel tratto più pericoloso, dai crepacci del Miage fino al Col des Aiguilles Grises. Durante la salita e la discesa doveva stare al mio ritmo in zone dove la probabilità di cadere o scivolare è molto alta. Il mio amico Omar mi aspettava al Rifugio Vallot, a 4400m, con dei vestiti più pesanti. Infine un altro amico, Arturo, dalla cima mi ha consegnato la piccozza che sarebbe servita per la discesa. Un totale di 51km e 3.800+, di cui 24 su strada asfaltata. A distanza di una settimana un’altra impresa. Sei riuscito ad abbassare di ben 30 minuti il record di Franco Collè sulla salita e discesa del Monte Rosa da Gressoney La Trinité. Le mie opzioni erano tre e volevo salire almeno due cime. Dato che le condizioni del Cervino erano ancora sfavorevoli, ho deciso di provare il Monte Rosa. Approfittando dell’acclimatamento, mi è sembrata una buona occasione per tentare un secondo record. Inoltre, Franco Collé è uno dei miei atleti preferiti ed è stato un onore tentare qualcosa già fatto da lui. Sei entrato nel team SCARPA con grandi ambizioni. Ed i recenti successi ti hanno dato ragione. Com’è il rapporto con il tuo brand manager, Marco De Gasperi, detentore del precedente primato sul Monte Bianco? Marco per me

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è un punto di riferimento. Non è solo un ottimo atleta, ma anche una splendida persona. Lo considero un amico. Mi ha incoraggiato e aiutato in tutti i modi a battere il suo record, e questo la dice lunga su di lui. Sul Monte Bianco non poteva essere presente, ma era con me sul Monte Rosa. Non ha esitato a prendere la macchina dopo il lavoro e farsi un viaggio di 5 ore per essere presente ed aiutarmi con tutto ciò di cui avrei avuto bisogno a 3500m. Ai tuoi piedi, in questa duplice impresa, un prototipo di calzatura da trail running, firmata SCARPA, che verrà lanciata per la stagione SS22. Ci puoi anticipare qualcosa? Posso anticipare che è una scarpa molto comoda, leggera con un grip che dà molta sicurezza. Con queste scarpe ho stabilito i record del Monte Bianco e del Monte Rosa. Corrono quasi da sole! Nel 2020 i tentativi di record sono stati molteplici. Quest'anno il ritorno alle gare ha invertito un po' il trend. La stagione si chiuderà con una sfida aperta che da anni attende un nuovo pretendente, il Cervino, da quel sensazionale 2h52' stampato da Kilian Jornet nel 2013. Questa volta purtroppo al Cervino ho dovuto rinunciare, non potevo aspettare ancora un miglioramento delle condizioni. Ma non mi arrendo di certo, ho ancora una sfida in sospeso, spero già per l'anno prossimo. Kilian Jornet ha portato a termine un’impresa tanto perfetta quanto difficile, ma non impossibile. Ora mi concentrerò sul resto dell'anno, dove mi piacerebbe partecipare a qualche gara. Non ho ancora deciso esattamente quali, ma la maggior parte saranno a livello nazionale.


No place too far, Nimsdai in Cortina ITW & PHOTOS DENIS PICCOLO

Alle ore 16,57 del 16 gennaio 2021 un gruppo di 10 alpinisti nepalesi si abbraccia in cima al K2, siglando l’ultimo capitolo di una storia lunga 41 anni, quella dell’himalaysmo invernale. Nessuno di loro arriva solo in vetta ma si attendono l’un l’altro qualche metro sotto la cima in modo da proseguire tutti insieme verso il punto più alto. Gli ultimi passi li compiono cantando l’inno nazionale nepalese. A guidare la spedizione che entrerà nella storia è Nirmal Purja, detto Nimsdai. Qui in redazione lo conosciamo bene, è anche finito in copertina qualche mese fa. Nato nella regione del Myagdi del Nepal, entra da giovanissimo a far parte della Brigata Gurkha, un reparto d'élite della fanteria britannica. È solo intorno ai 30 anni che inizia ad avvicinarsi al mondo della montagna quando, durante un periodo di licenza, si cimenta in un trekking al campo base dell’Everest e da quel momento in poi decide di concentrarsi a tempo pieno sull'alpinismo d'alta quota. Nel 2018 prende vita il progetto "Project Possible 14/7" che lo porterà a scalare tutti i 14 Ottomila del mondo in 6 mesi e 6 giorni. Al suo fianco sul K2 c’era SCARPA che l’ha accompagnato su uno dei tetti del

mondo con lo scarpone Phantom 8000 HD. Il boot, performante, leggero e confortevole, è stato infatti studiato appositamente per l’alta quota. Il claim di SCARPA “No place too far” esprime perfettamente lo spirito del brand che coincide anche con quello di Nirmal e con la sua voglia di compiere un’impresa mai realizzata prima. Proprio per celebrare questo grande successo, SCARPA ha organizzato una due giorni a Cortina. Fra una gita al Lagazuoi e diversi canederli, abbiamo avuto modo di rivolgere a Nims qualche domanda. Come c’era da aspettarsi, le risposte non sono state scontate.

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ROBERTO DE PELLEGRIN

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conta ben di più rispetto al corpo. Per fare un esempio, da piccolo soffrivo di asma ma ho sempre mantenuto un atteggiamento mentale positivo e questo mi ha cambiato la tua vita e mi ha permesso di entrare a far parte delle forze speciali e di arrivare fin qui.

È la tua prima volta a Cortina, come ti sembra? Ti piace? Adoro Cortina, se qualcuno vuole offrirmi un lavoro qui sono disponibile! Partiamo dalla tua ultima grande impresa, il K2 invernale. Che differenza c’è tra scalarlo in inverno rispetto che in estate? È proprio una sfida completamente diversa. Le temperature sono molto più basse, fino a -65 °C, il che rende scalare su ghiaccio molto più difficile perché ti fa bruciare tante energie. Inoltre c’è meno luce. Tutti questi fattori messi insieme rendono l’impresa decisamente più complicata. Qual è la motivazione profonda che ti ha spinto a portare avanti imprese del genere? Io credo fermamente che avere un sogno così grande sia già una spinta enorme. Io avevo due motivazioni per scalare il K2 in inverno. La prima era voler far vedere al mondo cosa una squadra può ottenere quando si ha una un obiettivo condiviso. La seconda era far diventare il Nepal protagonista della storia della montagna. In Nepal infatti abbiamo varie montagne che superano gli 8 mila metri ma nessuna ascesa era mai stata fatta da scalatori nepalesi. Noi abbiamo voluto dimostrare che invece era possibile. Proviamo a ripercorrere la tua storia. Sei nato in Nepal, ma quando

ti sei avvicinato all’alpinismo? Ho iniziato a praticare alpinismo quando avevo circa 30 anni il che dimostra come l’eta non dovrebbe essere usata come scusa per non fare qualcosa. Prima di allora non ero mai stato su una montagna, non avevo mai neanche scalato in una palestra di arrampicata. Nel 2017 prestavo servizio nella Brigata Ghurkha, un reparto della British Army. In tanti dicevano che i Ghurkha non erano capaci di scalare una montagna del loro stesso territorio e questa sfida mi ha motivato fino a diventare il capo guida di una squadra composta da Ghurkha e Sherpa con l’obiettivo di scalare l’Everest. Nonostante le condizioni non fossero ottimali ce l’abbiamo fatta e poi abbiamo festeggiato per sei giorni! Dopo sono arrivati anche Lhotse e Makalu. Dopo il Makalu sarei dovuto tornare al lavoro ma l’elicottero che doveva venirmi a prendere non è mai arrivato e quindi ho deciso di scendere di corsa, una volta arrivato ero ancora fresco. Lì ho capito che avrei potuto fare qualcosa di ancora più grande. Come si mantiene un gruppo coeso e uno spirito sempre alto? È molto semplice, devi sempre mettere la tua squadra in prima posizione, addirittura prima di te stesso. Inoltre penso che sia fondamentale avere un atteggiamento mentale positivo. In tutti i progetti più difficili la testa

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Come si trasformano i pensieri negativi in positivi? Come si trova questa forza interiore? Nella vita ci sono sempre due strade possibili da percorrere, quella positiva e quella negativa. Quando stavo tentando il record dell’ora su Everest, Lhotse e Makalu, al campo 4 il mio ossigeno è stato rubato. Avrei potuto arrabbiarmi per questa ingiustizia oppure pensare che il mio ossigeno avrebbe salvato la vita di qualcuno. Appena ho formulato questo pensiero tutto è cambiato e il mio ritrovato atteggiamento mentale mi ha dato ancora più energie. Non hai mai paura in montagna? Da me c’è un detto molto popolare: se non hai paura di morire o se un Ghurkha o sei un bugiardo. Siamo tutti esseri umani ed è normale provare paura ma, per quanto mi riguarda, non voglio che le paure mi controllino, sono io a doverle controllare. Una volta in grado di fare ciò si riescono a portare a termine i propri obiettivi. Prima di lasciare il palco del suo talk, Nimsdai ci ha lanciato una vera e propria bomba, che non possiamo anticiparvi. Ma tenetevi pronti per questo novembre.

La motivazione era far diventare il Nepal protagonista della storia della montagna. In Nepal infatti abbiamo varie montagne che superano gli 8 mila metri ma nessuna ascesa era mai stata fatta da scalatori nepalesi. Noi abbiamo voluto dimostrare che era possibile.


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From water to sky BY FILIPPO CAON

PHOTOS ELISA BESSEGA

Ha il difetto di essere a quattro ore da casa: tra Trento e Lecco ci passano due autostrade, svariate tangenziali, statali, provinciali, strade secondarie, e numerose creme al caffè in un Autogrill sottomarca al chilometro x dell’autostrada xx della provincia xxx. È il mood del venerdì sera sulla A4: giocare alla California con gli Allah-Las nello stereo e la Grande Fuga da Milano nella corsia opposta. E ancora i campi tinti d’arancione, i capannoni, i camion. Poi i capannoni si diradano e il sole inizia a tingere l’acqua. Poco prima di Lecco si svolta a destra e si prende quota. Un tornante, una villetta liberty, un’inferriata battuta coperta dall’edera. Oltre il parabrezza, la Grignetta, grigia per la distanza, si butta nel lago. Il parcheggio della funivia dei Piani d’Erna è semideserto. Sul lato opposto c’è una struttura sul bordeaux, per metà arditamente geometrista (ma non abbastanza), col tetto spiovente fino a terra e una fila di oblò tipicamente alpini, e per l’altra metà mestamente anni Ottanta. Da lì, di fianco ad un baretto decadente e vacanziero, parte una funivia che non si capisce bene dove porti. Al bar si può scegliere tra una birra artigianale in bottiglia e una più prosaica Forst, forse qui esotica, servita in un doppio bicchiere di plastica grondante di condensa. Alla destra del locale un drive in deserto. E davanti ancora un tramonto infinito e trascinato che ci portiamo dietro da Brescia. All’imbrunire il parcheggio diven-

ta una piazza e inizia a riempirsi di ragazzi del liceo in vacanza. Io che in vacanza non ci sono invece mi ci sento. La notte tiepida, il portellone del furgone aperto e il vento, e dall’altro lato del parcheggio le chiacchiere e la sangria. La Grigna è uno di quei posti che se vivi a Trento non vedi quasi mai. Tutte le buone ragioni per andarci (il lago, la falesia, le vie lunghe, il calcare e i sentieri) si trovano tranquillamente anche a qualche decina di chilometri da Piazza Fiera. Sono più o meno gli stessi cinque o sei elementi (anche il clima è simile), ma sono disposti in modo diverso e finiscono per apparire completamente diversi. Così, avendo quello che ti serve dietro casa, finisci per non spostarti più, e non vedere più

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niente di nuovo. Poi capita sempre qualcosa per cui torni spaventosamente spesso in un posto che fino a un mese prima non conoscevi affatto. Con Lecco è andata più o meno così. È difficile dire se sia una città di montagna. È difficile anche dire se sia una città di lago. Schiacciata dalla pianura a sud, dall’acqua a ovest, e dalle montagne un po’ da tutti i lati. Il lago tutto sommato è piccolo, o quanto meno non è grande come sembra su una carta geografica. In realtà da qui sembra tutto abbastanza piccolo: sembra piccola Milano, coi grattacieli che da lontano bucano la foschia, e sul fondo l’Appennino, che la prospettiva trasforma nel Monte Rosa, enorme e spaventosamente vicino, e lì a fianco, quasi appena dall’altra parte del lago, la Svizzera. Queste prospettive ci fanno capire quanto piccola sia questa penisoletta, e quello che si porta dietro. Basta alzarsi di un chilometro e si vede il mondo, da Cuneo a Venezia. La prima consegna pettorali dopo un anno e mezzo sembra piuttosto naturale: siamo nel cortile di una scuola o in un posto simile. L’atmosfera è tranquilla e le facce dei


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volontari sono animate dalla febbre della prima edizione. Sotto il gonfiabile incrocio Rino, forte atleta di Varese, scambiamo due parole e poi io vado a scaldarmi. Mi guardo attorno provando a capire tra le gambe depilate e i colori sgargianti quanti abbiano realmente con sé i ramponcini, aggiunti solo qualche giorno prima al materiale obbligatorio. La cosa bella delle gare che non hanno materiale obbligatorio è che non hanno materiale obbligatorio, mi pare lineare. Per cui potenzialmente puoi correre come in allenamento, con la borraccia in mano e senza troppe fisime. Ma per qualcuno i ramponcini non sembrano un problema, ma solo una delle tante cose necessarie in una lunga giornata in montagna. Non demordo e provo ad ogni costo a salvare una libertà a cui non voglio rinunciare: se fai ultrarunning in Italia ti capita raramente di correre senza zavorra e brutture simili. Poi c’è chi le brutture sembra cercarle appositamente, con maglie allucinanti e scarpe improbabili: ma l’ultrarunning non è uno sport di apparenza, è uno sport di sostanza, e se bisogna cercare l’estetica tanto vale cercarla nel gesto della corsa. Così infilo i ramponcini nel marsupietto elastico e mi metto a saltellare per il cortile per vedere se ballonzolano. Ballonzolano. Ma è presto per lamentarsene.

storo è una tavola con una fila di bottigliette d’acqua sopra, dall’altro l’altro della strada una fontanella. Sono questo genere di scelte che ti faranno andare all’inferno o in paradiso. Le fontanelle danno una gioia che difficilmente una bottiglietta d’acqua sa replicare.

Il sentiero sul lungolago passa sotto a dei pali a forma di y capovolta che sorreggono una rete anti-frana: il passaggio del gruppo è accompagnato dal tintinnio dei crani che ci sbattono contro, prime di una lunga serie di vittime. Il primo ri-

Le premiazioni sono allestite in un angolo, ma sembra non importare a nessuno: la gente è presa dagli arrivi improbabili, dalla polenta, dagli yogurt, da chi arriva con la stessa incredulità che si ha dopo aver corso 100 chilometri. È una garetta di 35 chilometri, ma per qualche ragione non sembra. C’è una bella atmosfera.

L’Albertino mi sta una decina di metri avanti e prova a farmi saltare: ogni volta che si gira gli sorrido con la bocca chiusa e gli dico qualche frase tranquillamente. Corre tutta la gara di petto eppure non salta mai. Qui la gente è carica davvero: ai ristori c’è frenesia, in giro hanno tutti il sorriso, e le lunghe discese, e il pendio del Grignone, sono punteggiati dai puntini arancioni delle maglie dei volontari. Ce n’è uno a ogni bivio, e talvolta anche dove non c’è nessun bivio. Scendendo dalla Grignetta si vede la Val Sassina, di cui si intuisce la fine, appena oltre i pendii del Grignone: in realtà la valle continua ancora, si chiude, svolta. Più in alto, sul fondo, oltre le montagne, c’è Premana. Un paese abbastanza sfigatello, di media montagna, imbucato in una valle stretta. Per non pensare al mal di stomaco mi metto a contare le ragioni per cui conosco Premana. Ne trovo ben quattro: ci è nata Camp (l’azienda di materiale da arrampicata), ci fabbricano

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tantissimi coltelli e forchette d’Europa, ci organizzano una storica gara di corsa in montagna, il Giir di Mont, e ci cantano il Tìir, un canto popolare urlato a cui partecipa tutto il paese e che dura per ore, dal pomeriggio alla mattina dopo. La questione mi tiene impegnato ben tre minuti, poi ritorno a pensare alla gara. Infilo la borraccia a mano nell’elastico dei pantaloncini e inizio a salire verso il Brioschi e mi passa il mal di stomaco. Al traguardo non c’è nulla: non ci sono bar, non ci sono docce o palestre in cui scappare, e tutti sono costretti a rimanere lì ad aspettare gli arrivi degli altri. Non capita quasi mai in Italia, ma è una bella cosa. Le premiazioni sono allestite in un angolo, ma sembra non importare a nessuno: la gente è presa dagli arrivi improbabili, dalla polenta, dagli yogurt, da chi arriva con la stessa incredulità che si ha dopo aver corso 100 chilometri. È una garetta di 35 chilometri, ma per qualche ragione non sembra. C’è una bella atmosfera. Noi ce ne stiamo scalzi e seduti su una panchina a guardarci gli arrivi e a bere qualche birra: intanto il cronometro va avanti e le persone continuano ad arrivare. E intanto inizia un altro tramonto, e un altro lago, e di nuovo gli Allah-Las nello stereo, e il grano arancione, e i capannoni.


La scoperta di una Terra di Mezzo T E X T VA L E R I A M A R G H E R I TA M O S CA PHOTOS ISACCO EMILIANI

Soffiava un vento fortissimo la prima volta che sono stata sul Mincio e il cielo blu rifletteva le forma delle nuvole sull’acqua fredda come in uno specchio vivo e mobile. Una specie di allucinazione di bellezza ipnotica. Poi all’improvviso, cessato il vento, una fitta nebbia, chiamata dai locali “fumana”, è calata a filo d’acqua, illuminata solo dietro dal sole del giovane e veloce tramonto autunnale. Come una coltre che lasciava solo intravedere il territorio dietro, per me ancora poco inesplorato e difficile da immaginare. Una visione che mi ha catapultato in uno stato di eccitazione e impazienza e che mi ha accompagnato fino al buio della sera. Una notte a pensare e a sentire quella strana sensazione che solo i fiumi riescono a trasmettermi. Intuire lo scorrere dell’acqua che lascia alle rive quell’identità da luogo di passaggio, immobile mentre tutto scorre, mi fa sprofondare in una specie di malinconia curiosa, come un’avventura a tratti preoccupante. Oggi, dopo svariate visite ed esplorazioni approfondite, se dovessi definire con un solo termine questo fiume, direi “sinuoso”. Le sue acque scorrono quiete per 73 chilometri di meandri ricchi di anse che evolvendo, per effetto dell’erosione della corrente, diventano sempre più ampie interrandosi e generando un braccio morto del fiume che da vita alle paludi, ambienti che caratterizzano il territorio del Mincio. Uno spazio transitorio tra due realtà molto diverse, culturalmente, biologicamente e geograficamente parlando: il Lago di Garda e le sue colline moreniche, di cui il fiume è emissario, e il fiume Po, dove termina la sua corsa. Un’area di mezzo detta “Terre del Mincio” con un fare che riporta l’eco di riferimenti mitologici

perfetti se abbinati al senso di mistero che il fiume genera negli animi più sensibili. Camminare lungo le sue rive, seguendo i numerosi tragitti, e osservare le sue acque lente significa attraversare territori diversi, arricchiti da significative testimonianze storiche e naturalistiche, e perdersi in un intricato labirinto acquatico, incantati dalla magia delle scoperte naturalistiche. Il Parco ospita infatti più di trecento specie di uccelli stanziali, nidificanti, migratori o di passo, e un’affascinante vegetazione acquatica suddivisa tra diversi habitat come paludi, zone umide, boschi planiziali e igrofili che generano di conseguenza una biodiversità ricchissima. Uno dei percorsi che consiglierei per approcciare il territorio nella sua completezza, prima di lanciarsi in esplorazioni più dettagliate, è sicuramente la ciclabile che ha inizio a Peschiera e termina a Mantova e che fa parte dell'itinerario numero 7 dei percorsi in bici Eurovelo. Quello che da Capo Nord, dopo oltre 7000km, arriva sull'isola di Malta collegando l'estremo nord europeo al lembo più meridionale del nostro continente. Il punto di partenza è segnato nella località di Porto Vecchio e il percorso, affascinante, pianeggiante e immerso nel verde, conduce alla scoperta di scorci di natura sconosciuta, passando attraverso il paesino medievale di Borghetto con i suoi vicoli, il castello, i mulini e il ponte visconteo. Quasi d’obbligo, se vi trovate nei paraggi all’ora di pranzo, concedersi una breve pausa per assaporare la specialità locale in uno dei famosi locali gastronomici: i tortellini di Valeggio al burro fuso e salvia. Camminando (o pedalando) noterete che l'attuale aspetto del Mincio è fortemente influenzato dalle opere antropiche che si sono susseguite nel corso dei secoli per dominare il corso delle acque. In alcuni tratti, però, conserva ancora importanti elementi di naturalità e il suo tipico e affascinante andamento a meandri.

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Proseguendo verrete sempre più rapiti dall’atmosfera affascinante di questi luoghi e noterete che, nei tratti che si spingono più verso le rive e gli habitat paludosi, non sarà difficile scorgere bellissimi uccelli acquatici come folaghe, germani reali e gallinelle d'acqua. Anche la vegetazione vi rapirà in un’istante così fitta e cosi varia. Se dovessi scegliere un solo ingrediente selvatico fra quelli presenti in un habitat di questo tipo non avrei dubbi. Mi concentrerei su una pianta acquatica alloctona e fortemente invasiva così da cooperare con l’ambiente attraverso la sua raccolta e contrastare, almeno in parte, il cambiamento generato dal cieco agire umano che nei secoli è intervenuto in queste acque in maniera ancora più invasiva rispetto a quella di molte piante aliene. Nell’area del Mincio una delle più presenti è il loto, il cui il nome scientifico è Nelumba Nucifera, pianta appartenente alla famiglia delle Nelumbonaceae. Originaria di India, Cina, sud est asiatico e Giappone, vive lungo fiumi, estuari e paludi ed in quei paesi è considerata una pianta sacra del Buddista e dell'Induismo, venerata da migliaia di anni e utilizzata nella medicina tradizionale e come fonte alimentare. È stata introdotta in Italia a scopo ornamentale, largamente utilizzata per la sua stupefacente bellezza. Il suo apparato radicale, costituito da rizomi, le permette di diffondersi molto rapidamente ed espandersi sul fondo dei bacini ad una velocità impressionante, rendendone facile la coltivazione. Per questo motivo, poco meno di cent’anni fa, alcuni missionari di rientro dalla Cina proposero di iniziare una coltivazione di loto proprio sui laghi di Mantova, consapevoli del successo della pianta sul mercato agricolo. Proposta che venne concretizzata negli anni ’20 sotto la supervisione di una giovane naturalista, Maria Pellegrini, che però, dopo l’intervento di immissione della specie, si trasferì. L’esperimento venne quindi dimenticato, lasciando lo sviluppo del loto a sé stesso e alla sua velocità di propagazione, senza che la pianta fosse mai utilizzata o presa in considerazione in modo sensato. Oggi il loto nell’area è considerata una specie dannosa che forma popolamenti monospecifici

che sottraggono spazio alla vegetazione autoctona. Questi effetti non colpiscono solo le altre piante, ma anche la fauna: è stato dimostrato che dove prolifera il fior di loto, diminuisce sia il numero di esemplari che il numero di specie di macroinvertabrati, diverse specie di insetti che fanno parte del ciclo vitale legato agli ambienti acquatici. Per questo motivo la specie è inserita nella “lista nera delle specie alloctone vegetali oggetto di monitoraggio, contenimento o eradicazione”. È importante contrastare la crescita e lo sviluppo di questo genere di piante nell’area, dove sono invasive e dannose, intervenendo preventivamene nelle zone a rischio per evitare che vengano piantate. Dove sono già presenti, è necessario eradicarle e, se edibili, consumarle come alimenti. Questo schema di azione è alla base del foraging conservativo, che si concentra prevalentemente sulla raccolta di piante invasive e dannose per l’ambiente instaurando con esso, di conseguenza, un rapporto davvero cooperativo e di tutela. Tornando al loto, dopo la raccolta, possiamo considerare quasi tutte le parti della pianta come commestibili: i fiori, i semi, i rizomi e le foglie giovani possono essere utilizzati e consumati. È ottimo e molto nutriente. La radice in particolare contiene minerali, tra cui soprattutto rame, ferro, zinco, magnesio e manganese, e vitamine, tra cui spicca soprattutto la vitamina C e le vitamine del gruppo B. Si può bollire, saltare in padella ed è ottima tagliata a fettine sottili e fritta. I petali possono essere consumati crudi e cotti mentre i semi, tostati, possono essere utilizzati come surrogato del caffè o farina di sussistenza.

Credo che il foraging conservativo, che ci obbliga a conoscere gli ecosistemi e l’ecologia e a entrare in sinergia con essi, sia un buon veicolo per avvicinarci agli ecosistemi con una coscienza diversa, facendoci diventare parte di essi e vedere ancora la necessità che abbiamo di vivere questi luoghi e il bisogno che questi luoghi hanno di noi.

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Wild E-Side Avventura sull’Alta Via del Sale con Bosch FOTO CAMILLA PIZZINI TESTO GIULIO NESPOLO

L’e-bike è inclusione. La bicicletta a pedalata assistita, autentico fenomeno dei pedali che negli anni recenti ha scalato vette di consenso, facendo presa in un pubblico ampio e multicolore, ha nelle e-mountain bike dotate di un motore e una batteria elettrica la propria frizzante “frontiera”. Un mondo in costante divenire con tanti pregi.

Il primo? Limare le distanze tra gli amici, quelle differenze di preparazione fisica e tecnica all’interno di un gruppo (quante volte avremmo desiderato raggiungere una cima d’alta quota con un compagno d’avventure, troppo allenato per i nostri ritmi?) che spesso, in passato, erano un vero ostacolo. Non oggi, perché le biciclette elettriche hanno il pregio, unico, di assistere la pedalata e, al contempo, di stimolare i desideri, rendendo possibile trasformare un sogno in realtà. Una dimostrazione tangibile nel corso dell’evento Wild E-Side supportato da Bosch eBike Systems, format organizzato da Koba, scegliendo uno dei tracciati cicloturistici più noti, ambiti e apprezzati d’Italia. Quale? L’Alta Via del Sale, già mulattiera che in pieno Medioevo rappresentava l’“autostrada” dei commerci tra montagne piemontesi e mar Ligure, quindi trasformata in via militare negli anni Venti del Novecento. Un’opera

dell’ingegno e della fatica di uomini che hanno scavato un’ampia via carrozzabile nella roccia carsica delle Alpi Liguri, oggi fruibile dagli appassionati di trekking, cicloturismo, ma anche mezzi motorizzati adatti al fuoristrada, su prenotazione, in alcune giornate della settimana. Gli ingredienti per vivere un’esperienza elettrizzante vi erano tutti. La natura con l’iniziale maiuscola, grazie a un percorso suggestivo che unisce Limone Piemonte, nel Cuneese, al Rifugio La Terza, nel territorio della ligure Monesi di Triora, interamente in quota tra 1800 e 2200 metri per una lunghezza complessiva fino a circa 90km in due giorni con un dislivello fino a 3600m. E poi un gruppo di appassionati di pedali, saliti in sella a mountain bike assistite bi-ammortizzate dotati dei più recenti kit elettrici che dispongono di motori con potenza di 250 Watt, coppia generosa in grado di moltiplicare fino a quattro

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volte l’energia sprigionata dai muscoli dei biker, e batterie in grado di assicurare molte decine di chilometri d’autonomia e di conseguenza la certezza di arrivare al termine del tragitto (pedalato in una sola giornata). Senza tralasciare la voglia di condividere un’esperienza in prima persona densa di scoperte e sorprese, sentimenti che non mancano mai quando un gruppo di biker si dà appuntamento per fuggire dalla routine quotidiana, scegliendo d’immergersi nella natura. Una tavolozza di colori che Wild E-Side ha saputo mescolare al meglio. E proprio il concetto d’inclusione ha giocato un ruolo-chiave. A partire dalla (saggia) scelta di fissare un medesimo punto di partenza, la località Limone 1400 dove parte la sciovia che permette di trasportare le e-bike ai 1972 metri della località Le Marmotte, e ovviamente d’arrivo, il Rifugio La Terza, che spicca maestoso a 2060 metri: da qui la vista spazia sull’inte-


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Un percorso, quello che segue la strada bianca dell’Alta Via del Sale, che si apprezza nell’arco di una giornata, incluse alcune pause nei luoghi più suggestivi, come il Colle della Perla, che s’intercetta nella prima parte del tour, quando si pedala facendo lo zig-zag tra Italia e Francia.

ro arco montano del basso Piemonte, da un lato, e sul Mar Ligure, dall’altro, che si scorge nitidamente sorseggiando una tazza di caffè dal crinale che sovrasta il rifugio. Nel mezzo, però, due opzioni per assecondare due fasce di biker: l’Alta Via del Sale propriamente detta, che si gusta a un passo turistico e non è mai troppo complicata né pericolosa, e la variante “alta”, che unisce partenza e arrivo transitando per sentieri e single track tosti, tra crinali e versanti scoscesi, dove le e-mtb da enduro sono un elemento imprescindibile. È quest’ultimo il percorso che durante Wild E-Side è stato guidato da un "certo" Marco Aurelio Fontana, già biker di professione che regalò all’Italia uno straordinario bronzo olimpico nel cross country a Londra 2012, oggi convinto sostenitore delle potenzialità rese possibili dalle biciclette elettriche sempre con un occhio al cosiddetto “fun”. Il filo rosso dell’evento? I sorrisi, vera costante quando i biker sono transitati al Colle della Boaria, “cartolina” dell’Alta Via del Sale, un tornante scavato nella roccia carsica dove tutti sono scesi di sella per girare video suggestivi pronti alla condivisione sui social network, e quando i due gruppi si sono ritrovati al rifugio Don Barbera, appuntamento di metà giornata, per gustare uno spuntino a base di salsicce e polenta cucinati a

un “passo” dal cielo. Accompagnati dalle guide cicloturistiche locali, tutti gli sportivi in e-bike hanno quindi messo le ruote artigliate sui suggestivi sentieri del Bosco delle Navette (un “Canada” italiano tanto il verde delle piante è elemento dominante…) fino alla statua del Redentore che domina il Monte Saccarello a due passi dalla meta. Un percorso, quello che segue la strada bianca dell’Alta Via del Sale, che si apprezza nell’arco di una giornata, incluse alcune pause nei luoghi più suggestivi, come il Colle della Perla, che s’intercetta nella prima parte del tour, quando si pedala facendo lo zigzag tra Italia e Francia. Per chi è ben allenato è sufficiente impostare il livello d’assistenza minimo per faticare, e molto in alcuni tratti di ripida salita, per trovare il giusto equilibrio tra sport e turismo; chi desidera ridurre l’impegno, al contrario, può sfruttare appieno la coppia generosa delle più recenti e-mtb (che tocca gli 85 Nm). In ogni caso, i fondi compatti, privi di eccessivi ostacoli naturali - rocce e radici - permettono di divertirsi senza mai scendere dalla sella. Per tutti nell’evento, tra i partner anche Jaguar Land Rover, Triumph Motorcycles, Beta Professional Hand Tools, la serenità di giungere a destinazione. I motivi? Le autonomie importanti ormai raggiunte dalle bat-

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terie Bosch montate su tutte le e-bike partecipanti, e il servizio d’assistenza garantito per eventuali ricariche volanti, interventi tecnici o semplici esigenze di supporto. In una parola: tranquillità, che è il segreto per vivere al meglio una giornata d’avventura sportiva. All’arrivo la sintesi della due giorni, con il La Terza che si anima del vociare dei primi biker giunti alla meta: e-bike parcheggiate per la ricarica, un rapido pit-stop nelle tende messe a disposizione dall’organizzazione, un brindisi in attesa che anche l’ultimo iscritto tagliasse l’ideale traguardo. Dunque, via alla festa. Cin-cin e rumore di calici che s’incrociano mentre i decibel salgono grazie a un concerto di rockabilly e southern rock messo in scena al tramonto. Il giorno lascia spazio alla notte, l’adrenalina di una giornata in sella si stempera nella gioia di condividere impressioni, attimi vissuti, e qualche fortunato prende posto per la notte nelle speciali tende allestite sul tetto dei nuovissimi Land Rover Defender, da sempre sinonimo di viaggio e avventura on-the-road, co-protagonisti di un evento “selvaggio” che ha lasciato il segno. Il rientro? L’indomani, sulla medesima via dell’andata, terminando con una piacevole deviazione al Colle di Tenda, dove le fortificazioni militari sono un retaggio di un passato ormai lontano.


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La vida es movimiento BY LUCA ALBRISI

Questo racconto inizia molto tempo fa, una manciata di anni di sicuro. Apparentemente sembra centrare poco con la mia recente avventura ma a volte dobbiamo avere la consapevolezza e la fiducia di poter leggere la storia per intero solo dopo un po’ di tempo dal suo inizio.

Guardiamo l’acqua calma intorno a noi, nessuna onda surfabile in arrivo. Silenzio. A un tratto il tipo, rimanendo in ginocchio sulla tavola, distende la schiena lasciando cadere una lunga treccia di capelli grigi oltre le spalle e scruta l’orizzonte. Si gira nuovamente verso di noi, ci sorride affermando con convinzione: “la vida es movimiento” e senza attendere risposta inizia a pagaiare verso il largo. Io e il mio socio ci guardiamo un po’ spiazzati non capendo del tutto cosa ci volesse dire, facciamo per commentare la scena ma rimaniamo a bocca aperta accorgendoci che, nel frattempo, il tipo sta pagaiando per prendere l’onda più bella che si fosse vista da quando eravamo entrati in acqua. Con che stile poi, non stiamo nemmeno a parlarne.

Anni fa ero in vacanza a Fuerteventura e mi trovavo in acqua con un mio amico aspettando qualche piccola onda all’ora del tramonto. Adoro le “sunset sessions” perché mi infondono tranquillità e profonda intimità con quel preciso momento. Pur non essendo un gran surfista in quegli istanti riesco a sentirmi al posto giusto e ho la sensazione di surfare la luce (cit.) come quando mi trovo in luoghi a me più consueti. Insomma, ce ne stavamo lì tranquilli ad aspettare qualche piccola onda, seduti in modo non troppo elegante sulle nostre tavole. Ad un tratto vediamo comparire vicino a noi un surfista, non più giovanissimo, che pagaiava su un longboard. Il tipo si ferma accanto a noi, si inginocchia sulla tavola, si gira e con un gran sorriso ci saluta: “hola”. “Hola” rispondiamo un po’ basiti visto che pur essendo gli unici due in mare non ci siamo minimamente accorti del suo arrivo.

Da quel giorno “il Guru”, così l’ho ribattezzato, è rimasto nella mia mente come immagine di saggezza, stile e attitude a cui aspirare umilmente. E non solo in ambito surfistico. “La vida es movimiento”. Non so perché ma è ormai da qualche ora che mi ripeto questa frase in testa come una cantilena. Anzi, a pensarci bene lo so il perché. Perché dopo mesi di staticità siamo riusciti a ripartire, a viaggiare, a cambiare panorami. A riscoprire noi stessi. E adesso mi trovo un po’ a sorpresa qui, su questo sentiero che attraversa tutta l’Isola d’Elba, rendendomi

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conto di quanto questo “movimiento” mi sia mancato e di come una parte del mio essere fosse stata sradicata, piombando in una routine tossica in cui ci siamo ritrovati tutti. Ma ora, finalmente, mi riscopro in questi passi.

Si muovono incessantemente i miei piedi su un sentiero che si muove a sua volta mutando forma e colore passando dal verde dell’erba incolta, al giallo della sabbia, fino al luccicare dei cristalli granitici. Si allarga e si stringe alternando strade forestali a sentieri apparentemente mai percorsi, gradini infiniti ad alvei scavati in un morbido terreno da una pioggia violenta risalente a chissà quanto tempo fa. Si muovono gli animali che popolano queste terre e di cui sento solo lo strisciare, il grugnire, il belare. Senza mai vederli veramente. Piccoli sentieri di formiche in costante movimento solcano il sentiero di un uomo che ha appena realizzato quanto di questo mondo, in realtà, non si sia mai fermato. Mi muovo, mi giro, salgo, scendo. Continuamente. Costantemente. Mi sento accompagnato da tutto questo movimento di cui mi rendo conto sto, pian piano, acquisendo il ritmo. Ero convinto mi sarei sentito solo durante questo viaggio, eppure in tutte queste ore che mi hanno portato dalla costa est a quella ovest, non mi sono sentito solo nemmeno per un momento. La dimensione dei miei pensieri è diventata sempre più tangibile, mentre la mia fisicità sembra sbiadire come un’immagine al di là di un vetro appannato dalla troppa umidità. Ed è proprio in questa dimensione di alternativa lucidità che mi ripeto ancora una volta “la vida es movimiento”.

Avremmo dovuto camminare tutti insieme su questo sentiero, Ale, Kaya, Maka e io, come facciamo quasi ogni estate, partendo alla scoperta di trail che ci impegnino per più giorni possibilmente in zone remote o poco battute. Purtroppo però quando siamo sbarcati con in nostro furgone sull’isola, il rapido rialzo delle temperature ci ha fatto desistere per paura che i nostri cani soffrissero troppo il caldo durane le lunghe giornate di cammino. E quindi ecco il piano B: provare a percorrere il sentiero in solitaria e tutto d’un fiato, nonostante io patisca il caldo anche più dei miei cani. Al di là dei chilometri e del dislivello, qui è questa la mia vera dimensione di scoperta, una dimensione fatta di temperature a cui non sono minimamente abituato, di sole che batte quasi costantemente in testa, di annebbiamento da afa, di sudore che mi cola negli occhi facendosi beffa delle mie sopracciglia. Ed è proprio in questa dimensione che continuo a ripetermi che “la vida es movimiento”. Penso alle onde di quel giorno e vedo il mare quasi costantemente intorno a me pur sapendo con certezza che non lo avvicinerò mai, se non alla fine di questo viaggio. Vedo muoversi il sole che si sposta da un lato all’altro del sentiero con lentezza sadica, facendomi sperare in qualche remoto angolo d’ombra. Si muove il paesaggio, fatto di fitta vegetazione alla partenza (quando purtroppo è ancora troppo presto per godere della sua ombra) che mi consegna frequentissime ragnatele in faccia, fatto di lunghissimi crinali la cui esposizione al sole è resa sopportabile solo dalla bellezza della linea che li percorre, e poi di boscaglia rada, di cespugli, di terra, di un’inaspettata foresta umida e floreale e, infine, di roccia tagliente illuminata dal tramonto.

Il mare e la terra a volte si mischiano creando storie di movimento, dando senso a quello che da anni portiamo con noi senza comprenderne fino in fondo il perché, o il cui senso non siamo ancora pronti ad accettare.

La vita è fatta di movimento così come noi siamo fatti per essere nomadi in un mondo fisico così come in quello del pensiero. “La vida es movimiento” mi ripeto. E io, per quanto possibile, ho intenzione di non fermarmi mai più.

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Michael Piccolruaz I T W BY M A R TA M A N ZO N I PHOTOS THOMAS MONSORNO

È appena rientrato da Tokyo dove, per la prima volta nella storia, l’arrampicata ha debuttato come disciplina olimpica. Michael Piccolruaz nasce a Bolzano nel 1995 e cresce in Val Gardena. A tre anni muove i primi passi in parete insieme al padre, Guida Alpina, e verso i sette anni inizia ad arrampicare con un piccolo gruppo di giovani scalatori. Dopo le scuole medie si trasferisce a Merano dove c’è la più grande palestra di arrampicata dell’Alto Adige. Frequenta il Liceo Scientifico e intanto partecipa a gare regionali, poi a tredici anni entra nella Nazionale Giovanile, e da quando ne ha diciassette compete nel circuito di Coppa del Mondo. Nel 2015 si trasferisce a Innsbruck, dove vive tutt’ora: qui sceglie di studiare geologia, perché, come racconta, gli piace sapere su quale tipo di roccia si muove e conoscere l’ambiente nel quale è immerso.

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Tutta la mia vita gira intorno all’arrampicata che continua ogni giorno a darmi emozioni fortissime, sensazioni davvero uniche, e mi permette di mettere costantemente alla prova i miei limiti. Michael, per tante persone l’arrampicata diventa una dipendenza, come mai secondo te? Per me scalare è uno stile di vita: amo l’arrampicata in ogni sua forma e il bello, secondo me, è che si può praticare questa attività anche come hobby. Tutta la mia vita gira intorno all’arrampicata che continua ogni giorno a darmi emozioni fortissime, sensazioni davvero uniche, e mi permette di mettere costantemente alla prova i miei limiti. Sicuramente è un po’ una dipendenza, ma credo sia una cosa positiva, non mi ha mai fatto male! Anzi mi ha permesso di girare il mondo praticando la mia passione. Di certo devo essere onesto: non riesco a stare senza scalare per molti giorni di seguito. Arrampicare e basta non comporta rinunciare a molte altre cose belle della vita? Fino ad adesso non ho mai pensato che mi stavo perdendo qualcosa. Sono molto felice della mia vita. Di certo credo che se arrivasse il momento in cui sentissi che sto rinunciando a qualcosa cambierei in qualche modo la mia vita, ma per ora non è così. Sono sicuro che non mi pentirò mai del tempo trascorso a scalare, piuttosto mi potrà capitare di pensare che avrei voluto avere ancora più tempo a disposizione per arrampicare. Come reagirai quando invecchierai e non riuscirai più a chiudere una via o tiro che ora scali con facilità? Mi sono spesso posto questa domanda. Arriverà di sicuro il momento in cui realizzerò che non ho più il livello di un tempo. Spero che questo capiti piano piano, non da un giorno all’altro: in questo modo sarebbe sicuramente più facile accettare il fatto che non riesco più a spingere i miei limiti. Credo troverò comunque la mia motivazione per continuare a scalare e, anche in questo caso, il bello dell’arrampicata è che non c’è solo quella sportiva ma

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esistono molte altre forme, come la scalata trad su vie lunghe in montagna, per esempio, dove conta meno il grado e più l’avventura che si vive. Cosa ha significato partecipare al debutto dell'arrampicata alle Olimpiadi? Quali sono le tue impressioni? Partecipare alle Olimpiadi è stato un sogno che si è realizzato. Ci ho lavorato per cinque anni e mi sono impegnato moltissimo. Lo scorso anno non è stato semplice per le varie restrizioni e gli ultimi mesi non vedevo l’ora di partire. Già dal momento in cui sono salito sull’aereo a Roma insieme a tantissimi atleti di altre discipline olimpiche ero super gasato, entrare in contatto con così tanti sport diversi è stato fantastico. Uno dei momenti più belli è stato quando per la prima volta siamo entrati nel villaggio olimpico, c’era un’atmosfera davvero speciale, con atleti provenienti da centinaia di diversi paesi. Prima di partire, mi era capitato di sentirmi un po’ speciale in quanto atleta olimpico, invece lì ho realizzato che erano davvero in tantissimi. È stato bello vedere sportivi molto diversi tra loro come forma fisica e struttura del corpo. Ci sono stereotipi che legano una determinata disciplina all’immagine di un atleta super tirato e con quelle determinate caratteristiche fisiche, invece mi sono reso conto che non è per forza così. Mi ha anche colpito vedere molte ragazze così tanto più alte di me come le pallavoliste e le giocatrici di basket! Sono stato nel villaggio olimpico per circa due settimane, a causa della pandemia potevamo uscire solo per allenarci, ma posso dire di non essermi annoiato neanche un minuto! Che atmosfera si respirava? È stato molto bello sentire lo spirito di condivisione con gli altri atleti dell’arrampicata, c’era un’atmosfera allegra, un clima di convivialità. Durante le gare eravamo tutti concentrati, ma alla fine della giornata eravamo davvero contenti di essere insieme e tutti erano felici per i risultati degli altri, in maniera sincera. Diverse persone che non conoscevano il nostro sport ci hanno detto che era palpabile il fair play che c’era tra di noi, una sintonia che non si trova in tutte le discipli-


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ne. Mi sono trovato molto bene con gli altri due atleti italiani, Ludovico Fossali e Laura Rogora, che conoscevo già, e sono stato davvero fortunato ad avere l’opportunità di condividere questa esperienza insieme a Jakob Schubert, che è il mio coinquilino e uno dei miei più grandi amici: sono stato davvero felice per la sua medaglia ed è stato stupendo poter festeggiare insieme! Cosa pensi della tua performance? Il mio obbiettivo era entrare in finale: purtroppo non ci sono riuscito e ne sono ancora deluso, ma sono comunque soddisfatto della mia performance. Nello speed ho fatto il mio record personale, mentre nel boulder e nel lead mi è mancato davvero poco per potermi ritenere contento al cento per cento. Comunque non ho fatto grandi errori, come è successo invece ad altri atleti. Qual è il tuo prodotto Mammut preferito e perché? È una camicia blu scuro, a maniche lunghe, alla quale tengo molto. Mi piace perché la posso indossare anche in situazioni più urban, come durante una cena elegante. È un capo interessante, un po’ speciale, che magari non ci si aspetterebbe da Mammut (che è un brand molto legato ad attrezzatura tecnica e di alta qualità), e proprio per questo la trovo affascinante. Come ti trovi a collaborare con Mammut? Abbiamo iniziato a lavorare insieme davvero molti anni fa, quando avevo appena tredici anni. Apprezzo i loro prodotti perché sono di altissimo livello e so di potermi fidare della qualità con la quale sono progettati e realizzati. Anche la relazione umana è sempre stata stimolante, mi trovo bene con le persone con le quali mi relaziono all’interno dell’azienda, c’è sempre stato un ottimo rapporto.

All’aria aperta provo sensazioni diverse, sono più tranquillo e meno stressato, e posso prendermi del tempo per vivere la natura e godere dell’ambiente rigenerante in cui mi trovo.

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Chi saresti se non fossi un climber professionista? Sicuramente sarei comunque uno sportivo, sono fatto così, devo sempre stare in movimento, se possibile nella natura, trovare nuove sfide e mettermi costantemente alla prova. Di sicuro non riuscirei a lavorare tutto il giorno davanti a un computer! Credo che se non fossi uno scalatore farei hockey su ghiaccio, mi affascina molto questo sport che qui in valle è una sorta di tradizione, inoltre mio fratello ci ha giocato per tantissimi anni e ogni volta che sono andato a vederlo mi è sempre piaciuto un sacco. Tra una gara su plastica, una via lunga in montagna e fare boulder cosa preferisci? Ora le emozioni più forti al momento le vivo in gara, quando io o un mio amico raggiungiamo un buon risultato. All’aria aperta provo sensazioni diverse, sono più tranquillo e meno stressato, e posso prendermi del tempo per vivere la natura e godere dell’ambiente rigenerante in cui mi trovo. Chi è Michael nella vita di tutti i giorni? Ho appena finito la triennale in geologia, che mi è piaciuta molto. Un’altra mia grande passione è la fotografia, proprio perché, come l’arrampicata, offre infinite opportunità di scoperta e di miglioramento: immortalo landscape, montagne, wildlife e altri amici che scalano: mi piace esprimere anche così la mia creatività. Progetti a breve e lungo termine? Non c’è molto tempo per prepararsi ai Giochi Olimpici di Parigi ma è di certo il mio prossimo grande obbiettivo, anche se per il momento voglio prendermi un po’ di tempo per ritrovare le energie e la giusta motivazione. Nei prossimi anni il focus sarà ancora sulle competizioni, però vorrei anche riuscire a fare qualche bel viaggio: il primo, compatibilmente con la pandemia, dovrebbe essere a Maiorca in ottobre, per fare deep water. Poi vorrei anche liberare qualche nuova via con i miei amici Guide Alpine della Val Gardena. Anche diventare Guida Alpina potrebbe essere una possibilità per il futuro, credo mi piacerebbe molto come lavoro.


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Marco Gubert «Il viaggio è parte di noi» Il cuoco che corre nella natura BY DAV I D E F I O R AS O PHOTOS DANIELE PERSOGLIO

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Marco Gubert è uno degli atleti emergenti del panorama italiano di ultra trail. Classe 1988, ambassador del team The North Face, ha cominciato a competere in questo sport 7 anni fa. Vince e si diverte, ma per lui la corsa rimane una passione che viene dopo il lavoro, quello di cuoco. Obiettivi sempre più ambiziosi, fino ai primi successi. Nel 2019 iniziano gli exploit: due sesti posti tra BVG e Dolomiti di Brenta Trail, la vittoria al Trail degli Eroi, una top 10 in Cappadocia. E poi ancora, nel 2020, la vittoria con record ottenuta in Svezia alla 100 miglia del Tjörnarparen Trail Ultra e l’FKT sui 100km del Sentiero Frassati, che collega il Santuario delle Grazie di Arco a quello di San Romedio in Val di Non. E arriviamo a questo 2021, che si è aperto con la vittoria alla Corsa della Bora. È stata una boccata di ossigeno, come quando, da troppo tempo, trattieni il fiato e finalmente puoi riempire i polmoni e respirare. L'organizzazione si è premurata al meglio per far fronte alle costrizioni del piano sanitario. È stata una novità correre la Bora in versione notturna e al traguardo ho avuto la forza di ripartire per il Challenge. Insomma, con 120km in poco meno di 13 ore, non potevo che essere felice di questo inizio stagione.

segnato, devi imparare a gestire molteplici situazioni portandoti dietro uno zaino pieno di roba. Puoi trovarti a quasi 2000 metri di altitudine con 5°C o patire il caldo afoso delle vallate a sud. Puoi incontrare tratti desertici, aridi e senz'acqua o foreste di cactus e piante urticanti che ti riducono le gambe un colabrodo. Il momento in assoluto più difficile è stato quando mi sono reso conto di aver perso il cavo per ricaricare il Garmin. Superato quell'inconveniente mi sono detto: “Bene, d'ora in poi concentrato e avanti”. E non mi sono più fermato fino al traguardo. Mi fa ancora impressione constatare come in 46 ore di gara mi sia fermato a dormire solo 7 minuti.

E poi, la grande impresa, la vittoria alla 5ª edizione della Transgrancanaria 360°. 243km e 13.000 D+, da Tenerife a Maspalomas. È stata innanzitutto una prova mentale. Dopo 20 ore di gara inizi a capire come andrà, inizi a fare il calcolo dei minuti al km, che inevitabilmente salgono, o dei metri di dislivello, che piano piano diminuiscono. Come esperienza oltre i 100km non è per tutti. La gara è essenziale, non come una classica ultra europea o la stessa TGC. Il percorso non è

Beh, un’esperienza che sarà difficile dimenticare. Questo evento mi ha insegnato molto, sia dal punto di vista sportivo che umano. Credo che le emozioni che ho provato le porterò per sempre nel cuore. È stata davvero difficile. Anche se sulla carta sembravo avvantaggiato rispetto alla concorrenza, non mi sono mai rilassato. Aspettavo

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Le tue giornate sono divise tra gli allenamenti e la cucina del ristorante Rolly, a Riva del Garda. Come riesci a coniugare le due cose? Sì, sono conosciuto come "il cuoco che corre". Sono abituato a lavorare e a produrre, sono instancabile sotto questo aspetto. Mi piace essere sempre impegnato e vedere il lavoro finito. Uno dei miei segreti è la capacità di non stare mai fermo, trovo sempre il tempo per fare qualche piccolo lavoretto extra. Credo che questo sia stato il modo in cui ho costruito la mia resistenza e la perseveranza nell’affrontare le sfide più dure. Niente è impossibile, basta dividerlo in tanti piccoli pezzettini e realizzarlo un po’ alla volta.

sempre un calo, un problema o qualcuno che arrivasse a prendermi. Ma alla fine non è successo e mi sono goduto gli ultimi km con mille pensieri che giravano in testa. Poter dire: "Ce l'ho fatta!" è stato davvero commovente. Ai tuoi piedi, durante questa impresa, la grande novità della primavera 2021 di The North Face: la rivoluzionaria tecnologia Vectiv. Le Flight Vectiv sono state un'arma potentissima a mio vantaggio. Anche se era la prima gara in cui le indossavo è stato “amore ai primi passi”. Nonostante il passare delle ore la scarpa mi ha sempre assecondato in termini di comfort e calzata, accogliendo i miei piedi in maniera eccezionale ed offrendomi stabilità e sensibilità. Nel 2021 ho percorso più di 1000km con questo modello, ho avuto una call con il reparto R&D di TNF ad Annecy con cui ho potuto parlare e confrontarmi, dando indicazioni precise per migliorare ulteriormente il prodotto. Sarebbe bello, un giorno, poter andare di persona a ringraziarli per l'ottimo lavoro che hanno fatto e toccare con mano ciò che stanno sviluppando.

E ora parliamo di UTMB, il tuo obiettivo stagionale. A Chamonix il parterre era incredibile. Come commenti il tuo 28h 07min che ti è valso un secondo posto tra gli italiani in gara? L’UTMB è un evento straordinario e unico nel suo genere, estremamente coinvolgente anche dal punto di vista emotivo. Se dovessi darmi un voto complessivo, direi un 7.5/8. Non nascondo che le aspettative erano altre: il tempo che mi ero prefissato, e che sarà l’obiettivo per il 2022, è 24 ore, e credo che continuando ad impegnarmi potrò farcela. Va detto che, non avendo mai corso questa gara, c’erano tante cose che non sapevo e quando ti ci ritrovi, per quanto tu abbia studiato ogni aspetto, devi affrontare le incognite. Dal punto di vista strettamente sportivo mi dò un 7, mentre per la mia caparbietà e la mia voglia di finire la gara mi dò un 10 pieno perché non ho mai mollato, ci ho creduto fino in fondo. E’ stato un lavoro di squadra, che ha richiesto una lunga organizzazione e al quale ho dedicato tanto tempo nei mesi precedenti alla gara.

Come si diventa ambassador di un brand come The North Face e cosa comporta? TNF sta investendo molto nel mondo del trail running. Tutto è iniziato attraverso una campagna di recruitment veicolata dai punti vendita, alcuni dei migliori shop italiani nel settore, che a sua volta hanno selezionato ambassador locali. Ragazzi e ragazze come me che impersonano lo spirito trail, sono attivi sui social e possono trasmettere feedback ad amici, colleghi e persone normali. Un punto di vista trasparente e non influenzato dal brand. Credo sia un'occasione bellissima che offra molte possibilità di crescita, per entrambi. Sei originario del Primiero ma da tempo risiedi a Tenno. Il Garda Trentino ormai rappresenta la tua casa ed il tuo terreno di allenamento. Amo l'Alto Garda. È una terra viva, che ti dà la possibilità di fare attività diverse ogni giorno dell'anno. Per uno sportivo e appassionato di outdoor come me è il paradiso. Questo territorio coniuga servizi, panorami, clima e convivialità sportiva come pochi altri luoghi in Italia, se non in Europa. In futuro mi piacerebbe gestire qui un piccolo punto di ristoro, una sorta di base per i Trail Running Camp, con la possibilità di consumare prodotti tipici e prendere parte a running class o escursioni in bicicletta. Vedremo se sarò capace di concretizzare le idee in realtà.

E per il futuro, cosa vedi? In ambito sportivo mi piacerebbe legarmi in maniera profonda e solida a The North Face. Mi trovo bene con le persone che ho conosciuto, dal punto di vista umano non ho mai avuto a che fare con qualcosa del genere. Siamo un gruppo affiatato con un unico obiettivo, che non è solamente quello del business e dei numeri ma una vera e propria brand awareness nel suo significato più alto: identificarsi nel marchio perché si crede nei suoi principi. E io credo di esserne parte nella maniera più pura e semplice. Vorrei poter diventare un esempio da seguire, con buoni propositi, rimanendo una persona semplice senza presunzioni.

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Alex Honnold A drink with the king BY S O F I A PA R I S I PHOTOS BY CHRIS ADAM & KEITH LADZINSKI

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Una birra non si nega a nessuno, soprattutto ad Alex Honnold. In un piovoso mercoledì pomeriggio di luglio ci siamo trovati al tavolo di un bar con il climber forse più conosciuto al mondo (anche al mondo dei non-climber), per scambiare quattro chiacchiere. Ciao Alex! Prima di tutto, possiamo chiederti cosa ci fai a Chamonix in una delle estati più piovose della storia delle Alpi? Effettivamente non è il periodo migliore per essere qui. In ogni caso sto passando qualche tempo in Europa per un progetto futuro, ma non posso anticipare molto. Fondamentalmente sto facendo qualche giro in quota. Solo che al momento, in alta quota, c’é un sacco di neve! È davvero pazzesco. Ti piace Chamonix? Si mi piace, ero stato qui un’altra volta, per pochi giorni, ma non avevo scalato niente di serio. La scorsa settimana abbiamo provato a scalare un po’ in quota, sfortunatamente abbiamo avuto bel tempo solo il primo giorno, e il primo giorno in quota non si deve esagerare. Bisogna acclimatarsi. Mi sentivo come se il cuore mi stesse esplodendo a causa dell’altitudine! Ad ogni modo, Chamonix mi piace, abbiamo scalato in diverse falesie qui in valle, poi c'è stata la Coppa del Mondo di Arrampicata. E poi c'è così tanta storia. E la gente é super motivata! Solo il fatto di vedere almeno venti parapendii nell’aria, ogni giorno, è veramente incredibile! Anche quando fa brutto! Ma volano tutti qui? Mi fa sorridere, lui che é stato in grado di scalare El Capitan e altre vie di una difficoltà e lunghezza estreme, in free solo, cioè senza corde, moschettoni, friends, insomma, tutto quello che la gente “normale” usa in arrampicata per evitare di esporsi al rischio di cadere da metri e metri d’altezza. Lui che di motivazione ed energia

ne ha a dosi fuori dal normale, ora mi sembra un bambino che si sorprende davanti alle imprese più o meno impressionanti degli altri. Alex Honnold é un uomo di 35 anni che si meraviglia ancora. Ed é anche un gran curioso. Non per caso infatti, da qualche tempo si é lanciato nella produzione di podcast. Parlami un po’ di questa tua nuova attività, iniziamo da Climbing Gold. Come é iniziata e di cosa si tratta? Climbing Gold é stata un'idea del co-conduttore Fitz Cahall. Prima del Covid mi era stato proposto di essere commentatore alle Olimpiadi, ma non avevo assolutamente alcuna esperienza né nel commentare eventi sportivi, né tantomeno a proposito delle Olimpiadi. Ma siccome sono un tipo che alle nuove proposte risponde spesso "Oh, ma certo perché no!", beh, ho detto sì. E poi Fitz mi ha chiesto di condurre un podcast sull’arrampicata e ho pensato che sarebbe stato un modo perfetto per imparare ed esplorare le diverse questioni relative all’arrampicata e alle Olimpiadi.

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La prima stagione del podcast parla della storia dell'arrampicata, e di come questo sport si sia sviluppato a tal punto da diventare una disciplina olimpica. Ora stiamo lavorando sulla seconda stagione che è più dedicata al mondo delle competizioni e alle Olimpiadi. In ogni caso per me é una grandissima opportunità prima di tutto lavorare con qualcuno come Fitz, che è estremamente bravo in quello che fa. Poi per prepararmi, provare ad intervistare, commentare, tutte le cose che devo imparare prima delle Olimpiadi. E come sta andando? Beh, in realtà non so ancora quasi niente delle Olimpiadi, ma ne so molto di più sull'arrampicata, quindi direi che il risultato é positivo, è stata l’occasione per parlare con molti climber di calibro eccezionale e per ascoltare e raccontare storie fantastiche. Ti senti a tuo agio nel comunicare storie di altre persone? Onestamente, è super divertente dare voce alle grandi storie di arrampicata degli


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altri. Ho passato così tanto tempo a fare film e ad essere fotografato. Tutto era sempre concentrato su di me, ed è bello parlare di altre persone raccontando le loro storie. Molte non riescono nemmeno a rientrare nel podcast, perché un episodio dura solo 40 minuti. Mi piace ascoltare i vari aneddoti ed è piuttosto stimolante anche dal punto di vista personale. Una cosa che non mi aspettavo é che tanti dei miei amici lo stanno ascoltando e sto ricevendo feedback molto positivi, pare che abbiamo davvero contribuito a dare qualcosa all'arrampicata. È bello condividere queste storie, per preservarle. È un po' come scrivere un libro o fare un film: quando hai finito, senti di aver creato qualcosa che resterà per sempre. Mi piace pensare di dare qualcosa all'arrampicata. Cosa ti piace del “fare podcast?” Sono sempre stato molto curioso. Mi piace scoprire le idee interessanti di altre persone: mi permette di vedere il mondo in un modo leggermente diverso. Sono curioso sì, e penso che uno dei piaceri di essere un climber professionista sia entrare in contatto con persone e storie interessanti. Non ho fatto l'università, non ho una formazione tecnica, quindi cerco di attingere da tutti al massimo! Qual è la storia che più ti è piaciuta? Penso che il mio episodio preferito sia il secondo in cui parliamo con Joanne Urioste, una signora che vive, come me, a Las Vegas. Lei e suo marito negli anni settanta hanno aperto la maggior parte delle famose vie a Red Rock, dove arrampico principalmente. Ora le loro vie vengono scalate almeno dieci volte, ogni fine settimana, e sono ricoperte di magnesite. La roccia è perfetta, è come una palestra. Sentire la sua storia di quando hanno aperto quelle vie in mezzo al nulla é stato fantastico! Cosa ne pensi dell’arrampicata alle Olimpiadi? L'arrampicata é ormai diventato uno sport mainstream, si sa. La mia opinione personale è che questa popolarità, grazie o meno

alle Olimpiadi, non farà altro che aumentare il livello dell’arrampicata sia indoor che outdoor. Io lo vedo come un bene in generale, perché porta più talento nello sport, più energia. L'arrampicata storicamente é avventura. L’arrampicata indoor è indubbiamente più vicina alla performance. Man mano che il livello atletico aumenta, aumenta anche il potenziale dell'avventura. È un team interessante: abbiamo intervistato persone che pensano che l’essere aggiunta alle discipline olimpioniche sia un male per l’arrampicata, che ne comprometta l’anima. Non lo so. Siamo giunti all’idea che l'arrampicata debba semplicemente dividersi in due discipline, come lo scialpinismo e il freeride. Arrampicata sportiva e arrampicata, diciamo, d’avventura! Immaginatevi se qualcuno potesse scalare El Cap alla stessa velocità di uno speed climber! Anche l’evoluzione dell’attrezzatura aiuta. Certamente. Collaboro con The North Face da più di dieci anni ormai. Non é molto per la storia dell’arrampicata ma per quanto riguarda l’attrezzatura devo dire che sono sempre più impressionato da come tutti i prodotti siano sempre più leggeri, piccoli e performanti. Questa progressione pazzesca dei materiali é geniale e aiuta senza ombra di dubbio a vivere sempre più facilmente le avventure, in modo da preoccuparsi solo di godersi al massimo l’esperienza. Frequenti giovani climber? A Las Vegas arrampico spesso con due ragazzi che hanno circa 17 anni, sono sempre molto motivati ed energici. Un paio di anni fa ero sempre io il più giovane, ora non lo sono più! Detta così mi sento davvero vecchio! Ma sì, in un certo senso sto semplicemente abbracciando questo ruolo in modo naturale, perché ora sto arrampicando spesso con persone che hanno meno esperienza di me, e sono felice di insegnare, condividere, contribuire alla loro crescita. Penso che sia un processo naturale: man mano che passa il tempo ti interessa un po'

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meno di spingere al massimo. Sono felice di vivere in modo più rilassato. Hai fatto pace con il tuo bisogno di vivere imprese eccezionali? Penso che per fare certe cose, raggiungere certi obiettivi, tu ti debba dedicare completamente ad essi. Mente, corpo, spirito, cuore. Ma non hai bisogno sempre di queste esperienze e sensazioni in ogni momento della vita. Ci sono persone che a causa delle condizioni della montagna, o della vita, non ottengono ciò che vorrebbero, e quindi rimangono affamate per sempre, mai soddisfatte. Io sono estremamente grato di aver portato a termine molte delle imprese che volevo fare, sono un po' più soddisfatto ora. Sai, sono ancora super motivato, ma anche un po' più rilassato, credo. E questo è il bello. Abbiamo continuato a chiacchierare, di tante cose ma una conversazione lunga tra persone che parlano tanto, non é semplice da trascrivere in modo apprezzabile. Quello che possiamo raccontarvi di più, é che Alex Honnold conduce un podcast super interessante, Planet Visionaries, che mette in luce le storie di pionieri del mondo della sostenibilità. Sempre a proposito di sostenibilità, nel 2012 ha fondato la Honnold Foundation che supporta progetti di sviluppo dell’energia sostenibile in tutto il mondo. Possiamo inoltre dirvi che non verrà mai a vivere nelle Alpi perché “le strade sono piccole e tortuose, le pecore che attraversano improvvisamente la strada e il telefono non prende!” e anche nelle zone più urbane tutto é troppo complicato, rispetto a Las Vegas, per andare a scalare: “non avete mai pensato di fare delle strade dritte?”

Penso che per fare certe cose, raggiungere certi obiettivi, tu ti debba dedicare completamente ad essi. Mente, corpo, spirito, cuore. Io sono estremamente grato di aver portato a termine molte delle imprese che volevo fare, sono un po' più soddisfatto ora.


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Olympics & not just of pizza BY M AT T EO PAVA N A

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Alcune note per il lettore: A) Sedersi a un tavolo di persone che parlano una lingua a te estranea, ti costringe a sorridere come un beota ma contemporaneamente ti concede il lusso di fantasticare. Quanto è stato scritto in tedesco è frutto della mia fervida immaginazione. O forse no. B) Questo articolo è stato scritto nel periodo antecedente le Olimpiadi di Tokyo. C) Lo sapete il colmo per un mango? Se dico “pizza”, cos’è la prima cosa che vi viene in mente? Prima ancora di essere una parola, la pizza è emozione. Qualcuno la definisce “il Nirvana di Pitagora”: un cerchio, tagliato in triangoli, all’interno di un quadrato.

“Geil, Misha. Es is super gut. Die Art, wie ich das Gemüse geschnitten habe, war entscheidend”. È Jakob che si sta congratulando con Misha per come la pizza è uscita dal forno, precisando però che il modo in cui lui stesso ha tagliato le verdure è stato fondamentale.

C’è chi per sfamarsi usa le mani e chi le posate, chi parte dal centro e chi dai bordi, chi quel bordo lo mangia o lo lascia da parte e via dicendo. Possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che si capiscano un sacco di cose da come una persona mangia la pizza. È il lato umano di ogni persona. Non ho mai incontrato qualcuno a cui non piacesse. Nel caso in cui quel qualcuno esistesse, diffiderei di quella persona immediatamente. “Pizza” è il termine italiano più conosciuto al mondo, motivo per cui se vivi all’estero e sei nato nel Belpaese esiste quella legge non scritta per cui viene preteso di essere ambasciatori della più nobile e povera delle arti.

Questa sera mi trovo in un appartamento non lontano dal centro di Innsbruck. E c’è aria di competizione. Non si respira solo un clima da finale di Olimpiadi della pizza, ma soffia anche la brezza di un’altra Olimpiade. Quella vera e propria. Quella di Tokyo 2021. Mi trovo nella capitale del Tirolo settentrionale con il compito preciso di fotografare la vita di Misha (soprannome di Michael) e del suo amico Jakob. “Jakob! Ich könnte sie mit geschlossenen Augen so schneiden”. Tanto a precisare come un orango tango avrebbe preparato quella julienne meglio di lui. “Kommt alle an den Tisch! Die Pizza ist fertig!” A cena ci sono anche Lukas, Alfons, Nikolai e la ragazza di Jakob. Ridono, scherzano e, da buoni austriaci stappano delle birre. Nonostante il mio tedesco sia fermo agli anni del liceo, l’alcol abbassa la barriera linguistica. Stanno naturalmente parlando di scalata.

Michael Piccolruaz è un eccellente pizzaiolo, a mio modesto parere uno dei migliori, poiché fa parte di quella scuola secondo cui il primo ingrediente è “fare di ogni necessità virtù”. Se si è in grado di leggere la materia prima infatti, è possibile preparare una pizza come dio comanda, anche se il pomodoro non è verace, la mozzarella non è d.o.p. e il forno non è a legna. Lo sanno tutti che in cucina, soprattutto quando si parla del disco magico, è l’amore quello che conta.

Misha e Jakob sono entrambi scalatori. E sono coinquilini. Entrambi ad agosto voleranno in Giappone con la speranza di diventare Campione Olimpico. Se alle Olimpiadi è già rarissimo qualificarsi, fi-

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Se alle Olimpiadi è già rarissimo qualificarsi, figuriamoci indirizzare tale probabilità verso due persone che vivono sotto lo stesso tetto, per giunta da avverarsi. Fortunatamente tra Jakob e Micha non esiste rivalità, ma solamente un sano istinto di migliorarsi a vicenda. guriamoci indirizzare tale probabilità verso due persone che vivono sotto lo stesso tetto, per giunta da avverarsi. Fortunatamente tra Jakob e Micha non esiste rivalità, ma solamente un sano istinto di migliorarsi a vicenda. Per chi mastica il mondo della scalata già conoscerà Jakob e Misha e saprà che non sono di certo due mezze calzette. Per chi invece non padroneggiasse il tema in questione, fornisco una breve scheda tecnica. Mentre la leggete, se non vi dispiace, noi proseguiamo con la cena.

Da un pò di tempo si è dato agli scacchi. Se solo sapesse che ho un passato da vicecampione europeo juniores.

Michael Piccolruaz Ha definito l’arrampicata “uno stile di vita che gli consente di esprimersi al meglio”. Si è distinto, soprattutto in passato, alla pratica del bouldering, quel tipo di scalata esplosiva di pochi movimenti su massi di altezza variabile. Non per questo disdegna l’arrampicata su corda. Ha aperto e ripetuto linee sia su blocchi che in falesia. Anche lui è un amante del gaming e, come anticipato all’inizio, anche un più che discreto pizzaiolo. È anche un eccellente fotografo, ma al momento preferisce concentrarsi maggiormente sulla scalata. Non sarà altrettanto favorito alla vittoria finale, ma si sa come durante certe manifestazioni sportive non ha nessun senso fare pronostici. È il bello dello sport.

Jakob Schubert È stato tre volte Campione del Mondo e sette volte vincitore della Coppa del Mondo Overall, in tal senso uno degli scalatori di maggior successo nel suo genere. Jakob è uno di quegli scalatori a cui, da buon professionista, piace porsi obiettivi ambiziosi e difficili da realizzare. A lui piace allenarsi. Jakob gode del piacere del movimento, del sudore e della condivisione della fatica. Si allena cinque volte alla settimana al Kletterzentrum di Innsbruck, la struttura più all’avanguardia in Europa, nonché epicentro della preparazione olimpica della maggior parte dei suoi partecipanti. Jakob è uno dei candidati alla vittoria finale, ma questo non pare mettergli pressione. È risaputo che sia anche uno degli arrampicatori più forti al mondo su roccia. La sua ricerca del grado lo hanno spinto a ripetere vie importanti, prima tra tutte Perfecto Mundo, la via di 9b+ chiodata da Chris Sharma e liberata da Alex Megos nel 2018. Al di fuori della scalata, a Jakob piace giocare a videogiochi e passare del tempo con la famiglia o la fidanzata.

“Misha, kann ich noch eine Scheibe haben?”. Misha gli pone un’altra fetta nel piatto. Misha e Jakob si conoscono da anni. Entrambi infatti frequentano il circuito della gare a livello internazionale sin da adolescenti. Quello delle gare è un ambiente ristretto. Infatti conoscersi gli uni con gli altri è abbastanza semplice. Tra l’essere conoscenti e l’essere amici però c’è una bella differenza. Il loro rapporto si è consolidato all’Europeo di Eindhoven nel 2013, dove entrambi hanno avuto accesso alla finale: momento azzeccato da cui far sbocciare un’amicizia. Sono seguite giornate in falesia, a far blocchi e, ovviamente, molte gare da rivali.

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L’Olimpiade è di fatto il risultato più importante a cui un’atleta può ambire, ma non solo. Il fatto che l’arrampicata sia di fatto diventato uno sport riconosciuto a tale livello comporta una serie di conseguenze. È nell’estate del 2017 che Jakob chiede a Misha (che giusto in quel periodo stava cercando un nuovo alloggio a cui appoggiarsi per frequentare l’università a Innsbruck) di diventare suo nuovo coinquilino. Assieme a loro gli altri due coinquilini Alfons e Lukas.

spinto gli stessi a dare il proprio meglio, Jakob e Misha primi tra tutti. L’Olimpiade è di fatto il risultato più importante a cui un’atleta può ambire, ma non solo. Il fatto che l’arrampicata sia di fatto diventato uno sport riconosciuto a tale livello comporta una serie di conseguenze. Maggiore visibilità comporta maggiori investimenti, quindi più denaro a favore non solo delle infrastrutture, ma anche dei singoli atleti. Se ora è estremamente difficile vivere di arrampicata, in un futuro potrebbe esserlo di meno. Il fatto che il format sia strutturato come combinata (a partire dal 2024 ci saranno due medaglie: una per lo speed e una per la combinata lead e boulder) fa si che il livello sia molto più basso di quello che potrebbe effettivamente essere nel momento in cui ogni disciplina sia riconosciuta come specialità singola con medaglia annessa. Inoltre, un’altra importante conseguenza sarà che la figura dell’arrampicatore andrà sempre più a spostarsi verso il mondo della plastica piuttosto che a quello su roccia. Il livello medio dei suoi praticanti crescerà esponenzialmente e in un futuro non molto lontano un’atleta raggiungerà presto lo spartiacque della fatidica scelta: falesia o palestra? Qui occorrerà vedere se esisteranno ancora sponsor a voler investire nell’arrampicata sportiva nella sua veste originale.

A tavola Misha mi confida che la vita tra coinquilini-climber è una figata, nonostante si dorma poco e troppo spesso tocchi a lui fare le pulizie in bagno. “Jakob! Du bist an der Reihe, das Geschirr zu reinigen”. In quanto ospite mi alzo io a pulire i piatti, prima che la mozzarella diventi crosta di cemento. Alzandomi dal tavolo non posso fare a meno di notare una calamita magnetica a forma di pene attaccata al frigorifero. Sorrido. Come per la birra, anche per il sesso non esistono barriere linguistiche. Quella di agosto sarà la prima Olimpiade non solo per loro, ma per l’arrampicata sportiva stessa. Il Movimento Olimpico ha di fatto aperto le porte a cinque nuovi sport senza ridurre quelli esistenti: karate, skateboarding, surfing, baseball/softball (queste già incluse negli anni tra 1996 e il 2008) e appunto l’arrampicata sportiva. La competizione ai Giochi si svolgerà su 3 discipline: lead, speed e boulder. La medaglia verrà assegnata a chi realizza i migliori risultati possibili nelle tre discipline, secondo quello che in gergo olimpico si definisce “combinata”. Nonostante all’inizio ci fosse stata molta perplessità da parte degli atleti sul mischiare tra loro discipline diverse, pare che questa formula abbia

Magari Jakob e Misha saranno già troppo vecchi per potersene preoccupare, ma nello sport “mai dire mai”. “Gute Nacht, Matteo”. “Buonanotte” rispondo io.

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Va’ Sentiero Second step TEXT YURI BASILICÒ PHOTOS SARA FURLANETTO

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Dopo una pausa forzata a causa del Covid, sul finire dell’estate 2020, la spedizione Va’ Sentiero ha ripreso il suo cammino lungo il Sentiero Italia. Per Va’ Sentiero quella del 2020 sarebbe dovuta essere la seconda e ultima tranche di spedizione sul Sentiero Italia: da aprile a ottobre, in 7 mesi, avremmo dovuto attraversare tutte le montagne del centro-sud. Poi sono arrivati la pandemia, un lockdown nazionale, e i nostri piani hanno dovuto fare i conti con la realtà. Impossibile

concludere il nostro viaggio secondo i tempi previsti. Perciò abbiamo cercato una soluzione alternativa: partire sul finire dell’estate, percorrere il tratto da Visso (Marche) a Santa Maria di Leuca (Puglia), e così mantenere vivo il progetto. Completeremo la spedizione nel 2021, sperando in condizioni migliori.

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1 settembre. Castelluccio di Norcia. 3615km La mattina del 30 agosto ci mettiamo lo zaino sulle spalle e riprendiamo la nostra marcia dai Monti Sibillini. È traumatico attraversare i tanti borghi devastati dal terremoto del 2016. Quando passiamo tra le prime abitazioni distrutte un silenzio assordante interrompe ogni chiacchiera. Rimango a lungo a guardare un pezzo di muro verticale, l’unico frammento di una casa rimasto in piedi: i tondini d’acciaio spuntano dall’orlo del soffitto crollato, le imposte d’una finestra dimezzata sbattono al ritmo asincrono del vento e gli stipiti incorniciano un lembo di cielo grigio. Lo trovo affascinante nella sua decadenza, poi

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d’improvviso provo un sentimento indefinito, forse un senso di vergogna. Fin dal primo giorno mi colpisce il carattere delle persone che incontriamo, la loro allegra propensione a schernire e schernirsi, senza sconti. Bisogna prenderci le misure ma ci si mette poco, non c’è cattiveria. Hanno una parlata traboccante, chiudono spesso le frasi in levare (così che non è sempre facile distinguere le domande dalle affermazioni) e usano “scì” per dire “sì”. È sorprendente quanto queste persone sappiano essere generose nonostante le enormi difficoltà che da anni fronteggiano.


9 settembre. Campotosto. 3704km A Campotosto, un piccolo borgo ai piedi dei Monti della Laga, siamo ospiti della Casa della Comunità, una struttura voluta dagli Alpini dopo la scossa sismica che nel gennaio 2017 ha raso al suolo il paese. Ci accoglie il sindaco, un uomo dalla faccia triste e secca come quella di Eduardo De Filippo, insieme a due vecchi amici. Esauriti i convenevoli scartano un pezzo di guanciale e si mettono ai fornelli con l'efficienza tipica degli Alpini. L'amatriciana e il vino si mischiano generosi mentre i nostri ospiti raccontano le marachelle d'infanzia in un paese senza frigoriferi e lampioni, “quando la povertà ci univa”. Al mattino, troviamo sull'uscio un grosso cane bianco, un giovane pastore abruzzese magro e senza collare. Prende a trotterellare al nostro fianco ed è inutile cercare di cacciarlo, una signora appoggiata al bastone ci dice che il cane è arrivato in paese qualche giorno prima, seguendo degli escursionisti come noi. È solo. Così ci mettiamo l'anima in pace e lasciamo ci segua. È docile e ben educato, pare abituato a stare con l'uomo. Ora si avvicina a rubare una

carezza, ora vaga nel bosco sulla scia d'un odore, poi ritorna a girarci intorno come fossimo il suo gregge: ci mettiamo poco a volergli bene. Lo chiamiamo Tosto, in onore al luogo in cui l'abbiamo trovato. Arrivati a Nerito, fine della tappa, gli compriamo delle crocchette e mentre se le sbafa senza complimenti fantastichiamo di prenderlo con noi, già pensando alle implicazioni pratiche dell'avere un cane per i prossimi mesi. L’idea mi galvanizza, ho sempre sognato di avere un cane. Poi, dopo un sonnellino, Tosto se ne va e non lo vediamo più. Dopocena faccio due passi digestivi e lo avvisto in un vicolo, lo chiamo per nome e lui si gira subito, mi corre incontro e mi si butta addosso scodinzolando. Quando gli dico “forza bello, andiamo a dormire che domani sarà lunga”, mi guarda dritto negli occhi e in quel preciso attimo ho la consapevolezza che si tratti di un addio: Tosto è uno spirito libero e non avrà mai padroni. Lo osservo scomparire da dove è venuto, il suo manto bianco inghiottito dalla notte come le vele d’i n galeone sempre più lontano.

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15 settembre. Rifugio Duca degli Abruzzi. 3797km Guardo l’orologio, sono le 3 del mattino. Qualcuno sta sbatacchiando qualcosa di metallico, svegliandoci tutti: è Matteo, un ragazzo di quinta liceo unitosi a noi per qualche giorno, la testa sempre per aria e un genuino entusiasmo per la montagna. Nel buio pesto della caserma in cui siamo ospiti comincia a chiudere il sacco a pelo urtando sistematicamente tutto ciò che gli sta intorno, poi si infila giacca e berretto di lana e rimane in piedi nel buio, ciondolando in attesa. La sveglia era puntata alle 4 e vorrei tanto dargli un cazzotto in testa per averci tolto quell'ora di sonno in più, ma fa una gran tenerezza: credo non abbia chiuso occhio per l'emozione di salire la vetta del Gran Sasso. All'orizzonte si leva la costellazione di

Orione. Non ci succede spesso di partire così presto e siamo talmente sorpresi da essere allegri, nonostante il sonno. Le pareti del Corno Piccolo ricordano, nel colore, il calcare delle Dolomiti, ma sono assai più lisce e compatte. Il silenzio ci avvolge. La cima del Corno Grande compare solo all'ultimo, dopo una ripida progressione in un dedalo di roccette e canalini. Il vento soffia gelido ma il sole ormai alto offre un po' di calore. Appiccichiamo un adesivo Va' Sentiero sulla croce di ferro e ci abbracciamo euforici: siamo sul punto più alto dell'Appennino, a 2912 metri, nel centro ideale dello stivale. Centinaia di metri più sotto prende il largo la steppa di Campo Imperatore, un oceano d'erba sbiadita e pettinata dal

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maestrale dove Sergio Leone veniva a girare la Trilogia del Dollaro. Insieme a noi ci sono una decina di escursionisti e l’atmosfera è allegra, distesa, ma quando ci affacciamo alla via normale, per ridiscenderla, sotto di noi scorgiamo una fila interminabile di persone, ammassate come formiche - mai visto nulla del genere, neanche sulle Alpi. Sorridendo fra e me, rivolgo un pensiero grato al liceale insonne che ci ha fatto raggiungere la cima giusto in tempo per potercela godere in pace.

Appiccichiamo un adesivo Va' Sentiero sulla croce di ferro e ci abbracciamo euforici: siamo sul punto più alto dell'Appennino


2 ottobre. Agnone. 4112km Con le sue poche strade, la natura selvaggia, i paesi piccoli e distanti, il Molise è morfologicamente predisposto per accogliere il silenzio e la pace. La Fonderia Marinelli forgia da più di mille anni le campane del Vaticano. Per i suoi servigi, papa Pio XI (Achille Ratti, il grande alpinista che ha aperto la Normale italiana al Monte Bianco) ha concesso alla famiglia Marinelli l’uso dello Stemma Pontificio, un privilegio rarissimo. Il palazzo ospita un museo di campane per ogni forma ed epoca, di cui il signor Antonio ci racconta vita e miracoli. Antonio è stato il maestro campanaro della fonderia per ben dieci lustri, una volta in pensione, la proprietà ha chiesto che fosse lui la guida del museo. Varcando la soglia dell’officina vera e propria andiamo un bel po’ indietro nel tempo: i calchi di argilla, la fornace a legna, i manici degli utensili levigati dal sudore. “Non ci serve la corrente elettrica. Creiamo le campane con

lo stesso specifico procedimento utilizzato nell’anno Mille: passo dopo passo. Il nostro mestiere prevede una lentezza che non appartiene a quest’epoca”. A lato sono appese una dozzina di campane di diverse dimensioni disposte in ordine crescente. Antonio impugna un martello di legno e, balzando da una all’altra con inaspettata agilità, inizia a batterle intonando delle arie famose. Dalle vetrate si sprigiona una luce bianca e i fasci di pulviscolo sembrano tintinnare a quei rintocchi celestiali.

“Non ci serve la corrente elettrica. Creiamo le campane con lo stesso specifico procedimento utilizzato nell’anno Mille: passo dopo passo. Il nostro mestiere prevede una lentezza che non appartiene a quest’epoca”. 106


30 ottobre. Santa Maria di Leuca. 4908km Da Torre Guaceto proseguiamo verso sud, lungo la costa adriatica. A fine ottobre si sta in maniche di camicia, nei giorni più caldi approfittiamo delle calette di sabbia fina per un tuffo. Il sentiero si è fatto cammino e i chilometri scorrono veloci sotto i piedi. D’altra parte dobbiamo spicciarci. La situazione sanitaria sta nuovamente precipitando, dopo la tregua estiva, la pandemia è tornata a fare paura. Col passare dei giorni lo spettro di un nuovo lockdown si fa sempre più tangibile e con esso il timore di trovarci

bloccati prima di arrivare a destinazione. Sospendiamo le pause, uniamo le tappe, marciamo a passo forzato in una corsa contro il tempo. Siamo tutti stanchi. Dalla partenza, tra i Monti Sibillini, abbiamo camminato per oltre 1300 chilometri superando cime e crinali, boschi e praterie, ma le strade pugliesi, appena ondulate, si rivelano più provanti delle vette appenniniche. L’acido lattico si accumula nei muscoli, il sonno nelle occhiaie, il senso d’urgenza non aiuta. Nel tardo pomeriggio del 30 ottobre vediamo

spuntare in lontananza la sagoma del grande faro di Leuca, bianco e altissimo. Gridiamo e ci diamo qualche pacca, pregustando il traguardo. Poi, lentamente, finiamo tutti per zittirci. Guardo i miei compagni di viaggio camminare silenziosi in fila indiana, ognuno perso nei suoi pensieri. Arriviamo al faro proprio mentre l’ultimo sole giganteggia sull’orlo dello Ionio. È la prima volta dalla partenza che possiamo guardarlo scomparire nel mare. Una targa sul muro suggella il momento.

È qui che finisce il viaggio dove per un attimo ti senti a casa tua e quell’attimo dura un’eternità.

LA SPEDIZIONE VA’ S E N T I E R O STA CONTINUANDO IL SUO VIAGGIO LUNGO IL S E N T I E R O I TA L I A T R A L E M O N TAG N E D E L S U D. SE VUOI SAPERNE DI PIÙ: W W W.VA S E N T I E R O . O R G @ VA S E N T I E R O

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Alto Adige ad alta quota T E X T M A R TA M A N ZO N I

PHOTOS CAMILLA PIZZINI

1 A LTA V I A DELL'ORTLES

2 A LTA V I A DI FUNDRES

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A LT O A D I G E S E N T I E R O 1

Alta Via dell'Ortles L’Ortles, grazie ai suoi 3905 metri sul livello del mare, è la montagna più alta dell'Alto Adige e, assieme al Cevedale (3769), rappresenta la vetta più importante e ambita della catena montuosa delle Alpi Retiche. Su questi ghiacciai, morene glaciali e rocce, sono state scritte pagine importanti della storia dell’alpinismo, e queste zone continuano a rappresentare ancora oggi luoghi di grande interesse per le attività outdoor.

LAGO DI CANCANO

Respirare in silenzio Esiste un’alta via che permette di scoprire questo paradiso in sette tappe: un itinerario spettacolare e di alta montagna che si sviluppa nel gruppo dell’Ortles-Cevedale lungo circa 120 chilometri, e forma un grande anello con partenza e arrivo dal Passo dello Stelvio. L’alta Via dell’Ortles è un itinerario riservato ad escursionisti esperti, in grado di sapersi gestire in condizioni di alta quota e che sanno muoversi in montagna: i sentieri, spesso tecnici ed esposti, vanno affrontati con passo sicuro e la preparazione fisico-mentale adeguata. Questo lungo trekking multiday si presta per essere completato tra cinque giorni e una settimana, ovviamente sulla base della propria preparazione. Alcune tappe sono molto lunghe e prevedono dislivelli importanti, quindi è bene valutare di volta in volta il proprio itinerario e scegliere se fermarsi nelle numerose malghe e rifugi sul percorso per rifocillarsi, riposare e riprendere le energie.

Nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio La prima tappa dell’itinerario si sviluppa quasi tutta in discesa, e presenta uno sviluppo di circa 18 km e solo 300 metri di dislivello. Tuttavia, visto lo zaino carico, ci metterò circa sei ore per completare la tappa e arrivare a Stelvio. Parcheggiato al Passo dello Stelvio inizio a salire lievemente verso Cima Garibaldi. La strada asfaltata del Passo, sempre frequentatissima da motociclisti e ciclisti, lascia subito spazio alla natura più selvaggia, alle rocce e alla vista della neve in quota, con qualche attraversamento facile anche su sentiero. Da lì inizia una lunga e lieve discesa che riporta dapprima verso i boschi, che poi diventano prati e vegetazione sempre più fitta. Il paese di Stelvio è il luogo giusto dove trascorrere le ore che mancano alla sera bevendo qualcosa e rifocillandosi con qualche piatto tipico della tradizione locale, in vista della tappa successiva.

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PAS S O D E L LO S T E LV I O

S A N T ’A N T O N I O


S T E LV I O

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La vita è un viaggio da fare a piedi Dopo essermi svegliata presto mi metto subito in marcia per una delle tappe più dure di questa Alta Via: al secondo giorno infatti il menu prevede quasi 2000 metri di dislivello da coprire in meno di 20 chilometri. Da Stelvio, al contrario di ieri, si inizia subito a salire dopo una breve discesa, dapprima su mulattiera, poi su un sentiero e infine su terreno montano. Il panorama torna a essere severo: i prati diventano rocce nere, e la neve e il ghiaccio tornano ad essere una costante. La salita al rifugio Serristori risulta essere più complicata del previsto, serviranno infatti svariati piatti di zuppa calda per riprendere le energie e andare a letto con la voglia di rialzarsi al mattino presto il giorno dopo. Gambe in spalla e si vola La terza tappa, che collega il rifugio Serristori al rifugio Nino Corsi, è probabilmente una delle più complete e piacevoli dell’Alta Via: non accumula troppo dislivello, e quindi ho deciso di collegarla alla successiva, puntando direttamente al rifugio Pizzini. Sfruttando l’ultima giornata prevista di bel tempo sono riuscita a connettere queste due tappe centrali, anche se facendo così si va incontro a una lunghissima camminata, che inizia all’alba e termina con la frontale la sera. Al cospetto di questi giganti di pietra, con una tazza di tè in mano sul balcone del Rifugio Pizzini, mi sono sentita veramente piccola, vedendo il sole scendere dietro le vette illuminate dalla luce rosa del tramonto.

Da qui la via per concludere l’anello diventa una sfida di resistenza. La notte a 3000 metri al rifugio Pizzini risulta brevissima e l’alba arriva subito. La colazione non mi rinvigorisce abbastanza dalle energie spese nei giorni passati e quindi inizio a camminare con molta calma in discesa dalla Val Zebrù, al cospetto del Gran Zebrù e di Punta San Matteo. La Valfurva: emozioni allo stato puro Scendere in Valfurva è una lunga scarpinata in discesa, i chilometri sono circa venti e il dislivello meno di 900 metri, ma a fine giornata si fa sentire. Arrivati in Valle però, tolti i calzini e messi i piedi al fresco in un ruscello, e dopo aver mangiato una meritata pizza, mi sento pronta per chiudere l’anello. I primi dieci chilometri si svolgono infatti su ciclopedonali, strade comunali, e l’itinerario si sviluppa quasi sempre lungo un itinerario in pianura: il tempo e la distanza scorrono veloci. Poi si ricomincia a salire e ritrovato il sentiero di bosco si arriva fino al lago delle Scale e la diga della Valle di Fraele. L’arrivo al lago è emozionante, dopo tante ore in solitudine, passate a camminare da sola in montagna, mi ritrovo finalmente alla conclusione dell’anello.

L’arrivo al lago è emozionante, dopo tante ore in solitudine, passate a camminare da sola in montagna, mi ritrovo finalmente alla conclusione dell’anello. 112


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Appuntamenti Autunno C E R V I E B B R I D ’A M O R E 02-03 OCT 2021

PA R C O N A Z I O N A L E D E L L O S T E LV I O

A fine settembre il bramito del cervo rosso riecheggia nelle foreste autunnali del Parco Nazionale dello Stelvio.

EMOZIONI IN MALGA 16 OCT - 06 NOV 2021 RIO PUSTERIA, BRESSANONE, C H I U S A - B A R B I A N O - V E LT U R N O - V I L L A N D R O , N A Z - S C I A V E S , L U S O N

Colori autunnali, vette panoramiche e aria fresca di montagna in un’esperienza unica in malga per conoscere questa terra, la sua gente e le sue usanze.

P I AC E R I A U T U N N A L I D E L L A M O N TAG N A 01 SEP - 31 OCT 2021

ALPE DI SIUSI

Un connubio di esperienze outdoor, magnifici paesaggi e momenti dedicati ai piaceri gastronomici. Escursioni con prima colazione in rifugio e tour con degustazioni.

S P E T TAC O LO A U T U N N O 09 SEP - 01 NOV 2021

3 CIME DOLOMITI

Vivere le Dolomiti ogni giorno da una prospettiva diversa. Un momento per rilassarsi, trovare riposo e ammirare uno dei paesaggi più belli delle Alpi.

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Alta Via di Fundres È una giornata speciale, sono con le VIPITENO mie due più care amiche che non vedo da tempo e non vediamo l’ora di vivere un’avventura memorabile insieme. Ci troviamo lungo l'Alta Via di Fundres, un itinerario spettacolare, immerso nella natura incontaminata delle Dolomiti, che parte da Vipiteno in Alta Valle Isarco e conduce nei dintorni di Brunico i n Val Pusteria.

RIFUGIO BRESSANONE

MALGA SIMILE

Marinai navigati Questo trekking, suddividibile in sei tappe (una al giorno), è piuttosto impegnativo, e per cimentarsi alla sua scoperta è necessario avere un ottimo livello di preparazione fisica, oltre che l’attrezzatura e l’abbigliamento adeguati (bisogna avere con sé il set da via ferrata). Se si decide di affrontare l’Alta Via con la famiglia, è consigliato che i ragazzi abbiano almeno 15/17 anni e siano allenati a muoversi per ore in montagna, anche su tratti tecnici. Ogni giorno, infatti, si cammina a una quota media di 2000 metri per almeno sette ore, e alla fine si percorreranno 70 chilometri e 5600 metri di dislivello, partendo dalla Val di Vizze fino arrivare in Valle Aurina di Tures: la vista sulle Zillertaler Alpen e le Dolomiti è davvero mozzafiato. Il periodo più indicato per il trekking va da fine giugno a inizio ottobre. L'Alta Via è segnata da un cerchio rosso. Dall’alto tutto è più chiaro Il primo tratto parte da Vitipeno e arriva sino alla malga Simile (circa sette ore): grazie agli occhi

attenti di Giorgia, una delle mie amiche, in pochi passi facciamo una scorpacciata di fragoline davvero dolci e deliziose. Il caldo si fa sentire, così come la fatica, ma siamo prese dai nostri racconti e dai panorami straordinari che stiamo attraversando e non ci pensiamo. Ci sentiamo veloci e abbiamo un passo sicuro, anche se non ci facciamo mancare qualche pausa per un selfie e per fotografare le magnifiche stelle alpine che incontriamo sul nostro tragitto. Dalla malga Simile proseguiamo in direzione del rifugio Bressanone, canticchiando alcune melodie della nostra infanzia. Siamo sole lungo il sentiero e ci piace molto la sensazione di trovarci almeno per un po’ into the wild. Crediamo nell’importanza della scoperta degli spazi limitrofi: si possono vivere esperienze straordinarie anche dietro l’uscio di casa, senza bisogno di raggiungere posti esotici, l’importante è rispettare le consuetudini dei luoghi che attraversiamo, le persone, gli animali e tutto ciò che incontriamo lungo la strada.

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B I VAC C O BRENNINGER


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Incontri inaspettati La mattina facciamo una super colazione, siamo piene di energia e nonostante gli zaini pieni abbiamo ancora voglia di camminare spedite. Giorgia ci indica diverse marmotte, mentre io mi accorgo per prima di un’aquila che danza sopra le nostre teste. Senza quasi accorgerci del tempo che passa, in circa sei ore raggiungiamo il bivacco Walter-Benninger. Ricordo che bivacco significa riparo di emergenza, quindi non si può fare affidamento sul vitto e bisogna inoltre considerare che c’è posto solo per otto persone. Qui prepariamo una squisita fonduta home made con patate e formaggio che ci mette l’allegria addosso per quanto è buona! Qualche gossip e risata sotto le stelle e siamo pronte per il sacco a pelo. Il sentiero che ci porta al rifugio Ponte di Ghiaccio è quello che mi rimane più impresso: camminiamo vicino a un piccolo corso d’acqua e poi, piano piano, la vegetazione si dilegua per lasciare spazio a rocce e detriti. La salita molto tecnica e il dislivello si fanno sentire! Mi giro e mi prendo qualche secondo per osservare le distese verdi che abbiamo appena attraversato. Respiro e cerco di vivere fino in fondo questo momento unico. Rifugio Ponte di Ghiaccio, faro della montagna Il rifugio Ponte di Ghiaccio, situato a 2545 metri di quota, minimal e autosufficiente dal punto di vista energetico, è stato realizzato con un’architettura contemporanea, e si percepisce

l’attenzione per la scelta dei materiali e della funzionalità. Le grandi vetrate riempiono il rifugio di luce e mi fanno sentire piena di energia positiva. Dal rifugio è possibile l’ascesa a molte vette: il Gran Pilastro, il Grande Mesule o la Punta Bianca, per esempio. Il rifugio si trova sulla forcella che collega Lappago con la Valle di Fundres e da qui si vede anche l’incantevole lago di Neves. Giusto il tempo di farci offrire un "drink" montanaro di benvenuto (una magnifica grappa dolce fatta dal proprietario) e usciamo di nuovo nelle vicinanze del rifugio. Qui fuori, ad aspettarci, c’è la luna piena più grande e rossa che abbia mai visto nella vita. Sono davvero in pace, e non vedo l’ora di divorare i miei canederli. Dopo un trekking in montagna sei più intelligente L’indomani mattina ci svegliamo di buon’ora: la nostra meta è il Rifugio Lago Pausa (dove si trova l’omonimo lago), e anche oggi sappiamo che abbiamo davanti almeno sette/otto ore di cammino. Questo è considerato da molti il tratto più suggestivo di tutta l’Alta Via: il dislivello è impegnativo (circa 1100m) ma la vista è stupenda, ed è facile incontrare stambecchi, cervi e camosci. L’ultimo tratto si sviluppa dal Rifugio Lago Pausa fino a San Giorgio, in Valle Aurina di Tures: anche questa parte di sentiero (per il quale è bene calcolare almeno sette/otto ore di cammino) offre delle viste indimenticabili, come quella sulle Tre Cime di Lavaredo.

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Dolomites UNESCO Geotrail Tra le tante possibilità escursionistiche che esistono in Alto Adige di sicuro il Dolomites UNESCO Geotrail è una di quelle più interessanti e complete: permette di scoprire le mete più panoramiche e famose di questo territorio esplorandolo a piedi e vivere giornate indimenticabili immersi nella natura. Un trekking d’altri tempi Come dice il nome stesso, questo trekking si sviluppa tra le montagne dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Unesco nel 2009, e permette di rivivere la storia geologica delle Dolomiti che 200 milioni di anni fa erano solo atolli nel mare. Può sembrare assurdo, ma anche le montagne, che sembrano immobili e immutabili, sono in realtà soggetti a radicali cambiamenti e, proprio come tutto, si evolvono e si trasformano, solo con tempi molto più dilatati di quelli dell’umanità. L’intero trekking, di cui viene suggerita la percorrenza in 10 tappe, è lungo più di 170km: parte dal Bletterbach, nei pressi di Bolzano, e arriva a Sesto Pusteria. Il Dolomites UNESCO Geotrail è un percorso di più giorni e si può dormire in diverse strutture e rifugi alla fine di ogni tappa.

Alcune tappe sono ideali anche per una gita giornaliera in quanto terminano a valle: il modo migliore per apprendere la storia delle Dolomiti passo dopo passo e ripercorrere la loro evoluzione cronologica grazie ad una dettagliata cartellonistica con diverse interessanti informazioni.

PEDERÜ

RIFUGIO PUEZ

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Passo Oclini, la casa del Corno Basso La prima tappa parte dal Bletterbach, luogo che conoscevo in quanto famoso per l’arrampicata su ghiaccio. Questo posto particolarissimo è infatti il “parco giochi” dei più forti ghiacciatori del posto, che in modo più o meno consapevole arrampicano su un libro di storia aperto sotto ai loro occhi. Le conformazioni e le stratificazioni rocciose arrivano fino a 40 milioni di anni fa e il fatto che si possano riconoscere diversi colori ed ere storiche mi fanno vedere questo posto anche sotto altri aspetti a cui non avevo mai pensato. Dopo essermi fermata a leggere queste rocce, imbocco il sentiero che si inerpica nel bosco e che, dopo circa mille metri di dislivello, arriva alla vetta del Corno Bianco, una cima isolata che domina sulla valle dell’Adige, vicino al passo Oclini. Da qui una piacevole discesa nel fresco bosco di pini e sempreverdi conduce fino al Passo Lavazè, meta di sciatori di fondo e dell’impattante pista da skiroll (1800 metri di asfalto nel bel mezzo del bosco). Un po’ di Storia Dopo aver pernottato da amici ho scelto di percorrere la terza tappa del Dolomites UNESCO Geotrail scegliendo il percorso che dal Passo di Costalunga conduce fino al Rifugio Alpe di Tires. Questa tappa del trekking è una delle più impegnative in quanto i sentieri che vengono attraversati sono spesso tecnici e richiedono una certa sicurezza del proprio passo e in alcuni momenti è imprescindibile non soffrire di vertigini per i tratti più esposti che presentano

cavi ferrati e funi, sia in salita che in discesa. In una quindicina di chilometri si accumulano 1700 metri di dislivello, quindi bisogna considerare che le tempistiche possono dilatarsi. La certezza però è che la fatica sarà ripagata da diverse prelibate fette di torta (assolutamente meritate) al rifugio Alpe di Tires. Questa tappa è particolarmente interessante anche per chi è appassionato della storia dell’alpinismo, in quanto si percorrono mete leggendarie di molte epoche, e si ha la possibilità di osservare le più famose linee di salita sui Monti Pallidi e il Catinaccio. Chi arriva per primo aspetta Un altro aspetto degno di nota è che lungo l’itinerario si incontrano vari rifugi, come i Paolina e il Preuss, nonché il Vajolet (posto vicino alla omonima, affascinante torre) che permettono di vivere la giornata senza stress e potersi ristorare in tutta tranquillità godendo di una vista spettacolare. Un aspetto da considerare se si decide di intraprendere il Dolomites UNESCO Geotrail è che, sfruttando l’eccellente rete di trasporto pubblico altoatesino, è facile percorrere le tappe senza dover chiedere passaggi, e potersi organizzare in autonomia muovendosi con un occhio di riguardo per l’ambiente.

Questo trekking si sviluppa tra le montagne dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Unesco e permette di rivivere la storia geologica delle Dolomiti che 200 milioni di anni fa erano solo atolli nel mare. 122


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La Sportiva Lavaredo Ultra Trail TEXT FILIPPO MAURIZIO PHOTOS DENIS PICCOLO

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Nonostante qualche volta mi sia trovato a dover correre la notte, in particolare in inverno dopo il lavoro, non mi sono mai abituato completamente a correre col buio. In città infatti il buio non è mai proprio completamente buio: i lampioni, l’elettricità portata con i fili alle case, alle fabbriche, per non parlare dei fanali delle auto che interrompono sempre il flusso nero dell’oscurità. Puoi trovare un tabellone pubblicitario illuminato ovunque anche in periferia e in quegli attimi le tue pupille si dilateranno e il tuo cervello si rilasserà, andando a pensare ad altro, che non sia la semplice funzione vitale di correre. Puoi correre “entrando nella notte”, cioè partendo quando ancora è giorno e continuando con l’oscurità o “uscendone”, cioè iniziando col buio, vedendo la notte dissolversi all’alba, come alla LUT. In quel caso l’alba ti risveglierà dal torpore e il tuo corpo sarà rigenerato, o almeno, è quello che tutti dicevano sarebbe successo nei boschi delle Dolomiti.

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La notte della LUT è molto diversa da una notte in città. Per prima cosa ti ritrovi alle undici di sera assieme ad altre migliaia di piccole lucine. Qualcuno ha delle frontali che illuminano a giorno, qualcuno ha delle luci minuscole con cui vedono appena i propri passi. Con il buio il fiato prende consistenza condensandosi. Luci, colori e sguardi tesi dei corridori pronti a partire verso le montagne, tutte le frontali assieme illuminano il paese in modo schizofrenico e repentino, riflettendo colori sgargianti.

quando ti ritrovi da solo. Non esistono più stimoli esterni e il tuo cervello si aggrappa a ciò che c’è. In quei momenti il bosco prende vita, puoi sentire gli animali correre a un palmo da te, i gufi infastidirsi del tuo passaggio e finalmente il rumore del vento gelido copre ogni suono umano, lontano, distaccato chilometri da te. A volte fa paura correre al buio da soli, dopo qualche ora ci si sente smarriti e quella sensazione di ansia ti fa bruciare tantis-

La vera notte però avviene verso le due del mattino, quando ti ritrovi da solo. Non esistono più stimoli esterni e il tuo cervello si aggrappa a ciò che c’è.

Poi le lucine si allungano e sui pendii delle montagne si intravede un unico lungo serpentone che disegna i sentieri e i bordi della foresta, su fino alle pietraie più lontane, dove i primi iniziano sono già distaccati chilometri gli altri. La vera notte però avviene verso le due del mattino,

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sime energie, per questo devi essere bravo a goderti il viaggio, a sospendere i giudizi irrazionali delle emozioni e lasciarti abbracciare dall’oscurità magica, continuando a correre seguendo la luce che illumina il sentiero a pochi metri dai tuoi piedi.

e premi il bottone per spegnere la frontale. Non hai uno specchio per vedere quali segni ti ha lasciato sul viso. Senza aver mai patito il sonno, ti siedi per un attimo su un sasso al sole per scartare una barretta e goderti il momento. Tutto si rilassa, la città è un ricordo lontano. Di fronte a te ancora tanti, tantissimi chilometri.

La notte alla LUT sembra sempre infinita. I lineamenti degli altri corridori più tirati, gli occhi che riflettono spaventati la luce come i gatti che attraversano la strada, l’alba che sembra non arrivare e poi arriva come un’esplosione.

In pochi minuti il mondo riprende i bordi, gli orizzonti e le forme perdute. Le chiome dei pini si illuminano, così come le pareti rocciose che si tingono di rosa e grigio, tutto viene riscaldato dal sole, dalla luce e dal tepore dell’alba.

In pochi minuti il mondo riprende i bordi, gli orizzonti e le forme perdute. Le chiome dei pini si illuminano, così come le pareti rocciose che si tingono di rosa e grigio, tutto viene riscaldato dal sole, dalla luce e dal tepore dell’alba. Sfili i guanti

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Kyrgyzstan T E X T BY P I E T R O B UAT I E R

PHOTOS BY LUIGI CHIURCHI & PIETRO IENCA

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Il Kirghizistan si trova nel cuore del continente asiatico. È un paese di cui si sente parlare pochissimo in occidente, a causa della sua lontananza geografica, ma anche per il suo isolamento dai principali flussi turistici. Noi di Trip In Your Shoes lo abbiamo voluto esplorare proprio per questo motivo, andando in cerca di una bellezza primordiale che oggi è difficile da scorgere, nella società globalizzata del rumore e dell’affollamento. Il Kirghizistan si trova lungo la rotta di quella che è stata l’antica Via della Seta, che allacciava l’oriente all’occidente fin dai tempi dei romani. Una superficie pari a quella dell’Italia è abitata oggi soltanto da circa sei milioni di persone, rendendo il territorio kirghizo perlopiù incontaminato.

ta Toyota ci ha trasportato lungo strade impervie e spesso difficili da percorrere. 1500km di adrenalina. Dopo l’atterraggio a Bishkek, capitale e centro culturale della nazione, abbiamo intrapreso il nostro primo anello, che ci ha condotti attraverso un’area remota al confine con lo Xinjiang, regione autonoma cinese. Il primo obiettivo è stato il Son-Kul Lake, un lago situato a 3000 metri di quota. Lì abbiamo dormito in una yurta, tipica costruzione utilizzata dalle popolazioni nomadi degli altipiani dell’Asia centrale. Le varie parti di questa struttura sono completamente sostenibili, essendo fatte di pelli di bufalo, anziché di plastica.

Al suo interno si possono trovare montagne che superano i 5000 metri di altitudine, alcune delle quali ancora senza nome, animali in via di estinzione, valloni pressoché inesplorati, steppe e ghiacciai, accampamenti di pastori e rilievi erbosi. Abbiamo trascorso qui diciassette giorni di viaggio, incastonati tra la catena montuosa del Tien Shan (al confine con la Cina) e i paesaggi quasi alpini al confine con il Kazakistan. Raccontare un territorio così selvaggio attraverso le nostre fotografie è stato un onore e una fortuna, che conserveremo dentro per molto tempo.

I laghi d’alta montagna non mancano di certo in questa regione. Uno dei più affascinanti in assoluto è il Kel Suu Lake, a 3500 metri s.l.m. Le montagne rocciose si tuffano dentro lo specchio d’acqua da ogni lato, rendendo il paesaggio unico. Con il drone abbiamo cercato di catturare la luce timida di quel mattino, dopo aver trascorso la notte in tenda in un clima piuttosto freddo. L’impressione che si ha osservando il luogo dall’alto è che ci si trovi in presenza di un fiordo. La pressoché totale

Ma andiamo con ordine. La spedizione ha previsto due diversi tour all’interno del paese, accompagnati da due guide locali: Timur, di etnia kirghiza, e Fara, di etnia uigura. Una Land Cruiser targa-

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assenza di presenze umane garantisce l’insediamento di una fauna piuttosto rara. È stato lì infatti che abbiamo avvistato alcuni nidi di grifone, un rapace capace di raggiungere un’apertura alare superiore ai due metri e mezzo. Ma non sono stati gli unici animali che abbiamo osservato lungo il nostro viaggio. A 4200 metri di quota, pochi giorni dopo, abbiamo potuto riprendere infatti alcune Marco Polo sheeps, particolari ungulati che popolano questo tratto delle antiche rotte carovaniere battute dal commerciante veneziano. Se ne possono contare poche migliaia al mondo e rappresentano prede prelibate per gli introvabili leopardi delle nevi. In un’altra situazione, siamo stati invece deliziati dal passaggio di una mandria di yak, saggiamente amministrata da un pastore a cavallo. Questi bovini, tipici anche della regione tibetana, presentano spesso grosse corna e un pelo particolarmente folto. Nella dieta della popolazione locale, risultano estremamente importanti.

superando semplicemente un precario ponte in legno, che oltrepassa l’Uzanggu Kuusk river, utilizzato come confine naturale. Si tratta di zone di sostanziale vuoto geopolitico, dove le creste montuose e la natura dettano ancora i ritmi dell’intera regione. E a proposito di montagne, ecco i due giganti che più ci hanno impressionato: il Dankova Peak e il Karakol Peak. Il primo sfiora i 6000 metri di altitudine (5982 metri s.l.m.), mentre il secondo raggiunge i 5216 metri s.l.m. Entrambi ci hanno regalato alcuni dei momenti più emozionanti dell’intera esperienza. Per due notti abbiamo pernottato tra i tremila e i quattromila metri di quota, mantenendo i monti come sfondo costante. Con il calare del sole, abbiamo deciso di accendere un fuoco per scaldarci, ai piedi dei ghiacciai. Eravamo in quattro. Quattro persone sulla superficie nuda della terra. Si è trattato di momenti magici, pregni di vita e di semplicità ritrovata.

Con il calare del sole, abbiamo deciso di accendere un fuoco per scaldarci, ai piedi dei ghiacciai. Eravamo in quattro. Quattro persone sulla superficie nuda della terra. Si è trattato di momenti magici, pregni di vita e di semplicità ritrovata.

Le valli in cui sono avvenuti questi incontri sono ammantate da un’atmosfera di continua scoperta e di inviolabilità, le zone di confine tra il Kirghizistan e la Cina mantengono ancora riferimenti dell’Unione Sovietica, a partire dai check-point che segnalano la frontiera. Abbiamo dovuto superarne alcuni, ma in un altro frangente siamo sconfinati

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Quindi ci siamo addentrati nella provincia di Issyk-kul, una delle più rilevanti a livello paesaggistico. Nella Karakol Valley, che ospita l’omonimo monte, abbiamo avuto modo di sperimentare l’incredibile potenziale turistico che potrebbe avere l’intera area per gli appassionati di trekking. Fiumi, neve, crinali e conformazioni rocciose pitturano scene da quadro con costanza, riempiendoti gli occhi di bellezza. Siamo stati anche sorpresi da alcune nevicate che hanno aggiunto ulteriore poeticità al momento.

che internazionali. Noi crediamo che il Kirghizistan abbia moltissimo da offrire, ma siamo pure gelosi di quanto abbiamo potuto godere, nelle condizioni di assoluta genuinità del maggio 2021. La speranza è che Bishkek possa intraprendere con decisione un percorso di sviluppo turistico che riesca a preservare quanto di meraviglioso si trova in questa cornice centro-asiatica. Non è semplice garantire una crescita sostenibile capace di abbracciare il grande pubblico laddove intere vallate registrano oggi la visita di decine di persone nell’arco di un anno intero.

In contrasto netto con questi ambienti naturali, ci siamo mossi in seguito in un territorio dai tratti marziani, con la terra rossa scavata dalle piogge e dai venti. I cosiddetti Forgotten Rivers vanno a riempire i numerosi canyon rocciosi, ogni volta che una perturbazione scarica grossi quantitativi d’acqua. Questo scenario ci ha ricordato l’area di Landmannalaugar in Islanda, che abbiamo avuto modo di raccontare sempre su queste pagine.

Quello che abbiamo potuto vedere tuttavia non può lasciarci indifferenti: questo spicchio di mondo ha toccato qualcosa dentro di noi per l’autenticità selvaggia che ha saputo regalarci. Per il 2022 ci impegneremo a creare un percorso in collaborazione con tour operator locali, così da poter accompagnare altre persone che vorranno esplorare un angolo di paradiso terrestre. Nel frattempo, attraverso immagini e parole, speriamo di riuscire a trasmettere quanto abbiamo vissuto in questi diciassette giorni di avventura.

La seconda parte del nostro soggiorno kirghizo è stata cadenzata da una serie di brevi escursioni a piedi sul versante settentrionale del paese, lungo il confine con il Kazakistan. Qui i profili del paesaggio si addolciscono, con verdi prati dai connotati primaverili che ricordano le nostre Alpi.Insomma, la varietà di vedute che si possono apprezzare a queste latitudini è sbalorditiva, soprattutto se si pensa a un paese difficile da localizzare sulla mappa dalle agenzie turisti-

Quello che abbiamo potuto vedere tuttavia non può lasciarci indifferenti: questo spicchio di mondo ha toccato qualcosa dentro di noi per l’autenticità selvaggia che ha saputo regalarci.

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Ride, sleep & repeat BY DENIS PICCOLO

R I D E R G I A N LU CA C O STA L O C AT I O N M O N V I S O I TA LY

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Fuggire dalla routine di tutti i giorni andando alla scoperta dei sentieri vicino casa è diventata una pratica consolidata per tutti coloro che desiderano vivere più a contatto con la natura. Spingersi in avventure estreme è solo uno dei tanti modi di scoprire gli ambienti alpini che invece possono essere esplorati e vissuti a pieno anche senza rinunciare alle piccole comodità.

ospita infatti percorsi adatti a tutti, dalle salite avventurose tra paesaggi alpini, alpeggi e mulattiere, ai sentieri di pianura, che permettono di esplorare l’area in tutta lentezza, apprezzando le bellezze del paesaggio e le soste nelle località della regione. Il Parco è un'area naturale protetta che occupa 9154 ettari di territorio e si estende attorno al Monviso a cavallo fra la Valle Po e la Valle Varaita. Ai suoi piedi, precisamente a Pian del Re, si trova la sorgente del fiume Po, il corso d'acqua più lungo d'Italia, mentre in cima svetta il Monviso, che con i suoi 3841m è la montagna più alta delle Alpi Cozie e dell'omonimo gruppo montuoso. Dal 29 maggio 2013 il Parco è Patrimonio dell'UNESCO come riserva della biosfera transfrontaliera con la Francia.

Prendi una persona con qualche giorno libero che gli permetta di staccare dalla frenesia giornaliera, una tenda che gli consenta di vivere a contatto con la natura in modo autosufficiente, una mountain bike e tanta voglia di esplorare e avrai gli ingredienti perfetti per ogni avventura outdoor che si rispetti.

L’avventura inizia a Crissolo, il più alto comune della Valle Po e maggior centro turistico della zona. Salendo per la piccola Strada Provinciale 234 verso est si giunge al primo pianoro, il Pian Melzé ma più noto come Pian della Regina che offre un panorama splendido sulla catena del Monviso e sul fiume Po. Qua è presente per i cicloturisti un'area dedicata per lavaggio, semplici riparazioni, gonfiaggio di ruote ed ammortizzatori. Si tratta di servizi minimi ormai indispensabili per coloro che compiono l'importante traversata cicloturistica

La nostra avventura ha come fulcro centrale e punto di riferimento la maestosa vetta del Monviso che, grazie alla sua prominenza (decima dell'intero arco alpino e ventitreesima in tutta Europa), è la montagna più visibile dalla pianura padana occidentale per via della sua altezza di oltre 500 metri superiore ai picchi circostanti. Il “Re di Pietra”, dalla forma piramidale perfetta, offre uno straordinario mondo di scoperta e di avventura per mountain bike, fat bike o e-bike. Il Parco del Monviso

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che parte dalle sorgenti ed arriva alle foci del fiume Po, denominata Ciclovia del Po. Ma sono circa 125 gli itinerari percorribili per un totale di 3000km che si snodano sia su strada, sia su sterrato. In particolare, nel versante italiano ci sono 36 percorsi, di cui 21 per mountain bike, tutti perfettamente attrezzati.

d’appoggio di questa avventura su due ruote. Dormire sotto le stelle a contatto con la natura è il giusto epilogo di questa giornata. Dopo la stanchezza accumulata in sella alla bici, la tenda Thule Tepui Foothill dona quel comfort che permette di assaporare al meglio un’avventura senza rinunciare a delle piccole comodità. Thule Tepui Foothill è una spaziosa tenda da tetto progettata dal brand svedese Thule, facile da montare e riporre quando non è utilizzata. I bastoni telescopici del telaio interno permettono di configurare e suddividere la tenda anche per una sola persona nonostante possa ospitare fino a due adulti. Quando non viene usata, si ripiega in modo compatto grazie al suo design a profilo ribassato e simmetrico, ottimizzando spazio prezioso che può essere utilizzato per riporre la bici. Il nuovo design della base riduce il peso della tenda e garantisce maggiore forza e stabilità. È infine dotata di un ampio ingresso, una finestra posteriore panoramica di grandi dimensioni e di finestre da tetto doppie che garantiscono il massimo passaggio di aria e la possibilità di ammirare le stelle.

La giornata trascorre in sella alla nostra bicicletta, lontano dalle strade asfaltate, su sentieri sia in salita che in discesa, alla scoperta di tutto quello che la Valle del Monviso ha da offrire. Alterniamo tratti ben pedalabili a rampe più impegnative e divertenti percorsi tecnici. La bassa valle è interessata da piste ciclabili e percorsi cicloturistici su strade poco trafficate, principalmente non asfaltate, la media valle offre percorsi di media difficoltà che si mantengono su dislivelli poco accentuati e a quote che li rendono percorribili quasi tutto l’anno, mentre l’alta valle diventa protagonista di percorsi per tutti coloro che scelgono di ripercorrere le mitiche salite del Giro d’Italia ed altre importanti competizioni. Man mano che si sale e aumenta il dislivello anche le pendenze crescono fino a rampe del 10% aprendosi su panorami di rara bellezza sempre più ampi e maestosi.

Esiste un hotel con più stelle di quelle che puoi osservare nel silenzio lontano da tutti?

Quando il sole comincia a tramontare facciamo ritorno verso la nostra auto, il vero punto

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Less is more BY DENIS PICCOLO

SCARPA CYCLONE GT X

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SA L E WA A LP M AT T E 3 0 W S

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L A S P O R T I VA U LT R A R A P TO R I I M I D GT X

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A L B A A L B A O P T I C S D E LTA U LT R A RUDY PROJECT AGENT Q

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HOK A ONE ONE M ANACAPA MID GTX

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G R E G O RY PAC K K AT M A I 5 5 R C

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K AYL AN D ALPHA KNIT GT X

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The Pill Finder • 892 Store Italy 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151. 152. 153. 154. 155. 156. 157. 158. 159.

SALEWA OUTLET ENNA STILE LIBERO BOULDER & CO SALEWA OUTLET PALMANOVA PEAK LAND ALAGNA OUTDOOR BORDINO FRANCO MOUNTAIN HOME SPORTLER ALBIGNASEGO ARCO SPORT SPORTRAGE C.ELLE SPORT SPORT HUB ALMENNO ACTIVITY PEOPLE ALPSTATION ANDALO FOTO SPORT BANAL ALPSTATION AOSTA MEINARDI SPORT ROUTE RAMEY 33 - THE SHOP SALEWA AOSTA GAL SPORT JOE SPORT EVIVA SPORT LARINO ALBINO ALPSTATION ARCO ARCO CLIMBING ART ROCK CLIMBING VILLAGE G ARCO KARPOS STORE ARCO LA SPORTIVA ARCO RED POINT 1 RED POINT 2 ROCK & ICE ARCO SALEWA ARCO VERTICAL WORLD SPORT GOBBI SPORT MABB.90 ARCO VERTICAL SPORT ARCO THE NORTH FACE ARESE ALPSTATION AREZZO VIAGGIANDO BALLONI SPORT CLIMBAP MASTER SPORT PESAVENTO MOUNTAIN STORE SPORTLAND ASOLA RRTREK GRAN SASSO MATIS SPORT ALPSTATION LAVAREDO DEGNI SPORT BSHOP AVIGLIANA TREKKING SPORT FINISH LINE SALEWA OUTLET MANTOVA AFFARI & SPORT BALLABIO TONINO SPORT CARAVELLA SCOUT LA SORGENTE MAROCCO SPORT ALPSTATION BASSANO DF BELLINZAGO MAZZARONA SPORT ROBI SPORT SU E GIU' SPORT CAI BERGAMO DIEMME SPORT SPORTLAND ANTEGNATE DF SPORT SPECIALIST BEVERA FRANCO SPORT IL GALLO NUOVI ORIZZONTI BOLOGNA PATAGONIA BOLOGNA THE NORTH FACE BOLOGNA VILLA 1928 CMP BOLZANO MONTURA BOLZANO MOUNTAINSPIRIT SALEWA WORLD BOLZANO SPORTLER BOLZANO THE NORTH FACE BOLZANO CAVALLO CENTRO SPORT MASSI SPORT GULLIVER BORGO SAN LORENZO TEMPO LIBERO CRAZY STORE BORMIO SKI TRAB MOUNTAIN & RUNNING PATAGONIA BORMIO BLOCCO MENTALE GIALDINI MAD CLIMBERS ROMEO SPORT ROSSIGNOL BRESCIA SPORTLAND BRESCIA KLEON SPORT SPORTLER BRESSANONE BERTHOD SPORT SALEWA CERVINIA UAINOT MOUNTAIN SHOP ALPSTATION BRUNICO OUTFIT SPORT MODE PATAGONIA BRUNICO SPORT MODE SCHOENHUBER SPORTLER ALPIN BRUNICO SPORTLER BRUNICO THOMASER TRAIL MARKET STILE ALPINO SPORTLER CALALZO VERTICAL SPORT SARCHE NENCINI SPORT PROROCK MOUNTAIN STORE MOUNTAIN SHOP TUBRIS SPORT TUBRIS AMPLATZ SPORT SPORT AMPLATZ PUNTO RUNNING RADAELLI SPORT BIG WALL NUOVI ORIZZONTI CARPI THE NORTH FACE CARUGATE UNDER ARMOUR CAROSELLO CAMPO BASE BERGAMO MANCINI SPORTLAND CASTEL GOFFREDO ALPSTATION BISMANTOVA CRAZY STORE CASTIONE OLGA SPORT LA SPORTIVA STORE CAVALESE UN SESTO ACCA - 1/6H MAXI SPORT CERNUSCO MAXI SPORT MERATE PASSSPORT CESIOMAGGIORE DELFINO SPORT MARISPORT X-TREME ZECCHIN SPORT SPORTLAND CHIARI L'ARTE DI SALIRE IN ALTO ASPORT’S MOUNTAIN CHIES MAIUK SPORT SALEWA SONDRIO CPR FREE SPORT MOLINARI SPORT ALPSTATION CLES SALEWA CLES SPORT EVOLUTION CASEROTTI SPORT BETTINESCHI SPORT SPORT PESCOSTA SPORT POSCH PRANTNER MAURIZIO SPORT ASPORT’S CORDENONS VISONÀ SPORT SPORTMARKET DUE & DUE CORTINA LA COOPERATIVA DI CORTIN

AGIRA AGORDO AGRATE BRIANZA AIELLO DEL FRIULI ALA DI STURA ALAGNA VALSESIA ALBA ALBA ALBIGNASEGO ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALLEGHE ALMENNO SAN SALVATORE ANDALO ANDALO ANDALO AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA APPIANO SULLA STRADA DEL VINO APRICA ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARESE AREZZO AREZZO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASIAGO ASOLA ASSERGI ATINA AURONZO DI CADORE AVEZZANO AVIGLIANA AVIGLIANA BADIA POLESINE BAGNOLO SAN VITO BALLABIO BALME BARI BARZIO BARZIO BASSANO DEL GRAPPA BELLINZAGO LOMBARDO BELLUNO BELLUNO BELVEDERE BERGAMO BERGAMO BERGAMO BEVERA DI SIRTORI BIELLA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN LORENZO BORGOSESIA BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESSANONE BRESSANONE BREUIL CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BUSANO CAGLIARI CALALZO CALAVINO CALENZANO CAMAIORE CAMPO TURES CAMPO TURES CANAZEI CANAZEI CANTÙ VIGHIZZOLO CANZO CARMAGNOLA CARPI CARUGATE CARUGATE CARVICO CASTEL DI SANGRO CASTEL GOFFREDO CASTELNOVO NE’ MONTI CASTIONE ANDEVENNO CATANIA CAVALESE CAZZAGO CERNUSCO LOMBARDONE CERNUSCO LOMBARDONE CESIOMAGGIORE CETO CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHIAMPO CHIARI CHIAVARI CHIES D'ALPAGO CHIESA VALMALENCO CHIURO CISANO SUL NEVA CIVEZZANO CLES CLES CLUSONE COGOLO COLERE COLFOSCO COLFOSCO IN BADIA COLLALBO CONDINO CORDENONS CORNEDO CORNUDA CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO

160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201. 202. 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246. 247. 248. 249. 250. 251. 252. 253. 254. 255. 256. 257. 258. 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. 266. 267. 268. 269. 270. 271. 272. 273. 274. 275. 276. 277. 278. 279. 280. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 287. 288. 289. 290. 291. 292. 293. 294. 295. 296. 297. 298. 299. 300. 301. 302. 303. 304. 305. 306. 307. 308. 309. 310. 311. 312. 313. 314. 315. 316. 317. 318. 319. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326. 327. 328. 329. 330.

MOROTTO SPORTS EQUIPMENT QUOTA 1224 THE NORTH FACE CORTINA CORTINA 360 PATAGONIA CORTINA ROCK & ICE CORTINA SALEWA CORTINA TECNICA OLYMPIA SPORT ALFREDO SPORT KOSTNER 4810 SPORT ARDI SPORT LES PYRAMIDES PATAGONIA COURMAYEUR THE NORTH FACE COURMAYEUR VI BLOCK ALPSTATION CUNEO BIGUP OUTDOOR SALEWA CUNEO THE NORTH FACE CUNEO VIALE CALZATURE FALETTI MOUNTAIN STORE DF DESENZANO MOUNTAIN GARAGE OUTSIDER KRALER SPORT SALEWA DOBBIACO ALPSTATION BRIANZA MOSONI SPORT POSSA SPORT SPORT EXTREME ERCOLE OUTDOOR & TREKKING STORE HOLIDAY SPORT SPIT SPORT OUTDOOR TRAILMARKET.COM IL DADO BOULDER LINEA VERTICALE PENNENTE OUTDOOR ALPMANIA DEVA WALL ERREGI SPORT CRAZY STORE FINALE LIGURE LA SPORTIVA FINALE LIGURE MONTURA FINALBORGO OUTPOST MONTAINEERING RIDE & RUN CRAZY STORE ROCKSTORE SALEWA FINALE LIGURE CLIMB PESCI CAMPING STORE SPORT CLUB THE NORTH FACE FIRENZE OBIETTIVO MONTAGNA BALANTE SPORT CAPO NORD GIMELLI 3.30 RUNNING STORE ROSSIGNOL FORMIGLIANA SPORTIFICATION SURF SHOP SPORTMAX BM SPORT BONI SPORT BONI SPORT BONI SPORT BOULDER FACTORY CENTRO CANOA HOBBY SPORT MOISMAN SALEWA GENOVA REPETTO SPORT MONTAGNARD SPORT SONEGO RUNNING LIFE SPORTWAY GRAVELLONA BERGLAND 099 OUTDOOR SPORTLAND GUSSAGO GRAZIA SPORT ISEO ALPSTATION ISERA ALTA QUOTA ISERNIA 38° PARALLELO MOUNTAINWORLD BLOCKLAND SALEWA AQUILA SPORT 203 SPORT TONY IMPULS SPORT AFFARI & SPORT LECCO SPORT HUB LECCO MY WALL BOTTERO SKI DF SPORT SPECIALIST LISSONE MAXI SPORT LISSONE CENTRO HOBBY SPORT CRAZY STORE LIVIGNO I’M SPORT MOUNTAIN PLANET PUNTO SPORT SILENE SPORT SPORT EXTREME THE NORTH FACE LIVIGNO SALEWA OUTLET SCALO MILANO SPORTLAND LONATO SALEWA LONGARONE SPORTLIFEE IL CAMPIONE LUCCA VIVISPORT CRESPI SPORT SPORT MODE STEGER OLIMPIONICO SPORT SPORT 3 TRE MUD AND SNOW CINQUE TERRE TREKKING PEIRANO SPORT JANE SPORT VERTICAL SPORT MANTOVA BREMA SPORT MOUNTAIN STORE THE REVIVE CLUB HUTTER SPORT SPORTLER ALPIN MERANO SPORTLER MERANO MAXI SPORT MERATE ESSETRE SPORT NARDELLI SPORT ALPSTATION MILANO CANADA GOOSE MILANO CARTON DF SPORT SPECIALIST MILANO KIM FORNITURE SCOUT LA MONTAGNA SPORT MANGA CLIMBING SPORTING SAN LORENZO PATAGONIA MILANO RUNAWAY SALEWA MILANO SAVE THE DUCK MILANO SAVE THE DUCK MILANO THE NORTH FACE MILANO UNDER ARMOUR MILANO UNDER ARMOUR MILANO VERDE PISELLO VIBRAM MILANO NUOVI ORIZZONTI MODENA THE NORTH FACE MODENA LIVIO SPORT SPORTMAN SPORTLAND MONIGA PATAGONIA MONTEBELLUNA ROSSIGNOL MONTEBELLUNA SALEWA OUTLET MONTEBELLUNA VIBRAM MONTEBELLUNA ROCK & WALLS PURE NATURE WILD PROJECT THE CHANGE CRAZY STORE MORBEGNO PATAGONIA MORBEGNO SPORT HUB MORI MICARELLI STORE ARBITER UNTERHOLZNER GRANDE GRIMPE PERICO SPORT SPORTLAND TORINO ETNA WALL SERVOLARE 17 RUNWAY SPORT SPORT LAURIN

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CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CREAZZO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESIO DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE FAENZA FALCADE FANO FAVRIA FELTRE FELTRE FERMO FERRARA FERRARA FERRARA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FORMIGLIANA FOSSANO FRABOSA SOTTANA FROSSASCO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA PRA' GIAVENO GODEGA S. URBANO GRADISCA D’ISONZO GRAVELLONA TOCE GRESSONEY-SAINT-JEAN GROSSETO GUSSAGO ISEO ISERA ISERNIA IVREA L'AQUILA L’AQUILA L’AQUILA LA VALLE AGORDINA LA VILLA LANA LECCO LECCO LEVATA LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LOCATE DI TRIULZI LONATO LONGARONE LOVER LUCCA LUCCA LUINO LUTAGO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MANARO SUL PANARO MANAROLA MANTA MANTOVA MANTOVA MARTELLAGO MATELICA MEOLO MERANO MERANO MERANO MERATE MESTRE MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESACRO MONTESILVANO MONTESILVANO MORBEGNO MORBEGNO MORI MUCCIA NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICHELINO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE

331. 332. 333. 334. 335. 336. 337. 338. 339. 340. 341. 342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482. 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494. 495. 496. 497. 498. 499. 500. 501.

ALBY SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT SALEWA PADOVA SPORTLAND PALAZZOLO PELLISSIER SPORT PIRCHER GUNTHER ALPSTATION PARMA FREE SPORT MOVE MOUNTAIN LOVERS SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO UKU PACHA MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR ALTA QUOTA PESCARA KING LINE RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA L'ALTROSPORT OUTLANDERS SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE VERTICAL PIETRAMURATA PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING ONBOARD EUROSPORT SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT MIVAL SPORT LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI IL CAMPIONE PRATO SALEWA PREDAZZO V10 BERGFUCHS OVERLANDER OUTDOOR RAVENNA ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS A1 CLIMBING GINETTO SPORT MONTAGNA VERTICALE SALVATORI SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER MOUNTAIN SICKS SPORT NATURA ALP3 MONTAGNA ALTA QUOTA ROMA BOTTIGLIERIA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA LBM SPORT MONTURA ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA ONERACE OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROCK IT ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA STAR WALL THE NORTH FACE THE NORTH FACE THE NORTH FACE UNDER ARMOUR STORE OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE SHERPA ATLANTE MONTELLO BLOCK3 CABAS SPORT CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO SPORTLIFEE MACIACONI ANIMA SPORTIVA PIÙ SPORT ALPSTATION AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA DF S.G. MILANESE SPORTLAND SAN LEONARDO SPORTLER SAN MARTINO TURNOVER SPORT SAN MARTINO SPORT SLALOM CLASSIC SLALOM DONNA SLALOM SPORT PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT FAMA SPORT ALPSTATION SARZANA 3.30 RUNNING STORE BESSON SPORT GIUGGIA SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO ART CLIMB BRUNO SPORT ACTIV SPORT CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORTS K&K SPORTS ROCK & ICE SOLDA SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO SPORTLAND SONICO CAMPO BASE SPILAMBERTO BERGER SCHUKE SPORTLAND STEZZANO SPORTLAND SUZZARA ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT

NOVALESA OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO, FOSSATO DI VICO OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERTOSA PERUGIA PERUGIA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PLAN FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVENNA RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RIETI RIETI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIULIANO MILANESE SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO SARONNO SARZANA SASSUOLO SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SESTO SESTO SAN GIOVANNI SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SOLDA SONA SONDRIO SONDRIO SONICO SPILAMBERTO ST. NIKOLAUS ULTEN STEZZANO SUZZARA TARVISIO TAVAGNACCO TEMU


502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524. 525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577.

PIÙ SPORT 502. PIÙ SPORT IOCORRO! 503. IOCORRO! VERTIGINI SPORT 504. VERTIGINI SPORT MONTURA FIEMME 505. MONTURA FIEMME SPORT VENTURA 506. SPORT VENTURA CRAZY STORE507. TIRANOCRAZY STORE TIRANO TECNICAL SKI508. TECNICAL SKI ALPSTATION TORINO 509. ALPSTATION TORINO ASD BOULDER 510. BAR ASD BOULDER BAR BSHOP BRACCINI 511. BSHOP BRACCINI BSHOP RAVINA 512. BSHOP RAVINA BSIDE CLIMBING 513. VILLAGE BSIDE CLIMBING VILLAGE CUORE DA SPORTIVO 514. CUORE DA SPORTIVO FERRINO STORE 515. TORINO FERRINO STORE TORINO FRESH STORE516. FRESH STORE GRASSI SPORT 517. TORINO GRASSI SPORT TORINO JOLLY SPORT518. JOLLY SPORT JOLLY SPORT519. JOLLY SPORT MIZUNO STORE 520. MIZUNO STORE MONTURA TORINO 521. MONTURA TORINO PASSION SPORT 522. PASSION SPORT RONCO ALPINISMO 523. RONCO ALPINISMO SALEWA TORINO 524. SALEWA TORINO SASP 525. SASP THE NORTH FACE 526. TORINO THE NORTH FACE TORINO GULLIVER TORRE 527. PELLICE GULLIVER TORRE PELLICE SPORTLER VICENZA 528. SPORTLER VICENZA LEZARD 529. LEZARD CATTI SPORT 530. CATTI SPORT LA SPORTIVA531. TRENTOLA SPORTIVA TRENTO MONTURA TRENTO 532. MONTURA TRENTO ROCK & ICE TRENTO 533. ROCK & ICE TRENTO SHERPA3 PATAGONIA 534. SHERPA3 PATAGONIA SPORTLER ALPIN 535. TRENTO SPORTLER ALPIN TRENTO SPORTLER TRENTO 536. SPORTLER TRENTO TECNOSCI 537. TECNOSCI VERTICAL SPORT 538. TRENTO VERTICAL SPORT TRENTO MAGNITUDO539. MAGNITUDO LE BLOC SHOP 540. LE BLOC SHOP ALPSTATION TRIESTE 541. ALPSTATION TRIESTE AVVENTURA 542. DUE AVVENTURA DUE SPORTLER TRIESTE 543. SPORTLER TRIESTE FIASCARIS 544. FIASCARIS K2 SPORT 545. K2 SPORT SPORT CENTER 546. SPORT CENTER SPORT CORONES 547. SPORT CORONES SPORT MODE548. MARIA SPORT MODE MARIA FIORELLI SPORT 549.VALMASINO FIORELLI SPORT VALMASINO SALEWA OUTLET 550.VALMONTONE SALEWA OUTLET VALMONTONE BASE CAMP 551. BASE CAMP SKICENTER 552. SKICENTER LODO SPORT553. LODO SPORT VERNAZZA SPORT 554. VERNAZZA SPORT CAMPO BASE555. VERONA CAMPO BASE VERONA MONTURA VERONA 556. MONTURA VERONA ROSSIGNOL VERONA 557. ROSSIGNOL VERONA THE NORTH FACE 558. VERONA THE NORTH FACE VERONA CONTROCORRENTE 559. CONTROCORRENTE MARATONANDO 560. MARATONANDO OLIUNID VICENZA 561. OLIUNID VICENZA GILIOLI SPORT 562. GILIOLI SPORT MONDO MONTAGNA 563. MONDO MONTAGNA VERTICAL NO564. LIMIT VERTICAL NO LIMIT DHO SPORT 565. DHO SPORT ROSSI 566. ROSSI SPORTLAND 567. VILLANUOVA SPORTLAND VILLANUOVA AFFARI & SPORT 568.VILLASANTA AFFARI & SPORT VILLASANTA BAROLI SPORT 569. BAROLI SPORT CALZATURE BAROLI 570. CALZATURE BAROLI HERBERT PLANK 571. SPORT HERBERT PLANK SPORT RUNNER 572. RUNNER HELLWEGER INTERSPORT 573. HELLWEGER INTERSPORT LA SPORTIVA574. ZIANO DI LAFIEMME SPORTIVA ZIANO DI FIEMME TIRABOSCHI 575. SPORT TIRABOSCHI SPORT CRAS 576. CRAS TABIA SPORT577. TABIA SPORT

TERAMO TERNI TERNI TESERO TESERO TIRANO TOLMEZZO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORRE PELLICE TORRI DI QUARTESOLO TRADATE TRAVERSETOLO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TREVISO TRIESTE TRIESTE TRIESTE UDINE UDINE VAL DI VIZZE 19 VALDAORA VALLES VALMASINO VALMONTONE VALSESIA VARNA VERMIGLIO VERNAZZA VERONA VERONA VERONA VERONA VIADANA VIAREGGIO VICENZA VIGNOLA VIGNOLA VILLAIR-AMERIQUE VILLANOVA MONDOVI VILLANOVA MONDOVI VILLANUOVA SUL CLISI VILLASANTA VILLENEUVE VILLENEUVE VIPITENO VITERBO WELSBERG-TAISTEN ZIANO DI FIEMME ZOGNO ZOLA PREDOSA ZOLDO ALTO

Germany 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647.

MOUNTAIN-SPORTS 578. MOUNTAIN-SPORTS ROHRMEIER 579. OUTDOOR ROHRMEIER OUTDOOR CONDITION STEIGENBERGER 580. CONDITION STEIGENBERGER BERGSPORTHÜTTE 581. BERGSPORTHÜTTE RIAP SPORT 582. RIAP SPORT STADT LAND 583. FLUSS STADT LAND FLUSS BERGSPORT GEISTALLER 584. BERGSPORT GEISTALLER CAMP 4 585. CAMP 4 GLOBETROTTER 586.BERLIN GLOBETROTTER BERLIN MONT K 587. MONT K PATAGONIA BERLIN 588. PATAGONIA BERLIN THE NORTH FACE 589. BERLIN THE NORTH FACE BERLIN UNTERWEGS 590. BIELEFELD UNTERWEGS BIELEFELD KRENN MODE 591. UND SPORT KRENN MODE UND SPORT GLOBETROTTER 592.BONN GLOBETROTTER BONN UNTERWEGS 593. BONN UNTERWEGS BONN UNTERWEGS 594. BREMENUNTERWEGS BREMEN UNTERWEGS 595. CELLE UNTERWEGS CELLE DER SKANDINAVIER 596. DER SKANDINAVIER MAGIC MOUNT 597.ALLESMAGIC MOUNT ALLES GLOBETROTTER 598.DRESDEN GLOBETROTTER DRESDEN UNTERWEGS 599. DUISBURG UNTERWEGS DUISBURG GLOBETROTTER 600.DÜSSELDORF GLOBETROTTER DÜSSELDORF SACK & PACK601. SACK & PACK UNTERWEGS 602. ERFURTUNTERWEGS ERFURT FREILAUF 603. FREILAUF BERGSPORT MÜHLBAUER 604. BERGSPORT MÜHLBAUER UNTERWEGS 605. FLENSBURG UNTERWEGS FLENSBURG GLOBETROTTER 606.FRANKFURT GLOBETROTTER FRANKFURT SALEWA STORE 607. FREIBURG SALEWA STORE FREIBURG SPORT BOHNY 608. SPORT BOHNY SPORT KIEFER 609. SPORT KIEFER DOOROUT.COM 610. DOOROUT.COM NORDWAND611. SPORTSNORDWAND SPORTS ALPINSPORT 612. BASIS ALPINSPORT BASIS BERGSPORT WN 613. ALPIN BERGSPORT WN ALPIN SPORT CONRAD 614. GARMISCH SPORT CONRAD GARMISCH BERGZEIT 615. BERGZEIT GLOBETROTTER 616.HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG GLOBETROTTER 617. HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG UNTERWEGS 618. HAMM UNTERWEGS HAMM BSZ BERGSPORTZENTRALE 619. BSZ BERGSPORTZENTRALE ADVENTURE 620. COMPANY ADVENTURE COMPANY SPORT NENNER 621. SPORT NENNER BERGZEIT 622. BERGZEIT UNTERWEGS 623. HÖXTERUNTERWEGS HÖXTER SPORT CONRAD 624.IFFELDORF SPORT CONRAD IFFELDORF UNTERWEGS 625. JEVER UNTERWEGS JEVER BASISLAGER 626. SPORT HANDELS BASISLAGER SPORT HANDELS SCENIC SPORTS 627. SCENIC SPORTS BERGSPORT MAXI 628. BERGSPORT MAXI UNTERWEGS 629. KIEL UNTERWEGS KIEL GLOBETROTTER 630. GLOBETROTTER GLOBETROTTER 631.KÖLNGLOBETROTTER KÖLN SPORT GRUNER 632. SPORT GRUNER ALPINSPORTZENTRALE 633. ALPINSPORTZENTRALE ALPEN STRAND 634. ALPEN STRAND 635. LEIPZIG THE NORTH FACE THE NORTH FACE LEIPZIG UNTERWEGS 636. LEIPZIG UNTERWEGS LEIPZIG BIWAK 637. BIWAK EISELIN SPORT 638. EISELIN SPORT ALPIN OUTDOOR 639. LADEN ALPIN OUTDOOR LADEN ENGELHORN640. SPORTSENGELHORN SPORTS OUTDOORTRENDS 641. OUTDOORTRENDS MAGIC MOUNT 642. MAGIC MOUNT GLOBETROTTER 643.MÜNCHEN GLOBETROTTER MÜNCHEN KELLER SPORTS 644. KELLER SPORTS KELLER SPORTS 645. KELLER SPORTS PATAGONIA MÜNCHEN 646. PATAGONIA MÜNCHEN RUMRICH STONE 647. PROJECTS RUMRICH STONE PROJECTS

ANSBACH ASCHAFFENBURG ASCHAU AUGSBURG BAD REICHENHALL BAD TÖLZ BERCHTESGADEN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BIELEFELD BISCHOFSWIESEN BONN BONN BREMEN CELLE COBURG DORTMUND DRESDEN DUISBURG DÜSSELDORF DÜSSELDORF ERFURT ERLANGEN FELDKIRCHEN WESTERHAM FLENSBURG FRANKFURT AM MAIN FREIBURG FREIBURG FREIBURG FULDA FÜSSEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GMUND-MOOSRAIN HAMBURG HAMBURG HAMM HANNOVER HEILBRONN HINTERTUX HOLZKIRCHEN / GROSSHARTPENNING HÖXTER IFFELDORF JEVER KARLSRUHE KAUFBEUREN KEMPTEN 87435 KIEL KÖLN KÖLN KONSTANZ LANDSBERG AM LECH LANDSHUT LEIPZIG LEIPZIG LIMBURG LÖRRACH MAINZ MANNHEIM MARKTOBERDORF MENDEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN

648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677.

SCHUSTER SPORTHAUS THE NORTH FACE MUNICH UNTERWEGS MÜNSTER SPORT CONRAD MURNAU SPORTHAUS SCHÖNHERR TRAVEL & TREK BASTIAN SALEWA STORE OBERSTDORF SCHRATT 1803 UNTERWEGS OLDENBURG DER OUTDOORLADEN DENK SPORT CONRAD PENZBERG E-XPLOSION GIPFELSTÜRMER LAUF UND BERG KÖNIG SALEWA STORE REGENSBURG MONTAGNE-SPORT BERGWERKER STUTTGART GLOBETROTTER STUTTGART GLOBETROTTER HARZ SCHNEIDER RAD+SPORT VIKING ADVENTURES BIWAKSCHACHTEL GLOBETROTTER ULM SALEWA OUTLET WERTHEIM UNTERWEGS WESEL SPORT CONRAD WIELENBACH UNTERWEGS WILHELMSHAVEN BASISLAGER WÜRZBURG SALEWA OUTLET ZWEIBRÜCKEN

MÜNCHEN MUNICH MÜNSTER MURNAU NEUSTIFT NÜRNBERG OBERSTDORF OBERSTDORF OLDENBURG PADERBORN PASSAU PENZBERG PFORZHEIM RAVENSBURG REGENSBURG REGENSBURG ROSENHEIM STUTTGART STUTTGART TORFHAUS (HARZ) TRAUNSTEIN TRIER TÜBINGEN ULM WERTHEIM WESEL WIELENBACH WILHELMSHAVEN WÜRZBURG ZWEIBRÜCKEN

Austria 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.

ALPIN LOACKER ALPIN LOACKER ALPSTATION INNSBRUCK BERGFUCHS BLACK DIAMOND INNSBRUCK BERGSPORT BERGWERK HIGH LIFE HANDELS KAMAX BOOTS ONSIGHT BERGSPORT PATAGONIA INNSBRUCK PETE SPORT PETE SPORT ROCKNROLL MOUNTAIN STORE ROCKNROLL MOUNTAIN STORE SALEWA OUTLET PARNDORF SALEWA STORE HÖRHAGER SALEWA STORE LINZ SALEWA STORE SAALFELDEN SALEWA STORE SALZBURG SALEWA STORE SCHLADMING SALEWA STORE WIEN SPORT HILBRAND SPORT4YOU SPORTLER SPORTLER SPORTLER WITTING STEPPENWOLF THE NORTH FACE INNSBRUCK ZIMML ALPINAUSSTATTER

BERGHEIM SALZBURG BLUDENZ GÖTZIS GÖTZIS GRAZ INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK KIRCHDORF IN TIROL KIRCHDORF IN TIROL KUFSTEIN LIENZ LIENZ LINZ MAYRHOFEN MITTELBERG PARNDORF SAALFELDEN SCHLADMING SÖLDEN ST. ANTON AM ARLBER ST. ANTON AM ARLBERG ST. ANTON ARLBERG STEYR WIEN WIEN WÖRTHERSEE ZAMS

Switzerland 708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725.

TRANSA BASEL TRANSA BERN BÄCHLI BERGSPORT STILE ALPINO LUGANO PLANET ENDURANCE TRANSA LUCERNE DF SPORT SPECIALIST LUGANO SALEWA STORE PONTRESINA STILE ALPINO SAMEDAN BOOSPORT TRANSA ST. GALLEN MONTAIN-AIR BAYARD SPORT SALEWA STORE ZERMATT THE NORTH FACE ZERMATT THE NORTH FACE ZURICH TRANSA ZURICH BÄCHLI BERGSPORT

BASEL BERN BERN-BREITENRAIN CANOBBIO ECUBLENS LUCERNE LUGANO PONTRESINA SAMEDAN SIERRE ST. GALLEN VERBIER ZERMATT ZERMATT ZERMATT ZURICH ZURICH ZURICH-OERLIKON

France 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742. 743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769.

AU VIEUX CAMPEUR ALBERTVILLE CYRIL'S SPORT PICTURE SNOWLEADER ANNECY THE NORTH FACE ANNECY CHULLANKA ANTIBES PEYTAVIN SPORT SPORTS AVENTURE AU VIEUX CAMPEUR CHAMBÉRY EKOSPORT PATAGONIA CHAMONIX THE NORTH FACE CHAMONIX ARC’TERYX CHAMONIX SNELL SPORTS SNOWLEADER CHAMONIX COQUOZ SPORTS SNELL SPORT SNOWLEADER D'AVENTURE EN AVENTURE ENDURANCE SHOP EPINAL LE SHOP TWINNER S'CAPE FONTAINEBLEAU APPROACH GAP ALTITUDE SPORT OUTDOOR AU VIEUX CAMPEUR GRENOBLE MONTAZ AU VIEUX CAMPEUR LABÈGE ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR LYON SNOWLEADER LYON THE NORTH FACE LYON AU VIEUX CAMPEUR MARSEILLE CAP RUNNING CHULLANKA THE NORTH FACE NANTES ALTICOOP AU VIEUX CAMPEUR PARIS THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE PARIS OPERA THE NORTH FACE ALPY'RANDO ENDURANCE MONTANIA SPORT

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ALBERTVILLE ALPE-D'HUEZ ANNECY ANNECY ANNECY ANTIBES BAYONNE BORDEAUX CHAMBÉRY CHAMBÉRY CHAMONIX CHAMONIX CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MT-BLANC CHAMONIX-MONT-BLANC CHAVANOD CLERMONT FERRAND EPINAL FONT ROMEU FONT ROMEU FONTAINEBLEAU GAP GERARDMER GRENOBLE LA RAVOIR LABÈGE LE GRAND EPAGNY LYON LYON LYON MARSEILLE MARSEILLE MERIGNAC NANTES NICE PARIS PARIS PARIS PARIS PAU RODEZ SAINT ALBAN LEYSSE

770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777.

TWINNER SAINT GERVAIS ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR SALLANCHES AU VIEUX CAMPEUR THE NORTH FACE STRASBOURG AU VIEUX CAMPEUR CHULLANKA TOULOUSE TERRE DE MONTAGNE

SAINT GERVAIS SAINT MARTIN D'HERES SALLANCHES STRASBOURG STRASBOURG THONON LES BAINS TOULOUSE VILLE LA GRAND

778. 779. 780. 781. 782. 783. 784. 785. 786. 787. 788. 789. 790. 791. 792. 793. 794. 795. 796. 797. 798. 799. 800. 801. 802. 803. 804. 805. 806. 807. 808. 809. 810. 811. 812. 813. 814. 815. 816. 817. 818. 819. 820. 821. 822. 823. 824. 825. 826. 827. 828. 829. 830. 831. 832. 833. 834. 835. 836. 837. 838.

TRAILXTREM ALCOBENDAS EL REFUGIO DEPORTES DIAGONAL ALMERIA VILADOMAT ALP SPORTS CAMP BASE INTERPERIE CAMP BASE NUS CUYLÁS BARCELONA EQUIPA'T GROWOLD MONTANYÀ SALEWA STORE BARCELONA SHARMA CLIMBING THE NORTH FACE BARCELONA VÈRTIC BARCELONA BARRABÉS RÍOS RUNNING BERGA SERAC SPORT HAMAIKA MOUNTAIN THE NORTH FACE BILBAO ARMERIA Y AVENTURA SUMMIT MOUNTAIN ESPORTS ROC VERTICAL AL COXINILLO MACHAPUCHARE ARISTARUN GOMA 2 TECNIC ESPORTS ANDORRA TRAMUNTANA ESPORTS ESPORTS NABES DEPORTES SHERPA GRANADA ILLA SPORTS DEPORTES CHARLI JACA BLACKISARD MOUNTAIN K2 PLANET CUYLÁS MADRID DEPORTES KOALA OUTDOOR SIN LÍMITE THE NORTH FACE MADRID DEPORTES LA TRUCHA RÍOS RUNNING MANRESA VÈRTIC SABADELL VÈRTIC MANRESA EVORUNNER FACTOR 2 CARVING ESPORTS CAMP BASE C17 LA SPORTIVA RODELLAR CAMP BASE SANT CUGAT AGOSTI XTREME SPORT PEREGRINOTECA.COM DEPORTEMANIA TANGOSENLAROCA.COM DEPORTES AITANA L’AVENTURA THE NORTH FACE VALENCIA DEPORTES ALVARADO TERRA DEPORTE AVENTURA SALEWA OUTLET VILADECANS CAMP BASE VITORIA DEPORTES GAIKAR KIROLAK

ALCOBENDAS ALICANTE ALMERÍA ANDORRA LA VELLA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BENASQUE BERGA BETXÍ BILBAO BILBAO BULLAS BURGOS CANILLO CHULLILA COLLADO VILLALBA CÓRDOBA CORNUDELLA DE MONTSANT ENCAMP GANDIA GIRANA GRANADA GRANOLLERS JACA LA BISBAL D'EMPORDÀ LEÓN MADRID MADRID MADRID MADRID MÁLAGA MANRESA MANRESA MANRESA MORALZARZAL MURCIA ORDINO PARETS DEL VALLÈ RODELLAR SANT CUGAT DEL VALLÈS SANTANDER SARRIA SEVILLA UTIEL VALENCIA VALENCIA VALENCIA VALÈNCIA VIGO VILADECANS VITORIA-GASTEIZ VITORIA-GASTEIZ

Spain

The Netherlands 839. 840. 841. 842. 843. 844. 845. 846. 847. 848. 849. 850. 851. 852. 853. 854. 855. 856. 857. 858. 859. 860. 861. 862. 863. 864. 865. 866. 867. 868. 869. 870. 871. 872. 873. 874. 875. 876.

BEVER ALMERE BEVER AMERSFOORT BEHIND THE PINES BEVER AMSTERDAM BEVER AMSTERDAM CARL DENIG KATHMANDU AMSTERDAM MONK AMSTERDAM THE NORTH FACE AMSTERDAM BEVER APELDOORN BEVER ARNHEM BEVER ASSEN BEVER BREDA BEVER DEN HAAG BEVER DEN HAAG HUNA OUTDOOR SHOP BEVER DEVENTER BEVER DOETINCHEM BEVER EINDHOVEN MONK EINDHOVEN BEVER ENSCHEDE RENÉ VOS OUTDOOR BEVER GRONINGEN SOELLAART BEVER HENGELO BEVER HILVERSUM BEVER HOUTEN BEVER NIJMEGEN KATHMANDU NIJMEGEN OUTDOOR & TRAVEL OUTFITTERS BEVER ROTTERDAM BEVER S-HERTOGENBOSCH BEVER STEENWIJK BEVER TILBURG BEVER UTRECHT KATHMANDU UTRECHT THE NORTH FACE UTRECHT ZWERFKEI OUTDOOR

ALMERE AMERSFOORT AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM APELDOORN ARNHEM ASSEN BREDA DEN HAAG DEN HAAG DEN HAAG DEVENTER DOETINCHEM EINDHOVEN EINDHOVEN ENSCHEDE GORSSEL GRONINGEN HAARLEM HENGELO HILVERSUM HOUTEN NIJMEGEN NIJMEGEN ROOSENDAAL ROTTERDAM S-HERTOGENBOSCH STEENWIJK TILBURG UTRECHT UTRECHT UTRECHT WOERDEN

877. 878. 879. 880. 881. 882. 883. 884. 885. 886. 887. 888. 889. 890. 891. 892.

NEEDLE SPORTS SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LEEDS THE NORTH FACE THE NORTH FACE LONDON COTSWOLD OUTDOOR ELLIS BRIGHAM MOUNTAIN COTSWOLD OUTDOOR SNOW+ROCK LONDON CANARY SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LONDON THE NORTH FACE VICTORIA SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK MANCHESTER PATAGONIA MANCHESTER SNOW+ROCK PORT SOLENT

KESWICK KNIGHTSBRIDGE LEEDS LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON MANCHESTER MANCHESTER PORTSMOUTH

UK England


LAST WORD TEXT DAVIDE FIORASO

Non è facile scrivere alle 7.15 del mattino, in un giorno di agosto. Non è facile trovare qualcosa di nuovo, qualcosa di interessante, qualcosa di ispirante. È paradossale, ma per ispirare bisogna essere ispirati. Per questo ho cercato il termine su Google, “uno stato di entusiasmo, una particolare forma di eccitazione della mente, della fantasia o del sentimento, che spinge un individuo a dar vita ad un'opera”.

PHOTO SARA FURLANETTO

In molte culture si ritiene che l'ispirazione sia l'azione di uno spirito soprannaturale nell'uomo che si manifesta tramite visioni o rivelazioni. La radice greca del termine significa “respirare dentro”. E allora fai respirare il tuo dentro. Cerca, esplora, scopri. L’ispirazione arriverà.

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