Silvia Trigueros Garrote
Courtney Dauwalter
Giuditta Turini
L’impossibile è sopravvalutato: l’ultra runner basca ha vinto il terzo Tor consecutivo, unica nella storia.
Diversi titoli vinti a livello mondiale. Uno spirito libero che si allena senza regole, con uno stile fuori dalle righe.
Di nuovo Campionessa Italiana di trail. Un bel traguardo per non aver mai partecipato a una gara fino al 2017.
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SCARPA.NET 2
GEA
WOMEN'S LEGEND.
GEA, il leggendario scarpone da sci alpinismo dedicato alle donne. Affidabile e confortevole per chi si avvicina a questo sport, si esalta ai piedi degli sci alpinisti più esperti. L’uso del Pebax Rnew®, materiale prodotto da fonti rinnovabili, conferma la vocazione di SCARPA alla sostenibilità.
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WMN EDITO TEXT CHIARA GUGLIELMINA
PHOTO CHRISTOFFER SJOSTROM
Donne vs Donne Ho sempre avuto una posizione super partes nelle cose della vita. Dalle sciocche discussioni casalinghe sui tempi di cottura di uno spaghetto o di un maccherone, a temi più urgenti come uguaglianza, di razza o di genere. È un tema trito, ritrito, mal digerito e rigurgitato all’infinito. Sono convinta non servano altre opinioni a riguardo. Pensieri già pensati, sentenze già pronunciate, parole già scritte. La mia visione della faccenda non farebbe altro che nutrire un calderone già traboccante di rabbia, frustrazione e polemiche (spesso prive di fondamenta). Non è inutile o sbagliato combattere per una causa in cui si crede. È tuttavia fuori luogo, addirittura pericoloso, vestire i panni di suffragetta contemporanea che sbandiera fiera il suo “Votes For Women”. Bisogna fare attenzione a non confondere tempi e modi. Saper scindere le realtà, le epoche. Stiamo confondendo la gravità del non avere accesso al voto, e la conseguente tragica esclusione dalla vita politica, con qualcosa che spesso mi sfugge. Che poi, peraltro, non che le nostre madri non si siano fatte valere. Per sfregio agli uomini si incatenarono alle ringhiere delle città, incendiando o imbottendo di marmellata la cassette postali. (La violenza non è mai una soluzione, ma hanno fatto bene.) È tuttavia una mancanza di rispetto, ora, paragonare le due situazioni. C’è chi si è dovuta guadagnare il diritto all’avere un’opinione pagando con la ghigliottina. Si confonde spesso, oggi, la difesa dei diritti che abbiamo in quanto donne, con una presa di posizione a tutti i costi, non sempre informata e consapevole. Non voglio elencare gli esempi, talvolta sottili, prova di quanto ancora si debba lavorare sulla questione, non è questo il luogo. Preferisco invece concentrarmi sui risultati raggiunti.
Sono compiaciuta, alla fine tifo per la mia squadra, quando una donna vince una gara di ultra running (avvenimento poi non molto raro), ma non comprendo e non riesco a ridurre, lo sport e la vita, a una mera questione di genere. Siamo semplicemente diversi, donne e uomini. La nostra vera mancanza, come donne, è stata quella di volerci confrontare con la stessa misura. Piuttosto che comprendere la forza delle nostre “debolezze”, se così le vogliamo definire. È sacrosanto avere le stesse possibilità, giusto lottare per gli stessi diritti, sbagliato inseguire gli stessi risultati. Non siamo inferiori se scaliamo un grado più semplice o se corriamo meno veloce, siamo differenti. La scienza, Dio, Gesù, Brahma, Shiva o gli Dei dell’Olimpo in colonna, hanno scelto di farci diversi. Era necessario che lo fossimo. Il vero problema, a mio avviso, non sta nella questione “lottiamo per la parità di diritti!”, non perché non sia importante, è vitale, ma perché nel 2021 non dovrebbe esserci ancora bisogno di parlarne, semplicemente. Il problema è il conflitto interno tra donne confuse sulla natura del proprio ruolo. Siamo in troppe a non abbracciare la nostra femminilità, siamo noi stesse, spesso, a etichettarla per prime come segno di debolezza. Dall’altra parte siamo in troppe ad approfittare dei presunti
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vantaggi che l’essere “femmina” può portare, indossando una camicetta più scollata, per dire. Lo vedete anche voi il conflitto, ne sono convinta. Alle volte ho la sensazione che la nostra sia una battaglia interna. Donne vs Donne, per intenderci. E mentre un plotone guadagna qualche metro, un altro corre in direzione opposta facendo dimenticare all’intera truppa il vero avversario. Credo, in sintesi, si debba lavorare molto sull’autoconsapevolezza del singolo, prima di parlare di donne o uomini. Credo vada creata un’identità collettiva più affiatata e consapevole: unita. Che quando siamo in lotta per un torto ricevuto, o presunto tale, ci permetta di comprendere a fondo per cosa stiamo combattendo. Impedendoci di cadere in un pozzo senza fondo di luoghi comuni. Non è più tempo. La specie umana, come tutte le specie, ha un solo scopo, in fondo. Riprodursi. Per progredire. Qualcuno, tra quei tali sopra citati, ha dato all’uomo un fisico robusto, con muscoli scolpiti e forme dure e, alla donna ha donato dolcezza di lineamenti, muscoli più timidi e un involucro morbido e rotondo. Non siamo forse stati noi (tutti noi), dunque, a stravolgere le carte in tavola? Non riduciamo ogni cosa a una questione di genere. Non rende onore a noi. Non rende onore agli uomini. Non rende onore alla vita.
Leggera, reattiva, impermeabile, perfetta per le corse off-road nei mesi invernali. Membrana GORE-TEX con tecnologia invisible fit per flessibilità e comfort di calzata, suola grippante bi-mescola FriXion Red™. Studiata, sviluppata e testata in Val di Fiemme, Trentino, Dolomiti.
Bushido II GTX: for your mountain, for your trail.
GORE-TEX invisible fit SENZA CUCITURE IMPERMEABILITÀ NEL TEMPO ALTA TRASPIRABILITÀ ASCIUGATURA RAPIDA
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THE CREW PHOTO CHRISTOFFER SJOSTROM
PRODUCTION The Pill Agency | www.thepillagency.com
SHOP & SUBSCRIPTIONS www.thepillmagazine.com/shop
EDITOR IN CHIEF Denis Piccolo | denis@hand-communication.com
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E D I T I N G & T R A N S L AT I O N S Silvia Galliani
COVER Courtney Dauwalter by Hendrik Auf'Mkolk
ART DIRECTION George Boutall | Evergreen Design House Niccolò Galeotti, Francesca Pagliaro
PRINT L'artistica Savigliano, Savigliano - Cuneo - Italy, lartisavi.it
THEPILLMAGAZINE .COM Camilla Pizzini | camilla@hand-communication.com
DISTRIBUTION 25.000 copies distribuited in 1100 shops in Italy, Switzerland, Austria, Germany, France, Belgium, Spain, England & The Netherlands
PHOTOGRAPHERS & FILMERS Matteo Pavana, Thomas Monsorno, Camilla Pizzini, Chiara Guglielmina, Silvia Galliani, Francesco Pierini, Elisa Bessega, Andrea Schilirò, Denis Piccolo, Achille Mauri, Simone Mondino, Alice Russolo, Patrick De Lorenzi, Giulia Bertolazzi, Tito Capovilla, Luigi Chiurchi, Isacco Emiliani
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C O L L A B O R AT O R S Filippo Caon, Chiara Guglielmina, Marta Manzoni, Francesco Paco Gentilucci, Sofia Parisi, Fabrizio Bertone, Eva Bonk, Luca Albrisi, Marta Manzoni, Luca Schiera, Giulia Boccola, Valeria Margherita Mosca
The Pill rivista bimestrale registrata al tribunale di Milano il 29/02/2016 al numero 73 4
/ E N G I N E E R E D
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T H E
D O L O M I T E S
ELISA DEUTSCHMANN
WMN ISSUE 48 PHOTO VINCENT COLLIARD
T H E D A I LY P I L L
P. 5 4
CAROLINE CÔTÉ
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BEST MADE
P. 6 0
S I LV I A T R I G U E R O S G A R R OT E
P. 1 6
KILLER COLLABS
P. 6 4
GIULIA ZANOVELLO
P. 2 0
ECO SEVEN
P. 6 8
GIRLS ROCKING UTMB
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TNF SUMMIT SERIES
P. 74
A L B A D E S I LV E S T R O
P. 2 6
DEUTER MOTION SL
P. 8 2
9 W O M E N O F W E S T E R N S TAT E S
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LIV CYCLING
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G I U D I T TA T U R I N I
P. 3 0
MEINDL X GORE-TE X
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BREAKING STEREOTYPES
P. 3 2
MICHELIN X BOGNER
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C O U R T N E Y DA U WA LT E R
P. 3 4
S TAŠ A G E J O X U N PA R A L L E L
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ELISA DEUTSCHMANN
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LAMUNT’S VIEW
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MIMMI KOTK A
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ELISE BY OLSEN X COLMAR
P. 1 2 6
MIRA RAI
P. 4 4
CLIMBING FOR A REASON
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LESS IS MORE
P. 4 8
MARIA GRANBERG
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LAST WORLD
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Golden Hikes Revel in the colors of fall Crafted for crisp morning trekking just below the snowline, our hiking collection was inspired by the golden hues of fall and made for the peace and tranquility of late season hiking.
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THE WMN DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
A S I C S P U N TA A S U P P O R TA R E L E D O N N E DURANTE LA CORSA Asics presenta la nuova collezione Nagare, ideata per garantire una maggiore fluidità nei movimenti. Materiali ergonomici e piccoli dettagli aiutano a comprendere l’anima di una collezione sviluppata utilizzando tecnologie pensate per il corpo femminile, così da seguire e supportarne i movimenti. Anche le scarpe della collezione (Gel-Nimbus 23, Gel-Kayano 28 e Gel-Pulse 13) hanno caratteristiche in grado di favorire un extra comfort, prendendo in considerazione lo stile di corsa delle donne.
C A M B I O A I V E R T I C I D I M A M M U T S P O R T S G R O U P AG Dopo aver completato con successo il trasferimento di proprietà da Conzzeta a Telemos Capital, il Consiglio di Amministrazione di Mammut Sports Group ed il CEO Oliver Pabst hanno concordato congiuntamente il passaggio alla fase successiva. Oliver Pabst si dimetterà da AD e Greg Nieuwenhuys, presidente del CDA, assumerà temporaneamente il ruolo esecutivo. Pabst rimarrà coinvolto come Senior Advisor e l'azienda continuerà a beneficiare della sua conoscenza ed esperienza.
DO M E TIC ACQ U ISISC E IG LOO PE R 677 MILIONI DI DOLLARI L'azienda svedese Dometic Group ha annunciato l’acquisizione di Igloo Products (iconico marchio texano che raffredda bevande dal 1949) dalla società ACON Investments. Dometic, il cui core business è la produzione di accessori per il mobile living, ha affermato che l'aggiunta di Igloo "rafforzerà in modo significativo l'offerta e la rete di distribuzione per il mercato outdoor in Nord America". Nei 12 mesi precedenti, Igloo ha registrato un fatturato di 401 milioni di dollari, una crescita del 24% rispetto all'anno precedente.
EU ROPE AN OUTDOOR FILM TOU R 2021: IL PROGRAMMA È UFFICIALE Dopo la pausa di un anno a causa della pandemia di Covid19, l'edizione giubileo dell’EOFT partirà il 12 ottobre 2021 da Monaco di Baviera e proseguirà attraverso 13 nazioni. Tra i protagonisti la scalatrice iraniana Nasim Eshqi e la sua insaziabile voglia di libertà, Eliott Schonfeld ed il suo avvincente viaggio nel passato, Jonas Deichmann e la sfida intorno al mondo. La 20ma edizione di EOFT vi mostrerà sul grande schermo ciò di cui abbiamo sentito la mancanza: avventure uniche e storie ispiratrici. Info su www.eoft.eu.
M O U N TA I N F L O W : U N B O N U S T E M P O L I B E R O L O N TA N O D A L L AV O R O mountainFLOW, innovativo brand di cere e lubrificanti per l'industria dello sci e della bicicletta, diventa la prima azienda di settore ad offrire un bonus tempo libero soprannominato Adventure Time. Sebbene il marchio offra già permessi retribuiti e illimitati ai propri dipendenti, richiede loro di partecipare a un'avventura di almeno 3 giorni scollegandosi da device e responsabilità lavorative. mountainFLOW percorre così un nuovo terreno per enfatizzare i benefici dell'outdoor e la ricerca di equilibrio tra lavoro e vita privata.
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CON LE ALI AI PIEDI
INCREDIBILMENTE LEGGERA. SORPRENDENTEMENTE SCATTANTE. TERRIBILMENTE VELOCE.
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Artcrafts International S.p.A - hokaoneone@artcrafts.it
THE WMN DAILY PILL BY DAV I D E F I O R AS O
M O N I C A M I R R O N O M I N ATA N U O V O PRESIDENTE DI PRANA prAna, clothing brand sostenibile di Columbia Sportswear, ha nominato Monica Mirro come nuovo presidente. Nel curriculum della Mirro figurano un’esperienza di tre anni in Under Armour (come vicepresidente delle vendite) e nove anni presso il brand di intimo modellante Spanx. “prAna è un marchio che fonde innovazione e creatività con la sua innata integrità. Non vedo l’ora di guidare il team in un viaggio che permetta a più consumatori di scoprire e sperimentare il suo potere” ha detto Monica.
CIMALP 864 DROP E VOLUTION 4H E R: L A S C A R PA C O N D R O P P R O G R E S S I V O Dopo il lancio della versione da uomo, l’azienda francese Cimalp presenta 864 Drop Evolution 4Her: la prima scarpa da corsa, dedicata alle runner, che consente di avvicinarsi al drop zero in modo progressivo. Sviluppata per le ragazze del Cimalp Trail Running Elite Team, la nuova scarpa presenta un’intersuola ultra flessibile e dinamica, per un’andatura efficace e una propriocezione migliorata. Le tre solette interne consentono di evolvere verso un passo più naturale, riducendo gradualmente il drop da 8 a 4mm.
PU MA E CYB E X L ANCIANO U NA COLLE ZIONE DI PA S S E G G I N I P E R G E N I T O R I AT T I V I Puma e Cybex, azienda tedesca specializzata in prodotti per l'infanzia, hanno creato una collezione di passeggini rivolta ai genitori attivi che amano portare con sé i propri bambini durante gli allenamenti. Due i prodotti: Zeno, il passeggino multisport 4 in 1 che può essere spinto o trainato nella corsa, attaccato a una bicicletta o addirittura agli sci, e Avi, il passeggino sportivo leggero, ideale per la corsa. Entrambi sono dotati di elementi riflettenti e protezioni nei punti strategici.
O N R U N N I N G : E S O R D I O V I N C E N T E A WA L L S T R E E T On Running si è quotata al NYSE di New York con risultati sorprendenti e al di sopra delle aspettative. Se nel 2019 l’azienda svizzera deteneva circa il 40% del mercato interno di calzature sportive, nel 2020 ha realizzato un fatturato record di 425 milioni di franchi, con un balzo delle vendite dell'85% nei primi sei mesi del 2021. L’entrata in borsa dovrebbe permettere di finanziare ulteriori piani di espansione. Secondo la rivista Bilanz, la valutazione della società potrebbe raggiungere i 6-8 miliardi di dollari.
S A L E WA È PA R T N E R U F F I C I A L E D I AIUT ALPIN DOLOMITES Salewa entra a far parte del pool di partner di Aiut Alpin Dolomites, servizio di elisoccorso attivo dal 1986. Oltre ad avere la propria casa nelle Dolomiti, ad accomunarli è soprattutto l’insieme di valori come l’affidabilità e l’amore per la montagna. Una base solida per una partnership che si preannuncia fruttuosa e duratura: a fronte del sostegno finanziario, il team R&D Salewa potrà contare sulla preziosa collaborazione dei soccorritori per testare e mettere a punto attrezzatura sempre più innovativa e sicura.
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WMN BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O
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1 . PATAG O N I A
2 .W I L D O
3.DEUTER
S K Y F O R EST PA R K A W M N ’ S
OCY CUTLERY SET
FREERIDER PRO 32+SL WMN’S
Ispirato ad un modello vintage scovato negli archivi Patagonia, Skyforest è il parka perfetto per accompagnarti nel cambio di stagione. È realizzato in NetPlus, 100% nylon faille riciclato da materiale post-consumo, ottenuto a partire da reti da pesca usate. Per contribuire a ridurre l'inquinamento marino da plastica.
OCS (Outdoor Cutlery Set) è un kit leggero che può essere agganciato insieme per ridurne l’ingombro o esteso per raggiungere il fondo di una busta o di una pentola. È realizzato in materiale bio a base di semi di ricino resistente alle alte temperature. Viene fornito in un sottile imballaggio in carta certificato FSC.
Lo zaino da scialpinismo per gite di più giorni. Punto di forza è la nuova patta a tenuta stagna rolltop che consente di aumentare il volume utile di circa 10 litri. La cinghia sulla parte superiore può essere utilizzata per fissare bagagli extra o corda. L'apertura posteriore consente un rapido accesso a tutti gli oggetti.
4 .C L I M B I N G T EC H N O LO GY
5.BLACK DIAMOND
6 . SA L E WA
SIRIO HELMET
ECO GOLD CHALK
Areazione e comfort in soli 240 grammi. Sono questi i punti forti di Sirio, il casco per arrampicata, alpinismo e cascate di ghiaccio. Caratterizzato da un design avvolgente, che lo rende particolarmente confortevole e stabile una volta indossato, è dimensionato per offrire una maggiore protezione contro gli urti laterali.
La magnesite più innovativa al mondo, che non viene estratta dalla terra, come il più comune chalk di origine minerale. Si tratta di un carbonato di magnesio puro al 100% che deriva dalla purificazione e desalinizzazione dell'acqua di mare. Extra assorbente, garantisce tempi di asciugatura rapidissimi ed una presa eccezionale.
FA N ES S A R N E R H Y B R I D JACKET WMN’S
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Importanti credenziali di sostenibilità ed una combinazione di materiali naturali, semplici ma altrettanto straordinari per funzionalità e comfort. Maniche ed inserti laterali in lana riciclata lavorata a maglia (con tecnica Sarner) e imbottitura in piuma d’oca certificata RDS all’interno di un tessuto idrorepellente e antivento.
deuter.com
DEUTER IS FOR SUPERWOMEN
BIANCA SCHÖFERLE
#deuterforever
WMN BEST MADE BY DAV I D E F I O R AS O
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7. T E C N I C A
8.LULULEMON
9.MONTURA
MAGMA MID GTX WMN’S
M U LT I - P O C K E T B E LT B A G
STRETCH JACKET WMN’S
Per la stagione autunno/inverno Tecnica amplia la famiglia Magma con una nuova versione mid che offre supporto alla caviglia. Integra le caratteristiche distintive già presenti su questa collezione: sistema CAS per un perfetto fit individuale, suola Vibram Litebase in mescola Megagrip e fodera con membrana Gore-Tex.
Scomparto principale in nylon idrorepellente 100% riciclato, tasche esterne per un rapido accesso a telefono e documenti, gusset con cerniera espandibile che consente di regolare la capacità fino a 2L. Una belt bag leggera che garantisce libertà di movimento e tutto quello che ti serve a portata di mano.
Pile termico dual stretch con trattamento antipilling. La speciale costruzione rende il tessuto confortevole e resistente, mentre la struttura micro grid veicola il sudore verso l'esterno, allontanandolo dalla pelle, dove può evaporare rapidamente. Polsi e fondo rifiniti con elastico. Ideale per molteplici attività outdoor.
10.DYNAFIT
1 1 . K LY M I T
1 2 .VA S Q U E
U LT R A 5 0 G T X W M N ’ S
I N E R T I A X F R A M E S L E E P I N G PA D
B R E E Z E LT L O W G T X W M N ’ S
Per affrontare le lunghe distanze nella stagione invernale, Ultra 50 di Dynafit si equipaggia con l'innovativa tecnologia impermeabile e traspirante Gore-Tex Invisible Fit ed una suola Pomoca, dal profilo aggressivo, ottimizzata per i fondi bagnati e fangosi. Corsa senza limiti e piedi asciutti anche in caso di maltempo.
Un approccio radicale per dormire comodamente all’aria aperta. Il materassino X Frame di Klymit fornisce supporto nei punti chiave di pressione eliminando ogni grammo di materiale superfluo. Il risultato? Appena 240 grammi contenuti in una sacca da 7x15cm. Funziona particolarmente bene all'interno del sacco a pelo.
La Breeze Lite Low GTX è una scarpa da trekking dalla forma snella per avventure sui sentieri veloci. Peso, trazione e impermeabilità ai vertici della categoria grazie ad una membrana Gore-Tex con tecnologia Extended Comfort ed una esclusiva suola Vibram Ground Control LiteBase con mescola Megagrip.
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Outsiders by Nature A journey isn’t defined by a goal. It’s the moments inbetween. The lessons learned, the success in turmoil and the strong mindset. Changing your perspective and looking at things differently than before. Staying present in the highs and most importantly the lows. It’s discovering beauty in the unexpected, success in the hard times and finding joy in the unanticipated. But most importantly, it’s the company you keep. The laughs, tears, happiness, frustration and anger shared together.
KEBNEKAISE AREA, SWEDEN
WMN KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O
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2. M I I R X PATAG O N I A PROVISIONS CAMPFIRE HOWLER
3.JUN INOUE X WILIER TRIESTINA UNICO FIL ANTE
Search & Rescue, collezione TNF originariamente realizzata per proteggere le squadre di soccorso in montagna, torna a prendere vita grazie all’artista Shantell Martin. Il parka Himalayan è disponibile con una stampa personalizzata che vuole essere un inno al coraggio di affrontare nuove sfide.
Tutto ciò che ami del growler, in uno spazio ridotto per contenere 32 once (900ml). Acciaio inossidabile 18/8 con tecnologia di isolamento sottovuoto a doppia parete Thermo 3D. Coperchio che sigilla la carbonatazione e gancio che si blocca in posizione quando viene aperto. Freddo per più di 24 ore, caldo fino a 12.
Wilier Triestina ha unito la perfezione tecnologica del suo telaio Filante SLR al lavoro dell'artista giapponese Jun Inoue. Un'opera d'arte in tiratura limitata che vuole celebrare i 100 anni di Shimano abbracciando sia lo Shodo (antica forma di calligrafia del Sol Levante) che la fiorente arte contemporanea di Tokyo e Osaka.
4.RAINS X DIEMME
5 .C O R O S X E L I U D
A N AT R A B O OT
K I P C H O G E PA C E 2
6 .C I N E L L I X R U S S P O P E X S TA N C E C A S U A L C R E W S O C K S
Il classico Anatra Boot del Calzaturificio Diemme viene reinterpretato da Rains, brand scandinavo di lifestyle rainwer, con una tomaia in PU impermeabile e riflettente. La silhouette, rifinita con hardware in metallo, mantiene la caratteristica Hiver Duck Sole. Prodotto in Italia in quantità limitata.
Coros presenta l’edizione di Pace 2 che onora le gesta di Eliud Kipchoge, il più forte maratoneta di tutti i tempi (medaglia d’oro alle recenti Olimpiadi di Tokyo). Disponibile in 5000 pezzi, riprende le caratteristiche tecniche del modello originale. Venduto in una confezione speciale che integra il device Coros POD e due cinturini.
Punk e poeta, artista e ciclista di lunga data, Russ Pope ha collaborato con Stance su una collezione di calze (casual e performanti) per il marchio italiano di biciclette. La collezione prende vita dai numerosi progetti artistici frutto di una lunga amicizia tra Russ e Antonio Colombo, fondatore di Cinelli.
1.T HE N O RT H FAC E X SHANT E LL MA RT IN S E A R C H
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R E S C U E H I M A L AYA N PA R K A
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SLR
WMN KILLER COLLABS BY DAV I D E F I O R AS O
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8 . H E L I N OX X F I N I ST E R R E
9. B E E L I N E X T I M B E R L A N D
CHAIR
GARRISON TRAIL SHOES
Il richiamo dell'outdoor si fa sentire anche nella nuova capsule tra Element e Hotel Radio Paris, emittente indipendente attiva in oltre 100 paesi nel mondo. Protagonista della collezione è il tessuto Polartec Neo Shell, presente anche in questo gilet unisex impermeabile con cuciture nastrate e tasca in rete sul petto.
L'innovazione dei tessuti di Finisterre incontra la collaudata esperienza di Helinox. Seduta in nylon riciclato al 100% completamente impermeabile, pali in lega di alluminio ultraleggeri ed eccezionalmente resistenti. Si ripone nella sua borsa da trasporto lunga 35cm per un peso complessivo di appena 960g.
Bee Line reinterpreta la scarpa da hiking Garrison Trail in una esclusiva capsule per Timberland con audaci combinazioni cromatiche e materiali eco-responsabili. Tomaia e fodera in tessuto ReBOTL con il 50% di plastica riciclata. Tecnologia TimberGrip in gomma naturale e resine ricavate dagli scarti di pasta di legno e polpa di cellulosa.
1 0 . B R A I N D E A D X K I KO KO S TA D I N O V X A S I C S
1 1 . D R . S Q U AT C H X STO N E B R E W I N G SOAP
1 2 . R U M P L X B R E T T ST E N S O N
G E L- F R AT E L L I
Dr. Squatch ha collaborato con Stone Brewing per questo sapone in edizione limitata ispirato alla loro iconica IPA in stile West Coast. Realizzato con luppolo riciclato utilizzato nel processo di produzione e vera birra Stone IPA, questa saponetta energizzante ha un tocco rinfrescante di mentolo e un brillante profumo di limone.
L’ultima novità del programma Rumpl Artist Division è firmata da Brett Stenson, illustratore e graphic designer di Portland. Una stampa Fish Are Fly ispirata alla vita all'aria aperta, al suo passato nel Midwest e al suo attivismo per la salvaguardia della fauna selvatica. Rivestimento e isolamento in 100% poliestere riciclato.
7. E L E M E N T X H O T E L R A D I O PA R I S M I N I J A C K
VEST
Uno degli abbinamenti più inaspettati e stimolanti che si siano mai visti. Due differenti stili per una sola coppia di scarpe distinta tra destra (Kiko Kostadinov) e sinistra (ad opera del team di Brain Dead). La Gel-Fratelli sposa la suola della Gel-Nimbus 23 con spunti di tomaia della Lazerbeam.
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ORIGINAL PUFFY BLANKET
WMN ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
I L G R U P P O O B E R A L P P R E S E N TA “CONTRIBUTE”, IL REPORT DI S O S T E N I B I L I TÀ P E R I L 2 0 2 0 Oberalp ha pubblicato la sesta edizione del proprio report di sostenibilità in cui sono stati evidenziati i temi più importanti del 2020: la gestione delle sostanze chimiche, la tutela dei diritti umani e la circolarità. I singoli marchi (Salewa, Dynafit, Pomoca, Wild Country, Evolv e LaMunt) hanno inoltre sviluppato un digital handbook che raccoglie consigli pratici per effettuare scelte sempre più sostenibili, anche in montagna. Per approfondire la strategia e i risultati, si può scaricare “Contribute” su www.oberalp.com.
O R T H O L I T E A N N U N C I A L’ I N I Z I AT I VA Z E R O WAST E Leader nelle soluzioni per le calzature ad alte prestazioni, OrthoLite svela la sua Zero Waste Initiative, un passo significativo verso la riduzione dell'inquinamento e la rigenerazione. Questo impegno include l'investimento in un sistema di produzione proprietario che eleva la minimizzazione e la gestione dei rifiuti oltre gli standard tradizionali. Già dal 2019 l’azienda include la partecipazione all'indice Higg per condividere in modo trasparente i progressi e aiutare altri produttori a lavorare per lo stesso scopo.
S U P E R . N AT U R A L I N V E ST E I N U N PAC K AG I N G E C O LO G I C O L’azienda svizzera di abbigliamento Super.Natural annuncia il passaggio a un nuovo packaging che sostituisce i sacchetti in plastica da tempo in disuso. Con l’inizio della nuova stagione autunno/inverno, il marchio presenta un’alternativa compostabile a base di amido di mais, compiendo così passi significativi nel progresso del suo packaging. Le nuove bag biodegradabili sono fatte di 80% PBAT e 20% PLA. In condizioni di compostaggio industriale, il polisacco può essere degradato al 100% da processi biologici entro 180 giorni. 20
WMN ECO SEVEN BY DAV I D E F I O R AS O
THE MICROFIBRE 2030 COMMITMENT The Microfibre Consortium (TMC) ha svelato la road map che propone di allineare il settore e fornire un impatto zero nella frammentazione della fibra sull’ambiente naturale. Tra i membri firmatari Adidas, Arc’teryx, Finisterre, Haglöfs, Helly Hansen, Mammut, The North Face, il Gruppo Oberalp, l’Outdoor Industry Association, Patagonia e Vaude. L’impegno che le aziende si assumono sostituisce la precedente offerta di adesione e riflette sul lavoro intersettoriale collaborativo e proattivo, essenziale per raggiungere gli stessi risultati a cui si è arrivati finora.
T H E N O R T H FAC E PA R T N E R DI CLEAN-UP TOUR Il Clean-Up Tour, lanciato nel 2019 da Summit Foundation, riunisce le operazioni di raccolta rifiuti nelle destinazioni di montagna svizzere, in partnership con gli impianti di risalita, gli uffici turistici e le scuole di sci delle destinazioni. Grazie al supporto di The North Face e dell’European Outdoor Conservation Association, dal 2021 nuove tappe coinvolgeranno anche le Alpi italiane, a partire da Bolzano e Courmayeur. Quest’anno, la Fondazione Summit ha già organizzato 27 appuntamenti con 1310 partecipanti che hanno raccolto 4370kg di rifiuti.
S P R O U T: L A P R I M A M AT I TA A L M O N D O C H E S I P I A N TA Immaginate di piantare una matita e di darle nuova vita quando diventa troppo corta per scrivere. Questa l’idea che sta dietro a Sprout, un business nato dall’intuizione di un gruppo di studenti del MIT. Dal lancio, 8 anni fa, sono state già vendute 35 milioni di matite piantabili in più di 80 paesi del mondo. Biodegradabile al 100%, la matita è realizzata in legno certificato FSC o PEFC, grafite e argilla. La capsula posta alla sommità contiene semi di erbe aromatiche, piante e fiori tra cui basilico, pomodoro e margherite.
VA U D E C R E A L A P R I M A B O R S A D A B I C I I N M AT E R I A L E R I C I C L AT O Con la nuova ReCycle Pro Single, realizzata interamente con materiali riciclati, Vaude stabilisce nuovi standard nelle borse da bici e apre le porte ad una produzione sostenibile. Grazie alla collaborazione con Interseroh e la società di riciclaggio APK, il pannello posteriore viene realizzato interamente con rifiuti post-consumo raccolti in Germania, mentre i ganci di fissaggio derivano dallo scarto prodotto durante la produzione di film multistrato per imballaggi. Impermeabile, robusta ed ecologica, include una garanzia di 5 anni. 22
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The North Face Summit Series Dalle spedizioni estreme fino alle arrampicate più impegnative, Summit Series è la collezione progettata da The North Face per affrontare dure giornate ad alta quota dove ogni dettaglio fa la differenza. Summit Series presenta prodotti ideali per climbing e alpinismo, dotati delle tecnologie più rivoluzionarie e delle innovazioni testate dagli atleti del brand, indispensabili per spingere sempre più in là i limiti del potenziale umano. The North Face, da sempre attento alle esigenze femminili, viene in aiuto di tutte le alpiniste e le amanti di alta montagna.
Giacca Summit 5050
Giacca Summit L5 Futurelight
Salopette Summit L5 Futurelight
È la giacca pensata per affrontare le esperienze più estreme. Dotata di una imbottitura 800 ProDown, idrorepellente con certificazione RDS (Responsible Down Standard) di Control Union, che non solo isola al massimo, ma mantiene il proprio volume anche da bagnata. Inoltre, integra una nuova struttura a scomparti: il piumino 50/50. In questa costruzione, una serie di "camere" in piumino si combinano a un tessuto di rivestimento altamente permeabile all'aria creando così uno strato imbottito traspirante innovativo. La giacca presenta una spaziatura e una posizione dei pannelli specifiche per la donna in modo da offrire una vestibilità migliorata. L'ampio cappuccio pre-teso, le tasche laterali più alte e le pratiche cerniere garantiscono la compatibilità con casco, imbracatura e guanti. Il cordoncino interno sull'orlo è regolabile e trattiene il calore nei momenti di riposo. Il capo è inoltre dotato di una sacca in cui essere ripiegato e riposto facilmente nello zaino o sull'imbracatura.
Questo capo implementa l’innovativa tecnologia Futurelight, una membrana impermeabile ma permeabile all'aria. A differenza delle membrane tradizionali, Futurelight infatti presenta una nanostruttura che consente il passaggio dell'aria, garantendo maggiore ventilazione e traspirabilità senza rinunciare a impermeabilità e resistenza. Questa nuova struttura in nanofibra ha permesso di creare quindi una membrana più leggera e traspirante, con un tessuto ultrasottile, flessibile e comodo che garantisce la protezione dalle intemperie necessaria negli ambienti più ostili. Inoltre, le zone particolarmente usurabili sono rinforzate con Spectra ripstop per una maggiore resistenza. La giacca presenta in design articolato che garantisce ottima vestibilità e libertà di movimento. Il cappuccio fisso e con visiera è completamente regolabile e compatibile con il casco. Le cerniere YKK AquaGuard assicurano impermeabilità. Presenta infine una sacca leggera in cui essere ripiegato e riposto.
Progettata per affrontare ogni percorso in alta montagna, anche questa salopette presenta l’innovativa tecnologia Futurelight, impermeabile e traspirante, che offre una protezione ottimale grazie alla struttura in nanofibra della membrana che consente il passaggio dell’aria garantendo impermeabilità e resistenza per affrontare anche le sfide più estreme. Presenta un tessuto Spectra ripstop nelle zone particolarmente usurabili per una maggiore resistenza. Le bretelle sono regolabili mentre il design articolato offre una migliore vestibilità e libertà di movimento, inoltre la fodera in Keprotec sull’orlo e gli inserti protettivi riducono l’abrasione interna degli scarponi. La fascia in vita elasticizzata nella parte posteriore dona un comfort senza ingombro e una vestibilità sicura. La salopette ha infine delle cerniere laterali YKK AquaGuard impermeabili a tutta lunghezza, due tasche sulle gambe, una tasca interna in rete e due tasche laterali sulla pettorina superiore con aperture termosaldate per un accesso facile e veloce a tutti gli oggetti.
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Conquista i terreni più difficili
WAVE MUJIN 8 La nuova Wave Mujin 8 è caratterizzata dalla suola in gomma Michelin per un grip estremo ad ogni passo e un sistema di calzata ergonomica che garantisce la massima stabilità del piede durante la corsa. La nuova mescola MIZUNO ENERZY, unita alla tecnologia MIZUNO WAVE, fornisce maggiore ammortizzazione e ritorno dell’energia.
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Deuter Motion SL backpack Made by women for women deuter vanta una lunga storia come pioniere nel settore degli zaini femminili. Nel 1959 lancia Tauern, un modello realizzato specificatamente per l’anatomia femminile, all’epoca una novità nel mondo outdoor. Nel 2005, nasce il team deuter SL dedicato alla ricerca e sviluppo nel settore degli zaini da donna. Il team è composto da designer e atlete provenienti da varie discipline. Il team non si è mai fermato, sempre guidato dal principio "fatto dalle donne per le donne”. deuter, grazie al team SL, ha capito fin da subito che il trend precedente di ridurre le dimensioni di prodotti già esistenti e usare colori considerati femminili semplicemente non aveva più senso. I modelli SL presentano cinghie più strette con una distinta forma a S e bordi morbidi tutti intorno. Ciò garantisce una perfetta aderenza ed evita pizzicamenti o sfregamenti. Questi zaini presentano anche uno schienale più corto rispetto ai modelli da uomo e un sistema di trasporto adattato all'anatomia femminile per una vestibilità più sicura e confortevole.
Gravity Motion SL Una delle novità di quest'anno è la serie tecnica Gravity che incarna l'eredità di lunga data dell'azienda nel campo dell’alpinismo. Per anni, il team deuter ha lavorato a stretto contatto con scalatrici e alpiniste come Gerlinde Kaltenbrunner e Melissa le Nevé allo sviluppo dei modelli di questa serie. Per la stagione autunno/inverno 2021-2022 la serie Gravity è stata messa a punto per soddisfare ancora di più le esigenze femminili e rispettare i rigorosi standard di sostenibilità di deuter. Il modello Gravity Motion SL ha lo spazio di un borsone e la funzionalità di uno zaino da 5L. Le
tasche laterali sono più grandi per riporre l’attrezzatura. Un'ampia apertura con cerniera lungo la lunghezza della schiena rende l'accesso al contenuto facile e veloce. Ha anche cinghie con ganci metallici all'esterno dello zaino per riporre rapidamente una corda o una giacca, lasciando più spazio all'interno dello zaino. Il tessuto resistente è realizzato interamente con materiali riciclati certificati bluesign e in condizioni di lavoro eque. Inoltre, come tutti i prodotti deuter, è privo di PFC. Gravity Motion SL utilizza un braccialetto certificato bluesign e un’etichetta in materiale riciclato che ha sostituito l'iconico fiore giallo. Il nuovo cartellino è immediatamente riconoscibile e illustra chiaramente che si è in presenza di un modello da donna, mentre sul retro fornisce dettagli sulle caratteristiche speciali del prodotto.
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Il Team SL si incontra tre o quattro volte l'anno per discutere le tendenze del mercato e valutare l'efficacia degli ultimi sviluppi. Nel 2019 è stato individuato un nuovo obiettivo: sviluppare un'etichetta sostenibile che avrebbe fornito informazioni sulla vestibilità specifica dei prodotti sviluppati per il pubblico femminile. deuter è da sempre attento alla sostenibilità, per questo ha ritenuto che fosse giunto il momento di staccarsi dall’iconico fiore, che per anni ha contraddistinto i modelli femminili, e portare l'etichettatura più in linea con i propri valori sul tema della sostenibilità. I nodi a forma di otto nei braccialetti sono simbolici. Evocano l'alpinismo, in quanto il design rimanda ad una corda da arrampicata. Il nodo inoltre simboleggia la figura otto, che sta per il cerchio della vita e l’infinito.
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Liv Cycling For women, by women, with women Fin dal 2008, anno della sua nascita, Liv Cycling si è posto sul mercato come un marchio di ciclismo dedicato esclusivamente alle donne. Fondato da Bonnie Tu, come parte del Giant Group, realizza telai, componenti ed accessori per rendere l'esperienza perfetta fin dalle prime pedalate. For women, by women, with women, è il principio che muove il brand fin dai suoi primi anni, e si traduce nel mettere sempre le donne in primo piano e portare quante più di loro a pedalare insieme. Liv Cycling presenta per la nuova stagione delle novità interessanti, su tutti la bici da strada Langma Advanced Pro 0 Disc e i caschi Liv Relay MIPS, progettato per la strada e per il commuting, e Liv Path MIPS, pensato specificatamente per le moderne mountain biker.
Langma Advanced Pro O Disc Progettato per arrampicate aggressive, discese vertiginose e forti accelerazioni, Langma Advanced Pro 0 Disc presenta una struttura slanciata del telaio che assicura una macchina da corsa estremamente veloce e leggera. Il tubo sottile, che si ispessisce man mano che si avvicina al movimento centrale PowerCore, e il suo peso leggero si combinano per dare il meglio in accelerazione e in salita ma donano anche la giusta potenza sui terreni pianeggianti e quando è il momento di attaccare il gruppo. Il cuore del modello è un telaio ultraleggero in carbonio Advanced-Grade-Composite che offre un ottimo rapporto rigidità-peso assicurando reattività ed esplosività anche in salita. Il tubo ellittico troncato riduce la resistenza del vento e aumenta l'efficienza in fase di accelerazione. La forcella in carbonio Advanced-Gra-
de-Composite dona rigidità laterale per una maneggevolezza e una reattività precisa. Il modello monta il sistema top di gamma Shimano Ultegra Di2. I freni a disco integrati Shimano Ultegra hydraulic offrono la sicurezza necessaria per mantenere la velocità in curva e negli spazi ristretti. Grazie al design 3F di Liv e alle innovazioni aerodinamiche, Langma Advanced Pro 0 Disc è adatta a numerose situazioni, dalle lunghe gare collinari a corse brevi e frenetiche.
Liv Relay MIPS & Liv Path MIPS Entrambi i caschi presentano la tecnologia MIPS (Multi-direzionale Impact Protection), una copertura estesa che
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dona protezione nella parte posteriore della testa e un sistema di canalizzazione dell’aria a flusso diretto particolarmente efficiente. Un altro elemento particolarmente distintivo è il sistema di regolazione CINCH Pro che abbraccia la testa a 360° e fornisce una regolazione intuitiva del quadrante anche con una sola mano, donando una vestibilità ottimale e assicurando una guida più confortevole. Entrambi i caschi incorporano una imbottitura interna antimicrobica e traspirante TransTextura che contrasta il proliferare dei batteri e previene gli odori. Inoltre presentano una piena compatibilità con la luce posteriore Alumbra che migliora la visibilità in condizioni di scarsa illuminazione.
“Deve davvero essere così scomoda?” La vera storia dell’invenzione dell’abbigliamento Fast and Light. Dalle necessità di questi atleti ho studiato soluzioni per tutti gli amanti della montagna come te. Creando capi che superassero i limiti dell’abbigliamento tradizionale attraverso innovazioni continue: • 1989: la prima tuta da sci alpinismo • 1992: la prima giacca nata per lo sci alpinismo • 1995: primo completo da sky running • 2000: l’intruduzione delle cuciture piatte nel mondo della montagna • 2013: la prima giacca completamente elastica dall’imbottitura ai tessuti • 2020: Jkt Levity, la giacca più leggera del mondo
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Meindl x Gore-Tex 40 anni di esperienza in montagna
Meindl e Gore-Tex vantano una lunga storia fatta di collaborazioni e progetti comuni. Risale a 40 anni fa, infatti, il primo scarpone da montagna Meindl con tecnologia Gore-Tex, presentato da Alfons Meindl in persona all’allora “fiera degli articoli sportivi” che oggi tutti conosciamo come ISPO. Il modello Meindl Trailer è solo il primo prodotto di una lunga serie, frutto della sinergia delle due aziende, entrambe con sede in Alta Baviera, che le ha viste lavorare a stretto contatto anno dopo anno ed influenzare decisivamente il settore dell'outdoor e delle calzature da montagna. I frutti di questa longeva collaborazione si possono vedere “fisicamente” presso il Meindl Museum, a Kirchanschöring in Baviera, ed è lì che Lukas e Lars Meindl assieme ad Achim Löffler, Global Business Leader Consumer Fabrics presso W.L. Gore & Associates, si sono riuniti per celebrare l’importante anniversario. “Si tratta di una partnership unica che non credo abbia eguali: Gore è un'azienda altamente high-tech mentre Meindl è un'impresa artigiana. Questa collaborazione si basa su molta umanità e cooperazione tra i diversi dipendenti” ha detto Lukas Meindl. “Posso infatti solo ringraziare tutti i dipendenti che lavorano della nostra azienda oltre a quelli di Gore, e augurare a tutti una forte e quanto più duratura partnership anche per il futuro”.
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Entrambi i brand infatti hanno come obiettivo lo sviluppo dei migliori prodotti da montagna capaci di rispettare diversi criteri quali massima qualità, alta funzionalità, durata e sostenibilità, e, in occasione di questo anniversario importante, Meindl ha presentato un nuovo scarponcino da alpinismo ed escursionismo che ovviamente implementa la tecnologia innovativa Gore-Tex. Island EVO si va ad affiancare ad altri modelli classici di Meindl, come Tonale Lady GTX. Esattamente
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come questa storica calzatura, il nuovo modello sfrutta la membrana impermeabile e traspirante Gore-Tex. Island EVO fa parte della collezione SS22, quindi sarà disponibile da marzo/ aprile 2022.
01. Meindl Island EVO Il nuovo modello da alpinismo ed escursionismo si rivela molto comodo, traspirante e impermeabile, grazie alla membrana in Gore-Tex, e può
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essere inoltre aggiustato secondo la propria personale calzata. Infatti, la tecnologia Memory Foam System assicura schiuma MFS nella tomaia e schiuma Soft Print nel plantare, in modo tale che lo scarponcino si possa adattare perfettamente alla forma del piede con il calore e/o la pressione corporea per un comfort ottimale. I ganci di chiusura DiGAfix sono posizionati in profondità per un posizionamento ottimale del tallone mentre l'allacciatura a due zone assi-
cura una migliore aderenza al piede. La parte anteriore dello stivale presenta un bordo in gomma applicato a mano, infine la zeppa in PU ha un supporto integrato per pronazione e supinazione.
02. Meindl Tonale Lady GTX Storico modello della serie Light Trekking, questo scarponcino sviluppato seguendo l’anatomia del piede femminile, vanta una struttura stabi-
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le che garantisce estrema sicurezza in tutti gli ambienti montani. Presenta un tomaia in pelle scamosciata resistente e materiale in mesh. L’allacciatura fino in punta permette alla scarpa di adattarsi perfettamente al piede. Il sistema Variofix assicura una miglior tenuta del tallone ed una calzata versatile, mentre la suola Vibram in gomma con ammortizzazione EVA Duo Density la rende adatta ad una grande varietà di terreni.
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Michelin x Bogner Bogner presenta per la collezione snowboots Autunno/Inverno 2021 una grande novità, le suole Michelin sviluppate da JV International che per la prima volta vede il marchio francese su luxury collection da neve. Qual è il DNA di Bogner? Bogner nasce come marchio di moda sportiva di lusso, e da anni è sinonimo di eleganza sia sulle piste che fuori. È stata Maria Bogner, moglie dello sciatore olimpionico e fondatore dell'azienda Willy Bogner Sr., a stabilire per la prima volta il collegamento tra moda e funzionalità. Da allora, ogni collezione Bogner ha rappresentato un mix di chic e sportivo, con capi senza tempo ma tecnici. Bogner è sinonimo di athluxury dal 1932. Bogner vanta una storia decennale in cui lusso, moda e sport si sono sempre magistralmente intrecciati. Da dove viene l’ispirazione? L’apporto di Maria Bogner, il suo senso delle moda e le sue eccellenti capacità sartoriali sono stati fondamentali all'azienda di abbigliamento da sci fondata da suo marito Willy Bogner Senior. "Sport ed eleganza non si escludono a vicenda” disse Maria Bogner quando lanciò la sua prima collezione invernale nel 1948, salutata dalla stampa come la "nascita della moda sci”. Negli ultimi anni il mondo della moda e quello dell'outdoor sono sempre più interconnessi, è un trend destinato a durare? Continuiamo sicuramente a vedere una forte tendenza casual che si adatta perfettamente alla direzione Athluxury Sports Fashion di Bogner. Anzi crediamo che sia un trend destinato a crescere, in quanto il mondo della moda vede sempre più stili decisamente street e
indossabili tutti i giorni. Il potenziale è enorme e l’estetica di Bogner, la sua “eleganza disinvolta”, ben si adatta a questo contesto. Per la collezione Bogner, il team JVI-soles by Michelin ha sviluppato un innovativo concetto di suola per snowboots ispirato alla tecnologia di aderenza dei pneumatici. Quali sono le sue caratteristiche principali? I prodotti principali della collaborazione sono gli scarponi da neve Bogner con suola Michelin, famosa per le sue suole ad alte prestazioni adatte ad ogni condizione atmosferica e per ogni contesto ambientale. Questo speciale concetto di suola si ispira alla tecnologia di aderenza dei pneumatici ed è sviluppato esclusivamente per Bogner. La suola è progettata per resistere al freddo grazie a una morbida gomma antiscivolo che assicura una presa salda su neve e ghiaccio. Presenta la tecnologia fiberlite dove l'integrazione di una fibra sottile nella base di gomma
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in combinazione con una mescola durevole rende la suola molto leggera ma garantendo massima trazione. L'area in punta e del tallone sono molto robuste per una maggiore durata. Queste soluzioni tecniche rendono i boots molto flessibili, perfetti per camminare ed adatti anche a temperature estreme. Quest'anno Bogner e il team JVI-soles by Michelin hanno unito le forze per la prima volta in una collezione di scarpe unisex. Come e quando è iniziata la collaborazione? Quali sono gli highlight della collezione e per che genere di utente sono consigliati? La collaborazione è nuovissima ed è iniziata durante il processo di sviluppo della collezione Autunno/Inverno 2021. Lo stivale Bogner La Plagne è uno dei pezzi forti della collezione. È consigliato per ogni tipo di donna attiva che vuole avere un bell'aspetto durante la stagione fredda ma senza rinunciare al comfort e alla perfetta aderenza su terreni scivolosi come neve o ghiaccio.
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Staša Gejo x Unparallel Unparallel offre numerose scarpette da arrampicata ideali per ogni esigenza. Con oltre 20 anni di esperienza nella produzione di calzature specifiche per il settore climbing, il marchio è stato in grado di sviluppare modelli adatti a diversi tipi di utenti, e ha recentemente unito le forze con l’atleta serba Staša Gejo progettando una nuova versione del suo classico modello di punta Flagship. Flagship LV è infatti appositamente realizzato seguendo l’anatomia del piede femminile in modo da andare incontro alle esigenze di atlete e appassionate scalatrici. Flagship LV si adatta a diverse situazioni, da momenti in cui la precisione è un aspetto di fondamentale importanza, alle vie outdoor tecniche, fino ad arrivare alle competizioni indoor più prestigiose dove anche un millimetro fa la differenza. La nuova versione è stata progettata seguendo l’anatomia del piede femminile e presenta un volume ridotto per il minimo ingombro con puntale modellato in 3D. La suola è dotata di una doppia mescola: nella parte anteriore 3,5mm di gomma RS (Real Supreme) morbida e aderente per avere il miglior appoggio nei tratti verticali senza trasferire il peso nei punti sbagliati. Sul tallone 4,2mm di gomma RH (Real Honor) più dura per prestazioni a tutto tondo sulle rocce e solidità negli agganci. Tutte queste caratteristiche garantiscono alla nuova scarpetta Unparallel un’ottima rigidità unita ad una massima potenza in punta, senza comunque rinunciare ad una elevata sensibilità. Si tratta di una scarpa specificatamente sviluppata per le climber, testata da Staša Gejo in persona sia durante le competizioni che negli allenamenti. Insieme ad Unparallel, la climber serba ha sviluppato una scarpa ad alte prestazioni ma adatta in
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dove ho conquistato la medaglia d’oro. Un paio d'anni dopo, sono passata alla categoria Senior e ho vinto, nel 2017, i Giochi Mondiali e i Campionati Europei nella categoria bouldering. Ho poi gareggiato nei Campionati del Mondo vincendo la medaglia di bronzo due volte. Oltre ad arrampicare, sono un ingegnere elettronico, e attualmente sto seguendo un master in Ingegneria Elettrica a Monaco. Hai appena sviluppato una scarpa da arrampicata insieme ad Unparallel. Com’è nata questa collaborazione? L'anno scorso mi sembrava che l’offerta di scarpette da arrampicata fosse un po' ferma, come se non ci fossero così tante opzioni tra cui scegliere e che aiutassero a migliorare le prestazioni. Alla fine mi sono imbattuta in alcuni modelli di Unparallel leggendo qualche recensioni e vedendo dei video. Mi è subito venuta voglia di provarli. Non appena ho scalato indossando per la prima volta il modello Flagship mi sono subito innamorata della sua suola, della sua forma specifica e delle opportunità che questa scarpa avrebbe potuto offrirmi. Sono felice che il brand abbia voluto iniziare una collaborazione con me, vogliamo fare grandi cose insieme.
diverse situazioni di arrampicata, con un'attenzione particolare nei confronti di rigidità, comfort e innovazione. Abbiamo avuto l’opportunità di parlare con Staša a proposito di questa recente e fruttuosa collaborazione. Chi è Staša Gejo? Qual è la tua storia? E come ti sei avvicinata al mondo dell’arrampicata? Sono Staša Gejo, una climber di 23 anni nata in Serbia,
figlia di una coppia appassionata di arrampicata e che fin dall’inizio l’ha cresciuta all’interno di questo ambiente. Ho iniziato a gareggiare molto presto, nel 2004, e nel 2011 con la mia famiglia viaggiavamo in tutta Europa per assistere agli allenamenti e alle competizioni dei più grandi atleti di questo sport. Nel 2015 avevo vinto tutti i possibili titoli di arrampicata giovanile, incluso il Campionato del Mondo
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Qual è stata l'ispirazione nel creare il modello? Quali sono le caratteristiche principali che una scarpa da arrampicata dovrebbe avere secondo te? Ogni persona ha una forma del piede diversa. Alcuni scalatori, come me, hanno avuto problemi con il modello classico Flagship, perché lasciava troppa aria sotto il tallone. La versione Low Volume è stata pensata per risolvere questo problema, mantenendo la stessa forma e suola. È ottima su volumi e rocce dove c’è bisogno di avere molta pressione e al tempo stesso una scarpa flessibile. Il modello è decisamente adatto anche per chi ha piedi più piccoli. Sono le scarpe più confortevoli che abbia mai provato. Non le tolgo praticamente mai!
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La prospettiva di LaMunt Il nuovo brand del gruppo Oberalp guarda alla montagna da un punto di vista differente, quello femminile. Quattordici donne appassionate di montagna e due giorni di hiking, workshop e confronto per raccontare la visione di LaMunt, il nuovo premium mountain brand fatto dalle donne per le donne. La prima collezione sarà disponibile da novembre sull’ e-shop lamunt.com e da febbraio nei migliori negozi specializzati.
Quando arriviamo in vetta, Katharina ci sta aspettando da un po'. A lei piace andare forte in salita, testa bassa e gambe che macinano dislivello. Il nostro è un incedere più tranquillo, in cui non ci facciamo mancare il tempo per una foto e una confessione, di tanto in tanto, di quel sentimento che, proprio camminando, ci viene in mente. E poi c'è Sophia che, con i suoi occhi color del cielo, ci guarda senza capire una parola mentre snoccioliamo in italiano complicate ipotesi su comportamenti indecifrabili. Eppure sta con noi e ogni tanto ripete qualche nostra parola con il suo accento tedesco che ci strappa un sorriso. Giada fa da intermediaria, traducendo i concetti chiave con una chiarezza impeccabile. Siamo diverse eppure siamo insieme. Eravamo per lo più sconosciute fino al giorno prima e ci ritroviamo oggi a camminare verso lo stesso obiettivo, chi in testa e chi più dolcemente. Sullo sfondo, le Dolomiti. Ad accomunarci gioca il nostro essere donne e l'amore per i monti così intenso, e insieme così intimo, da essere diverso per ognuna
di noi. LaMunt ha scelto la sua Crew accuratamente, utilizzando un solo criterio: la passione per la montagna in tutte le sue più svariate sfaccettature. Al di là del grado di preparazione, ma intuendo l'idea di montagna di ognuna, ha dato vita a un gruppo eterogeneo di donne che, per i motivi più disparati, ha fatto dell'andare in montagna uno dei propri momenti di felicità. E gli ha dato appuntamento per una due giorni, con partenza da
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Vallunga in Selva di Val Gardena.Una prima giornata con il Saslong sullo sfondo per un sentiero che, in 7 chilometri di lunghezza e più di 800 metri di dislivello, ci ha portate al meritato pranzo al rifugio Puez, prima di riprendere per altre due ore e mezzo di marcia fino a giungere al rifugio Gardenacia nel parco naturale patrimonio Unesco Puez-Odle nelle Dolomiti. Il giorno seguente invece, è iniziato con una sveglia molto presto e l'obiettivo
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di raggiungere il Para Dai Giai da cui vedere il sorgere del sole. In fila indiana, con ancora il sonno negli occhi, ma l'adrenalina nel cuore, abbiamo acceso le frontali, messo in spalla gli zaini e chiuse le zip dei gusci, avanzando in un silenzio collettivo che si scioglieva man mano che la luce faceva il suo ingresso nel bellissimo palcoscenico di fronte a noi. E in cima, il sole pieno, un caffè e tanti sorrisi che sanno di vita. Un'esperienza intensa e appagante che ci ha permesso di condividere questa passione senza competizione né giudizio, se non quello a cui siamo state chiamate: un feedback sulla collezione che, dalla prossima primavera, arriverà nei negozi. Capi tecnici, studia-
ti nei dettagli e diversi da ogni altro prodotto presente sul mercato. L'idea non è quella di dare vita “a” una linea femminile, ma piuttosto di creare una collezione “per” l'universo femminile. L'importanza della Crew di LaMunt sta proprio in questa sottile differenza. Il pernottamento in rifugio ha rappresentato l'occasione per raccogliere idee e confrontarci. E così ci siamo ritrovate davanti a una birra o a un tè caldo a 2500 metri di altezza, dopo una giornata di marcia tra paesaggi unici al mondo. È incredibile come basti poco per far nascere sinergie quando si fa insieme qualcosa che si ama profondamente. Vale tutto, ogni idea, ogni dubbio, perché la donna in
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montagna oggi non è più una mosca bianca, ma uno sciame che sa ciò a cui anela per sentirsi realizzata nella sua passione. Per questo ogni spunto è importante e mai banale. E si raccolgono come fossero pepite ancora grezze da poter lavorare, per dare vita a qualcosa che non sia solo la risposta a un'esigenza di marketing, quanto piuttosto a un bisogno e a un desiderio condiviso. Siamo il dietro le quinte di un progetto che vuole dare voce alle appassionate di montagna, spalla di un team affiatato che crede fortemente in quello che sta facendo. E siamo insieme un gruppo di donne che sa emozionarsi di fronte a un'alba, così come di fronte a un piatto di canederli ben fatto. Meglio se gustato tutte insieme.
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Elise By Olsen x Colmar Per la nuova collezione autunno/inverno ’21, Colmar sceglie il designer di origini iraniane Morteza Vaseghi, per reinterpretare gli archivi del brand, e Elise By Olsen per curarne la comunicazione. Il risultato è una selezione di capi d’abbigliamento sostenibili, realizzati con materiali rigorosamente derivati da fonti riciclati, che reinterpretano alcuni classici Colmar e giocano con continui contrasti e ruoli non convenzionali grazie a motivi e colori, alternati tra pattern direttamente ispirati alle montagne. Chi è Elise By Olsen? Qual è la tua storia? E come ti sei avvicinata al mondo della moda e dell’editoria? Mi chiamo Elise By Olsen, sono una editor e imprenditrice culturale nata e cresciuta nei sobborghi di Oslo, Norvegia. Ho trascorso molto tempo a contatto con la natura da piccola e mi sono appassionata al mondo della moda sin da quando avevo 8 anni. A quel tempo ho iniziato a scrivere un blog che parlava di quello che facevo tutti i giorni, della mia vita scolastica ecc, per poi spostarmi e finire di concentrarmi maggiormente sul mondo della moda. A 12 anni mi sono iscritta ad Instagram e lì ho incontrato diverse persone con i miei stessi interessi, tutto questo ha dato vita ad un network che trattava di moda e cultura. A 13 anni ho fondato Recens Paper, una rivista di cultura giovanile. La moda è sempre stata qualcosa di molto vicino a me, mi è sempre piaciuto giocare con i vestiti, inventare travestimenti, ecc, ma sicuramente il mio background non ha radici nel mondo fashion e anche i miei genitori non sono coinvolti nel settore della moda. Sento spesso
ancora adesso di avere un piede dentro e uno fuori dall'industria della moda, mantengo una sorta di prospettiva da outsider. Hai pubblicato la tua prima rivista, Recens, a soli 13 anni, diventando l'editor più giovane al mondo. Ci racconti di più? A cosa ti sei ispirata? Non c'era una vera ispirazione dietro, ma una risposta al clima mediatico del momento. Nel 2013, infatti, le riviste giovanili esistenti avevano un forte focus sulla bellezza. Erano tutti prodotti molto femminili e che non prendevano sul serio i giovani, quindi ho deciso che avrei creato una rivista cartacea fatta da e per i giovani in modo da comunicare le loro espressioni creative e diffonderle nelle edicole e nelle grandi conversazioni culturali. Quindi, come ho detto, non è stata un'ispirazione ma una reazione a ciò che stava accadendo in quel momento. La carta stampata è veramente morta? Pensi che millennials e zoomers siano davvero una generazione non alfabetizzata e che vive completamente online come molti sostengono? Penso che dire che la
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"carta stampata è morta" sia un'affermazione che ha cambiato significato oggi. La carta stampata oggi è un oggetto di lusso, che dona una vera sensazione tattile: si può annusare, toccare e anche collezionare. È qualcosa a cui rivolgi tutta la tua piena attenzione. Penso che sia qualcosa di molto attraente per le giovani generazioni, tuttavia credo anche che consumiamo la stampa e i media digitali in modo diverso. I media digitali vanno bene per notizie, informazioni e contenuti istantanei, mentre la stampa è più adatta per raccontare storie, interviste, articoli, anche visivamente è più simile ad un prodotto artigianale. È vero che la mia generazione è percepita come una generazione non alfabetizzata che vive completamente online ma, ancora una volta, penso che la carta stampata sia un modo per contrastare tutte le informazioni da cui veniamo bombardati ogni giorno, è salutare e qualcosa che i giovani d’oggi desiderano davvero. Nel mondo digitale in cui viviamo oggi, che differenza esiste tra la comunicazione offline e quella
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online? Cosa può darti in più un oggetto fisico? L'oggetto fisico, tangibile, stampato, ha una funzione più culturale, è un oggetto più simbolico. Come se fosse un modo per rallentare un po' tutto, quasi una macchina del tempo che cattura un momento nel tempo, nella sua storia e cultura. Pensi che l'attuale pandemia ci farà ripensare al nostro stile di vita? Penso che ci aiuterà a ripensare ai vari settore e a come funzionano. A causa della pandemia molte cose hanno dovuto rallentare e penso che sia stato un bene perché ha davvero costretto le aziende a riesaminare i propri archivi e le campagne precedenti, e a riadattare le vecchie collezioni perché semplicemente non si poteva produrre nulla di nuovo. Guardando il tutto da un punto di vista positivo, è stato un grande cambiamento. Prima della pandemia tanti brand erano soliti realizzare una nuova campagna marketing ogni tot mesi e ognuna di queste alla fine durava solo pochi giorni online o su un cartellone pubblicitario, ora penso che le cose dureranno un po' di più mentre i brand saranno costretti a rallentare un po' e guardare indietro invece che solo all’ultima novità, il che può essere davvero estenuante alle volte. Fin da giovanissima hai iniziato a lavorare con il designer e art director, Morteza Vaseghi. Come è iniziata la vostra collaborazione?Morteza Vaseghi ha iniziato a lavorare con me su Recens Paper come art director. In realtà ci siamo incontrati in uno spazio di co-working in cui ero solita andare a lavorare, una specie di incubatore di start-up. È salito a bordo con la sua incredibile idea di design, re-brandizzando la pubblicazione e traducendo i miei concetti e le mie idee in un formato visivo. Lavoriamo insieme da 8 anni ed è stato anche l'art director di Wallet, il mio magazine che parla di critica della moda e a cui lavoro da ormai 3 anni. È molto bello vede-
re Morteza fare un salto dalla pagina stampata per vestire letteralmente il corpo umano e tradurre tutte le sue visioni in design, moda e tessuti. Morteza Vaseghi ha disegnato la nuova collezione Colmar mentre tu ne hai diretto la comunicazione. Puoi dirci qualcosa a riguardo? Innanzitutto è una collezione incredibile, che racchiude il genere di prodotti che vorrei acquistare e indossare. In secondo luogo, è una gamma sostenibile, realizzata con tessuti e materiali attenti al pianeta. La nuova linea presenta elementi ispirati alle montagne, interpretando alcuni classici Colmar con tessuti riciclabili. Quanto è importante per te un approccio sostenibile? Penso che la moda riguardi il desiderio, l'attrattiva, il trasmettere
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un messaggio attraverso una visione, questa è la cosa più importante per me. Faccio parte delle nuove generazioni e vedo chiaramente che tutti noi diamo quasi per scontati concetti come sostenibilità, consapevolezza e circolarità. La parte ecologica della moda è molto importante perché quando compro un prodotto, non voglio dover stare a pensare se sia sostenibile o meno, voglio che sia sostenibile e basta. Progetti futuri? L’anno scorso ho lanciato la International Library of Fashion Research che è la mia nuova istituzione culturale a Oslo, quindi il mio progetto più imminente è sicuramente affinarla e svilupparla. Preferisco non parlare dei miei obiettivi e dei miei sogni, ma semplicemente realizzarli e parlarne dopo, o meglio, lasciare che loro parlino da sé una volta portati a termine.
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Climbing for a Reason. Un inno alla vita. BY CHIARA GUGLIELMINA PHOTOS JOSÈ DOMINGO CHEYRE
16 luglio 2021. Batto un colpo.
visibili, come se fossero da sempre attaccate alla roccia. Tamara, Alice e Marco programmano la salita dei giorni successivi verso la punta Nordend, la più alta del Piemonte. Una salita complessa, in condizioni non facili perlopiù. E io lì a confrontare nella mente le nostre mani: anche io le voglio così definitivamente aggrappate a qualcosa. Non so bene come ma d’un tratto, quando tutti tranne me hanno finito la pizza, Tamara si apre e mi parla di una delle cose più intime, il suo rapporto con la morte. “Io sono in pace con la morte” mi spiazza così. Prima aveva più paure, ma ora le ha messe da parte, spiega. O meglio, ha imparato a gestirle.
Io: “Sei di nuovo in Pakistan Tami, che bello. Mi manca. Goditelo. Complimenti per quello che state facendo.” Lei: “Chiara! Ci sentiamo al mio rientro, ti va?” Rieccoci. 31 agosto 2020. La prima volta. Ogni volta che parlo con Tami, sto bene. L’ho conosciuta circa un anno fa, una donna energica, ben fatta, con muscoli forti e occhi gentili. A lei avevo dedicato una scribacchiata notturna che avevo intitolato “Eros alpinistico”. Avevo saputo da Marco e Alice, “la Russolo”, che avrebbero tentato la salita alla Nordend (4609m) sul Monte Rosa. Casa mia è ai piedi del versante sud, il più selvaggio, ma per una cena con tre montanari come loro mi sposto volentieri verso ovest, a Staffal. Di quella cena conservo pochi dettagli, ma nitidi. La densa colata di pomodoro si agitava ancora come lava quando ci servirono la pizza e minuscoli frammenti di crosta scoppiettavano come petardi. Anche quello che usciva dal forno, quella sera, mi riportava al ghiacciaio.
Non è incosciente o senza giudizio, è semplicemente consapevole e compiuta nella sua vita. “Se anche dovessi morire quassù, sono felice di quanto intensamente ho vissuto fino a oggi.” Questo si ripeteva qualche giorno prima, percorrendo la cresta esposta colpita da spaventosi fulmini intermittenti, che conduce in vetta al Monte Saccarello, in Liguria. L’impulso alla vita che la montagna ha, mi spinge a desiderare mani piene come le loro. Il termine “Eros”, in psicanalisi, indica le pulsioni di vita, non solo sessuali ma anche di autoconservazione. Vista così, la storia dell’alpinismo, è sicuramente una delle più erotiche al mondo: pulsioni di vita vissute in opposizione a quelle di morte.
[All’epoca Tamara era impegnata nel “Tour Italia”, un particolare viaggio alpinistico in camper con l’intento di raggiungere la montagna più alta di ogni regione italiana.] Lo stesso giorno. Qualche parola da “Eros alpinistico”.
Di queste spinte alla vita, Tamara è piena. Probabilmente sul Nanga Parbat, a settanta metri dalla vetta, ne ha compresa la faccia più forte, la più umana, la più primitiva. Una rinuncia che è diventata il suo più grande successo. Un inno alla vita.
A tavola, si parla una lingua che conosco poco. Parole difficili che per loro hanno un significato preciso. Nel frattempo, io cerco i dettagli. Pelle ruvida e mani nodose, strette e salde su prese in-
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Alcuni mesi dopo. Il K2. “Forse mai più.”
Juan Pablo aveva già le idee piuttosto chiare su come coordinare il progetto e aveva scelto, come luogo, la cittadina di Shigar, sulle sponde dell’omonimo fiume e punto di passaggio di molte spedizioni per il K2. L’obiettivo di queste iniziative è duplice: da una parte il desiderio di consentire alle donne, qui spesso escluse da molteplici attività, la pratica dello sport e, dall’altra, la voglia di aiutare le comunità a sviluppare il potenziale del territorio.
I primi mesi del 2021 hanno segnato la storia dell’alpinismo con la salita del K2, in invernale e senza ossigeno, da parte del nepalese Nirmal Purja. Si è festeggiato a dovere per questo successo, com’è giusto. L’immagine dell’arrivo in vetta degli alpinisti, stretti l’uno nelle braccia dell’altro, mi ha fatto pensare agli ultimi versi di Manzoni ne “Il Conte di Carmagnola”, quando il significato di fratellanza non riguarda più solo chi appartiene alla stessa nazione, ma si allarga all’intera comunità umana: “Tutti fatti a sembianza d’un Solo; Figli tutti d’un solo Riscatto.”
Wafaa Amer. Libera. “Caspita, qua le donne veramente possono fare le cose che fanno gli uomini." Questo fu il pensiero di Wafaa alla sua prima esperienza in palestra, in Italia.
Tuttavia, mentre a 8611 metri dieci uomini conquistavano il merito che gli spettava, qualche salto nel vuoto più giù, lo stesso giorno, Sergi Mingote moriva. Qualche giorno più in là, altri quattro uomini perdevano la vita sulla stessa montagna. L’essenza paradossale dell’alpinismo, la linea sottile che unisce la vita alla morte, lassù, si fa impercettibile e delicata come seta.
Chi meglio di lei per aiutare a comprendere e gestire un’esperienza simile, dunque? L’attenzione, in Pakistan, è stata infatti rivolta principalmente a bambine e ragazze. La presenza di Wafaa, che ha accompagnato Tamara in tutto il percorso, è stata decisiva. La giovane climber di origine egiziana è cresciuta lontana da casa trovandosi a sgomitare tra difficoltà oggettive e discriminazioni infondate. Wafaa sa bene cosa significa essere donna, essere straniera, e arrampicatrice: non è facile. È anche grazie a lei se anche le più timide, spit dopo spit, si sono lasciate andare.
“Il K2 mi ha urlato in faccia: -Vai via di qui!- Tutto cadeva a pezzi, il ghiaccio piegava i chiodi e le corde ingarbugliate si solidificavano al vento gelido. Non ci torno d’inverno. O forse mai più.” All’elenco degli uomini che scomparvero per sempre sulla montagna, il 5 febbraio 2021, si aggiunse il nome di Juan Pablo Mohr: JP, come lo ricorda Tami.
Infine, l’inno. @climbingforareason. Sei mesi dopo.
“Sai…” aggiunge Tami, “Vorremmo fare una cosa simile altrove un giorno, magari in Mongolia. Chissà.” Non perdo l’occasione per propormi come fotografa per i progetti futuri quando, prima di salutarmi, aggiunge:
Tami confessa senza vergogna di aver sofferto molto per quanto accaduto sul K2, in particolare per la perdita dell’amico JP. Si è trovata a combattere nuovamente col tema della morte attraversando mesi bui. La scelta di raccoglierne il testimone, portando avanti il progetto Climbing for a Reason, le ha permesso di attenuare il dolore e di riconciliarsi alla montagna. Il progetto, nato da JP e dalla sua fondazione, ha lo scopo di avvicinare all’arrampicata le popolazioni in difficoltà, in luoghi isolati. Il programma prevede la costruzione di pareti di roccia artificiale in scuole e luoghi pubblici di piccole zone remote. Vengono inoltre aperte nuove vie e, di conseguenza, create falesie. Laboratori ed eventi si sviluppano e nasce la possibilità di imparare ad arrampicare in sicurezza, utilizzando tutte le attrezzature necessarie, anche queste donate.
“E comunque Chiara, i sorrisi delle bambine aggrappate alle prese, hanno fatto come da contrappeso al rinnovato dolore per JP. Avrei voluto li vedessi. Che tutti li vedessero. Sono convinta che, anche nei momenti più bui, rimanga incastonata della luce. Bisogna solo trovare l’interruttore.” In questa frase ritrovo tutto l’Eros alpinistico che conobbi un anno fa. Ancora una volta, seppur a suo modo, la storia dell’alpinismo ci regala una pulsione alla vita in risposta alla morte. Un inno alla vita di JP, a quella di Tami. A quella di ciascuno di noi.
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#OutsidersbyNature
Maria Granberg
Crescere insieme, insomma BY CHIARA GUGLIELMINA
“Se ciò che faccio ogni giorno ispira anche solo una manciata di persone nel mondo, posso dirmi felice. In questa dimensione, la mia vita ha senso. Questo è lo scopo del viaggio: trovare il limite, superarlo, e aiutare gli altri a fare lo stesso. Crescere insieme, insomma.” Parlando con Maria viene difficile credere che abbia a disposizione le canoniche ventiquattro ore giornaliere concesse ai comuni mortali. Non è solo un’atleta o una qualunque amante dell’avventura. È entrambe le cose e altro ancora: è una figura professionale visionaria, unica nel suo genere. Ha sviluppato, negli anni, una sincera passione per l’alpinismo, ma non ha perso occasione per ritagliarsi del tempo per sé, per saltare dagli aeroplani, surfare o immergersi in acque profonde. Afferma di essere semplicemente una persona curiosa, appassionata e che da valore all’impegno. Il suo mantra è: “Se un sogno non ti spaventa, non è grande abbastanza.” Su questo, probabilmente, ha basato la sua intera vita, di atleta e di donna. Il concetto di paura è qualcosa che la ossessiona da sempre, rifiuta di esserne condizionata. Non accetta che un piccolo timore possa precluderle nuove esperienze. Ha intrapreso un lungo percorso di crescita personale, lavorando su sé stessa e studiando psicologia. Oggi, oltre a scalare l’Everest, tentare il Manaslu e approcciarsi alle vette più alte della terra, è anche coach e speaker.
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Partiamo direttamente dall’inizio: chi era Maria Granberg prima di scoprire una forte passione per l'alpinismo e l'avventura in generale? Sono cresciuta in un piccolissimo villaggio minerario del Värmland, chiamato Persberg, e ho trascorso gran parte della mia infanzia dedicandomi allo sport e alla scuola. Da che ho memoria, ho sempre avuto grandi sogni e una forte curiosità verso l'avventura e la vita all'aria aperta in generale. Avventura e sport sono sempre stati due elementi molto interconnessi per me, così come il mio interesse per la mente umana e gli aspetti psicologici riguardanti l’affrontare nuove sfide che mi avrebbero richiesto di crescere in un modo o nell'altro. Ero una bambina molto sensibile, con tante emozioni forti ma che mi hanno portato anche diverse paure riguardo a tutto ciò che ancora mi era sconosciuto. Ma piuttosto che tirarmi indietro, sono diventate una sorta di "ossessione" che mi hanno spinto a cercare di superarle e capirle perché non volevo che un singolo sentimento potesse frenarmi. Con il passare degli anni, la mia passione per lo sport e la mia curiosità verso la psicologia (e la risposta alla paura) mi hanno portato in Africa orientale dove ho lavorato come volontaria e ho avuto la mia prima esperienza in alta montagna. Tornando in Svezia, tutto è confluito nel voler studiare scienze del comportamento e ho poi preso parte a numerose spedizioni con l'obiettivo di ampliare sia la mia esperienza alpinistica che gli aspetti psicologici in ambienti estremi. Quando e come ti sei avvicinata alle avventure estreme? C'è un evento o un motivo specifico che ti ha spinto verso questo stile di vita “fuori dagli schemi”? La mia curiosità nei confronti dell'Everest è stata sicuramente il principale catalizzatore che mi ha spinto ad affrontare spedizioni sempre più estreme. Sono sempre stata molto affascinata dall'esplorare i miei limiti, principalmente perché sono i posti più estremi quelli
che ti permettono di scoprire sempre nuove cose su di te. Dal momento che la mia più grande forza trainante è sempre stata indagare la paura, è stato abbastanza naturale per me cimentarmi in sport estremi poiché mi avrebbero permesso provare quelle esatte sensazioni, dandomi al tempo stesso gli strumenti per elaborarle e quindi crescere attraverso l’esperienza fatta. Quale aspetto dell'alpinismo ti ha fatto crescere di più? Non direi che l'alpinismo mi abbia fatto “crescere” ma sicuramente mi ha insegnato molto su me stessa e mi ha aiutato a realizzarmi in tanti modi. Amo tutto ciò che concerne un approccio più mentale dell'alpinismo, la pazienza, l'umiltà e la resilienza che richiede, così come la semplicità dell'essere in montagna, l’unione con la natura e i modi in cui ti essa invita a vivere il momento presente. Tutto questo ci permette di sentirci a nostro agio anche in momenti molto scomodi, sia che si tratti di scoprire parti di noi stessi o esplorare il viaggio che si sta intraprendendo, che sarà inevitabilmente doloroso ma pieno di ciò che si stava cercando. Hai detto che “se un sogno non ti spaventa, non è abbastanza grande”. Qual è secondo te il segreto per affrontare le tue più grandi paure? Il segreto per affrontare le paure, secondo me, è la curiosità e la volontà di essere vulnerabili. Facendo resistenza alla vulnerabilità, si rinuncia anche all'opportunità di praticare il coraggio. Tutti i sentimenti che proviamo ci regalano sempre informazioni utili, quindi per me si tratta di mantenere una mentalità aperta e accogliere tutte quelle paure, affrontare ciò che più mi mette a disagio e ascoltare quello che queste paure mi vogliono trasmettere, non so se ha senso! Richiede una grande quantità di pazienza ed empatia, nonché la conoscenza di come funziona il cervello, ma anche dei modelli comportamentali che sono stati introiettati durante tutta la vita. Non conoscerai mai le cose di cui non hai curiosità, e
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poiché ogni paura che abbiamo può trattenerci o avvicinarci a una versione più coraggiosa di noi stessi, trovo cruciale osare scavare più a fondo in ciò che ci spaventa, e al tempo stesso indagare i motivi per cui scatena in noi quella stessa sensazione. Le tue spedizioni, i tuoi sogni e le tue avventure hanno cambiato il tuo modo di guardare e gestire la tua vita quotidiana? In quale modo? Sì, questo è il motivo per cui scelgo le avventure o le spedizioni che faccio. Quando sogno o faccio brainstorming su quali sfide vorrei affrontare, penso sempre chiaramente ai modi in cui aiuteranno a crescere, sia mentalmente, spiritualmente, fisicamente o a livello di skill. Tutto ciò che imparo in montagna, o durante altri sport estremi, si traduce in un modo o nell'altro nella mia vita di tutti i giorni. Tutto ciò ha sicuramente nutrito non solo una continua curiosità su me stessa, le altre persone e la vita in generale, ma ha anche rafforzato la mia resilienza in situazioni difficili e stimolanti. Prima l’Everest e ora il Manaslu senza far uso di ossigeno. Cosa cerchi in questa spedizione? Cosa ti arricchisce dell’Himalayismo? Ho sempre scelto le mie spedizioni con curiosità, pensando sia ai miei limiti mentali, fisici o spirituali, che alla scoperta di un territorio inesplorato. Sono sempre alla ricerca di nuo-
Il segreto per affrontare le paure, secondo me, è la curiosità e la volontà di essere vulnerabili. Facendo resistenza alla vulnerabilità, si rinuncia anche all'opportunità di praticare il coraggio.
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vi aspetti che mi aiutino a diventare non solo un’atleta migliore, ma anche un essere umano migliore. È sicuramente un viaggio continuo e le prospettive cambiano sempre a seconda di ciò che sembra più significativo in quel momento o dei modi in cui credo che avrà un impatto non solo su di me ma anche sulle persone che mi circondano. Hai detto che ti sarebbe piaciuto salire un Ottomila senza ossigeno, perché hai scelto il Manaslu? Per scalare un Ottomila senza ossigeno serve essere molto strategici nella scelta sia della montagna che del percorso affinché la sfida sia realizzabile in modo relativamente “sicuro”. Ho trascorso gli ultimi 5 anni facendo ricerche e ricevendo consigli da vari amici e scalatori e la scelta è caduta sul Manaslu principalmente a causa del suo terreno, altitudine, geografia e condizioni meteorologiche. Molte persone che provano a scalare senza ossigeno di solito scelgono il Manaslu (Nepal) o il Cho Oyu (Tibet) perché hanno il miglior record di tentativi più sicuri e presentano tratti tecnici alla portata di molti. Quanto è importante per te il rispetto dell'ambiente? Una spedizione come quella che stai per intraprendere può anche essere sostenibile? Il rispetto dell'ambiente è stato sicuramente un aspetto importante per me fin dall'infanzia ma è anche un tema sempre più sentito negli ultimi anni, sia da me che da tante persone. Ovviamente non possiamo nascondere che viaggiare per il mondo non sia in alcun modo sostenibile e questa è la sfida che devono affrontare gli atleti più competitivi e tutti gli esploratori. Certamente faccio del mio meglio per avere il minor impatto possibile pur mantenendo una sorta di “equilibrio" continuando a praticare quello che faccio. Sono sicura che spedizioni come questa possano fare molto per diffondere più consapevolezza e aiutarci a capire come affrontare al meglio il problema, ma sono
anche entusiasta di trovare sempre nuovi modi per arrampicare in maniera più sostenibile portando avanti, al tempo stesso, grandi sfide come questa. Credo che sia fondamentale abbracciare le sfide ambientali ed essere aperti a studiare ed adattarsi come ispirazione per andare avanti. Quanto sono importanti le forze fisiche e mentali in sfide del genere? Dopo un infortunio, dopo un fallimento, dove trovi la forza per rialzarti ed andare avanti? L'alpinismo ad alta quota è estremamente impegnativo sia per il corpo che per la mente, ma direi sicuramente che la resistenza mentale ed emotiva è il punto di partenza fondamentale su cui costruire le capacità per affrontare sfide come questa. Se hai un corpo forte ma non sai come funzioni mentalmente e/o emotivamente non sarai pronto per quello a cui queste montagne ti metteranno di fronte. Tuttavia, questi fattori che puoi "controllare" (corpo, mente, emozioni, preparazione atletica) potrebbero ovviamente non determinare il successo di una impresa perché ci sono così tanti aspetti nell'alpinismo che non puoi controllare, come i pericoli naturali, le condizioni meteorologiche o di salute avverse. Puoi solo prepararti nel miglior modo possibile e accettare il fatto che molte volte non sarà abbastanza. Devi "semplicemente" imparare ad apprezzare il viaggio, essere curioso, trovare il modo più sicuro per affrontare gli ostacoli e fare del tuo meglio per goderti sia gli alti che i bassi, indipendentemente dal risultato. Ho avuto molti infortuni nel corso della mia vita e per quanto mi abbiano distrutto mi hanno anche reso resiliente, disciplinata e riconoscente per questo mezzo che chiamiamo "corpo". La parte più impegnativa non è la guarigione fisica, ma gli aspetti mentali ed emotivi che devi affrontare per conoscere di nuovo te stesso e creare un nuovo quadro di riferimento che sarà la base per i tuoi obiettivi futuri. Ancora una volta, curiosità e umiltà sono aspetti chiave in
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questo processo, insieme alla fiducia del dover ancora diventare la versione migliore di te stesso, ma solo se sarai disposto a lasciar andare ciò che eri e ad abbracciare ciò che potresti essere. Che consiglio daresti ai giovani che non riescono a trovare la motivazione per inseguire i propri sogni? Le cose che desideriamo di più nella vita sono di solito ciò che ci spaventa di più, quindi il mio consiglio sarebbe quello essere aperti e curiosi verso quelle paure e avvicinarsi ad esse con l'intenzione di esplorarne ogni centimetro, con pazienza, empatia e cuore aperto. Tutti noi siamo dei progetti in corso e la scelta più importante che possiamo fare è continuare ad avvicinarci sempre di più alla persona che vogliamo diventare. Ogni singolo giorno. Non importa quanto questo possa spaventarci. Quali avventure vedi nel tuo futuro? In qualità di ambassador Haglöfs, quali sono i tuoi must have in una spedizione del genere? I miei sogni futuri riguardano non solo rendere le mie spedizioni più sostenibili, ma anche combinare il parapendio con l'alpinismo, esplorare aree e vette più remote, continuare ad espandere chi sono a livello personale ed atletico e trovare avventure significative che abbiano un impatto non solo su me stessa. I miei oggetti essenziali sono sicuramente un ottimo guscio esterno e un piumino come quelli della collezione ZT che hanno un peso minimo ma offrono massima protezione e calore anche in condizioni difficili.
Ho sempre scelto le mie spedizioni con curiosità, pensando sia ai miei limiti mentali, fisici o spirituali, che alla scoperta di un territorio inesplorato.
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Caroline Côté Beyond our Limits BY CHIARA GRASSO PHOTOS VINCENT COLLIARD
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“La forza della natura mi ha aiutato ad accettare la vulnerabilità umana.” È conosciuta per i suoi meravigliosi scatti tra le montagne e le foreste sperdute del nostro pianeta. Dall’Antartide, al Quebec, all’Alaska, a piedi, in canoa, in bicicletta o sugli scii, da sola o in gruppo, esplorare e raccontare quello che vive è il suo lavoro, la sua missione. Lei è Caroline Côté .
desiderio di andare fino in fondo alla sfida e non in base alle dimensioni delle loro braccia o dei loro polpacci.” Infatti, Caroline vive l’avventura e l’esplorazione come una meditazione intima, un continuo contatto con sé stessi, superando i propri limiti mentali, e solo dopo quelli fisici.
Sebbene ora sia una delle documentariste più famose nello scenario attuale, Caroline non è nata regista. Fino a non troppi anni fa, lavorava dalle 9 alle 17 in un’azienda pubblicitaria. Il classico posto fisso, sicuro, dietro una scrivania finché un giorno l’adrenalina ed il bisogno di realizzarsi, non l’hanno spinta a cambiare vita.
“Quando siamo in natura è il momento in cui dobbiamo ascoltare questa voce che esce dalle nostre viscere e ci spinge ad incontrare l'imprevedibile, contro i piani stabiliti. Ci dice di fidarci del nostro istinto, di ignorare le convenzioni e di andare avanti. Quando mi trovo in montagna, gli elementi della natura sono imprevedibili, tempeste, pioggia, vento e freddo mi fanno provare disagio e in quelle situazioni in cui devo adattarmi trovo l'equilibrio della mia vita, la ragione della mia esistenza. Le emozioni che provo quando mi trovo in questo tipo di contesto sono la pace con me stessa, il silenzio della mente e la rassicurazione del mio essere completo.”
“Questo desiderio di sperimentare l'adrenalina ha preso il sopravvento, ho scelto di vivere l'avventura e ho osato uscire dal mondo dell'impresa privata. La nostra ricerca personale deve passare attraverso questo bisogno di connettersi con il vero e il semplice, con le persone che incontriamo sul nostro cammino e con la natura che ci circonda e spesso dimentichiamo.”
Ed è proprio la natura che ha forgiato la forza di Caroline, oggi. È nella natura che ha imparato a superare le difficoltà del quotidiano. “Quando superiamo certe sfide nella nostra vita quotidiana o durante un'avventura, non siamo solo alle prese con neve, roccia, vento, tempesta o crepacci sul nostro cammino, ma anche con noi stessi e la nostra fragilità umana. Trovare la stabilità nella tempesta e continuare ad andare avanti giorno dopo giorno in una spedizione è un esercizio mentale che mi permette di sentirmi tranquilla quando torno in città e devo affrontare la vita quotidiana. Le montagne hanno ammorbidito l'ansia che era in me. Non provo più stress nel dare lezioni perché sono stata in grado di gestire un approccio sicuro e gentile di fronte ad un orso polare. Ogni viaggio nella natura, breve o lungo che sia, mi ha insegnato lezioni e ispirato teorie che guidano il mio cammino oggi. La montagna mi ha lasciato in eredità la collaborazione e il desiderio di innovazione. I ghiacciai mi hanno dato i valori dell'onestà e della vulnerabilità. Ora, a Montreal, sono pronta ad accettare qualsiasi sfida nella vita quotidiana. In macchina, non sento la pressione di essere bloccata nel traffico, perché ho vissuto momenti molto più stressanti sulla corda tra due crepacci.”
E Côté ha fatto proprio questo, per quanto semplice non sia: si è riconnessa con i suoi sogni e ha fatto della sua passione la sua professione. Oggi è una regista di documentari d’avventura, gira il mondo raccontando i luoghi più inesplorati del pianeta vivendo il suo sogno, eppure non è sempre facile. “Ovviamente avevo paura di non essere all'altezza e di non essere abbastanza brava all'inizio e questo timore è connesso alla paura dello sguardo degli altri. Ho dubitato del mio impegno e della mia professione di regista quando, per un periodo della mia vita, ho vissuto in città ed ero circondata da persone che non condividevano la mia passione.” È tenace, Caroline. Il giudizio degli altri non l’ha mai ostacolata nel raggiungimento dei suoi obiettivi e quando le abbiamo chiesto cosa volesse dire essere una donna in questo mondo di avventurieri ha risposto: “Le donne oggi devono occupare lo stesso posto degli uomini nel campo dell'avventura. Ho spesso sentito dire che le donne possono portare meno peso di alcuni uomini, ma credo che il mondo dell'esplorazione e dell'avventura sia definito più dalla resistenza mentale che dal peso che una donna può portare sulle spalle. Quando scelgo i miei compagni di avventura a lunga distanza, li seleziono in base alla loro esperienza, al loro
Nel suo libro “Dépasser ses Limites” (Oltre i nostri Limiti), Caroline ha raccontato le storie di perso-
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“A coloro che vogliono fare lo stesso consiglio di circondarsi di persone aperte ed ispiratrici, in questo modo non avrete dubbi.” ne che ha incontrato nelle sue diverse avventure e quando parla di difficoltà e vulnerabilità cita spesso Brenée Brown, una professoressa della Houston University: “La vulnerabilità non è conoscere la vittoria o la sconfitta, è capire la necessità di entrambe. È impegnarsi.” Ed è proprio questo insegnamento ad aver portato oggi Côté a credere in sé stessa e nei suoi limiti “Quando ero più giovane mi vergognavo di fallire e di raccontare i miei fallimenti ma questa donna ispiratrice mi ha aperto un modo di pensare attraverso il quale ho capito che se non si corre alcun rischio, e non si ha il coraggio di decollare non si vince nulla.” Secondo Brenée Brown, infatti, fallire è essenziale per imparare e crescere ed è proprio così che Caroline ha iniziato ad accettare la vulnerabilità.
ghiacciaio mi fanno capire quanto io sia piccola, fragile e fugace. Eppure, questo gigante di ghiaccio è ora vulnerabile e affronta un futuro più oscuro. Oltre all'Artico e all'Antartico, i numerosi ghiacciai, sparsi in tutto il mondo, regolano la temperatura del nostro pianeta. Ma l'accelerazione del cambiamento climatico li sta colpendo duramente, ed essi si trasformano gradualmente in acqua. A lungo termine, questo scioglimento contribuisce a innumerevoli impatti sull'ambiente e colpisce tutti gli ecosistemi. Silenziosamente nel mio viaggio cerco di saperne di più sullo strato di fuliggine che copre la neve intorno a me. È il carbonio nero.” Percepire i cambiamenti sui ghiacciai ha portato Caroline a cambiare il suo stile di vita. “Sto cercando di cambiare il mio modo di pensare, il modo in cui ho vissuto in passato. Ecco perché cerco di vestirmi con abiti che hanno una lunga durata e anche di riparare la mia attrezzatura prima di darla via. Scambio le mie attrezzature outdoor prima di comprarne di nuove e soprattutto cerco di ridurre il mio impatto decidendo di comprare a volte parti di attrezzature che sono fatte di materiale riciclato. Ogni giorno, faccio un gesto per ridurre la mia impronta ambientale e sfido me stessa a non comprare nessun prodotto avvolto nella plastica e a rifornirmi solo di prodotti della mia regione. Porto le mie borse riutilizzabili ad ogni viaggio, così riesco sempre a non usare una borsa monouso. In natura, in montagna, faccio la stessa cosa.”
I messaggi che Caroline Côté ci trasmette attraverso i suoi documentari sono molteplici ed è dietro la macchina da presa che lei concretizza i suoi obiettivi: “La mia missione è quella di coinvolgere le persone ad imparare di più sulla conservazione della natura e a superare sé stessi, è far sì che più persone possibili si avventurino all'esterno, all'aria aperta, in modo da capire che dobbiamo prenderci cura del nostro ambiente di vita con tutti i mezzi, che tutti noi siamo gli attori dei cambiamenti di domani.” Ed è viaggiando nelle zone artiche del mondo che Caroline ha compreso ancora di più l’incombenza e la gravità dei cambiamenti climatici. È proprio vivendo e osservando i ghiacciai che si è resa conto dell’importanza di doverli preservare e proteggere, ed è anche questo quello che cerca di fare attraverso i suoi documentari: “Ancoràti alla terra, i ghiacciai sono benedetti da una forza tranquilla che si estende ai nostri piedi. Hanno conquistato la mia piena ammirazione. Durante la nostra ultima spedizione, Polar Shadows, Vincent ed io abbiamo sciato alle Svalbard per due mesi da nord a sud in inverno, esplorando questo territorio con meraviglia, come bambini, grati per questa incredibile fortuna che abbiamo avuto di calcare un luogo così maestoso e leggendario. I ghiacciai sono preziosi e garantiscono un equilibrio insostituibile. Ora tocca a tutti noi garantire la loro sostenibilità per le generazioni a venire. Il conto alla rovescia è già iniziato e ogni gesto conta. Le dimensioni e la forza del
Insomma, un esempio di sostenibilità, tenacia, coraggio e forza d’animo che ci ispira a seguire questo modello di vita. Quest’audacia nel realizzare i propri sogni. Ma come fare? Prendere, lasciare tutto e partire. Cosa ci consiglia la donna dei ghiacciai? “A coloro che vogliono fare lo stesso consiglio di circondarsi di persone aperte ed ispiratrici, in questo modo non avrete dubbi. Ho trovato il mio giusto posto in questo mondo all'aria aperta condividendo questo modo di vivere con persone che hanno valori simili ai miei. Inoltre, non dovete avere fretta di voler lavorare sempre di più. Scegliete piuttosto una professione che sia legata alle vostre passioni, per me quelle della natura, dell'avventura e del superamento di sé stessi. Seguendo il cuore ed i valori direttamente legati a queste aree credo sia facile sentire intensamente che si appartiene al momento presente.”
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Silvia Trigueros Garrote The Queen of the Tor des Géants BY M A R TA M A N ZO N I PHOTOS JOSE MIGUEL MUÑOZ
Vincere il Tor Des Géants è irripetibile. Vincerlo per tre volte consecutive è impossibile. Falso. Per Silvia Trigueros Garrote l’impossibile è sopravvalutato: l’ultra runner basca ha vinto la dodicesima edizione del Tor conquistando il terzo titolo consecutivo, unica nella storia. Nessuno ci era mai riuscito prima di lei. L’atleta del team Scarpa arriva al traguardo in piena notte, alle 3.57, in una Courmayeur deserta, dopo ore e ore passate sotto il diluvio: per lei le montagne della Valle d’Aosta oramai sono casa, eppure alla partenza sapeva che ogni Tor è un’esperienza unica, una sfida estrema con sé stessi, dove nulla si può programmare e l’imprevisto è la regola. Da subito stacca le avversarie con un ampio margine, dimostrando una preparazione mentale e fisica formidabile. Dalla seconda notte di gara però deve fare i conti con diverse crisi e problemi fisici aggravati da qualche linea di febbre. Ma alla fine vola: la sua determinazione è più forte e chiude i 330 chilometri in 89h57', tredicesima posizione nella classifica generale. E diventa leggenda.
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Qual è stata la crisi più difficile da superare? Quest’anno ho dovuto fare i conti con un forte mal di stomaco che non mi ha permesso di mangiare e di bere per molte ore. Ho dovuto fare molta attenzione perché rischiavo di disidratarmi. Ho avuto anche la febbre per molte ore, mi capita sempre quando ho il ciclo. In più soffro molto il caldo e c’è stato un momento dove c’erano oltre trenta gradi. Tutto insieme è stato un mix piuttosto tosto da superare. Ma ce l’ho fatta.
Per fortuna c’erano i volontari lungo il tracciato! Che tipi sono gli ultra runner? I miei più grandi amici e amiche sono tutte persone che ho conosciuto mentre correvo. Condividere la sofferenza con altre persone ti porta ad avere un’unione unica, speciale. Di certo gli ultra runner sono persone un po’ particolari, ma capaci di superare momenti difficili. Perché ti piace soffrire? L’ultra running è una sofferenza ma regala anche grandi soddisfazioni. In più ti insegna sempre qualcosa di nuovo. In questo Tor, per esempio, ho imparato di essere in grado di gestire anche un dolore fortissimo come quello che ho provato allo stomaco. Ho due figli, e quello che vorrei trasmettergli è il valore della ricompensa della fatica, la consapevolezza che i risultati si raggiungono con sacrificio.
Quale cibo sognavi durante la gara? La tortilla di patate! Quando sono arrivata distrutta a una delle basi vita e mio marito me l’aveva preparata mi sembrava un miraggio! Mi ha dato la carica per ripartire. Come hai gestito il sonno? Avevi provato a fare dei micro-sonnellini prima della gara? Il mio primo Tor avevo fatto qualche micro-sonnellino ma non aveva funzionato: mi stancavano ancora di più. Quindi quest’anno mi sono fermata due volte per un’ora e mezza ma senza dormire, solo per riposarmi un po’.
Cosa significa per te l’ultra running? È una sfida con me stessa: per vedere se sono o non sono capace. Quando hai iniziato a correre? Ho fatto la mia prima gara dopo che ho avuto il mio secondo figlio, a 36 anni, per tenermi in forma. Prima ero un’alpinista.
È più duro da affrontare l’aspetto mentale o fisico? Direi metà e metà. Se non hai davvero una forte motivazione per arrivare in fondo ti ritirerai di sicuro.
Che gara stai sognando? La Diagonale des Fous, nell'isola de La Reunion: 166km e 9600 metri di dislivello.
Qual è stata la tua motivazione per arrivare in fondo? Mio marito, che mi ha fatto assistenza, continuava a ripetermi che se avessi vinto anche quest’anno sarei diventata una leggenda, sarei stata la prima persona al mondo a vincere il Tor per tre volte di fila, e questo pensiero mi ha accompagnata durante tutto il tempo: volevo battere questo record.
Come immagini il futuro dell’ultra running? Spero che non cambi mai. Noto però che ci sono sempre più persone che vengono dalla corsa sull’asfalto ma che non hanno alcuna esperienza di corsa in montagna avvicinarsi a questo mondo. Quando smetterai di correre? Voglio gareggiare ancora e per ora non ho alcuna intenzione di smettere. Sono una montanara, magari in futuro il mio zaino diventerà un po’ più grande e farò più alpinismo, ma starò sempre tra le montagne.
Cosa ti porti a casa di questo Tor? Quali momenti ti ricorderai? Mi sembra incredibile la visibilità mediatica che sto avendo, non me l’aspettavo, è molto maggiore rispetto a quella delle altre due vittorie. Mi stanno contattando tantissime testate e media nazionali e internazionali per chiedermi un’intervista. Sono molto lusingata per questi riconoscimenti, e devo dire che non mi dispiace un po’ di popolarità.
Qual è il momento che preferisci del Tor? Il Tor è ogni giorno dell’anno. Il tuo spot preferito al mondo dove correre? La Valle d’Aosta.
Ti sei sentita sola mentre correvi? Sì, quest’anno mi sono sentita davvero molto sola.
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Giulia Zanovello Scappo dalla città per amore ITW & PHOTOS DENIS PICCOLO
Giulia, raccontaci un po’ di te. Come sei arrivata alla corsa? La mia storia con la corsa inizia nel 2017 ed è legata a quella di Giuditta Turini e Franco Collé. Ho iniziato a correre nel 2017. Quell’anno Giuditta si iscrisse al Tot Dret e mi chiese di farle assistenza: prima di allora non avevo mai fatto gare, né corso in generale. Sono così entrata nel mondo della corsa e dopo quell’esperienza ero così felice per il risultato ottenuto da lei che ho sentito la voglia di iniziare.
Com’è stato cambiare vita da Gallarate a Gressoney? La mia vita è cambiata molto e in meglio. A Gallarate avevo una vita abbastanza canonica: laurea, amici, aperitivo in città. Poi, quando ho conosciuto Roberto e sono venuta a vivere a Gressoney ho iniziato a fare cose diverse. Le mie amiche di città mi chiedono spesso come passi il tempo qui. Ho iniziato ad arrampicare dopo qualche vacanza in Francia, e anche se non è il mio sport mi sono tolta qualche soddisfazione. Poi gli orizzonti si sono allargati quando abbiamo conosciuto Franco e Giuditta e ho iniziato a correre. Ormai vivo qui da 8 anni e certe volte vorrei tornare a Gallarate per vedere la mia famiglia o per cambiare aria, ma la lontananza dalla montagna la sento sempre di più. I miei interessi sono cambiati e dopo un po’ che sono in città inizio a trovare le giornate un po’ vuote. I miei genitori hanno una casa a Gressoney da quando sono piccola, per cui capita spesso che salgano a trovarmi, è un modo per vederci, e per loro vedere che stiamo costruendo qualcosa di solido qui.
Ho iniziato andando ad andare in montagna camminando un po’ più velocemente del solito, ma la svolta decisiva c’è stata quando lei e Franco hanno deciso di iscrivermi alla mia prima gara, l’Ibiza Trail Marathon, 42 chilometri a picco sul mare. In autunno, finita la stagione, ho iniziato a correre sulle Alte Vie in giro per la valle vicina Gressoney ed è stato durante queste corse che ho iniziato a maturare l’idea di partecipare al Tor de Géants dell’anno successivo. Dopo il primo Tor mi sono iscritta a sempre più gare che mi hanno permesso, soprattutto nell’ultimo anno, di raggiungere alcune soddisfazioni personali. Io sono nata a Gallarate e mi sono trasferita a Gressoney per amore, senza aver mai fatto sport in montagna. Qui sono tutti atleti, ed è normale. Per me passare da zero ad arrivare settima nella classifica femminile nel Tor, dopo 117 ore di gara, è stata una enorme soddisfazione.
Vuoi parlarci dei due Tor? Il primo è stato qualcosa di davvero enorme. Ricordo quasi di più le sensazioni del primo che del secondo: alla partenza ho pianto tutto il tempo, prima di partire e mentre attraversavo il centro di Courmayeur. Ero davvero emozionata, forse troppo. È andato benissimo, ma non essendo pronta mentalmente l’ho vis-
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“Io sono nata a Gallarate e mi sono trasferita a Gressoney per amore, senza aver mai fatto sport in montagna. Qui sono tutti atleti, ed è normale. Per me passare da zero ad arrivare settima nella classifica femminile nel Tor, dopo 117 ore di gara, è stata una enorme soddisfazione.” scontato. Non credi che un’eccessiva attenzione o considerazione possa sembrare una mancanza di rispetto nei vostri confronti? Ovunque io sia passata, in gara, se ero in un gruppo di uomini spesso il tifo era solo per me. Quindi in un certo senso quello che dici è vero. Partendo dal presupposto che ogni sport è duro e richiede qualcosa a chi lo pratica, nell’immaginario collettivo la corsa su lunghe distanze richiede uno sforzo ancora più tremendo. Il trail è visto ancora come una cosa maschile, anche tra le persone della mia età. Spesso parlo con donne o uomini che non appartengono al mondo del trail che si stupiscono quando racconto delle gare a cui partecipo.
suto male. L’ho finito perché sono testarda, lo sono sempre stata, ma non perché fossi realmente pronta. Per questo nella prima esperienza mi sono affidata molto ai miei assistenti, Matilde e Roberto, che erano presenti in tutti i ristori. Quest’anno, essendo stata la mia seconda esperienza, ho reagito bene e adesso, a qualche giorno dalla gara, mi sento bene. Hai un coach? No, corro a sensazione. Mi interessa allenarmi in base a come mi sento. Mi piace uscire con il mio cane, scattare qualche foto e godermi la montagna. Ci sarà un altro Tor? Questo avrebbe potuto essere il mio terzo Tor, ma durante quello del 2019 mi sono ritirata al novantesimo chilometro: ero molto focalizzata sul tempo dell’anno precedente ed ho corso sotto pressione. Quest’anno sono partita senza avere aspettative sulle tempistiche, se non qualche riferimento per Roberto che mi faceva assistenza. Le condizioni erano buone ed è andato tutto bene.
Come sei entrata nel Ferrino Women Team? Ho conosciuto il Ferrino Women Team al Tor 2019, me ne avevano parlato Alice e Scilla, che fanno tuttora parte del Team. L’idea del progetto è semplice quanto grandiosa, dare attenzione a ragazze “normali”, la cui vita non è composta esclusivamente dalla corsa, ma che nonostante gli impegni della vita di tutti i giorni trovano il tempo di preparare queste imprese.
Ma vorresti tornare? Di sicuro. Non c’è due senza tre. Un’altra gara che sogni? La Mezzalama, con gli sci.
Hai dei progetti futuri? Dal punto di vista sportivo non ne ho idea. Appena finito il Tor naturalmente avevo voglia di fare subito un’altra gara, ma vedremo. Dal punto di vista personale, invece, mi piacerebbe diventare mamma.
E fuori dai confini italiani? Penso che il sogno di tutti sia l'UTMB. Al momento non mi sento in grado di farla, non sono così veloce e sento di dover migliorare ancora molto.
Hai un’atleta che ti ispira? Sì. Una è Emily Forsberg, che ammiro molto come donna e persona. Poi c’è Giuditta Turini, che è la mia ispirazione più vicina. Penso sia la più forte in Italia ed ha un carattere molto umile, motivo per cui è una bellissima persona.
Cambiando discorso. Si parla tanto di inclusività, ma non sembra ancora scontato che le donne possano correre così a lungo. A volte vengono esaltate forse più dell’opportuno, come se fosse meno
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Girls Rocking UTMB TEXT FILIPPO MAURIZIO FOTO ALEXIS BERG
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Cos’è l’UTMB? Spiegarlo è piuttosto semplice. È l’Ultra Trail du Mont Blanc, il giro del massiccio del Monte Bianco a piedi e meta degli appassionati di trail running di tutto il mondo. L’edizione 2021, tenutasi dal 23 al 29 agosto, dopo l’edizione annullata del 2020, è tornata ad accogliere migliaia di appassionati che raggiungono Chamonix per competere in uno dei sette percorsi proposti durante le tre giornate. Si tratta di una gara che rappresenta un banco di prova a livello mondiale, e al suo interno l’UTMB è la prova maestra, un po’ come la maratona alle Olimpiadi. Le regole dell’UTMB sono poche: si parte e si arriva a Chamonix e percorrendo 106 miglia distribuiti su 10.000 metri di dislivello. È una gara tutto sommato lenta che gli europei amano definire “corribile e poco tecnica”, caratteristica specchiata dalle stesse classifiche: nessun corridore è mai riuscito a compiere l’anello in meno di 20 ore. Si corre obbligatoriamente con uno zainetto pieno di materiale, due frontali, due paia di guanti, kway, maglia a manica lunga, berretto ecc. Ad accrescere ancora di più l’alone di miticità di questa gara è l’assenza assoluta di atleti nord-americani sul podio: nessun atleta statunitense è mai riuscito a vincere la corsa ed al contempo i risultati degli atleti a stelle e strisce sono sempre stati sottotono, nonostante la presenza ai nastri di partenza di fuoriclasse già vincitori delle gare più prestigiose della scena ultra. Nessun uomo americano ha mai vinto l’UTMB e quest’anno il copione è rimasto invariato, e, se volete, anche con pochi colpi di scena: si è visto il solito D’hene impostare un passo regolare e costante che ha pian piano sterminato tutti gli avversari, in modo prevedibile, conducendo una gara da manuale, ma niente di eccezionale.
Al contrario, lo scenario della gara femminile è assolutamente capovolto. L’edizione 2021 dell’Ultra Trail du Mont Blanc sarà infatti, ricordata per il livello inaudito della gara femminile. Con le prime quattro distanziate di soli otto minuti al ristoro di Les Contamines (km 31) la gara è fin da subito molto combattuta. Attorno al chilometro 50, Courtney Dauwalter e Mimmi Kotka sono separate da pochi minuti. Si vedono, si avvicinano e “fanno elastico”, allontanandosi e ritrovandosi alle aid station. Nonostante ciò, non corrono nemmeno un metro assieme: non è strategia, ognuna di esse cerca di trovare il proprio ritmo senza lasciarsi influenzare. Camille Bruyas è in terza posizione con uno stacco di quasi mezz’ora. La notte inizia a passare e gli atleti si avvicinano a Courmayeur, a metà gara circa (km 80). Qui in molti iniziano ad arrancare e tanti gettano la spugna: sono fuori dai giochi Francesca Canepa, Hillary Allen, Kelly Wolf e molte altre. All’alba la quarta donna è Marion Deslespierre seguita da Luzia Buhler, che ricorderete intervistata da The Pill (le avremo portato fortuna?). A Champex-Lac, km 125, le cose si fanno serie: da qui si vede chi ha veramente l’attitudine per questo sport. Courtney Dauwalter, da vera fuoriclasse quale è (in molti ritengono che sia una delle atlete più forti della storia di questo sport) invece
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L’aspetto psicologico, che poi è anche uno dei più affascinanti di questo sport, assieme a quello del muoversi in spazi naturali meravigliosi come nel massiccio del Monte Bianco, e ciò che distingue l’Ultra Running da qualsiasi altra disciplina. di rallentare cambia ritmo e inizia ad accelerare. Mimmi Kotka soffre, ha un ginocchio che sanguina vistosamente, modera il passo in favore di Cammille Bruyas che ne approfitta e si rifà sotto: entrano assieme nella aid station di Trient, (km 140 circa) con un’ora di ritardo dall’americana. Courtney Dauwalter va a prendersi la vittoria e il record di gara in 22 ore e 30 minuti, battendo il precedente record di Rory Bosio su un percorso leggermente più corto e chiudendo come settima assoluta. Kotka cederà la seconda posizione alla Bruyas e la nostra Luzia chiuderà stabile in quinta, preceduta da Delespierre. A posteriori, riflettendo sulla gara di Courtney Dauwalter non possiamo fare a meno di constatare che questa ex professoressa del Colorado, ora ovviamente atleta professionista, ha qualcosa di straordinario se messa in prospettiva dello sport in generale. All’aumentare della distanza, dove lo sforzo non è più solo un semplice processo muscolare ma diventa anche e soprattutto mentale, dove conta di più saper resistere alla fatica, al dolore e sapersi adattare alle avversità, non esistono differenze di genere, anche da un punto di vista atletico. Nelle distanze minori, e parliamo ovviamente di sport dove il fattore limitante è il proprio corpo e non solo le abilità (come nel tiro al piattello, disciplina olimpica) la struttura fisica maschile è predomi-
nante nella performance: pensiamo ai 400 metri su pista o al ciclismo su strada. Muscoli più grossi portano potenza maggiore, non si scappa. Quando però le distanze aumentano e si aggiunge l’ingrediente “montagna” nella ricetta, il risultato che ne consegue è decisamente meno imprevedibile. Correre un UTMB ad altissimo livello richiede non solo un allenamento straordinario e muscoli ben allenati, ma anche e soprattutto grosse abilità mentali, come la capacità di sopportare la fatica, il problem solving immediato, una buona dose di istinto e, soprattutto, saper rimanere motivati e concentrati a lungo. L’aspetto psicologico, che poi è anche uno dei più affascinanti di questo sport assieme a quello del muoversi in spazi naturali meravigliosi come nel massiccio del Monte Bianco, è ciò che distingue l’ultrarunning da qualsiasi altra disciplina. In questo sport capita di veder arrivare Courtney Dauwalter in piazza a Chamonix accolta da un tifo da Tour de France dopo aver lasciato praticamente ogni altro concorrente di qualsiasi sesso dietro, correndo al ritmo più forte di qualsiasi altro, dopo venti ore sulle gambe, sorridente, vestita con i soliti pantaloncini da basket, dopo aver corso tutta la notte e tutto il giorno attorno al Monte Bianco. È tutto vero e bellissimo: complimenti Courtney!
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Alba De Silvestro
Quel gesto primitivo BY CHIARA GUGLIELMINA
La cosa affascinante dello scialpinismo è che, seppur evolvendosi, ha mantenuto il suo carattere primitivo pressoché inalterato. Intorno al 2500 a.C. la popolazione scandinava fu la prima a utilizzare gli sci come mezzo di locomozione. Due assi di legno sagomate alla bell’e meglio e un paio di pelli di foca (di vera foca) hanno sancito la nascita di una delle discipline invernali oggi più praticate. Come per tutto, va detto, sono cambiati gli scopi: da prezioso mezzo di locomozione un tempo, a strumento per svago e sport oggi. Ma davvero si riduce a questo lo scialpinismo?
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C’è chi continua a sostenere che l’epoca delle esplorazioni sia terminata; non è così. In Pakistan, solo per riportare un esempio a me vicino, esistono distese sterminate e incalcolabili cime innevate. Tante che battezzarle tutte non è stato possibile. Tante da essere perlopiù senza nome. Tante innominate. Inesplorate. Si può pensare che un atleta ricerchi la sola sfida contro il tempo anziché esplorazione e avventura. Dovendo gareggiare per mestiere è sacrosanto sia così. Privarli di onori per questo sarebbe come rimproverare a un falegname l’aver innanzitutto pensato a ultimare la struttura della casa prima dell’arrivo dell’inverno, anziché immergersi nell’arte del legno. E comunque, ogni volta che mi trovo a chiacchierare con atleti, scopro donne e uomini ricchi, poiché temprati, seppur involontariamente, dallo stesso ambiente di quei primi esploratori lapponi. E se anche abbiamo sostituito la pelle conciata (le foche ringraziano) con materiali sintetici, anche se gli scopi nel salire e scendere le montagne sono cambiati, credetemi, quando Alba parla delle sue uscite la si percepisce quella voglia di esplorazione non sempre geografica, ma certamente umana e personale. Nella ricerca di quel gesto primitivo perduto, se mi concentro, vedo il bisogno di tornare agli albori. Non sono neanche le 6 di mattina quando suona la sveglia al Passo dello Stelvio. Sono già vigile da qualche minuto prima che il fastidioso marchingegno che sancisce l’inizio della giornata emetta il suo suono fastidiosamente melodico. Se non posso pretendere una carezza gentile, mi permetto almeno di rimpiangere i tempi del canto del gallo. Sono sola in stanza, lascio passare qualche secondo prima di far tacere quel rumore infernale e intanto ragiono sugli scatti che dovrò fare.
Il ritrovo con Alba è fissato per le 6:45, le strisce rosate che decorano il cielo sono foriere di una giornata tersa e i raggi che illuminano il ghiacciaio azzerano la malinconia per l’assenza del gallo. Anche per lui, come per tutti gli uccelli diurni, le prime ore di luce sono le più dure. Per questo canta: per affermare il proprio vigore appena uscito dal momento di maggiore debolezza. Mentre mi domando se una cosa simile valga anche per gli uomini, appare Alba in lontananza. Viso fresco e passo spedito mostrano la sua familiarità con le prime luci; a differenza del gallo, senza bisogno di gonfiare il petto o allungare il collo, si presenta piena di energia. (Non vuole prendere gli impianti per salire in quota. E la neve in basso non c’è. Tocca scarpinare.) La guardo negli occhi, guardo il mio zaino gonfio, e torno su di lei con occhi supplichevoli. Esita, ma poi accetta di salire in funivia fin dove possibile. Qualche ora più tardi, dopo lo shooting, col viso madido ma mai stanco, ci concediamo una chiacchierata. E un caffè. Forse due. Chi sei Alba? Due parole su di te. Sono un’atleta professionista di scialpinismo, faccio parte della Nazionale Italiana e del Centro Sportivo Esercito. Questo è la mia passione nonché il mio lavoro. In poche parole? Sono una ragazza fortunata. Conosciamo il tuo passato nello sci alpino, ce lo racconti? Cosa ti ha spinto a cambiare? Ho iniziato a fare attività sportiva da bambina, ero piccolissima e ho iniziato con lo sci alpino. Già dalla prima elementare mi allenavo a livello agonistico senza però poter gareggiare, ero ancora troppo giovane. Sono cresciuta e sono andata avanti molto finché a un certo punto mi sono stancata, d’un tratto non mi piaceva più fare quello che avevo sempre fatto. Nel
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frattempo, per comodità, trascorrevo i mesi estivi facendo preparazione atletica con i fondisti. Non ci volle molto prima che mi appassionassi alla corsa. Sempre più persone mi incoraggiavano: “Sai sciare, a correre te la cavi, prova lo scialpinismo!”. Alla fine, quasi dieci anni fa, un po’ per caso, ho provato. Non mi sono ancora stancata. Com’è stata la strada che ti ha portato a essere un’atleta professionista? La strada per diventare un’atleta professionista non è facile, è fatta di tanti alti e tanti bassi. È un quadro più ampio di quello che vede il pubblico, ci sono molte sfumature diverse nelle cose che facciamo. Personalmente non mi è mai pesato nulla ma, alle volte, ci sono anche momenti duri. In questo momento sono più che soddisfatta di quello che faccio e, cosa più importante, mi piace farlo, mi diverto sempre. Naturalmente dietro ci sono tanti allenamenti, tanta costanza e tanta forza di volontà, ma alla fine tutto ritorna. Allenarsi sempre e con costanza mi ha portato da qualche parte, spero possa essere così anche per altri. Come affronti una tipica giornata di gara? Come prepari il corpo ma, soprattutto, la mente? Prepararsi per una gara, in questo sport, è qualcosa che cambia sempre. Nel mio caso, per sicurezza, preparo metodicamente tutto il materiale necessario: senza sci e scarponi non si va da nessuna parte. Le prime gare della stagione, nel mese di dicembre, sono quelle dove c’è un po’ più di agitazione, non sei più sicuro al 100% delle tue capacità e capita che sorga qualche dubbio. La mia strategia è quella di fare sempre le cose allo stesso modo. Ho una routine solida, direi militaresca, ogni piccolo dettaglio deve essere sistemato come dico io, dove dico io. Per me è importante sapere di aver fatto tutto quello che andava fatto. Ogni atleta ha il suo metodo, questo è ciò
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che a me permette di gareggiare in serenità. Quanto conta, per la vera Alba al di là dell’atleta che sei, il risultato? Il risultato conta tanto, conta sempre. Se hai la consapevolezza di aver lavorato sodo e di aver fatto del tuo meglio forse non è la sola cosa che ha valore, ma è pur sempre vero che, in fin dei conti, si lavora per il risultato. Personalmente mi impegno affinché tutto venga fatto al meglio, in ogni circostanza. A mio modo di vedere, se alla fine del periodo di allenamento più intenso il risultato manca, probabilmente si è commesso qualche errore nella fase di preparazione. Sono fermamente convinta che se si lavora bene, il risultato, presto o tardi, arriva. Sappiamo che le competizioni sono molto dure. A cosa pensi in gara? È vero che capita di avere dei veri e propri blackout? In gara si ha la testa piena di pensieri: si pensa a tante cose diverse, ma alla fine tutto converge verso ciò che si sta facendo. Principalmente cerco di restare concentrata e anticipare quello che dovrò fare di lì a poco, è un ottimo modo per restare sempre focalizzati. Capita che ci siano momenti in cui vengono a mancare perfino le forze per bere, cerco di sforzarmi per trovarle e rimanere sempre ben idratata. Per il resto non si fanno troppi “viaggi mentali” durante la competizione, non è né il luogo né il momento adatto alla distrazione. Come affronti i momenti di difficoltà in gara? Momenti di difficoltà in gara capita a tutti di averne; possono essere piccoli imprevisti o può capitare la “giornata no”. Per restare motivata in ogni momento, penso che la gara non finisce fino alla linea dell’arrivo. Tengo duro anche quando la situazione non sembra volgere a mio favore perché, più spesso di quanto si possa pensare, gli imprevisti capitano anche agli altri. In
gara non è mai detta l’ultima parola. Cos’è per te la fatica? Che valore ha? Di fatica in gara se ne fa sempre molta. Non manca mai neanche negli allenamenti, sia chiaro, ma in gara ha un sapore diverso. In ogni caso, è uno sport in cui è sempre presente, ma ripaga di ogni sforzo. Si può dire che la fatica è passeggera, mentre il risultato resta. L’attività agonistica, con la disciplina e il senso del dovere che la contraddistinguono, hanno influenzato anche il tuo modo di vivere la vita di tutti i giorni? Sicuramente fare l’atleta ti trasmette una certa rigidità nei ritmi. Avere una routine corretta è fondamentale, hai un tempo preciso per qualsiasi cosa: per mangiare, per dormire, per allenarti. È una vita che insegna il senso del dovere e dell’impegno, ma bisogna fare molta attenzione a non diventare schiavi di tanta disciplina. Vivendo di montagna sei spesso a contatto con la natura. Cosa pensi e quanto ti spaventano gli effetti del global warming? Il riscaldamento globale è un problema da non sottovalutare, negli ultimi anni le condizioni stanno cambiando tanto e in fretta e specialmente per noi, che stiamo più in montagna che a casa, è una tematica non trascurabile. Sicuramente bisognerà incrementare gli interventi concreti. Non sono un’esperta e nel mio piccolo cerco di avere le giuste accortezze per evitare di peggiorare la situazione, ma purtroppo tutti inquiniamo e tutto inquina. Bisognerà certamente fare qualcosa e fare di più. Come si potrebbe far conoscere maggiormente lo sci alpinismo? Come stimolare i più piccoli a praticarlo? Negli ultimi anni lo scialpinismo sta crescendo moltissimo anche a livello giovanile. Sempre più ragazzi stanno mostrando interesse verso questo sport e anche le aziende si stanno evolvendo in tal
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senso. Inoltre, ora che la disciplina è stata finalmente ammessa alle Olimpiadi, mi aspetto un’ulteriore crescita d’interesse. Non posso che esserne felice. Siamo in molti a voler lasciare un segno del nostro passaggio. Sulla neve lo fai più che bene con gli sci, ma più in generale? Ci hai mai pensato? Il nostro stile di vita è rigido e può essere pesante da sostenere, talvolta anche solo da capire. Capita tuttavia, ormai sempre più spesso, che sia di buon esempio per i giovani. Per me, sentire i più piccoli al traguardo di una gara esclamare: “Grande Alba, posso fare un foto con te?” è già una grande soddisfazione. Non siamo perfetti, non sono perfetta, e vedere qualcuno che pensa “Voglio diventare anch’io così.” o anche solo “Voglio fare quello che fa lei.” ti regala un senso di realizzazione. Capisci che il tuo lavoro non si limita a correre le gare, spesso e volentieri capita di andare oltre.
Curriculum Oro e Argento al Trofeo Mezzalama Oro e Argento alla Coppa del Mondo Oro alla Coppa del Mondo (Staffetta) Argento e Bronzo alla Coppa del Mondo (Individuale) Del gesto primitivo sopracitato Alba ha saputo cogliere il meglio, al di là dell’incredibile palmares, è il suo atteggiamento propositivo la prova definitiva. Prima di rincasare, un altro aspetto primordiale celato in questa disciplina mi ha però colpito: la trasmissione, di generazione in generazione, di un modo puro di esplorare la montagna.
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Women of Western States BY FILIPPO CAON
PHOTOS LUKE WEBSTER
Beth Pascall (Salomon) 17:10:42 Ruth Croft (adidas Terrex) 17:33:48 Ragna Debats (Buff) 17:41:13 Brittany Peterson (Nike) 18:07:42 Katie Asmuth (Saucony) 18:23:24 Audrey Tanguy (Hoka) 18:37:45 Emily Hawgood (adidas Terrex) 19:13:55 Camelia Mayfield (Brooks) 19:17:20 Keely Henninger (Nike) 19:42:37
C’è un posto vicino a Trento, di cui non dirò il nome, che tra marzo e maggio sembra Robinson Flat (cercate su YouTube “Robinson Flat to Foresthill” e capirete di cosa parlo). Non è vero, non sembra Robinson Flat, ma mi piace pensarlo. Un po’ come piace pensarlo a tutti noi runner ingiustificatamente esterofili, costretti a cercare la motivazione nel sogno bellissimo di un posto esotico e lontano. Western States è questo, non è una gara di corsa storica e leggendaria. Anzi, è anche quello, ma è soprattutto l’Ovest, nel suo significato più profondo, dove tutto è redenzione, ogni vita è possibile e ogni desiderio si avvera. Vabbè, per noi almeno. Così, a fine giugno, quando nella Olympic Valley (già Squaw, per i meno sensibili) inizia la gara, una nutrita schiera di qualche decina di corridori italiani, a nove fusi orari di distanza, si attacca al cellulare, solitamente aspettando l’arrivo di qualche amico a Col
Gallina, per seguire i regolari aggiornamenti di iRunFar, che, come un bollettino militare, sanciscono superstiti e caduti in quella terra lontana.
fatto. Scopro che alcune di loro hanno vinto gare molto importanti. Non ne avevo la minima idea e mi vergogno un po’ di questa mia ignoranza.
Anch’io mi attacco a Twitter, mentre mangio un gelato al pistacchio seduto sulla panchina di plastica di una gelateria di Belluno. A mano a mano, sul feed di iRunFar escono in ordine di arrivo le foto dei primi: tutti nomi importanti, i primi venti classificati stanno tutti sotto le venti ore, e anche oltre la ventesima posizione c’è ancora qualche nome illustre come Eric Senseman, Clare Gallagher, Abby Hall.
Provo molto professionalmente a contattarle su Instagram. Qualcuna mi dà il proprio numero di cellulare, altre si limitano ad indicarmi un semplice indirizzo mail. Sono tutte felici, felicissime di scrivere, di mandare messaggi vocali, di fare telefonate. Anche troppo: lo spazio è poco e a me basterebbe un breve feedback sulla gara, ma finisco per fare a tutte loro troppe domande.
Nelle prime venti posizioni quasi la metà dei nomi sono di donne e il fatto piace così tanto alla stampa che a luglio esce pure un articolo a riguardo sul blog di Strava intitolato “Women of Western States”. Molte di loro sono miei punti di riferimenti nel mondo dell’ultra running, altre le conosco appena, ma subito nasce in me la voglia di sapere chi sono e cosa hanno
Raggiungo Ruth Croft al telefono, è ad un gate dell’aeroporto di Ginevra. È neozelandese e rapportarmi con questa lingua mi spaventa un po’, ma alla fine va tutto bene. Io, che trovo queste fin troppo facili operazioni sospette, le chiedo cosa pensa di tutta questa storia, di così tante donne tra le prime posizioni, dell’hype scatenatosi online e offline.
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Parlare con queste persone ti mette di fronte al fatto che il nostro sport ha ancora una dimensione familiare, per quanto le aziende stiano provando a inseguire, soprattutto nei confronti degli uomini, un’idea di atleta sviluppata tutta attorno alla corporate identity e al prodotto. “Sai,” mi dice, “non è che i ragazzi abbiano avuto una gran giornata.” Mah. I ragazzi non saranno andati fortissimo (nel senso che il miglior tempo è stato ampiamente sotto al record), ma non sono andati nemmeno piano, qualcuno è detonato, ma mica tutti, e poi quello succede. Parlando al telefono non riesco a registrare, e non sono mai stato bravo a prendere appunti, quindi eviterò di virgolettare, ma grosso modo mi dice che le donne forse si sanno gestire un po’ meglio degli uomini, i quali invece tendono più spesso a perdere un po’ la testa. Lei, d’altronde, si è gestita benissimo. Western è stata la sua prima 100 miglia. Ma Western è anche la corsa più competitiva degli Stati Uniti. E a questa corsa lei è arrivata seconda. Ragna Debats, terza classificata, ha un passato di gare veloci e skyrace trasformato con anni di esperienza in vittorie sulle lunghe distanze, ma quasi mai così lunghe. Partecipa alla gara insieme al marito, è la sua prima esperienza con un pacer, e non è sicura di averne compreso ancora del tutto l’importanza. Ogni volta che parlo di pacing con un professionista finisce per diventare un elenco di vantaggi che comporta avere una persona che corre con te metà gara. Così ogni volta mi scoraggio e finisco per cambiare argomento. Con Ragna no, e nemmeno con Ruth: loro mi parlano di cose più umane, e di come sia bello condividere l’esperienza con un ami-
co o con il proprio compagno. E poi ci sono le americane, che di 100 miglia ne sanno, ma a cui questa annata meteorologicamente clemente non ha portato benissimo. Katie Asmuth mi scrive da Mammoth Lake, California. Le chiedo quale scena di quel giorno porterà con sé: “Entrando a Foresthill facevano tutti il tifo per me, poi ho visto i miei figli, Noa di sei anni e Liam di quattro. Non ci sono molti genitori che corrono ultra perché coi figli non è semplice! Vederli mi ha fatto molto bene. Poi il mio coach ha iniziato a correre con me lungo la aid station, tifandomi e per un breve momento sono passata da terza a seconda, non lo dimenticherò mai.” Incontro Audrey Tanguy a Chamonix a fine agosto. Il suo UTMB è durato 32 chilometri, ma ora guarda avanti e si prepara alla prossima gara. Audrey è un’atleta professionista, e quando si allaccia le scarpe non lo fa per fare una passeggiata, ma Western se la vive bene, parla con gli altri atleti, si gode le aid station. Tra tutte è forse la più famosa, almeno in Europa, ma rimane una ragazza molto alla mano. Parlare con queste persone ti mette di fronte al fatto che il nostro sport ha ancora una dimensione familiare, per quanto le aziende stiano provando a inseguire, soprattutto nei confronti degli uomini, un’idea di atleta sviluppata tutta attorno alla corporate identity e al prodotto. Le 100 miglia sono una distanza ico-
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nica, forse sono l’ultra running. Me ne parla Keely Henninger, da Portland, Oregon. “Ho iniziato a correre nel 2014, ma non volevo correre una 100 miglia solo perché dovevo. Doveva essere una cosa che volevo davvero fare, e per arrivarci ci ho messo un po’ di tempo.” Emily Hawgood ha solo 27 anni, è di Beatrice, in Zimbawe, ma mi scrive dall’Idaho. Di lei non so molto, se non che corre per adidas e che ha parecchia esperienza sulle 100k. Ha ottenuto il Golden Ticket per Western a The Canyons 100, una corsa di cento chilometri che in parte attraversa i sentieri di Western. Non scrive fiumi di parole, ma quelle poche che dice sono piene di gratitudine e di rispetto per le persone, per la gara e per la sua storia. La vincitrice, invece, non sono mai riuscito a contattarla. A Beth Pascall avrei voluto chiedere della sua giornata sulle montagne della Sierra, dei suoi riferimenti nella corsa, e cosa ne pensa delle quattordici vittorie di Ann Trason e del record storico (che l’anno prossimo diventerà decennale) di Ellie Greenwood. Western è la gara dei sogni, e avere la possibilità di addentrarsi nelle sue storie è sempre emozionante. Ma parlare con queste ragazze e scrivere questo articolo mi ha anche permesso di rimettere a fuoco un paio di cose sull’identità dell’ultra running e delle persone che lo praticano. Ci vediamo sui sentieri.
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Giuditta Turini From 0 to 130km ITW FILIPPO CAON PHOTOS DENIS PICCOLO
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Giuditta Turini nel 2021 si riconferma Campionessa Italiana di trail. Un bel traguardo per una ragazza che non aveva mai partecipato ad una gara fino al 2017. Quell’anno prende parte alla sua prima competizione e non a una qualunque, Il Tot Dret, la corsa che si affianca al più duro e affascinante trail al mondo, il Tor des Géants. Percorre i 130 chilometri e 12 mila metri di dislivello positivo da Gressoney a Courmayeur come sfida nei confronti di suo papà. Da quel momento non si è più fermata. Nata a Gressoney, l’amore per le montagne e per la natura selvaggia l’ha spinta a confrontasi in alcune delle gare di trail più prestigiose al mondo, sempre accompagnata e supportata dal compagno Franco Collè e con ai piedi le sue HOKA ONE ONE. Come sei arrivata alla corsa su lunghe distanze? In Valle D’Aosta c’è un sito su cui sono mappati tutti i sentieri e su cui puoi disegnare i tracciati. Così ho iniziato a stare interi pomeriggi in giro per i monti: mi studiavo il tracciato su internet, facevo qualche foto alla cartina per individuare i bivi con altri sentieri (all’epoca non avevo un orologio su ci scaricare la traccia) e partivo in compagnia del mio cane. In realtà non sono arrivata, ma sono partita dalle lunghe distanze: la prima gara a cui mi sono iscritta è stata una 130km. Non sono un'amante della velocità o più che altro, forse, non sono portata a far troppa fatica. Sulle lunghe distanze, nonostante si stia in giro più ore, i ritmi sono più lenti e ci si riesce a godere di più i paesaggi.
non era proprio specifico per quella gara. Sono partita con la mia solita flemma (che forse è la mia arma vincente) e piano piano ho provato ad aumentare. Con Franco eravamo d’accordo che avrei dovuto gestire al meglio la prima metà di gara per poi provare a dar tutto dal quarantesimo in poi. E così ho fatto, arrivando a riprendere Marti, che era la prima italiana in testa alla gara, proprio ad un paio di km dall’arrivo. È stata una bella soddisfazione perché il titolo ottenuto nel 2020 all’UTLO non lo sentivo tanto mio visto che in realtà la vincitrice era stata Giulia, che però non era tesserata. Poi la batosta l’ho presa lo stesso perché, se si guarda la classifica generale della gara, sui primi due gradini del podio ci sono due Atlete straniere, con la A maiuscola, che mi hanno dato rispettivamente 50 minuti la prima e 16 minuti la seconda. Questo fa capire che le “forti” sono altre.
Cosa significa per una valdostana il Tor? Il Tor è il viaggio sui sentieri di casa. Purtroppo, la gara simbolo della manifestazione cioè la 360km non rientra per ora nelle mie capacità, ma credo che per chi lo riesca a vivere a pieno sia un’esperienza magnifica. Io ho avuto la fortuna di provarlo tutto a tappe: l’aria che si respira su quei sentieri è diversa, è ricca di emozioni, si respira aria di Tor. Della manifestazione poi fanno parte altre tre gare, a due delle quali ho avuto la fortuna di correre. Una, il Tot Dret, parte proprio dal mio paese, Gressoney, e sale proprio nel vallone dietro casa mia. Impensabile provare a descrivere l’emozione provata la sera della partenza.
Sei da poco reduce da un secondo posto a TDS, forse la gara più dura del circuito UTMB, due anni dopo la vittoria al Tot Dret. Le due gare sulla carta si assomigliano per lunghezza e dislivello, entrambe molto dure. Ma sono davvero così simili? Com’è cambiata la gestione e l’approccio alla gara? Le gare sono simili per i km, ma devo dire che il Tot Dret percorre sentieri molto più tecnici rispetto a TDS. L’approccio e la gestione sono stati completamente diversi. Il Tot Dret corso nel 2017 era la mia prima gara lunga (prima di allora avevo corso solamente la 50km della Monterosa Walser Trail a luglio). Mi sono iscritta per gioco e per sfida con mio papà. Il miei amici Pero e Zetha, insieme a mia mamma, mi seguivano nei vari punti di ristoro accessibili per coccolarmi con cibo e vestiti puliti e asciutti. Ogni mio ristoro durava in media 15/20 minuti. Non sapevo cosa volesse dire fare un’ultra trail
Sei Campionessa Italiana, com’è andata alle Porte di Pietra? È andata come mai avrei pensato. Non amo le gare corribili, preferisco quelle tecniche. Le Porte di Pietra è esattamente l’opposto: molto corribile e poco tecnica. Ci tenevo però a mettermi in gioco e così mi sono presentata alla griglia di partenza. L’allenamento c’era, anche se
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e il mio unico obbiettivo era arrivare in fondo. A dir la verità il mio vero obiettivo era arrivare all fine battendo mio papà, ma questa è un’altra storia. TDS è una gara che ho voluto correre con la consapevolezza di cosa fosse un’ultra e con la voglia di dare il massimo. L’assistenza esterna l’ho affidata a Franco, che di gare ultra se ne intende, pertanto, i ristori sono stati importanti ma rapidi (dopo 5 minuti massimo mi spediva fuori). Durante la gara ho avuto un piccolo problemino fisico che mi ha portato a dover gestire un pochino di più la gara rallentandomi nelle discese dove solitamente amo dar gas. Ma dovevo arrivare in fondo e così, stringendo un po’ i denti, sono andata a prendermi il secondo posto!
raggiungere le partenze. Un po’ meno divertente è dover fare e disfare ogni week end non una, ma due valige, ma se questo è il prezzo da pagare per realizzare i nostri sogni, lo accetto. In più io posso ritenermi fortunata in quanto riesco ad approfittare della sua esperienza chiedendogli piccoli consigli per le mie gare ed i miei allenamenti. Lui invece può ritenersi fortunato perché gli preparo la valigia ad ogni gara. Che emozioni hai vissuto all’arrivo del Tor quando Franco ha vinto e ha battuto il record? Le emozioni sono difficili da spiegare. Questo Tor è stato un susseguirsi di emozioni. Da quando l’ho lasciato alla partenza la mia testa ha iniziato a riempirsi di pensieri positivi. È strano da dire, ma anche quando è stato male non ero troppo preoccupata perché sapevo che sarebbe andata bene. Doveva solo crederci e noi che gli eravamo vicini dovevamo solo trasmettergli serenità. Da Ollomont, quando ho iniziato a capire che poteva fare il record, la mia voglia di motivarlo è stata ancora più impulsiva: questa volta ero io che gli dettavo i tempi dei ristori e lo spedivo via allo scadere. Vederlo correre in Via Roma alle 04:30 di notte, sotto la pioggia ma col sorriso più grande che potesse avere mi ha riempito il cuore di felicità. Gli ho dato un bacio e gli ho detto “bravo Giannino”!
Restando su TDS. Quest’anno a causa di un incidente sul percorso l’organizzazione ha deciso di fermare tutti i concorrenti che dovevano ancora transitare per il luogo dell’incidente. Così sono rimaste in gara all’incirca 200 persone, tra cui naturalmente te. Cosa pensi della decisione dell’organizzazione? È linea con lo spirito del nostro sport? Molti hanno detto che avrebbero dovuto fermare tutti o nessuno. Purtroppo ho vissuto in pieno l’incidente. Il ragazzo era appena davanti a me e ho assistito all’individuazione nella notte dell’atleta. Sono dell’idea che nel momento in cui ci iscriviamo ad una gara, ciascuno di noi debba mettere in conto i possibili rischi che si corrono. Sinceramente non ho capito come mai gli altri atleti siano stati fermati per ore al colle. Forse per le operazioni di soccorso? Penso che avrebbero potuto far continuare tutti per il semplice fatto che fermare la competizione non ha cambiato le sorti dello sfortunato. L’incidente è stato un incidente: l’organizzazione aveva messo in sicurezza il tratto di sentiero esposto, non poteva far altro. Vi posso solo dire che ho pianto per quel ragazzo, perché, pur non conoscendolo, era uno di noi. L’ho portato con me fino all’arrivo: il traguardo l’ho tagliato dedicandogli un pensiero.
Sei nel team HOKA da molto tempo, cosa significa per te correre con e per loro? Io usavo HOKA da prima di entrare nel team. Il team di HOKA Italia è prima di tutto una grande famiglia. C’è un bellissimo rapporto di amicizia tra tutti gli atleti e il personale dell’azienda. Inizialmente io sono entrata come ambassador (o forse come compagna di Franco). Ma loro hanno sempre creduto in me e quale modo migliore per ringraziarli se non cercare di dare il massimo e portare in alto il gruppo HOKA ONE ONE? Ora faccio parte del team atleti e questo mi rende molto orgogliosa. Fino a qualche tempo correvo con HOKA Speedgoat, ma con l’uscita della Zinal quest’anno non ce n’è più per nessuno. Sembra di indossare una pantofola.
Sei fidanzata con Franco Collè, un ultra runner come te. Come vivete il vostro rapporto di coppia e come condividete le passioni comuni? Condividere la stessa passione credo sia una cosa magnifica. Ci permette di passare molto più tempo assieme e goderci ciò che la vita ci sta regalando. È divertente programmare insieme le gare, andare a provarle, organizzare i vari viaggetti per
Progetti a medio e lungo termine? Sicuramente in progetto ci sono i campionati europei in Portogallo a novembre e i mondiali in Thailandia a febbraio. Però a dire il vero non amo fare progetti a lungo termine. Mi piace prendere quel che la vita mi offre. O meglio, quello che Franco mi organizza!
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Parlare di “donna”, in un mondo nel quale di “donna” si sente parlare molto spesso, non é cosi scontato. É rischioso: hai sempre il timore di cadere in qualche cliché. In più, non vorresti raccontare delle banalità, ma nemmeno sminuire il soggetto, non vorresti essere estrema, ma nemmeno superficiale. Che poi, che male c’é ad essere estrema o superficiale? Insomma. Come conciliare tutto? Ebbene le donne che hanno ideato e sviluppato la campagna WMN di Salomon credono nella semplicità e nella concretezza. Ecco perché dalle prime iniziative nel 2017, fino all’ultimo lancio nel giungo 2021, la parola chiave di questa campagna é stata “autenticità”.
gli stessi interessi e si sono create diverse connessioni. Cosi l’anno successivo eravamo ancora più sicure, e ci siamo lanciati alla ricerca delle ambasciatrici Salomon WMN: donne di diversa età, appassionate di sport outdoor. Volevamo che queste attività fossero una passione e non un lavoro. Ne abbiamo selezionate alcune e le abbiamo invitate ad Annecy per incontrarle, conoscerle, capire se corrispondessero veramente allo spirito genuino ed autentico della campagna. Abbiamo volontariamente lasciato una certa libertà nel contratto, chiedendo alle ragazze di scegliere i prodotti che ritenevano più utili per le loro attività. I contratti prevedevano dunque la dotazione, ma anche un budget per i progetti outdoor di ciascuna. La cosa bella é che abbiamo da subito sviluppato una rapporto di confidenza, non volevamo trattarle come delle modelle, ma come delle collaboratrici attive. Il fatto di avere questa relazione personale, di estendere il rapporto lavorativo a un rapporto personale, ha fatto si che la campagna diventasse un’avventura umana, non solo di lavoro.
“Non é stata solo una motivazione legata al business: ovviamente, c’era del potenziale. Varie aziende iniziavano a lanciarsi sul soggetto. Salomon era allora visto come un brand per lo più maschile e volto alla performance. Il mondo era conscio che le donne praticano esattamente gli stessi sport degli uomini, ma l’immagine della donna sportiva era ancora troppo legata alle conseguenze dello sport sulle forme del corpo femminile e non al merito del gesto sportivo.” Ci raccontano le due principali ideatrici della campagna, Helena Celestini, Global Marketing Manager, e Sofia Ahnebrink, Outdoor Activation Specialist. Nonostante la campagna si sia sviluppata su diversi anni, il team Salomon ha mantenuto una forte coerenza, basata sui pilastri del progetto: creare dei prodotti disegnati specificamente per le donne e riequilibrare la differenza tra la gamma maschile e quella femminile. Parlare alle donne, che siano ambasciatrici o consumatrici, in maniera trasparente, diretta, e con un po’ d’ironia. Dare un posto alle donne nella comunicazione del brand, dove la presenza maschile era nettamente prevalente, dai post Instagram alla Salomon TV.
Non abbiamo mai voluto escludere gli uomini da questa avventura, e anzi il loro apporto é stato fondamentale. La comunità WMN non sarebbe stata la stessa senza persone come Jean, Loïc, Tim, Bruno, Adrien, e altri colleghi che si sono messi in gioco quanto noi in questa campagna perché credevano nel valore della missione che portavamo avanti. Il tono di voce non é mai stato polemico o aggressivo: abbiamo cercato di risvegliare qualche coscienza, di lanciare qualche frecciatina, ma col sorriso, senza prenderci troppo sul serio, senza attaccare nessuno. Ed ha funzionato. L’apice della campagna é stato sicuramente il WMN Summit 2019 in Montenegro, un evento nel quale riunire tutte queste persone in modo che potessero incontrarsi, conoscersi e divertirsi assieme in mezzo alla natura. Uno sperduto villaggio del
Come é iniziato tutto? L’iniziativa pilota é stata un weekend nel 2017. Una volta lanciato il concorso abbiamo ricevuto tantissime candidature: l’idea era di far vivere alle vincitrici un weekend sportivo di trail, wake surf, parapendio, mountain bike. Ognuna poteva portare un’amica e l’evento é andato benissimo, le ragazze ne sono rimaste entusiaste, hanno incontrato altre persone con
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Il tono di voce non é mai stato polemico o aggressivo: abbiamo cercato di risvegliare qualche coscienza, di lanciare qualche frecciatina, ma col sorriso, senza prenderci troppo sul serio, senza attaccare nessuno. Ed ha funzionato. Montenegro e una lunga serie di attività, festa, condivisione, emozioni, dove i protagonisti sono stati le ambasciatrici, le vincitrici del concorso, le responsabili della campagna e i loro colleghi, le ragazze dell’agenzia di eventi, i fotografi e videomaker.
affetta da sindrome di down. Melody e la sua famiglia non corrispondono agli stereotipi del mondo dello sport, ma per loro la vita outdoor rappresenta un momento di evasione, un'occasione per stare insieme, comunicare e rilassarsi. Il film di 10 minuti è un risultato in gran parte femminile, con 10 donne che hanno contribuito alla produzione. Ad esempio, la canzone originale intitolata "Her Way" è stata composta da Clare Vendeleur con testi e voce di Danielle Bakkes.
Qual é stata l’evoluzione della campagna? Oltre alla creazione di una comunità, la campagna si é sviluppata sulla reinterpretazione dei cliché femminili. Per il 2021 abbiamo voluto passare dal generale al particolare, dagli hashtag che potevano accomunare tante persone, a delle storie di vita reali, precise e uniche: abbiamo quindi cercato tre donne, che sono diventate le tre protagoniste del cortometraggio Her Way, rilasciato a giugno. Queste tre donne sono per noi degli esempi di vite normali e straordinarie al tempo stesso, capaci di inspirare e dare forza.
Con quest’ultima tappa della campagna WMN Salomon ha cercato di dare voce a delle storie di vita vere, restando coerente con gli anni precedenti, e anzi confermando il bisogno di autenticità e contatto con donne vere, che partecipano alla vita outdoor, ognuna alla propria maniera, liberamente. Siete contente dello sviluppo di questa campagna? Possiamo dire che siamo molto soddisfatte. Siamo andate lontano, ci abbiamo creduto e le filiali ci hanno seguito con delle iniziative locali super forti. Di conseguenza tutta la comunità Salomon si é sentita coinvolta: ha chiaramente funzionato, commercialmente parlando, e umanamente. Siamo sicure di aver cambiato, magari anche di poco, ma pur sempre cambiato, la vita di alcune delle donne con cui siamo entrate in contatto, più o meno direttamente. Speriamo di aver risvegliato delle coscienze, e dato una prospettiva diversa, un sorriso, della forza, della fiducia, ad alcune donne che magari stavano vivendo delle situazioni particolari.
Vuyiseka Arendse é nata nella cittadina di Beaufort West, in Sudafrica, da una famiglia molto povera. É una ragazza madre. Nonostante le condizioni difficili della sua vita, ha iniziato a lavorare come volontaria nei vigili del fuoco all'età di 19 anni. Oggi ha 26 anni, e mantiene da sola la sua famiglia lavorando per la NCC di Cape Town in qualità di membro della Juliet Crew, la prima squadra di vigili del fuoco tutta al femminile in Sudafrica, impegnata a proteggere dagli incendi i luoghi simbolo della provincia del Capo Occidentale. Nancy Jiang è nata in Cina e, all'età di 5 anni, si è trasferita con la famiglia in Nuova Zelanda. Ha studiato ingegneria strutturale e oggi è l'unica donna ingegnere nell'azienda in cui lavora. Piccola di statura ma sempre desiderosa di dimostrarsi all'altezza del proprio lavoro, si è liberata dallo stereotipo della bassa statura coltivando la sua passione per il trail running sui monti che fanno da cornice a Queenstown, nonostante la cultura del suo paese e della sua famiglia non l’abbiano mai incoraggiata.
Vuyiseka, Nancy e Melody sono le eroine della campagna Salomon WMN ma sono soprattutto degli esempi di donne normali e straordinarie al tempo stesso. Dare voce alle storie di persone vere, raccontare le loro vite, dare importanza a questi esseri umani, sapere che qualcuno nel mondo possa riconoscersi in loro e trovare la forza per mandare aventi un progetto, un’attività, un’idea, o semplicemente vivere la propria vita tale e quale, ma con più amore verso sé stessa, per noi significa aver raggiunto l’obiettivo.
Melody Buck Forsyth è madre di quattro figli e ostetrica. Nel 2015 ha dato alla luce la figlia Ruby,
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Courtney Dauwalter BY DAV I D E F I O R AS O PHOTOS BY HENDRIK AUF'MKOLK
The story of the Ultra Running Queen “Sorridi e il mondo sorriderà con te. Piangi, e piangerai da solo” ripeteva Oh Dae-Su, protagonista di Old Boy. Una massima di indubbio valore, anche se in realtà, entrambe le espressioni tendono a risultare estremamente trasmissibili. Ma oggi è solo di sorrisi che vogliamo parlare, perché quello di Courtney è qualcosa di irresistibilmente contagioso, qualcosa che vale la pena diffondere.
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Courtney è cresciuta a Hopkinks e, sebbene sia troppo modesta per dirlo, i suoi anni formativi sono stati densi di risultati sportivi straordinari. Durante la carriera scolastica è stata 4 volte campionessa di sci di fondo dello stato del Minnesota. Successi che le sono valsi una borsa di studio all'Università di Denver. zionando 5 podi, avviando un ciclo di successo che la vedrà protagonista alla FANS 24 Hour Runs di Fort Snelling negli anni a seguire. Nel 2014 corre 11 volte, con 7 vittorie, tra cui due primi posti assoluti alla Chase the Moon 12 Hour e alla Tommyknocker Ultramarathons. Nel 2016 le cose iniziano davvero a decollare e Courtney emerge come atleta di livello mondiale: 11 gare, 8 vittorie e 3 secondi posti. Su tutte quella Javelina Jundred, nel deserto di Sonora, corsa in 8 ore e 48 minuti. Prima assoluta e record femminile della 100km ancora imbattuto. Le riviste di settore la candidano a Ultra Runner of the Year e spuntano titoli come “The Unknown Woman Taking the Ultra World By Storm”. È la svolta.
“Mi sento molto fortunata ad essere cresciuta in una famiglia attiva e di aver avuto l'opportunità di amare lo sport e di dedicarmi ad esso durante il college”. Dal cross country alla pista inizia a scoprire la costante necessità di spingere al massimo i propri limiti, il valore dei compagni di squadra, degli allenamenti, dello stare in un gruppo: la ricetta perfetta per coltivare una relazione che dura da tutta la vita. “I compagni e gli allenatori che ho avuto sono stati una parte importante nello sviluppo del mio amore per gli sport di resistenza. È stato fantastico imparare, in così giovane età, che il duro lavoro ripaga e che può anche essere divertente”. Si è laureata in biologia, pensando che la medicina dello sport sarebbe stata la sua vocazione, tuttavia, sangue e aghi la facevano svenire. Si è dedicata così all'insegnamento, come sua madre. Chimica e scienze fisiche le sue materie, fino alla svolta definitiva, nel 2017, quando ha iniziato a correre a livello professionistico. Ma prima di allora, c’è tanta storia da raccontare.
Dall'estate del 2017 Courtney può dedicarsi agli allenamenti a tempo pieno, senza doversi adattare alle intense giornate di lavoro. Corre 100 miglia a settimana, senza un piano preciso: “uscivo di casa senza sapere se avrei corso per 40 minuti o per 4 ore. Anche oggi, appena sono sui sentieri, mi sintonizzo su ciò che dice il mio corpo, aggiusto il ritmo o il mio percorso da lì”. Quell’anno inizia dimostrando un forte appetito per le 24 ore: record americano alla Riverbank One Day Classic con 250km. "Amo le 24 ore per l'aspetto mentale. Fisicamente devi essere preparato, ma dopo un po' è solo un gioco con te stesso. Sui sentieri la mente può essere distratta pensando a dove mettere i piedi, mentre in pista quella parte di cervello viene completamente spenta e la testa finisce per andare in posti piuttosto interessanti. Ripercorrere i sentieri che prende la tua mente è divertente. Poi ci sono momenti in cui diventa fisicamente difficile e devi solo concentrarti sul passo successivo”. Al termine della stagione, dopo tanti successi, tra le vette rocciose dello Utah
Tutto inizia nel marzo del 2011, a San Antonio, quando la Prickly Pear inizia a catturare la sua fantasia: “ero così eccitata ai ristori. Prendevo manciate di gelatine e me le infilavo in tasca, chiacchieravo con i corridori intorno a me mentre trascorrevamo la giornata sui sentieri. È stato così divertente”. Pochi mesi dopo, alla Run Rabbit Run, arriva l’illuminazione definitiva: “c’era un freddo assurdo, nevicava e il tempo era orribile, ma tutti si stavano divertendo un mondo e sfruttavano al meglio la situazione. Ricordo di aver pensato: questa è una comunità di cui voglio far parte”. Tra il 2013 ed il 2015 irrompe nelle lunghe distanze: dalle 100 miglia alle 24 ore, dalla Florida al Minnesota, dal Colorado alle classiche del Pacifico. Nel 2013 corre 6 competizioni colle-
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“Amo le 24 ore per l'aspetto mentale. Fisicamente devi essere preparato, ma dopo un po' è solo un gioco con te stesso. Sui sentieri la mente può essere distratta pensando a dove mettere i piedi, mentre in pista quella parte di cervello viene completamente spenta e la testa finisce per andare in posti piuttosto interessanti. Ripercorrere i sentieri che prende la tua mente è divertente. Poi ci sono momenti in cui diventa fisicamente difficile e devi solo concentrarti sul passo successivo”. colleziona un altro grande primato: con un tempo di 57 ore e 55 minuti si classifica prima assoluta alla Moab 240 con un vantaggio di 10 ore sul secondo. Dieci ore.
ed è un aspetto su cui devo ancora migliorare. È sicuramente nella lista di cose da fare”. Nel 2020, in una inedita edizione a distanza a causa delle restrizioni di viaggio imposte dalla pandemia, chiuderà con 68 giri, ovvero 283 miglia, 455km, la distanza più lunga mai registrata da una donna in gara. “Amo le gare di lunga distanza per tanti motivi. Uno di questi è sicuramente il piacere di essere offline e rallentare un po'. Nella vita normale è facile sentirsi come se dovessimo controllare continuamente le mail e i messaggi, ma quando sei fuori a correre, te ne dimentichi. È bello allontanarsi dalla tecnologia per qualche giorno”. Ma non tutto quello che tocca diventa oro. Alla fine del suo incredibile 2018 si ferma alla 24 ore di Desert Solstice, dove domina ancora una volta Camille Herron. “Dopo una stagione di gare importante, dove avevo chiesto molto al mio corpo, pensavo di avere ancora una riserva. Ma si è rivelato un errore. È stato un buon promemoria, mi ha ricordato come i periodi di riposo siano importanti tanto quanto un buon allenamento”.
Il 2018 si apre con ben 4 successi in 4 mesi, compresa la trasferta oltre oceano sul Monte Fuji. Ma quell’anno, sarà ricordato soprattutto per la vittoria alla Western States 100 Mile, la più prestigiosa di tutte le gare. Taglia il traguardo della Placer High School di Auburn in 17 ore e 27 minuti. “Non mi ero allenata in modo molto diverso rispetto alle altre gare, ma avevo percorso tanti chilometri. Il giorno della gara, allo sparo di partenza, ho provato finalmente un senso di sollievo. Nelle prime 30 miglia stavo piuttosto male. Ho pensato: dov'è la mia forma fisica? Perché respiro così male? Ma in una 100 miglia possono succedere tante cose. Il corpo ha iniziato a rispondere e gli ingranaggi hanno iniziato a girare. Da lì, ho solo cercato di muovermi nel modo più efficiente possibile”. Ma il 2018 è anche l’anno della Big's Backyard Ultra, quella di Bell Buckle, Tennessee, nel tortuoso format inventato da Lazarus Lake, la mente dietro all’iconica Barkley Marathons. La gara senza fine, un circuito ad anello di 6,7km da percorrere entro l’ora, finché ne resta soltanto uno. Courtney in quella occasione completa un totale di 67 giri, stabilendo il record femminile: 279 miglia. “In questo tipo di gara siamo in grado di vedere davvero di cosa siamo capaci. È una distorsione temporale molto strana. Ho finito di correre il martedì ma nella mia testa era ancora domenica. Gestire il sonno è sempre difficile
E arriviamo al 2019, alla storia recente. Sotto la bandiera del Team Salomon apre la stagione con una vittoria al Tarawera e alla MIUT. Ma è ai piedi del Monte Bianco, alla fine di agosto, che il suo sorriso irrompe nella scena europea. Ricordo come fosse ieri il suo arrivo nel parterre di Chamonix, con la mano sulla fronte, a spalancare quegli occhi azzurri, quasi increduli. Da un UTMB all’altro il passo è breve. Passano 2 anni sì, ma nel frattempo il mondo si è fermato. “Durante la pandemia sono
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“Trovo conforto nell'essere a disagio. La grotta del dolore non è un posto che mi fa paura, è un posto in cui sono entusiasta di entrare, il motivo per cui faccio queste gare. È la curiosità di scoprire di cosa siamo capaci continuando a spingerci sempre più lontano”. miti di ciò che è possibile, ciò che può essere considerato “umano”. Ma Courtney ha portato le cose ad un livello successivo. Ricordo un video in particolare, del 2018, al Tahoe 200, in cui introduceva il concetto di "grotta del dolore", quel posto, oltre i pini, dove vediamo di cosa siamo fatti realmente. Un luogo di estremo disagio ma anche di profonda scoperta: “trovo conforto nell'essere a disagio. La grotta del dolore non è un posto che mi fa paura, è un posto in cui sono entusiasta di entrare, il motivo per cui faccio queste gare. È la curiosità di scoprire di cosa siamo capaci continuando a spingerci sempre più lontano”. Sfruttare il potere della mente può spingere il corpo a fare cose ritenute impossibili e Courtney vede l’ultra running come un esperimento: “è davvero bello giocare con il modo in cui il nostro cervello può aiutarci ad andare avanti”.
riuscita ad allenarmi regolarmente, qui in Colorado. Questo periodo mi ha ricordato quanto ami correre a prescindere, anche senza gare trovo molta gioia nello stare sui sentieri”. Dopo un ritiro all’Hardrock 100 per problemi di stomaco, nel 2021 Courtney torna in terra transalpina siglando una performance epica, dannatamente vicina alla perfezione. Non solo difende con successo il titolo, ma lo fa con una solidità che lascia tutti senza parole: nuovo record del percorso (22:30:54) e settima posizione assoluta. Sola tra le donne, sola su un altro pianeta. “È stato un giorno davvero bello. Sono grata di averlo condiviso con mio marito, il team, i volontari e le persone che tifavano lungo il percorso”. Oggi Courtney è la regina dell’ultra running, esempio vincente e contraddizione. Da un lato un'atleta a tempo pieno che ha raggiunto l'eccellenza sportiva, dall'altro il fascino scherzoso e spensierato di uno spirito libero che si allena senza regole ed ha uno stile fuori dalle righe: “non seguo ancora un piano di allenamento. Ciò significa che sono libera di ascoltare il mio corpo ogni giorno e partire da lì. Non c'è niente di rigido nemmeno nella mia dieta. Prima delle gare mangio quello che mi è comodo, di solito una pizza o una ciotola di burrito al chipotle. Durante le competizioni mi attengo ai miei collaudati waffle, Tailwind e purè di patate. Sopra le 100 miglia aggiungo pancake, cheeseburger del McDonald's, quesadillas e noodle soup. Dopo la gara, ovviamente una birra”.
Courtney ha capito il gioco mentale, questo è ovvio. Ma a quanto pare, ha un altro asso nella manica, una carta in più: un livello sovrumano di positività. Scambia rabbia con felicità, sorride sempre tenendo alto il suo umore anche nelle fasi di crisi. Non corre perché deve. Non corre perché è brava. Non corre per essere sulle riviste. Corre perché adora correre. Il modo in cui si comporta, sia dentro che fuori pista, è un fulgido esempio per tutti. In un mondo in cui regnano negatività, gelosia e narcisismo, è un faro nella notte. Se ti capita di trovarti ad una gara e hai bisogno di capire chi è Courtney tra i concorrenti, cerca quella donna con il sorriso raggiante che sembra uscita per una partita di basket piuttosto che per una endurance. “È puro comfort! Ho sempre preferito i pantaloni lunghi, e da quando ho iniziato a correre le ultra maratone, non ho mai trovato un singolo motivo per sostituirli”.
Attraverso gli occhi di molti ultra runner abbiamo conosciuto una disciplina fatta di determinazione, grinta e tenacia. Questo è uno sport che dal corpo umano pretende tutto: fisicamente, mentalmente ed emotivamente. Abbiamo visto titani come Scott Jurek, Jim Walmsley e Killian Jornet spingersi oltre i li-
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Elisa Deutschmann Model, designer & athlete INTERVIEW ABRAM TOMASI PHOTOS DANIELE MOCELLIN
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Elisa Deutschmann è una ragazza bavarese che unisce sport, design e moda. Straordinario, vero?
po con lui. Per il resto, trovo difficile separare il mio lavoro dal mio tempo libero e pratico molto sport, mi muovo e solo a volte torno a casa. Questa è Elisa.
Il suo obiettivo è realizzare i suoi sogni e su Instagram è seguita da più di 50.000 followers dove motiva altre ragazze a riprendersi la montagna e a vivere nuove avventure. Presto volerà in America, quindi prima che scappi, ecco la sua incredibile storia!
Come ti sei avvicinata al mondo dello sport outdoor? Ci sono nata. Già da bambina, all’età di tre anni, volevo sempre stare all'aria aperta, ero felice lì, e questa sensazione non è mai cambiata da allora. Scrivi "non tutte le donne sono fatte di zucchero e spezie e non tutto è bello”. Di cosa è fatta una donna per te? E pensi che sia ancora importante ricordarlo oggi? Nel mondo dell'outdoor molti protagonisti sono uomini ma quando vedo una ragazza che fa sport in montagna penso: “perché no, possiamo farlo benissimo anche noi”. Così, anche sui social network mi piace motivare le ragazze come me. Non siamo sempre belle e perfette, ma sempre alla ricerca di nuove avventure.
Sei un'atleta, una designer e anche una modella bavarese, come riesci a conciliare questi mondi apparentemente così lontani? E qual è la tua storia? Sono mondi distanti solo in apparenza. Alla fine, tutto può essere collegato allo sport. Da ogni lavoro traggo ispirazione per altre idee, per esempio, mentre creo un vestito tecnico, penso al design ma anche a ciò che è importante per ottimizzarne le prestazioni. Per me arrivare ad essere un'atleta, una designer e una modella è stato un processo naturale e spontaneo. Anche mentre studiavo Fashion Design, facevo molti trekking ed escursioni. Quindi prima c’è stato lo sport e poi è successo tutto il resto.
Sul tuo profilo Instagram @artivicial parli delle tue esperienze nella natura, di te stessa e dello sport. Qual è il tuo obiettivo e come ti rapporti con chi ti segue? Il mio obiettivo personale è quello di fare del mio meglio come atleta, di esibirmi bene ma soprattutto di seguire i miei sogni, che è sempre la cosa più importante. Per quanto riguarda i social media, come ho già accennato, cerco di motivare gli altri, soprattutto
Quando non sei un’atleta o una designer, chi sei? Ho un bellissimo cane e passo molto tem-
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le ragazze, e cerco di far passare il messaggio che le montagne sono anche per noi donne.
e dal design. Tornando alla prima domanda, è la combinazione che crea qualcosa di nuovo e diverso. Mi sono formata come designer di moda e allo stesso tempo sono un atleta, quindi posso agilmente unire i due mondi. Oggi si può anche giocare molto con le innovazioni e i prodotti sostenibili e creare outfit sempre all’avanguardia.
Fai anche molti vlog delle tue avventure, qual è stata l'esperienza outdoor più significativa per te e perché? Direi che ogni esperienza è bella a modo suo, ma se dovessi nominarne una, direi quella appena conclusa. Un trekking da casa mia alle Alpi. È stato un progetto che è durato anni, ma è stata anche l’esperienza outdoor più significativa! Forse lo dico perché è stata la più recente e perché conservo ancora vivide le emozioni ma sicuramente anche perché si trattava di casa.
Tra gli sponsor che ti sostengono c'è anche Salewa. Puoi parlarci dei progetti che state portando avanti insieme? Ho scelto e scelgo Salewa ogni giorno per molti motivi. Guardano al futuro dell'abbigliamento tecnico, cercando sempre nuovi materiali e creando qualcosa che prima non esisteva. Inoltre, sostengono la montagna e gli sport outdoor proprio come faccio io. E i loro vestiti mi stanno incredibilmente bene!
Abbiamo vissuto in un periodo in cui non ci si poteva muovere molto, come è cambiato lo sport per te? Hai scoperto nuovi posti dietro casa? Mi sono sentita privata della mia libertà, ma come ognuno a modo suo, credo. Non è stato per niente facile. Ho passato dei bei momenti a casa ma non ho potuto stare all’aria aperta, figuriamoci raggiungere le mie amate montagne. Tempi duri ma speriamo bene per il futuro! Con l'isolamento finito, non sono andata molto lontano ma mi è bastato andare sulle montagne dietro casa con gli amici di sempre.
Progetti futuri? A ottobre inizieranno tantissimi progetti, ma adesso non vedo l'ora che arrivi metà novembre, quando volerò in America! Lì passerò sei mesi fra trekking, escursioni e voli! Un sogno, vero?
Mi sono formata come designer di moda e allo stesso tempo sono un atleta, quindi posso agilmente unire i due mondi. Oggi si può anche giocare molto con le innovazioni e i prodotti sostenibili e creare outfit sempre all’avanguardia.
Dici di voler creare qualcosa di nuovo che catapulti l’outdoor nel design. Come ci riesci? In che modo i tuoi capi sono innovativi rispetto agli altri? Tutto parte dalla funzionalità
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Mimmi Kotka
This is Ultra Trail Running I N T E RV I E W M A R TA M A N ZO N I PHOTOS FLORIAN MONOT
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Non tutti quelli che vagano sono persi - J.R.R. Tolkien Mimmi Kotka nasce il 12 luglio 1981 e cresce nella fattoria di famiglia fuori da una piccola città chiamata Köping, nel mezzo della Svezia. I suoi ricordi di quando era piccola sono legati a quell'enorme vecchia casa con un giardino pieno di frutta e verdura. Un posto magico in cui crescere. Gioca all’aria aperta e gira per i boschi e le terre lì intorno, come una bambina selvaggia di campagna. C'è sempre qualcosa che bolle in cucina, cugini con cui giocare, vicini di casa che passano di lì. Non pratica nessuno sport ma è una scout appassionata. Da adolescente, giorno dopo giorno, diventa sempre più amante della natura e inizia a trascorrere tutti i fine settimana impegnata in qualche avventura outdoor: trekking, immersioni subacquee, kayak, sci. A 16 anni convince i genitori a mandarla a studiare scienze naturali, con focus sulla biologia marina, sulla costa occidentale. Le sembra una vita perfetta: la passione per la biologia, vivere in riva all'oceano, fare sub con gli amici. Ha gli occhi sempre fissi sulle profondità dell'oceano: qualcosa di mistico, il mondo sottomarino e le sue esperienze profonde. L'apnea le fa conoscere lo yoga, la meditazione e le diverse tecniche di respirazione, qualcosa che porterà con sé per sempre. Quando a 19 anni finisce il liceo e va a lavorare in montagna, nel nord della Svezia, è sicura che un giorno sarebbe tornata lì, per vivere vicino al suo oceano. All'università studia biochimica e nutrizione molecolare e in seguito diventa ricercatrice. Intanto continua a fare sport outdoor fino a quando, a 29 anni, decide di affrontare una sfida di corsa, ciclismo, nuoto e sci nordico molto popolare in Svezia, chiamata “The Classic”. Così, mentre si allena per correre la sua prima 30 chilometri, si innamora del trail running: i sentieri sono vicini a casa e le sembra un modo genuino per stare a contatto con la natura, pur vivendo in città. Nel 2014, insieme alla famiglia, fa una scel-
ta di vita: vuole vivere in maniera più semplice, avere più tempo per le sue passioni, quindi si libera di ciò di cui non ha veramente bisogno. Decide anche di correre molto di più, e inizia ad allenarsi per la Ultravasan, una gara di 90km. Dopo le prime due competizioni capisce che l’ultra trail è quello che vuole. Nel 2016 la sua famiglia vende la casa in Svezia e trascorre molto tempo sulle Alpi, a Courmayeur. Mimmi prende un cane e inizia a scoprire il luogo di cui presto si sarebbe innamorata e dove tutt’ora vive. L’estate dello stesso anno vince la CCC, la sua prima grande competizione internazionale, e ottiene la sua prima sponsorizzazione. Nel giro di cinque anni passa dal non avere nessuna esperienza come atleta a vincere le più note gare del mondo: TDS, Madeira Island Ultra Trail, MaXi-Race International. Nel 2018, dopo un ottimo inizio di stagione, si infortuna. Ma invece di fermarsi continua ad allenarsi. La salute peggiora: anemia, sistema immunitario basso, mononucleosi e affaticamento. Nel 2020 capisce di aver bisogno di una pausa, e inizia una formazione post-laurea in nutrizione sportiva con il Comitato Olimpico. Nel febbraio 2021 ricomincia ad allenarsi e i risultati parlano per lei: podio sia alla LUT che a all’UTMB. Mimmi perché le ultra? Le distanze ultra sono arrivate per caso: la prima gara che ho fatto è stata una 30km, la seconda una 50km e mi sono piaciute molto. Amo anche la community dell’ultra running, è molto inclusiva e generosa. Si tratta più di affrontare una sfida e sostenersi a vicenda che di correre per battere gli altri. Devi supe-
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rare le tue paure, le montagne e i tuoi limiti interiori, più che gli altri corridori. Sono persone speciali, appassionate e grintose: spero che non cambino mai. È uno sport molto inclusivo, qualcosa che tocca esperienze naturali, primordiali, che concerne l’introspezione interiore. È una metafora della vita, che ti porta a crescere costantemente durante ogni gara. Il tuo bilancio dell’UTMB. È stata un’edizione davvero speciale, in particolare per le donne che partecipavano, e mi sono sentita onorata di avere l’opportunità di condividere la gara con atlete con un livello così alto. Prima di partire ho pensato che questo era davvero l’anno in cui essere presenti all’UTMB e avevo ragione. Per quanto riguarda la mia prestazione, all’inizio mi sentivo bene e sono riuscita a tenere un buon ritmo, ma poi purtroppo non ce l’ho fatta a mantenerlo per tutto il resto della gara. Ho avuto diversi problemi e non mi ritengo del tutto soddisfatta, ma so che c’è margine di miglioramento e in generale sono felice della mia performance. Mi sento in forma e in salute e so che il "motore ultra" è tornato, forte più che mai. Sia alla LUT che all’UTMB ero piena di energia, ma le gambe non giravano, ma mi sembra normale visto che venivo da una lunga pausa dal trail running. “Non tutti quelli che vagano sono persi” ripeti. Tu cosa hai “trovato" dopo tutti questi anni di ultra running? Il vero grande cambiamento è stato quando ho deciso di voler vivere una vita più semplice: l'ultra trail si è adattato di conseguenza a questo nuovo approccio. E la mia parte “vagabon-
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da" ho solo fatto in modo che la vita seguisse il suo corso, senza pianificare nulla e rimanendo aperta a quello che sarebbe successo. E devo dire che finora è stato incredibile, inaspettato e meglio di qualsiasi cosa avrei mai potuto immaginare. Il tuo menu preferito: sentieri corribili o più tecnici? Mi piace correre nella natura incontaminata, su strade sterrate, sentieri tecnici, e adoro fare un mix di tutto questo. Una bella corsa sui sentieri di casa insieme al mio cane è forse quello che preferisco, ma mi piace molto anche vivere grandi avventure sulle lunghe distanze con gli amici, correre in cresta e la corsa tecnica. Mi considero brava nelle discese tecniche, è il mio punto di forza. La gara che sogni? Ci sono molte gare nella mia "lista dei desideri", MIUT, UTMB, ma mi piacerebbe fare anche il Tor un giorno, è una gara tosta sotto tanti punti di vista. Vorrei anche correre una gara di più giorni in squadra, come la transalpina, è un format che mi piace molto. Cerco di viaggiare il meno possibile per le gare (per motivi ambientali): le Alpi sono casa e qui è pieno di nuove avventure! Dici: “l’ultra trail è un viaggio interiore, una metafora della vita”. In che senso? Questo è il vero valore dell'ultra trail running: un viaggio interiore che ti sfida e ti fa crescere. Penso che la sfida fisica sia parte dell'esperienza umana e questo sport è un ottimo modo per uscire dalla tua zona di comfort e vivere gli elementi fino in fondo, la fatica, la fame, il caldo e il freddo, in maniera controllata. Impari ad affrontare le avversità, ad adattarti alle circostanze e ad andare avanti quando le cose non vanno per il verso giusto. Più corro e meno mi interessano gli oggetti materiali, tutti i problemi che non sono davvero importanti e le opinioni degli altri. L’ultra running mi tiene con i piedi per terra. Qual è la tua routine di allenamento pre gara? Nulla di speciale: un po’ di irrequietezza, preparo l'abbigliamento, lo zaino e il cibo. Non contano i
giorni precedenti la gara ma i mesi prima. Il lavoro dev’essere fatto in anticipo, tutto quello che fai poco prima di una gara è poco più che un dettaglio: se ti presenti in forma e in salute sulla linea di partenza andrà tutto bene. Sei anche una scialpinista. Per allenarsi l'unico modo è correre, correre e correre? Tu corri ogni giorno? Mi piace molto il cross training, e in inverno faccio scialpinismo e sci nordico. In estate preferisco un po' di ciclismo su strada e mountain bike. Non corro tutti i giorni, e durante l'inverno in realtà sono meno i giorni di corsa che quelli in sci. Amo le salite: credo che esporsi a momenti fisicamente impegnativi faccia parte dell'esperienza umana, qualcosa di cui tutti abbiamo bisogno, racchiuso nel nostro DNA. Non dev’essere per forza ultra running, può essere trekking, sci, bicicletta, kayak, qualunque cosa. Ma abbiamo bisogno del contrasto tra fatica e riposo per stare bene. Aumento il mio allenamento durante il corso dell'anno, e in inverno ci sono dei periodi in cui non corro affatto, scio e basta. Cerco di allenarmi in base alle stagioni ed essere intuitiva. Penso che sia molto utile riposarsi e rallentare durante i mesi più bui, per poi essere pieni di energia in primavera. Anche se non ho una routine di yoga fissa, cerco di fare un po’ di pratica ogni giorno. Sei una grande amica di Emelie Forsberg, con la quale hai fondato, insieme a Ida Nilsson anche lei ultra runner e scialpinista, Moonvalley, un e-commerce di nutrizione sportiva biologica. Ho pensato per tanto tempo che sarebbe stato fantastico fare qualcosa nell'ambito della nutrizione, unendo salute, corsa ed ecologia. E non c’erano persone migliori per farlo di queste donne. Ida ed Emelie non sono solo atlete fantastiche, sono donne leali, divertenti, forti: insomma il tipo di persone con le quali vorresti fare business. Di certo la corsa ci ha unite, ma ancora prima di essa ci accomunano interessi e valori. L’etichetta di nutrizione sportiva ECO Moonvalley prende il nome dalla fattoria in cui vivono Emelie e Ida 12 4
in Norvegia. Vedremo dove ci porterà quest’avventura. Quali sono i tuoi consigli per i runner in merito all'alimentazione? Il mio consiglio per gli ultra runner è quello di assicurarsi di non avere un deficit calorico: a volte è difficile mangiare abbastanza quando si corrono lunghe distanze. Mangiate la pasta! E, naturalmente, mangiate cibo vero! Il cibo spazzatura e gli alimenti ultra processati possono andare bene ogni tanto, non bisogna essere troppo rigidi, ma la dieta base dovrebbe essere il più possibile nutriente. Il cibo non dovrebbe dare solo energia, ma tutto quello di cui hai bisogno per curarti e rigenerarti. Una sana alimentazione è una parte importante dell’allenamento. Perché dici che gli ultra runner sono generosi? Quanto sono importanti la condivisione e l’amicizia? Indipendentemente dal livello di preparazione o dal risultato, ogni ultra runner affronta prima di tutto sé stesso, le proprie paure e limiti interiori. Questo ci rende tutti uguali, dal primo all’ultimo, e crea un’unione speciale. Mi ispirano un sacco di persone in questa community, c'è un legame speciale tra tutti coloro che corrono una gara di ultra trail. In quale altro sport vedi il vincitore che aspetta per salutare l'ultima persona che taglia il traguardo? Ho molti amici che corrono e mi sento fortunata ad avere queste persone stimolanti nella mia vita. Chi te lo fa fare di fare tutta questa fatica? Correre nasce dalla passione e dalla curiosità, dalla voglia di andare oltre i propri limiti fisici e mentali. Il futuro dell’ultra running come lo immagini? Non sono un’atleta professionista a tempo pieno, ho diversi lavori e altri impegni, ma so che ho margine di crescita e posso ancora correre a un alto livello. Questa possibilità potrebbe però venire meno, dal momento che stanno entrando sempre più soldi in questo sport. La mia speranza è che ci sia sempre la possibilità per una “persona normale” di realizzare prestazioni eccezionali.
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Mira Rai The Stoic TEXT CHIARA GUGLIELMINA
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Capitolo 1 La rivoluzione dell’inutile Sentirsi inutili è una forma di violenza. Non meno dura di altre. È un’azione distruttiva contro sé stessi e un atto irrispettoso verso gli altri. Una sottile forma di offesa alla vita: condizione malsana che rende cieco chi ne cade vittima. L’inutilità come percezione di sé è un inno spaventoso a presunzione ed egocentrismo: malattie dell’uomo fin dai tempi più antichi. Sospettare che il mio lavoro sia inutile significa considerare tale, per diretta conseguenza, ogni singola storia che passa per la mia penna. Tuttavia, il vero peccato non è sentire vano il proprio fare, la vera imputata è l’insicurezza: altro pericoloso male. Vizio che si traveste da giustificazione perenne: “Poverina, si comporta così perché è insicura.” Un’infermità che viene curata, erroneamente, con compassione e condiscendenza. Quando
invece servirebbe un calcio nel culo. Imbattersi quotidianamente e ripetutamente in un titolo di giornale, un post, un’intervista o uno scatto che sussurrano con malizia l’assordante cantilena: “Hai visto che fighi loro, cosa sai fare tu? Che ci stai a fare qui?” rischia di nuocere ai caratteri meno forti. E comunque in fondo, senza un fotografo, senza un giornalista, un documentarista o uno scrittore là dove le cose della vita accadono, molte storie si smarrirebbero nel saturo marasma di aneddoti più o meno rilevanti che intasano ogni giorno i canali della comunicazione. In ogni caso, aspettando che i giudici dell’inutilità emettano sentenza, fin tanto che questo lavoro mi aprirà le porte verso realtà come quella di Mira Rai, non potrò che sentirmi grata. E prestarmi con umiltà al ruolo di “moderno cantastorie”, incassando tutti i calci nel culo che merito.
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Capitolo 2 La disponibilità a perdere Sicuramente vi è già capitato di perdere il senso dell’orientamento in montagna, di avanzare storditi alla spasmodica ricerca di una direzione. Trascinarsi sgomenti in una nebbia torbida, senza forza fisica né morale a sostegno, inebetiti dal silenzio sordo che assopisce la ragione e minaccia la naturale propensione alla vita. Non è divertente smarrirsi, seppure per poco. In montagna mi è capitato di spaventarmi, ma la vera angoscia l’ho sentita quando una nebbia fitta, in un pomeriggio qualsiasi, ha invaso il mio studio lasciandomi inerme. Braccia rigide come giacconi di alpinisti congelati e un tumulto nel petto. Gli attacchi di panico sono molto più diffusi di quanto si possa pensare.
Incapaci di organizzare una forma di difesa da noi stessi, fantastichiamo su un possibile piano d’attacco per affrontare le grandi cose della vita. Anestetizzati dall’agiatezza occidentale procediamo narcotizzati verso il pericoloso letargo del non detto, del non fatto. Rifugiati in una comoda accidia, ma condannati a un’inerzia permanente. Nella vita è importante avere uno schema di attacco. Uno schema basato sulla disponibilità a perdere. Sulla capacità di sopravvivere alla possibile sconfitta. E mentre noi abbiamo smesso di correre per paura di cadere, Mira Rai ha vinto competizioni di cui nemmeno conosceva il percorso. L’umile ragazza nepalese ha mostrato, con la sua
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smisurata disponibilità a perdere, le mancanze di un sistema, il nostro, del tutto incapace di affrontare uno dei più urgenti problemi moderni: l’incapacità di gestire la sofferenza o, anche solo, l’ipotesi della stessa.
L’umile ragazza nepalese ha mostrato, con la sua smisurata disponibilità a perdere, le mancanze di un sistema, il nostro, del tutto incapace di affrontare uno dei più urgenti problemi moderni: l’incapacità di gestire la sofferenza o, anche solo, l’ipotesi della stessa.
Capitolo 3 Mira sognatrice Mira è, più di ogni altra cosa, una giovane donna nepalese. Classe 1988 e un bagaglio di esperienze che normalmente non si collezionano in una sola vita. Da bambina nepalese raccoglitrice di riso, a soldato maoista, da campionessa di trail running, a simbolo dell’ottimismo internazionale. Nata in un paradiso terrestre, non poteva che attenderla un futuro radioso. Fin dalla nascita, alti picchi innevati hanno incorniciato le verdi vallate dell’infanzia di Mira. Distese smisurate interrotte solo da capanne di qualche sparuto villaggio e da specchi d’acqua scintillanti al vento. Mi chiedo come, immersa in uno spazio tanto vasto, le possa essere venuto in mente di attraversarlo di corsa. Un luogo unico, ma anche un ambiente ostile per vivere. Si combatte ancora contro credenze e superstizioni che limitano la libertà e, soprattutto, ci si confronta ogni giorno con la ruralità di un territorio ancora molto povero. Diciamo che in una simile realtà, farsi
la corsetta quotidiana per mantenere la forma, non è consuetudine. Come detto sopra, Mira, oltre a essere una runner, è prima di tutto una donna e probabilmente questa, in Nepal, è stata la sua sfida più dura. In molti villaggi le possibilità di emancipazione sono ancora scarse per non dire nulle. Trovare una via di fuga, per quanto lontano e veloce tu possa correre, è tuttora molto complesso. È cresciuta in Nepal, da nepalese. Unica donna tra cinque fratelli, una famiglia modesta come nido e donne decise come esempio di forza. Educata fin da bambina a contribuire al sostentamento della famiglia, ha conosciuto presto fatica e sacrificio, spostando grandi carichi di riso da un villaggio all’altro. L’istruzione era un lusso e la scuola era accessibile solo dopo aver adempiuto a questi obblighi. Avere un sogno, in una realtà simile, è seguire una chimera. Solo un degno visionario riuscirebbe a sognare in una simile realtà. La tempra di Mira è toccante.
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Capitolo 4 Mira soldato Mira ha 14 anni quando sceglie di abbracciare le armi. L’esercito maoista le garantisce due pasti al giorno e un assegno mensile. Oltre ai soldi, che spedisce puntualmente a casa, una bocca in meno da sfamare permette alla famiglia di tirare il fiato. E Mira lo sapeva bene, si sentiva un fardello per i propri cari. Addestrata per due anni come soldato, il conflitto s’interrompe prima che combattere si rendesse necessario. Nel tempo trascorso nella severa disciplina militare scopre il suo talento: poteva correre più veloce e più
a lungo di chiunque altro. Nel disordinato insieme di contraddizioni che non comprendo e che non mi spetta giudicare, una cosa mi colpisce positivamente: nell’esercito nepalese, a ragazzi e ragazze è destinato lo stesso trattamento. Sono considerati uguali o, come svela più poeticamente Mira in un’intervista: “uomini e donne come cielo e terra: inscindibili.” Non so se leggervi romanticismo o esasperato comunismo ma la frase mi piace. Dopo aver vinto una gara organizzata all’interno del campo, Mira inizia a correre per due ore al giorno, ogni giorno.
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Mira ha 14 anni quando sceglie di abbracciare le armi. L’esercito maoista le garantisce due pasti al giorno e un assegno mensile. Oltre ai soldi, che spedisce puntualmente a casa, una bocca in meno da sfamare permette alla famiglia di tirare il fiato. E Mira lo sapeva bene, si sentiva un fardello per i propri cari.
Capitolo 5 La svolta “Wow! This is for me.” - “I could run forever.” - “Just running, running, running.” Frasi testimonianza della svolta, parole di Mira. Nel 2006 viene firmato un accordo di pace tra i combattenti delle fazioni opposte e un numero impressionante di bambini, oltre 4000, vengono espulsi poiché minorenni. Mira, non ancora diciottenne, si traferisce a Katmandu in cerca di lavoro. Si trova presto ad attraversare uno dei momenti più bui della sua vita: sola, senza lavoro e senza soldi. Ancora non lo sapeva, ma correndo ogni giorno por ore ed ore, stava ponendo le basi per la sua rivalsa come persona. Come nepalese. Come donna. Non passa molto tempo prima di rendersi conto che i pochi spiccioli guadagnati a Katmandu non sono sufficienti. Decide così di richiedere un visto per spostarsi in Malesia e lavorare in una
grande fabbrica di abbigliamento, ma qualche settimana prima del suo trasferimento, la sua vita cambia radicalmente. L’Himalayan Outdoor Festival, una dura competizione che percorreva pendii ripidi su terreni sconnessi per 50km, la stava aspettando. Ai piedi scarpe sciupate, squarciate qua e là, pantaloni strappati e in viso l’espressione ingenua e innocente di chi non ha pienamente compreso il suo essere nel tempo e nello spazio. Porca miseria però, Mira vince. Non solo finisce la gara nonostante il completo digiuno durante il percorso, ma taglia il traguardo per prima, sotto la grandine. Cinquanta chilometri le cambiano definitivamente la vita. Mentre lei continua a ignorare la reale dimensione del proprio gesto. Da quel momento la piccola grande donna nepalese colleziona una serie di successi che la rendono, in poco tempo, un fenomeno globale.
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Capitolo 6 Il curriculum e gli anni dell’esordio
2014 HIMALAYAN OUTDOOR FESTIVAL - NEPAL - ULTRA TRAIL 50KM - ORO
2014 MUSTANG TRAIL RACE - NEPAL - ULTRA TRAIL - ORO
2014 SELLARONDA TRAIL RACE - ITALIA - ULTRA TRAIL 57KM - ORO - 06:36:30
2014 TRAIL DEGLI EROI - ITALIA - ULTRA TRAIL 83KM - ORO - 09:16:00
2014 MSIG HK - HONG KONG - ULTRA TRAIL 50KM - ORO - 5:30:32
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Capitolo 7 Il risultato di una vita Nel 2015, tornata da Hong Kong, il brand Salomon, che aveva seguito da vicino la sua carriera, decide di sponsorizzarla inserendola ufficialmente nella propria squadra. Poi d’un tratto, nel 2016, ogni cosa su quella striscia di terra nepalese trema. Il terremoto tocca da vicino anche Mira che in pochi minuti perde amici e familiari, ma anche in questa situazione
mostra tutto il suo stoicismo. La propensione a resistere. Sempre. A tre mesi dal terremoto torna in Italia per correre gli 80km della MontBlanc Marathon. Vince di nuovo. Ancora in lutto per le vittime del sisma non ha il suo consueto sorriso a spronarla, ma il bisogno di tornare in patria con notizie positive la spinge, ancora una volta, a trionfare.
Il terremoto tocca da vicino anche Mira che in pochi minuti perde amici e familiari, ma anche in questa situazione mostra tutto il suo stoicismo. La propensione a resistere. Sempre.
2015 MONT-BLANC - SKYRUNNING WORLD SERIES - MONT-BLANC - ULTRA TRAIL 80KM - ORO - RECORD
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Capitolo 8 Il super potere delle donne d’Oriente L’immagine di Mira che taglia il traguardo, sventolando la bandiera rossa del suo popolo al ritmo di applausi e congratulazioni, ha letteralmente fatto il giro del mondo, diventando l’immagine di copertina di tutti i quotidiani. Dalle scorrazzate in logore infradito tra i suoi villaggi, a fonte d’ispirazione a livello planetario. Mi domando, a questo punto, quanto possibile potenziale celino le donne d’Oriente. Svantaggiate sotto troppi punti di vista, ma con il super potere di quella disponibilità a perdere a noi sconosciuta.
E comunque, tornando all’origine del discorso, cosa ha fatto in fin dei conti Mira? Ha soltanto messo un piede davanti all’altro, no? Crediamo sia inutile?
Capitolo finale Mira la stoica Ho sempre trovato, nell’idea di resistere, qualcosa di eroico. Esiste una sottile differenza tra “resistere” e “combattere”. C’è del romanticismo nel concetto di resistenza. Gli stoici sono coloro che vivono secondo virtù. Quelli che credono sia possibile vivere una buona vita non cercando ricchezza o potere, ma facendo le cose giuste. Auguro a Mira di percorrere questa via, anche se sembra sulla strada giusta già da parecchi anni.
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The Pill Finder • 892 Store Italy 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. 63. 64. 65. 66. 67. 68. 69. 70. 71. 72. 73. 74. 75. 76. 77. 78. 79. 80. 81. 82. 83. 84. 85. 86. 87. 88. 89. 90. 91. 92. 93. 94. 95. 96. 97. 98. 99. 100. 101. 102. 103. 104. 105. 106. 107. 108. 109. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116. 117. 118. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. 126. 127. 128. 129. 130. 131. 132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141. 142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150. 151. 152. 153. 154. 155. 156. 157. 158. 159.
SALEWA OUTLET ENNA STILE LIBERO BOULDER & CO SALEWA OUTLET PALMANOVA PEAK LAND ALAGNA OUTDOOR BORDINO FRANCO MOUNTAIN HOME SPORTLER ALBIGNASEGO ARCO SPORT SPORTRAGE C.ELLE SPORT SPORT HUB ALMENNO ACTIVITY PEOPLE ALPSTATION ANDALO FOTO SPORT BANAL ALPSTATION AOSTA MEINARDI SPORT ROUTE RAMEY 33 - THE SHOP SALEWA AOSTA GAL SPORT JOE SPORT EVIVA SPORT LARINO ALBINO ALPSTATION ARCO ARCO CLIMBING ART ROCK CLIMBING VILLAGE G ARCO KARPOS STORE ARCO LA SPORTIVA ARCO RED POINT 1 RED POINT 2 ROCK & ICE ARCO SALEWA ARCO VERTICAL WORLD SPORT GOBBI SPORT MABB.90 ARCO VERTICAL SPORT ARCO THE NORTH FACE ARESE ALPSTATION AREZZO VIAGGIANDO BALLONI SPORT CLIMBAP MASTER SPORT PESAVENTO MOUNTAIN STORE SPORTLAND ASOLA RRTREK GRAN SASSO MATIS SPORT ALPSTATION LAVAREDO DEGNI SPORT BSHOP AVIGLIANA TREKKING SPORT FINISH LINE SALEWA OUTLET MANTOVA AFFARI & SPORT BALLABIO TONINO SPORT CARAVELLA SCOUT LA SORGENTE MAROCCO SPORT ALPSTATION BASSANO DF BELLINZAGO MAZZARONA SPORT ROBI SPORT SU E GIU' SPORT CAI BERGAMO DIEMME SPORT SPORTLAND ANTEGNATE DF SPORT SPECIALIST BEVERA FRANCO SPORT IL GALLO NUOVI ORIZZONTI BOLOGNA PATAGONIA BOLOGNA THE NORTH FACE BOLOGNA VILLA 1928 CMP BOLZANO MONTURA BOLZANO MOUNTAINSPIRIT SALEWA WORLD BOLZANO SPORTLER BOLZANO THE NORTH FACE BOLZANO CAVALLO CENTRO SPORT MASSI SPORT GULLIVER BORGO SAN LORENZO TEMPO LIBERO CRAZY STORE BORMIO SKI TRAB MOUNTAIN & RUNNING PATAGONIA BORMIO BLOCCO MENTALE GIALDINI MAD CLIMBERS ROMEO SPORT ROSSIGNOL BRESCIA SPORTLAND BRESCIA KLEON SPORT SPORTLER BRESSANONE BERTHOD SPORT SALEWA CERVINIA UAINOT MOUNTAIN SHOP ALPSTATION BRUNICO OUTFIT SPORT MODE PATAGONIA BRUNICO SPORT MODE SCHOENHUBER SPORTLER ALPIN BRUNICO SPORTLER BRUNICO THOMASER TRAIL MARKET STILE ALPINO SPORTLER CALALZO VERTICAL SPORT SARCHE NENCINI SPORT PROROCK MOUNTAIN STORE MOUNTAIN SHOP TUBRIS SPORT TUBRIS AMPLATZ SPORT SPORT AMPLATZ PUNTO RUNNING RADAELLI SPORT BIG WALL NUOVI ORIZZONTI CARPI THE NORTH FACE CARUGATE UNDER ARMOUR CAROSELLO CAMPO BASE BERGAMO MANCINI SPORTLAND CASTEL GOFFREDO ALPSTATION BISMANTOVA CRAZY STORE CASTIONE OLGA SPORT LA SPORTIVA STORE CAVALESE UN SESTO ACCA - 1/6H MAXI SPORT CERNUSCO MAXI SPORT MERATE PASSSPORT CESIOMAGGIORE DELFINO SPORT MARISPORT X-TREME ZECCHIN SPORT SPORTLAND CHIARI L'ARTE DI SALIRE IN ALTO ASPORT’S MOUNTAIN CHIES MAIUK SPORT SALEWA SONDRIO CPR FREE SPORT MOLINARI SPORT ALPSTATION CLES SALEWA CLES SPORT EVOLUTION CASEROTTI SPORT BETTINESCHI SPORT SPORT PESCOSTA SPORT POSCH PRANTNER MAURIZIO SPORT ASPORT’S CORDENONS VISONÀ SPORT SPORTMARKET DUE & DUE CORTINA LA COOPERATIVA DI CORTIN
AGIRA AGORDO AGRATE BRIANZA AIELLO DEL FRIULI ALA DI STURA ALAGNA VALSESIA ALBA ALBA ALBIGNASEGO ALESSANDRIA ALESSANDRIA ALLEGHE ALMENNO SAN SALVATORE ANDALO ANDALO ANDALO AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA AOSTA APPIANO SULLA STRADA DEL VINO APRICA ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARCO ARESE AREZZO AREZZO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASCOLI PICENO ASIAGO ASOLA ASSERGI ATINA AURONZO DI CADORE AVEZZANO AVIGLIANA AVIGLIANA BADIA POLESINE BAGNOLO SAN VITO BALLABIO BALME BARI BARZIO BARZIO BASSANO DEL GRAPPA BELLINZAGO LOMBARDO BELLUNO BELLUNO BELVEDERE BERGAMO BERGAMO BERGAMO BEVERA DI SIRTORI BIELLA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLOGNA BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BOLZANO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN DALMAZZO BORGO SAN LORENZO BORGOSESIA BORMIO BORMIO BORMIO BORMIO BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESCIA BRESSANONE BRESSANONE BREUIL CERVINIA BREUIL-CERVINIA BREUIL-CERVINIA BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BRUNICO BUSANO CAGLIARI CALALZO CALAVINO CALENZANO CAMAIORE CAMPO TURES CAMPO TURES CANAZEI CANAZEI CANTÙ VIGHIZZOLO CANZO CARMAGNOLA CARPI CARUGATE CARUGATE CARVICO CASTEL DI SANGRO CASTEL GOFFREDO CASTELNOVO NE’ MONTI CASTIONE ANDEVENNO CATANIA CAVALESE CAZZAGO CERNUSCO LOMBARDONE CERNUSCO LOMBARDONE CESIOMAGGIORE CETO CHAMPOLUC CHAMPOLUC CHIAMPO CHIARI CHIAVARI CHIES D'ALPAGO CHIESA VALMALENCO CHIURO CISANO SUL NEVA CIVEZZANO CLES CLES CLUSONE COGOLO COLERE COLFOSCO COLFOSCO IN BADIA COLLALBO CONDINO CORDENONS CORNEDO CORNUDA CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO
160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169. 170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185. 186. 187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201. 202. 203. 204. 205. 206. 207. 208. 209. 210. 211. 212. 213. 214. 215. 216. 217. 218. 219. 220. 221. 222. 223. 224. 225. 226. 227. 228. 229. 230. 231. 232. 233. 234. 235. 236. 237. 238. 239. 240. 241. 242. 243. 244. 245. 246. 247. 248. 249. 250. 251. 252. 253. 254. 255. 256. 257. 258. 259. 260. 261. 262. 263. 264. 265. 266. 267. 268. 269. 270. 271. 272. 273. 274. 275. 276. 277. 278. 279. 280. 281. 282. 283. 284. 285. 286. 287. 288. 289. 290. 291. 292. 293. 294. 295. 296. 297. 298. 299. 300. 301. 302. 303. 304. 305. 306. 307. 308. 309. 310. 311. 312. 313. 314. 315. 316. 317. 318. 319. 320. 321. 322. 323. 324. 325. 326. 327. 328. 329. 330.
MOROTTO SPORTS EQUIPMENT QUOTA 1224 THE NORTH FACE CORTINA CORTINA 360 PATAGONIA CORTINA ROCK & ICE CORTINA SALEWA CORTINA TECNICA OLYMPIA SPORT ALFREDO SPORT KOSTNER 4810 SPORT ARDI SPORT LES PYRAMIDES PATAGONIA COURMAYEUR THE NORTH FACE COURMAYEUR VI BLOCK ALPSTATION CUNEO BIGUP OUTDOOR SALEWA CUNEO THE NORTH FACE CUNEO VIALE CALZATURE FALETTI MOUNTAIN STORE DF DESENZANO MOUNTAIN GARAGE OUTSIDER KRALER SPORT SALEWA DOBBIACO ALPSTATION BRIANZA MOSONI SPORT POSSA SPORT SPORT EXTREME ERCOLE OUTDOOR & TREKKING STORE HOLIDAY SPORT SPIT SPORT OUTDOOR TRAILMARKET.COM IL DADO BOULDER LINEA VERTICALE PENNENTE OUTDOOR ALPMANIA DEVA WALL ERREGI SPORT CRAZY STORE FINALE LIGURE LA SPORTIVA FINALE LIGURE MONTURA FINALBORGO OUTPOST MONTAINEERING RIDE & RUN CRAZY STORE ROCKSTORE SALEWA FINALE LIGURE CLIMB PESCI CAMPING STORE SPORT CLUB THE NORTH FACE FIRENZE OBIETTIVO MONTAGNA BALANTE SPORT CAPO NORD GIMELLI 3.30 RUNNING STORE ROSSIGNOL FORMIGLIANA SPORTIFICATION SURF SHOP SPORTMAX BM SPORT BONI SPORT BONI SPORT BONI SPORT BOULDER FACTORY CENTRO CANOA HOBBY SPORT MOISMAN SALEWA GENOVA REPETTO SPORT MONTAGNARD SPORT SONEGO RUNNING LIFE SPORTWAY GRAVELLONA BERGLAND 099 OUTDOOR SPORTLAND GUSSAGO GRAZIA SPORT ISEO ALPSTATION ISERA ALTA QUOTA ISERNIA 38° PARALLELO MOUNTAINWORLD BLOCKLAND SALEWA AQUILA SPORT 203 SPORT TONY IMPULS SPORT AFFARI & SPORT LECCO SPORT HUB LECCO MY WALL BOTTERO SKI DF SPORT SPECIALIST LISSONE MAXI SPORT LISSONE CENTRO HOBBY SPORT CRAZY STORE LIVIGNO I’M SPORT MOUNTAIN PLANET PUNTO SPORT SILENE SPORT SPORT EXTREME THE NORTH FACE LIVIGNO SALEWA OUTLET SCALO MILANO SPORTLAND LONATO SALEWA LONGARONE SPORTLIFEE IL CAMPIONE LUCCA VIVISPORT CRESPI SPORT SPORT MODE STEGER OLIMPIONICO SPORT SPORT 3 TRE MUD AND SNOW CINQUE TERRE TREKKING PEIRANO SPORT JANE SPORT VERTICAL SPORT MANTOVA BREMA SPORT MOUNTAIN STORE THE REVIVE CLUB HUTTER SPORT SPORTLER ALPIN MERANO SPORTLER MERANO MAXI SPORT MERATE ESSETRE SPORT NARDELLI SPORT ALPSTATION MILANO CANADA GOOSE MILANO CARTON DF SPORT SPECIALIST MILANO KIM FORNITURE SCOUT LA MONTAGNA SPORT MANGA CLIMBING SPORTING SAN LORENZO PATAGONIA MILANO RUNAWAY SALEWA MILANO SAVE THE DUCK MILANO SAVE THE DUCK MILANO THE NORTH FACE MILANO UNDER ARMOUR MILANO UNDER ARMOUR MILANO VERDE PISELLO VIBRAM MILANO NUOVI ORIZZONTI MODENA THE NORTH FACE MODENA LIVIO SPORT SPORTMAN SPORTLAND MONIGA PATAGONIA MONTEBELLUNA ROSSIGNOL MONTEBELLUNA SALEWA OUTLET MONTEBELLUNA VIBRAM MONTEBELLUNA ROCK & WALLS PURE NATURE WILD PROJECT THE CHANGE CRAZY STORE MORBEGNO PATAGONIA MORBEGNO SPORT HUB MORI MICARELLI STORE ARBITER UNTERHOLZNER GRANDE GRIMPE PERICO SPORT SPORTLAND TORINO ETNA WALL SERVOLARE 17 RUNWAY SPORT SPORT LAURIN
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CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D'AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORTINA D’AMPEZZO CORVARA IN BADIA CORVARA IN BADIA COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR COURMAYEUR CREAZZO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO CUNEO DARFO BOARIO TERME DESENZANO DEL GARDA DESIO DIMARO FOLGARIDA DOBBIACO DOBBIACO DOLZAGO DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DOMODOSSOLA DUEVILLE FAENZA FALCADE FANO FAVRIA FELTRE FELTRE FERMO FERRARA FERRARA FERRARA FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FINALE LIGURE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIRENZE FIUMALBO FORLÌ FORLÌ FORMIGINE FORMIGLIANA FOSSANO FRABOSA SOTTANA FROSSASCO GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA GENOVA PRA' GIAVENO GODEGA S. URBANO GRADISCA D’ISONZO GRAVELLONA TOCE GRESSONEY-SAINT-JEAN GROSSETO GUSSAGO ISEO ISERA ISERNIA IVREA L'AQUILA L’AQUILA L’AQUILA LA VALLE AGORDINA LA VILLA LANA LECCO LECCO LEVATA LIMONE PIEMONTE LISSONE LISSONE LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LIVIGNO LOCATE DI TRIULZI LONATO LONGARONE LOVER LUCCA LUCCA LUINO LUTAGO MADONNA DI CAMPIGLIO MADONNA DI CAMPIGLIO MANARO SUL PANARO MANAROLA MANTA MANTOVA MANTOVA MARTELLAGO MATELICA MEOLO MERANO MERANO MERANO MERATE MESTRE MEZZOLOMBARDO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MILANO MODENA MODENA MOENA MONDOVÌ MONIGA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTEBELLUNA MONTESACRO MONTESILVANO MONTESILVANO MORBEGNO MORBEGNO MORI MUCCIA NAPOLI NATURNO NEMBRO NEMBRO NICHELINO NICOLOSI NICOLOSI NOICATTARO NOVA LEVANTE
331. 332. 333. 334. 335. 336. 337. 338. 339. 340. 341. 342. 343. 344. 345. 346. 347. 348. 349. 350. 351. 352. 353. 354. 355. 356. 357. 358. 359. 360. 361. 362. 363. 364. 365. 366. 367. 368. 369. 370. 371. 372. 373. 374. 375. 376. 377. 378. 379. 380. 381. 382. 383. 384. 385. 386. 387. 388. 389. 390. 391. 392. 393. 394. 395. 396. 397. 398. 399. 400. 401. 402. 403. 404. 405. 406. 407. 408. 409. 410. 411. 412. 413. 414. 415. 416. 417. 418. 419. 420. 421. 422. 423. 424. 425. 426. 427. 428. 429. 430. 431. 432. 433. 434. 435. 436. 437. 438. 439. 440. 441. 442. 443. 444. 445. 446. 447. 448. 449. 450. 451. 452. 453. 454. 455. 456. 457. 458. 459. 460. 461. 462. 463. 464. 465. 466. 467. 468. 469. 470. 471. 472. 473. 474. 475. 476. 477. 478. 479. 480. 481. 482. 483. 484. 485. 486. 487. 488. 489. 490. 491. 492. 493. 494. 495. 496. 497. 498. 499. 500. 501.
ALBY SPORT DF SPORT SPECIALIST OLGIATE DF SPORT SPECIALIST ORIO SALEWA ORIO CENTER THE NORTH FACE ORIO UNDER ARMOUR MAMMUT ORTISEI SPORT GARDENA SPORT SCHMALZ SPORTLAND ORZINUOVI FREE TIME STORE SPORTLAND OSPITALETTO BIG WALL LA COCCINELLA ACTIVE CREMA SPORT INTELLIGHENZIA PROJECT SALEWA PADOVA SPORTLAND PALAZZOLO PELLISSIER SPORT PIRCHER GUNTHER ALPSTATION PARMA FREE SPORT MOVE MOUNTAIN LOVERS SEVEN SUMMITS FERRARI SPORT SPORTWAY NOVARA OLIUNÌD MILANO UKU PACHA MONDO VERTICALE SPAZIOUTDOOR ALTA QUOTA PESCARA KING LINE RRTREK PESCASSEROLI DF SPORT SPECIALIST PIACENZA L'ALTROSPORT OUTLANDERS SPORT IN MONTAGNA OUTDOOR LIFE VERTICAL PIETRAMURATA PIANETA SPORT ASPORTSTATION STIMM ZAMBERLAN ARIAPERTA M.C.RUNNING ONBOARD EUROSPORT SPORT HUB PINZOLO SPORTLAND PISOGNE SELMI TECHNOSPORT VALLEE SPORT PEAK PERFORMANCE STORE AMORINI OUTDOOR SPORTWAY PONTE KAPPAEMME SPORT MOUNTAIN SHOP BERGAMO SPORTLER PORDENONE TOFFOLI SPORT MIVAL SPORT LA SPORTIVA POZZA DI FASSA BLOSSOM SKI IL CAMPIONE PRATO SALEWA PREDAZZO V10 BERGFUCHS OVERLANDER OUTDOOR RAVENNA ROSSIGNOL UDINE REGGIO GAS A1 CLIMBING GINETTO SPORT MONTAGNA VERTICALE SALVATORI SPORT THE NORTH FACE RIMINI PERTINGER MOUNTAIN SICKS SPORT NATURA ALP3 MONTAGNA ALTA QUOTA ROMA BOTTIGLIERIA CAMPO BASE ROMA CLIMBER STORE GEOSTA LBM SPORT MONTURA ROMA MOUNTAIN AFFAIR ROMA ONERACE OUTDOOR EXPERIENCE PATAGONIA ROMA ROCK IT ROSSIGNOL PARMA RRTREK ROMA STAR WALL THE NORTH FACE THE NORTH FACE THE NORTH FACE UNDER ARMOUR STORE OMNIA SPORT SPORTLAND RONCADELLE SHERPA ATLANTE MONTELLO BLOCK3 CABAS SPORT CABAS SPORT MAKALU' SPORT MONTURA ROVERETO SPORTLIFEE MACIACONI ANIMA SPORTIVA PIÙ SPORT ALPSTATION AOSTA PAPIN SPORT SPORT HOLZER LAGAZOI SPORT SPORT HUB CHIAVENNA DF S.G. MILANESE SPORTLAND SAN LEONARDO SPORTLER SAN MARTINO TURNOVER SPORT SAN MARTINO SPORT SLALOM CLASSIC SLALOM DONNA SLALOM SPORT PARETI WEGER UNICO SPORT ALPSTATION BRESCIA NEW VIAGGIANDO GIUGLAR LAB IS SPORT FAMA SPORT ALPSTATION SARZANA 3.30 RUNNING STORE BESSON SPORT GIUGGIA SPORT MOUNTAIN EXPERIENCE ALPSTATION SCHIO MAX SPORT VALLI SPORT PIANETA CICLO ART CLIMB BRUNO SPORT ACTIV SPORT CABOT COVE OUTDOOR CAFÈ SALEWA OUTLET SERRAVALLE KINIGER SPORTMODE MAXI SPORT SESTO S.G. XL MOUNTAIN IL MARATONETA SPORT RONDIRO PASSSPORT SIGNORESSA SPORTLER CLIMBING CENTER SPORTLER TREVISO DF SPORT SPECIALIST SIRTORI ALTERNATIVA SPORT ALPIN SPORTS K&K SPORTS ROCK & ICE SOLDA SALEWA OUTLET VERONA CENTRO SPORT FIORELLI SPORT SONDRIO SPORTLAND SONICO CAMPO BASE SPILAMBERTO BERGER SCHUKE SPORTLAND STEZZANO SPORTLAND SUZZARA ALPSTATION TARVISIO SPORTLER TAVAGNACCO ZANI SPORT
NOVALESA OLGIATE OLONA ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORIO AL SERIO ORTISEI ORTISEI ORTISEI ORZINUOVI OSIMO OSPITALETTO OSTERIA DEL GATTO, FOSSATO DI VICO OVINDOLI PADOVA PADOVA PADOVA PADOVA PALAZZOLO SULL’OGLIO PAQUIER PARCINES PARMA PARMA PARMA PAVULLO NEL FRIGNANO PERGINE VALSUGANA PERNATE PERO PERTOSA PERUGIA PERUGIA PESCARA PESCARA PESCASSEROLI PIACENZA PIACENZA PIACENZA PIANCOGNO PIANELLA PIETRAMURATA PIETRASANTA PIEVE D’ALPAGO PIEVE DI SOLIGO PIEVE DI TORREBELVICINO PINEROLO PINEROLO PINEROLO PINZOLO PINZOLO PISOGNE PISTOIA PLAN FELINAZ PONT SAINT MARTIN PONTE DI LEGNO BS PONTE FELCINO PONTE NELLE ALPI PONTE SELVA DI PARRE PONTERANICA PORDENONE PORDENONE POVE DEL GRAPPA POZZA DI FASSA PRATA CAMPORTACCIO PRATO PREDAZZO QUARTU SANT’ELENA RASEN-ANTHOLZ SÜDTIROL RAVENNA RAVENNA REANA DEL ROJALE REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RIETI RIETI RIMINI RIO DI PUSTERIA RIVAROLO CANAVESE ROCCA DI MEZZO ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMA ROMAGNANO SESIA RONCADELLE RONCO BRIANTINO RORETO DI CHERASCO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO ROVERETO RUFFRE' - MENDOLA S. CRISTINA SACILE SACILE SAINT CHRISTOPHE SAN CANDIDO SAN CANDIDO SAN CASSIANO SAN CASSIANO SAN GIULIANO MILANESE SAN LEONARDO IN PASSIRIA SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO BUON ALBERGO SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN MARTINO DI CASTROZZA SAN PANCRAZIO SAN PAOLO SAN VENDEMIANO SAN ZENO NAVIGLIO SANSEPOLCRO SANT'AMBROGIO SANT’AGOSTINO SARONNO SARZANA SASSUOLO SAUZE D’OULX SAVIGLIANO SAVIGNANO SUL RUBICONE SCHIO SCHIO SCHIO SCOPPITO SEDICO SELVA GARDENA SELVA VAL GARDENA SENIGALLIA SERAVALLE SCRIVIA SESTO SESTO SAN GIOVANNI SETTIMO VITTONE SIENA SIENA SIGNORESSA SILEA SILEA SIRTORI SISTIANA SIUSI SIUSI SOLDA SONA SONDRIO SONDRIO SONICO SPILAMBERTO ST. NIKOLAUS ULTEN STEZZANO SUZZARA TARVISIO TAVAGNACCO TEMU
502. 503. 504. 505. 506. 507. 508. 509. 510. 511. 512. 513. 514. 515. 516. 517. 518. 519. 520. 521. 522. 523. 524. 525. 526. 527. 528. 529. 530. 531. 532. 533. 534. 535. 536. 537. 538. 539. 540. 541. 542. 543. 544. 545. 546. 547. 548. 549. 550. 551. 552. 553. 554. 555. 556. 557. 558. 559. 560. 561. 562. 563. 564. 565. 566. 567. 568. 569. 570. 571. 572. 573. 574. 575. 576. 577.
PIÙ SPORT 502. PIÙ SPORT IOCORRO! 503. IOCORRO! VERTIGINI SPORT 504. VERTIGINI SPORT MONTURA FIEMME 505. MONTURA FIEMME SPORT VENTURA 506. SPORT VENTURA CRAZY STORE507. TIRANOCRAZY STORE TIRANO TECNICAL SKI508. TECNICAL SKI ALPSTATION TORINO 509. ALPSTATION TORINO ASD BOULDER 510. BAR ASD BOULDER BAR BSHOP BRACCINI 511. BSHOP BRACCINI BSHOP RAVINA 512. BSHOP RAVINA BSIDE CLIMBING 513. VILLAGE BSIDE CLIMBING VILLAGE CUORE DA SPORTIVO 514. CUORE DA SPORTIVO FERRINO STORE 515. TORINO FERRINO STORE TORINO FRESH STORE516. FRESH STORE GRASSI SPORT 517. TORINO GRASSI SPORT TORINO JOLLY SPORT518. JOLLY SPORT JOLLY SPORT519. JOLLY SPORT MIZUNO STORE 520. MIZUNO STORE MONTURA TORINO 521. MONTURA TORINO PASSION SPORT 522. PASSION SPORT RONCO ALPINISMO 523. RONCO ALPINISMO SALEWA TORINO 524. SALEWA TORINO SASP 525. SASP THE NORTH FACE 526. TORINO THE NORTH FACE TORINO GULLIVER TORRE 527. PELLICE GULLIVER TORRE PELLICE SPORTLER VICENZA 528. SPORTLER VICENZA LEZARD 529. LEZARD CATTI SPORT 530. CATTI SPORT LA SPORTIVA531. TRENTOLA SPORTIVA TRENTO MONTURA TRENTO 532. MONTURA TRENTO ROCK & ICE TRENTO 533. ROCK & ICE TRENTO SHERPA3 PATAGONIA 534. SHERPA3 PATAGONIA SPORTLER ALPIN 535. TRENTO SPORTLER ALPIN TRENTO SPORTLER TRENTO 536. SPORTLER TRENTO TECNOSCI 537. TECNOSCI VERTICAL SPORT 538. TRENTO VERTICAL SPORT TRENTO MAGNITUDO539. MAGNITUDO LE BLOC SHOP 540. LE BLOC SHOP ALPSTATION TRIESTE 541. ALPSTATION TRIESTE AVVENTURA 542. DUE AVVENTURA DUE SPORTLER TRIESTE 543. SPORTLER TRIESTE FIASCARIS 544. FIASCARIS K2 SPORT 545. K2 SPORT SPORT CENTER 546. SPORT CENTER SPORT CORONES 547. SPORT CORONES SPORT MODE548. MARIA SPORT MODE MARIA FIORELLI SPORT 549.VALMASINO FIORELLI SPORT VALMASINO SALEWA OUTLET 550.VALMONTONE SALEWA OUTLET VALMONTONE BASE CAMP 551. BASE CAMP SKICENTER 552. SKICENTER LODO SPORT553. LODO SPORT VERNAZZA SPORT 554. VERNAZZA SPORT CAMPO BASE555. VERONA CAMPO BASE VERONA MONTURA VERONA 556. MONTURA VERONA ROSSIGNOL VERONA 557. ROSSIGNOL VERONA THE NORTH FACE 558. VERONA THE NORTH FACE VERONA CONTROCORRENTE 559. CONTROCORRENTE MARATONANDO 560. MARATONANDO OLIUNID VICENZA 561. OLIUNID VICENZA GILIOLI SPORT 562. GILIOLI SPORT MONDO MONTAGNA 563. MONDO MONTAGNA VERTICAL NO564. LIMIT VERTICAL NO LIMIT DHO SPORT 565. DHO SPORT ROSSI 566. ROSSI SPORTLAND 567. VILLANUOVA SPORTLAND VILLANUOVA AFFARI & SPORT 568.VILLASANTA AFFARI & SPORT VILLASANTA BAROLI SPORT 569. BAROLI SPORT CALZATURE BAROLI 570. CALZATURE BAROLI HERBERT PLANK 571. SPORT HERBERT PLANK SPORT RUNNER 572. RUNNER HELLWEGER INTERSPORT 573. HELLWEGER INTERSPORT LA SPORTIVA574. ZIANO DI LAFIEMME SPORTIVA ZIANO DI FIEMME TIRABOSCHI 575. SPORT TIRABOSCHI SPORT CRAS 576. CRAS TABIA SPORT577. TABIA SPORT
TERAMO TERNI TERNI TESERO TESERO TIRANO TOLMEZZO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORINO TORRE PELLICE TORRI DI QUARTESOLO TRADATE TRAVERSETOLO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TRENTO TREVISO TRIESTE TRIESTE TRIESTE UDINE UDINE VAL DI VIZZE 19 VALDAORA VALLES VALMASINO VALMONTONE VALSESIA VARNA VERMIGLIO VERNAZZA VERONA VERONA VERONA VERONA VIADANA VIAREGGIO VICENZA VIGNOLA VIGNOLA VILLAIR-AMERIQUE VILLANOVA MONDOVI VILLANOVA MONDOVI VILLANUOVA SUL CLISI VILLASANTA VILLENEUVE VILLENEUVE VIPITENO VITERBO WELSBERG-TAISTEN ZIANO DI FIEMME ZOGNO ZOLA PREDOSA ZOLDO ALTO
Germany 578. 579. 580. 581. 582. 583. 584. 585. 586. 587. 588. 589. 590. 591. 592. 593. 594. 595. 596. 597. 598. 599. 600. 601. 602. 603. 604. 605. 606. 607. 608. 609. 610. 611. 612. 613. 614. 615. 616. 617. 618. 619. 620. 621. 622. 623. 624. 625. 626. 627. 628. 629. 630. 631. 632. 633. 634. 635. 636. 637. 638. 639. 640. 641. 642. 643. 644. 645. 646. 647.
MOUNTAIN-SPORTS 578. MOUNTAIN-SPORTS ROHRMEIER 579. OUTDOOR ROHRMEIER OUTDOOR CONDITION STEIGENBERGER 580. CONDITION STEIGENBERGER BERGSPORTHÜTTE 581. BERGSPORTHÜTTE RIAP SPORT 582. RIAP SPORT STADT LAND 583. FLUSS STADT LAND FLUSS BERGSPORT GEISTALLER 584. BERGSPORT GEISTALLER CAMP 4 585. CAMP 4 GLOBETROTTER 586.BERLIN GLOBETROTTER BERLIN MONT K 587. MONT K PATAGONIA BERLIN 588. PATAGONIA BERLIN THE NORTH FACE 589. BERLIN THE NORTH FACE BERLIN UNTERWEGS 590. BIELEFELD UNTERWEGS BIELEFELD KRENN MODE 591. UND SPORT KRENN MODE UND SPORT GLOBETROTTER 592.BONN GLOBETROTTER BONN UNTERWEGS 593. BONN UNTERWEGS BONN UNTERWEGS 594. BREMENUNTERWEGS BREMEN UNTERWEGS 595. CELLE UNTERWEGS CELLE DER SKANDINAVIER 596. DER SKANDINAVIER MAGIC MOUNT 597.ALLESMAGIC MOUNT ALLES GLOBETROTTER 598.DRESDEN GLOBETROTTER DRESDEN UNTERWEGS 599. DUISBURG UNTERWEGS DUISBURG GLOBETROTTER 600.DÜSSELDORF GLOBETROTTER DÜSSELDORF SACK & PACK601. SACK & PACK UNTERWEGS 602. ERFURTUNTERWEGS ERFURT FREILAUF 603. FREILAUF BERGSPORT MÜHLBAUER 604. BERGSPORT MÜHLBAUER UNTERWEGS 605. FLENSBURG UNTERWEGS FLENSBURG GLOBETROTTER 606.FRANKFURT GLOBETROTTER FRANKFURT SALEWA STORE 607. FREIBURG SALEWA STORE FREIBURG SPORT BOHNY 608. SPORT BOHNY SPORT KIEFER 609. SPORT KIEFER DOOROUT.COM 610. DOOROUT.COM NORDWAND611. SPORTSNORDWAND SPORTS ALPINSPORT 612. BASIS ALPINSPORT BASIS BERGSPORT WN 613. ALPIN BERGSPORT WN ALPIN SPORT CONRAD 614. GARMISCH SPORT CONRAD GARMISCH BERGZEIT 615. BERGZEIT GLOBETROTTER 616.HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG GLOBETROTTER 617. HAMBURG GLOBETROTTER HAMBURG UNTERWEGS 618. HAMM UNTERWEGS HAMM BSZ BERGSPORTZENTRALE 619. BSZ BERGSPORTZENTRALE ADVENTURE 620. COMPANY ADVENTURE COMPANY SPORT NENNER 621. SPORT NENNER BERGZEIT 622. BERGZEIT UNTERWEGS 623. HÖXTERUNTERWEGS HÖXTER SPORT CONRAD 624.IFFELDORF SPORT CONRAD IFFELDORF UNTERWEGS 625. JEVER UNTERWEGS JEVER BASISLAGER 626. SPORT HANDELS BASISLAGER SPORT HANDELS SCENIC SPORTS 627. SCENIC SPORTS BERGSPORT MAXI 628. BERGSPORT MAXI UNTERWEGS 629. KIEL UNTERWEGS KIEL GLOBETROTTER 630. GLOBETROTTER GLOBETROTTER 631.KÖLNGLOBETROTTER KÖLN SPORT GRUNER 632. SPORT GRUNER ALPINSPORTZENTRALE 633. ALPINSPORTZENTRALE ALPEN STRAND 634. ALPEN STRAND 635. LEIPZIG THE NORTH FACE THE NORTH FACE LEIPZIG UNTERWEGS 636. LEIPZIG UNTERWEGS LEIPZIG BIWAK 637. BIWAK EISELIN SPORT 638. EISELIN SPORT ALPIN OUTDOOR 639. LADEN ALPIN OUTDOOR LADEN ENGELHORN640. SPORTSENGELHORN SPORTS OUTDOORTRENDS 641. OUTDOORTRENDS MAGIC MOUNT 642. MAGIC MOUNT GLOBETROTTER 643.MÜNCHEN GLOBETROTTER MÜNCHEN KELLER SPORTS 644. KELLER SPORTS KELLER SPORTS 645. KELLER SPORTS PATAGONIA MÜNCHEN 646. PATAGONIA MÜNCHEN RUMRICH STONE 647. PROJECTS RUMRICH STONE PROJECTS
ANSBACH ASCHAFFENBURG ASCHAU AUGSBURG BAD REICHENHALL BAD TÖLZ BERCHTESGADEN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BERLIN BIELEFELD BISCHOFSWIESEN BONN BONN BREMEN CELLE COBURG DORTMUND DRESDEN DUISBURG DÜSSELDORF DÜSSELDORF ERFURT ERLANGEN FELDKIRCHEN WESTERHAM FLENSBURG FRANKFURT AM MAIN FREIBURG FREIBURG FREIBURG FULDA FÜSSEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GARMISCH-PARTENKIRCHEN GMUND-MOOSRAIN HAMBURG HAMBURG HAMM HANNOVER HEILBRONN HINTERTUX HOLZKIRCHEN / GROSSHARTPENNING HÖXTER IFFELDORF JEVER KARLSRUHE KAUFBEUREN KEMPTEN 87435 KIEL KÖLN KÖLN KONSTANZ LANDSBERG AM LECH LANDSHUT LEIPZIG LEIPZIG LIMBURG LÖRRACH MAINZ MANNHEIM MARKTOBERDORF MENDEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN MÜNCHEN
648. 649. 650. 651. 652. 653. 654. 655. 656. 657. 658. 659. 660. 661. 662. 663. 664. 665. 666. 667. 668. 669. 670. 671. 672. 673. 674. 675. 676. 677.
SCHUSTER SPORTHAUS THE NORTH FACE MUNICH UNTERWEGS MÜNSTER SPORT CONRAD MURNAU SPORTHAUS SCHÖNHERR TRAVEL & TREK BASTIAN SALEWA STORE OBERSTDORF SCHRATT 1803 UNTERWEGS OLDENBURG DER OUTDOORLADEN DENK SPORT CONRAD PENZBERG E-XPLOSION GIPFELSTÜRMER LAUF UND BERG KÖNIG SALEWA STORE REGENSBURG MONTAGNE-SPORT BERGWERKER STUTTGART GLOBETROTTER STUTTGART GLOBETROTTER HARZ SCHNEIDER RAD+SPORT VIKING ADVENTURES BIWAKSCHACHTEL GLOBETROTTER ULM SALEWA OUTLET WERTHEIM UNTERWEGS WESEL SPORT CONRAD WIELENBACH UNTERWEGS WILHELMSHAVEN BASISLAGER WÜRZBURG SALEWA OUTLET ZWEIBRÜCKEN
MÜNCHEN MUNICH MÜNSTER MURNAU NEUSTIFT NÜRNBERG OBERSTDORF OBERSTDORF OLDENBURG PADERBORN PASSAU PENZBERG PFORZHEIM RAVENSBURG REGENSBURG REGENSBURG ROSENHEIM STUTTGART STUTTGART TORFHAUS (HARZ) TRAUNSTEIN TRIER TÜBINGEN ULM WERTHEIM WESEL WIELENBACH WILHELMSHAVEN WÜRZBURG ZWEIBRÜCKEN
Austria 678. 679. 680. 681. 682. 683. 684. 685. 686. 687. 688. 689. 690. 691. 692. 693. 694. 695. 696. 697. 698. 699. 700. 701. 702. 703. 704. 705. 706. 707.
ALPIN LOACKER ALPIN LOACKER ALPSTATION INNSBRUCK BERGFUCHS BLACK DIAMOND INNSBRUCK BERGSPORT BERGWERK HIGH LIFE HANDELS KAMAX BOOTS ONSIGHT BERGSPORT PATAGONIA INNSBRUCK PETE SPORT PETE SPORT ROCKNROLL MOUNTAIN STORE ROCKNROLL MOUNTAIN STORE SALEWA OUTLET PARNDORF SALEWA STORE HÖRHAGER SALEWA STORE LINZ SALEWA STORE SAALFELDEN SALEWA STORE SALZBURG SALEWA STORE SCHLADMING SALEWA STORE WIEN SPORT HILBRAND SPORT4YOU SPORTLER SPORTLER SPORTLER WITTING STEPPENWOLF THE NORTH FACE INNSBRUCK ZIMML ALPINAUSSTATTER
BERGHEIM SALZBURG BLUDENZ GÖTZIS GÖTZIS GRAZ INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK INNSBRUCK KIRCHDORF IN TIROL KIRCHDORF IN TIROL KUFSTEIN LIENZ LIENZ LINZ MAYRHOFEN MITTELBERG PARNDORF SAALFELDEN SCHLADMING SÖLDEN ST. ANTON AM ARLBER ST. ANTON AM ARLBERG ST. ANTON ARLBERG STEYR WIEN WIEN WÖRTHERSEE ZAMS
Switzerland 708. 709. 710. 711. 712. 713. 714. 715. 716. 717. 718. 719. 720. 721. 722. 723. 724. 725.
TRANSA BASEL TRANSA BERN BÄCHLI BERGSPORT STILE ALPINO LUGANO PLANET ENDURANCE TRANSA LUCERNE DF SPORT SPECIALIST LUGANO SALEWA STORE PONTRESINA STILE ALPINO SAMEDAN BOOSPORT TRANSA ST. GALLEN MONTAIN-AIR BAYARD SPORT SALEWA STORE ZERMATT THE NORTH FACE ZERMATT THE NORTH FACE ZURICH TRANSA ZURICH BÄCHLI BERGSPORT
BASEL BERN BERN-BREITENRAIN CANOBBIO ECUBLENS LUCERNE LUGANO PONTRESINA SAMEDAN SIERRE ST. GALLEN VERBIER ZERMATT ZERMATT ZERMATT ZURICH ZURICH ZURICH-OERLIKON
France 726. 727. 728. 729. 730. 731. 732. 733. 734. 735. 736. 737. 738. 739. 740. 741. 742. 743. 744. 745. 746. 747. 748. 749. 750. 751. 752. 753. 754. 755. 756. 757. 758. 759. 760. 761. 762. 763. 764. 765. 766. 767. 768. 769.
AU VIEUX CAMPEUR ALBERTVILLE CYRIL'S SPORT PICTURE SNOWLEADER ANNECY THE NORTH FACE ANNECY CHULLANKA ANTIBES PEYTAVIN SPORT SPORTS AVENTURE AU VIEUX CAMPEUR CHAMBÉRY EKOSPORT PATAGONIA CHAMONIX THE NORTH FACE CHAMONIX ARC’TERYX CHAMONIX SNELL SPORTS SNOWLEADER CHAMONIX COQUOZ SPORTS SNELL SPORT SNOWLEADER D'AVENTURE EN AVENTURE ENDURANCE SHOP EPINAL LE SHOP TWINNER S'CAPE FONTAINEBLEAU APPROACH GAP ALTITUDE SPORT OUTDOOR AU VIEUX CAMPEUR GRENOBLE MONTAZ AU VIEUX CAMPEUR LABÈGE ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR LYON SNOWLEADER LYON THE NORTH FACE LYON AU VIEUX CAMPEUR MARSEILLE CAP RUNNING CHULLANKA THE NORTH FACE NANTES ALTICOOP AU VIEUX CAMPEUR PARIS THE NORTH FACE PARIS THE NORTH FACE PARIS OPERA THE NORTH FACE ALPY'RANDO ENDURANCE MONTANIA SPORT
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ALBERTVILLE ALPE-D'HUEZ ANNECY ANNECY ANNECY ANTIBES BAYONNE BORDEAUX CHAMBÉRY CHAMBÉRY CHAMONIX CHAMONIX CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MONT BLANC CHAMONIX MT-BLANC CHAMONIX-MONT-BLANC CHAVANOD CLERMONT FERRAND EPINAL FONT ROMEU FONT ROMEU FONTAINEBLEAU GAP GERARDMER GRENOBLE LA RAVOIR LABÈGE LE GRAND EPAGNY LYON LYON LYON MARSEILLE MARSEILLE MERIGNAC NANTES NICE PARIS PARIS PARIS PARIS PAU RODEZ SAINT ALBAN LEYSSE
770. 771. 772. 773. 774. 775. 776. 777.
TWINNER SAINT GERVAIS ESPACE MONTAGNE AU VIEUX CAMPEUR SALLANCHES AU VIEUX CAMPEUR THE NORTH FACE STRASBOURG AU VIEUX CAMPEUR CHULLANKA TOULOUSE TERRE DE MONTAGNE
SAINT GERVAIS SAINT MARTIN D'HERES SALLANCHES STRASBOURG STRASBOURG THONON LES BAINS TOULOUSE VILLE LA GRAND
778. 779. 780. 781. 782. 783. 784. 785. 786. 787. 788. 789. 790. 791. 792. 793. 794. 795. 796. 797. 798. 799. 800. 801. 802. 803. 804. 805. 806. 807. 808. 809. 810. 811. 812. 813. 814. 815. 816. 817. 818. 819. 820. 821. 822. 823. 824. 825. 826. 827. 828. 829. 830. 831. 832. 833. 834. 835. 836. 837. 838.
TRAILXTREM ALCOBENDAS EL REFUGIO DEPORTES DIAGONAL ALMERIA VILADOMAT ALP SPORTS CAMP BASE INTERPERIE CAMP BASE NUS CUYLÁS BARCELONA EQUIPA'T GROWOLD MONTANYÀ SALEWA STORE BARCELONA SHARMA CLIMBING THE NORTH FACE BARCELONA VÈRTIC BARCELONA BARRABÉS RÍOS RUNNING BERGA SERAC SPORT HAMAIKA MOUNTAIN THE NORTH FACE BILBAO ARMERIA Y AVENTURA SUMMIT MOUNTAIN ESPORTS ROC VERTICAL AL COXINILLO MACHAPUCHARE ARISTARUN GOMA 2 TECNIC ESPORTS ANDORRA TRAMUNTANA ESPORTS ESPORTS NABES DEPORTES SHERPA GRANADA ILLA SPORTS DEPORTES CHARLI JACA BLACKISARD MOUNTAIN K2 PLANET CUYLÁS MADRID DEPORTES KOALA OUTDOOR SIN LÍMITE THE NORTH FACE MADRID DEPORTES LA TRUCHA RÍOS RUNNING MANRESA VÈRTIC SABADELL VÈRTIC MANRESA EVORUNNER FACTOR 2 CARVING ESPORTS CAMP BASE C17 LA SPORTIVA RODELLAR CAMP BASE SANT CUGAT AGOSTI XTREME SPORT PEREGRINOTECA.COM DEPORTEMANIA TANGOSENLAROCA.COM DEPORTES AITANA L’AVENTURA THE NORTH FACE VALENCIA DEPORTES ALVARADO TERRA DEPORTE AVENTURA SALEWA OUTLET VILADECANS CAMP BASE VITORIA DEPORTES GAIKAR KIROLAK
ALCOBENDAS ALICANTE ALMERÍA ANDORRA LA VELLA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BARCELONA BENASQUE BERGA BETXÍ BILBAO BILBAO BULLAS BURGOS CANILLO CHULLILA COLLADO VILLALBA CÓRDOBA CORNUDELLA DE MONTSANT ENCAMP GANDIA GIRANA GRANADA GRANOLLERS JACA LA BISBAL D'EMPORDÀ LEÓN MADRID MADRID MADRID MADRID MÁLAGA MANRESA MANRESA MANRESA MORALZARZAL MURCIA ORDINO PARETS DEL VALLÈ RODELLAR SANT CUGAT DEL VALLÈS SANTANDER SARRIA SEVILLA UTIEL VALENCIA VALENCIA VALENCIA VALÈNCIA VIGO VILADECANS VITORIA-GASTEIZ VITORIA-GASTEIZ
Spain
The Netherlands 839. 840. 841. 842. 843. 844. 845. 846. 847. 848. 849. 850. 851. 852. 853. 854. 855. 856. 857. 858. 859. 860. 861. 862. 863. 864. 865. 866. 867. 868. 869. 870. 871. 872. 873. 874. 875. 876.
BEVER ALMERE BEVER AMERSFOORT BEHIND THE PINES BEVER AMSTERDAM BEVER AMSTERDAM CARL DENIG KATHMANDU AMSTERDAM MONK AMSTERDAM THE NORTH FACE AMSTERDAM BEVER APELDOORN BEVER ARNHEM BEVER ASSEN BEVER BREDA BEVER DEN HAAG BEVER DEN HAAG HUNA OUTDOOR SHOP BEVER DEVENTER BEVER DOETINCHEM BEVER EINDHOVEN MONK EINDHOVEN BEVER ENSCHEDE RENÉ VOS OUTDOOR BEVER GRONINGEN SOELLAART BEVER HENGELO BEVER HILVERSUM BEVER HOUTEN BEVER NIJMEGEN KATHMANDU NIJMEGEN OUTDOOR & TRAVEL OUTFITTERS BEVER ROTTERDAM BEVER S-HERTOGENBOSCH BEVER STEENWIJK BEVER TILBURG BEVER UTRECHT KATHMANDU UTRECHT THE NORTH FACE UTRECHT ZWERFKEI OUTDOOR
ALMERE AMERSFOORT AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM AMSTERDAM APELDOORN ARNHEM ASSEN BREDA DEN HAAG DEN HAAG DEN HAAG DEVENTER DOETINCHEM EINDHOVEN EINDHOVEN ENSCHEDE GORSSEL GRONINGEN HAARLEM HENGELO HILVERSUM HOUTEN NIJMEGEN NIJMEGEN ROOSENDAAL ROTTERDAM S-HERTOGENBOSCH STEENWIJK TILBURG UTRECHT UTRECHT UTRECHT WOERDEN
877. 878. 879. 880. 881. 882. 883. 884. 885. 886. 887. 888. 889. 890. 891. 892.
NEEDLE SPORTS SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LEEDS THE NORTH FACE THE NORTH FACE LONDON COTSWOLD OUTDOOR ELLIS BRIGHAM MOUNTAIN COTSWOLD OUTDOOR SNOW+ROCK LONDON CANARY SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK LONDON THE NORTH FACE VICTORIA SNOW+ROCK LONDON SNOW+ROCK MANCHESTER PATAGONIA MANCHESTER SNOW+ROCK PORT SOLENT
KESWICK KNIGHTSBRIDGE LEEDS LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON LONDON MANCHESTER MANCHESTER PORTSMOUTH
UK England
LAST WORD PHOTO LOIC BAILLIARD
Nolite te bastardes carborundorum (Non lasciare che i bastardi ti annientino) - Margaret Atwood
Giulia ha cinque anni e vive in comunità. Sua mamma, Simona, si è data fuoco. Seviziata dallo zio fin da piccola, voleva liberarsi del suo corpo, il luogo della sua tortura, la sua prigione. La società non le ha mai offerto giustizia, il suo aguzzino è rimasto impunito per tutta la vita. Giulia ci ha messo anni a capire di provare vergogna, di non volere essere considerata anche lei una vittima, come sua madre. Ora ha 27 anni, ha lasciato Roma e vive in Trentino. È una giornalista, attivista e ultra runner. Quando corre i suoi passi rompono il silenzio. La sofferenza è una liberazione. Durante un’intervista dopo l’ultima vittoria le hanno chiesto “cosa significasse essere una donna che corre”. Le è sembrata una domanda idio-
ta. Ridurre chilometri in polvere le ha permesso di superare un periodo di merda. Senza la corsa non sarebbe qui. I suoi più grandi amici e amiche sono tutte persone conosciute mentre correva. Condividere la sofferenza con altre persone la fa sentire meno sola. Quando partecipa ai programmi televisivi come ospite è spesso vittima di hate speech sui social. Le donne che parlano sono delegittimate per scoraggiare altre donne dall’accedere a opportunità storicamente considerate appannaggio maschile. Per molti uomini è insopportabile cedere visibilità alle donne, soprattutto se hanno potere. Nonostante sia una professionista affermata, alle riunioni di redazione Giulia viene presentata dal suo capo come “la bionda”. È diventata adulta durante gli anni del berlusconismo, che hanno forgiato la cultura della società. La sottorappresentanza femminile e la propaganda continua diffusa dalle televisioni di Silvio Berlusconi
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hanno fatto il lavaggio del cervello a tutta la sua generazione, cresciuta con l’idea che la donna dovesse avere tette grosse e ciglia lunghe. E stare zitta. La donna come contorno, abbellimento scenografico. Donne generate come automi o peggio bene di consumo, da chi vende immagini e ricicla stereotipi a reti unificate per la brava gente (parafrasando Rigurgito Antifascista dei 99 Posse). Se la donna è oggetto, ammazzarla è lecito. In Italia c’è un femminicidio ogni tre giorni.
“Il femminismo va ben oltre la parità di genere, implica molto più dell'aspetto sessuale della vita. Il femminismo deve portare alla consapevolezza di ciò che è il capitalismo". - Angela Davis
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