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Senza respiro Marco Tornatore
ph Kindel Media by Pexels.
Siamo immersi in una crisi senza fine: abbiamo bisogno di soluzioni per riemergere e riprendere fiato
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SENZA RESPIRO
È crisi ormai da 32 mesi: si fatica a riprendere fiato. E non come per alcuni settori industriali che ora, per il problema energetico, si appellano alla politica, con pieno ascolto negato da sempre allo sport, per avere aiuti ed attenzione.
Noi non abbiamo aperture dalle banche, non siamo sostenuti nella misura che perdite e gravami giustificherebbero, non abbiamo una forza lavoro consolidata e fidelizzabile (vediamo che accade con la riforma del lavoro sportivo appena approvata), siamo stati tacciati da governanti ignoranti di essere non essenziali. E il caro energia rende probabili le chiusure nei mesi freddi.
Manca il respiro, proviamo ad inspirare - Va pure esaminato un sistema zoppo prima della pandemia e oggi non più sostenibile. L’analisi è splendidamente interpretata da Rossana Prola a pagina 26. Lei fa un riferimento specifico alle piscine, che hanno un peso sociale maggiore: peso che però si traduce spesso in piani tariffari a guadagno zero e in condizioni concessorie capestro da parte di politica ed enti locali. Molte colpe le hanno i gestori vecchia maniera che hanno determinato il circolo vizioso di appalti perdenti e diseconomici solo per piantare bandierine (a mezz’asta). Lo diciamo da anni: sport non è (solo) no profit, ma deve essere sempre di più profit o puntare al profitto per avere futuro e risorse per le attività agonistiche di base e di vertice. Essere “impresa” deve essere premiante per il mercato, per i cittadini, finanche per stabilire parametri moderni ed attuali nelle gare d’appalto e concessioni pubbliche.
Per riprendere fiato - Prevarrà l’idea di sociale edulcorando il valore di impresa? La riforma dello sport ne è la sintesi, continuando a privilegiare le società no profit. Oggi però reggono bene le società che per molti versi sono “imprese” bancabili e in linea con modelli aziendali vincenti o comunque non dipendenti dal sostegno pubblico. Si sbriciolano invece i castelli di sabbia basati sull’assioma sport-servizio pubblico-no profit. Le società sportive devono proseguire la loro missione vitale per lo sport, ma oggi è tempo di fare impresa e, quindi, di considerare un modello dove prevalga il “business” associato a qualità, centralità del cliente/cittadino, corretta interpretazione dei servizi da erogare, lontani da proposte di base concesse sottocosto da tante realtà sportive.
Il mercato e la crisi azzerano convinzioni che in molti ambienti stanno ancora prevalendo, nonostante la strada maestra da seguire sia chiarissima ed è quella che permette di riprendere a respirare. Marco Tornatore