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per la collettività

Questo articolo è stato anticipatamente pubblicato su wbox e, via social, ha alimentato un certo dibattito, rivelando che alcune categorie di operatori non sono in grado di comprendere quanto sarebbe importante cambiare per assicurare un futuro di certezze per le piscine. Futuro che la stessa crisi idrica mette a rischio. In premessa, riportiamo quindi una considerazione espressa dallo stesso autore, auspicando questo aiuti a leggere con occhi diversi quanto segue e che spinga più di qualcuno a considerare come fondamentale studiare soluzioni nuove per rilanciare e rendere inattaccabile e socialmente primario il nostro comparto

“Coloro che vivono in acqua e con l’acqua non percepiscono la gravità del periodo, ma si lasciano andare a rivendicazioni che sono lontane dalla realtà culturale in cui bisogna immergersi per capire cosa davvero fare ed in quale direzione nuotare.

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Molte delle associazioni private che indicono e gestiscono a tutti i livelli corsi in acqua confinata fanno fatica a pagare regolarmente le corsie che occupano e spesso sono costrette a sovraffollamenti che non sono proprio il massimo o a pro- porre orari poco graditi al pubblico, soprattutto quello minorile (quello che ne ha più bisogno).

La questione non è tecnica e nemmeno economica: è necessario stabilire che prima di tutto l’acquaticità nel nostro Paese deve rappresentare un servizio di tipo sociale, e nel sociale la priorità è quella connessa alla salute. Quindi non è un aspetto relativo al business quello che si vuole ristabilire, ma un diritto connesso alla sanità fisica e mentale, diritto sancito dalla Costituzione.

Coloro che vivono nell’acquaticità dovrebbero essere portavoce di un aspetto ambientale che li coinvolge più di molti altri. La questione della siccità li riguarda da vicino e non possono demandare ad altri la preoccupazione di poter perdere non solo l’ambito della propria passione sportiva, ma l’ambito del loro lavoro. In definitiva la loro stessa vita così come la conosciamo. Questo è il tempo per cambiare mentalità e creare i presupposti per una unica massa critica di una realtà dalle mille sfaccettature come l’acquaticità e divenire paladini di un ambiente che va preservato, ma anche rinnovato partendo proprio dalla sua cultura di fondo. Vero anche che questa ultima oggi è più carente che mai; ma con l’acqua, attenzione, ci si scotta!”

Il 22 aprile si è celebrato l’Earth Day invero calato in un quadro mondiale davvero buio. Si dovrebbe ogni giorno celebrare un Earth Day, ed ogni giorno dedicarlo ad un tema drammaticamente trascurato, a cominciare dall’acqua ed a seguire la salute, il lavoro, l’alimentazione, l’e- nergia e mille altre voci del nostro tempo.

Per l’acqua, purtroppo, la cultura rappresenta solo un aspetto marginale

Per l’acqua, purtroppo, la cultura, intesa come l’insieme delle conoscenze, delle scienze, dei saperi tradizionali e sociali, e delle innumerevoli connessioni ed interazioni con tutta la materia inorganica ed organica tanto da essere l’elemento essenziale della vita, rappresenta solo un aspetto marginale, riservato ai pochi che se ne devono occupare per mille motivi di diversi, ma troppo spesso legati all’economia ed alla finanza.

In questo desolante contesto come si fa a parlare di piscine? Salvo poi ricordarsi del suo valore assoluto solo quando manca o quando è fonte di problemi. Quin-

Quante palestre con piscina potrebbero perdere il servizio in vasca se dovesse essere razionata l'acqua destinata all'impianto natatorio di proclami, annunci, promesse e… scelte operative spesso solo frutto di miopia o di mancata visione lungimirante o di intessi locali che non possono tener conto dell’interesse comune né tantomeno delle necessità del Pianeta Terra.

In questo desolante contesto come si fa a parlare di piscine? Tra tutti gli sport, quello in acqua è il più idroesigente. E la piscina rappresenta in assoluto l’ambito più complesso e più costoso non solo in termini gestionali. Al di là dell’attrazione che indubbiamente la piscina genera per le diverse attività sportive, per il wellness in acqua e per il relax ed il divertimento (e lo dico anche per essere stato coinvolto nella progettazione del primo aquapark in Italia), oggi la piscina ha perso una sua identità unica molto diversa dalle palestre per il fitness o dai campi gioco/sport tradizionali e non.

Oggi la piscina ha perso una sua identità unica molto diversa dalle palestre per il fitness o dai campi gioco/sport tradizionali e non

Forse è arrivato il momento di considerare le vasche con acqua in ambienti protetti qualcosa di realmente diverso. Un ambito necessario, un contesto utile in termini sociali, un struttura di servizio per lo sviluppo delle comunità non solo urbane.

La Piscina Pu E Forse Deve Divenire Un Presidio Socio Sanitario

Riflettiamoci un momento: svolge già ruoli socio-educativi importanti: avviamento allo sport, educazione e promozione alla costanza ed all’impegno, scuola di vita e, cosa da non trascurare quanto da non considerare scontata, insegna a nuotare

Svolge un ruolo sociale, rappresentando una valida alternativa ai luoghi comuni di pseudo socializzazione (il campo sportivo della parrocchia, il bar, la strada…). Valido per ogni età. Di fatto evita molti problemi di devianza soprattutto per i minorenni e giovani adulti. Si sposa, molto meglio di altri contesti, per percorsi di riabilitazione ed attività per i meno giovani.

Le piscine contribuiscono in modo determinante a ridurre i rischi di patologie anche per chi non pratica attività sportive in modo agonistico e/o anche solo amatoriale, discontinuo

Contribuisce in modo verificabile e misurabile alla prevenzione e alla salute, al suo mantenimento, al riequilibrio psico fisico, al recupero funzionale. I benefici della medicina fisica e della fisioterapia in acqua sono descritti in migliaia di pubblicazioni scientifiche da ormai molti decenni. Ed hanno una storia lunga (e documentata) da quasi tremila anni. Tanto da essere uno dei pilastri della medicina moderna. I benefici fisici e psicologici dell’attività in acqua attraverso le molteplici discipline del wellness, quanto del fitness in acqua sono straordinariamente efficaci (se praticati sotto attenta guida e per tempi medio lunghi).

Perché non considerare le piscine come presidi socio-sanitari?

E molto altro ancora. Ma in definitiva le piscine contribuiscono in modo determinante a ridurre i rischi di patologie anche per chi non pratica attività sportive in modo agonistico e/o anche solo amatoriale, discontinuo. Rappresentano un punto di riferimento per il recupero ed il mantenimento della forma nella terza e quarta età. Tutto questo si ripercuote in termini di riduzione delle ospedalizzazioni, riduzione del ricorso a farmaci, contenimento della spesa sanitaria, riduzione strategica di molti problemi sociali.

Allora perché non considerare le piscine come presidi socio-sanitari? In questo modo assumerebbero quella dignità e quella funzione tale da divenire strutture necessarie nella nostra società. E quindi non sarebbero le prime a chiudere i battenti in caso di siccità (o di pandemia).

Sarebbe sufficiente definirne i contenuti e le caratteristiche in termini qualitativi e disporre di personale professionalmente qualificato: potenzialità e limiti dell’offerta.

Certo per le loro caratteristiche ed i loro contenuti sarebbero comunque diverse dai centri termali, riconosciuti come veri e propri presidi sanitari, con tanto di decreto dal Ministero della Salute, dove il camice bianco (il medico) prescrive e segue terapie specialistiche in base a diagnosi cliniche ufficiali ed in riferimento specifico ad un mezzo terapeutico (l’acqua termo minerale) validato alla pari di un farmaco.

Passare da piscina a presidio socio-sanitario può rappresentare, anche nel breve termine, una proposta per un diverso futuro dell’acquaticità italiana

Ma adottando alcuni dei protocolli specifici delle terme, in forma semplificata in quanto nelle normali piscine (quelle con alimentazione idrica da acquedotto) non si possono né devono curare patologie umane, ed assoggettandosi al principio della qualità controllabile, si possono trovare forme di proposte per i contenuti accettabili anche dal legislatore

Non è un percorso semplice né rapido, ma passare da piscina a presidio socio-sanitario può rappresentare, anche nel breve termine, una proposta per un diverso futuro dell’acquaticità italiana. 

Andrea Pambianchi andrea@dabliu.com

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