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2.5 Wurman e gli architetti dell’informazione

organizzarli in una forma significativa, presentarli in modo appropriato comunicando il contesto attorno ad essi. La soluzione? il design, attraverso il quale possiamo dare coerenza e struttura a dei dati ‘grezzi’.

Richard Saul Wurman, negli anni Settanta, allora docente di Architettura nella Carolina del Nord, prima che l’accesso ad internet diventasse universale, predilisse che l’imminente esplosione di informazioni avrebbe richiesto la nascita di una nuova razza di professionisti addetti all’organizzazione dei dati e concentrò i suoi studi principalmente sul design e su come potesse divenire indispensabile per la traduzione dei dati in artefatti che “permettessero alla mente umana di leggere e comprendere le informazioni da esse veicolate”. La sfida più grande della nostra specie, disse Wurman, fu quella di riuscire a destreggiarsi in quel mare ancora sconosciuto di dati.

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Questi nuovi professionisti furono chiamati dallo stesso Wurman architetti dell’informazione, e la loro disciplina soprannominata architettura dell’informazione. Quale era il loro compito? Aiutare gli utenti ad evitare l’ansia da informazione, il buco nero tra dati e conoscenza. Egli riuscì a connettere il mondo dell’architettura dell’informazione con quello del design (inteso non come la pratica di rendere bello l’aspetto di un oggetto ma di progettare e organizzare i diversi componenti di qualcosa).

«Intendo architetto nel senso di creare principi sistematici, strutturali e ordinati per far funzionare qualcosa; la meditata costruzione di un artefatto, di un’idea o di una politica che informa perché è chiara».

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