Unic industria conciaria italiana anno 2016

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2016 RAPPORTO ECONOMICO ANNUALE


QUADRO GENERALE La produzione conciaria italiana ha raggiunto, nel 2016, un valore pari a 4.973 milioni di euro, per un totale di 122 milioni di metri quadri di pelli finite e 12 mila tonnellate di cuoio da suola. Moderatamente negative le variazioni nel confronto con l’anno precedente (Fig.1), con ribassi sia in volume (-1,7% per il finito e 3,6% per il cuoio suola) che in valore (-3,4% complessivamente). Se la domanda manifatturiera ed i relativi consumi hanno risentito della debole congiuntura economica globale, due sono i fenomeni da sottolineare rispetto alle tendenze settoriali che hanno caratterizzato gli ultimi anni. In primis, un calo di fatturato prevalentemente causato da un ripiegamento dei mercati esteri (export -5%), che fa da contraltare ad un mercato interno lievemente sopra la stabilità. In secondo luogo, una variazione nei valori generali più negativa di quella sofferta sui volumi, ad evidenza di un leggero ribasso del prezzo medio complessivo di vendita.

Decisamente limitate le perdite in termini strutturali: -2% di aziende, -1% di addetti. Ad oggi, il settore è composto da 1.218 aziende e 17.612 addetti.

PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE, DESTINAZIONE D’USO e FASCIA DI PREZZO Le pelli di origine bovina e ovicaprina, che, sottoprodotti della filiera alimentare, rappresentano le principali tipologie di prodotto trattate dalla nostra industria (incidenza rispettivamente pari al 79% e al 20% del totale), hanno tutte mostrato ribassi nel 2016 (Fig.2). Limitata la flessione nelle bovine grandi e nelle capre, mentre è apparsa più accentuato il decremento per le bovine piccole e, soprattutto, per le ovine. Aumenti solo per la categoria residuale degli altri animali (suini, cervi, rettili...). La domanda proveniente dal settore moda (calzatura, pelletteria, abbigliamento), a cui viene complessivamente destinato ol-

FIG. 1 - PRODUZIONE CONCIARIA ITALIANA 2016

Prod. conciaria (migliaia mq) Cuoio da suola (tonn.)

Var. % ’15/’16

Volume

Valore (milioni euro)

Volume

Valore

121.532

4.837

-1,7%

-3,4%

11.527

136

-3,6%

-4,5%

TOTALE PRODUZIONE

4.973

-3,4%

TOTALE EXPORT

3.800

-5,0%

Incidenza apparente export/produzione

76%

FIG. 2 - PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE 2016 Volume

Pelli bovine

(milioni mq)

Var. % ’15/’16 Valore

(milioni euro)

86,4

3.376,5

9,5

519,4

Pelli ovine

13,1

423,8

Pelli caprine

11,9

387,2

0,6

130,1

121,5

4.837,0

11.527

136,0

Pelli vitelline

Bovine (escl. cuoio suola)

Superficie/Quantità Valore

Vitelline

Ovine

Pelli di altri animali SUBTOTALE Cuoio da suola (tonn.) TOTALE

4.973,0

Caprine

Altri animali

Cuoio da suola

-14%

-12%

-10%

-8%

-6%

-4%

-2%

0%

2%

4%

6%


tre il 70% della produzione conciaria italiana (Fig.3), ha mostrato particolare difficoltà nel corso dell’anno passato. Il maggior cedimento si è registrato sulla pelletteria, mentre calzatura (sempre prima destinazione d’uso delle pelli italiane) ed abbigliamento hanno limitato le perdite al 2% circa. Per il terzo anno di fila, l’incremento più consistente è arrivato dalla carrozzeria, sostenuto dal buon andamento generale del mercato dell’auto e dall’utilizzo della pelle anche nella categoria premium. Arredamento sostanzialmente stabile, ma finalmente con segno positivo dopo un decennio di arretramenti quasi ininterrotti. Il calo dell’attività ha colpito soprattutto i prodotti delle fasce di prezzo e qualità più elevate (Fig.3), che hanno scontato le aggressive politiche di contenimento dei costi implementate da alcuni brand del lusso mondiale. Tale dinamica ha invece premiato la gamma medio-alta, mentre le fasce più economiche hanno mostrato un andamento sostanzialmente in linea con la media generale.

COSTI E REDDITIVITÀ La struttura media dei costi di una conceria italiana (Fig.4) mostra, come voce principale, l’acquisto della materia prima, che nel 2016 ha inciso per oltre il 52% sul totale delle spese. Seguono, in ordine di importanza, i servizi (che includono anche quelli, crescenti, finalizzati alla sostenibilità delle imprese), i prodotti chimici e il lavoro (12% circa per entrambi). Sul fronte della redditività, il margine operativo, al lordo di gestione finanziaria, tasse, deprezzamento di beni e ammortamenti (EBITDA), è stato stimato essere pari al 3,9% del valore della produzione ed ha evidenziato una lievissima crescita rispetto all’anno precedente. Invece, ROI e ROE, indicatori rispettivamente della redditività della gestione caratteristica e di quella complessiva, sono risultati sostanzialmente invariati.

FIG. 3 - PRODUZIONE PER DESTINAZIONE D’USO E FASCE DI PREZZO quote su totale e variazione % 2015/2016

quote su totale e variazione % 2015/2016

Abbigliamento e guanti 5,1%

Altre

-1,9%

2,1%

Top / Alto 30,9%

-1,8%

Medio / Basso

-9,4%

34,1%

-2,1% +7,9%

Carrozzeria

11,2% 41,8% Calzatura

+0,1%

-1,6%

Arredamento

15,8%

Pelletteria

24,0%

+1,1%

-6,8%

Medio - Alto

35,0%

FIG. 4 - IL BILANCIO DELL’INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA struttura dei costi

Lavoro

Servizi

Altri costi

redditività e margini

1,5%

12,3%

22,2%

Prodotti chimici

11,6%

Materia prima

52,4%

3,9%

EBITDA

2,5%

ROI

1,8%

ROE


DATI REGIONALI La conceria italiana mostra le caratteristiche tipiche del modello di sviluppo industriale a matrice distrettuale (Fig.5), con i principali poli regionali (4) che pesano per oltre il 96% della produzione nazionale. Il comprensorio veneto, sviluppatosi in provincia di Vicenza ed intessuto di imprese di medie dimensioni e grandi gruppi industriali, è il più grande in termini di addetti e fatturato (oltre metà del totale nazionale) ed è specializzato nella produzione di bovine grandi per interni auto, calzatura, arredamento e pelletteria. Nel 2016 la produzione del distretto ha ceduto il 3%, perdita sostanzialmente moderata grazie al buon andamento delle vendite per il segmento automotive. Il secondo maggior polo conciario si trova in Toscana (28,5% della produzione totale), in provincia di Pisa, prevalentemente nei comuni di S. Croce sull’Arno e Ponte a Egola. Lo scorso an-

no, le pelli toscane, tipicamente vitelli e bovine di medie dimensioni (anche per la produzione di cuoio da suola) destinate ai clienti della moda-lusso, hanno nel complesso registrato un decremento limitato all’1% (export -2%). Riferimento nazionale per la lavorazione di pelli ovine e caprine destinate ad abbigliamento, calzatura e pelletteria, il distretto campano (8% della produzione conciaria nazionale) si concentra nella zona di Solofra (Avellino), con alcune importanti presenze anche nei pressi di Napoli. Le difficoltà congiunturali del segmento ovicaprino hanno causato una perdita complessivamente a doppia cifra durante l’anno passato. Situazione simile per il distretto lombardo, situato nell’area del magentino e anch’esso specializzato soprattutto nella produzione di pelli ovicaprine, con un’incidenza sulla produzione conciaria nazionale pari al 5%. Il calo 2016 del valore di produzione è stato pari all’8%.

FIG. 5 - INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA - DATI PER REGIONE

VENETO

(Arzignano, Chiampo - VI)

var. % ’15/’16

Addetti: 8.324

-0,2%

Imprese: 459

-1,7%

Produzione: 2.735,0 mln. €

TOSCANA

-2,6%

var. % ’15/’16

(S. Croce, Ponte a Egola - PI)

Addetti: 5.765

-0,3%

Imprese: 527

-1,3%

Produzione: 1.417,1 mln. €

ALTRE REGIONI

var. % ’15/’16

(Piemonte, Puglia, Marche, Emilia Romagna)

Addetti: 674 Imprese: 33

Produzione: 193,0 mln. €

-6,6% -10,8% -11,9%

CAMPANIA (Solofra - AV)

-1,1%

var. % ’15/’16

Addetti: 1.901

-5,3%

Imprese: 158

Produzione: 379,1 mln. €

-3,1% -10,2%

LOMBARDIA

var. % ’15/’16

Addetti: 948

-2,2%

Imprese: 41

-2,4%

(Robecchetto, Turbigo - MI)

Produzione: 248,7 mln. €

-7,7%


INCIDENZA DELL’ITALIA SUL MONDO Per il secondo anno di fila, la leadership internazionale della conceria italiana esce addirittura rafforzata da un’annata sostanzialmente non brillante. La manifattura delle pelli si caratterizza da sempre per una forte ciclicità congiunturale ma da diversi anni le nostre imprese hanno sviluppato una stabilità nei fondamentali aziendali (produttivi, commerciali, finanziari) che permette loro di reagire sostanzialmente meglio dei concorrenti ai momenti di debolezza della domanda globale. Tale capacità, costruita su qualità, innovazione, sostenibilità e dinamismo commerciale, porta la nostra industria a mantenere un primato quasi incontrastato (Fig.6) sia in termini di valore della produzione (65% del totale UE, 19% del totale mondiale) che di trade internazionale (26% dell’export globale di pelli finite, oltre al 21% dell’import complessivo di materia prima).

MERCATI DI APPROVVIGIONAMENTO MATERIA PRIMA (pelli grezze e semilavorate) Le dinamiche di approvvigionamento della principale materia prima delle concerie, cioè le pelli grezze o semilavorate, rivestono un’importanza fondamentale per il settore. Come accennato in precedenza, le pelli sono infatti un sottoprodotto dell’industria della carne e tale caratteristica provoca una strutturale rigidità dell’offerta rispetto alla domanda, che ha conseguenze spesso problematiche in termini commerciali (protezionismo in molti Paesi detentori, estrema volatilità dei prezzi, vischiosità nella trasmissione di informazioni di filiera, ecc.). In tale quadro, il mix nel paniere di acquisti delle concerie italiane risulta in continua evoluzione, sia in termini di origini geografiche che di tipologia di materia prima di partenza per il processo. Come evidenziato nella Fig.7, nel 2016 l’industria concia-

FIG. 6 - PRIMATI INTERNAZIONALI DELL’INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA

19%

21% import di materia prima

del valore della produzione

19% import di pelli grezze

26%

22% import di pelli semilavorate

dell’export di pelli finite

FIG. 7 - MATERIE PRIME CONCIARIE

FIG. 8 - IMPORT MATERIA PRIMA PER MACROAREE quote su totale

quote su totale

Altro 5%

Pelli Semilavorate Crust 3%

Pelli Grezze 34%

63%

Oceania 6%

Africa

7% UE 53%

Nord America / Nafta

7%

Pelli Semilavorate Wet Blue

Sud America

22%


ria italiana ha utilizzato semilavorati wet blue per il 63% della produzione totale, con il grezzo a quota 34%; molto limitato l’uso del crust (3%). Sempre preponderante il ricorso a materie prime di origine estera (oltre il 90% del fabbisogno totale) data l’insufficiente dimensione del patrimonio bovino ed ovicaprino nazionale.

IMPORTAZIONI Nel corso dell’anno passato, l’import italiano di pelli grezze e semilavorate ha coinvolto 119 Paesi fornitori ed è complessivamente stato di poco superiore alle 800 mila tonnellate. Nel dettaglio, sono state acquistate dall’estero 402 mila tonnellate di pelli grezze, 388 mila tonnellate di wet blue e circa 11 mila tonnellate di crust. A livello di aree di origine (Fig.8), l’Europa continua a rappresentare il più importante bacino di approvvigionamento

ed incide per il 53% dell’import totale); a seguire Sud America (22%), Africa / Medio Oriente e Nord America / Nafta (7% ciascuno) ed Oceania (6%).

DISPONIBILITÀ PELLI GREZZE (MACELLAZIONI) Se, a livello globale, gli abbattimenti di bovini adulti sono risultati sostanzialmente invariati l’anno scorso, il dettaglio relativo a Unione Europea e Stati Uniti ha mostrato una tendenza positiva (con aumenti rispettivamente pari a +3% e +5%), a fronte di cali modesti in Sud America (Brasile -1%, Argentina -2%) e più consistenti in Nuova Zelanda (-7%) ed Australia (-19%). L’annata si è chiusa in negativo sia per i vitelli (macellazioni complessive in ribasso del 5%) che per gli ovini. Anche in questi casi, però, l’Europa è apparsa in controtendenza ed ha registrato rialzi diffusi (Fig.9).

FIG. 9 - ANDAMENTO DISPONIBILITÀ PELLI GREZZE (MACELLAZIONI) VITELLI

BOVINI ADULTI

OVINI Italia

Italia

Italia Francia

Francia Germania

Olanda

Regno Unito

Spagna

Spagna

Germania

Stati Uniti

Belgio

Spagna Francia Regno Unito

Irlanda

Stati Uniti

Argentina

-20% -18% -16% -14% -12% -10% -8% -6% -4% -2%

Grecia

Australia

Australia

Australia

Nuova Zelanda

Nuova Zelanda

Nuova Zelanda

0%

2%

4%

6%

-20% -18% -16% -14% -12% -10% -8% -6% -4% -2% 0%

2%

4% 6%

8%

-12%

-10%

-8%

-6%

-4%

-2%

0%

2%

4%

FIG. 10 - EXPORT ITALIANO DI PELLI CONCIATE PER MACROAREA DI DESTINAZIONE 2016

Var. % ’15/’16

Valore (milioni euro)

Volume (migliaia tonnellate)

UE (15 membri storici)

1.932,8

98,1

-4,9%

-1,4%

Altri UE (13 membri recenti)

1.146,0

58,4

-5,9%

-0,3%

Area Russa e Balcani

274,5

13,4

+5,4%

+8,4%

Estremo Oriente

952,0

148,8

-9,5%

-7,1%

Nord America / Nafta

297,2

10,2

+8,6%

+15,4%

Altri

343,3

30,0

-9,6%

+18,2%

3.799,8

300,4

-5,0%

-1,9%

TOTALE

Valore

Volume

6%


MERCATI DI ESPORTAZIONE Il contributo dei mercati esteri ai dati di vendita della conceria italiana risulta da tempo fortemente maggioritario ed ha superato, negli ultimi anni, quota 75% del totale. Nel 2016, l’export nazionale di pelli conciate è stato pari a 3,8 miliardi di euro ed ha raggiunto, in linea con gli ultimi anni, 114 Paesi. Il valore complessivo ha mostrato, come già citato, un ribasso del 5% rispetto all’anno precedente ma i risultati sui principali mercati appaiono molto diversificati. In termini di macro aree di destinazione (Fig.10), appare opportuno sottolineare che, sebbene la tendenza negativa dell’anno scorso abbia risparmiato solo le nostre esportazioni verso il Nord America e l’area russo-balcanica, l’Unione Europea (al netto del nostro Paese, ovviamente) rimane comunque, nel suo complesso, il primo cliente estero delle con-

cerie italiane con il 51% del totale, mentre l’Estremo Oriente si assesta al 25%. A livello di singoli Paesi di destinazione, sono risultate in difficoltà soprattutto le spedizioni verso i manifatturieri cinesi (in calo a doppia cifra, sia Hong Kong che Cina continentale, ma nel complesso sempre prima destinazione estera delle pelli italiane), tedeschi, portoghesi e sud-coreani, con cali anche verso il Regno Unito. Tra le destinazioni in positivo, gli USA hanno mostrato l’aumento di valore più consistente ed archiviano il settimo anno consecutivo di crescita. Seguono, come best performer, la Francia e il Vietnam. Infine, tra i mercati euro-mediterranei di delocalizzazione dei clienti, scendono Romania, Polonia, Tunisia, Bulgaria, Repubblica Ceca e Bosnia-Erzegovina, mentre salgono Albania e Serbia.

FIG. 11 - EXPORT PELLI CONCIATE PER PRINCIPALE PAESE DI DESTINAZIONE Valore 2016 (milioni euro)

Var. % ’15/’16

Quota su totale export

Romania

327,3

-4,8%

8,6%

Hong Kong

287,5

-20,9%

7,6%

Cina

251,0

-10,6%

6,6%

Spagna

249,8

-1,1%

6,6%

Francia

236,3

+2,6%

6,2%

USA

235,7

+11,7%

6,2%

Polonia

201,0

-4,1%

5,3%

Germania

192,9

-11,8%

5,1%

Vietnam

171,6

+5,2%

4,5%

Portogallo

169,1

-12,2%

4,5%

Tunisia

116,2

-13,1%

3,1%

Regno Unito

102,1

-2,9%

2,7%

Albania

96,4

+13,3%

2,5%

Corea del Sud

83,5

-8,8%

2,2%

Serbia

75,5

+15,9%

2,0%

India

62,8

-3,4%

1,7%

Austria

61,6

-14,3%

1,6%

Bulgaria

57,1

-11,4%

1,5%

Repubblica Ceca

51,9

-7,6%

1,4%

Bosnia-Erzegovina

45,6

-4,5%

1,2%

724,8

-2,8%

19,1%

3.799,8

-5,0%

100%

Altri Paesi (94) TOTALE

NOTA. Sulla base di nuove rilevazioni statistiche disponibili, è stata effettuata una revisione dei dati storici strutturali di produzione del cuoio da suola; l’eventuale confronto con valori e volumi precedentemente diffusi porterebbe a valutazioni incongruenti. L’export riprende i dati ufficiali ISTAT per le pelli conciate del Cap. NC 41 e NC 43, escludendo i valori di tali capitoli non identificabili per quantità e tipologia, stimati dall’ISTAT essere rispettivamente pari a 21,0 e 4,6 mln di euro nel 2016. Sono inclusi eventuali fenomeni di pura commercializzazione con l’estero (riesportazione di pelli importate) o all’interno del territorio nazionale (esportazione di pelli acquistate da altre regioni, fenomeno che spiega le incongruenze tra alcuni dati regionali di fatturato ed export). L’analisi sull’import riguarda esclusivamente le pelli del Cap. NC 41.

a cura del SERVIZIO ECONOMICO UNIC La Conceria 27/2017 - inserto © pubblicazione esclusiva de La Conceria - riproduzione vietata Via Brisa, 3 20123 Milano tel +39 02 8807711 fax +39 02 860032 economico@unic.it www.unic.it


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