Unic - industria conciaria italiana anno 2013

Page 1

2013 Report annuale Industria conciaria italiana

Unione Nazionale Industria Conciaria


FIG. 1 - INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA - DATI PER REGIONE

TAB. 1 - PRODUZIONE CONCIARIA ITALIANA 2013 Volume

Var. % ’12/’13

Valore (milioni euro)

Volume

Valore

Prod. conciaria (migliaia mq) 128.925

5.018

2,4%

9,5%

33.847

234

-1,6%

-2,0%

n.c.

5.252

n.c.

9,0%

Cuoio da suola (tonn.) TOTALE PRODUZIONE 1

4.008

TOTALE EXPORT

Incidenza apparente export/produzione

8,6%

76,3%

FIG. 2 - PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE 2013 Volume Valore (migliaia mq)

(milioni euro)

Pelli bovine

90.891

3.419

Pelli vitelline

10.833

560

Pelli ovine

14.689

521

Pelli caprine

11.860

390

652

128

128.925

5.018

33.847

234

n.c.

5.252

Var. % ’12/’13 Volume

Cuoio da suola

Valore Altri animali

Pelli di altri animali SUBTOTALE Cuoio da suola (tonn.) TOTALE

Caprine

VENETO

Ovine

var. % ’12/’13

(Arzignano, Chiampo - VI)

Addetti: 8.272 Imprese: 468 Produzione: 2.732 mln. euro

Vitelline

Bovine (escl. suola)

+0,6% -0,8% +9,9%

Bovine per calzatura, pelletteria e imbottiti -10%

-5%

0%

5%

10%

15%

TOSCANA

var. % ’12/’13

(S. Croce, Ponte a Egola - PI)

FIG. 3 - PRODUZIONE PER SETTORI DI DESTINAZIONE D'USO Altre 2,1% Abbigliamento e guanti 4,9%

Addetti: 5.795 Imprese: 544 Produzione: 1.468 mln. euro

+4,0% -0,9% +6,8%

Bovine per calzatura e pelletteria

Carrozzeria 8,8%

CAMPANIA

var. % ’12/’13

(Solofra - AV)

Arredamento 16,5%

Calzatura 43,5%

Addetti: 2.041 Imprese: 167 Produzione: 452 mln. euro

-1,3% -1,2% +2,3%

Ovicaprine per calzatura, pelletteria e abbigliamento Pelletteria 24,2%

LOMBARDIA

var. % ’12/’13

(Robecchetto, Turbigo - MI)

Volume 2013 (milioni mq)

Var. % ’12/’13

Calzatura

56,0

-0,9%

Pelletteria

31,3

13,8%

Arredamento

21,3

-5,8%

Carrozzeria

11,3

12,9%

Abbigliamento e guanti

6,4

-2,6%

Altre

2,7

0,2%

128,9

2,4%

TOTALE

Addetti: 1.045 Imprese: 47 Produzione: 304 mln. euro

+2,0% -2,1% +14,8%

Ovicaprine per calzatura e pelletteria

ALTRE REGIONI

var. % ’12/’13

(Piemonte, Puglia, Marche, Emilia Romagna)

Addetti: 805 Imprese: 43 Produzione: 296 mln. euro

+2,9% -2,3% +15,8%

Pelli per calzatura, pelletteria e arredamento


3

DATI NAZIONALI Nel 2013 il valore complessivo della produzione conciaria italiana è aumentato del 9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 5.252 milioni di euro, a fronte di volumi pari a circa 129 milioni di metri quadri, in rialzo del 2,4%, e quasi 34 mila tonnellate di cuoio da suola, in calo dell’1,6%. (Tab. 1). Si è trattato di un altro anno con un differenziale rilevante tra tendenze in valore e in volume, a causa dei continui incrementi delle quotazioni internazionali delle principali materie prime di riferimento (pelli grezze e semilavorate) e delle conseguenti revisioni dei listini delle concerie. Un’annata di crescita per valore e volume della produzione non accadeva dal 2010, ma in quel caso si trattava dell’uscita dalla pesante crisi del 2009. Guardando all’indietro, la stessa situazione si è verificata solo nel 2006 e nel 2000. Attualmente il valore della produzione risulta in linea con il biennio pre-crisi 2006-2007, mentre i volumi sono tornati sui livelli di fine anni ’70 – inizio ’80. La crescita delle vendite è, per la prima volta da 7 anni, equamente suddivisa tra mercati internazionali (export +8,6%) e mercato interno "apparente", cioè quello che esclude le esportazioni verso le delocalizzazioni estere dei clienti manifatturieri italiani (tipicamente in Europa orientale, Nord Africa ed Estremo Oriente), che è aumentato del 10% ed è per la prima volta in crescita dal 2006. A fine anno la struttura del settore contava 1.269 imprese, in calo dell’1%, per un totale di 17.958 addetti2, in aumento dell’1,6%.

DATI REGIONALI La concia italiana è da sempre un caso di successo del modello distrettuale (Fig. 1) che tradizionalmente caratterizza una parte rilevante dell’economia manifatturiera nazionale, considerato un esempio di eccellenza a livello globale. Il più grande polo conciario per produzione e addetti (oltre la metà del totale nazionale) si trova in Veneto, nella valle del Chiampo, provincia di Vicenza. Si caratterizza per la coesistenza di imprese medio-piccole e grandi gruppi industriali, all’avanguardia nell’automazione e standardizzazione delle fasi di processo. La principale specializzazione produttiva sono le pelli bovine grandi destinate ad arredamento imbottito e interni auto, alla calzatura e alla pelletteria. Nel 2013, il valore della produzione del distretto, pari oltre alla metà del totale nazionale, ha registrato un considerevole incremento (+9,9%), trainato dalle esportazioni (+12,7%) e seguito dal mercato interno finalmente in aumento, seppur lieve (+2%). Il motore della domanda distrettuale sono stati senza dubbio i clienti degli interni auto e della pelletteria. Il distretto toscano, che si concentra nella zona di S. Croce sull’Arno (provincia di Pisa) e nel complesso incide per il 28% sul totale del fatturato italiano, è rinomato per l’elevato grado di artigianalità e flessibilità delle produzioni, primariamente destinate all’alta moda. Le lavorazioni riguardano soprattutto le pelli di vitello e le bovine medio-grandi, alcune delle quali destinate al cuoio da suola, la cui quasi totalità della produzione italiana si trova a San Miniato e Ponte ad Egola. Il comprensorio toscano ha evidenziato l’anno passato un aumento nel valore della produzione e nell’export rispettivamente del 6,8% e del 2,2%. Il fatturato delle pelli toscane è stato sostenuto dalla domanda interna (+17%), costituita principalmente dalle prime linee delle griffe europee della moda e dei loro terzisti nazionali. Il polo conciario campano, specializzato nella concia di pelli ovine e caprine

per abbigliamento, calzatura e pelletteria e localizzato nella zona di Solofra (Avellino), con alcune importanti presenze anche nei dintorni di Napoli, pesa invece per il 9% del valore complessivo della produzione nazionale. Sebbene in attivo, nel 2013 ha registrato le performance più deludenti, con un valore della produzione in crescita modesta (+2,3%). L’andamento positivo è comunque dovuto soprattutto all’export, che però continua a incidere relativamente poco per le concerie campane (40% circa). Permane ancora una rilevante presenza conciaria in Lombardia (area magentina, produzione di pelli ovicaprine per l’alta moda), con un fatturato pari al 6% del totale nazionale e in rialzo del 14,8%. Brillanti anche i risultati annuali delle altre regioni conciarie italiane (Piemonte, Marche, Puglia, Emilia Romagna, ecc.), che sono cresciute mediamente del 16%.

PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE, DESTINAZIONE D’USO E FASCIA CLIENTE La conceria italiana processa principalmente pelli di origine bovina (79% del totale) ed ovicaprina (21%), la cui disponibilità è legata al consumo di carne e, conseguentemente, alle relative dinamiche di macellazione degli animali. Meno dell’1% delle pelli conciate in Italia si riferisce ad altre tipologie (suini, rettili, cervi, canguri…). Il 2013 è stato un anno decisamente positivo per le pelli bovine e per la categoria “altri animali”. Quest’ultima, spinta soprattutto dal segmento dei rettili, e quella delle bovine medio-grandi hanno segnato rialzi importanti sia in volume che in valore, mentre per vitelli e per le ovine l’ottimo andamento delle vendite in valore non si è rispecchiato anche sul lato dei volumi (ed è quindi principalmente attribuibile a dinamiche inflattive). Annata indubbiamente negativa infine per le capre (Fig. 2). La crescita dei prezzi della materia prima ha costretto ad adeguamenti dei listini del finito per tutte le principali tipologie. I prezzi di vendita sono mediamente saliti del 7%, ma le differenze tra segmenti e nicchie di prodotto sono notevoli: per alcune tipologie di fascia alta, particolarmente ricercate, i rialzi hanno superato il 20%. Questa tendenza è strettamente conseguente alla necessità di incorporare gli incrementi delle materie prime nei listini di vendita senza provocare eccessivi squilibri nelle delicate dinamiche di domanda e offerta. I più importanti settori clienti (Fig. 3) appartengono a due grandi macro categorie merceologiche: la filiera moda (calzatura, pelletteria, abbigliamento) e l’imbottito (arredamento, interni auto, nautica). La calzatura è storicamente la prima destinazione d’uso, a cui viene attualmente destinato il 43% delle pelli italiane. Il secondo principale utilizzo è la pelletteria, che rappresenta il settore cliente cresciuto maggiormente e in maniera più continua nel corso dell’ultimo decennio grazie al crescente successo internazionale delle griffe della moda specializzate nell’accessorio. Seguono, sul piano dell’incidenza, l’arredamento imbottito, che dopo lo sviluppo dirompente degli anni novanta ha mostrato un graduale ma intenso ridimensionamento in termini di domanda e consumo, e l’automotive, in netta espansione. Infine l’abbigliamento, che negli anni recenti è risultato in progressivo calo. Analizzando l’andamento delle destinazioni nel 2013, per il terzo anno di fila aumentano in maniera consistente la carrozzeria (+13%), trainata dal sempre maggior utilizzo nell’alto di gamma dell’automotive, e la pelletteria (+14%), che registra l’undicesima crescita annuale degli ultimi quindici anni. La calzatura, ha registrato un lieve arretramento (-0,9%), principalmen-


FIG. 4 - IMPORTANZA DELLE MATERIE PRIME COMPLESSIVE UTILIZZATE

FIG. 5 - IMPORT DI MATERIA PRIMA PER MACRO AREE D’ORIGINE - INCIDENZA % IN VOLUME

Pelli crust 2%

Asia 3,0% Area ex-URSS e Balcani 4,8% Oceania 5,6%

Pelli grezze 38%

UE 53,8%

Africa / Medio Oriente 5,4% Area Nafta 6,0%

Pelli wet-blue 60%

America Latina 21,4%

TAB. 2 - IMPORT DI MATERIA PRIMA PER STADIO DI LAVORAZIONE 2013 Volume (migliaia tonnellate)

Valore (milioni euro)

Pelli grezze

462,0

1.144,8

Pelli wet-blue

Var. % ’12/’13 Volume Valore +1,5%

+19,3%

382,2

1.170,5

+15,7%

+17,8%

Pelli crust

10,4

213,4

+37,1%

+27,2%

TOTALE

854,6

2.528,6

+7,8%

+19,2%

FIG. 6 - ANDAMENTO INDICI DI PREZZO DELLE PRINCIPALI MATERIE PRIME 240 Vitelli

Vacche

Bovine grandi wet-blue

Vitellame

Tori

Ovicaprine grezze

200

160

120

80

40

base: 2005=100 0

n ge

06

ag m

06

4 6 7 8 9 0 1 2 3 07 08 09 10 11 12 13 14 07 08 09 10 11 12 13 t0 t0 t0 t0 t1 t1 t1 t1 r1 n n n n n n n n ag ag ag ag ag ag ag se se se se se se se se ap ge ge ge ge ge ge ge ge m m m m m m m

TAB. 3 - EXPORT DI PELLI CONCIATE PER STADIO DI LAVORAZIONE 2013 Valore (milioni euro) Pelli wet-blue Pelli crust Pelli finite (incl. cuoio suola) Pelli conciate con pelo TOTALE

309,0

Volume (migliaia tonnellate) 180,6

Var. % ’12/’13 Valore Volume +12,4%

+13,2%

139,4

8,2

-6,1%

-17,7%

3.422,5

138,5

+8,3%

+5,1%

137,2

0,7

+25,0%

-47,2%

4.008,1

328,0

+8,6%

+8,3%


5 te dovuto a un deludente secondo semestre dell’anno. Ancora cali per l'arredamento, i cui attuali volumi di produzione sono meno della metà rispetto al 2006 (praticamente un decremento ininterrotto da allora). Tale utilizzo, oltre a soffrire dell’opacità dei consumi finali, ha sofferto più delle altre destinazioni i persistenti aumenti dei prezzi della materia prima, data la maggiore difficoltà del comparto a trasmetterli a valle, e la maggiore facilità dei clienti a sostituire la pelle con materiali alternativi. Ennesima perdita anche per l’abbigliamento, ormai una nicchia che ogni anno fa segnare un nuovo minimo storico. Si conferma il maggior dinamismo delle richieste provenienti dalle gamme più alte della clientela (fasce top ed alto di gamma), che insieme incidono quasi per il 40% circa delle vendite di pelli italiane. Le fascia medio-alta e media contano ancora per circa la metà, mentre la parte residuale, sempre più marginale, è prodotto economico.

MERCATI DI APPROVVIGIONAMENTO MATERIA PRIMA (PELLI GREZZE E SEMILAVORATE) La principale materia prima del settore sono le pelli grezze, prodotte in conseguenza delle attività di macellazione per fini alimentari, cui si aggiungono le pelli semilavorate wet-blue e crust, che hanno già subito alcune fasi del processo conciario. Il valore di queste materie prime oscilla mediamente tra il 40% ed il 65% del valore del finito e le strategie e dinamiche d’acquisto sono, comprensibilmente, elementi essenziali nella gestione aziendale e nella competizione commerciale di una conceria. In termini di importanza relativa (Fig. 4) le maggiori importazioni di semilavorati rispetto al grezzo nel 2013, hanno fatto salire la loro incidenza sul totale delle materie prime utilizzate al 62% (dal 58% nel 2012), suddivise in 60% di wetblue e 2% di crust. La restante parte, pari al 38% del totale, è costituita da pelli grezze. Tale tendenza appare dovuta all’evoluzione dei prezzi d’acquisto e al protezionismo sulla materia prima in numerosi mercati di approvvigionamento, che hanno inciso sulla disponibilità. Data la sua dimensione limitata, il patrimonio bovino ed ovicaprino italiano riesce strutturalmente a coprire meno del 10% del fabbisogno complessivo della industria conciaria italiana e le aziende sono quindi costrette ad importare la restante parte dall'estero. Lo scorso anno le conciarie italiane hanno acquistato dall’estero il 94% delle materie prime utilizzate.

MATERIA PRIMA IMPORTATA3 Nel corso del 2013, sono state importate nel nostro Paese 855 mila tonnellate di materia prima (pelli grezze e semilavorate), con un aumento dell’8% rispetto al 2012; i Paesi di origine sono stati in totale 122, uno in più rispetto all’anno prima. Nel dettaglio per stadio di processo, sono state acquistate dall’estero 462 mila tonnellate di pelli grezze (volume in crescita dell’1,5% sull’anno precedente), 382 mila tonnellate di wet-blue (+15,7%) e poco più di 10 mila tonnellate di crust (+37%). La dinamica crescente dei prezzi d’approvvigionamento ha causato variazioni in valore molto più elevate per il grezzo e il wetblue. L’Unione Europea storicamente rappresenta il più importante bacino d'acquisto per le concerie italiane (Fig. 5). Ha attualmente un peso sul totale importato pari al 54%, principalmente a causa del protezionismo extracomunitario e della maggiore qualità del grezzo continentale. L'America Latina segue, per importanza, con una quota del 21%. Un ruolo meno primario ma comunque importante è ricoperto dai Paesi Nafta dell’America centro-settentrionale (6%), dall’Oceania (6%),

dall'Africa/Medio Oriente (5%), dall'area russo-balcanica (5%) e dall’Asia (3%). Rispetto al 2012, l’incremento negli approvvigionamenti è stato diffuso a tutte le aree, ma in particolare per le quantità acquistate dall’America Latina (+31%), dall’area russo-balcanica (+13%), dall’Asia (+12%) e dall’Oceania (+11%). L’Europa comunitaria ha registrato solo un +1%.

MATERIA PRIMA NAZIONALE La produzione di pelli grezze italiane nel 2013 è risultata in complessiva contrazione: le macellazioni di bovini adulti sono diminuite del 5%, a fronte di un calo del 6% per i vitelli. Le ovicaprine registrano infine i ribassi più intensi (-8%).

ANDAMENTO PREZZI E DISPONIBILITÀ I corsi del grezzo nel 2013 (Fig. 6) hanno toccato i massimi storici per tutte le categorie bovine, seguendo un andamento crescente fino all’autunno, per poi stabilizzarsi quando gli acquisti si sono spostati a favore del wet-blue a causa degli elevati prezzi raggiunti. La dinamica è stata sostenuta da un lato dalla vitalità della domanda su particolari categorie di pellame, dall’altro dalla contrazione delle macellazioni, ai minimi su alcuni mercati chiave di approvvigionamento. Questa condizione ha alimentato fenomeni speculativi da parte dei detentori, come in Europa, dove i prezzi medi del grezzo sono cresciuti attorno al 25% a fronte di una contrazione del 3% degli abbattimenti. I vitelli sono stati la categoria che ha mostrato gli incrementi più sensibili, +28%, spinti dai picchi toccati in Francia (+29%) e Olanda (+34%), laddove negli stessi Paesi le macellazioni sono rispettivamente diminuite del 2% e rimaste invariate. Fra le bovine grandi, il grezzo tedesco si distingue per un rincaro del 30%, mentre rialzi del 20-25% si sono registrati anche in Paesi come Australia e Nuova Zelanda che hanno accresciuto gli abbattimenti nel 2013 a causa della siccità. I corsi del wet-blue bovino hanno visto nel 2013 il susseguirsi di due fasi di crescita: una moderata, lungo i primi nove mesi (+12%) ed una intensa negli ultimi tre (+9%), concomitante con lo spostamento di interesse degli acquirenti dal grezzo al semilavorato. Le pelli ovicaprine hanno sofferto di un altro anno di bassa congiuntura che ha favorito, in generale, il mantenimento dei prezzi sui livelli del 2012. La disponibilità è apparsa assai differenziata con alcuni importanti produttori in sensibile aumento (Regno Unito, Irlanda, Nuova Zelanda, Australia) ed altri tuttora in difficoltà (Spagna e Francia), fenomeno che ha favorito tensione sui corsi di particolari nicchie di alta gamma.

MERCATI DI ESPORTAZIONE I mercati esteri sono da diversi anni un elemento imprescindibile per la crescita e lo sviluppo delle concerie italiane. La loro importanza sul fatturato settoriale totale, in tendenziale aumento da oltre trent’anni, è al momento pari, in termini di peso apparente, ad oltre tre quarti. Nel 2013, le esportazioni italiane di pelli conciate, incluse le tipologie con pelo, sono state destinate a 123 Paesi, per un valore complessivo pari a 4 miliardi di euro, e sono tornate a crescere in maniera decisa: +8,6% in valore e +8,3% in volume (Tab. 3). Il trend positivo ha interessato le pelli a tutti i principali stadi di processo, con l’unica eccezione delle pelli in crust (in calo sia in euro che in kg) e delle quantità di pelli con pelo. In valore, le pelli finite incidono per oltre l’85% sul conciato totale esportato.


Euro 59,3%

FIG. 7 - EXPORT ITALIANO DI PELLI CONCIATE PER AREA VALUTARIA 2013 Valore (milioni euro)

Var. % ’12/’13 Valore Volume

Volume (migliaia tonnellate)

Area Euro

2.375,5

111,1

+5,4%

+3,1%

Area Dollaro USA

1.632,6

216,9

+13,6%

+11,3%

TOTALE

4.008,1

328,0

+8,6%

+8,3%

Dollaro USA 40,7%

TAB. 4 - EXPORT ITALIANO DI PELLI CONCIATE PER MACROAREA DI DESTINAZIONE 2013 Valore (milioni euro)

Var. % ’12/’13 Valore Volume

Volume (migliaia tonnellate)

Unione Europea - 27

2.019,4

93,1

+6,0%

+3,9%

di cui: UE - 15

1.268,1

57,0

+4,8%

+3,0%

Area russa e Balcani Estremo Oriente

268,8

13,4

+11,4%

+7,5%

1.103,4

191,6

+17,1%

+12,3%

Nafta

238,5

8,0

+14,5%

+15,2%

Altri

378,0

22,0

-4,4%

-4,7%

4.008,1

328,0

8,6%

8,3%

TOTALE

TAB. 5 - EXPORT PELLI CONCIATE PER PRINCIPALE PAESE DI DESTINAZIONE

FIG. 8 - PESO ITALIA SU MONDO Quota su produzione

Valore 2013 (milioni euro)

Var. % ’12/’13

Quota su totale export

Hong Kong

503,8

+17,0%

12,6%

Romania

364,7

+2,9%

9,1%

Cina

289,0

+10,3%

7,2%

Quota su import pelli grezze

Spagna

244,0

+4,3%

6,1%

17%

Francia

238,8

-1,7%

6,0%

Germania

230,9

-1,8%

5,8%

Portogallo

187,0

+12,0%

4,7%

Stati Uniti d'America 179,5

+17,4%

4,5%

Polonia

155,5

+19,2%

3,9%

Tunisia

119,9

-3,9%

3,0%

Regno Unito

107,3

+18,9%

2,7%

Vietnam

97,7

+73,3%

2,4%

Corea del Sud

80,2

+13,0%

2,0%

Austria

74,5

+8,5%

1,9%

Turchia

72,8

+13,9%

1,8%

Albania

66,8

+15,3%

1,7%

Grecia

62,1

+22,7%

1,5%

Bulgaria

56,8

+2,5%

1,4%

Paesi Bassi

55,0

-3,9%

1,4%

India

54,2

-10,8%

1,4%

Altri

767,3

+5,8%

19,1%

4.008,1

+8,6%

100,0%

Totale

17% Quota su export pelli finite

30%

Quota su import pelli semilavorate

23% TAB. 6 - INDICATORI ECONOMICO-FINANZIARI Costi operativi e margini (% della produzione)

2012

prel. 2013

Margine Operativo Lordo Utile netto rettificato Cash flow

3,9% 0,4% 2,4%

2,9% 0,2% 2,0%

Indici di redditività

2012

prel. 2013

2,5% 5,0% 1,4%

1,4% 2,2% 0,6%

2012

prel. 2013

15,6% 0,93 5,5%

13,8% 0,84 5,5%

ROI (risultato gestione operativa/capitale totale) ROE ante imposte (utile ante imposte/mezzi propri) ROE (utile netto rettificato/mezzi propri) Indicatori strutturali Valore aggiunto (in % della produzione) Leverage (debiti finanziari/capitale proprio) Costo medio indebitamento finanziario


7 Tale valore è ai suoi livelli massimi, secondo solo al record storico del 2001, a riconferma del ruolo di “motore” della crescita per la dinamica conciaria recente. Il differenziale tra crescita in valore e quantità, che aveva già caratterizzato gli andamenti del triennio precedente, si è confermato anche quest’anno, seppur in forma più lieve, ed è sempre dovuto agli incrementi di prezzo della materia prima e ai conseguenti adeguamenti dei listini del finito. Nel dettaglio, il prezzo medio all’export del finito è mediamente aumentato dell’8%, con molte differenze tra le varie tipologie (bovine +5%, vitelli +17%, ovine +38%, capre +1%, rettili +18%, altri animali +13%).

ANALISI PER MONETA DI PAGAMENTO (AREA EURO - AREA USD) Il valore dell’export di conciato in base all’area valutaria di destinazione (Fig. 7) mostra rialzi generalizzati, ma i flussi verso l’area dollaro, a differenza di quelli verso l’area euro, sono cresciuti a doppia cifra sia in valore che in volume. In termini di incidenza relativa, le spedizioni internazionali verso i Paesi euro diminuiscono leggermente la loro quota sull’export complessivo di conciato rispetto al quadriennio precedente, ma mantengono sostanzialmente inalterato il loro primato (ora 59% contro il 61% del periodo 2009-2010). Se poi consideriamo il fatturato complessivo del settore (includendo quindi anche le transazioni in Italia), la percentuale delle vendite in euro è stimata salire al 70% circa del totale. Per il secondo anno di fila il ruolo del cambio euro/usd, apprezzatosi mediamente del 3,3%, sembra aver giocato un ruolo decisamente marginale nei confronti delle esportazioni di pelli.

ANALISI PER DESTINAZIONE GEOGRAFICA Quadro generalmente positivo anche nell'analisi delle esportazioni per macro aree di destinazione (Tab.4) con l’unica eccezione delle destinazioni secondarie (Africa, etc.) che perdono il 4%. Gli aumenti sono addirittura a doppia cifra per le spedizioni verso Estremo Oriente, Nord America (secondo trattato Nafta) ed area russo-balcanica; più moderate le variazioni, seppur positive, verso l’UE (soprattutto verso il nucleo dei tradizionali clienti UE-15). L’UE rappresenta il principale cliente ed assorbe metà delle esportazioni italiane complessive, anche se tale incidenza è calata per il secondo anno di seguito dopo un quinquennio di continui recuperi. Crescono invece le quote relative ad Estremo Oriente (27,5% del totale), area russo-balcanica (6,7%) ed Nord America/Nafta (6%). Tra i primi 20 Paesi di destinazione (Tab. 5), le crescite più importanti sono state registrate in Regno Unito e Polonia (+19% ciascuno), USA (+17%), area Cina (+14%) e Portogallo (+12%). Per USA e Regno Unito si tratta del quarto anno di fila di crescita a doppia cifra (con valori attuali più che raddoppiati rispetto alla crisi del 2009). Area Cina, che si è confermata principale destinazione estera, sfiorando ormai gli 800 milioni di euro di flusso, Polonia e Portogallo si trovano al massimo storico. Tra le principali destinazioni crescono anche Romania (+3%) e Spagna (+4%), mentre calano Francia, Germania (-2% ciascuno) e la delocalizzazione tunisina (-4%, terzo calo annuale consecutivo). Fra le altre destinazioni si segnala la crescita del Vietnam (+73%). Rialzi a doppia cifra anche per Corea del Sud, Turchia, Albania e Grecia.

a cura del SERVIZIO ECONOMICO UNIC © pubblicazione esclusiva di MdP La Conceria - riproduzione vietata

INCIDENZA DELL’ITALIA SUL MONDO L’Italia è da sempre leader mondiale nel settore conciario (Fig. 8). Questa eccellenza, declinata in molteplici ambiti, da quello qualitativo e stilistico a quello tecnologico e ambientale, è evidente anche osservando l’incidenza dell’industria italiana sui valori assoluti. Nonostante la concorrenza sleale da parte dei principali competitor non europei (India, Brasile, Argentina, Cina…) che traggono vantaggio dal protezionismo sulla loro materia prima (metà del grezzo mondiale è sottratto al libero scambio) e dalle pratiche di dumping sociale ed ambientale, il valore della produzione nazionale incide per il 66% sul totale europeo e per il 17% su quello mondiale. Sul piano commerciale si stima invece che il 30% delle pelli finite esportate nel mondo sia italiano e che il 20% del grezzo e del semilavorato scambiato a livello globale sia destinato all’Italia.

INDICATORI ECONOMICO - FINANZIARI Le stime per il bilancio 2013 (Tab. 6) sono influenzate da un aumento di fatturato (+9%) e dalla spesa per la materia prima, principale voce di costo. Il forte incremento dei prezzi della materia prima, principale ostacolo per l’attività del settore, ha determinato una spesa per l’acquisto di pelli grezze e semilavorate in notevole rialzo (20%). L’incidenza di tale voce di costo sul fatturato complessivo è cresciuta in un anno di quasi 5 punti percentuali. Lievi rialzi anche per la spesa per prodotti chimici e per i costi generali (fra 1 e 3 punti percentuali). Infine, la spesa per il personale è aumentata del 2%, per effetto di un incremento delle retribuzioni combinato con un aumento nel numero di addetti dell’industria, entrambi di modesta entità. A fronte di ciò, ma soprattutto per l’aumento più che proporzionale degli acquisti rispetto all’incremento di fatturato, si determinano un margine operativo e una redditività della gestione caratteristica (ROI) in calo rispetto al 2012. L’aumento del costo medio dell’indebitamento finanziario, parzialmente controbilanciato da una gestione finanziaria e straordinaria positive, e l’ulteriore crescita dell’incidenza delle imposte hanno determinato un deterioramento degli utili. Il risultato complessivo vede dunque anche la redditività totale (ROE) in calo. Anche nel 2013, salvo alcune eccezioni, non si rilevano investimenti significativi legati ad ampliamenti della capacità produttiva: nella media non si segnalano variazioni di rilievo degli investimenti immobiliari e strumentali. Si conferma viceversa il ruolo importante della ricerca e sviluppo, pari a circa il 17% delle immobilizzazioni immateriali.

NOTE 1 Dati ufficiali ISTAT per le pelli conciate (comprende le pelli conciate del Cap. NC 43 ed esclude i dati del Cap. NC 41 e NC 43 non identificabili per quantità e tipologia, stimati dall’ISTAT essere rispettivamente pari a 21,8 e 3,7 mln di euro nel 2013) 2 Si fa riferimento alla definizione ufficiale di “addetto”. Si escludono dunque i lavoratori interinali e stagionali (che non risultano direttamente assunti dalle imprese conciarie), sono invece inclusi i lavoratori per i quali è stata richiesta la CIG o la procedura di mobilità 3 L’analisi riguarda esclusivamente le pelli del Cap. NC 41.

Via Brisa, 3 / 20123 Milano tel +39 02 8807711 / fax +39 02 860032 economico@unic.it / www.unic.it



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.