U.N.I.C. - Industria conciaria 2011

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2011 Report annuale Industria conciaria italiana

Unione Nazionale Industria Conciaria


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FIG. 1 - INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA - DATI PER REGIONE

TAB. 1 - PRODUZIONE CONCIARIA ITALIANA 2011 Volume

Var. % ’10/’11

Valore (milioni euro)

Volume

Valore

VENETO

var. % ’10/’11

(Arzignano, Chiampo - VI)

Prod. conciaria (migliaia mq) 133.258

4.601

-2,7%

+7,4%

39.710

260

+2,8%

+9,4%

n.c.

4.862

n.c.

+7,5%

Cuoio da suola (tonn.) TOTALE PRODUZIONE 1

3.707

TOTALE EXPORT

Addetti: 8.350 Imprese: 482 Produzione: 2.468 mln. euro Bovine per calzatura e imbottiti

+10,0%

Incidenza apparente export/produzione

-2,4% -1,4% +6,8%

76,2%

TOSCANA

var. % ’10/’11

(S. Croce, Ponte a Egola - PI)

Addetti: 5.617 Imprese: 560 Produzione: 1.357 mln. euro

FIG. 2 - PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE 2011 Volume Valore (migliaia mq)

(milioni euro)

Pelli bovine

89.604

3.040

Pelli vitelline

10.958

507

Pelli ovine

18.260

528

Pelli caprine

13.815

418

620

108

133.258

4.601

Var. % ’10/’11 Volume

Bovine per calzatura e pelletteria

Cuoio da suola

Valore

CAMPANIA

Altri animali

SUBTOTALE

Addetti: 2.098 Imprese: 174 Produzione: 477 mln. euro

Caprine

39.710

260

n.c.

4.862

TOTALE

-1,8% -2,8% +4,7%

Ovine per calzatura, pelletteria ed abbigliamento Vitelline

LOMBARDIA

-10%

-5%

var. % ’10/’11

(Robecchetto, Turbigo - MI)

Bovine (escl. suola)

Cuoio da suola (tonn.)

var. % ’10/’11

(Solofra - AV)

Ovine

Pelli di altri animali

+2,1% -1,2% +9,6%

0%

10%

20%

Addetti: 1.045 Imprese: 49 Produzione: 277 mln. euro

+0,3% -2,0% +8,6%

Ovicaprine per calzatura e pelletteria

FIG. 3 - PRODUZIONE PER SETTORI DI DESTINAZIONE D'USO

PIEMONTE

var. % ’10/’11

(Torino, Biella) Arredamento 18,8%

Addetti: 239 Imprese: 12 Produzione: 61 mln. euro

Carrozzeria 7,4%

-11,5% – +3,9%

Pelli per calzatura e pelletteria Abbigliamento e guanti 5,7% Pelletteria 20,7% Altre 2,3%

ALTRE REGIONI

var. % ’10/’11

(Puglia, Marche, Emilia Romagna)

Addetti: 647 Imprese: 32 Produzione: 221 mln. euro

Calzatura 45,1%

-0,9% -3,0% +7,5%

Pelli per calzatura, pelletteria ed arredamento

Volume 2011 (milioni mq)

Var. % ’10/’11

Calzatura

60,1

-3,2%

Pelletteria

27,6

+7,0%

Arredamento

25,0

-11,2%

Carrozzeria

9,9

+11,9%

Abbigliamento e guanti

7,6

-11,2%

Altre

3,0

-13,4%

TOTALE

133,3

-2,7%

di cui: PUGLIA Addetti: 402 Imprese: 2

MARCHE Addetti: 137 Imprese: 6

EMILIA ROMAGNA Addetti: 32 Imprese: 4

var. % ’10/’11 -1,0% –

var. % ’10/’11 +5,4% –

var. % ’10/’11 +6,7% –


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DATI NAZIONALI I volumi di produzione dell’industria conciaria italiana nel 2011 sono stati pari a 133,3 milioni di mq e quasi 40 mila tonnellate di cuoio da suola, per un valore complessivo di poco inferiore ai 4,9 miliardi di euro (Tab. 1). Le variazioni rispetto al 2010 non offrono un quadro omogeneo: sono calati i metri quadri prodotti (-2,7%) ma a fronte di un recupero delle quantità di cuoio da suola (+2,8%) e soprattutto del valore complessivo della produzione (+7,5%, con +9,4% nel dettaglio del cuoio da suola). Per il secondo anno consecutivo, si è registrato un differenziale rilevante tra dinamiche in valore e volume, a causa dei continui aumenti dei prezzi della materia prima e delle conseguenti revisioni dei listini di vendita delle pelli finite. Il recupero complessivo del 2012 è ancora una volta frutto esclusivamente delle vendite internazionali (export ufficiale ISTAT +10%); il mercato interno “apparente”, cioè quello che esclude le esportazioni verso le delocalizzazioni estere dei clienti manifatturieri italiani (tipicamente in Europa orientale, Nord Africa ed Estremo Oriente), è stagnante (+0,1%); la notizia comunque positiva è che per la terza volta negli ultimi dieci anni non cede ulteriore terreno. Ad analizzare l’andamento dei 12 mesi considerati, il settore ha registrato un tendenza diffusamente positiva nella prima parte dell’anno mentre nel secondo semestre la domanda generale ha subìto una brusca frenata, deteriorando i risultati complessivi sia in volume che in valore. Le ragioni di tale rallentamento sono risultate essere sia di carattere macroeconomico generale (crisi finanziaria, calo dei consumi complessivi, stretta creditizia) che tipicamente settoriali (stagione invernale meno rigida del previsto, prezzi delle materie prime in costante aumento). Il valore della produzione, tornato ai livelli del 2005, è ancora inferiore al felice biennio pre-crisi 2006-2007, ma in linea con la media annuale del decennio. I volumi invece scontano l’ottava annata di calo dal 2002 ad oggi, conseguenza della progressiva perdita delle fasce più basse di prodotto, e tornano ai livelli degli anni ‘80. In termini strutturali, l’industria è risultata composta, a fine 2011, da 1.309 imprese e 17.996 addetti2, mostrando solo un lievissimo calo rispetto all’anno precedente (rispettivamente -1,6% e -0,9%). Ulteriore conferma della sostanziale tenuta occupazionale è arrivata dal ricorso alla CIG, in netta diminuzione sul 2010.

DATI REGIONALI Per il secondo anno di fila, tutti i distretti conciari hanno mostrato una crescita del valore della produzione (Fig.1). L’intensità del recupero dei principali poli territoriali risulta inoltre abbastanza uniforme e, nella quasi totalità dei casi, fortemente spinto dalla brillante dinamica dell’export. Il Veneto, che si conferma primo polo conciario nazionale con un’incidenza del 51% sul totale, cresce del 6,8% nel valore complessivo, grazie ad un aumento a doppia cifra delle esportazioni (+11,3%, si tratta del rialzo più consistente tra i vari distretti). A frenare l’andamento delle vendite è ancora il mercato interno in generale e la clientela dell’arredamento in particolare; la domanda continua a essere trainata dai clienti della moda (abbigliamento escluso) e della carrozzeria. Il distretto toscano ha evidenziato il migliore risultato in termini di aumento del valore della produzione: +9,6%. Il recupero del cuoio suola (+9,4% in valore, +2,7% in volume) è ancora risultato in linea con la media totale di distretto. Il comprensorio ha indubbiamente beneficiato dell’ottimo anda-

mento della fasce più alte di prodotto della clientela (griffe) nel corso dell’anno. La Campania ha mostrato il rialzo meno intenso tra i più importanti distretti nazionali, pur con variazioni positive sia nel valore della produzione (+4,7%) che nel’export (+2,8%). Le imprese del comprensorio hanno registrato le maggiori difficoltà a gestire in maniera efficiente i rialzi delle materie prime, i cui prezzi medi d’acquisto per l’ovicaprino (grezzo) sono cresciuti di oltre il 50% tra il 2011 ed il 2010. Risultati complessivamente soddisfacenti anche per le concerie della Lombardia (+8,6%), del Piemonte (+3,9%) e delle altre regioni (+7,5%), cioè Marche, Puglia, Emilia Romagna, ecc..

PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE E DESTINAZIONE D’USO Nei risultati delle varie tipologie animali di prodotto, tutte le variazioni in valore indicano una crescita rispetto all’anno precedente (Fig.2), a fronte di un panorama sui volumi molto disomogeneo. I vitelli e la categoria residuale degli “altri animali” sono le tipologie che hanno mostrato i risultati più brillanti in termini di domanda, le uniche ad aumentare anche nei volumi (rispettivamente +5,8% e +8%). Si tratta infatti delle pelli più richieste dalle fasce top del mercato (nella categoria “altri animali” vengono inclusi anche i rettili, che hanno avuto un ottimo trend di vendita), che nel 2011 sono state le uniche a non mostrare grandi cedimenti nella seconda metà dell’anno. Le bovine hanno parzialmente bilanciato le perdite su arredamento, abbigliamento e calzatura, grazie alle aumentate richieste da carrozzeria e pelletteria, mentre le ovicaprine hanno ceduto su tutti gli utilizzi (comunque soddisfacente la pelletteria, male invece l’abbigliamento ovino). Tutte le tipologie hanno registrato aumenti dei prezzi medi di vendita attorno al 10%. Questo uniforme movimento al rialzo si spiega con la contemporanea necessità di incorporare gli incrementi delle materie prime nei listini del finito senza provocare eccessivi squilibri nelle delicate dinamiche di mercato. In un quadro del genere, appare comprensibile come siano poi le pelli di fascia più alta a riscontrare il maggiore successo in termini di richieste. Nell’analisi della produzione conciaria italiana per destinazione d’uso3, i singoli andamenti appaiono invece decisamente differenziati tra loro (Fig.3). Crescono in maniera consistente la carrozzeria (+11,9%), trainata dal sempre maggiore utilizzo del materiale nell’alto di gamma dell’automotive, e la pelletteria (+7%), che registra la nona crescita annuale degli ultimi dieci anni grazie alla brillante domanda proveniente dalle grandi griffe del lusso europeo e nordamericano. La calzatura, che si conferma il principale utilizzo con il 45% del totale, ha registrato una perdita media del 3,7%, principalmente dovuta alla pessima stagione invernale di riferimento, che ha risentito della crisi globale di consumo e delle sfavorevoli condizioni climatiche. Le medesime ragioni spiegano l’ennesimo arretramento dell’abbigliamento in pelle, che sconta anche uno strutturale calo di interesse da parte della moda. Tornano a scendere anche le pelli d’arredamento, che, oltre a soffrire dell’andamento deludente dei consumi di articoli per la casa (causa stagnazione del mercato immobiliare), hanno subìto più delle altre destinazioni il quadro generale di persistente aumento dei prezzi della materia prima, data la maggiore difficoltà del comparto a trasmettere a valle tali rialzi. Per esigenze di prezzo, i clienti tendono ad aumentare l’utilizzo di più economici materiali succedanei.


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FIG. 4 - IMPORTANZA DELLE MATERIE PRIME COMPLESSIVE UTILIZZATE

FIG. 5 - IMPORT DI MATERIA PRIMA PER MACRO AREE D’ORIGINE - INCIDENZA % IN VOLUME

Pelli crust 2% Oceania 6,9% UE 53,7%

Pelli grezze 42% America Latina 15,6%

Africa / Medio Oriente 6,5% Area Nafta 8,9%

Pelli wet-blue 56%

Asia 3,0% Area ex-URSS e Balcani 5,3%

TAB. 2 - IMPORT DI MATERIA PRIMA PER STADIO DI LAVORAZIONE 2011 Volume (migliaia tonnellate)

Valore (milioni euro)

Var. % ’10/’11 Volume Valore

Pelli grezze

455,5

956,2

+11,7%

+25,3%

Pelli wet-blue

357,4

1.051,2

-0,8%

+18,3%

Pelli crust

9,9

181,1

+30,0%

+47,3%

TOTALE

822,8

2.188,5

+6,0%

+23,3%

FIG. 6 - ANDAMENTO E VARIAZIONI DEGLI INDICI DI PREZZO DELLE PRINCIPALI MATERIE PRIME 240 210

Var. %

Bovine grandi grezze

Vitelli grezzi

Ovicaprine grezze

Bovine grandi wet-blue

media ’11/media ’10

Grezzo di bovina grande

+14%

Grezzo di vitello

+25%

Grezzo di ovicaprina

+54%

140

Wet-blue di bovina grande

+22%

120

Wet-blue di bovina piccola (vitello)

+28%5

Wet-blue di ovina

+30%5

180 160

100

Wet-blue di capra

+11%5

80

Crust di bovina grande

+75%5

60

Crust di bovina piccola (vitello)

+43%5

base 2005 = 100

40 gen

07 pr 07 g 07 tt 07 n 08 pr 08 g 08 tt 08 n 09 pr 09 g 09 tt 09 n 10 pr 10 g 10 tt 10 n 11 pr 11 g 11 tt 11 n 12 pr 12 o ge a o ge a o ge a lu o ge a o ge a lu lu lu lu a

Crust di ovina

-2%5

Crust di capra

+6%5

TAB. 3 - ESPORTAZIONE DI PELLI CONCIATE PER STADIO DI LAVORAZIONE 2011 Valore (milioni euro)

Volume (migliaia tonnellate)

Var. % ’10/’11 Valore Volume

Pelli wet-blue

312,1

179,1

+18,6%

+5,8%

Pelli crust

132,1

9,7

+13,6%

+4,9%

Pelli finite (incl. cuoio suola)

3.151,5

140,8

+8,6%

-1,5%

Pelli conciate con pelo

110,8

1,4

+26,1%

-35,0%

TOTALE CONCIATO

3.706,5

331,0

+10,0%

+2,3%


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MERCATI DI APPROVVIGIONAMENTO MATERIA PRIMA (PELLI GREZZE E SEMILAVORATE) Anche nel corso dell’anno passato si è confermata la necessità, stabile da diversi anni e frutto della limitata disponibilità degli allevamenti nazionali, di reperire sui mercati esteri il 95% della materia prima richiesta dall’industria conciaria italiana; a considerare il solo dettaglio dei pellami grezzi utilizzati dal settore, ne proviene dall’estero oltre l’85%. Il fabbisogno di materia prima è suddiviso tra semilavorato, che copre il 58% della quantità totale di materia prima lavorata (56% wet blue e 2% crust), e grezzo per il restante 42% (Fig.4). Rispetto al 2010, a fronte di un’importanza ancora molto marginale del semilavorato crust, si è registrato una maggior incidenza del grezzo rispetto al wet blue; tale modifica è conseguenza dell’andamento dei prezzi, della disponibilità sui mercati di approvvigionamento (limitata anche da protezionismi commerciali e fattori geopolitici) e della tendenza a recuperare il “ciclo completo” di produzione per le aumentate esigenze qualitative di una parte del settore.

MATERIA PRIMA IMPORTATA Nel 2011, il settore ha importato poco meno di 823 mila tonnellate di materia prima4, in aumento del 6% rispetto all’anno precedente (Tab.2). Si tratta di un dato complessivo, che raggruppa le pelli grezze (456 mila tonnellate, +12% sul 2010), le semilavorate wet blue (357 mila tonn., -1%) e le semilavorate crust (quasi 10 mila tonn., +30%). Data la diffusa dinamica crescente dei prezzi, le variazioni in valore risultano tutte in aumento a doppia cifra e decisamente maggiori rispetto alle corrispondenti rilevazioni in volume. L’import di grezzo e semilavorato ha avuto origine da 128 Paesi e dall’Unione Europea, che storicamente rappresenta il più importante bacino d’acquisto per le concerie italiane, ne è arrivato il 54%, seguita dall’America Latina con il 16% (Fig. 5); un ruolo meno primario ma comunque molto importante è tuttora ricoperto dai Paesi Nafta dell’America centro-settentrionale (9%), dall’Oceania (7%), dall’area russo-balcanica (5%), dall’Africa/Medio Oriente (6%) e dall’Asia (3%). Rispetto al 2010, sono cresciuti a doppia cifra i volumi di approvvigionamenti dall’area comunitaria e Nafta (rispettivamente +16% e +22%), con un interessanti incrementi anche dal bacino africano e medio-orientale (+6%); calano tutte le altre principali regioni fornitrici: America Latina -10%, Oceania -5%, area russo-balcanica e Asia -14%.

nio. Negli otto mesi successivi le quotazioni si sono contratte del 17%, per poi tornare a crescere del 15% nel primo quadrimestre 2012 (principalmente spinte dalla buona domanda del segmento degli interni auto). I prezzi medi annuali di acquisto di questa tipologia sono mediamente aumentati del 14% nel 2011 rispetto al 2010. I movimenti di listino del wet-blue hanno seguito con notevole somiglianza i tempi delle variazioni del grezzo, mostrando però una dinamica più accentuata (+22% per il prezzo medio d’approvvigionamento l’anno passato). Pur seguendo l’andamento delle taglie grandi, le pelli di vitello hanno mostrato una variazione dei corsi medi annuali più sensibile (+25%), dovuta sia ai minori rincari del 2010 sia ad un livello mantenutosi sui massimi storici (superati nell’ultimo ventennio solo dai picchi del 2001) per svariati mesi dell’anno passato. Le quotazioni di riferimento hanno perso anch’esse il 17% fra maggio 2011 e gennaio 2010 e recuperato il 10% nei tre mesi seguenti. Il comportamento dei prezzi medi delle ovicaprine è risultato molto differente dalle bovine, con un balzo superiore al 40% fra aprile e luglio 2011, partendo da un livello storicamente alto e dopo due anni di intensa crescita. Dopo alcuni mesi di stagnazione i corsi hanno cominciato a ridimensionarsi a partire da novembre; tale tendenza è ancora in atto, ma in cinque mesi il rientro è stato modesto (14%), sicuramente non adeguato all’attuale situazione di domanda. La disponibilità di materia prima ha offerto invece un panorama più complesso e variegato. Per le bovine, a livello mondiale si è registrato un calo degli abbattimenti degli animali tradizionalmente utilizzati dalla concia italiana (vacche, vitelli, vitellame, tori) pari all’1,5% circa. Importante notare però che, se nel complesso delle macellazioni si considerano anche i bufali, la crescita di questa produzione in India (26 milioni di capi abbattuti, +13%) è stato da solo in grado di controbilanciare la sopracitata contrazione globale. I grandi produttori (Cina, USA, Brasile e UE) hanno ridotto le macellazioni per un totale di oltre 900 mila capi (meno dell’1% in ciascun Paese). Fra gli altri importanti macellatori (Argentina, Australia, Russia, Messico), la volatilità è stata molto più elevata ed in contrazione tra il 4 ed il 7% (ad eccezione del Messico, +5%). Per le ovicaprine, la produzione è stata eccezionalmente bassa per una serie di concause (declino delle greggi in Oceania, Europa e USA, forte siccità in Etiopia, Kenya e Somalia, politica di controllo cinese sull’espansione delle greggi, alluvioni in Pakistan). In Europa, dove le macellazioni si sono ridotte oltre il 20% nell’ultimo quinquennio, c’è stato un importante recupero della Spagna (che aveva quasi dimezzato gli abbattimenti negli ultimi anni) e una buona tenuta di Francia e Gran Bretagna.

MATERIA PRIMA NAZIONALE La produzione nazionale di pelli grezze dell’anno scorso ha registrato un calo diffuso a tutte le principali tipologie animali, a causa di una calo delle macellazioni pari al 7% per i bovini giovani (vitelli) ed adulti, dell’8% per gli ovini e del 14% per le capre.

ANDAMENTO PREZZI E DISPONIBILITÀ I corsi delle materie prime hanno raggiunto nel 2011 l’apice della crescita iniziata nei primi mesi del 2009, superando i livelli dell’ultimo ciclo espansivo (biennio 2006-2007). Nel corso dell’anno si è poi assistito ad una fase di rientro generalizzata che appare tuttora in atto per le ovicaprine, mentre a partire da inizio 2012 i pellami bovini hanno ricominciato a crescere. Nel dettaglio (Fig. 6), per le bovine grandi il trend crescente del grezzo si è interrotto ad aprile 2011, quando i prezzi, triplicati in media e quasi quadruplicati per alcune tipologie, hanno toccato i massimi dell’ultimo decen-

MERCATI DI ESPORTAZIONE I mercati esteri rappresentano un fattore sempre più fondamentale per lo sviluppo della concia italiana. La loro incidenza sul fatturato complessivo è cresciuta enormemente negli ultimi anni ed è al momento pari, in termini di “peso apparente”, ad oltre tre quarti del totale (percentuale più che doppia rispetto a vent’anni fa). Nel 2011, le esportazioni italiane di pelli conciate (incluse le tipologie con pelo), destinate a 116 Paesi, sono state complessivamente pari a 3,7 miliardi di euro (Tab.3), in crescita del 10% rispetto all’anno precedente (che già aveva segnato un rialzo di quasi il 30%). Tale valore, che vede il finito pesare per circa il 90% sul totale, è superiore ai livelli pre-crisi e si avvicina ai picchi storici del 2001-2002. Anche la variazione complessiva in quantità è positiva (+2,3%) ma solo gra-


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Dollaro USA 38,6%

FIG. 7 - EXPORT ITALIANO DI PELLI CONCIATE PER AREA VALUTARIA 2011 Valore (milioni euro)

Var. % ’10/’11 Valore Volume

Volume (migliaia tonnellate)

Area Euro

2.277,2

117,5

+11,0%

-1,5%

Area Dollaro USA

1.429,4

213,5

+8,5%

+4,4%

TOTALE

3.706,5

331,0

+10,0%

+2,3%

Euro 61,4%

TAB. 4 - ESPORTAZIONE PELLI CONCIATE PER MACROAREA DI DESTINAZIONE 2011 Valore (milioni euro)

Var. % ’10/’11 Valore Volume

Volume (migliaia tonnellate)

Unione Europea - 27

1.936,8

98,6

+12,0%

-1,5%

di cui: UE - 15

1.216,0

60,8

+12,3%

-1,8%

Area russa e Balcani

235,8

12,8

+13,7%

+4,9%

Estremo Oriente

975,8

189,9

+8,0%

+4,9%

Nafta

177,7

6,5

+12,3%

+2,5%

Altri

380,4

23,2

+3,1%

-3,2%

225,8

13,2

-3,1%

-3,4%

3.706,5

331,0

+10,0%

+2,3%

di cui: Africa e Medio Oriente

TOTALE CONCIATO

TAB. 5 - ESPORTAZIONE PELLI CONCIATE PER PRINCIPALE PAESE DI DESTINAZIONE

FIG. 8 - PESO ITALIA SU MONDO Quota su produzione

Valore (milioni euro)

Var. % ’10/’11

Quota su totale export

16,7% Quota su export pelli finite

Hong Kong

440,0

+3,1%

11,9%

Romania

355,1

+16,6%

9,6%

Cina

304,3

+14,1%

8,2%

Quota su import pelli grezze

Germania

264,5

+4,6%

7,1%

16,9%

Spagna

247,4

+18,8%

6,7%

Francia

219,4

+17,6%

5,9%

Portogallo

153,3

-4,7%

4,1%

Polonia

141,5

-1,1%

3,8%

Tunisia

128,9

-4,7%

3,5%

USA

128,2

+18,9%

3,5%

Regno Unito

88,2

+43,9%

2,4%

Corea del Sud

70,6

+18,2%

1,9%

Bulgaria

63,0

+14,4%

1,7%

Austria

62,5

+21,4%

1,7%

India

58,5

+10,5%

1,6%

Turchia

57,4

+3,9%

1,5%

Albania

54,0

+12,5%

1,5%

Grecia

52,4

+11,0%

1,4%

Paesi Bassi

52,3

-0,5%

1,4%

Ungheria

49,4

+1,2%

1,3%

Altri Paesi

715,7

+11,2%

19,3%

3.706,5

+10,0%

100,0%

Totale

26,9%

Quota su import pelli semilavorate

23,7% TAB. 6 – INDICATORI ECONOMICO-FINANZIARI Costi operativi e margini (% della produzione) Margine Operativo Lordo Utile netto rettificato Cash flow Indici di redditività ROI (risultato gestione operativa/capitale totale) ROE ante imposte (utile ante imposte/mezzi propri) ROE (utile netto rettificato/mezzi propri) Indicatori strutturali Valore aggiunto (in % della produzione) Leverage (debiti finanziari/capitale proprio) Costo medio indebitamento finanziario

2010 5,3% 0,5% 2,9% 2010 3,4% 5,7% 1,5%

prel. 2011 0,8% -3,2% -1,0% prel. 2011 -1,8% -6,3% -10,9%

2010

prel. 2011

17,4% 0,97 3,5%

12,2% 1,06 3,7%


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Pagina 7

7 zie alla crescita, in peso esportato, dei semilavorati; le pelli finite sono infatti lievemente calate nei volumi (-1,5% in peso, corrispondente a -2,2% in mq), il cuoio suola è rimasto sostanzialmente stabile (+0,2%), mentre le pelli da pellicceria hanno mostrato decrementi a doppia cifra.

ANALISI PER MONETA DI PAGAMENTO (AREA EURO - AREA USD) L’analisi delle esportazioni italiane di pelli conciate in base in base all’area valutaria di destinazione (Fig.7) segna una crescita dei flussi in valore solo lievemente più accentuata per l’area euro rispetto all’area dollaro (in valore +11,0% e +8,5% rispettivamente). Viceversa sulle quantità si registra un andamento differenziato, con un incremento in area dollaro e un calo in zona Euro, dovuto principalmente al semilavorato, che pesa (fisicamente) più del finito ed è fortemente indirizzato verso l’area dollaro (Cina). Le spedizioni verso i Paesi Euro mantengono sostanzialmente stabile la loro quota (61%) sull’export complessivo da ormai un triennio. Se poi consideriamo il fatturato totale del settore (includendo quindi anche le transazioni in Italia), la percentuale delle vendite in euro è stimata salire a circa il 70% del totale.

ANALISI PER DESTINAZIONE GEOGRAFICA Il panorama non registra variazioni negative anche nel dettaglio del valore dell’export per macroaree di destinazione, che per il secondo anno consecutivo registra percentuali di aumento sostanzialmente simili per tutte le principali regioni (Tab.4). Vale segnalare come l’aggregato dei Paesi Nafta, che l’anno scorso guidò la ripresa delle esportazioni con un aumento del 34% in valore, segno un ulteriore +12%. In termini di volume, cala solo l’Unione Europea, lievemente, e le destinazioni secondarie. L’UE si conferma principale area cliente, assorbendo oltre la metà del nostro export. Dopo un progressivo calo di importanza nel decennio a cavallo del nuovo secolo, dovuto al massiccio spostamento di parte della produzione globale di manufatti verso l’Asia, negli ultimi cinque anni la regione comunitaria è tornata a crescere sul piano dell’incidenza export. A seguire l’Estremo Oriente (26% del totale, percentuale sostanzialmente stabile nel periodo recente), l’area russo-balcanica (6%) ed il Nord America/Nafta (5%). Per i singoli Paesi di destinazione (Tab.5), le crescite in valore più importanti tra i primi 10 mercati (che insieme continuano a contare per 2/3 dell’export totale) sono state registrate in Regno Unito (+44%), USA (+19%), Spagna (+19%) e Francia (+18%). Queste 4 mete sono cresciute nell’ultimo biennio tra il 70% e l’80% ed inoltre i flussi verso Francia e Spagna hanno toccato il massimo storico. L’area Cina (inclusa Hong Kong) è complessivamente in crescita del 7% e continua ad essere la principale destinazione estera, con un’incidenza complessiva del 20%. Tra questi grandi clienti, calano lievemente Portogallo, Polonia e Tunisia.

INCIDENZA DELL’ITALIA SUL MONDO L’Italia conferma anche nel 2011 il proprio storico primato internazionale nel settore conciario. Si tratta di una preminenza qualitativa, tecnologica, stilistica, ambientale, che

a cura di SERVIZIO ECONOMICO UNIC © pubblicazione esclusiva di MdP La Conceria - riproduzione vietata

si rivela anche in termini di incidenza sui valori assoluti, nonostante la concorrenza strutturalmente sleale dei più importanti competitors extra-europei (India, Brasile, Cina, Nigeria) che si avvantaggiano tramite il contemporaneo protezionismo sulla loro materia prima (metà del grezzo mondiale è sottratto al libero scambio) e pratiche di dumping in ambito sociale ed ambientale. Il valore della produzione italiana incide infatti per il 62% sul totale europeo e per il 17% su quello mondiale, mentre sul piano commerciale il 27% delle pelli finite esportate da un Paese all’altro è italiano ed il 20% del grezzo e del semilavorato scambiato a livello mondiale arriva all’interno dei nostri confini (Fig. 8).

INDICATORI ECONOMICO - FINANZIARI I risultati di bilancio (Tab. 6) appaiono fortemente condizionati dalla discrepanza fra gli aumenti degli acquisti di grezzo e semilavorato (+25%, con un’incidenza del 50% sulla produzione contro il 43% del 2010) e la crescita del valore della produzione (7,5%). A fronte di ciò si determina un margine operativo sostanzialmente nullo, ma le stime su ammortamenti, accantonamenti ed oneri finanziari (questi ultimi +15% sullo scorso anno) determinano un risultato negativo già prima delle imposte. Il prelievo fiscale, anch’esso in rialzo, conferisce un tono ancora più pesante al passivo. Le incertezze di mercato continuano a limitare gli investimenti, sostanzialmente immobili, mentre le risorse liquide risultano in contrazione, drenate dalle esigenze del ciclo commerciale e indebolite da un difficile accesso al credito. Penalizzati anche i flussi di cassa lungo l’ultimo triennio: il cash flow risulta in calo dal 2009 per divenire negativo nelle stime 2011. Gli indicatori di redditività operativa caratteristica, in miglioramento fino al 2010, subiscono nel 2011 un netto peggioramento: l’unico valore ancora positivo è il margine operativo lordo; viceversa appaiono negativi tutti gli altri. Il ROE (rendimento del patrimonio netto) appare negativamente influenzato dalla fiscalità, la cui incidenza risulta in constante aumento.

NOTE 1 Dati ufficiali ISTAT per le pelli conciate del Cap. NC 41 e 43 (esclude i dati del Cap. NC 41 e 43 non identificabili per quantità e tipologia, stimati dall’ISTAT essere rispettivamente pari a 32,3 e 4,9 mln di euro nel 2011). 2 Si fa riferimento alla definizione ufficiale di “addetto”. Si escludono dunque i lavoratori interinali e stagionali (che non risultano direttamente assunti dalle imprese conciarie); sono invece inclusi i lavoratori per i quali è stata richiesta la CIG o la procedura di mobilità. 3 Sulla base di nuovi dati disponibili, è stata effettuata una parziale revisione delle singole quote di incidenza negli anni passati. 4 L’analisi riguarda esclusivamente le pelli del Cap. NC 41. 5 Riferito alla variazione dei prezzi medi all’import.

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