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2015 Report annuale Industria conciaria italiana
Unione Nazionale Industria Conciaria
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FIG. 1 - INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA - DATI PER REGIONE
TAB. 1 - PRODUZIONE CONCIARIA ITALIANA 2015 Volume
Var. % ’14/’15
Valore (milioni euro)
Volume
Valore
Prod. conciaria (migliaia mq) 123.643
5.008
-2,5%
-1,7%
26.447
199
-18,7%
-16,4%
5.207
n.c.
-2,3%
Cuoio da suola (tonn.) TOTALE PRODUZIONE 1
3.998
TOTALE EXPORT
Incidenza apparente export/produzione
-1,9%
77%
FIG. 2 - PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE 2015 Volume Valore (milioni mq)
Var. % ’14/’15 Valore
(milioni euro)
Bovine (escl. cuoio suola)
Superficie/Quantità Vitelline
Pelli bovine
87,5
3.463,8
Pelli vitelline
9,9
538,3
Pelli ovine
13,7
490,1
Pelli caprine
12,0
392,0
0,6
123,9
123,6
5.008,2
26.447
199,0
Pelli di altri animali SUBTOTALE Cuoio da suola (tonn.) TOTALE
Ovine
VENETO
Caprine
var. % ’14/’15
(Arzignano, Chiampo - VI)
Addetti: 8.341 Imprese: 467 Produzione: 2.808 mln. euro
Altri animali
Cuoio da suola
-0,2% -0,4% -0,3%
Bovine per calzatura, pelletteria e imbottiti
5.207,2
-18% -16% -14% -12% -10% -8% -6% -4% -2%
0%
2%
4%
6%
TOSCANA
var. % ’14/’15
(S. Croce, Ponte a Egola - PI)
FIG. 3 - PRODUZIONE PER SETTORI DI DESTINAZIONE D'USO Altre 2,1% Abbigliamento e guanti 5,1%
Addetti: 5.784 Imprese: 534 Produzione: 1.447 mln. euro
-0,9% -0,9% -4,3%
Bovine per calzatura e pelletteria
Carrozzeria 10,2%
CAMPANIA
var. % ’14/’15
(Solofra - AV)
Arredamento 15,5%
Calzatura 41,8%
Addetti: 2.008 Imprese: 163 Produzione: 422 mln. euro
-0,8% -1,2% -4,2%
Ovicaprine per calzatura, pelletteria e abbigliamento Pelletteria 25,3%
LOMBARDIA
var. % ’14/’15
(Robecchetto, Turbigo - MI)
Volume 2015 (milioni mq)
Var. % ’14/’15
Calzatura
51,6
-5,7%
Pelletteria
31,3
-1,3%
Arredamento
19,2
-1,7%
Carrozzeria
12,6
+5,2%
Abbigliamento e guanti
6,3
-0,2%
Altre
2,6
+5,5%
123,6
-2,5%
TOTALE
Addetti: 969 Imprese: 42 Produzione: 269 mln. euro
-2,6% -2,3% -7,1%
Ovicaprine per calzatura e pelletteria
ALTRE REGIONI
var. % ’14/’15
(Piemonte, Puglia, Marche, Emilia Romagna)
Addetti: 722 Imprese: 37 Produzione: 261 mln. euro
-1,8% -2,6% -5,2%
Pelli per calzatura, pelletteria e arredamento
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3
DATI NAZIONALI Nel 2015 il valore della produzione conciaria è stato complessivamente pari a 5.207 milioni di euro per 124 milioni di metri quadri e 26 mila tonnellate di cuoio da suola. Le variazioni registrate sulle pelli finite sono state negative, seppur di intensità limitata, sia in volume (-2,5% in mq) che nel valore (-1,7%). Come nei cinque anni precedenti si è assistito a una variazione più sfavorevole nei volumi, ma la differenza, rispetto agli anni precedenti, è stata minima. Calo a doppia cifra, invece, per il cuoio da suola, che appare la tipologia maggiormente penalizzata. (Tab. 1). Nonostante il calo, i valori si confermano in linea con i livelli pre-crisi, mentre i volumi risultano particolarmente bassi in serie storica. L’andamento complessivo delle vendite è frutto di un lieve ribasso nei mercati esteri (export ufficiale ISTAT -1,9%) affiancato da una perdita più marcata nel mercato interno apparente (-4%). L’andamento della produzione settoriale durante l’anno passato è stato piuttosto altalenante, evidenziando una partenza difficoltosa, seguita da recuperi parziali e diversificati fra tipologie. In termini strutturali, l’industria conciaria italiana ha mostrato una perdita inferiore all’1%, sia nel numero di aziende (-11 unità produttive) che nel numero di addetti. Per il secondo anno consecutivo, viene dunque confermata una sostanziale stabilità nella struttura settoriale, che al momento conta 1.243 aziende e 17.824 addetti2.
DATI REGIONALI I distretti regionali (Fig. 1) rappresentano il modello tipico di sviluppo della conceria italiana e sono considerati un’eccellenza a livello mondiale. Il principale comprensorio conciario in termine di produzione e addetti (54% del valore della produzione) si trova in Veneto, nella provincia di Vicenza, specializzato nella produzione di pelli bovine grandi per arredamento, interni auto, calzatura e pelletteria, e caratterizzato dalla contemporanea presenza di imprese medio-piccole e grandi gruppi industriali. Nel 2015 la sostanziale stabilità registrata dal valore della produzione del distretto è stata la migliore performance a livello nazionale, grazie ancora una volta alle esportazioni, in moderato aumento (+1%). Ulteriore calo per la domanda interna (-4,7%). In questo ciclo congiunturale, si confermano trainanti per le pelli venete le richieste da parte dei clienti dell’automotive. Il secondo polo conciario per importanza (28% del valore della produzione) è quello toscano, concentrato nella zona di S. Croce sull’Arno e Ponte a Egola (provincia di Pisa) e il cui prestigio è legato allo stile e all’artigianalità delle produzioni, primariamente destinate all’alta moda. Le concerie locali lavorano principalmente pelli di vitello e bovine di medie dimensioni, alcune delle quali utilizzate
per la produzione di cuoio da suola, la cui quasi totalità della produzione italiana si concentra a Ponte ad Egola. Le pelli toscane hanno segnato una flessione del 4,3%, derivante da un -3,5% nell’export e da un mercato nazionale in calo apparente del 5,8%. Tipicità del distretto campano, localizzato nella zona di Solofra (Avellino) con alcune importanti presenze nei dintorni di Napoli, è la lavorazione di pelli ovicaprine destinate alla manifattura di abbigliamento, calzatura e pelletteria. Il contributo alla produzione nazionale complessivo è circa l’8%. L’elevata variabilità dei risultati mostrati dal segmento ovicaprino ha determinato per il 2015 un fatturato di distretto in calo del 4,2%. Al contrario dell’anno precedente, il calo è esclusivamente imputabile alla debolezza del mercato nazionale, che ha perso il 7%, a fronte di una sostanziale stabilità delle vendite all’estero. Infine il distretto lombardo, situato principalmente nell’area del magentino, è primariamente specializzato nella produzione di pelli ovicaprine per l’alta moda, la cui quota sul totale nazionale supera di poco il 5%. Nel 2015 le concerie dell’area hanno registrato le peggiori performance tra i principali comprensori nazionali (-7,1% di valore della produzione e -7,6% di export). In ribasso anche i risultati annuali delle altre regioni conciarie italiane (Piemonte, Marche, Puglia, Emilia Romagna, ecc.).
PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE E DESTINAZIONE D’USO L’industria conciaria italiana lavora principalmente (Fig. 2) pelli di origine bovina (79% del totale) ed ovicaprina (20%), le cui dinamiche di approvvigionamento dipendono da macellazioni e consumo di carne. Le altre specie (suini, rettili, cervi, canguri…) contano per meno dell’1%. I risultati del 2015 sono stati positivi solo per il segmento delle pelli di capra. Le bovine grandi hanno registrato decrementi di modesta entità, soprattutto nei valori, mentre sono risultate significative le perdite nei segmenti vitellino e ovino, sia nei volumi che in euro. La filiera della moda (calzatura, pelletteria, abbigliamento) è il principale cliente delle concerie italiane, con una quota di assorbimento della produzione superiore all’80% (Fig. 3). Nel dettaglio, la calzatura è storicamente la prima destinazione d’uso delle pelli nazionali (42% della produzione conciaria totale), seguita dalla pelletteria (25%), dall'arredamento imbottito (16%) dagli interni auto (10%) e dall’abbigliamento (5%). Nel 2015 l’unica destinazione in crescita è stata la carrozzeria (+5,2%, quinto anno consecutivo di incrementi), grazie al sempre maggior utilizzo del materiale, anche in segmenti diversi dall’alto di gamma, e a una dinamica particolarmente positiva del mercato dell’auto. Stabile la destinazione abbigliamento. Pelletteria e arredamento sono risultate in moderata contrazione, ma in termini di
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FIG. 4 - IMPORTANZA DELLE MATERIE PRIME COMPLESSIVE UTILIZZATE
FIG. 5 - IMPORT DI MATERIA PRIMA PER MACRO AREE D’ORIGINE - INCIDENZA % IN VOLUME
Pelli crust 3%
Asia 3% Area ex-URSS e Balcani 3% Oceania 6%
Pelli grezze 35%
UE 53%
Africa / Medio Oriente 8% Area Nafta 6%
Pelli wet-blue 62%
America Latina 21%
TAB. 2 - IMPORT DI MATERIA PRIMA PER STADIO DI LAVORAZIONE 2015 Volume (migliaia tonnellate)
Var. % ’14/’15 Volume Valore
Valore (milioni euro)
Pelli grezze
401,4
1.093,4
-2,3%
-11,2%
Pelli wet-blue
366,1
1.228,9
-6,4%
-9,0%
Pelli crust
11,6
265,6
-22,2%
-9,4%
TOTALE
779,1
2.588,0
-4,6%
-10,0%
FIG. 6 - ANDAMENTO DISPONIBILITÀ PELLI GREZZE (MACELLAZIONI) BOVINI ADULTI
VITELLI
OVINI
Italia
Italia
Francia
Italia
Francia
Germania
Spagna
Olanda Francia
Regno Unito
Spagna Regno Unito
Spagna
Germania Grecia Stati Uniti
Belgio Irlanda
Argentina
Stati Uniti
Australia
Nuova Zelanda
-6%
-4%
-2%
0%
Australia
Australia Nuova Zelanda
Nuova Zelanda
2%
4%
6%
8%
10%
12%
14%
16%
-22% -20% -18% -16% -14% -12% -10% -8% -6% -4% -2% 0% 2% 4% 6%
-8%
-6%
-4%
-2%
0%
2%
4%
6%
8%
TAB. 3 - EXPORT DI PELLI CONCIATE PER STADIO DI LAVORAZIONE 2015 Valore (milioni euro)
Volume (migliaia tonnellate)
Var. % ’14/’15 Valore Volume
Pelli wet-blue
287,2
161,0
-15,2%
-9,8%
Pelli crust
147,4
10,8
+10,3%
+49,5%
3.468,9
133,6
-0,5%
-3,4%
94,2
0,7
-17,2%
-1,5%
3.997,8
306,2
-1,9%
-5,7%
Pelli finite (senza pelo) e cuoio suola Pelli finite con pelo TOTALE
10%
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5 quote di mercato sono state protagoniste di due fenomeni opposti: la pelletteria negli ultimi anni ha visto aumentare considerevolmente la quota importanza fra i settori clienti della concia, viceversa l’arredamento, fortemente ridimensionato rispetto al passato, continua a soffrire un calo nei volumi e nella marginalità. La calzatura, infine, ha evidenziato la performance peggiore tra tutti i principali settori manifatturieri cienti, diminuendo i suoi acquisti del 5,6% rispetto al 2014.
MERCATI DI APPROVVIGIONAMENTO MATERIA PRIMA (PELLI GREZZE E SEMILAVORATE) La principale materia prima del settore sono le pelli grezze, sottoprodotto diretto della filiera alimentare, e le pelli semilavorate wet blue e crust. Il valore di queste materie prime oscilla mediamente tra il 40% ed il 65% del valore delle pelli finite prodotte al termine del processo e le relative politiche di approvvigionamento sono fattore strategico essenziale della gestione aziendale e commerciale. In termini di importanza relativa, il mix di materie prime utilizzate (Fig. 4) ha registrato nel 2015 un maggiore utilizzo di pelli grezze a fronte di un lieve calo dei semilavorati. Le motivazioni sono legate alle numerose criticità del mercato della materia prima: l’evoluzione delle quotazioni internazionali di mercato, la disponibilità (offerta) in relazione alla produzione conciaria (domanda), il protezionismo sulle esportazioni posto in essere da numerosi Paesi extra-UE che sottrae al libero mercato oltre metà della produzione globale di pelli grezze. Al momento, 62% della produzione nazionale di finito deriva dall’utilizzo di wet blue all’inizio del processo, 35% la quota per il grezzo e 3% crust. Nel 2015 le concerie italiane hanno acquistato dall’estero il 93% delle materie prime utilizzate, percentuale invariata rispetto allo scorso anno. Gli allevamenti italiani di bovini ed ovicaprini coprono nfatti strutturalmente meno del 10% del fabbisogno (7% nel 2015). MATERIA PRIMA IMPORTATA3 Nel 2015, le concerie italiane hanno importato 779 mila tonnellate di pelli grezze o semilavorate da 119 Paesi, in ribasso del 5% rispetto all’anno precedente (Tab. 2). Nel dettaglio, sono state acquistate dall’estero 401 mila tonnellate di pelli grezze (-2,3% sul 2014), 366 mila tonnellate di wet blue (-6,4%) e poco meno di 12 mila tonnellate di crust (-22%). L’area UE, si conferma principale bacino di approvvigionamento per il settore, con un’incidenza del 53% (lievemente in aumento) rispetto all’import complessivo (Fig. 5). Seguono America Latina (21%), Africa/Medio Oriente (8%), Paesi Nafta dell’America centro-settentrionale (6%), Oceania (6%), area russo-balcanica e Asia (entrambe con una quota del 3%).
Dal confronto con il 2014, si rileva un crollo negli acquisti di materia prima dall’area russo-balcanica (-43%) e una contrazione decisa delle forniture da Asia e area Nafta (-10% e -9% rispettivamente). Moderati ribassi per le due principali aree di acquisto (-2% Europa e -4% America Latina), mentre restano stabili gli approvvigionamenti da Africa e Oceania. MATERIA PRIMA NAZIONALE Dopo anni di ribassi generalizzati, la produzione italiana di pelli grezze nel 2015 ha mostrato un leggero recupero. Le macellazioni di bovine adulte hanno visto un incremento del 7%, quelle di ovine il 10% e le capre (su volumi molto limitati) del 19%. Unica tipologia in marginata flessione è stato il vitello che ha segnato un lieve decremento (-1%). ANDAMENTO DISPONIBILITÀ PELLI GREZZE (MACELLAZIONI) La disponibilità complessiva di pelli grezze bovine l’anno passato è risultata complessivamente in calo, anche se le variazioni nelle diverse piazze sono risultate particolarmente variegate: Francia, Spagna e Nuova Zelanda hanno registrato un aumento nelle macellazioni di bovini adulti, a fronte di moderati cali in Germania, Regno Unito e Australia. Cali più decisi per la provenienza USA. La disponibilità di pelli di vitello è risultata in marginale decremento in Francia, Spagna, Germania e Australia, a fronte di aumenti in Olanda, Belgio e Nuova Zelanda. Ribassi a doppia cifra per le macellazioni di questa tipologia negli USA. Sostanziale stagnazione complessiva per le macellazioni ovine nelle principali piazze monitorate: stabile la Gran Bretagna, lieve contrazione in Francia, Irlanda e Australia compensata da un moderato incremento per la Spagna e un aumento più consistente in Nuova Zelanda.
MERCATI DI ESPORTAZIONE Da oltre vent’anni il settore conciario italiano presidia fortemente i mercati esteri, il cui contributo ai fatturati delle concerie risulta maggioritario e in continua espansione. Il peso apparente delle esportazioni sul fatturato complessivo del settore ha imboccato un trend crescente dagli anni 80, che è proseguito, nonostante il contesto difficile, anche lo scorso anno, raggiungendo quota 77%. Nel 2015, le esportazioni italiane di pelli conciate, incluse le tipologie con pelo, sono state destinate a 122 Paesi, numero in linea con gli ultimi anni, per un valore complessivo pari a circa 4 miliardi di euro, in ribasso dell’1,9% rispetto al 2014 (Tab. 3). Nonostante il calo annuale, il livello continua a essere sui massimi storici (4° miglior risultato in valore di sempre). La variazione totale in volume è più significativa (-5,7%), ma la media nasconde risultati differenziati fra le varie tipologie (pelli semi-terminate complessivamente in perdita, finite sostanzialmente stabili).
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TAB. 4 - EXPORT ITALIANO DI PELLI CONCIATE PER MACROAREA DI DESTINAZIONE Valore (milioni euro) UE (14 membri storici) Altri UE (13 membri recenti) Area Russa e Balcani
2015 Volume (migliaia tonnellate)
Var. % ’14/’15 Valore Volume
1.218,1
58,6
-5,5%
-0,5%
813,5
40,8
-0,7%
+4,1%
260,4
12,3
-8,5%
-11,4%
1.052,3
160,2
-0,7%
-13,3%
Nafta
273,7
8,8
+12,5%
+7,6%
Altri
379,8
25,4
+0,6%
+27,8%
3.997,8
306,2
-1,9%
-5,7%
Estremo Oriente
Totale
TAB. 5 - EXPORT PELLI CONCIATE PER PRINCIPALE PAESE DI DESTINAZIONE Valore 2015 (milioni euro)
Var. % ’14/’15
FIG. 7 - PESO ITALIA SU MONDO
Quota su totale export
Hong Kong
363,3
-13,2%
9,1%
Romania
344,0
-9,3%
8,6%
Cina
280,6
-1,8%
7,0%
Spagna
252,6
-4,8%
6,3%
Francia
230,4
+5,1%
5,8%
Germania
218,7
-16,9%
5,5%
Stati Uniti d'America 211,1
+13,1%
5,3%
Polonia
209,5
+15,0%
5,2%
Portogallo
192,6
+0,3%
4,8%
19%
25% Quota su export pelli finite
Vietnam
163,1
+20,5%
4,1%
Quota su produzione
Tunisia
133,8
+8,0%
3,3%
Regno Unito
105,1
-7,0%
2,6%
17%
22%
Corea del Sud
91,5
+8,0%
2,3%
Quota su import pelli grezze
Quota su import pelli semilavorate
Albania
85,1
+3,2%
2,1%
Austria
71,9
-8,3%
1,8%
Serbia
65,2
+19,8%
1,6%
India
65,0
+13,4%
1,6%
Bulgaria
64,4
-4,6%
1,6%
Repubblica Ceca Turchia Altri (102) Totale
56,2
+9,8%
TAB. 6 - INDICATORI ECONOMICO-FINANZIARI STRUTTURA E ANDAMENTO DEI COSTI Altri costi 1% +2%
1,4%
50,1
-23,7%
1,3%
743,5
-3,1%
18,6%
3.997,8
-1,9%
100,0%
+3%
Lavoro 12%
Servizi 20%
Materia prima 56% -10%
NOTE
+5%
Prodotti chimici 11%
1 Dati ufficiali ISTAT per le pelli conciate Cap. 41 e 43; sono inclusi eventuali fenomeni di pura commercializzazione con l’estero (riexport di pelli importate) 2 Si fa riferimento alla definizione ufficiale di “addetto”. Si escludono dunque i lavoratori interinali e stagionali (che non risultano direttamente assunti dalle imprese conciarie), sono invece inclusi i lavoratori per i quali è stata richiesta la CIG o la procedura di mobilità 3 L’analisi riguarda esclusivamente le pelli del Cap. NC 41
REDDITIVITÀ E MARGINI
3,8%
2,7%
1,8%
EBITDA
ROI
ROE
andamento 2015.qxp_Layout 1 18/07/16 17:39 Pagina 7
7 A differenza dello scorso anno, il prezzo medio all’export del finito ha registrato un calo del 3%, con alcune differenze tra le varie tipologie (bovine -0,6%, vitelli -4,6%, ovine +2%, capre +37, rettili 17,5%, suini +11%, altri animali -7%, verniciate +8%). ANALISI PER DESTINAZIONE GEOGRAFICA L’analisi delle esportazioni per macroaree di destinazione (Tab. 4) riporta un quadro differenziato dal quale emerge che principale responsabile dei risultati negativi (in valore) è l’area UE, in calo del 4% complessivamente. Tale risultato è quasi esclusivamente dovuto ai tradizionali Paesi costituenti, che registrano cali più significativi rispetto ai nuovi membri e alle delocalizzazioni (sostanzialmente invariate). Male anche l’area russo-balcanica che perde il 9%. Aumenti a doppia cifra viceversa per la destinazione Nafta (+13%), grazie all’ennesima ottima performance degli Stati Uniti, mentre marginali arretramenti si sono registrati nel Far East. Stabili nel complesso le altre destinazioni (Africa, Oceania etc.), L’UE, nella sua totalità, assorbe metà del nostro export complessivo e tale incidenza è lievemente diminuita rispetto allo scorso anno a favore dell’area Nafta la cui quota è cresciuta di un punto percentuale (dal 6% al 7%). Nessuna variazione di rilievo nelle quote delle rimanenti aree geografiche: all’area russo-balcanica (7% del totale), Estremo Oriente (26%) e destinazioni secondarie (9%). Relativamente ai singoli Paesi (Tab. 5), si conferma una dinamica molto differenziata delle spedizioni di pelli conciate italiane. Perdono l’area cinese, principalmente a causa dell’andamento particolarmente negativo delle spedizioni su Hong Kong rispetto alla Cina continentale, la Spagna, il Regno Unito e, a doppia cifra, la Germania. Viceversa, crescono Francia (+4%), Stati Uniti (+13%) e Corea del Sud (+7%). Nel complesso hanno registrato risultati positivi le principali delocalizzazioni manifatturiere dei clienti europei e americani: i rialzi più significativi sono stati registrati ancora una volta in Vietnam (+21%), Serbia (+19%) e Polonia (+15%), Tunisia (+8%).
PRIMATO INTERNAZIONALE Il peso dell’Italia in ambito internazionale non accenna a diminuire, anzi si consolida e cresce, pur in un anno caratterizzato da una perdita in termini di fatturato. Si tratta dell’ennesima riprova che il suo ruolo di leadership globale (Fig. 8), legato a una produzione di eccellenza in tutti gli ambiti (qualità, tecnologia, stile, sostenibilità), le ha permesso di resistere meglio dei suoi competitor alle
a cura del SERVIZIO ECONOMICO UNIC MdP La Conceria 27/2016 - inserto © pubblicazione esclusiva di MdP La Conceria srl - riproduzione vietata
difficoltà del contesto macroeconomico globale. Sebbene costretti a confrontarsi sui mercati mondiali con player extra comunitari (India, Brasile, Argentina, Nigeria, Pakistan…) che beneficiano di una accesso facilitato e privilegiato alla materia prima, a causa del protezionismo sul proprio export di grezzo e/o semilavorato, e di minori impegni di costo ambientale e sociale, i conciatori italiani nel loro complesso sono responsabili di un valore della produzione pari al 65% del totale europeo e al 19% di quello mondiale. Nel commercio internazionale, si stima che il 25% delle pelli finite esportate globalmente sia italiano e che il nostro Paese assorba il 19% della materia prima scambiata a livello mondiale. In ambito europeo, il contributo italiano all’export di settore verso le aree extra-UE è pari al 70% del totale, a fronte di un import di materia prima che conta per il 76% dei flussi in ingresso nel territorio comunitario.
CONTO ECONOMICO E STRUTTURA DEI COSTI Nel 2015, anno caratterizzato da un calo complessivo della produzione delle concerie, si è conseguentemente assistito ad un decremento della spesa per l’acquisto di materie prime (-10%). Sono viceversa aumentate le altre principali voci di costo: chimici (+5%), spese generali e per servizi (+3), lavoro (+2%) (Tab.6). Alla luce della suddetta struttura tipica dei costi di gestione, il margine operativo al lordo di gestione finanziaria, tasse, deprezzamento di beni e ammortamenti (EBITDA) è pari al 3,8% del valore della produzione, sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno. Il marginale recupero legato alla minore spesa per la materia prima è stato infatti parzialmente controbilanciato dall’aumento delle altre principali voci di costo. Il ROI, indicatore della redditività della gestione caratteristica ha subito un lieve calo anno su anno, ma resta in linea con la media dell’ultimo triennio. Il ROE, indicatore della redditività complessiva, è rimasto sostanzialmente stabile. Non si stimano variazioni di rilievo nella gestione finanziaria e in quella straordinaria, che restano estremamente volatili di anno in anno. Sul fronte investimenti, sebbene le aziende nel complesso non abbiano piani di ampliamento della capacità produttiva, si segnalano aumenti negli impieghi verso nuove tecnologie finalizzate a una migliore efficienza della capacità produttiva implementata, nonche legati alla sostenibilità e in generale alla riduzione degli impatti. La spesa per ammortamenti è di conseguenza in lieve aumento, come pure la sua incidenza nel bilancio.
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