Unic industria conciaria italiana anno 2014

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2014 Report annuale Industria conciaria italiana

Unione Nazionale Industria Conciaria


FIG. 1 - INDUSTRIA CONCIARIA ITALIANA - DATI PER REGIONE

TAB. 1 - PRODUZIONE CONCIARIA ITALIANA 2014 Volume

Var. % ’13/’14

Valore (milioni euro)

Volume

Valore

Prod. conciaria (migliaia mq) 126.757

5.094

-1,7%

+1,5%

32.542

238

-3,9%

+1,7%

n.c.

5.332

n.c.

+1,5%

Cuoio da suola (tonn.) TOTALE PRODUZIONE 1

4.073

TOTALE EXPORT

Incidenza apparente export/produzione

+1,6%

76%

FIG. 2 - PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE 2014 Volume Valore (milioni mq)

89,6

3.499,1

Pelli vitelline

10,7

574,9

Pelli ovine

14,4

518,7

Pelli caprine

11,5

370,6

0,7

130,9

126,9

5.094,3

Cuoio da suola (tonn.) 32.542,0

238,2

SUBTOTALE TOTALE

n.c.

Valore

(milioni euro)

Pelli bovine

Pelli di altri animali

Var. % ’13/’14 Bovine (escl. cuoio suola)

Superficie/Quantità Vitelline

Ovine

VENETO

Caprine

var. % ’13/’14

(Arzignano, Chiampo - VI)

Addetti: 8.358 Imprese: 469 Produzione: 2.815 mln. euro

Altri animali

Cuoio da suola

+1,0% +0,2% +3,1%

Bovine per calzatura, pelletteria e imbottiti

5.332,4

-6%

-5%

-4%

-3%

-2%

-1%

0%

1%

2%

3%

TOSCANA

var. % ’13/’14

(S. Croce, Ponte a Egola - PI)

FIG. 3 - PRODUZIONE PER SETTORI DI DESTINAZIONE D'USO Altre 2,0% Abbigliamento e guanti 5,0%

Addetti: 5.837 Imprese: 539 Produzione: 1.511 mln. euro

+0,7% -0,9% +3,0%

Bovine per calzatura e pelletteria

Carrozzeria 9,4%

CAMPANIA

var. % ’13/’14

(Solofra - AV)

Arredamento 15,4%

Calzatura 43,2%

Addetti: 2.024 Imprese: 165 Produzione: 440 mln. euro

-0,8% -1,2% -2,5%

Ovicaprine per calzatura, pelletteria e abbigliamento Pelletteria 25,0%

LOMBARDIA

var. % ’13/’14

(Robecchetto, Turbigo - MI)

Volume 2014 (milioni mq)

Var. % ’13/’14

Calzatura

54,8

-2,3%

Pelletteria

31,7

+1,4%

Arredamento

19,6

-8,0%

Carrozzeria

12,0

+5,6%

Abbigliamento e guanti

6,3

-1,3%

Altre

2,5

-7,1%

126,8

-1,7%

TOTALE

Addetti: 995 Imprese: 43 Produzione: 290 mln. euro

-4,8% -8,5% -4,6%

Ovicaprine per calzatura e pelletteria

ALTRE REGIONI

var. % ’13/’14

(Piemonte, Puglia, Marche, Emilia Romagna)

Addetti: 735 Imprese: 38 Produzione: 275 mln. euro

-8,7% -11,6% -7,0%

Pelli per calzatura, pelletteria e arredamento


3

DATI NAZIONALI Nel 2014 il valore complessivo della produzione conciaria italiana è stato pari a 5.332 milioni di euro, con un incremento dell’1,5% rispetto all’anno precedente, mentre i volumi hanno sfiorato quota 127 milioni di mq e 33 mila tonnellate di cuoio da suola, rispettivamente in calo dell’1,7% e del 3,9% (Tab. 1). Si è trattato del quinto anno di fila che mostra differenze tra le variazioni in valore e in volume, causa aumento dei prezzi medi annuali di approvvigionamento e conseguenti revisioni dei listini di vendita. In pratica, la tendenza va avanti ininterrottamente dalla crisi del 2009, quando i costi della materia prima avevano raggiunto i minimi storici. In termini assoluti, se il valore della produzione è tornato ai livelli pre-crisi, i volumi si confermano sui bassi livelli di fine anni ’70 e inizio anni ’80 (nonché simili a quelli registrati nel 2009). Per il secondo anno di fila, la crescita delle vendite è equamente suddivisa tra mercati internazionali (export ufficiale ISTAT +1,6%) e mercato interno apparente (+1,2%). L’andamento della produzione settoriale durante l’anno passato ha evidenziato una prima parte decisamente positiva, sia sugli ordini export che sul mercato nazionale, ma, a partire dai mesi estivi, la situazione si è progressivamente raffreddata, fino a chiudere l’anno con le sopracitate variazioni minime. Le ripercussioni dei risultati produttivi sulla struttura dell’industria non sono state particolarmente negative nel complesso. Tra il 2013 e il 2014 il settore conciario italiano ha perso l’1,2% nel numero di aziende (-15 unità produttive, per un valore assoluto di 1.254 aziende a fine anno) e ha visto una sostanziale stabilità nel numero di addetti2, 17.949.

DATI REGIONALI L’industria è principalmente organizzata in distretti regionali (Fig. 1), considerati un’eccellenza internazionale. Il maggiore comprensorio conciario in termine di produzione e addetti (53% del totale nazionale) si trova in Veneto, nella provincia di Vicenza, dove convivono imprese medio-piccole e grandi gruppi industriali. La principale specializzazione produttiva sono le pelli bovine grandi destinate ai manifatturieri di arredamento, interni auto, calzatura e pelletteria. Nel 2014, il valore della produzione del distretto ha registrato una crescita del 3,1%, grazie ancora una volta alle esportazioni (+6%). Sui mercati esteri, le concerie vicentine continuano a registrare i risultati più brillanti a livello nazionale, a fronte di un mercato interno tornato invece in calo (-6,5%). Per il terzo anno consecutivo la domanda di pelli venete è stata trainata dai clienti dell’automotive ed, in seconda istanza, dalla moda (soprattutto pelletteria). Il polo conciario toscano, secondo per importanza nella produzione (28% del totale nazionale), si concentra nella zona di S. Croce sull’Arno e Ponte a Egola (provincia di Pisa). È rinomato per l’elevato grado di artigianalità e flessibilità delle produzioni, primariamente destinate all’alta moda. Le concerie locali lavorano principalmente pelli di vitello e bovine di medie dimensioni, alcune delle quali utilizzate per la produzione di cuoio da suola, la cui quasi totalità della produzione italiana si concentra a Ponte ad Egola. La produzione di pelli toscane ha evidenziato un incremento simile al Veneto nel valore della produzione (+3%) e nell’export (+5,1%), mentre le perdite sul mercato nazionale sono state meno intense (-1% circa).

Il distretto campano, localizzato nella zona di Solofra (Avellino) con alcune importanti presenze anche nei dintorni di Napoli, è primariamente specializzato nella lavorazione di pelli ovicaprine destinate alla manifattura di abbigliamento, calzatura e pelletteria. Il suo contributo al valore complessivo della produzione nazionale è attualmente pari all’8%. Il comprensorio, che ha sofferto delle persistenti incertezze del segmento ovicaprino, ha chiuso il 2014 con un ribasso di fatturato del 2,5%. Il calo è esclusivamente dovuto all’opacità dell’export che, seppur meno influente sulle vendite complessive (41%) rispetto ai primi due distretti nazionali, ha ceduto quasi il 9% rispetto all’anno precedente. In leggero aumento le vendite sul territorio nazionale. Le concerie situate in Lombardia, principalmente nell’area magentina, si caratterizzano per la produzione di pelli ovicaprine per l’alta moda, il cui valore totale è di poco superiore al 5% del nazionale. Come nel caso campano, il 2014 non è stata un’annata complessivamente positiva (-5% di valore della produzione e -10% di export). In ribasso anche i risultati annuali delle altre regioni conciarie italiane (Piemonte, Marche, Puglia, Emilia Romagna, ecc.).

PRODUZIONE PER TIPOLOGIA ANIMALE, DESTINAZIONE D’USO E FASCIA CLIENTE Le principali tipologie processate dall’industria conciaria italiana (Fig. 2) sono le pelli di origine bovina (79% del totale) ed ovicaprina (20%), le cui dinamiche di approvvigionamento dipendono da macellazioni e consumo di carne. Meno dell’1% delle pelli conciate in Italia si riferisce ad altre specie (suini, rettili, cervi, canguri…). I risultati del 2014, al pari di quelli dell’anno precedente, sono stati soddisfacenti soprattutto per le pelli bovine (incluse taglie grandi, medio-piccole e cuoio da suola) e per la categoria residuale degli “altri animali” (rettili, suini, cervi, canguri...). Per queste tipologie, i decrementi nei volumi prodotti, di intensità comunque limitata, si sono accompagnati a lievi incrementi nei valori. Il quadro settoriale mostra invece diffuso segno medio negativo per quanto riguarda il comparto ovicaprino, anche se le performance segnalate dalle singole aziende sembrano differire più intensamente rispetto agli altri anni. In questo contesto, il segmento ovino ha registrato in generale un andamento meno penalizzante rispetto alle capre. L’aumento dei costi della materia prima ha provocato ulteriori adeguamenti dei listini delle pelli finite per la maggior parte delle tipologie di prodotto; in media i prezzi di vendita si sono alzati del 3,3%. I principali settori manifatturieri clienti delle concerie italiane (Fig. 3) si riferiscono alla filiera della moda (calzatura, pelletteria, abbigliamento), a cui si aggiungono arredamento ed automotive. La calzatura è storicamente la principale destinazione d’uso delle pelli (43% della produzione conciaria totale), seguita al momento dalla pelletteria (25%), cresciuta molto negli ultimi anni grazie al successo delle case moda internazionali. Seguono, in termini di importanza, l'arredamento imbottito (15%), gli interni auto (10%) e l’abbigliamento (5%). Nel 2014 è aumentata la produzione di pelli per carrozzeria (+6%, quarto anno di crescita costante), grazie al sempre maggior utilizzo del materiale da parte dei produttori auto (non solo nell’alto di gamma), e la pelletteria (+1%, ma 40% rispetto a dieci anni fa). La calzatura ha diminuito i vo-


FIG. 4 - IMPORTANZA DELLE MATERIE PRIME COMPLESSIVE UTILIZZATE

FIG. 5 - IMPORT DI MATERIA PRIMA PER MACRO AREE D’ORIGINE - INCIDENZA % IN VOLUME

Pelli crust 4%

Asia 3,3% Area ex-URSS e Balcani 4,7% Oceania 5,9%

Pelli grezze 33%

UE 50,9%

Africa / Medio Oriente 7,2% Area Nafta 6,6%

Pelli wet-blue 63%

America Latina 21,4%

TAB. 2 - IMPORT DI MATERIA PRIMA PER STADIO DI LAVORAZIONE 2014 Volume (migliaia tonnellate)

Valore (milioni euro)

Pelli grezze

410,8

1.230,9

Pelli wet-blue

Var. % ’13/’14 Volume Valore -11,0%

+7,5%

391,2

1.350,2

+2,4%

+15,3%

Pelli crust

14,9

293,1

+42,5%

+37,4%

TOTALE

817,0

2.874,1

-4,4%

+13,7%

FIG. 6 - ANDAMENTO INDICI DI PREZZO DELLE PRINCIPALI MATERIE PRIME 240 Vitelli

Vacche

Bovine grandi wet-blue

Vitellame

Tori

Ovicaprine grezze

200

160

120

80

40

base: 2005=100 0

n ge

06

ag m

06

6 15 13 14 14 t 14 12 t 12 13 t 13 12 11 10 09 11 t 11 10 t 10 09 t 09 08 07 08 t 08 07 t 07 t0 n n n n n n n n n ag ag ag ag ag ag ag ag se se se se se se se se se ge ge ge ge ge ge ge ge ge m m m m m m m m

TAB. 3 - EXPORT DI PELLI CONCIATE PER STADIO DI LAVORAZIONE 2014 Valore (milioni euro) Pelli wet-blue Pelli crust Pelli finite (senza pelo) e cuoio suola Pelli finite con pelo TOTALE

338,9

Volume (migliaia tonnellate) 178,5

Var. % ’13/’14 Valore Volume +9,7%

-1,2%

133,7

7,2

-4,1%

-12,0%

3.486,8

138,4

+1,9%

+0,0%

113,9

0,8

-17,0%

+0,8%

4.073,2

324,8

+1,6%

-1,0%


5 lumi d’acquisto del 2%; si tratta del dodicesimo anno di calo (il quarto di fila) degli ultimi quindici, con il volume di produzione attuale sostanzialmente pari alla metà di quanto registrato nell’anno record 2000. Ennesima annata pesante per le pelli d'arredamento, in discesa dell’8%; la produzione di segmento, scesa sotto la soglia dei 20 milioni di mq, ha mostrato l’ennesimo record negativo e continua a soffrire molto nella marginalità. Lieve decremento anche per le pelli per abbigliamento. L’analisi delle vendite per fascia cliente (Top, Alto, Medio-Alto, Medio, Basso) ha registrato le crescite più intense per le prime due gamme, aumentate nel 2014 rispettivamente del 5% e del 2,5%. Le restanti tre fasce sono risultate sostanzialmente stabili nel complesso, con segno positivo per le gamme medie e negativo per il basso. Tali variazioni rispecchiano una tendenza ormai consolidata nel settore da almeno un quinquennio. Rispetto al 2009, le vendite nelle fasce alte sono attualmente più che raddoppiate, il medio-alto è cresciuto di oltre un terzo, la gamma media è a +4%, mentre il basso ha perso il 18% (nel complesso il fatturato conciario è aumentato del 39% nel periodo considerato). Sul piano dell’incidenza sul totale, la metà delle vendite di pelli italiane è comunque ancora concentrata sulle due fasce medie (53%), a fronte del 39% delle fasce alte. Il restante 8% è basso.

MERCATI DI APPROVVIGIONAMENTO MATERIA PRIMA (PELLI GREZZE E SEMILAVORATE) La principale materia prima del settore sono le pelli grezze, recuperate dalla filiera alimentare, cui si aggiungono le pelli semilavorate wet blue e crust. Il valore di queste materie prime oscilla mediamente tra il 40% ed il 65% del valore del finito e le strategie e dinamiche d’acquisto sono essenziali nella gestione aziendale e commerciale. In termini di importanza relativa, il sopramenzionato mix di materie prime utilizzate (Fig. 4) ha registrato nel 2014 una leggera crescita dell’utilizzo dei semilavorati a fronte di un ribasso del grezzo. Le motivazioni sono legate all’evoluzione delle quotazioni internazionali d’acquisto e al protezionismo in uscita posto in essere da numerosi Paesi extra-UE di approvvigionamento (oltre metà della produzione globale di pelli grezze è sottoposta a dazi e altre misure restrittive dell’export). Al momento, 60% della produzione nazionale di finito deriva dall’utilizzo di wet blue all’inizio del processo, 38% per il grezzo e 2% per il crust. Gli allevamenti italiani di bovini ed ovicaprini coprono strutturalmente meno del 10% del fabbisogno complessivo delle concerie nazionali (7% nel 2014) e le aziende devono quindi importare la restante parte dall'estero.

MATERIA PRIMA IMPORTATA3 Durante il 2014, la concia italiana ha importato pelli grezze o semilavorate da 120 Paesi, per un volume complessivo di 817 mila tonnellate, in ribasso del 4% rispetto all’anno precedente (Tab. 2). In particolare, sono state acquistate dall’estero 411 mila tonnellate di pelli grezze (-11% sul 2013), 391 mila tonnellate di wet blue (+2%) e poco meno di 15 mila tonnellate di crust (+42%). La tendenza al rialzo dei costi d’acquisto ha portato variazioni in valore decisamente più positive per grezzo e wet blue (scarse le differenze nel caso del crust). L’Unione Europea, con un’incidenza del 51% dell’import complessivo, risulta essere la maggior fonte d'acquisto per il settore (Fig. 5). Seguono

America Latina (21%), Africa/Medio Oriente (7%), Paesi NAFTA dell’America centro-settentrionale (7%), Oceania (6%), area russo-balcanica (5%) e Asia (3%). Dal confronto con il 2013 risultano cresciuti gli approvvigionamenti dalla regione africana e mediorientale (+29%), dal NAFTA (+6%) e dall’Asia (+3%), a fronte di cali da UE (-10%), America Latina e area russo-balcanica (-5% ciascuno); stabile l’Oceania.

MATERIA PRIMA NAZIONALE La produzione italiana di pelli grezze nel 2014 ha mostrato l’ennesimo ribasso generalizzato. Le contrazioni sono state del 18% per le bovine adulte, del 7% per i vitelli, del 17% per le ovine e del 3% per le capre (su volumi comunque molto limitati).

ANDAMENTO PREZZI E DISPONIBILITÀ L'indice dei prezzi delle pelli grezze bovine ha mostrato un andamento molto volatile nel corso del 2014. Le tipologie medio-grandi sono rimaste stabili durante i primi quattro mesi; sono quindi calate fino a luglio, per poi intraprendere un trend rialzista fino alla fine dell'anno. Le taglie piccole (vitelli) hanno ricalcato la medesima tendenza fino a settembre, ma nell'ultimo trimestre hanno registrato un ribasso continuo. La differenza tra le quotazioni medie d’inizio anno e quelle di fine periodo evidenziano una perdita del 6% per le medio-grandi e del 14% per i vitelli, ma i prezzi medi pagati nel 2014 sono stati mediamente superiori dell’1% rispetto all'anno precedente. Le quotazioni del wet-blue bovino hanno invece evidenziato forti crescite nel corso del primo e del terzo trimestre dell’anno, mentre sono scese nel secondo e nel quarto. Il confronto tra inizio e fine anno mostra una sostanziale stabilità, ma i costi medi di acquisto nel 2014 sono stati più elevati del 15% rispetto all’anno precedente. I prezzi delle ovicaprine sono stati in ribasso quasi ininterrottamente per tutto l'anno e l’indice medio ha perso il 14% tra gennaio e dicembre. A causa della strutturale carenza di disponibilità, i materiali più pregiati dell'UE (agnelli, tipicamente) sono risultati però in controtendenza. In un’ottica di lungo periodo (Fig. 6), il livello dell’indice di prezzo (su base corrente) permane decisamente elevato, ben al di sopra dei picchi di inizio millennio. La disponibilità complessiva di pelli bovine l’anno passato è risultata sostanzialmente stabile se consideriamo i principali mercati di approvvigionamento del grezzo di qualità. Per i bovini adulti, l’Unione Europea nel complesso è tornata a registrare una variazione annuale crescente, seppur lievissima (+0,3%), dopo svariati anni di cali continui; situazione invece ancora debole per il vitello. Ancora cali invece negli USA, in parte compensati dal buon andamento in Australia e Nuova Zelanda. Panorama poco brillante per le macellazioni ovine nelle principali piazze monitorate: invariate Francia e Irlanda, lievi aumenti in Gran Bretagna ed Australia, ribassi in Spagna e Nuova Zelanda.

MERCATI DI ESPORTAZIONE I mercati esteri rivestono da oltre un ventennio un ruolo fondamentale per i bilanci delle concerie italiane. Il loro peso apparente sul fatturato complessivo del settore appare in tendenziale aumento dagli anni ’80 ed è attualmente pari al 76% del totale. Nel 2014, le esportazioni italiane di pelli conciate, incluse le tipologie con


Euro 61%

FIG. 7 - EXPORT ITALIANO DI PELLI CONCIATE PER AREA VALUTARIA milioni euro

Valore Var. 2013/2014

Tonn.

Volume Var. 2013/2014

Area Euro

2.496,9

+5,1%

116.865

+5,2%

Area Dollaro USA

1.576,3

-3,4%

207.975

-4,1%

TOTALE

4.073,2

+1,6%

324.839

-1,0%

Dollaro USA 39%

TAB. 4 - EXPORT ITALIANO DI PELLI CONCIATE PER MACROAREA DI DESTINAZIONE Valore

Volume Var. 2013/2014

milioni euro

Var. 2013/2014

Tonn.

1.288,6

+1,6%

58.919

+3,4%

Altri UE (13 membri recenti)

819,3

+8,1%

39.212

+7,6%

Area Russa e Balcani

284,7

+8,6%

13.937

+6,9%

1.059,8

-3,9%

184.727

-3,6%

243,2

+2,0%

8.191

+2,8%

UE (15 membri storici)

Estremo Oriente Nafta Altri Totale

377,6

-0,1%

19.853

-9,8%

4.073,2

+1,6%

324.839

-1,0%

TAB. 5 - EXPORT PELLI CONCIATE PER PRINCIPALE PAESE DI DESTINAZIONE

FIG. 8 - PESO ITALIA SU MONDO Quota su produzione

Valore 2014 (milioni euro)

Var. % ’13/’14

Quota su totale export

18% Quota su export pelli finite

Hong Kong

418,4

-17,0%

10,3%

Romania

379,3

+4,0%

9,3%

Cina

285,9

-1,1%

7,0%

Quota su import pelli grezze

Spagna

265,4

+8,8%

6,5%

19%

Germania

263,1

+13,9%

6,5%

Francia

219,1

-8,3%

5,4%

Portogallo

192,0

+2,7%

4,7%

Stati Uniti d'America 186,7

+4,0%

4,6%

Polonia

182,2

+17,1%

4,5%

Vietnam

135,3

+38,5%

3,3%

Tunisia

123,9

+3,3%

3,0%

Regno Unito

113,1

+5,4%

2,8%

Corea del Sud

84,8

+5,6%

2,1%

Albania

82,5

+23,4%

2,0%

Austria

78,4

+5,3%

1,9%

Bulgaria

67,6

+19,0%

1,7%

Turchia

65,7

-9,8%

1,6%

India

57,3

+5,8%

1,4%

Bosnia-Erzegovina

56,8

+31,2%

1,4%

Serbia

54,4

+9,3%

1,3%

761,4

-3,8%

18,7%

4.073,2

+1,6%

100,0%

Altri (101) Totale

26%

Quota su import pelli semilavorate

24% TAB. 6 - INDICATORI ECONOMICO-FINANZIARI Costi operativi e margini (% della produzione)

2013

prel. 2014

Margine Operativo Lordo Utile netto rettificato Cash flow

4,1% 0,6% 2,5%

2,4% 0,1% 1,8%

Indici di redditività

2013

prel. 2014

3,3% 5,3% 2,4%

1,0% 0,9% 0,3%

2013

prel. 2014

15,1% 0,92 5,4%

13,2% 0,82 5,4%

ROI (risultato gestione operativa/capitale totale) ROE ante imposte (utile ante imposte/mezzi propri) ROE (utile netto rettificato/mezzi propri) Indicatori strutturali Valore aggiunto (in % della produzione) Leverage (debiti finanziari/capitale proprio) Costo medio indebitamento finanziario


7 pelo, sono state destinate a 121 Paesi, per un valore complessivo pari a 4,1 miliardi di euro, in aumento dell’1,6% rispetto all’anno precedente (Tab. 3). Nell’analisi di lungo periodo, il livello è ai massimi storici, secondo solo al record del 2001. La variazione complessiva in volume è invece leggermente negativa (-1%), conseguenza di risultati differenti tra le varie tipologie (semi-terminate in perdita, finite stabili). Per gli stessi motivi evidenziati nella parte sulla produzione, il prezzo medio all’export del finito è mediamente aumentato del 3%, con alcune differenze tra le varie tipologie (bovine +3%, vitelli +6%, ovine +7%, capre +3%, rettili +17%, suini -2%, altri animali +5%, verniciate stabili).

ANALISI PER MONETA DI PAGAMENTO (AREA EURO - AREA USD) La suddivisione dell’export per area valutaria di destinazione (Fig. 7) mostra rialzi diffusi verso i Paesi d’area euro (5% circa in valore e volume) ma perdite tra il 3% ed il 4% nei flussi totali destinati all’area dollaro. In conseguenza, le spedizioni internazionali verso i Paesi euro vedono leggermente aumentata la loro quota sull’export complessivo rispetto all’anno precedente e tornano sopra quota 60% del totale (al pari del periodo 2009-2012). Se poi includiamo nel conteggio anche le transazioni in Italia e consideriamo quindi il fatturato complessivo del settore, la percentuale delle vendite in euro sale al 70% circa del totale. Per il terzo anno consecutivo l’andamento del cambio euro/usd nel corso del 2014 sembra aver giocato un ruolo decisamente marginale nello stimolare (o meno) il nostro export di pelli.

ANALISI PER DESTINAZIONE GEOGRAFICA Panorama diffusamente positivo nell'analisi delle esportazioni per macroaree di destinazione (Tab. 4) con l’unica eccezione dell’Estremo Oriente (che perde il 4%) e delle destinazioni secondarie (Africa, etc.), invariati in valore (-10% in volume). L’aumento è particolarmente significativo (tra il 7% ed il 9%) per l’area russo-balcanica e per i membri più recenti dell’UE: la loro crescita è dovuta alle delocalizzazioni dei clienti europei tradizionali. Aumenti, meno pronunciati, anche per i 15 membri storici dell’UE e per il Nordamerica. Estremo Oriente in ribasso a causa della Cina (crescono Vietnam e Corea del Sud). L’UE, nella sua totalità, assorbe oltre metà del nostro export complessivo e tale incidenza è tornata a crescere dopo che il 2013 aveva interrotto un quinquennio di continui recuperi. Crescono anche le quote relative all’area russo-balcanica (7% del totale), mentre calano quelle di Estremo Oriente (26%) e destinazioni secondarie (9%). NAFTA stabile. In termini di Paesi di destinazione (Tab. 5), crescono, con le soli eccezioni dell’area cinese, della Francia e della Turchia, tutti i primi 20 mercati, che insieme incidono per oltre l’80% dell’export totale. I rialzi più significativi sono stati registrati in Vietnam (+38%), Polonia (+17%), Germania (+14%) e in alcune delocalizzazioni balcaniche e limitrofe (Albania, Bosnia e Bulgaria); bene anche la Spagna (+9%). Polonia e Paesi iberici, oltre ovviamente al fenomeno Vietnam, sono al massimo storico, mentre gli Stati Uniti sono tornati ai livelli del biennio 2005-2006.

a cura del SERVIZIO ECONOMICO UNIC MdP La Conceria 25/2014 - inserto © pubblicazione esclusiva di MdP La Conceria srl - riproduzione vietata

INCIDENZA DELL’ITALIA SUL MONDO L’Italia ricopre un ruolo di leadership internazionale nel settore conciario (Fig. 8). Tale eccellenza, che si declina nell’ambito della qualità, della tecnologia, dello stile e della sostenibilità in generale, emerge anche osservando l’incidenza sui valori assoluti. Sebbene costretti a confrontarsi sui mercati mondiali con competitors extra comunitari (India, Brasile, Argentina, Nigeria, Pakistan…) che traggono un ingiusto vantaggio competitivo dal protezionismo sulla loro materia prima e dai minori impegni di costo ambientale e sociale, i conciatori italiani nel loro complesso esprimono un valore della produzione pari al 65% del totale europeo e al 18% di quello mondiale, mentre dal punto di vista commerciale si stima che il 26% delle pelli finite esportate globalmente sia italiano e che il 21% del grezzo e del semilavorato scambiato a livello mondiale arrivi in Italia. Contribuiamo inoltre per il 70% dell’export comunitario di settore.

INDICATORI ECONOMICO - FINANZIARI Le stime per il bilancio 2014 (Tab. 6) risultano caratterizzate da una limitata crescita del valore della produzione (+1,5%) a fronte dell’ennesimo deciso rialzo della principale voce di costo, cioè la spesa per la materia prima (pelli grezze e semilavorate, +9%), che ha risentito dell’aumento dei prezzi medi di riferimento. La conseguenza è stata che il peso di tale costo sul valore della produzione è passato in un anno dal 54% al 59%. Vi è stata invece una sostanziale stabilità (intesa come aumenti tra lo 0,1% e lo 0,6%) per le altre principali voci di spesa del comparto: prodotti chimici, personale, depurazione ambientale. La maggior crescita della spesa per le materie prime rispetto al valore della produzione ha portato a una riduzione di utili, margine operativo e principali indici di redditività (ROI, ROE) nei confronti del 2013. Sul piano dell’indebitamento, si stima un ribasso del rapporto di leverage (debiti finanziari/capitale proprio) ed una sostanziale stabilità del costo medio del debito finanziario. Non si sono rilevati aumenti significativi degli investimenti immobiliari (tipo terreni/fabbricati) mentre si segnala una dinamica moderatamente positiva per quelli strumentali (macchinari/impianti/strumenti vari) ed immateriali, principalmente finalizzati alla ricerca e sviluppo (già in aumento di oltre il 20% nel 2013).

NOTE 1 Dati ufficiali ISTAT per le pelli conciate (comprende le pelli conciate del Cap. NC 41 e NC 43 ed esclude i dati del Cap. NC 41 e NC 43 non identificabili per quantità e tipologia, stimati dall’ISTAT essere rispettivamente pari a 22,4 e 3,8 mln di euro nel 2014) 2 Si fa riferimento alla definizione ufficiale di “addetto”. Si escludono dunque i lavoratori interinali e stagionali (che non risultano direttamente assunti dalle imprese conciarie), sono invece inclusi i lavoratori per i quali è stata richiesta la CIG o la procedura di mobilità 3 L’analisi riguarda esclusivamente le pelli del Cap. NC 41.

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