DI COME ESSERE AMBIENTALISTA E NON MORIRE NELL'INTENTO

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Lenin Cardozo Parra ed Hugo E. Méndez U. DI COME ESSERE AMBIENTALISTA E NON MORIRE NELL'INTENTO. Prima edizione. Non è permesa la riproduzione totale o parziale di questo libro senza la preventiva autorizzazione per scritto dei titolari di copyright. Copyright di questo numero:

 Copertina: Annabella Cristina Méndez Bravo, Natura Aperta.  Lenin Cardozo Parra ed Hugo E. Méndez U. 2015.  Editoriale Erato, 2015. Isla Dorada, Maracaibo. Concetto, Editing, Montaggio e Composizione: Hugo E. Méndez U. hugoemendez21@gmail.com Stampato nella Repubblica Bolivariana del Venezuela.


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"Sono, perchè sei, Terra" Lubio Cardozo, poeta venezuelano

Come il cicala Tante volte mi cancellerano, tante scomparsi, al mio funerale andai, solo e piangendo. Feci un nodo del fazzoletto, ma mi dimenticai dopo che non era l'unica volta e continuai cantando. MarĂ­a Elena Walsh, poetessa argentina

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Dedicato A tutti gli esseri viventi differenti alla razza umana, che d’ora in poi “apellidaremos”, gli «humánidos», che essendo del regno animale o vegetale, ci accompagnano in modo essenziale –per questo noi gli diamo il nostro cognome–, nella fantastica avventura sul pianeta Terra. Ai sette miliardi di esseri umani, registrati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite all’inizio del secondo decennio del secolo XXI, e a quelli che nasceranno nei prossimi anni. Lenín Cardozo

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Gli Autori Ing.

LENIN

CARDOZO

PARRA,

Ecologista.

Scrittore

venezuelano e ambientalista. Studi realizzati nell’Universidad del Zulia, Universidad Complutense de España, Universidad de Burgos de España. Corsi post-universitari in MBA, Management Pubblico, Filosofia e Storia. Dottore in Scienze. Direttore esecutivo Canal Azul 24 https://anca24latam.wordpress.com/ e Blue Chanale 24 www.bluechannel24.com. Libri scritti: Desarrollo Sustentable. Mito o Realidad. Maracaibo, Ediciones Erato, 2007. Crítica a la Razón Productiva de la Modernidad y Discurso Filosófico Aambientalista Postmoderno. Maracaibo, Editorial Universidad Cecilio Acosta, 2006. PDVSA Dos Pasos Atrás. Maracaibo, Ediciones Erato 2004. 25 Historias Cotidianas. Maracaibo, Ediciones Chepa, 2000. Fondatore e Direttore Esecutivo della ONG Fundación Azul Ambientalistas www.azulambientalistas.org, email: lenincardozoparra@gmail.com e il Blog http://lenincardozo.blogspot.com/.

Mgs. HUGO ENRIQUE MENDEZ URDANETA, Giornalista e professore

universitario.

Scrittore

e

ambientalista.

Studi

realizzati nell’Università Pontificia Salesiana di Roma, 1984-1993. Master in Scienze della Comunicazione Sociale, Specializzazione Manager Televisivo, laurea in Scienze della Comunicazione Sociale; Master in Educazione per la Scuola e la Comunicazione Sociale,

laurea

in

Scienze

della

Educazione.

Baccalaureato

in

Scienze

dell’Educazione. Tesi di laurea: La struttura comunicativa della festa religiosa del popolo. Ricerca e documentazione televisiva dell'Infiorata di Spello. (Lever Franco), 0101-1993. La integración del niño con handicap en la escuela primaria. Análisis de la literatura italiana. (Natale Zanni), 01-01-1988. Baccalaureato: La concepción universitaria según Andrés Bello. (José M. Prellezo), 01-01-86. Redattore responsabile della Pagia web: https://anca24italia.wordpress.com. Giornalista della ONG Fundación

Azul

Ambientalistas

www.azulambientalistas.org,

email:

hugoemendez21@gmail.com e il Blog: http://hugoemendez.blogspot.com. 6


Ringraziamenti Siamo categorici nel definire l’ambientalismo di oggi come il sacro rispetto per il dono della vita, l’eredità per coloro che vengono. È la ricompensa con il più profondo amore alle nostre due madri, quella biologica e quella naturale (Mamma Terra, Hallp`amama o Pachamama). Il riconoscimento e ringraziamento a coloro che sono stati i nostri genitori: alberi, montagne, fiumi, laghi, cielo.

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Contenuto Dedicato Gli Autori Ringraziamenti Contenuto Prefazione Introduzione

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0. La Fondazione 1. Il Manifesto Ambientalista: cosmovisione del Pianeta Azzurro, la Mamma Terra, Hallp`amama o Pachamama 2. La Fondazione Azul Ambientalistas: uno spazio per cambiare il mondo 3. Da muralisti conservazionisti a giornalisti ambientalisti 4. Azul Ambientalistas: 100 Ecoscuole, 6 Ecoaziende e 250 promotori ambientali

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1. America Latina 1. America Latina ambientalista, al di là delle ideologie 2. America Latina: lo sviluppo sostenibile e la crescita responsabile? 3. Circa 1,5 milioni di bambini e bambine muoiono per mancanza di acqua in America Latina, secondo CEPAL 4. L’agenda politica ambientale latinoamericana va dallo sublime allo inefficace, nulla trascendentale 5. L’acqua potabile in America Latina, il prossimo sequestro: “un mercato che ha un volto che è buono e bello” 6. Evo, l’ambientalista che nessuno ascolta 7. Opportunità di energia geotermica in America Latina e nei Caraibi 8. Energia eolica marina, la migliore scommessa dei Caraibi 9. Fauna della foresta Amazzonica 10. Flora della foresta amazzonica 11. Il prezzo della vita in America Latina 12. Il buon povero e la classe media 13. Le palafitte, le case ecologiche più antica del Continente Americano 14. In America l’india añú Aniin ha congiunto due nature

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2. Venezuela 1. 2. 3. 4.

Venezuela: seminare il petrolio o seppellire il futuro Venezuela: La Via del Cacao, è la strada verso il cielo Venezuela: Ecoscuola un avvenimento ambientale positivo Venezuela Azul Ambientalistas presenta Campagna senza inmmondizia è meglio 5. Un Passo a passo per creare Parchi Ecoturistici 6. Parchi comunali una strategia formidabile per proteggere le foreste e le aree verdi in Venezuela e nel mondo

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3. Riflessioni 1. 2. 3. 4.

Di come essere un ambientalista e non morire nell’intento Difendere la vita di qualsiasi specie fino all’ultimo battito Prospettiva ambientale Sociologia dell'ambiente, lo spazio necessario delle conoscenze per salvare il pianeta 5. 1.800 milioni di persone bevono ancora acqua contaminata, purtroppo 6. Seconda metà del 2015: Predizione Nostradamus Ambientale 7. Il secondo decennio sarà il decennio degli ambientalisti 8. Dall’ideologie al pensiero ambientalista 9. Crisi alimentare e biocarburanti 10. Io sono un ambientalista 11. Nel 2030, la moneta forte sarà il litro d’acqua in Occidente e la ciotola di riso cinese 12. Cambiamento climatico lo sguardo è nell'Est 13. CO2 foreste boreali 14. Con l’acqua potabile eravamo felici e non lo sapevamo 15. Acqua del rubinetto 16. Non ci sarà un’altro giorno 17. L'eredità generazionale 18. 350 ppm 19. La triste sorte degli alberi molto utile: il caso del Palo de Mora 20. I Galli di Michelangelo 21. C'è bisogno dei poveri, più sono e meglio è! 22. L'amore per le mascotte 23. Le città in bianco e nero

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24. 3 Assassini in serie della natura 25. Futurama... 50 anni dopo 26. I volontari per vivere su Marte, viaggio senza ritorno 27. Le Scuole Ecologiche o “Eco-Schools” soluzioni locali cambiamento climatico. 28. Dieci idee per il glossario ambientale dell’America Latina 29. In Zulia, il canto delle cicale annuncia l'avvicinarsi della Pasqua 30. A Natale diamogli molte grazie alla Natura

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4. Altri Scrittori 1. Piccolo Omaggio a Francesco d'Assisi 180 2. Andrés Bello e Alejandro de Humboldt: i creatori del sentimento 182 ecologico nel Nuovo Mondo. 3. Salvare il pianeta 189 4. Lo sviluppo sostenibile, un’idea distorta 193 5. Alberi abitanti delle terre esauste 198 6. Bioregioni dell’America di Gustavo Carrasquel 202

5. I Bambini 1. 2. 3. 4.

Otilia la bambina fra la spazzatura I bambini smeraldi di Colombia I bambini gabbiani I Bambini di piombo di Bajos de Haina e La Oroya

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6. I Poeti 1. 2. 3. 4.

Dea Terra, Lubio Cardozo Tempesta, R.A. Fonseca I fiori e gli uccelli di Juan Beroes, ecopoeta venezuelano Il Café: un arbusto ecologico generatore di bene al humanus Testimonianza di due ecopoeti e un romanziere 5. Testimonianza poetica di Omar Khayyam dove oggi solo rimane il diserto 6. L’orfico e lo chiaro in due poesie ad un medesimo fiore 7. Nuvole d’acqua e gli alberi nella ecopoesia di Carlos Augusto León

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7. I Vertici 1. 2.

Cime Tempestose e Vertice sul Cambiamento Climatico, due storie 235 comparate L’altra faccia del Vertice di Cancun COP16: due anni dopo 238

8. Wikileaks 1. Wikileaks e il Vertice di Cancún 2. Wikileaks: Cavo del governo Francese sul Vertice di Copenaghen, Jean-Louis Borloo, Ministro dell’Ambiente 3. Wikileaks: Cavo del governo Saudita sul Vertice di Copenaghen, James B. Smith 4. Wikileaks Cavo del Presidente dell’UE, Herman Van Rompuy, del Vertice di Copenaghen

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9. Interviste nel Tempo 1. Ecopoesía un cammino per la riflessione. Intervista con il poeta Lubio Cardozo 2. AMAZZONIA: Intervista a Chico Mendes dopo la morte 3. Intervista a Lenin Cardozo Parra: La realtà ambientale in America Latina 4. Intervista a Jacques Yves Cousteau 5. Il lato EVERDE di Lenin Cardozo visto da EVERDE, Intervista

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Prefazione Un grande sforzo di compilazione fa il giornalista Hugo Enrique Méndez Urdaneta sulle idee e le riflessioni dell’ambientalista Lenin Cardozo ed altri scrittori. Con questa iniziativa le idee già maturate arrivano, finalmente, al vecchio continente, in particolare per la nobile e grande Italia di Dante, e anche per gli italiani-parlanti sparsi in tutto il mondo. Hugo Enrique Méndez Urdaneta debutta così, come un universale giornalista ambientale ed insieme a Lenin Cardozo, arrivano alla patria natale di Cristoforo Colombo. Non per scoprire nuovi territori, ma per scoprire idee ambientaliste dalla prospettiva Latinoamericana, che sicuramente forniranno la loro parte per aiutare a fare la differenza in quello che oggi chiamamo Ecosiglo 21. Acurata la riflessione di Lenin Cardozo quando dice che “la questione ambientale

è passata

dall'essere una cosa che a pochi importava, alla grande preoccupazione del nuovo secolo, dove la situazione è diventata più complessa in modo che le varie scienze sono state costrette a convergere, per affrontare dallo transdisciplinare, l’organico del discorso e sostenere le categorie nascenti ei concetti di questa nuova realtà. Al fine di conseguire i risultati, le risposte ad un'unica preoccupazione, che è quella di salvarci e salvare il resto della specie che convivono sul pianeta. Discipline come la biologia, la botanica, la zoologia, l’ecologia, la tassonomia, la geografia, la geologia, l'astronomia, l'oceanografia, la meteorologia, l'idrologia, la medicina, l'antropologia, la sociologia, la filosofia, tra le altre, oggi costruiscono il linguaggio del XXI secolo, in grado di spiegare queste contingenze naturali. Portando così ad un linguaggio più coerente nell’analisi, il nuovo linguaggio delle scienze, il linguaggio ambientalista. La sfida è quella di imparare il nuovo linguaggio, trasferirlo e insegnarlo. Farci missionari di questa nuova lingua. Abbracciando questa causa come un apostolato e predicare, con tutti i mezzi che abbiamo, la profondità di ciascuno dei suoi concetti, della sua logica e del suo fare. È l'ultimo Vangelo, la possibilità di unire gli sforzi e fermare gli squilibri ambientali che sono stati prodotti da noi lungo il XX secolo fino ad oggi. Non vi è alcun modo per ignorare la realtà ambientale del pianeta. La Madre Terra stessa si è preso cura di farci pagare molto caro la nostra indifferenza, il nostro consumo predatore ed egocentrico stilo di vita ". Se è vero che tutte le strade portano a Roma, si spera che anche da Roma si arrivi allora a tutte le strade del ambientalismo. Gustavo Carrasquel, ambientalista venezuelano. Consulente dell'UNEP.

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Introduzione Di come essere un ambientalista e non morire nell'intento è il titolo di questo libro: è l'utopia di non rinunciare alle nostre convinzioni, a ciò che amiamo. C'è un detto popolare che spesso si dice nella mia città: el que no sabe es como el que no ve -colui che non sa è come colui che non vede-, cioè, è un cieco intellettuale. Quindi è vero che si

vede ciò che si sa, si conosce, e questo sono le nostre proprie convinzioni, la nostra cultura. Ma è anche vero che si vede ciò che si ama, e questo sono i nostri desideri, le nostre aspirazioni, i nostri sogni.

Di come essere un ambientalista e non morire nell'intento è un libro che dice e parla della libertà. È un libro politico. È un libro “ideologico”. È un libro che fa proposte politiche e ideologiche per soluzioni ambientali, conservazioniste ed ecologiche. Ci sono tre cose nella vita che non possiamo assolutamente fare obbligati o per forza: sognare, leggere-scrivere ed amare. Tu non puoi sognare, per forza, tu non puoi leggere-scrivere, per forza, ed infine, tu non puoi amare, per forza, queste tre dimensioni umane sono una atto di assoluta libertà, e questo è questo libro un atto di libertà, così come l’Arte. Essere un ambientalista in un paese sottosviluppato, como il Venezuela, dove la sua agenda pubblica è piena di irrisolti problemi sociali, è definitivamente un atto temerario, per non dire quasi eroico, è una follia. Eppure, dove apparentemente tutto è contro,

la salvezza di questo pianeta è nelle mani degli ecologisti,

ambientalisti. Viviamo in un mondo di nuove realtà e sfide che meritano nuove strategie, nuovi pensieri. Questo libro è un compendium, una raccolta sentita, pensata, meditata, sedimentata e cagliata di riflessioni, articoli, scrittori, poeti, interviste e personaggi che in questi 29 anni Lenin Cardozo ha pubblicato o rilasciato nei social network, giornali, riviste, libri, conferenze, corsi di aggioarnamenti, supporti elettronici o mediante interviste televisive o radiofoniche. Cioè, si tratta di un lavoro intellettuale, teorico e pratico delle nostre aspirazioni, convinzioni ed esperienze in materia ambientale, ecologica e conservazionista.

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La causa ambientale, anche così incompresa è un ministero, è un apostolato, un atteggiamento missionario, la cui ragione è risvegliare la coscienza, la riflessione, sull'ambiente, nelle loro comunità, oppure lì dove si abbia la possibilità di interagire con gli altri e con le numerose difficoltà in materia ambientale che oggi sta vivendo la nostra città, regione, paese, continente e pianeta. Un ambientalista ha come missione della vita re-immaginare, re-inventare ripensare, il mondo, capire e far capire che tutte le specie che lo abitano hanno gli stessi diritti e opportunità, oggi e domani. La vita di coloro che abitano questo pianeta è un diritto, che fino all'ultimo secondo dobbiamo difendere con tenacia. In altre parole, noi accettiamo l'esistenza del”altro”. Accettare l’esistenza dell’«altro», è il primo impegno.Il quale noi comprendiamo e rispettiamo. L’”altro” può essere una persona che la pensa diversamente da noi, con differenti religioni, status sociale, razza. Ma anche lì devono essere incluse, naturalmente, le diverse specie animali, vegetali, ecosistemi, habitat, l’acqua, l’aria, la terra su cui andiamo tutti i giorni. Perche oggi, più che mai sembra vera quella lapidaria locuzione di Plauto Homo homini lupus, l’uomo è lupo per l’uomo, frase che fu resa popolare da Thomas Hobbes, filosofo inglese del XVII secolo. Noi invece crediamo che Homo non-homini lupus est, l’uomo è lupo per i non-umani – la flora, la fauna, l’acqua, la terra, l’aria–.

Di come essere un ambientalista e non morire nell'intento è un libro politico, una guida teorico e pratica per diventare un ambientalista convinto. Inoltre, è una guida di come si possono fare Ecoparchi, parchi comunali, certificare Ecoscuole ed Ecoaziende. Il libro è suddiviso in 9 sezioni. 0. La Fondazione, i suoi inizi, i progetti e gli impegni per la regione, il paese, il continente e il mondo.

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1. America Latina, una panoramica delle problematiche più importanti del nostro amato continente, l'acqua, la flora, la fauna, le ideologie, lo sviluppo sostenibile e opportunità di energia. 2. Venezuela, brevi recensioni delle sue potenzialità

come paese energetico,

cultura del petrolio, l'esperienza nella costruzione di ecoparchi e parchi comunali. 3. Riflessioni, analisi delle diverse tematiche in materia di ambiente, quali: prospettiva

ambientale,

sociologia

ambientale,

il

cambiamento

climatico,

l'inquinamento ambientale e l'esperienza educativa nelle scuole ecologiche. 4. Altri Scrittori, scrittori come Lubio Cardozo, Ignacio Ramonet, Sadruddin Aga Khan e Gustavo Carrasquel pongono questioni di grande interesse locale, regionali, nazionali e internazionali, quali: Andrés Bello Alejandro de Humboldt i creatori del sentimento ecologico nel nuovo mondo; Salvare il pianeta; Lo sviluppo sostenibile e Le Bioregioni dellAmerica, sono questi alcuni dei temi. 5. I Bambini, quattro storie strazianti che raccontano la vita triste, desolante e infame dei bambini latini americani, e riguarda la vita di Otilia la bambina fra la spazzatura, I Bambini smeraldi dalla Colombia, I bambini gabbiani, I Bambini di piombo di Bajos de Haina e La Oroya. 6. I Poeti, è il mondo, la natura, l'ambiente visto con l’occhio poetico di uomini, in carne e ossa, con la loro sensibilità umanista e così straordinaria che ci sorprende piacevolmente con i suoi semplici ma profondi scritti, tra i grande abbiamo: Lubio Cardozo con su poema Dea Terra, Testimonianza poetica di Omar Khayyam, Il Café: un arbusto ecologico generatore di bene al humanus - Testimonianza di due ecopoeti e un romanziere, L’orfico e lo chiaro in due poesie ad un medesimo fiore; R.A. Fonseca e la sua Tempesta; di Juan Beroes, I fiori e gli uccelli, e finalmente, Carlos Augusto León, Nuvole d’acqua e gli alberi. 7. I Vertici,

solo due

Vertici analizzeremo in questo libro: il Vertice sul

Cambiamento Climatico ed il Vertice di Cancún COP16. 8. Wikileaks, i cavi declassificati che vi presentiamo qui, sono: Wikileaks e il Vertice di Cancún; Wikileaks: Cavo del governo Francese sul Vertice di Copenaghen, Jean-Louis

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Borloo, Ministro dell’Ambient;, Wikileaks:

Cavo del governo Saudita sul Vertice di

Copenaghen, James B. Smith; ed i Wikileaks Cavo del Presidente dell’UE, Herman Van Rompuy, del Vertice di Copenaghen. Ed infine, 9. Interviste nel Tempo, è un esercizio di interviste alcune immaginarie e mentali, con personaggi che non ci sono più tra di noi, ma che in qualche modo vogliamo che ci siano tra di noi; ed altre con personaggi che ancora ci sono, essi sono: Ecopoesía un cammino per la riflessione. Intervista con il poeta Lubio Cardozo; AMAZZONIA: Intervista a Chico Mendes dopo la morte; Intervista a Lenin Cardozo Parra: La realtà ambientale in America Latina; Intervista a Jacques Yves Cousteau; ed Il lato EVERDE di Lenin Cardozo visto da EVERDE. Ma veniamo al nodo della questione: Come organizzarsi per difendere la causa ambientale? L’esperienza ci dice che il modo più diretto per partecipare, per essere efficaci nel nostro sforzo è quello di motivare e incoraggiare ad organizzare o aiutare a creare gruppi di volontariato o brigate ambientali, scolastiche, universitarie, comunitarie e cittadine, nel nostro paese, città, regione, o perche non nel pianeta. Di seguito vi presentiamo una “mappa”, organizzazione, che permette realizzare

un percorso, nei diversi livelli di

modeste iniziative o attività, ma che

insieme, hanno l’effetto di sensibilizzazione, riflessione di non essere soli su questo pianeta, e che il nostro contributo, piccolo o grande, sarà un contributo importante per l'ambiente in cui viviamo: 1.- Diventa un «nouvelle» ricercatore ambientale e giornalista, Divulga, Fai pressione; 2.- Crea

brigate ambientalisti, fai il

monitoraggio del settore urbano in cui vivi e 3.- Crea gruppi o organizzazioni politiche Ambientalisti: lo strumento politico. Questa è la ragion d’essere degli ambientalisti. Va oltre le parole, lo enunciativo. Convinzione e affetto è quello che ci muove. È l'energia che ci dà l'ispirazione per andare avanti, per attingere alla forza da dove non se ne ha più per svolgere il compito, la missione. Senza molto stridore ma con fermezza se va avanti su cosa si deve fare. Noi ambientalisti contribuiamo a un mondo migliore per tutti gli esseri che viviamo sul pianeta.

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Secoli fa, abbiamo perso la possibilità di guardare le altre specie per imparare da loro. A quanto pare l’unico importante è solo ciò che accade tra di noi gli esseri umani. La questione della tutela ambientale, è al di là del bene e del male. Della politica o dell’economia. Sebbene per questo se dovrà capire la politica e l'economia. O tutte le conoscenze necessarie. Non so se sono verdi o blu o qualsiasi colore che sicuramente lo avranno, di quello che siamo convinti è che l'impegno ambientale c’è ed è la mappa o il percorso di questo lungo cammino dei soldati pellegrini e apostoli del nuovo secolo. Gli ambientalisti del mondo, ci impegniamo attraverso questo manifesto per compiere le sette azioni sacre per salvare la Terra: 1.

Piantare alberi,

2.

Proteggere gli animali e la flora,

3.

Gode il piacere dell’aria,

4.

Rispetta l’acqua,

5.

Amministra il fuoco,

6.

Ama la Terra e la Mamma Terra, la Hallp`amama o Pachamama.

7.

Ama la vita. Godi fino in fondo di essa.

Difendiamo con tutta la forza dei nostri muscoli, il nostro pensiero, il nostro sentire di patria alla Madre Patria, dove ritorneremo per il viaggio attraverso l’abisso dell’eternità. Isla Dorada, Giugno 2015.

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0. La Fondazione

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Il Manifesto Ambientalista: cosmovisione del Pianeta Azzurro, la Mamma Terra, Hallp`amama o Pachamama L’epoca dei “sistemi” è passata. L’epoca della

costruzione della forma

essenziale del ente partendo della verità dell’essere non è arrivata ancora... M. Heidegger, Contributi alla filosofia A tutti gli esseri viventi differenti alla razza

umana,

“apellidaremos”, che essendo del

che gli

d’ora

in

poi

«humánidos»,

regno animale o

vegetale, ci accompagnano in modo essenziale -per questo noi gli diamo il nostro cognome-, nella fantastica avventura sul pianeta Terra. Ai sette miliardi di esseri umani, registrati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite all’inizio del secondo decennio del secolo XXI, e a quelli che nasceranno nei prossimi anni. Siamo categorici nel definire l’ambientalismo di oggi come il sacro rispetto per il dono della vita, l’eredità per coloro che vengono. È la ricompensa con il più profondo amore alle nostre due madri, quella biologica e quella naturale (Mamma Terra, Hallp`amama o Pachamama). Il riconoscimento a coloro che sono stati i nostri genitori: alberi, montagne, fiumi, laghi, cielo. È proteggere ai fratelli non-umani: invertebrati, vertebrati, anfibi, il regno vegetale. È chiedere perdono per coloro che sono stati uccisi o rubati per allungare la nostra vita. È la lotta per la vita che dà senso alla vita. È l’opposto alla crudeltà, all’avidità. È la via della pace spirituale, senza sensi di colpa. È l’ultima utopia.

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Un ambientalista ha come missione di vita re-immaginare il mondo, capire e far capire che tutte le specie che lo abitano hanno il diritto alla vita, e anche nell’ultimo secondo o battito di cuore, dobbiamo difenderla con tenacia. Accettare l’esistenza dell’«altro», è il primo impegno. Il quale noi comprendiamo e rispettiamo. L’«altro» può essere una persona che la pensa diversamente da noi, con differenti religioni, status sociale, razza. Ma anche lì devono essere incluse, naturalmente, le diverse specie animali, vegetali, ecosistemi, habitat, l’acqua, l’aria, la terra su cui andiamo tutti i giorni. Il pensiero ambientalista è stato creato in America, l’America ha lanciato al mondo il SOS dell’ambientalismo. America come un continente, porta nei suoi geni una cosmovisione ambientalista, che proviene dai loro antenati indigeni, e nel secolo XX , le prime azioni che hanno interpretato coraggiosamente la difesa della natura, nascono dalla “zaga” di Greenpeace, a Vancouver, a ovest di Canada. Ambientalisti hippies, hanno attirato l’attenzione del mondo per protestare con indipendenza, senza compromessi con i partiti né legami con ideologie esistenti, gli esperimenti nucleari nel Pacifico. Poi l’intolleranza e la persecuzione, di chi hanno governato il paese in quella epoca, hanno costretto alla maggior parte dei suoi fondatori a rifugiarsi in Europa. Era troppo sospettoso, durante la Guerra Fredda, protestare per difendere il pianeta. La proposta ambientalista, non è la terza via, non è il vestito nuovo di una sinistra o una destra che vedono accorciate le loro offerte elettorali. Né, è un culto o una nuova religione. Oggi è l’unica via, per valorizzare la vita. Viviamo nuove realtà che richiedono ad urla nuove strategie. È ripensare un cambiamento nel nostro contratto sociale settario per un contratto naturale inclusivo. Abbiamo bisogno di codici etici globali. Modificare, cambiare il conservatore “senso comune” per un senso ambientale. L’essere umano ha la capacità di reinventarsi e il pianeta richiede di questa metamorfosi, dell’intelligenza per sommare

sforzi e

“sapienze” specifiche,

generali, proprie, imparate o empiriche, ma tutte con un solo obiettivo comune, preservare la Terra. Essere un ambientalista è una posizione di compromesso, ferma e attivista. Non è comportarsi come lo struzzo, che davanti alla

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incomprensione o al pericolo mette la testa in un buco per sfuggire alla realtà. Proteggere le specie –humanus e humánidos– nella natura, è la sfida. L’antica lotta tra la civiltà e la Terra, dovrebbe scomparire radicalmente, sostituirla con la convivenza amorevole, equivalente, mutuamente aportativa tra la Terra e la civiltà -la pace fertile- per salvaguardare il più grande miracolo del Pianeta Azzurro: l’esistenza. In questo sforzo titanico dei migliori uomini e le migliore donne per cambiare il corso del destino del mondo, per rimuoverlo dal futuro disastro nel quale lo ha portato

la follia umana, confluiscono –a livello scientifico, artistico, poetico,

filosofico, umanistico– gli ambientalisti, coloro che lavorano per proteggere la natura, intesa come la diversità di flora e fauna, la bellezza dei paesaggi naturali, un privilegio di cui gode la specie umana, come un luogo di svago, ricreazione e contemplazione che deve essere rispettato così come è stato ereditato nel corso della storia. Gli ambientalisti come attivisti che chiedono una reciprocità attiva e feconda tra l’uomo e l’ambiente, un rapporto generazionale, che non sia basato su un modello di sfruttamento irrazionale e distruttivo delle risorse. Radicali nella difesa del diritto al godimento della vita di tutte le specie. Questo

manifesto conclude con la proposizione di cinque faccende primarie

generali che deve realizzare l’ambientalista, ecologista: 1. Liberare lo spazio in cui viviamo: la casa o un appartamento il più possibile dell’inquinamento ambientale (la preparazione per il riciclaggio dei rifiuti, risparmio energetico, gestire bene l’acqua, mantenere l’ornamento). 2. Il monitoraggio del settore urbano in cui viviamo: rivitalizzare gli spazi verdi (giardini, i viali, piazze, parchi). Riportare gli sversamenti di acqua potabile. Combattere l’inquinamento acustico, ecc. 3. Fare pressione: ogni ambientalista può portare a gli enti governativi (comuni, consigli comunali, consigli legislativi, governi, ministeri, ecc.) le loro proposte, reclami e suggerimenti. 4. Divulgare: tutti gli ambientalisti dovrebbero usare i mass media a sua disposizione (stampa, radio, televisione, social network, aule, spazi

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universitari). Per realizzare tutto ciò che è stato indicato nelle sezioni precedenti così come nuovi contributi e idee. 5. Lo strumento politico: l’ambientalista assumerà, se necessario, funzioni politiche forti per proteggere l’ambiente. Senza paura. Gli ambientalisti del mondo, ci impegniamo attraverso questo manifesto per compiere le sette azioni sacre per salvare la Terra: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7.

Piantare alberi, Proteggere gli animali e la flora, Gode il piacere dell’aria, Rispetta l’acqua, Amministra il fuoco, Ama la Terra e la Mamma Terra, la Hallp`amama o Pachamama. Ama la vita.

Difendiamo con tutta la forza dei nostri muscoli, il nostro pensiero, il nostro sentire di patria in cui siamo nati e alla Madre Patria, dove ritorneremo per il viaggio attraverso l’abisso dell’eternità, il Pianeta Azzurro, la Terra. Fondazione Azul Ambientalistas Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Lubio Cardozo, ecopoeta venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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La Fondazione Azul Ambientalistas: uno spazio per cambiare il mondo La Fondazione Azul Ambientalistas è una ONG ambientale, ecologista e conservazionista,

creata

il

settembre 1986 presso l’Università di Zulia, Maracaibo, Venezuela, con lo scopo di proteggere l’ambiente. È una organizzazione che realizza azioni dirette non-violente e di ricerca per raggiungere i suoi obiettivi. È la terza ONG, in longevità, del continente americano –la prima Sierra Club in California, Stati Uniti d’America, nel 1892 e la seconda Greenpeace in

Vancouver, Canada, nel 1971–.

È stata

un’organizzazione che fa azioni dirette non violente, sostenendo le sue impostazioni nel rigore scientifico e in iniziative di riflessione/attivismo cittadino, attraverso l’educazione ambientale. Interrompe la scena, facendo notare che le mura della città non sono utilizzate esclusivamente per la propaganda politica, ci meritiamo spazi puliti, pieni di opere artistiche o con messaggi cittadini nella ricerca di un ambiente migliore, una migliore qualità di vita. Siamo usciti a recuperare i muri delle strade con più di 300 “murales” con messaggi educativi, ecologici e conservazionisti. Assumiamo frontalmente, la denuncia del inquinamento atmosferico prodotto dalle emissioni del Complesso Petrochimico nella regione del Zulia, che impunemente, trabocca senza alcun controllo o filtri, tossici sia nell’atmosfera, così come nel Lago di Maracaibo, producendo un alto tasso di cancro, malattie respiratorie, malformazioni nei feti, malattie degli occhi, tra le altre malattie. Simile segnalamento abbiamo mantenuto con l’estrazione del carbone nella Sierra de Perijá, che si trova nella regione di Zulia, dove a parte di aggredire la natura e spiazzare i suoi antichi abitanti, la comunità aborigena della zona, erano e sono

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ancora i responsabili delle malattie respiratorie che soffrono la popolazione circostante o vicina in cui l’estrazione viene effettuata. La Fondazione Azul Ambientalistas, ininterrottamente porta 29 anni assumendo nel paese, le campagne internazionali come la Giornata Mondiale di Ricupero di Costa e Spiagge, 350 ppm (controllo dell’Inquinamento Atmosferico), Difesa delle Balene, campagne di Protezione degli Animali, campagne propie come la Protezione dei Laghi e Fiumi del Venezuela, Specie Endogene, Aree di Riserva ecologiche, ecc. La Fondazione Azul Ambientalistas prende i suoi redditi attraverso i contributi individuali dei suoi attivisti e sostenitori. Per fare la tua donazione, clicca qui. http://www.azulambientalistas.org/donaciones.html. La Fondazione Azul Ambientalistas fa campagne di educazione ambientale nelle scuole, sviluppa iniziative per proteggere la biodiversità, ridurre l’inquinamento, protesta contro l’uso degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) e l’uso dell’energia nucleare. Nel settore della comunicazione, la

Fondazione Azul Ambientalistas ha una

squadra di lavoro multidisciplinare che porta avanti due canali di notizie sulla realtà

ambientale

delle

https://canalazul24web.wordpress.com/

Americhe

(Canal

e

Blu

Azul Channel

24 24

www.bluechannel24.com) e 4 agenzie di notizie sull’ambiente dalle Americhe ANCA24, Noticias Ambientales, Ecológicas y Conservacionistas desde las Américas; ANCA24 Canada, Environmental, Ecologists and Conservationists News from the Americas e ANCA24 Italia, Agenzia di Notizie Ambientaliste, Ecologiste e Conservazioniste per le Americhe, ANCA24 Deutsch, Der Erste Umweltagentur Und Erhaltung Ecolog für Amerika. Nell’area di educazione ambientale la Fondazione gestiona campagne a livello di scuola, con il suo Programma ECOSCUOLA, e di sensibilizzazione dell’aziende con il Programma ECOAZIENDE. Il giorno a giorno si sviluppa con iniziative per la tutela della biodiversità, la corretta gestione dei rifiuti solidi, la riduzione dell’inquinamento di plastica e la contaminazione da fuoriuscite di petrolio.

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Nel ambito scientifico la

Fondazione Azul Ambientalistas coordina in

collaborazione con il Centro di Educazione Popolare “Jesús Ortega Rosario” (CEP), la Estación Biológica “Pueblos de Aguas” per lo studio della flora costiera e della biodiversità. Noi concentriamo le nostre iniziative e le strategie per promuovere e sviluppare le seguenti aree: 1. 2. 3. 4.

Investigazione e la segnalazione di attacchi contro i reati ambientali. Informazione e sensibilizzazione dei mass media. Educazione e sostegno comunitario o cittadino. Proposte per soluzioni di sviluppo e consumo sostenibile.

La Fondazione Azul Ambientalistas, assume con responsabilità la sfida e il sogno della conquista di un mondo migliore. Allarmando e orientando sui problemi ambientali che minacciano la biodiversità, l’ecosistema, la fauna, la flora e tutto ciò che riguarda lo spazio vitale di tutti. Il nostro pianeta TERRA.

Essere ambientalisti e non morire nell’intento, così viene dimostrato da questi anni di creatività e di impegno per un mondo migliore. INFORMAZIONI LEGALE Fundación Azul Ambientalistas R.I.F. J-40027964-0 Maracaibo, Venezuela FONDATORI 01 de Septiembre de 1986 Dr. Lenin Cardozo Parra Abog. Jorge Alberto Perozo Bracho Dr. Elio Ríos Serrano Dra. Beatriz Nava Dr. Ángel Luís Viloria Lcdo. Antulio Rondón COMITATO CONSULTIVO Dr. Egno Chávez Dr. Guillermo Sthormes 25


Lcda. Jennyfer Méndez Abog. Nerio Romero Dra. Flora Barboza Dr. Ángel Muñoz Lcdo. Jesús A.Troconis B. Dr. Miguel Pietrangeli DIRETTORI Ing. Lenin Cardozo Direttore Esecutivo Mgs. Gustavo Parra Carrasquel Direttore Generale e dei Mass Media Jharlín Zuleta Direttora Amministrativo Mgs. Rafael Montilla Peñaloza Direttore delle Relazioni Istituzionali Leonardo Sanchez Criollo Direttore di Progetti e Ricerche

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Da muralisti conservazionisti a giornalisti ambientalisti Nella metà degli anni ottanta, ci dichiariamo ambientalisti, e abbiamo iniziato

un

concetto

di

murale

conservazionista nelle diverse e sobrie pareti

della

città

di

Maracaibo,

regione del Zulia, Venezuela. Si ha deciso di inserire le icone in cui il criterio è stato uno, dargli ad ogni parete un senso pulito ed estetico, introducendo figure di fogliame e la fauna della regione. Fino ad allora le mure della città erano coperte con le vecchie campagne pubblicitarie elettorali obsolete. Abbiamo avuto una difesa tenace di ogni spazio conquistato e molti scontri con i partiti politici durante la campagna elettorale, loro hanno tentato senza successo di investirci con i suoi partidari o “sporcatori” di muri. Un poco più di 400 “murales” sono stati registrati nei primi 10 anni. Negli anni successivi, abbiamo cercato di risvegliare la coscienza ambientalista cittadina, sviluppando iniziative giornalistiche solitarie di attualità sulla conservazione ecologica e ambientale. Per lungo tempo abbiamo conservato intere pagine sui giornali locali, o semplicemente fornendo ai giornali dei nostri scritti. Siamo andati avanti con l'azione di denuncia, perché tutto ci sembrava troppo "leggero", di fronte alle contingenze ecologiche o ambientali contemporanie. La vergognosa via del carbone che attraversa la città da un capo all'altro, lasciando particelle di carbone, le allergie e ogni sorta di malattie respiratorie, ad ogni passo che facevano i loro camion funerali. Le emissioni incontrollate di gas inquinante del Complesso Petrochimico il Tablazo che producono prurito, congiuntivite, asma, i bambini con atrofie, e decine di morti strane sono state registrate dai mass media come "normali eventi della città."

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Amen, il cemento polveroso da San Francisco, avvelenando ai cittadini. E, naturalmente, la più grande vittima della nostra pigrizia nazionale, la nostra incapacità di essere produttivi, di cercare altre fonti di sviluppo, il nostro Lago di Maracaibo. Questo prossimo 25 luglio, tra l'altro, compiera 100 anni ininterrotti di avvelenamento di petroleo. Il testimone adesso lo porta la terza generazione di Azul Ambientalistas, son passati 29 anni, e quelli che non sono invecchiati sono gli stessi problemi che per oltre due decenni ci seguono opprimendo. La sfida è ora quella di informare, con qualsiasi mezzo e in tempo reale, comunicare, dare l'allarme. Montato sulle autostrade dell'informazione, il cyberspazio, con le loro reti sociali. Oggi continuiamo a sentirci efficaci, adesso da CANAL AZUL 24, da BLUE CHANNEL 24, da Facebook con gli Azul Ambientalistas, facendo giornalismo ambientale, difendendo la nuova bandiera di umanità che ha avuto inizio 29 anni fa. Lubio Cardozo, ecopoeta venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Azul Ambientalistas: 100 Ecoscuole, Ecoaziende e 250 promotori ambientali L'iniziativa

cominciò

con

6 molte

difficoltà nei primi mesi del 2010, orientata

verso

l'educazione

ambientale, la sensibilizzazione e la formazione massificata sui principali problemi ambientali della regione occidentale del Venezuela. Quetsa iniziativa oggi mostra i risultati. Inizia così una complessa catena di azioni e

di relazioni

dove

la

Fundazione Azul Ambientalistas trova nel settore aziendale sostegno attraverso la Fondazione Enne, la quale sostiene e finanza il Programma pilota Ecoscuola. La Mgs. Soraya Valdéz, Capo del Comune Scolastico Maracaibo 1, assume con determinazione e prende il rischio di incorporare il programma in tre scuole a lei affidate. Queste scuole, che fanno parte della emblematica parrocchia Coquivacoa, a nord della città di Maracaibo, Venezuela, hanno ricevuto i tre workshop di addestramento e la metodologia per svilupparli. Sei passi, una simbologia e svariate attività, orientate verso il principale problema ambientale a Maracaibo: la spazzatura. Con linguaggio semplice gli educatori sono stati in grado di trasmettere queste conoscenze a centinaia di studenti. Con lo slogan: "Dobbiamo imparare a separare i rifiuti (organico e inorganico), generare rifiuti e ottenere rifiuti per riutilizzare e riciclare.” Sulla base delle tre R: Ridurre, Riutilizzare e Riciclare, abbiamo seminato il seme. Cominciano a fiorire i risultati e tre scuole nazionali sono certificate Ecoescuela nel 2011, con gioia e un sacco di creatività celebriamo lo sforzo. Contenitori per separare e ottenere rifiuti, residui che hanno mostrato un mondo nuovo nel riutilizzo e il riciclaggio. L’Ecocodice, i murales e migliaia di progetti in aula che

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hanno culminato issando la bandiera verde, ci hanno fatto vedere la magnitudine del programma. La campagna massiccia fatta nel 2011-2012 è stata avallata dell’allora capo della Direzione Educativa della regione Zulia, sociologo Giovanni Villalobos, che ha invitato a tutte le scuole ad attuare il Programma Ecoscuola nel Zulia. Si sono conformati 455 comitati ambientali nelle scuole della città di Maracaibo. Un vasto pubblico ci diede l'opportunità di fornire informazioni e addestramento a più di 1.500 insegnanti. L'entusiasmo fu immediato, dall'inizio del 2012 cominciarono le celebrazioni per ogni Ecoescuela certificata, fino ad arrivare a 100 scuole. Per incoraggiare la partecipazione dei cittadini e delle aziende il Programma Ecoazienda è stato molto utile, tanto nelle scuole come nel recupero di aree naturali. Oggi abbiamo 250 promotori che hanno ricevuto il workshop di addestramento ambientale durante sei mesi. Grazie a questi promotori si mobilitano attraverso il Programma Ecoazienda, 800 persone alla conferenza "Giornata Mondiale delle Spiaggie e Puliamo il Mondo" dove abbiamo pulito una delle più grande foreste di mangrovie sulle rive del Lago di Maracaibo, il Parco “Tierra de Sueños”. Vi invitiamo a visitare il nostro social network in modo da vedere la testimonianza delle molteplici attività che cercano di essere un riferimento nel attivismo ambientale. Guardando al 2015, il nostro obiettivo è quello di certificare almeno 100 altri Ecoscuole e aumentare il numero di Ecoaziende con lo scopo di formare e sensibilizzare massicciamente alle comunità, sul grave problema dei rifiuti e la necessità di infrastrutture di discariche reali, centri comunitari per la raccolta dei rifiuti e programmi di educazione ambientale. Gustavo Carrasquel | Director General Fundación Azul Ambientalistas ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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1. America Latina

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America Latina ambientalista, al di là delle ideologie America

Latina

è

stata

molto

sfortunata nel fatto di copiare modelli politici europei. Noi latino amercani, ogni volta che copiamo sbagliamo, con tendenza al peggio. Siamo stati felici

prima

che

arrivassero

al

continente gli uomini a cavallo. Dal culto alla natura siamo diventati monarchici, poi repubblicani a volte, capitalisti, nazionalisti, socialcristiani, socialdemocrati,

socialisti

puri,

comunisti utopici o classici, imperialisti, anti imperialisti o pro di qualcuno o di qualsiasi cosa dovevamo essere, infine, troviamo difficile essere noi stessi. E non in conformità con i fallimenti noti di questi approcci (alcuni di loro hanno fino a 100 anni di "prova" nel continente), la creatività ci ha portato a riemergere molte di queste ideologie rugose, grinzose, ponendoli come una novità o come articoli "fashion" che sono ormai del secolo XXI. Cioè, abbiamo rilanciato "il marchio". Gli stessi europei concludono, che il mondo non è stato meglio in quella presunta distinzione tra destra e sinistra. Il filosofo italiano Norberto Bobbio, ha ripetutamente espresso che la vecchia sinistra dello Stato aveva privilegiato l’uguaglianza (che non ha ottenuto) e la Libertà (che ha calpestato). Qualora la destra tradizionale ha continuato a difendere che ciò che conta è il diritto alla libertà (che cercano sempre di controllare), quindi la parità, l’uguaglianza, oltre ad essere irraggiungibile, è indesiderabile chiudono le forze economiche del mercato. E a sua volta, la nuova sinistra ha sostenuto la necessità di coniugare la libertà con l'uguaglianza. Il sociologo inglese Anthony Giddens, ha detto che le idee della sinistra sono vecchie e obsolete, e quelle della nuova destra hanno anche fallito. Pur ritenendo 32


che la divisione destra-sinistra è inadeguata perché ignora problemi vitali, riconosce che loro resistono a scomparire. Non basta fare appello a un centrosinistra per risolvere i problemi, in quanto vi sono problemi che richiedono politiche radicali. Egli conclude che il socialismo di stato, come il neoliberismo globalizzato hanno fallito. Quindi, questo piatto di spaghetti ideologico è compreso solo dagli europei. America, come continente,

porta nei suoi geni una cosmovisione del mondo

ambientale, che proviene dai loro antenati indigeni, e nel XX secolo, le prime azioni hanno interpretato coraggiosamente la difesa della natura, che sorgono dal coraggio e la difesa di Greenpeace, a Vancouver nel Canada occidentale. Ecologisti Hippies, attirano l'attenzione del mondo per protestare in maniera indipendente, senza impegni di partito o di collegamenti con le ideologie esistenti, le prove nucleari nel Pacifico. Poi l’intolleranza e le persecuzione di chi hanno governato quei paesi, nell’epoca, costrinsero la maggior parte dei suoi fondatori a cercare rifugio in Europa. Era troppo difidente , durante la Guerra Fredda, protestare per difendere il pianeta. La proposta ambientalista, non è la terza via, né è il nuovo vestito di una sinistra o una destra che sono venute a meno nelle loro offerte elettorali. Né, si tratta di una setta o una nuova religione. È l'unico modo, per apprezzare la vita. Viviamo nuove realtà che richiedono ad urli nuove strategie. È ripensare un cambiamento nel nostro contratto sociale settario per un contratto naturale inclusivo. Richiedima di codici di etica globale. Bisogna cambiare questo conservatore "senso comune" per un senso ambientalista. L'essere umano ha la capacità di reinventare se stesso e il pianeta richiede di questa metamorfosi. Essere un ambientalista significa rispettare la coesistenza tra noi, in armonia con tutte le specie e proteggere il nostro unico habitat, la Terra. Ma è pur sempre un atteggiamento impegnato, fermo e attivista. Noi non agiamo come lo struzzo, che davanti al rischio o l’incomprensione mette la testa in un buco per sfuggire alla realtà. Proteggici come specie e la natura, è la sfida. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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America Latina: lo sviluppo sostenibile e la crescita responsabile? America

Latina

ha

una

realtà

continentale e subcontinentale, ben diversa dal resto dei continenti o subcontinenti del mondo. La differenza fondamentale

è

nella

prospettiva di vedere

ottica

o

il mondo,

interessi locali o regionali, e i gruppi etnici che le abitano, perche uno vede ciò che sa. Abbiamo il più grande polmoni vegetali, giungle e foreste del mondo

cosí

come

la

maggiore

quantità di terra che non sono stati ancora sfruttate, inoltre abbiamo grandi risorse naturali come l’acqua, il petroleo e le miniere. Le nostre preoccupazioni ambientali sono specifici e le soluzioni principali devono promuovere la crescita responsabile e inclusiva di tutte le specie che ci vivono e viviamo sul pianeta. Il riscaldamento globale, l’indebolimento dello strato di ozono, e di altre questioni importante e complesse ambientale, cessano di essere la nostra priorità data l’impassibilità davanti alla deforestazione incontrollata dell’Amazzonia, gli interventi umani che accelerano la siccità dei nostri laghi e fiumi, le grandi isole dei rifiuti solidi, l’inquinamento atmosferico da anidride carbonica nelle nostre città, tra le altre situazioni rilevanti. Siamo quindi di fronte a realtà diverse che meritano diverse strategie. Lo sviluppo sostenibile proposto dall’ONU, esprime la preoccupazione per l’imminente esaurimento delle risorse naturali nel corso del tempo, frutto di un consumo eccessivo di queste società, si propone un modelo di consumo più “equilibrato”, in funzione di garantire alle generazioni future lo sfruttamento delle stesse risorse. Questo concetto è stato accolto con applausi e acclamazioni e copiati in ciascuna delle costituzioni delle nazioni dei paesi latinoamericani, fino al punto

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tale che si organizzarono studi di master nell’Università del Centro e Sud America per approfondire “le considerazioni del caso”. Questo approccio continua ad essere, fino ad oggi, la spina dorsale del pensiero ambientale e politico che ci ha governato. Ma di quale generazioni future parla questa proposta? Delle generazioni future Latine o africane? Questa tesi è la difesa delle generazioni future, ma dei figli, nipoti e pronipoti che nascosno nei paesi sviluppati. A questi paesi non l’importa niente le nostre generazioni native, amerindi o africane. Loro credono ancora nel pensiero unico, basato sul principio che l’espressione della vita ruota solo attorno ad un specie, la specie del Caucaso –LORO-. Un ragionamento totalmente egocentrico e di esclusione. America Latina, richiede un altro approccio, orientato alla crescita responsabile e multispecie. Ma per andare in questa direzione, dobbiamo iniziare la costruzione di un nuovo discorso o riflessione su tematiche ambientali, sulla base della nostra realtà. Perché fino ad ora, non siamo stati assertivi nelle soluzioni dei nostri problemi ambientali, perché la nostra logica per l'analisi è supportata dalla struttura concettuale di altre realtà ambientali. Mi avvalo di una analogia musicale, per spiegarmi meglio. La musica fino alla metà del secolo XIX, non poteva che scriversi, sul concetto di ritmo binario (2/4, 4/4) che vengono utilizzati in marce militari o ternari (3/4) che sono utilizzati in valzer viennesi, tra gli altri. Data l’incapacità di scrivere, in queste categorie binarie e ternarie questi ritmi latini e/o africani, sono stati ripensati e sono stati creati i ritmi composti (5/8, 6/8, 7/8, 10/8, 11/8 ... 17/8), che non è oltre che la somma o combinazione di diversi modi di ritmi binari e ternari, e d’allora è che hanno imparato a conoscere i nostri ritmi in tutto il mondo. Lo stesso accade quando si cerca di analizzare la realtà ambientale in America Latina partendo dai “ritmi marziali viennese”. Nell’interesse di contribuire alla costruzione di concetti che permettono di dare un supporto teorico linguistico al discorso ambientale latino-americano e per potere

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cosí sviluppare gli strumenti di analisi necessari per la diagnosi e la ricerca di Ecosoluzioni, lascio alla discrezione del lettore, dieci concetti per il nuovo glossario ambientale. Ecco i dieci concetti. 1. Ambientalista Azurro: Denominazione tecnica del colore del pianeta Terra vista dallo spazio. 2. Ecosoluzione: strategie per affrontare con successo le azioni per proteggere le specie e il recupero di spazi distrutti. 3. Crescita responsabile: è la capacità dei popoli amerindi, africani e asiatici per

soddisfare

le

loro

esigenze

di

consumo,

da

una

visione

biogenerazionale. 4. Biogenerazione: è il diritto naturale che hanno tutte le specie di alungare la loro esistenza futura nelle stesse condizioni che hanno nel presente. 5. Crescita Responsabile Biogenerazionale: è La capacità dei popoli amerindi, africani e asiatici per soddisfare le loro esigenze di consumo senza compromettere il futuro di tutte le specie che interagiscono in queste comunità. Questo concetto nasce in contrasto con il concetto di Sviluppo Sostenibile creati dai pensatori dei paesi sviluppati per esprimere il loro bisogno di controllare il loro consumo, con lo scopo di garantire alle sue future generazioni di continuare a sfruttare la stessa ricchezza e le risorse che attualmente ottengono dai territori dell'America Latina, Africa e Asia. 6. Iberoambientalisti: I cittadini di lingua spagnola che difendono i diritti naturali, presenti e futuri di tutte le specie che abitano il pianeta. 7. Latinoambientalisti: I cittadini di subcontinente latino-americano che difendono i diritti naturali, presenti e futuri di tutte le specie che interagiscono nella loro comunità o ecosistema. 8. Atmosfere intervenute: sono le alterazioni che si verificano nell'atmosfera del continente latino-americano a causa delle emissioni eccessive e continuo tossiche prodotte nelle loro città. 9. Mexatmosfera: È l'intervento più aggressivo dell’atmosfera che ha il subcontinente americano in una città. Città del Messico, per la sua condizione geografica di valle intrappolati tra le montagna, ha un inquinamento fotochimico che colpisce il 80% della popolazione, con livelli di ozono sopra 0,30 ppm con particelle in sospensione di 10 micron.

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10. Desertificazione Amazonica: Processo di desertificazione senza precedenti che si verifica in Amazzonia a causa della predazione, la deforestazione, la biopirateria e l’incendio di alberi. L'Amazzonia è il polmone del mondo, con la più grande foresta pluviale, il fiume più lungo, il flusso d'acqua potabile più grande del mondo e la più grande diversità di fauna e flora. L’impatto della desertificazione dell’Amazzonia è molto più che la generazione di terre secche e aride. E il più grande crimine generazionale della vita planetaria. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Circa 1,5 milioni di bambini e bambine muoiono per mancanza di acqua in America Latina, secondo CEPAL Circa 800 milioni di persone in America Latina non hanno accesso all’acqua potabile,

un

diritto

umano

fondamentale per i paesi in via di sviluppo, una situazione che uccide circa 1,5 milioni di bambini e bambine ogni

anno,

secondo

i

dati

della

Commissione Economica per l’America Latina (CEPAL). Ogni 22 marzo viene celebrata la Giornata Mondiale dell’Acqua, nel 2012, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), si riferisce all’evento con lo slogan “Il mondo ha sete, perché abbiamo fame” che affronta la stretta relazione tra le questioni relative all’accesso alle risorse idriche per garantire la sicurezza alimentare. Guatemala è il paese centroamericano che ha mostrato meno interesse per affrontare le varie questioni derivanti dall’uso irrazionale del‘acqua, dal 1984 sono stati sottoposti al Congresso della Repubblica diverse proposte di leggi dell’acqua e creato una serie di uffici che sono stati inoperante, ha detto Carolina Peralta, in un articolo d’opinione pubblicato da Prensa Libre. La vicepresidenza della Reppublica è responsabile del tema e il problema continua a generare ansia tra la popolazione, che ogni giorno vede che l’acqua scarseggia, soprattutto per la mancanza di una politica di buona gestione delle risorse idriche, ha detto Peralta. L’avvocata ha sottolineato che nel paese non esiste alcuna legislazione che disciplina l’uso delle acque sotterranee, l’apertura dei pozzi è capricciosa e le acque sotterranee si esauriscono ogni volta di più, così accade con la vendita di acqua in 38


cisterne, non vi è alcun controllo della potabilità dell’acqua distribuita per il consumo umano. Con l’arrivo della stagione secca, le fonti si esauriscono, la crescita della popolazione incide sulle ricariche idriche e l’inquinamento dell’acqua evidenzia i problemi di disponibilità per i consumi delle famiglie e degli alimenti che di solito colpiscono ai più poveri, donne e bambini. Tuttavia, la facilitazione di informazioni e conoscenze su come superare la siccità, è stata fondamentale in alcune comunità assistite dalla FAO a partire dall’inizio 2011, bambine, adolescenti e casalinghe fanno parte di un progetto di rifornimento idrico e della promozione dell’agricoltura urbana e “periurbana”. L’iniziativa ha beneficiato di circa 800 famiglie, ma il lavoro lo fanno per lo più donne, che hanno imparato a raccogliere l’acqua piovana e a gestirla razionalmente in modo che nella stagione secca ci sia disponibilità per le verdure e vivai. La sostenibilità delle loro coltivazioni ha garantito l’alimentazione delle comunità, soprattutto in Palencia, uno dei comuni del Guatemala con i peggiori problemi di siccità, a causa della mancanza di aree di ricarica d’acqua. Come parte della Giornata Mondiale dell’Acqua, la FAO ha sottolineato l’importanza di

favorire alle donne l’accesso all’educazione, alla salute,

all’informazione e alla conoscenza come strategia chiave per garantire una gestione equa dell’acqua e la sicurezza alimentare delle famiglie, nonostante il vuoto istituzionale e giuridico che c’è in materia di risorse idriche. Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia /Fonte: noticias.com.gt / Notizie dal Guatemala

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L’agenda politica ambientale latinoamericana va dallo sublime allo inefficace, nulla trascendentale Basta fare un giro sulle

capitali

latinoamericane dal Cono Sud fino a Messico attraverso i Caraibi, per rendersi conto di quanto gli attori politici ignorano, praticamente, la portata

del

problema

ambientale,

pensiamo solo sulla questione della gestione dei rifiuti. A conseguenza della proliferazione delle discariche inadeguate e i livelli di inquinamento i danni causati alla nostra biodiversità e all’ecosistema sono davvero preoccupanti. La maggior parte dei Capi di Stato di latinoamericani, molti di loro con molti anni nel potere, non hanno costruito una vera e propria politica di uso dei rifiuti. Con infrastrutture e ingegneria per poter approfittare le risorse che la “spazzatura” genera. Non esistono strategie orientate verso l’educazione ambientale,verso la produzione di rifiuti e riciclaggio e molto meno ancora politiche del riutilizzo del riciclaggio. Oltre alla mancanza di centri di stoccaggio per i rifiuti pericolosi come le lampade a risparmio, cariche di mercurio. In America Latina si produce solo e molta spazzatura. Per generare rifiuti è necessario la separazione del materiale organico e l’inorganico, bisogna fare la classificazione in base al’origine dei rifiuti per avere materiali riciclabili. Molti dei paesi latinoamericani sono eccessivamente consumistici e sprechatori, forse prodotto delle economie redditiere e stati che sovvenzionano ai cittadini per mantenere nell’ignoranza ai suoi elettori. Questo ci fa essere i principali produttori di rifiuti.

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Cari lettori, oggi non c'è un governo in America Latina che realmente stia costruendo un legato per il miglioramento delle principali preoccupazioni ambientali nel loro paese. Basta solo chiedere a coloro che vivono in Patagonia –Cile, Argentina–, spesso esposti a livelli eccessivi di inquinamento e all’assalto della predazione transnazionale. A coloro che vivono su un lato del loro fiumicello e il suo grande inquinamento a Buenos Aires. A coloro che hanno bisogno del fiume Uruguay inquinato da rifiuti tossici. A coloro che non possono più fare il bagno nel Lago paraguaiano inquinato Ypacaraí. Agli animali e aborigeni spostati o uccisi nel Gran Chaco e nell’Amazzonia. A coloro che sopravvivono dalle risorse fluviali del fiume Pilcomayo, vittima di dragaggio e l’inquinamento minerario. Chiediamoli allora, a quelli che ora soffrono l’inquinamento del Lago Titicaca, dovuto all’abbandono della Bolivia e del Perù; alle vittime dell’estrazione illegale a Madre de Dios –Perù–, a quelli che Chevron non ha voluto indennizzare per l’inquinamento della sua amata giungla in Ecuador. A coloro che tutti i giorni danno la loro vita in difesa del dell’Amazzonia e del Brasile e che devono affrontare un Codice forestale irriverente e quello che rappresenta la diga “Belo Monte”, favorendo i datori di lavoro. A quelli che vivono a Bogotà che impotenti supportano l’inquinamento dei loro fiumi e maltrattamento delle sue zone umide. A coloro che non possono fare nulla contro la deforestazione causata alle giungle colombiane dovuto alla minerarie e il narcotraffico. Ai coralli marini estinti sulle isole di Rosario a Cartagena della Indias. Agli abitanti del Lago di Maracaibo che non hanno impianti di depurazione per acque reflue e contemplano impotente ogni anno, come il suo estuario si tinge di verde, per la Lemna, e di nero, per la perdita di petrolio. Ai vicini che soffrono di inondazioni e l’inquinamento nel Lago di Valencia e il fiume Guaire a Caracas. Alla biodiversità danneggiata dal petrolio nel fiume Guarapiche. Agli animali e gli ultimi gruppi etnici in Amazzonia venezuelana, uccisi dai “garimpeiros”.

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Non molto indietro rimangono le mangrovie deforestate in Panama, Costa Rica e Nicaragua. Al contaminata ed erosa barriera corallina mesoamericana. Chiediamo agli haitiani e dominicani per la sua deforestazione e l’inquinamento delle spiagge e fiumi. A tutte le Antille per lo sbiancamento e la distruzione dei loro coralli, senza che l’industria Alberghiera e turistica assumano la loro responsabilità. A centinaia di specie colpite e forse anche migliaia morte che ancora genera il più grande disastro ambientale del secolo XXI, la fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico causato dalla British Petroleum, che tra l’altro, dopo aver dimostrato l’inefficacia sono stati assunti, dalla compagnia petrolifera dello Stato messicano, come consulenti. Per non essere ingiusto vale la pena riconoscere gli sforzi che forse migliaia di amministrazioni comunali hanno sviluppati per affrontare i problemi ambientali. Ma la maggior parte senza supporto o lavoro in collaborazione con gli enti statali. Commettendo l’errore di non dare la partecipazione alle organizzazioni non governative o Fondazioni Ambientalisti, ecologisti e Conservatori, che sono stati i veri apostoli di questa crociata. Riconoscimento alle Grandi Antille. Ai scienziati cubani ei loro sforzi per sviluppare il Corridoio Biologico dei Caraibi, e che, nonostante la mancanza di risorse dovuto ad un “obsoleto” blocco economico che li ha negato la tecnologia per proteggere la biodiversità del nostro Mar dei Caraibi. Ironicamente i cubani sono all’avanguardia. Quello che non dovremmo mettere da parte in questa analisi, è la complicità o permissività

dei

governi

nei

confronti

della

multinazionale

Monsanto.

Progressivamente la commercializzazione dell’OGM, organismi geneticamente modificati, sta penetrando le basi dell’ignoranza del governo. Monsanto come “Mercenario” fa di latinoamerica il “suo patio trasero”, –il suo cortile– la sua “discarica” e i nostri governanti non dicono niente al riguardo. Vertici, Riunioni, Incontri vanno e vengono senza ottenere risultati o impegni vincolanti. L'OEA, l’ALBA, il CARICOM, il Mercosur e i Vertici a Rio de Janeiro, e poi ti rendi conto che loro sono ben informati di ciò che accade e nulla sembra

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richiamare l’attenzione dei capi di Stato davanti al declino imminente della nostra biodiversità, e che forse in molti casi irreversibili. Sicuramente gli avversari naturali in ogni caso difenderanno o metteranno in discussione questi argomenti. Come cittadino delle Americhe, esercitando il mio diritto solo chiedo a nome dei senza voce, che i governanti dimostrino con opere e adeguate politiche pubbliche che abbiamo sbagliato in dire tutto ciò. Tradotto da: Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia, Gustavo Carrasquel, https://canalazul24web.wordpress.com/2012/12/02/18193/

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L’acqua potabile in America Latina, il prossimo sequestro: “un mercato che ha un volto che è buono e bello” Metà della popolazione vive sulla Terra in circa il 5% della della superficie no marittima del pianeta, e gran parte si fonda attorno a regioni costiere come gli estuari e bocche dei fiumi. La biodiversità di fiumi, laghi e

zone

umide

è

l’insieme

di

ecosistemi più minacciati della Terra. Quasi il 20% dei pesci d’acqua dolce sono scomparsi o sono in pericolo di farlo. Non si tratta solo di pesce. Anfibi, molluschi e molte altre specie sono anche in pericolo di estinzione. Gli esseri umani sono concentrati in prossimità dei corsi d’acqua provocando che i sistemi d’acqua dolce siano i primi habitat a degradarsi. Usano l’acqua, consumano le loro specie animali, usano i loro canali per spostarsi e come raccoglitori di scarichi maritimi. L'acqua potabile rappresenta solo il 0,008% di acqua terrestre, facendo, talvolta, che il suo uso pone problemi complessi. Nelle aree urbane dei paesi no sviluppati 170 milioni di persone non hanno acqua potabile per soddisfare le loro esigenze minime: bere, cucinare o lavarsi, nelle aree rurali di questi paesi la situazione è più desolante in quanto raggiunge quasi 885 milioni. Risulta, inoltre, che la fornitura di acqua dolce nel mondo sta diminuendo inesorabilmente. Una persona su cinque non ha accesso all’acqua potabile e quasi uno su tre non dispone di mezzi adeguati per fare che l’acqua sia potabile. Alcuni esperti ritengono che la scarsità d’acqua potrebbe essere una delle principali cause di guerre tra i paesi nel futuro, soprattutto nelle aree più secche. Solo facendo un corretto uso ed equo potrebbe prevenire gli effetti catastrofici di questa situazione.

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In America Latina, le tensioni per la mancanza del prezioso liquido si fa sentire in settori quali l’Altiplano e Puna che è una vasta regione che copre Ecuador, Perù, Bolivia, Cile e Argentina, caratterizzata da una zona arida. La scarsità d’acqua ha generato tensioni in passato, come le recenti controversie tra la Bolivia e Cile per un piccolo corso d’acqua conosciuto come il Silala. La regione è anche molto fragile e affronta gravi problemi di desertificazione, causata da diversi fattori, tra cui lo sfruttamento eccessivo dei pascoli e dell’agricoltura intensiva. Questa situazione ha fatto sì che la povertà sia diffusa nella zona ed è al centro di continui problemi sociali. Alcuni paesi, come la Bolivia, hanno cercato di stabilire una legge di acqua per l’uso corretto di questa risorsa, ma anche questo ha creato tensioni nella zona. Lo stesso avviene nella vasta regione di “El Chaco” condiviso da Argentina, Bolivia e Paraguay, con le risorse naturali caratterizzate dalla loro fragilità e la relativa scarsità, oltre a una piccola popolazione emarginata. Questa regione soffre di gravi problemi di desertificazione, che colpisce la povertà dei loro abitanti. L’acqua è solo una delle risorse scarse, nonostante abbiano due grandi fiumi che disegnano la regione: il Pilcomayo e Paraguay. Quando piove, l’acqua scorre attraverso i burroni con tale forza che distrugge ogni cosa trovi nel sul suo cammino. Le risorse idriche del Chaco affrontano anche problemi di inquinamento, che in passato ha generato

tensioni e che hanno portato alla

necessità di un’zione coordinata da parte dei paesi della regione. Lo stesso problema si pone in Città del Messico che sta affondando a causa della quantità di acqua estratta da sotto le sue fondamenta. Una delle città più grandi e più popolata del mondo, Città del Messico era una terra fertile di laghi. Tuttavia, negli ultimi 500 anni, i laghi sono stati prosciugati e le foreste circostanti sono stati tagliate. Mentre la città cresceva, il problema dell’acqua diventava più grande. A causa della mancanza di un adeguato sistema di drenaggio, oggi l’acqua piovana viene miscelata con i rifiuti e viene utilizzata per l'irrigazione. La città si affaccia ora ad un grave rischio di rimanere senza acqua potabile. Si stima che il 40% della acqua della città si perde attraverso fughe nelle fogne costruite agli inizi del secolo.

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In Brasile, oltre 17 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Diversi studi hanno dimostrato che il 70% del consumo di acqua va all’agricoltura, il 20% per l’industria e solo l’8% è per uso umano. E i proprietari della dottrina Monroe, dove “l’America è per gli americani” ha una situazione più impegnata nel suo territorio, perché il 95% di acqua potabile è sotterranea. Le loro fonti d’acqua sono in secca perché i contadini delle alte pianure di Texas pompano il liquido più velocemente di quanto la pioggia li riempie. Il più grande acquifero negli Stati Uniti, il Ogallala, è in via di esaurimento a una velocità di 12.000 milioni di metri cubi (m3) all’anno. La riduzione complessiva fino ad oggi raggiunge circa 325.000 milioni di m3, un volume che equivale al flusso annuo di 18 fiumi del Colorado. Il Ogallala si estende dal Texas a Dakota del Sud e le sue acque alimentano un quinto delle terre irrigate degli Stati Uniti. Non c’è bisogno di essere un Jules Verne o pitoniso, per esprimere un allarme, davanti al più grande predatore di tutti i tempi, che sicuramente iniziarà a guardare la faccia del Sud quando non abbia più da bere acqua potabile. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Evo, l’ambientalista che nessuno ascolta Evo ha significato oltre ad essere la voce indigena in difesa dei diritti della Madre Terra -come lui stesso l’ha definito-, la personalità politica più tenace negli ultimo vertice sui Cambiamenti

Climatici.

Le

sue

riflessioni sono state, ben espiegate, trasparenti e senza alcun interesse di cercare protagonismo nei mass media. È stato un interlocutore preciso della grande preoccupazione ambientale. Spostando addirittura, nei suoi discorsi, la sua posizione ideologica... “già la tappa della lotta di classe è passata...”, “il ventunesimo secolo sarà per la difesa della natura”. Tuttavia, né noi stessi, quelli che gestiamo ONG Ambientalisre, come Greenpeace, Azul Ambientalistas, tra gli altri, abbiamo valutato, esaminato o rivisto, questo alleato sincero. Sicuramente, perché in fondo nei nostri geni, dove sono nascosti sentimenti razzisti, arroganti, presuntuosi e gli stessi complessi, che spesso non ci permettono di essere più autentici, ci potrebbe sembrare “inconcepibile”, che un indio boliviano, con precarie studi formali , sia il coraggioso, che affronta apertamente e cerca di generare una discussione su questo tema in ogni spazio continentale o globale, dove sta partecipando. Al contrario, l'intenzione dei paesi inquinanti, che cercano di mettere a tacere ad ogni costo, questo assalto sul pianeta. Uno dei Wikilears cavi, che si occupa dell’azione della diplomazia dei grandi inquinatori, si riferisce a quanto è accaduto al Vertice di Copenaghen, dove si evidenziano la situazione imbarazzante che significava le osservazioni del presidente della Bolivia. Questo spiega la necessità di isolarlo, per lo “stridore” delle sue opinioni. E si cercò di diminuire le sue rivendicazioni, partendo dal presupposto che era del gruppo dell’ALBA. Cioè, l’asse del “male”.

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Ma quali sono questi “disagi” che Evo li produce alle nazioni inquinanti, che di nuovo sono ripetuti nel vertice di Cancun? Osservare che il testo del Vertice di Cancun, come il testo di Copenaghen, è una vittoria vuota e falsa che è stato imposto senza consenso, e il suo costo sarà misurato in vite umane. Che è stato un atto deliberato, quello di ridurre le aspettative e minimizzare al minimo lo sforzo del Vertice di Cancun. Nei casi in cui la cosiddetta “vittoria” per il multilateralismo è davvero una vittoria per le nazioni ricche che hanno intimidito e costretto ad altre nazioni ad accettare una soluzione alle loro condizioni. Le nazioni più ricche non offrirono niente di nuovo nella riduzione delle emissioni o finanziamenti, e, invece, hanno cercato di invertire gli impegni già esistenti, e includere tutte le scappatoie possibili per ridurre il loro obbligo di agire. Evo ha detto: “...mentre le nazioni in via di sviluppo -che si trovano ad affrontare le peggiori conseguenze dei cambiamento climatico- richiedono una soluzione reale, ricevono solo il “realismo” di gesti vuoti. Le proposte da parte dei paesi potenti sono state trattate come sacrosante, mentre le nostre proposte erano usa e getta... gli accordi erano sempre a spese delle vittime, piuttosto che dei colpevoli del cambiamento climatico. Quando Bolivia ha detto essere in disaccordo con il testo nelle ultime ore di colloqui, l’obiezione è stata respinta. Un accordo in cui solo i potenti arrivano alla vittoria non è una negoziazione, è una imposizione”. Concordiamo con l’affermazione fatta da Evo quando dice: “C'è solo un modo per misurare il successo di un accordo sul clima, e questo si basa sul fatto o meno si è efficace per le riduzioni delle emissioni per prevenire il cambiamento climatico". Quindi, la sua critica è corretta, perché nel testo di Cancun è permesso di aumentare le temperature globali di 4 gradi, il che significherebbe livelli disastrosi per l’umanità. Da recenti rapporti scientifici mostrano che 300.000 persone stanno già morendo ogni anno da calamità legate al cambiamento climatico. Il testo di Cancun, è un brevetto di corsaro per chi inquina, è il via libera, per lapidare all’umanità e l’ambiente.

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Da questo spazio vi faccio una convocazione, di non consegnare il destino di questo pianeta agli inquinatori. Ognuno di noi, dal proprio spazio ha molto da offrire, per aiutare in questo grande ministero. La missione di un ambientalista è quella di difendere la vita umana fino al suo ultimo battito. Ascoltate ad Evo e a tutti i coraggiosi ambientalisti. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. MĂŠndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Opportunità di energia geotermica in America Latina e nei Caraibi America

Latina

sviluppato

e

i

Caraibi,

l'energia

fotovoltaica,

solare

ha

eolica, termico,

geotermico e l'accettazione di auto elettriche con batterie al litio. Anche con i grandi benefici di ciascuna di queste energia nobile, sta crescendo a passi da gigante nelle due regioni, l'utilizzo

di

energia

geotermica.

Essendo questa un processo naturale rinnovabile, attraverso il quale si utilizza il calore generato nel centro della terra (magma) per produrre vapore ad una condizioni di temperatura e pressione selezionata, consentendo di spingere un sistema costituito da una turbina a vapore accoppiata ad un generatore elettrico. L'energia geotermica si trova in geyser, vulcani, sorgenti termali, tra gli altri. La sua forza principale è che questa tecnologia è accessibile 24 ore x 7 giorni alla settimana, eliminando i problemi di variabilità associata con altre tecnologie, come l'energia solare ed eolica. È una energia pulita in quanto il vapore dei rifiuti dopo la generazione di elettricità può essere condensato e reiniettato di nuovo nel serbatoio, per avviare un nuovo ciclo di produzione di energia. Oltre alla sua versatilità, può produrre energia elettrica, per fornire acqua calda per uso industriale. Questa fonte di energia ha un altro grande vantaggio, che è quasi inesauribile dovuto al calore costante che c’é all'interno della Terra, oltre ad ottenere acqua dolce e salata come sottoprodotto, e il suo impatto per uso non combustibile. In America centrale la geotermica è la seconda fonte più importante di energia rinnovabile nella regione. Fino ad oggi sono stati compiuti progressi sia nella ricerca, nello sviluppo delle risorse e lo sfruttamento; si stima che il potenziale sfruttabile di questa risorsa nella regione centroamericana è nell'ordine di 5000 50


MW distribuiti tra Costa Rica, Guatemala, El Salvador e Nicaragua, nel caso di Panama e Honduras, ci sono solo stime preliminari, ma la somiglianza tra i geologico-tettonica rispetto ai paesi vicini, indica che vi sono potenziali risorse per la generazione di energia elettrica. Costa Rica, per esempio, ha avviato l'esplorazione di due depositi a vapore, in Occidente, con l'obiettivo di installare impianti geotermici Il Palias II e Borinquen. Si stima 1,5 milioni di dollari per investire nel materiale necessario per fare 10 perforazioni esplorative, che può arrivare fino a 3.000 metri. Una prima cifra del potenziale geotermico è 865 MW. Il Guatemala è un'altra nazione in materia geotermica, che mira a generare il 60% del suo fabbisogno di energia elettrica attraverso centrali geotermiche entro il 2022. El Salvador ha già due centrali geotermiche: quella di Berlino, Usulután e la seconda in Ahuachapán, che fornisce il 26% (180 MW) del consumo totale di energia di quella nazione. In Nicaragua, campo geotermico, ha iniziato la prima fase, che prevede la perforazione di pozzi di iniezione ad acqua e di pozzi che producono vapore sufficiente per la generazione di energia, la costruzione di torri di raffreddamento, un impianto per la distribuzione elettrica e l'installazione di turbine. Queste attività sono parte del progetto San Jacinto Tizate, attuato da Polaris Energia Nicaragua, che spera di creare con le sue due turbine di 72 MW. Nei Caraibi, le due isole che compongono la Federazione di Saint Kitts e Nevis hanno recentemente scoperto diversi siti geotermici che potrebbero fornire 50 MW di energia pulita. Poiché le esigenze dei consumatori sono solo 10 MW, queste due isole sono chiamate a diventare il primo paese al mondo a emissioni zero. Oltre a entrare nel paese l'autosufficienza energetica, St. Kitts e Nevis esporteranno il surplus di energia prodotta ad altri paesi dei Caraibi. Inoltre, Dominica, ha avviato iniziative per l'esplorazione geotermica in Soufriere. I risultati fino ad oggi sono abbastanza favorevole a incoraggiare gli investitori nello sviluppo di progetti di questo tipo di energia. Santa Lucia svolge la stessa attività, in accordo con la società statunitense Energy Qualibou per sviluppare centrali geotermiche, l'uso e l'esportazione, che insieme hanno una capacità di 120 MW, sufficiente per l'isola di 175.000 abitanti. Circa 1/3 dell'energia prodotta viene

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utilizzata sulla stessa isola, il resto verrà esportata nella vicina Martinica da un cavo sottomarino. In Sud America, il Cile ha un elevato potenziale geotermico nella zona di attività vulcanica nota come l'Anello di Fuoco, nel Pacifico. Questo fatto ha consentito l'avvio di attività di esplorazione, con il settore privato per individuare proposte di investimento. Per fare questo, bisogna assegnare la concessione di 17 aree geotermiche e 9 società con un investimento di oltre 106 milioni di dollari nei prossimi 2 anni. Anche Colombia, sta conducendo studi di fattibilità nella zona circostante il vulcano Nevado del Ruiz. Il progetto, in linea di principio, ha un costo di $ 190 milioni e includono la realizzazione di studi di fattibilità, ambientali e finanziari, la perforazione di esplorazione, perforazione di produzione, l'adeguatezza delle infrastrutture di accesso, il collegamento alla rete di trasmissione nazionale , fornitura di attrezzature, costruzione di impianti e gestione commerciale. Un'altra fonte importante di energia geotérmica in Sud America, si trova in Bolivia, nella Laguna Colorada, situata nel dipartimento andino di Potosí (sud-ovest), confinante con il Cile. Con un potenziale stimato di 6500 megawatt (MW). Il progetto di Carchi, fa parte di un piano binazionale in Colombia, perché la zona è al confine tra i due paesi. Il potenziale stimato del Perù per generare elettricità con l'energia geotermica da sorgenti di acqua calda, è di circa 3.000 megawatt (MW). Tale importo è stato stimato dagli esperti giapponesi che hanno annunciato che nel sud del paese hanno iniziati gli studi per produrre energia in campi geotermici e Hot borato nei depositi nel dipartimento di Tacna. Secondo gli studi di fattibilità presentati, il potenziale di generazione di energia elettrica di entrambi i campi è di 150 MW, 100 MW e il Hot borato nei depositi possono fornire 50 MW. Argentina stima installare per l'anno in corso, la prima centrale geotermica. Questo impianto sarà ubicato nella zona disabitata nella Valle del Cura (Chiesa) circa 370 km dalla città e contribuirebbero al sistema elettrico della provincia di San Juan 5 MW in una fase iniziale, con un investimento iniziale di 7 milioni di US $, 2 per le attività di esplorazione che si aprono oggi e 5 milioni per la costruzione della

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centrale. Inoltre, nella seconda fase siu far{a inmediatamente l’ espansione, per aumentare la produzione di energia di 150 MW. In Venezuela, a est del paese ha il più alto potenziale geotermico. Una generazione di energia stimata nell'ordine di 150 MW. Dal momento che la prima engineering sono state avviate e non vi è un elevato interesse da parte del settore privato, nazionale ed internazionale, a investire nello sviluppo di questi piani energetici. Con energia geotermica, l'America Latina ed i Caraibi sono al riparo dal calore della Madre Natura. Tutto indica che abbiamo un potere illimitato per sviluppare e per essere in materia energetica un grande e potente continente. Energia pulita per salvare il pianeta sarà la parola d'ordine di questo secolo! Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – José Forgione, Collaboratore | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia.

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Energia eolica marina, la migliore scommessa dei Caraibi L’utilizzo energetico della forza dei venti

mediante

l’installazione

di

turbine eoliche in aree caratterizzate da forti venti durante tutto l’anno, è oggi, la proposta di energie pulita o rinnovabili di maggiore sviluppo e crescita tecnologica negli ultimi anni. L’energia eolica sta guadagnando terreno come una delle alternative più

valide

per

sostituire

i

combustibili fossili e quindi viene assunta come una delle azioni concrete per ridurre le emissioni di CO2 e così frenare il riscaldamento globale . Proposta energetica che siamo obbligati a difendere senza dubbio, dal momento in cui l’attuale parco tecnologico nel settore energetico dei paesi sviluppati, rimane ancora il più inquinante. Sebbene questi paesi “hanno accordato” nel Protocollo di Kyoto di ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Fissare come obiettivo che entro il 2012, le emissioni di gas inquinanti potrebbe crescere solo un 15% rispetto al 1990, tuttavia, tali emissioni rimangono ancora oggi nel 17% oltre il limite accordato. La miglior esperienza di questo tipo di energia alternativa è quella prodotta nel mare aperto -energia eolica marina-, in quanto la velocità del vento è più forte e più prevedibile, soprattutto quando i siti per installare l’energia eolica su un terreno cominciano a scarseggiare negli insediamenti per gli insediamenti della popolazione costiera. Il primo parco eolico marino composto da 11 turbine da 450 kW, è stato costruito in Danimarca nel 1991 a nord dell’isola di Lolland nel Mar Baltico e, nel 2002, dopo il lancio di diversi parchi con diversa potenza, apre il parco Horns Rev, il più grande del mondo con 80 turbine eoliche con una capacità installata di 160 MW. 54


Questo paese ha il “Piano d’Azione sull’Energia, Energia 21”, in base al quale 4.000 MW di energia eolica saranno installati in mare aperto entro il 2030, che andrà aggiungere altri 1.500 MW installati in terra per raggiungere oltre il 50 % del consumo di energia nel paese, il tutto con un investimento di 70.000 milioni di bolivares. Dopo i risultati concreti ottenuti in quel paese, si può concludere che, anche se l’impianto nel mare di strutture con caratteristiche simili, è di un investimento superiore rispetto a quelli situati in terra, la produzione di energia elettrica è più stabile e il 20 % in più, e la vita utile del parco, ben tenuto, può essere raddoppiata. I parchi esistenti attualmente si trovano in aree poco profonde, lontani da vie marittime, aree di collegamento via microonde, zone militari, spazi di particolare interese ornitologico o naturale in generale e lontani dalla costa almeno 2 chilometri, per fare un uso migliore delle condizioni dei venti, con caratteristiche diverse dai venti a terra. In mare, il vento si trova con una superficie di ruvidità variabile, le onde, e senza ostacoli come isole, isolette, e così via. Questo implica che la velocità del vento non subisce variazioni significative a variare l’altezza della turbina eolica, in modo che possono utilizzarsi torri più basse da quelle usate in terra. Inoltre, il vento è generalmente meno turbolento in mare che in terra, così che in una turbina eolica situata sul mare ci si può aspettare un periodo di lavoro utile maggiore rispetto ad altre situate in terra. Uno degli aspetti che riduce i costi di installazione di tale turbine eoliche è quello di ottimizzare i sistemi di ancoraggio e base a terra. Inizialmente sono state fatte mediante fondazione in calcestruzzo per gravità, facendo la costruzione in bacino di carenaggio di grandi strutture che successivamente sono state fissate al pavimento e sono stati riempiti con ghiaia e sabbia. Un disegno successivo, il monopile, è quello di perforare il fondale con un diametro di 3,5 a 4,5 metri e una profondità di 10 a 20 metri, che introduce un cilindro metallico che è alla base della torre. Attualmente impiega una tecnica di

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gravità + acciaio, il risultato della combinazione delle due. Nel caso di acque profonde, si usano tre gambe treppiedi ancorata al terreno. Finalmente, i parchi eolici sono collegati con la terraferma attraverso cavi sottomarini interrati per ridurre il rischio di danno fatti da attrezzi da pesca, ancore, ecc. In aree strategiche del

parco ci sono, tra l’altro, instalazioni di

servizio, centri di trasformazione che traducono la bassa o media tensione a alta, per facilitare il trasporto fino alla costa. Se la distanza a terra è di 30 km è possibile utilizzare connessioni di correnti in alta tensione. Una volta a terra, è sufficiente collegare la linea elettrica con la rete di distribuzione esistente. L’installazione di parchi eolici nei Caraibi, sono già competitivi, perché il tasso percepito da queste tecnologie è inferiore al prezzo medio di generazione di energia elettrica rispetto ai tassi elevati delle tecnologie che usano il petrolio -olio combustibile o gasolio-. Questa scelta viene sostenuta perché il prezzo di questi combustibili, prodotto per il trasporto alle isole, li rende sempre più proibitivi. La variabilità del costo dell’energia prodotta con combustibili fossili mostra che un kilowatt di energia eloica per ora costi circa la metà di quella prodotta con fueloil e il 37% inferiore al gasolio. Così, i sistemi elettrici dei Caraibi saranno più sicuri, perché miglioreranno la loro autosufficienza, saranno più puliti, rinnovabile e più economici, perché saranno ridotti i costi di generazione dell’energia elettrica grazie alla continua inflazione dei prezzi dei carburanti fossili. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Fauna della foresta Amazzonica La foresta amazzonica ospita più specie di animali di qualsiasi altro ecosistema terrestre del pianeta. Si stima che in esso ci siano circa il 30% delle specie animali del mondo. La grande varietà della sua fauna, è associata

alla

diversità

della

sua

habitat, alla struttura a strati della foresta, alla varietà degli alimenti a disposizione durante tutto l’anno; e, quindi la presenza dei tipi di alimenti, il che vuol dire l’incremento del numero di specie che possono beneficiarsi di tali risorse. Tutte queste condizioni convergono permettendo ad una grande varietà di nicchie che siano riempite da comunità animali differenti. La competizione è limitata dalla distribuzione temporale di alcuni alimenti per ciascuno degli strati della foresta. Questo articolo si propone di guidare il lettore alla ricerca di información sui seguenti gruppi di animali: Mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, pesci e insetti, Mammiferi: Rispetto ai loro parenti africani, i mammiferi amazzonici hanno dimensioni più piccole. La schiena arcuata, la testa rivolta verso il basso e le piccole dimensioni delle corna o palchi, sono adattamenti sviluppati per un facile spostamento nel terreno denso tropicale. I mammiferi, come ad esempio la vegetazione della foresta pluviale tropicale, hanno alte percentuali di diversità delle specie, e la densità di popolazione corrispondentemente bassa. I mammiferi sono più difficili da vedere, soprattutto perché molti sono animali notturni. La distribuzione dei mammiferi nella foresta, è in gran parte determinata dalla organizzazione della biomassa vegetale –cibo e alloggio– e la disponibilità di acqua. Nella foresta primaria altamente stratificata, la popolazione mammifera risponde a una distribuzione simile a quella della vegetazione. Vi è una maggiore occupazione della struttura di superficie rispetto

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alla foresta temperata. Più di 300 specie di mammiferi si trovano nell’Amazzonia, la maggior parte dei quali sono pipistrelli e roditori. L’Amazzonia ospita il più grande roditore del mondo, il capaybara, che può pesare 200 libbre –91 kg–. I bradipi passano la maggior parte della loro vita sulle cime degli alberi. La loro dieta è la nutrizione, che li costringe a risparmiare energia, perché passa l’80% della loro vita di riposo. La dieta di una scimmia urlatrice è costituita da foglie, che sono difficili da digerire. Il loro metabolismo è così basso per cui hanno bisogno della luce del sole per riscaldarsi. Due specie di delfini d’acqua dolce vivono nel Fiume dell’Amazzonia. Edentate –compresi i bradipi, formichieri e armadilli– sono anche i residenti della foresta amazzonica come il lamantino, che si trova nei fiumi che covergono col fiume

Amazzonia. Il delfino rosa è una specie che è di oltre due metri di

lunghezza e supera il giaguaro e il tapiro, ed è il più grande mammifero nativo in Amazzonia. Uccelli: Più di 1500 specie di uccelli si trovano nel bacino amazzonico nel suo complesso è sede di un terzo degli uccelli del mondo. Molti degli uccelli che si trovano in Amazzonia sono migranti provenienti da nord o da sud, arrivano alla giungla per allontanarsi dal inverno. Tra gli animali che si trovano nel tettuccio, baldacchino, abbiamo l’aquila arpia, che si nutre di scimmie, bradipi, procioni, rettili e uccelli. Emblematico, la presenza dei Guacamayos, trovati lungo le scogliere di argilla del fiume Amazzonia. Il Guacamayo di Spix è uno dei più famosi. Tra gli uccelli più comuni sono: Inambu Carijo, Inhambu listrado, Inambu pixuna, Inhambu de pé Cinza, Inhambu galinha, Azulona, Mutum Poranga, Mutum de habas, Mutum Cavalo Menor, Iri mutum, Araqua-pintado, Araqua de Cabeça vermelha, Jacuaçú, Uru docampo, Uru Corcovado, Uru de Topete, Anhuma, Marreca-Ananai, Pato-do-mato, Pato corredor, Marreca de bicoroxo, Pato e-cresta, Pica-pau-de-Penacho, Pica-pau-chocolate, Pica-pau-amarelo, Pica pau-escamoso, Pica-pau-de-coleira, Pica pau Barrado, Pica pau de peito pontilhado, Pica pau de barriga vermelha, Pica pau da copa, Pica pau-Bufador, Pica pau anão de peito Barrado, Pica-pau-anão-do-Orinoco, Pica pau anão Ferrugem, Pica pau de colar Dourado, Capitão de Coroa, Capitão de cinta, Capitão-de-bigode, Capitão verde, 58


Aracari minhoca, Aracari bico deMarfim, Aracari-mulato, Aracari-letrado, Surucuá Pavao, Surucuá de coleira, Surucuá de caballo preta, Surucuá-de-barriga-amarela, Surucuá-pequfno-de-barriga, Surucuá de barriga dourada, Juruva-Ruiva, Udu-debico-Largo,

Martín-pescador-anão,

Martín

pescadoir

damata,

Papá-lagarta

canelado, Alma-de-gato, Chincoã-de-bico-vermelho, Saci-faisão, Jacu-Estalo-debico-verde, Jacu-Estalo-de-bico-vermelho, Arara-Canindé, Arara canga. Rettili: I predatori vertebrati più abbondanti del suolo della foresta amazzonica sono rettili, in particolare serpenti e lucertole. Si stima che ci siano oltre 500 mammiferi, 175 lucertole e oltre 300 specie di altri rettili. I più noti sono i serpenti giganti boa constrictor. Nel complesso sono arboree, acquatiche, e relativamente piccole. La maggior parte dei serpenti da suolo della foresta sono piccole o medie dimensioni, notturne e un pò velenose. Si nutrono di anfibi, mammiferi, uccelli e insetti. Ad esempio, il serpente talpa ha lunghe zanne

sporgenti oltre gli angoli della bocca, mascella staccabile tipo

cerniera, è particolarmente si adattano alla alimentazione di uova di uccelli. Sebbene la testa è la dimensione di un dito umano, può ingoiare uove grandi come quello di un pollo. Si trovano anche, specie chiamata “serpente di due teste”, hanno una coda che assomiglia alla testa. Inoltre, per confondere ulteriormente i predatori, il serpente muove la sua coda in un modo che imita il modo in cui la maggior parte dei serpenti muove la testa. Quindi, se è aggredita, la coda –che assomiglia alla testa– sarà l’obiettivo che permette al serpente dare più opportunità di fugire. Anfibi: Sono comuni nel sottobosco, anche se non abbondanti come si trovano negli alberi. Tra i più noti della foresta sono le piccole rane dai colori vivaci di veleno di dardo, –i membri della famiglia Dendrobatidae–. Queste rane sono di lento movimento e nascondono tossine potenti nelle loro ghiandole sulle spale, e fanno uso dei loro colore per fare pubblicità della loro composizione tossica per spaventare i potenziali predatori. La potenza della tossina varia a seconda delle specie, e gli abitanti della foresta hanno usato queste secrezioni della pelle per secoli per avvelenare la punta delle frecce di cerbottana. La rana più tossica conosciuta è la Terribilis Phyllobates di colore oro giallo. Inoltre, non tutte le specie

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di rane della foresta sono dai colori vivaci. In generale, tutti gli altri anfibi, utilizzano il mimetismo o il camuffamento, come difesa. Pesci: Il bacino amazzonico contiene il maggior numero di specie di pesci d’acqua dolce del mondo, stimato in oltre 3.000 specie. La Amazzonia ha oltre 1.100 affluenti, 17 dei quali sono oltre 1.600 chilometri di lunghezza. Il Piramutaba, pesce gatto gigante Amazononian, si ritiene che migra ad una distanza di circa 3.300 chilometri dal luogo di nidificazione nei pressi della foce dell’Amazzonia per loro zone di riproduzione nell’alto Amazzonia. Molti pesci in Amazzonia, come il Tambaqui, sono importanti dispersori di semi di alberi. Il pesce Pirarucu o arapaima è uno dei più grandi d’acqua dolce del mondo, raggiungendo una lunghezza massima di 5 metri. Egli è riconosciuto come uno dei più antichi, risalenti al periodo Giurassico –200 milioni di anni–. Un altro pesce molto apprezzato, è il Tambaqui o Pacu, che è considerato uno dei pesci d’acqua dolce con un migliore gusto, si nutre di frutti e semi. L’Anguilla Elettrica, che è una specie di pesce e non di anguilla, può raggiungere i 3 metri di lunghezza e pesare 22 kg. Diverse specie di pesci che sono stati tradizionalmente d’acqua salata e si sono adattati alle condizioni d’acqua dolce della Amazzonia tra cui raggi, delfini, e spugne. Insetti: Oltre il 90% delle specie animali in Amazzonia sono insetti. Si stima che ospita circa 30 milioni di tipi di insetti. Dispone inoltre di circa il 25% dei 2.000.000 coleotteri –Coleoptera–, che esistono in tutto il mondo. Lo scarafaggio di corne lunghe –Titanus Giganteus– può avere una lunghezza del corpo –senza antenne– superiore a 16 cm. Un chilometro quadrato di foresta pluviale spesso ospita più di 50.000 specie di insetti. Alcuni scienziati stimano che il 30% della biomassa animale del bacino amazzonico è formato da formiche. Le formiche tagliafoglie sono responsabili per la cattura di una sesta parte delle foglie della zona, loro frammentano le foglie per poterle trasportare ai loro nidi sotterranei. Le formiche svolgono un ruolo fondamentale nell’ecosistema della foresta pluviale dovuto alla potatura della vegetazione, il che stimola la crescita di nuove foglie e rompendo le foglie, se rinnova il terreno. 60


Inoltre, si stima che ci siano circa 6.000 specie di farfalle. Gli insetti come millepiedi, scorpioni utilizzano la sabbia delle lombrichi come fonte di cibo. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 - Hugo E. MĂŠndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Flora della foresta amazzonica La foresta amazzonica, conosciuta anche come l’Amazzonia, copre più della metà del Brasile e prende il nome dal fiume Amazonas. Inoltre è designato come il polmone verde del pianeta,

perché

ricicla

l’anidride

carbonica in ossigeno. Si stima che circa il 20% dell’ossigeno del pianeta è prodotto dalla foresta amazzonica. Nella foresta, si riceve circa 3 metri di pioggia ogni anno. Cinquanta per cento di questa pioggia ritorna nell’atmosfera attraverso il fogliame. Decine di milioni di ettari di foresta pluviale sono coperte da acqua e nella misura in cui avanza le inondazioni, raggiunge i 20 chilometri su entrambi i lati del canale naturale del fiume Amazonas. Le alte temperature e le precipitazioni sono le stesse per tutto l’anno in Amazzonia. Il clima è caldo e umido, con temperature medie di 27° C –80,7° F–. La differenza di temperatura tra il giorno e la notte è maggiore di quello tra le stazioni. La sua superficie totale è di circa 4 milioni di km2. La foresta amazzonica è costituita da quattro strati o comunità. Strato emergente, “Baldacchino” –il tettuccio–, Sottobosco e del Suolo. Ogni strato ha ecosistemi unici, piante adatte a ogni sistema o strato. 1.

Lo Strato emergente è il più alto livello in cui gli alberi possono raggiungere un’altezza di 65 metri, è formata da alberi emergenti che sovrastano il “Baldacchino” –il tettuccio–. Di solito sono alberi sempreverdi, resistono alle alte temperature e forti venti. Le foglie sono piccole e coperte con una superficie spessa cerosa per trattenere l’acqua. Si approfittano del vento attraverso lo sviluppo di semi alati che sono trasportati in altre parti della foresta. Questi alberi giganti hanno tronchi dritti e lisci, con pochi rami che possono arrivare fino a 6 metri di larghezza, i loro sistemi di radice sono molto

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piccoli, esse crescono opposte e che possono estendersi verso l’esterno per una distanza di circa 10 metri. 2.

Segue, il Baldacchino –il tettuccio–, che è lo strato più importante della foresta pluviale. Rappresenta una copertura più o meno continua di fogliame formata dalle chiome degli alberi, che sale a un’altezza compresa tra 30 e 50 metri. Secondo alcune stime, ospita il 40% di tutte le le specie vegetali, suggerendo che è possibile che fino alla metà di tutte le specie sulla Terra ci sono lì. La maggior parte degli alberi del baldacchino –tettuccio– hanno foglie lisce, ovali, noti come fogli di punta di gocciolamento. Ciò consente all’acqua di fluire fuori della foglia rapidamente e impedisce la crescita di funghi, muschi e licheni. Il “baldacchino” –tettuccio– delle foglie sono molto densi e filtrano l’80% della luce solare. Molti fiori e frutti crescono in questo strato.

3.

Il livello successivo è il Sottobosco, che riceve solo tra il due al cinque per cento della luce solare disponibile. Le piante in questo livello sono adattate all’esistenza di questa ombra perpetua. Le sue foglie di raccolta di energia solare crescono di grandi dimensioni, e sono di colore verde scuro. Di solito non crescono più di 4 metri di altezza.

4. Infine, quello che viene chiamato il Suolo della foresta. Questa zona riceve solo il 2% della luce solare. Solo possono crescere lì piante specialmente adattate, come prati ed erbe. Contiene anche materia organica in decomposizione, che scompare rapidamente a causa di alte temperature e umidità. Il terreno è coperto di vegetazione in decomposizione e di organismi che si decompongono in sostanze nutritive utilizzabili. Molte sostanze nutrienti si trovano in questa biomassa. Perciò, le radici degli alberi si trovano vicine alla superficie per accedere a tali nutrienti. Nonostante la sua ricchezza, gli alberi giganti dell’Amazzonia crescono nelle terre più povere del continente. Poiché nei primi due centimetri di suolo acido, si ha il 99% delle sostanze nutritive. Nove decimi dell’energia della foresta viene immagazzinato nelle foglie e nei tessuti degli alberi stessi. Il suolo della foresta è un materiale poroso, che impedisce che i minerali e le sostanze nutritive possano essere lavati via dalle piogge. Non appena cade un albero o un animale muore, gli organismi decompositori fanno di questo processo una fonte di cibo. La Foresta Amazzonica ha due stagioni di pioggia, umida e secca, con scarsa differenziazione tra ciascuna. Ci sono piante come liane, che si sono adattate e si intrecciano in ciascuno dei livelli. Sono flessibili come le stringhe, crescono e si estendono in cerca del sole, contorcendosi e appoggiandosi sugli alberi.

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Raggiungendo fino a 200 metri di lunghezza. Inoltre abbondano a tutti i livelli le piante epifite che crescono su altre piante in cerca di luce solare. Giocano un ruolo importante nella foresta, come conservare l’acqua e il cibo –foglie morte e insetti– dopo una tempesta. Tra le epifite più note ci sono le orchidee. Altre piante spiccano, come la felce acquatica, che galleggiano in acqua, nutrendosi attraverso le foglie, o si posano sui rami, come le epifite Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 - Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Il prezzo della vita in America Latina La

ragion

ambientalista,

d’essere

di

un

ecologista

o

conservazionista in sisntesi è la difesa, fino all’ultimo respiro, della vita. È il sacro, è il punto principale e finale di ciascuna delle nostre lotte. Gli abitanti di questo pianeta, animale e vegetale, la natura ci hanno dato questo dono magico, questo privilegio. Noi ci battiamo per difendere le balene, i delfini, circa per il maltrattamento degli animali avvertiamo sulle diverse specie che sono in via di estinzione. Inoltre, diffondiamo con tutta la nostra veemenza, la difesa dei boschi amazzoni e la foresta boreale o taiga. Apprezziamo il privilegio di avere acqua potabile e siamo a favore del’utilizzo di energie rinnovabili, come ad esempio una forte azione per ridurre le emissioni di CO2, e quindi rallentare il riscaldamento globale che colpisce tutti i continenti. Tuttavia, gli ambientalisti e molti di noi in America Latina, facciamo come lo struzzo, quando si fa prendere dal panico, mettiamo la testa in un buco per non vedere ciò che accade intorno a noi. Come è sempre più svalutato il significato per la vita dei nostri simili. Ad esempio: vengono uccisi ogni anno nella nostra regione circa 200 mila persone, di cui 30 mila sono omicidi su commissione, più di tre milioni di donne sono indotte all'aborto, nello stadio superiore a 14 settimane di gestazione e oltre 200 mila persone muoiono per cattiva pratica medica. Per non parlare di animali da compagnia, la decisione di vita o di morte di questi esseri che fanno parte della famiglia sono nelle mani dei suoi proprietari, la morte degli animali da compagnia per negligenza o atti deliberati dei proprietari o altri, non hanno punizione. A proposito degli omicidi in America Latina, il 70% dei casi non vengono puniti, sia perché non vi è alcuna capacità di ricerca con tanti eventi simultanei,

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generando l’ozio nella migliore delle ipotesi, per non parlare, di complicità delle forze di polizia . Neigli aborti, il 99% dei casi, sono accettati come qualcosa che non ha dovuto succedere. E le morti per cattiva pratica medica, il 90% delle denunce non sono indagate, semplicemente le cose si lasciano così e quando se indaga comunque non succede nulla. L’impunità è la legge suprema che governa la subregione. Nei decenni appena trascorsi di realismo magico, costumi descritti da Gabriel García Márquez, alla barbarie sud-realistica. Infine, si tarifo la vita su questo subcontinente, dove il suo valore oscilla in base al paese di origine. L’uscita, una sola, dedicare tutti gli sforzi per rafforzare l’educazione, e in maniera massiccia fare gli investimenti di opere pubbliche sostenibile e di ampia portata per generare posti di lavoro e infrastrutture produttive. Scommettere su un nuovo cittadino, gli ambientalisti, protettori della vita. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Il buon povero e la classe media1 La povertà e la produzione alimentare sono per gli ambientalisti, un punto cruciale

di

definisce

attenzione, il

perché

comportamento

dell'umanità nei prossimi decenni e il suo impatto sul resto della specie. Una

povertà

irrazionale

senza

produzione alimentare, sarebbe come una nuvola di insetti cavallette su una coltura di mais. Quando si parla di povertà, e che cosa significa nel nostro continente, possiamo dedurre che l'ultima cosa che desidera la maggior parte dei popolo latinoamericano, è quello di essere poveri. Tuttavia, le politiche dei governi così chiamati di "solidarietà" o solidale, sono dirette verso il consolidamento della povertà. Continuano nella convinzione che i poveri, vogliono rimanere poveri o piuttosto “poveri confortevoli”. L'intelligenza politica di questi governi non hanno preso la briga di scoprire quali sono le reali aspettative di coloro che oggi si difiniscono come poveri. Essa si basa su ipotesi, modelli o visioni del mondo completamente obsolete. La realtà "vera" è che tutti aspirano ad essere di classe media. E la globalizzazione si è incaricata di far vedere i suoi diversi vantaggi. La classe media stessa, ha come la sua massima aspirazione, di essere una solida classe media. Oggi il desiderio di essere ricchi, non è ciò che muove o commuove la volontà delle persone.

1

Concetti per capire questo articolo::

Povertà confortevole: quando le persone che non lavorano o non hanno determinata professione, sono estremamente soddisfatti con le cose che ricevono dal governo. È una povertà generazionale, perché i loro figli si sentono che sono nella povertà media, ma in modo transitorio.

Povertà media: Coloro che aspirano ad essere classe media. Classe media: Segmento della popolazione, che lottano per mantenere il loro standard di vita medio.

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Così troviamo una miriade di strategie e di sforzi del governo, come i programmi sociali, missioni educative, mediche, case di alimentazione, case di interesse sociale, tra gli altri. Tutto sotto un unico obiettivo, rafforzare la povertà e la lealtà al non cambio. Il riferimento politico, è stato quello di seguire ai governi che hanno lottato e controllato alla povertà per forza. Riflessione obbligatoria: in America Latina, siamo diventati esperti nel fare offerte per i poveri, incoraggiandoli ad essere credenti fedeli della sua condizione storica, con lo scopo di essere bravi poveri, e ora hanno cominciato a scoprire, che l'offerta è sempre meno lusinghiera. L'altro capitale politico comincia a svanire e si continua a pensare che il collettivo ciò che desidera è quello di essere classe media. La visione ideologica, è ancora imposta e non permette considerare che con la stessa dedizione che si ha studiato "ai re della povertà" possono essere riviste, le nazioni che hanno sviluppato strategie sociali ed economiche per avere classe media. Esempi, molti: in America, ci sono paesi senza dubbio, che hanno lavorato per avere una forte classe media. La sua struttura di governo, è progettata per sviluppare e mantenere la loro classe media. Altrettanto, questi governi forniscono opportunità, programmi e anche le missioni al fine di rinforzarlì. E non è proprio "l'impero". Sicuramente i sostenitori della povertà estrema direbbero, che come può avere classe media se ci sono ancora i poveri, e che fino a non finire con i poveri, non vi è alcuna prospettiva di una classe media. Cioè, il dialogo/“trabalengua” di non finere mai. Le attuali strategie, continuano a mantenere la povertà confortevole, cioè una porzione di poveri che ogni giorno è minore. Inoltre, ad essere una generazione di poveri confortevole senza continuità generazionale. La maggior parte delle aspettative c’è l’ha la così chiamata povertà media, che non accetta lo status di povertà confortevole e aspira ad essere classe media. Negli ultimi anni, i governi solidale hanno raggiunto la vetta di accettazione tra i poveri, ma misteriosamente ha cominciato a declinare un pò tale approvazione. Nel più interno, si è trasferito un connettore invisibile emozionale, guidato dai poveri medio che aspirano altre soluzioni, le opportunità diverse all’attuale offerta. 68


La classe media deve essere intesa come una tendenza globale di organizzazione dei cittadini, così come sono le proteste o conflitti che oggi sono in crescita per questioni ambientali. Che tra l'altro, chi li lideriza è la stessa classe media. Questa classe media ha dimostrato la forza, la resistenza e la coerenza davanti ai trasgressori del loro spazio. Marx, al tempo, ha dato grandezza alla classe media, ha detto che dovuto ad essa la Storia ha avuto un balzo in avanti, passando di colpo dal oscurantismo e la gerarchia del sangue al pensiero moderno e universale; tuttavia, non ha scommesso per la loro sopravvivenza. Questa classe media, timida e discreta, ha sopravvissuto al convulso XX secolo e oggi rinnovata, aggiornata, è il grande riferimento sociale. Se la classe media è stata in grado di saltare l'arretratezza medievale in questo senzo specifico, perche ora, che è il punto di riferimento più importante, non può detronizzare la povertà come stile di vita? Perché continuare ancora ad essere poveri, se abbiamo tutto per essere classe media? L'uscita è una sola: Primo: non escludere questa ipotesi. Secondo: O si apre il dibattito, per accettare di lavorare in parallelo con strategie che abbiano lo scopo di sviluppare la classe media o ci prepariamo ad essere spostati da coloro che interpretano la vera aspirazione del “povero confortevole”. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Le palafitte, le case ecologiche più antica del Continente Americano Da studi antropologici le prime case si trovano nell’epoca mesoindia, che copre il periodo tra il 5.000 e il 1.000 a.c. Ciò è possibile dirlo, perché in quel momento si verifica un cambiamento nelle condizioni vivono sul

di

vita

Continente,

di coloro a

che

seguito dei

cambiamenti del clima e la vegetazione che ne hanno condizionato la scomparsa dei grandi mammiferi, che a sua volta ha permesso a queste antiche popola-zioni, diventare raccoglitori e pescato-ri, come testimoniano i resti trovati sulle costee le isole della regione. Il tempo di andare a correre o nascondersi dai dinosauri era finito. Tuttavia, la questione della sicurezza è stata sempre presente e ha determinato per coloro che si trovavano nei pressi di laghi e delle coste, la decisione di costruire le loro case o palafitte sulle acque. I primi architetti specializzati in questo tipo di costruzione, sono stati gli aborigeni chiamati Añú o paraujanos. Millenariamente hanno abitato la costa nordoccidentale del Venezuela, e le zone lacustri della subregione. Questa cultura è riconosciuta come gli originari costruttori dei palafitte. L’idea iniziale di costruire le sue case è associata con alberi di alto fusto di quei luoghi in cui sono state fatte i principali insediamenti, specificamente chiamati Mangrovia, essendo il Mangrove Rosso (Rhizophora Mangle), con le sue radici trampolieri che servirono come le prime fondamenta di queste vecchie case, poi si alzarono sulle colonne degli stessi alberi, ma in modo indipendente. Nel presente l’eco-case sono definite come quelle che ottengono condizioni ottimale di abitabilità con il minimo consumo energetico, tenendo conto

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dell’orientamento della costruzione, la terra e la natura circostante. Devono essere autosufficiente e auto-regolate, con una manutenzione che non dipenda da fonti energetiche locali. In grado di riutilizzare l’acqua piovana. Costruite con materiali non tossici. Essi devono avere zero emissioni, integrazione con il paesaggio, in armonia con l’intorno vivo. Queste case ecologiche gli Añú già le abitavano dai millenni. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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In America l’india añú2 Aniin ha congiunto due nature Il suono fragoroso dei cannoni che sparavano una’altra

la

sua

volta

carica

ancora

una

e

avevano

terrorizzato alla comunità indigena añú che abitava a pochi chilometri da dove fu combattuta la battaglia navale sul

Lago

di

Maracaibo.

Già

in

precedenza erano molto inquieti di osservare per diversi giorni le varie manovre di navi da guerra in quel luogo. L’anno era il 1823, per essere più precisi su un Giovedi e verso la fine del pomeriggio iniziò lo scontro feroce tra la flotta spagnola e la squadra venezuelana. In due ore di duro combattimento

è stato deciso l’azione che suggellò

definitivamente l’indipendenza del Venezuela. Da una delle barche in fiamme, saltò parte dell’equipaggio nel lago e nuotando disperatamente hanno cercato di raggiungere la riva, la maggior parte dei quali hanno raggiunto terraferma sono stati catturati dai soldati venezuelani. Uno di loro, anche ferito, è riuscito a nascondersi tra le mangrovie e eluse la ferma requisizione per trovare i vinti. Per tre giorni quasi morente, si è mantenuto nascosto e quando le sue forze cominciavano ad abbandonarlo è stato trovato e aiutato dagli añú ed è stato portato in una delle loro palafitte –ranch costruito sul lago– per essere guarito e nutrito.

2

Añú termine che si riferisce ad uno dei popoli indigeni del Venezuela e uno dei cinque degli

aborigeni dello stato Zulia che sono: Bari, Yukpa, Añú, Wayú e Japreira, o al loro linguaggio la lingua Añú. La parola Añú significa “popolo di acqua” o “gente di mare”.

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Una giovane india Añú di nome Aniin, che nella loro lingua significa “Qui”, si prese cura di lui, un processo che è durato diversi mesi, il tempo necessario per che il marinaio si recuperasi pienamente e riflettesi sul suo futuro immediato, che è stato quello di di non tornare in Spagna e rimanere a far una famiglia con Aniin e far parte della comunità indigena. Il marinaio si è rivelato essere il secondo Capitano della Fregata San Carlos, di nome Miguel Ortega Morán y García, fiero e coraggioso uomo di mare, che è unito la sua anima al nobile popolo Anú, di quanto sia attualmente il popolo di Santa Rosa de Agua, nella città di Maracaibo, ad ovest del Venezuela.. Aniin rappresentò per il Capitano Ortega, il sentimento più puro. La prole tra Miguel Ortega e Aniin fu prolifera, si stima che hanno avuto più di dieci figli. Fu una donna piena di bontà, Miguel ha ammirato di Lei il suo affetto per gli animali, tanto che ha avuto la convinzione che Aniin poteva comunicarsi con loro. Dove Aniin si siedeva, arrivavano gli uccelli, i procioni, le farfalle, i granchi, varie specie della zona e tutti in armonia godevano della loro presenza. Se stavano malati solo quando venivano toccati da Lei si rianimavano e si curavano. Per Lei, ogni specie aveva una ragion di essere e quelle vite dovevano essere rispettate. Sono stati i suoi altri figli. Oggi, quasi due secoli dall’arrivo del Capitano Ortega nella terra dei sogni, successivamente chiamata Capitano Chico in suo onore, Aniin rappresenta ancora l’espressione umana più genuina che unisce ai due continenti e il sentimento protezionista della cultura Añú per la loro specie e per tutto quello che significa l’amore per la natura. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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2. Venezuela

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Venezuela: seminare il petrolio o seppellire il futuro Mentre cresce la riflessione e l’azione da parte degli ambientalisti circa la necessità di inquinare meno il pianeta e richiedere energie pulite, in realtà quelli che realmente oggi segnano le nuove

tendenze

per

consumo energetico,

l’uso

e

il

sono i paesi

sviluppati e le loro piattaforme industriali e commerciali. Queste nazioni stanno

dimostrando

l’urgenza

di

cambiare i loro sistemi energetici, a causa dell’uso sempre meno redditizio e dipendente da combustibili fossili e loro derivati. Difficile da sostenere e pianificare le economie, che sono sotto l’influenza della salita del prezzo del petrolio e della sempre più ridotta produzione di paesi petroliferi. Nella sua visione dei paesi regolatori, è di vitale importanza preservare i loro senso di indipendenza e la loro subordinazione al consumo di energia derivata dal petrolio, è uno degli elementi urgente dell’agenda politica di quelle nazioni, che senza dubbio hanno segnato una nuova direzione. La decisione è presa, è giunto il momento di cambiare i loro modelli energetici attuali. Le energie come quella solare, eolica, delle maree, biomasse, tra le altre, sono finora opzioni molto più immediate che sono in fase di sviluppo, sicuramente in un prossimo futuro appariranno fonti più efficienti, è una ricerca senza fine. In Venezuela, la frase seminare il petrolio, è già un mandato che ha una validità assoluta. La nostra condizione di paese petrolifero ci costringe a esplorare lo sviluppo delle diverse fonti di energia, perche chi se non noi per comprendere la posizione di fragilità economica di un paese mono dipendente da un unico tipo di energia?

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Già sono stati fatti gli investimenti iniziali in energia come la eolica, però, non è sufficiente, se ci ripensiamo come stato-nazione. Energeticamente abbiamo bisogno di un piano “B”. Un piano nazionale che tuteli le nostre generazioni future. La responsabilità di coloro che ora governano nel settore energetico è di fondamentale importanza. Ancora siamo in tempo per preparareci e proteggere la nostra leadership come nazione produttrice di energia. Siamo certi, che stiamo lavorando in questa direzione. Come quando si fa un giuramento: "Si así lo hicieran que la Patria los premien, si no que los demande". Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Venezuela: La Via del Cacao, è la strada verso il cielo Sono 57 Km tra passo di montagna (foresta pluviale) e tratti di litorale. É il

percorso

venezuelano

di

interpretazione più importanti dal punto di vista storico, geografico, botanico, zoologico, che per gli esploratori esperti o alle prime armi ed escursionisti è un privilegio di conoscere. É la strada che unisce due popoli unici, singolari: Turmero e Chuao, e per arrivare lí dobbiamo superare la catena montuosa del Venezuela centrale chiamata Henrry Pittier Park, che copre una superficie di 107.800 ettari, situata nel nord della regione di Aragua, che comprende gran parte della costa di Aragua e la zona montagnosa della regione Carabobo. Questo percorso è stato per molto tempo, una strada utilizzata dal grande popolo del cacao Chuao (sulla costa di Aragua) per uscire dalla valle dove si trova la principale città della regione, Maracay. Oggi questa via, in alcune delle sue estrade bisogna riscoprirela perche la la foresta cerca di nasconderle per ingannare al turista. Gli esploratori devono affrontare una topografia irregolare, composta da ripidi pendii e valli strette trasversali nel vertice nord. Tutto questo paesaggio brusco, accidentato

appartiene alla catena montagnosa della Cordillera de la Costa,

formata da rocce metamorfiche del Mesozoico, risalente al periodo Cretaceo, circa 70 milioni di anni fa. Ci sono anche rocce basiche e acide: i piccoli valli sono paesaggi della recente Quaternario. Questi paesaggi di montagna sono molto dinamici e si verificano frane con una certa regolarità in aree di forte pendenza, in condizioni di pioggia persistente.

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Per gli osservatori di uccelli, è trovarsi con uno dei grandi santuari del mondo. Ci sono 520 specie di uccelli, pari a circa il 41,6% del uccello nazionale e il 6,5% delle specie di uccelli del mondo. Inoltre, è il passaggio aereo di molte specie migratorie, sia uccelli e insetti volanti. Altrettanto, è la patria di almeno 22 specie endemiche o limitati, alcune a rischio di estinzione, come il casco Curassow (Pauxi pauxi), topo acquatico endemico (Ichtyomys pittieri), cane da acqua marsupiale (Chironectes minimus), il giaguaro (Panthera onca), il puma (Puma concolor), “cunaguaro” ocelot (passeri Felis), scimmia urlatrice (Alouatta seniculus), tapiro (Tapirus terra), cuchicuchi (POTUS flavus) e la donnola (Eira barbara). Per gli studiosi della flora, è l'opportunità di osservare “los herbozales” e le praterie costiere, boschi e foreste di latifoglie semi stagionali, boschi nuvolosi costieri. Sulle piste, foresta secca, foresta arbustiva seca, vegetazione di savana e foreste molto umide perennifogli transizionale con l'influenza marina. Nella alta montagna, selva nuvolosa e selva nuvolosa superiore. Umidità relativa molto alto, superiore a 1.000 metri sopra il livello del mare. I suoi abitanti più illustri ci accolgono: il nano “los chaparros” (Curatella americano virgiloides Boudichia), il majaguas (Heliocarpus sp) e palo maria (Triplaris sp) delle foreste di quote più basse. La benna o bambino (Gyranthera caribensis) della foresta nuvolosa come le palme macanilla (Bactris setulosa), canna da mulino (Chamedorea pinnatifrons) prapa (Wettinia praemorsa) e altre dei generi Geonoma, Hyospathe e Socratea. Le aracee, orchidee, bromeliacee e piperaceae evidenziano

nel gruppo di piante

epifite. Nel sottobosco stanno in primo piano i platanillos con diverse specie di heliconia. Dopo una discesa aggressiva e inclinata si raggiunge la foresta costiera e da lí fino al paese emblematico di Chuao. Dove secondo la Regina Isabella di Spagna, è il luogo dove si produce il migliore cacao del mondo. Popolo di origine africana, che in quella mescolanza dei fiumi, spiagge, frutti di mare e il ritmo ipnotico dei tamburi, qualcuno pur ha pensato che è arrivato in paradiso. La Via del Cacao, definitivamente è la strada verso il cielo. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Venezuela: Ecoscuola ambientale positivo

un

avvenimento

La città di Maracaibo, nello Stato di Zulia

in

Venezuela

occidentale,

detiene il record di avere il maggior numero di certificati Ecoscuole del continente (250 scuole). Seguita dalla città di San Juan de Puerto Rico con 7 e

Santiago

de

Cile

con

4.

L’implementazione di questo modello di

gestione

scolastica

ambientale,

nella parte occidentale del paese raggiunge una popolazione di circa 200.000 studenti. La Fondazione Azul Ambientalistas nel 2010 ha sviluppato il programma e inizia, come prova di riferimento, la sua impiantazione in 3 scuole di Maracaibo. Nel 2011 fece un accordo con la Zona Educativa con lo scopo di prendere e implementare il programma nell’intero stato di Zulia. Il programma Ecoescuela, unisce l’esperienza scolastica partendo da una riflessione ambientalista basata sui valori, generando atteggiamenti, abilità e competenze

necessarie

per

partecipare

attivamente

alla

conservazione

dell’ambiente, con l’implementazione delle azioni permanente della scuola e della comunità; articolando la collaborazione e il sostegno di enti pubblici e privati. Questo

approccio

coinvolge

attivamente

i

genitori

ei

tutori,

personale

amministrativo della scuola, lavoratori, insegnanti, studenti, con una forte enfasi sull’intorno. Ecoescuela non è un corso di classe, o una attività del club di scienza. È un tutto. Si tratta di un modello di gestione della scuola da un punto di vista ambientale che si intreccia come asse (transdisciplinare) e fa collegamenti con ciascuna delle

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conoscenze

che

vengono insegnate. Cioè, l’insegnante di educazione fisica

dovrebbe parlare di ambiente, altrettanto il professore di matematica, per esempio. Questo modello di gestione crea le scuole del 21° secolo. E partiamo da una semplice premessa: nei banchi nelle aule delle nostre scuole, sono seduti i bambini e le bambine che in un futuro immediato saranno i grandi difensori della loro città, la loro qualità della vita, l’ambiente o in opposizione, saranno i grandi inquinatori e predatori delle risorse naturali. Quello che si faccia da le Ecoscuole sarà il fattore determinante. Il programma ha due fasi: l’esecuzione del modello di gestione e lo sviluppo di attività ambientali di “campo” o con l’intorno. Tuttavia, questo programma ha una metodologia per misurare l’impatto dello sviluppo o evoluzione, basato su ISO 14000. Questi indicatori di gestione sono essenziali per fare un adeguato monitoraggio del programma. Dove non solo è in grado di misurare l’impatto all’interno della scuola ma a casa ei loro dintorni. Ecoscuela ha la propria icona, che è un comico Escuelito, versionato centinaia di volte dalla fantasia e la creatività dei bambini. Tutto un furore made in Venezuela. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Venezuela Azul Ambientalistas presenta Campagna senza inmmondizia è meglio La Fondazione Azul Ambientalistas, da Maracaibo, regione Zulia, Venezuela, ha presentato una proposta per affrontare il grave problema ambientale che rappresenta la produzione incontrollata di immondizia in Maracaibo. Spiegano loro che la immondizia è il principale problema ambientale del Venezuela e dell’America Latina, così l’hanno determinato gli studi effettua-ti da ambientalisti e

organizzazioni

ecologiste per oltre un decennio. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2010, ha stabilito che ogni persona genera circa 1,40 kg di rifiuti al giorno. Solo negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento del 40% della produzione della stessa in tutto il mondo. La mancanza di politiche pubbliche orientate verso l’educazione, l’addestramento e la formazione ambientale con infrastrutture adeguate per la gestione dei rifiuti prodotti ha portato, come conseguenza che in generale il sistema di raccolta e disposizione crolli. La maggior parte delle cosiddetti discariche, anche se sono state costruite correttamente, adeguatamente, finiscono essendo “discariche” di immondizia a cielo aperto. È molto semplice. Mentre produciamo immondizia, nessuno sforzo o "buone intenzioni" saranno sufficienti per risolvere questo grave problema. Dobbiamo generare le politiche di educazione ambientale massificata con l'installazione infrastrutture adeguate.

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Secondo gli esperti della Fondazione Azul Ambientalistas, “Dobbiamo smettere di produrre immodizia. E generare rifiuti attraverso la separazione dell’organico e l’inorganico, con la corretta classificazione in base all’origine dei rifiuti, affinché potremmo ottenere rifiuti riutilizzabili e riciclabili”. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha detto nel discorso di apertura della 66a sessione dell'Assemblea generale, che "...tra le cinque opportunità operative per modellare il mondo, la tutela dell'ambiente è fondamentale e solo con l'educazione saremmo capaci di produrre un grande cambiamento di atteggiamento massivo per la conservazione, dove le scuole sono il punto di partenza”. Ecco perché la Fondazione Azul Ambientalistas cerca con una proposta oggettiva e semplice sollecitare ai governi, una volta per tutte, di assumersi la responsabilità condivisa per migliorare le condizioni ed eliminare il terribile flagello della produzione di immodizia. Invitiamo tutti a conoscere la nostra ricerca e proposta per servire come modello, dato che si basa sui programmi che hanno avuto molto successo come lo sono le Ecoescuela, Ecoaziende e Ecocomunità, così lo manifestano i dirigenti di queste ONG venezuelane. Tradotto da: Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia Per conoscere di più su questa proposta visita il sito: Gustavo Carrasquel, ambientalista venezuelano | ANCA24 http://www.azulambientalistas.org/Una-Verdadera-Propuesta-para-el-Problemade-la-Basura.html

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Un Passo a passo per creare Parchi Ecoturistici

In un paese come il Venezuela, così diverso nelle sue risorse naturali e bellezze paesaggistica, c’è ancora molto da fare e da scoprire per espandere l'orizzonte del turismo con responsabilità ambientale. In ogni città, si possono trovare trinceramenti di vita silvestre, foreste, aree naturali che devono essere custodite in modo che essi non siano avvolti da un presunto sviluppo. Tuttavia, questa necessaria protezione, non deve essere un ostacolo perche questi luoghi siano promossi e visitati per apprezzare il suo fascino e la sua biodiversità. Perciò il concetto di Parco Ecoturistico acquista significato e pertinenza. Per la formazione di un Parco Ecoturistico il primo passo è, trovare quel luogo privilegiato per la natura, e successivamente determinare l'area (misura) che copre; secondo, informarsi sullo stato (proprietà) del terreno; terzo, le caratteristiche del ecosistema; quarto, individuare e documentare la flora e la fauna presenti; e quinto, altri temi di interesse. Trovare un nome suggestivo, atrattivo, legato al luogo, alla sua storia per dare identità e senso all’Ecoparco, questo è un compito nulla superfluo. Tutto questo processo deve avvenire con la partecipazione dei leader della comunità della zona, che sono chiamati a convocare, motivare e sensibilizzare gli abitanti, gli studenti e tutti coloro che preoccupati per l'ambiente e al benessere

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comune voglia unirsi. I custodi e sostenitori naturali dell'iniziativa sono quelli che vivono in questa area naturale. È sempre consigliabile avere la consulenza di professionisti nel campo della biologia, l'educazione ambientale, l'ecologia, ma soprattutto ci deve essere la volontà, l’entusiasmo, la voglia di imparare lungo la strada e, soprattutto, la convinzione di voler essere parte di un significativo progetto che trasformerà positivamente la comunità. Il supporto logistico e finanziaro delle istituzioni e gli enti governativi sono sempre benvenuti.

Organizzarsi sotto la figura di una

Associazione Civile o Fondazione è un processo che faciliterà ricevere contributi e gestire le risorse. Avendo il luogo e le persone disposte a lavorare, ciò che segue è di proiettare le caratteristiche del ecoparco, le strutture che ci saranno (passerelle, posti a sedere, punti di vista, segnaletica, aree di servizio, parcheggio), disegnare strategicamente i sentieri di interpretazione che saranno percorsi dai visitatore a seconda alle diverse aree di interesse. Fate l’elenco dei requisiti e andate a trovare le risorse necessarie. Sui Sentieri di interpretazione (L'anima del parco è il suo percorso di interpretazione) Sono quelle strade progettate per fornire accesso in modo ricreativo e soddisfacente alle conoscenze scientifiche sulle aree naturali, con un minimo impatto (il percorso dovrebbe essere uno, quello che sia convenuto, non possono avere più di uno). Per costruire e mantenere i sentieri si richiede un approccio conservazionista con lo scopo di proteggere l'ambiente. Il percorso dovrebbe essere in grado di fondersi con l'ambiente naturale, mantenendo la continuità e la regolarità nel modo di percorrere il paesaggio. Il punto finale dell’intervento deve essere il climax del parco, la migliore vista del percorso. Che il visitatore dica: ne è valsa la pena di esssere venuti qui!. Dovete cercare che questo percorso sia un circuito, che il percorso non sia lo steso che l’uscita, perché altrimenti scoraggiarebbe ai visitatori.

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Un esempio dettagliato del percorso di interpretazione d el Parco Ecoturistico "Terra dei Sogni". Percorso di Interpretazione “Foresta di Mangrovie Rossa” Percorso: 1,5 km andata e ritorno (distanze maggiori stancano ai visitatori). Tempo di percorrenza: un'ora e mezzo circa. cccc Località: Parco Ecoturistico "Terra dei Sogni", Captain Chico - Santa Rosa de Agua a Maracaibo, Venezuela. Descrizione: Il sentiero inizia nella foresta di mangrovie rosse Capitano Chico, chiamato oggi Parco Ecoturistico "Terra dei Sogni", di Santa Rosa de Agua. Camminaremmo sempre accompagnato da ecoguide. Con loro entriamo nella foresta di costa,

sentiremmo subito la variazione di

temperatura che produce l'ombra di mangrovie, chiamato il microclima del mangle, da lì osservarete la flora di costa tutto il suo splendore. In questo caso, sono state definite 4 fermate dove l'ecoguida parlerà inmaniera piacevole e rilassante su temi come la flora, la fauna, e altri temi concordati per dare risalto a quegli spazi magici. Interno alla foresta il percorso sarà in due sezioni, la prima sulla terraferma, dove si potrà vedere la vegetazione specifica per questo tipo di costa e la seconda, si percorrerà il humedal – le zone umide– abitate da mangrovie rosse. Tra le due sezioni troveremo un “escampado” –smesso di piovere–, la comunità ha chiamato il "Emplanado". L'ecoguida durante tutto il tour, spiegherà l'importanza di preservare le mangrovie rosse come garante della biodiversità delle foreste costiere. Seguendo con il Passo a passo, devono essere conformati gruppi di ecoguide che, sotto consiglio, preparano lo script con informazioni e aneddoti che offrono ai visitatori durante il tour. Orari, turni, biglietteria, uniformi dovrebbero essere definiti, tra gli altri aspetti relativi ai servizi turistici.

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Intorno al Ecoparco si possono e devono generare altri servizi, come la vendita di piatti tipici, souvenir, artigianato, etc. Bisogna, in modo particolare, impegnarsi nella promozione e la diffusione dei nuovi spazi ecoturismo, per il quale, i partnership con i media ei governi regionali locali sono estremamente importanti. Le direzioni del turismo e l'ambiente del governo sono alcune degli enti implicati. Una volta culminati questi ardui ma esaltanti compiti, conclusi i lavori di condizionamento dell'area e agevolazioni previste per l'assistenza turistica, il nostro Ecoparco sarà pronto ad aprire le sue porte. Accogliere i visitatori con entusiasmo e la migliore disposizione per assisterli durante il tour sarà la migliore accoglienza; fornire attraente informazione, curiosa, semplice, dove prevalga il messaggio sensibilizzatore e ambientalista, farà di questa visita una ricordo permanente e un apprendimento che sarà sicuramente trasmesso ad altri e altri. Circa i Cartelli e il Portale d'ingresso Il più semplice è meglio. Preferibilmente in tabelle o tavole di legno riciclate. Dobbiamo sforzarci nel portale d’ingresso del parco, perché è la prima carta di presentazione. Normalmente questi spazi sono impattati da rifiuti, bisogna fare uno sforzo supremo per pulirli. Tutto deve essere perfetto. Successivamente alcuni esempi. Ponti e passerelle Il visitatore deve sentire la tranquillità che si trova su un percorso sicuro. Devono costruire ponti per superare gli ostacoli e corrimano. Qui, così come i portali e gli avvisi, la creatività non ha limiti. Nulla è scritto, tutto è in attesa della nostra inventiva.

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Parchi ecoturistici di Zulia

1.Tierra de Sue帽os

http://lenincardozo.blogspot.com/2012/08/de-un-inmenso-basurero-nacio-el-hermoso.html

2. Ojo de Agua el Card贸n

http://lenincardozo.blogspot.com/2013/10/ojo-de-agua-el-cardon-el-parque-donde.html

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3. El Guacuco http://lenincardozo.blogspot.com/2014/05/parque-ecoturistico-el-guacucosendero.html

4. Refugio de Dantas http://lenincardozo.blogspot.com/2014/04/parque-ecoturistico-refugio-de-dantas.html

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5. Cuevas del Samรกn http://lenincardozo.blogspot.com/2014/01/parque-ecoturistico-cuevas-del-saman.html

6. Rutas de Palmarejo http://lenincardozo.blogspot.com/2014/09/parque-ecoturistico-rutas-de-palmarejo.html

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7. Mudanza Pedrera http://lenincardozo.blogspot.com/2014/10/en-bicicletas-descubrimos-al-parque.html

8. Los Yabos http://lenincardozo.blogspot.com/2014/11/parque-ecoturistico-jardin-xerofitico.html

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9. Cueva de Toromo http://lenincardozo.blogspot.com/2014/10/parque-ecoturistico-cueva-de-toromo.html

10. Monumento Natural Geol贸gico Las Piedras http://lenincardozo.blogspot.com/2014/11/parque-ecoturistico-monumentogoelogico.html

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11. El 40 http://lenincardozo.blogspot.com/2014/12/parque-ecoturistico-el-40-municipio.html

12. Rio Cogollo http://lenincardozo.blogspot.com/2014/11/parque-ecoturistico-rio-cogollo.html

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13. Acantilados Cacique Nigale http://lenincardozo.blogspot.com/2014/12/inaugurado-el-parque-ecoturistico.html

14. PararĂş http://lenincardozo.blogspot.com/2014/12/pararu-el-parque-de-los-contrastes-del.html

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15. Ca単o La Maroma http://lenincardozo.blogspot.com/2014/09/parque-ecoturistico-el-cano-de-la.html

16. Totumena http://lenincardozo.blogspot.com/2014/11/parque-ecoturistico-totumenamachiques.html

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17. MĂŠdanos de Mara http://lenincardozo.blogspot.com/2015/01/parque-ecoturistico-medanos-demara_11.html

18. Los Flamencos de Helimenes Perozo / Refugio de Fauna Silvestre Los Olivitos http://lenincardozo.blogspot.com/2014/12/el-refugio-de-fauna-silvestre-cienaga.html

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19. Metropolitano Ram贸n Valbuena. http://lenincardozo.blogspot.com/2015/01/riabilitazione-e-ridenominazione-del.html

20. Cerro Los Vientos. http://lenincardozo.blogspot.com/2015/03/parque-ecoturistico-cerro-los-vientos.html

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21. "CaĂąo 2 Bocas". http://lenincardozo.blogspot.com/2015/03/desde-sanzibar-salimos-al-parque.html Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | Hugo E. MĂŠndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia.

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Parchi comunali una strategia formidabile per proteggere le foreste e le aree verdi in Venezuela e nel mondo In America Latina la proposta dei Consigli Comunali

ha operato per

diversi anni in paesi come Cile, Uruguay e Messico, tra gli altri. In Venezuela nel 2006, si istituisce la legge

dei

Consigli

stabilisce che dovrebbe

Comunali

e

in ogni comunità si

costituire

comunale. Dove

un

consiglio

una comunità è

definita come: il conglomerato di oltre un

centinaio

di

famiglie

che

condividono una storia comune, lavorano per un specifico bene comune e condividono le stesse problematiche di servizi, sanità, trasporti, acqua, fogne, marciapiedi, asfaltato, sicurezza. La questione ambientale rientra all’interno della direttiva dei Consigli Comunali ed è assunta da un delegato, che nella maggior parte dei casi è visto come una rappresentazione simbolica davanti all’urgente agenda di problemi non risolti. Alcuni di questi Consigli Comunali il governo centrale gli ha iniettato risorse economiche per costruire case, scuole, asfaltato di strade, l’acquisto di autobus e una lista infinita di cose, il tutto sotto la premessa di essere un progetto sociale, già approvato dalla comunità. Cioè, questa organizzazione primaria municipale, fondamenatle, basica ha un vero e proprio campo d’azione amministrativa comunale nel suo ambito di applicazione. Con questa premessa, nella città di Maracaibo nella parte occidentale del paese, Fondazione Azul Ambientalistas ha elaborato una proposta ambientalista di decreto comunale per dargli un rango di Parco Comunale a 130 ettari di foresta di mangrovie che sono state progressivamente erose da coloro che intenzionalmente hanno riempito di terra queste zone umide per acquisire terreni per costruiri case.

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Ed accordo con il Consiglio Comunale, in una estremità della città di Santa Rosa de Agua, chiamata il “Capitano Chico”, si istituisce il primo Parco Comunale di Venezuela: “Tierra de Sueños”. La proposta che ogni consiglio comunale decreta le sue aree verdi come parchi comunali, sarebbe l’azione più immediata, con rango obbligatorio per fermare i “terrofagos”, che indiscriminatamente corrodono le pendici dei nostri parchi nazionali, zone umide o di un minor numero di aree verdi che ci restano nelle città. Con questo provvedimento, la stessa comunità è colei che si impegna come sofferente diretto a difendere questi spazi. Noi osiamo quindi a fornire una definizione o un concetto di ciò che è o dovrebbe essere un Parco Comunale: È una zona verde adiacente a un Consiglio Comunale o a un consorzio composto di Consigli Comunali, che è dotato di personalità giuridica comunitario ed è stato creato per proteggere e conservare la sua ricca flora e fauna e a sua volta essere un luogo di ricreazione e di svago, in armonia con la natura, di coloro che abitano quella comunità o comunite. Diamo da adesso in poi la benvenuta ai centi di parchi comunali di cui ha bisogno Venezuela e il mondo. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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3. Riflessioni

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Di come essere un ambientalista e non morire nell’intento Essere un ambientalista in un paese sottosviluppato, dove la sua agenda pubblica è piena di irrisolti problemi sociali, è definitivamente un atto temerario, per non dire quasi eroico. Eppure, dove apparentemente tutto è contro, la salvezza di questo pianeta è nelle mani degli ambientalisti. Viviamo in un mondo di nuove realtà e sfide che meritano nuove strategie, nuovi pensieri. Quindi scrivo queste righe nel caso in cui alcuni decidono di unirsi a noi in questa causa. Un ambientalista ha come missione della vita re-immaginare il mondo, capire e far capire che tutte le specie che lo abitano hanno gli stessi diritti e opportunità, oggi e domani. La vita di coloro che abitano questo pianeta è un diritto, che fino all'ultimo secondo dobbiamo difendere con tenacia. Cioè, noi accettiamo l'esistenza del”altro”. Il quale noi comprendiamo e rispettiamo. L’”altro” può essere una persona che la pensa diversamente da noi, con diverse religioni o fedi e razze. Ma anche, possono essere le diverse specie animali, ecosistemi, habitat, che vivono e convivono con noi su questo pianeta. La causa ambientale, anche così incompresa è un ministero, è un apostolato, un atteggiamento missionario, la cui ragione è risvegliare la coscienza, la riflessione, nell'ambiente, nelle loro comunità, oppure lì dove si abbia la possibilità di interagire con gli altri le numerose difficoltà in materia ambientale che oggi sta vivendo la nostra città, stato, paese, continente e pianeta. E come possiamo contribuire ad aumentare la consapevolezza ambientale?

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Il nostro esempio individuale è il primo passo. E tutto si riferisce a chiederci di essere un cittadino migliore, una persona migliore. Imparare ad apprezzare il fatto che anche in paesi come il nostro, siamo dei privilegiati, perché si ha l'acqua potabile, che abbiamo

alcuni servizi

inimmaginabili per molte persone nel mondo e questo che sembra quotidiano, irrilevante, è un tesoro. Che la somma di consumo giornaliero di cibo, carburante, tra l'altro, che si traducono a sua volta in una grande produzione di rifiuti, emissioni di gas in atmosfera, acque di scarico che, oltre le nostre case, si filtrano negli acquiferi, fiumi e mari, che hanno un impatto sull'ambiente. Ambiente dove abitatano anche altre comunità non-umane che

saranno

direttamente colpite, se non controlliamo gli iper consumi. Che dobbiamo imparare e spiegare, che la natura ha una rete di corrispondenti, che qualsiasi danno ambientale fatto da noi in qualsiasi parte del mondo, oceani o continenti colpisce dal Polo Nord alla Patagonia. Che il cambiamento climatico, il riscaldamento globale, la diminuzione dello strato di ozono, i terremoti o tsunami, hanno smesso di essere parole o frasi lontane e che ogni giorno ci avvicinano di più alla nostra vita quotidiana. Come organizzarsi per difendere la causa ambientale? L’esperienza ci dice che il modo più diretto per partecipare, di sentirsi utile per il nostro sforzo è quello di motivarci e incoraggiare ad organizzare o aiutare a creare gruppi di volontariato o brigate ambientali, scolastiche, universitarie, comunitarie e cittadine, nel nostro ambiente. Di seguito si presenta una “mappa”, nei diversi livelli di organizzazione, che permette realizzare modeste iniziative o attività, ma che insieme, hanno l’effetto di sensibilizzazione, riflessione di non essere soli su questo pianeta, e che il nostro contributo, piccolo o grande, sarà un contributo importante per l'ambiente in cui viviamo. 1.- Diventa un «nouvelle» ricercatore ambientale e giornalista: 102


In un primo livello di organizzazione, si può essere molto utile per l’ecologia e l’ambiente, essendo un «nouvelle» ricercatore o giornalista ambientale, aiutando la vostra comunità a conoscere le varie preoccupazioni su questi temi. Sicuramente in molti mass media o mezzi di informazione, i vostri contributi saranno presi in considerazione. 2. - Creazione di brigate ambientalisti: Le brigate ambientaliste sono gruppi di giovani o adulti che si conformano per attività specifiche, ad esempio, dipingendo murales su temi ecologici (in pareti ad alta visibilità), mantenere nei cartelloni le informazioni aggiornate sulle questioni ambientali della regione, paese o del mondo. Organizzare eventi speciali di raccolta dei rifiuti o di rifiuti solidi dalle spiagge, fiumi e aree che possono influenzare la qualità della vita nell'ambiente. Assistere nel diserbo del terreno, la distribuzione delle informazioni scritte negli angoli affollati della città su un incidente che merita la solidarietà immediata dei cittadini (ad esempio per creare consapevolezza sul consumo di acqua, elettricità, ecc.) Raccogliere fondi per sponsorizzare uno eco-tour, per esempio assistere l’osservatorio ornitologico, organizzare visite al giardino botanico, acquario, zoo, tra gli altri. Offrire colloqui, conferenze o videoconferenze, su varie questioni ambientali. 3.- Creazione di gruppi o organizzazioni Ambientalisti: I gruppi ambientalisti sono organizzazioni più permanente nel tempo, in cui la conservazione dell'ambiente in una condizione accettabile per la vita non potrebbe capirsi senza gruppi dedicati a questi compiti in modo organizzato: Il suo lavoro è molteplice: ricerca, informazione e sensibilizzazione, denuncia, reporting, pulizia, conservazione e riforestazione. La ragione di essere dell’esistenza di queste organizzazioni può essere in difesa di un problema, tema in particolare o di

portata globale, ad esempio, ci sono 103


organizzazioni che si dedicano alla difesa di una specie animale (uccelli, balene, tartarughe, delfini, animali domestici) o flora, ecosistemi, o una località, così come esistono organizzazioni i che il loro obiettivo principale è quello di sensibilizzare a tutti sui problemi ambientali che attualmete ha il pianeta. Questi raggruppamenti possono essere di natura scientifica o divulgativo. Azul Ambientalistas, per esempio, è un’organizzazione ambientale, fondata nel 1986 nelle aule universitarie per effettuare ricerche, proposte, denunce e proteste contro il deterioramento del nostro ambiente. Promuovendo, inoltre, i valori e le conoscenze per lo sviluppo sostenibile della conservazione dell'ambiente. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Difendere la vita di qualsiasi specie fino all’ultimo battito Questa è la ragion d’essere degli ambientalisti. Va oltre le parole, lo enunciativo. Convinzione e affetto è quello che ci muove. É l'energia che ci dà l'ispirazione per andare avanti, per attingere alla forza da dove non se ne ha più per svolgere il compito, la missione. Senza molto stridore ma con fermezza se va avanti su cosa si deve

fare.

Noi

ambientalisti

contribuiamo a un mondo migliore per tutti gli esseri che viviamo sul pianeta. In questo mondo c'è posto per tutti e tutti sono importanti, tu sei qui per un periodo, con un senso di essere. La natura ci messe molto tempo per perfezionare ogni specie, avrà la sue ragioni per farlo. É troppo banale continuare a pensare che l'uomo continui ad essere al centro del mondo o l'universo. Noi siamo uno in più, forse con molta più organizzazione, che abbiamo imparato presto a sviluppare strumenti, ma questo non significa che questo primato dà a noi il diritto di sterminarci o sterminare ai non-umani. Crudeltà, avidità, invidia, rancore, comportamenti unici della razza dell'homo sapiens. Secoli fa, abbiamo perso la possibilità di guardare le altre specie per imparare da loro. A quanto pare l’unico importante è solo ciò che accade tra gli esseri umani. La questione della tutela ambientale, è al di là del bene e del male. Della politica o dell’economia. Sebbene per questo se dovrà capire la politica e l'economia. O tutte le conoscenze necessarie. Non so se sono verdi o blu o qualsiasi colore che sicuramente lo avranno, di quello che sono convinto è che l'impegno ambientale c’è

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ed è la mappa o percorso di questo lungo cammino dei pellegrini e apostoli del nuovo secolo. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. MĂŠndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Prospettiva ambientale Lavorriamo da molti anni in una linea di ricerca che abbiamo chiamato “Prospettiva Ambientale”, che non è altro che visualizzare le contingenze future dal presente. Con la finalità di generare

coscienza

ecologica,

conservazionista e ambientalista per prevenire ciò che apparentemente si presenta

come

una

tendenza

o

fenomeni irreversibili nel medio o lungo termine. La “Prospettiva Ambientale” è un approccio, supportato da giornalismo investigativo, pubblicazioni di ricerca, interviste di scienziati e specialisti che presentano le loro idee attraverso i social network. Mi appoggio anche nella narrazione letteraria per intrattenere e catturare l’attenzione del lettore, poiché per molti può essere un pò noioso leggere su questi temi, a causa della mescolanza dei concetti tecnici delle differenti saperi delle scienze. Gli articoli o lavori realizzati da questo approccio non sono fantascienza. Sono chiare megatendenze in materia di ambiente. Dietro ogni, articolo o lavoro pubblicato, ci sono le opinioni di decine di scienziati preoccupati, cercando di allertare al mondo che continua guardando con indifferenza questi temi. L’agenda pubblica dei governi nazionali o locali, ancora fanno delle tematiche ambientali, snobismo, un discorso, un dovrebbe essere. Ma il potere economico è quello che alla fine punta la bilancia e non è precisamente l’ambiente

il

beneficiario. Difendere il pianeta si merita tutte le strategie possibili. La “Prospettiva Ambientale” è una di loro.

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Annesso alcuni titoli di pubblicazioni realizzate dal punto di vista di questo approccio per illustrare meglio e incoraggiare, a coloro che coraggiosamente ancora mi leggono. In spagnolo: 1. 2. 3. 4.

http://lenincardozo.blogspot.com/2010/09/futurama.html http://lenincardozo.blogspot.com/2010/09/no-amanecio-mas.html http://lenincardozo.blogspot.com/2010/09/legado-generacional.html http://lenincardozo.blogspot.com/2010/11/pronostican-la-gran-guerra-porel-agua.html 5. http://lenincardozo.blogspot.com/2010/11/en-el-2030-las-monedas-fuertesseran-el.html In italiano: 1. https://anca24italia.wordpress.com/2012/05/08/663/ 2. https://anca24italia.wordpress.com/2012/02/10/non-ci-sara-unaltro-giorno/ 3. https://anca24italia.wordpress.com/2012/03/02/leredita-generazionale/ 4. https://anca24italia.wordpress.com/2012/04/11/il-manifesto-ambientalistacosmovisione-del-pianeta-azzurro-la-mamma-terra-hallpamama-opachamama/ 5. https://anca24italia.wordpress.com/2012/04/09/la-fondazione-azulambientalistas-uno-spazio-per-cambiare-il-mondo/

Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. MÊndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Sociologia dell'ambiente, lo spazio necessario delle conoscenze per salvare il pianeta Se

qualcuna

disciplina

della

conoscenza nel secolo XXI, ha un ruolo da protagonista, quella è la sociologia, sociologia ambientale in particolare.

Questo

approccio,

lo

afirma, il loro potenziale e la loro capacità di sistematizzare le diverse conoscenze che oggi sono coinvolti nella discussione delle problematiche ambientali. Questo apre una strada per gli uomini e le donne che abbracciano la professione che studia le società e la loro interazione con ecosistemi naturali. Non è più possibile concepire il ruolo di una società, se non vista da una prospettiva di integrazione con la realtà ambientale. È comprendere la costruzione sociale basata sull'adattamento di ogni società con il suo ambiente naturale. Questa nuova prospettiva che collega gli studi di atteggiamenti, abilità, strategie e comportamenti delle società alle problematiche ambientali e le sue relazioni con i territori, spazi e luoghi stanno ripensando la politica di sviluppo che finora non hanno

integrato questi elementi in modo chiaro e stanno diventando veri

paradigmi di analisi. Viene quindi posto in primo piano, la Sociologia dell'ambiente, come lo spazio per affrontare lo transdisciplinare, sistematizzare il discorso, e categorie emergenti e concetti del sapere diversi, per costruire un corpo teorico e metodologico, capace di essere assertivo in diversi studi, diagnostici e approcci della realtà socioambientale. Da dove cominciare? Questioni come la cultura dei rifiuti, l'uso corretto dell'acqua e le sue

implicazioni sociale, l’ordinamento e gestione delle aree naturali, il

cambiamento climatico o gli atteggiamenti e i comportamenti sociali sulle abitudini

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sostenibili, la comunicazione ambientale, l’educazione ambientale, tra i tanti altri argomenti fanno parte del piÚ ampio programma della nuova sociologia. Il ruolo della Sociologia Ambientale, si ri fa alla sociologia tradizionale e oggi rappresenta uno strumento strategico delle nuove conoscenze nella ricerca cooperativa delle azioni necessarie da intraprendere, per salvare il pianeta. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. MÊndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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1.800 milioni di persone bevono ancora acqua contaminata, purtroppo L’Organizzazione delle Nazioni Unite riconosce ampiamente che l’accesso all’acqua potabile è migliorato in questo millennio. Ma mentre questo grande progresso è stato fatto, un nuovo studio della University of North Carolina (UNC) a Chapel Hill, indica che le sfide sono ancora più esigente da quello che le statistiche suggeris-cono. Recentemente, l’UNICEF e l’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità hanno pubblicato un rapporto affermando che la meta del Millennio della ONU negli Obiettivi di Sviluppo del Millennio è quella di ridurre la percentuale di persone senza accesso all’acqua potabile, molto prima della data stabilita. Tra le strategie principali c’è quella di promuovere l’accesso a “fonti migliorate” di acqua potabile, come ad esempio la fornitura e l’assistenza di pozzi protetti tra il 1990 e il 2015. Tuttavia, il nuovo studio UNC stima che 1,8 milioni di persone, 28% della popolazione mondiale, utilizzò acqua potabile nel 2010. Questo numero è di 1 miliardo in più rispetto al rapporto ufficiale dall’OMS e il Programma Congiunto di Monitoraggio dell’UNICEF, che ha stimato che 783 milioni di persone (11% del pianeta) ha utilizzato acqua clasificata come “fonti non migliorate”. L’autore principale del nuovo studio, Jamie Bartram, Ph.D., professore di scienze ambientali e ingegneria presso la Scuola Gillings di Salute Pubblica Globale, ha detto che l’OMS/UNICEF sottolineano i progressi che possono essere raggiunti attraverso azioni concertata a livello internazionale, ma sono rimaste in attesa le

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esigenze di milioni di persone che hanno unicamente accesso al acqua contaminata. Nei paesi in via di sviluppo, se abitate in una piccola città o grande città, l’acqua potabile può essere difficile da trovare. I tubi e rubinetti, di riposo, fonti pulite e pozzi sono contaminati o le persone devono trasportare o immagazzinare l’acqua in maniera potenzialmente malsana. Lo studio “Global Acess per la Sicurezza dell’Acqua: Contabilità per la Qualità dell’Acqua” e il conseguente impatto sui progressi degli ODM”, è stato pubblicato il 14 Marzo 2012, nella Gazzetta Internazionale di Ricerca del Ambiente e Sanità Pubblica. Diversi scienziati hanno analizzato la qualità dell’acqua e informazioni del rischio sanitario secondo uno studio condotto in cinque paesi, e da dove sono estrapolati i dati per stimare le cifre globali. Lo studio suggerisce che dei 5,8 milioni di persone che utilizzano attraverso tubo o “altri” mezzi fonti d’acqua migliorate,

nel 2010 1 miliardo di persone

probabilmente hanno ricevuto l’acqua contaminata con le feci; aggiungendo che circa 800 milioni di persone raccolgono l’acqua da fonti non preparate significherebbe che 1,8 milioni di persone bevono acqua contaminata. Inoltre, gli esperti stimano che altri 1,2 milioni di persone hanno fonti d’acqua che non hanno la protezione sanitaria di base contro la contaminazione. “In totale, si stima che 3 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile, utilizzando una definizione più rigorosa, che include sia la

qualità effettiva

dell’acqua e i rischi sanitari”, conclude lo studio. Lo studio ha anche evidenziato che il recente rapporto della OMS/UNICEF, ha confermato l’annuncio di quanto era stato raggiunto in quanto agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio che sono stati adottati nel 2000, e che questo progresso dovrebbe portare a un cambiamento graduale per garantire che tutte le famiglie, luoghi di lavoro e le scuole abbiano un approvvigionamento affidabile di acqua che è - e rimane - protetta.

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Tuttavia, i ricercatori dicono che la portata delle stime dello studio UNC e le implicazioni per la salute e lo sviluppo suggeriscono che deve essere prestata una maggiore attenzione ad una migliore comprensione e gestione della sicurezza dell’acqua potabile. Nel continente americano di 930 milioni di persone che lo abitano, circa

300

milioni non hanno acesso all’acqua potabile. Gustavo Carrasquel, giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 –Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia preso da: ww.physorg.com

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Seconda metà del 2015: Nostradamus Ambientale

Predizione

Avvio del “decennio muto” Cina e Stati Uniti, leader nel mondo per la sua capacità di inquinare il pianeta,

faranno

un

accordo

bilaterale, quello di non parlare più sui problemi ambientali, almeno per un

decennio.

accordo

con

Ciò le

creerebbe loro

reti

un di

comunicazione per non trasmettere più questo “spinoso” peoblema. Sarà lanciato sul mercato l’antivirus Wikilears, con lo scopo di evitare eventuali fughe di informazioni durante il “decennio muto”. Infatti, al creatore di Wikilears, gli sarà scoperto i suoi legami di parentela con Bin Laden, e in un eroico atto di comando verrà rapito e portato a Guantanamo, per averlo sotto osservazione per il resto della sua vita. La Comunità europea ignorarà anche il tema. “Nessuno dovrà reagire contro i proprietari dei dollari e yuan”.

Il Vertice

sui cambiamenti

climatici COP17 in Sud Africa, sarà ricordato come il vertice dei segretari, perché saranno proprio i segretari dei Ministeri dell’Ambiente dei rispettivi paesi, che assisteranno ed informeranno che i suoi capi non sono potuti andare perche saranno molto occupati. Ritorno al carbone e il petrolio si rafforza. Il carbone si rafforzerà, gli ambientalisti del Pentagono e Scotlan Yard, hanno scoperto che il carbone e il petrolio hanno proprietà medicinali e perciò si ripristina con grande furia il loro uso. Lo slogan commerciale sarebbe: “Dovete comprare il carbone, comprare tutto il possibile, migliorarà la vostra salute!”. Nel frattempo l’Arabia Saudita, non ancora recuperata dagli shock avuti nei

vertici di

Copenaghen e Cancun, dove hanno messo in discussione l’uso di combustibili fossili, decidono di prendere l’offensiva e creare l’Organizzazione dei Paesi Amici del Petrolio (L’OPAP), per diffondere le campagne per l’uso di petrolio e suoi 114


derivati. Sarà iniziato così, una intensa guerra mediatica contro l’energia rinnovabile. Rapidamente L’OPAP, sarà il beniamino di tutti i media mondiali. Oltre a pagare una fortuna in pubblicità, regalarerà le auto con un alto consumo di benzina a migliaia di giornalisti. Le case automobilistiche americane, esprimeranno la loro gratitudine per sempre. L’accademia accoglie agli esiliati ambientali Le accademie delle lingue di tutti gli idiomi hanno coniato un nuovo concetto, quello di Esiliati o Rifugiati Ambientali. Nome dato a loro, ai milioni di sfollati o prodotti degli alluvioni o paesi sommersi da parte dello tsunami, a partire dal 2013. Paese affittato o paese portatile, è un altro concetto, associati ai paesi che dovranno affittare terreni per spostare il loro popolo, temporaneamente o permanentemente. Le accademie vogliono anche unificare altri concetti, ad esempio, non è lo stesso avere gli animali domestici in Occidente che in Asia avere animali domestici per l’alta gastronomia o haute cuisine. Il Giappone caccierà pinguini I giapponesi cominciano a considerare che dovuto alla fine imminente delle balene e i delfini per fare i loro sushi, i pinguini potrebbero essere un’altra opzione, anzi l’unica opzione. Le prime navi giapponesi si vedranno nel Polo sud. La barca di Paul Watson, di Sea Shepherd Conservation Society, misteriosamente precipiterà nel Pacifico. E in questo stesso mistero finirà la barca di Greenpeace. Nasce una nuova organizzazione scientifica in quel paese per “studiare” questa specie interessante: Penguini in sushi. Fine dell’obesità e del sovrappeso. Data la mancanza sempre più crescente di cibo in tutto il mondo, gli esseri umani inizieranno a partire dal 2013 una dieta “ben equilibrata di poca acqua potabile e alcuni fagioli o chicchi di riso”. Le Nazioni Unite studierà la possibilità di una risoluzione per mangiare solo una volta al giorno. Tranne, ovviamente, nei paesi sviluppati, mantenendoli i tre pasti con i loro spuntini. Si stanno anche valutando non essere così severo con il tema del cannibalismo in Africa. Eppure, uno dei maggiori specialisti mondiali nel genocidio di quel continente, determinerà che

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non dovrebbe uccidersi più persone senza nessun scopo. E si proietterà come leader nel mercato globale nella vendita di reni. La mafia in Kosovo comicerà a preoccuparsi molto davanti a questo inaspettato rivale commerciale. I grassi per il 2013 inizieranno il conto alla rovescia e avranno i giorni contati. Si acceleranno i preparativi per viaggiare verso Marte L’inquinamento ha iniziato a produrre così tanti eventi atmosferici distruttivi, che hanno conseguito, purtroppo,

mettere d’accordo ai paesi sviluppati, non per

fermare definitivamente il degrado ambientale, ma per condividersi Marte. Essi concludono che “è più economico, migrare che inquinare il pianeta”. Di conseguenza, si è iniziata la gara per vedere chi arriva per primo e prende le terre migliori. Un principe arabo e uno della nobiltà inglesa, comandano il progetto interplanetario. La missione fu chiamata Avatar II. La FIFA ha messo l’occhio sull’Amazzonia La Federazione internazionale del calcio, starebbe seriamente pensando di acquistare la parte dell’Amazzonia che è disboscata, e fare di questi vasti territori, centinaia di mega campi, che ospiterebbero, i futuri campionati del mondo. Hanno visualizzato un grande affare in questi nuovi deserti. Inoltre, alcune persone pensano che allevare i cammelli lì, potrebbe essere un’altra alternativa. Gli ambientalisti saranno formalmente dichiarati terroristi urbani Gli ambientalisti passeranno alla clandestinità. Le nazioni inquinanti decideranno di agire e chi arriva a protestare per difendere l’ambiente, riceverà il carcere a seconda dove sia la protesta, frustate o la lapidazione. I gruppi radicali razzisti i così detti “colletti bianchi”, neo-nazisti, ecc., dato che

il flusso di immigrati,

rifugiati e sfollati, che sono entrati nelle loro nazioni è immensa, e che per combattere o sconfiggere a tante persone, merita troppa fatica, loro avranno la necessità di cambiare le loro abitudini e ora perseguiterano gli ambientalisti o ecologisti. E per miglior fortuna di loro, avranno sufficienti

sponsor o

finanziamenti nazionali e internazionali.

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Fine delle ideologie del secolo XVIII, XIX e XX Sarà finita la discussione bizantina se si è a sinistra o a destra. Le linee militari nazionalisti, sopravviveranno. Il capitalismo di Stato, in tutte le sue versioni sarà il modello dominante. L’ideologia ambientalista sarà rafforzata. Ci saranno anche nuovi modi di pensare, come l'ideologia della semplicità, gli americani la chiameranno “twitter ideology”. Ma non prosperarà a lungo, visto che Bill Gates, come sempre, acquisterà i diritti. Nascita di un nuovo paese, Plastilandia Così come si annegano alcuni paesi isole nel Pacifico, prodotto del aumento dei livelli d’acqua a causa dello scioglimento del Artico, altri paesi “emergeranno”. Tale è il caso, di Plastilandia, territorio fluttuante dovuto ai molti chilometri quadrati di plastica che ci sono sulla superficie degli oceani. Adesso alcuni scienziati e imprenditori stanno valutando l’uso residenziale di questa gran piattaforma navigante. Solo abbiamo ancora da risolvere, come localizzarla dopo, perché come starebbe galleggiando sugli oceani, sarebbe difficile individuare un sito specifico nei mappamondi. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Il secondo decennio sarà il decennio degli ambientalisti Anche se il 2010 è stato il culmine, l’anno di record di questo decennio, e di

recente

l’uragano

Sandy,

per

quanto riguarda a calamità naturali, la natura ci avvisa, sulle contingenze future che dobbiamo superare o difenderci, davanti alle risposte che ci darà

lei

stessa,

pertanto

abuso,

purtroppo, che ha ricevuto dalla razza umana. È stato anche l’anno più attivo che ha avuto Le Nazioni Unite –ONU– in materia ambientale. Tre conferenze mundiali ed un Vertice, tutte sul Cambiamento Climatico, queste contingenze naturali e questi sforzi organizzativi, ci aprono la strada, per dire, senza equivoci, che questo secondo decennio, si profila come il decennio degli ambientalisti, ecologisti e conservazionisti. Vediamo anche che questo decennio si profila come uno dei momenti salienti del giornalismo ambientale, che sarà robusto ed accompagnato da centinaia di stampe e giornali digitali che si dedicano, in tutto il mondo, al tema ambientale o hanno spazi interamente dedicati ad importanti sezioni in materia di conservazione ambientale. Inoltre, dobbiamo aggiungere, i contributi informativi coraggiosi compiuti da migliaia di “blogger” che ogni giorno si impegnano a la solidarietà attiva e crescente della televisione e la radio. Dove, insieme consolidano un schiacciante fenomeno mediatico

al

produrre una sinergia tenace, a favore della tutela

dell’ambiente. Ma quali sono quelli indicatori che ci permettono di inferire tanta importanza a favore del pianetaTerrra per questo secondo decennio? Il Club dei paesi inquinanti si sente allo scoperto ed evidenza timore.

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La globalizzazione attraverso internet, e lo strumento creato dagli stessi paesi che avvelenano il pianeta, che aveva lo scopo di progettare una rete invisibili di comunicazione per controllare a distanza alle organizzazioni o eseguire in tempo reale le loro strategie, ma l¡internet ha servita anche per comunicare e unirci. Ci ha messo in allerta in “incidenti”, come la filtrazione di Wikileaks dei documenti classificati, ha messo ha disposizione gratuitamente la lettura nel cyberspazio, ci ha permesso di decifrare, scoprire, il “modus operandi” del Club diegli inquinatori. Oggi, si possiamo correttamente dire “qui tutti ci consciamo e sappiamo quali sono gli interessi di ognuno”. E i loro interessi –quelli degli inquinatori–, non sono gli stessi come quelli del resto del genere umano, che è la stragrande maggioranza, e della vita in generale di tutte le specie. Inoltre, loro non possono più nascondere la loro paura, perché sanno che stanno facendo male. Essi sono direttamente responsabili che più di 250 milioni di persone sono, annualmente, colpite da disastri naturali causati dal cambiamento climatico. Il loro stilo di vita irresponsabile ha scatenato feroci incendi in Russia, la siccità o inondazioni massiccia in Asia e in Africa,

tsunami, terremoti, uragani,

deshielamiento del Artico e la perdita di gran parte della biodiversità in ciascuno dei continenti . L’uscita è, nella nostra intelligenza e la creatività, che saranno le armi invincibili per fermare gli inquinatori e distruttori dell’ambiente. Noi che non condividiamo il suo comportamento innaturale, dobbiamo organizzarci e agire. Così, come loro, hanno boicottato, bloccato o sotto posto a embargo nazioni per asfissiarle economicamente, allo stesso modo, e con buona ragione, il resto delle persone , sempre più informate su questo pianeta, può anche farlo. Perché acquistare un prodotto realizzato da una nazione che inquina il pianeta? Perché consumare se quella nazione uccide le balene?. O non difende le proprie foreste? Noi siamo un grande esercito di milioni di minuscoli lillipuziani, di fronte ad un Gullivers obeso e irresponsabile. Dove i nostri fili sottili di comunicazione faranno le solide ed infrangibile reti per intrappolarli,

e quindi ridurre e fermare,

definitivamente, l’impunità ambientale.

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Senz’altro abbiamo tutto a nostro favore. Il secondo decennio sarà il decennio degli ambientalisti. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 - Hugo E. MÊndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Dall’ideologie al pensiero ambientalista Alla fine del secolo XIX, sono nate le ideologie che hanno definitivamente spostato il pensiero religioso. Queste ideologie,

scoppiano

fratturando

l'umanità e rendono il secolo XX il centro di discussioni tra la teoria comunista

e

capitalista.

Mentre

emersero sfumature da entrambe le parti,

questi

approcci

hanno

polarizzato il pensiero politico, fino all'arrivo del secolo XXI stesso. Il nuovo capitalismo, il capitalismo del XXI secolo, il nuovo socialismo, il socialismo del XXI secolo sono gli ultimi sussulti degli indebolite ormeggi o ancore, di chi come lo struzzo, davanti al panico, mette la testa in un buco per evitare la realtà. Una sorta di incapacità per non capire, i bisogno sempre più tuonanti ed evidenti, di una popolazione che cerca di interpretare i segni drammatici inviatici dalla natura. La popolazione mondiale di esseri umani aumenta in modo esponenziale e le risorse si esauriscono geometricamente. In 50 anni, nessuno sarà d'accordo, in una di queste ideologie anacronistiche, perché l'attenzione si concentrerà su come sopravvivere in un mondo praticamente distrutto dall'egoismo degli uomini, che non è mai stato in grado di trovare un equilibrio, per riciclare i suoi consumi esagerati, di riconoscere l'esistenza degli altri abitanti del pianeta terra. Ci rimarrà soltanto abitar gli oceani, facendo trame nei mari, come spazi per la produzione alimentare e produzione di acqua potabile. Il XXI secolo, scopre l'umanità, che ha vissuto immersa nella cultura della loro fretta, assorta nel suo mondo sotterraneo e si risveglia proprio ora di maniera tempestiva, piene di scosse, cercando di interpretare ciò che era invisibile nei suoi primi momenti della sua realtà e che oggi gli diventa travolgente. Come sono i ricorrenti fenomeni naturali che stordiscono alle diverse concentrazioni di persone

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che vivono nei continenti. I combustibili fossili e idrici sempre più esauriti, la scarsità di cibo e acqua potabile. Questa nuova realtà per molti, richiede dall'inizio di questo nuovo secolo, nuove strategie, nuove idee e approcci. La luce alla fine del tunnel sarà l'ideologia ambientalista, che governarà all'umanità fino alla fine del suoi tempi. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Crisi alimentare e biocarburanti Per

i

scienziati

agricoli

si

sta

avvicinando a passo giganteschi la crisi

alimentare,

denominato

"tsunami silenzioso". Secondo Josette Sheeran, Mondiale, Nazioni

Programma un Unite,

Alimentare

organismo un'ondata

delle di

inflazione dei prezzi degli alimenti si muove per il mondo, lasciando disordini e indebolendo governi nella sua scia. Ciò è confermato dalle statistiche che mostrano, che per la prima volta in 30 anni stanno emergendo proteste per il cibo, la mancanza di cibo, simultaneamente in molti luoghi . Ad esempio, in Bangladesh si hanno intensificato i disordini, la Cina comincia a sentire i rigori di queste carenze, i loro poveri, quelli che vivono con 1 “dollaro” al giorno, stanno tirando fuori i bambini dalla scuola e riduciendo le verdure per poter pagare il riso. Coloro che vivono con ½ “dollaro” al giorno stanno riduciendo la carne e verdure e uno o due pasti, in modo da poter comperare una ciotola di riso. E quelli più bisognosi, che vivono con ¼ “dollaro” al giorno affrontano il disastro. In molti luoghi, la scarsità tradizionalmente di cibo significa in questi momenti carestia massiva. Le misure della crisi attuale sono la miseria e la malnutrizione. Le classi medie nei paesi poveri stanno rinunciando all'assistenza sanitaria ed eliminando la carne, per poter mangiare tre pasti al giorno. Circa un miliardo di persone vivono con redditi non superiori a ½ “dollaro” al giorno. Secondo le stimazioni, se il costo degli alimenti aumenta del 20% (in America Latina e in Africa, questi prezzi sono aumentati molto di più), 100 milioni di persone potrebbero essere costretti a tornare al livello di povertà assoluta. In alcuni paesi, ciò annullarebbe tutto quello che è stato acquisito nella riduzione della povertà negli ultimi dieci anni di crescita. Dato che i mercati alimentari sono

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agitati, i conflitti civili sono in aumento, la crisi alimentare potrebbe diventare una sfida alla globalizzazione. A questa variabile macroeconomica che noi chiamiamo il cibo, ora deve aggiungere l'impatto della produzione sempre più accelerata di biocarburanti. Mentre i biocarburanti sono stati pensati come chiave per combattere i cambiamenti climatici, essi (i biocarburanti) sono ottenuti da coltivazioni che a volte sono fondamentale per il sostentamento alimentare dei paesi sottosviluppati. I coltivi per la produzione di biocarburanti, l´opzione energetica che si fa strada per la fornitura di benzina o gasolio come combustibile, cominciano ad avere una forte opposizione sociale. Le ONG provenienti da diversi paesi produttori di materie prime (semi di soia in Argentina e Brasile, ed olio di palma dall'Indonesia e dalla Malaysia) hanno denunciato le devastazioni della agricoltura industriale e coltivazioni energetiche: la deforestazione, lo spopolamento delle campagne, perdita di biodiversità, inquinamento delle acque, il sovraffollamento nelle città e la fame. Hanno inoltre avvertito che questi prodotti vegetali necessari da parte dei paesi sviluppati per i suoi automovili, sono vitali per il sostentamento fondamentale e la sua sicurezza alimentare dei paesi in via di sviluppo. Un rapporto delle Nazioni Unite ha avvertito che la corsa a produrre quantitativi di biocarburanti (dal mais, canna da zucchero, soia o palma) sta causando più deforestazione, più fame e facendo più poveri alle popolazioni rurali. Le Nazioni Unite non si oppone a impianti di carburante, ma teme che questa fonte di energia si sta sviluppando fuori di controllo e senza limiti di tutte le sue conseguenze. Per Jorge Rulli, ricercatore argentino "I biocarburanti si accentuano e aggravano gli attuali disordini di un modello agricolo che ha causato danni sociali e ambientali, così come la povertà in molti paesi", altrettanto spiega come “monoculture hanno provocato spostamenti massicci di popolazione alle città e la contaminazione dei campi”. L'industria agricola impiega a pochi lavoratori, e la disoccupazione rurale alimenta la disoccupazione urbana. Infine Rulli ha detto "trasformaremmo i nostri campi di soia in nuovi campi petroliferi". Nei paesi in cui hanno già cominciato i coltivi per produrre la materia prima per i biocarburanti, si comincia a notare la speculazione 124


della terra; i prezzi sono diventati più costosi e non c’è dove mettere il bestiame, che cominciarono ad occupare le pianure e il ciglio della strada. " Inoltre il

suddetto rapporto delle Nazioni Unite indica anche che i coltivi

energetici (cereali e canna da zucchero per l'etanolo, e oli di soia o di palma, dedicati a biodiesel) possono causare uno squilibrio nella catena alimentare. Il pericolo è che sianno destinati a questo scopo le terre, le acque e altre risorse a scapito delle merci. La scarsità e l'aumento dei prezzi potrebbe aggravare le condizioni dei poveri. In Messico, l'aumento dei prezzi delle tortillas di mais (l'alimento base della dieta messicana) a causa della deviazione di grano per la produzione di etanolo degli Stati Uniti ha suscitato grande inquietudine. In Brasile, l'espansione della canna da zucchero per produrre etanolo ha trovato una resistenza inaspettata da parte del governo locale di Rio Verde (città prospera nello stato centrale di Goiás) e le imprese agricole, che hanno deciso di imporre al coltivo di canna da zucchero un limite del 10% dei terreni agricoli del comune. Ciò rappresenta 50.000 ettari, otto volte l'area già occupata dalla canna di zucchero nel comune, per la fornitura di una vecchia distilleria di alcool o etanolo. Per loro questo monocoltivo di canna è "uno tsunami verde che spezza la catena produttiva agro-alimentare" e "provoca tragedie sociali" e ambientali, se non sono controllati. Inoltre, l'Unione europea, non molto indietro e ha intenzione diimportare grandi quantità di materie prime (palma, soia) provenienti da foreste tropicali, paludi e altri ecosistemi, e denunciare i gruppi ambientali europee. Per loro "I biocarburanti sono una minaccia per le foreste", e mettere in guardia dei pericoli che incombono sul Ecuador, Colombia e Brasile. In Indonesia prevede di sviluppare i biocarburanti (legata alla politica europea) di prevedere moltiplicando per 43 la produzione di olio di palma, che ha distrutto 20 milioni di ettari di foresta tropicale, secondo Veterinari Senza Frontiere. Da questo spazio, dalle notizie di Channel Azul 24 e da Azul ambientalistas; proponiamo che la soluzione inizia con l'educazione ambientale, l`unica uscita per prendere coscienza e fare del risparmio energetico una proposta di vita. C'è accordo sul fatto che con i biocarburanti ci sono due pericoli eminente. Oltre alle conseguenze negative sulla produzione alimentare nel mondo e l'impatto sugli ecosistemi si stanno creando false aspettative e false speranze tecnologiche. Il

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pericolo è che si abbassi la guardia sul risparmio energetico e consumo responsabile, che sono le soluzioni chiave di cui abbiamo bisogno per mitigare il cambiamento climatico e avvicinarci ad un società più giusta, più armoniosa con l'ambiente. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Io sono un ambientalista Dedicato a Antulio Rondón, Elio Ríos, Beatriz e Gustavo Nava Carrasquel. Alla fine degli anni '80 consideriamo apertamente

assumere

la

difesa

dell'ambiente che era piuttosto una novità nel Zulia. Iniziamo questa epica avventura dipingendo murales nella città di Maracaibo con slogan su ciascuno dei problemi ambientali che ci

riguardavano.

Abbiamo

preso

parte dell'impeto dei giovani muralisti cileni, figli di coloro che sono stati al riparo in questa terra generosa prima del trauma della caduta di Allende, che nel frattempo studiavano con noi presso l'Università di Zulia. Nella città ci chiedevano chi eravamo, anche se nell’università ci chiamavamo Movimiento 20 (20 punti per gli studenti e 00 punti per i partiti politici), ma fuori del campus universitario non aveva senso esprimeci come un movimento studentesco, perché il tema ambientale era un tema universale che andava al di là di ogni confine accademico, sociale o politico. Decisamente dovevamo concettualizzarci, definire la nostra ragione d'essere. Non potevamo chiamarci ecologisti, perché non eravamo ecologisti, né biologi, né naturalisti, né scienziati e tanto meno conservazionisti, perché non stavammo conservando qualcosa in particolare, abbiamo voluto vedere noi stessi come un semplice cittadino con bisogno di esprimerci nella protezione dell'ambiente, ipotizzando azioni di strada e sfida, esponendo ai predatori e inquinatori nella regione. Finalmente abbiamo concluso che se ci preoccupava l’ambiente ci avremo chiamato ora e per sempre "ambientalisti". Così è nato il concetto di "made in Zulia, dall'Università di Zulia dal Venezuela". A quasi 30 anni da definirci come donchisciotti della natura, oggi, ci sono oltre 8,5

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milioni di siti web in tutto il mondo che parlano degli ambientalisti. Tuttavia, siamo pochi, ma non così pochi come prima.

Come il cicala Tante volte mi cancellerano, tante scomparsi, al mio funerale andai, solo e piangendo. Feci un nodo del fazzoletto, ma mi dimenticai dopo che non era l'unica volta e continuai cantando. María Elena Walsh, poetessa argentina Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Nel 2030, la moneta forte sarà il litro d’acqua in Occidente e la ciotola di riso cinese Tutto indica,

che entro 18 anni, il

baratto sarà uno dei più forti sistemi economici,

in

particolare

nello

scambio di cibo e acqua potabile. Di conseguenza,

il

dollaro

e

l’euro

cesseranno di essere così preziosi in Occidente per essere spostati dal litro d’acqua potabile, così come dalla ciotola di riso di 700 grammi, che sposteranno il

yen giapponese e il

yuan cinese, come principali valute asiatiche. Le potenze di più capacità di guerra, controlleranno le poche riserve d’acqua dolce rimaste in ciascuno dei continenti. L’acqua sarà razionata per arrestare a più di tre miliardi di nuovi persone assetate che nasceranno nel 2030, ugualmente, massimizzeranno i loro guadagni economici e

lo scambio di questa nuova

ricchezza, per essere gli unici possessori di questa risorsa. Conseguenza diretta dello scioglimento dei ghiacci polari aumenterà l’acqua degli oceani e provocherá la penetrazione di sale nei corpi d’acqua dolce. Queste inondazioni costiere saranno intensificati a tal punto che si presume la scomparsa delle isole del Pacifico, provocando un esodo di massa dei suoi abitanti verso i continenti. Ciò significa che in Asia avrà meno territorio, per la coltivazione, e più persone in cerca di terre da abitare. Il riso, sarà controllato principalmente dalla Cina, e nel mercato dei cambi sarà la ciotola 700 grammi, l’equivalenti al cibo di una famiglia di 3 membri al giorno e si affermerà come la valuta più forte del cibo. Si stima che, anche tale regione produce circa 1000 milioni di tonnellate entro il 2030, questi volumi non saranno sufficienti per soddisfare una parte della fame nel mondo che scoppierà. La Russia nel frattempo, ha lottato per imporre il Pane di 500 grammi come moneta di cibo, per essere loro i produttori di grano, ma solo riusciranno ad utilizzarlo nella sua 129


zona di influenza, perché hanno appena coperto con precarietà, la domanda della regione e dei paesi della sua orbita. Il subcontinente latinoamericano, svilupparà la sua propria moneta di scambio o baratto, e la chiamerà la ciotola di fagioli di 300 grammi. La carestia in latinoamerica si mitigerà più che in altre parti del mondo, grazie alla ciotola di fagioli che ci salverà. Almeno un pò di fagioli avremo da mangiare. Africa, diventerà il continente ostaggio. La migrazione fuori di questo vasto territorio saranno vietate. La carestia e la mancanza di acqua potabile flagelleranno al continente. Tecnologica e militarmente chiuderanno le loro frontiere. Sarà il grande ghetto del secolo 21. Il continente sarà escluso dalla comunicazione globale, in modo di ridurre l’ansia del proprio popolo di cercare nuove aspettative di vita. Così, staranno le cose nel 2030. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Cambiamento climatico lo sguardo è nell'Est Solo da un nuovo ordine mondiale, che abbia come prima premessa la tutela ambientale, raggiungeremmo l’uscita per frenare gli effetti che producono il cambiamento climatico sul pianeta. Fino ad ora, i vertici del clima sono stati sviluppati guidati dagli interessi di chi inquina. Di quale nuovo ordine delle nazioni stiamo parlando? Sono richieste, nuove partnership politico/economiche, in grado di radunare il maggior numero di nazioni per accordare soluzioni reali al problema ambientale. Finora molti dei paesi in questione, colpiti, ingenuamente, hanno fatto concessioni al Club dei paesi inquinanti sotto le false promesse di sostegno finanziario che avrebbero avuto successivamente. Promesse fatte nei vertici passati, che non si sono mai materializzate, e nuovamente, con gli stessi “modus operandi”, vengono gestita nel Vertice di Cancun. Nella stessa maniera, in quanto non capiscono o accettano, il danno che gli si fa al pianeta, in quella stessa misura, la vecchia diplomazia kissingeriana, continua ad operare sotto la premessa dell’inganno, coercizione e corruzione di funzionari e dei governi di scarse economie. La stessa Comunità Europea, sotto la guida di Francia e Spagna, si sono anche piegate alle seducenti e fuorviante manovre finanziarie. La stessa cosa accadde, con alcune nazioni africane, fortemente impattate dalla siccità e dalla carestia, che in recenti vertici, “hanno vendutto la sua anima” o futuro, scommettendo su un supposto credito “istantaneo” o bonus di “fedeltà” che non è mai arrivato. Hanno firmato, due e tre volte il loro proprio “certificato di morte” agli nemici della natura. Molto diversa è la situazione che circonda la Russia, come un paese vittima del cambiamento climatico diventa un alleato naturale per difendere questa causa. 131


Tale è stata la sua preoccupazione che il suo primo ministro, Vladimir Putin, ha accusato al cambiamento climatico della siccità e gli incendi boschivi, che rase al suolo più di un milione di ettari di foreste nel giugno 2010. “Il clima sta cambiando. Quest’anno in Russia abbiamo capito benissimo gli attuali problemi climatici, quando ci siamo imbattuti negli incendi boschivi”, ha dichiarato Putin. Quindi, nella sua qualità di una nazione, leader della Federazione Russa, in collaborazione con la Germania, nazione forte della Comunità Europea, potrebbe nucleare, un primo gruppo di paesi disposti a prendere iniziative per ridurre la produzione di CO2. La Russia inoltre, ha il potere di convocare, per fare che una parte importante delle nazioni arabe li accompagni in questa crociata per salvare il pianeta. Pari opportunità, apporterebbero le nazioni che stanno soffrendo i danni dei cambiamenti climatici, che si trovano in gran parte, in Asia e Africa. Essi, sono nell’urgenza e l’obbligo di fare le loro proprie organizzazioni sub-continentali per sopravvivere. In una strategia simile, deve essere approfondita, la proposta sub-regionale del Centro e Sud America e i Caraibi. Stiamo parlando quindi, di sei accordi di integrazione assieme per controllare il cambiamento climatico, che farebbero sinergia e maggioranza,

prima di un nuovo invito delle Nazioni Unite, per

costringere agli inquinanti a prendere azioni sorvegliate. L’ufficiale, istituzionale deve riorganizzarsi, dalla nuova logica ambientale, per raggiungere gli accordi necessari. Ma quello non ufficiale, quello non istituzionale, dovrebbe allo stesso modo, organizzarsi e potenziarsi in ogni comune, città, o paese per n fare le lore cose. Nei casi in cui l’unico protagonista, sarà la difesa della vita di tutte le specie. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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CO2 foreste boreali Le foreste boreali, gli ultimi polmoni verdi del pianeta, che si estendono in tutto nord del Canada, Alaska, Russia e Scandinavia, purtroppo sono vicine a diventare il prossimo Amazzonia. Dal momento che risultano sempre più

minacciate

a

causa

dei

cambiamenti climatici e la presenza umana predatora. Fino ad oggi, le immense distese delle foreste boreali erano rimaste intatte grazie alla bassa presenza umana in queste latitudini. Qualora l'attenzione mondiale negli ultimi tre decenni si eveva concentrata sulla perdita e il degrado delle foreste tropicali. Attualmente, gli scienziati e gli ambientalisti chiedono misure urgenti per preservare le foreste boreali e salvaguardare la biodiversità, oltre a prevenire la perdita di une dell’affonde più importanti di CO2 del pianeta. Le foreste boreali coprono un terzo della superficie forestale globale e il terzo delle riserve di carbonio. Fino ad ora, solo il fuoco e gli insetti sono stati i protagonisti dell’equilibrio degli ecosistemi boreali. Tuttavia, la crescente domanda di risorse ha fatto che la mineraria, l'industria del legno e lo sviluppo urbano hanno aumentato nel corso degli anni, causando la perdita estesa di foresta in alcune regioni. Il fuoco è il principale artefice del cambiamento essendo l'attività umana quella che provoca il maggior numero di incendi. Ci sono prove che il cambiamento climatico sta aumentando la frequenza e il rischio di incendi nella zona boreale. La foresta russa è la più degradata e ha subito gravi danni negli ultimi decenni. Paesi con le foreste boreali proteggono dalla sfruttamento del legno meno del 10% delle sue aree boschive ad eccezione della Svezia, dove la percentuale è del 20%.

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Le scoperte sono state pubblicate nella rivista “Trends in Ecology and Evolution”, intitolato “Conservazione urgente di stoccaggio del carbonio boreale e la della biodiversità”. Mentre i governi non riconoscono il cambiamento che si verifica, si ritiene che solo il 40% di queste foreste rimangono ancora intatte, e il grado di frammentazione tra loro aumenta. Del resto, il cambiamento climatico è un problema molto complesso, e gli scienziati più studiano e più variabili devono essere prese in considerazione. Il clima della Terra è un sistema globale è completamente interconnesso, quindi una disfunzione locale può influire sul tutto. Prova di ciò è che negli ultimi anni hanno dimostrato che l'aumento di temperatura sta uccidendo le conifere nel nord del Canada. Rappresentando una nuova variabile, finora non studiata in profondità, nella lotta contro il riscaldamento globale. Comunque la bontà, che le foreste e gli oceani continuano ad essere i grandi servitori o dissipatori di CO2 sta diventando sempre minore. In particolare il contributo delle foreste boreali per la loro, sempre di più, aggressiva deforestazione. Uno studio pubblicato su Nature suggerisce che, negli ecosistemi terrestri a latitudini settentrionali, dalla Russia al Canada, l’assorbimento di CO2 che accade in primavera scompare con la liberazione di questo gas di effetto serra in autunno. Negli ultimi due decenni, le temperature delle latitudini settentrionali è aumentata di 0,8 gradi centigradi in primavera e 1,1 in autunno. Fino ad ora, si pensava che la dilatazione della primavera dovuto al riscaldamento aumentava l'attività fotosintetica, caratterizzata dalla fissazione di anidride carbonica e la liberazione dell'ossigeno. Anche nell’immediato futuro, queste foreste fungeranno come rifugio per molti animali che si muovono dovuto al aumento delle temperature più al sud. Non dobbiamo dimenticare che le conifere sono uno degli strumenti più importanti per combattere il cambiamento climatico. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Con l’acqua potabile eravamo felici e non lo sapevamo L'anno 2014 chiude con un saldo di 900 milioni di persone nel mondo che soffrono di quasi totale mancanza di acqua

potabile

e

si

stima

che

arriveranno a 2,5 miliardi entro il 2025. Anche se il problema è globale, sembra che i paesi sottosviluppati siano quelli che soffriranno di questa agonia, a causa della crescita in aumento della popolazione (si stima che nascono in questi territori il 95% dei 80 milioni di persone che ogni anno aumenta la popolazione mondiale). In questo senso, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'UNICEF, hanno detto che 24.000 bambini muoiono ogni giorno in America Latina, nei Caraibi e nell'Africa per cause prevenibili come la diarrea, colera, infezioni virali e parassitarie, malattie come la malaria e la tubercolosi, tutte queste conosciute per esercitare un forte effetto depressivo sul sistema immunitario prodotto dall’acqua contaminata. Si stima che un bambino soffre fino a quattro episodi di diarrea all'anno. I bambini e le bambine di queste paesi hanno anche la possibilità di avere diarrea fino a 240 volte superiore rispetto ai bambini e le bambine dei paesi sviluppati. Tutto questo porta come conseguenza della mancanza di acqua potabile in queste regioni, che un bambino muoia ogni tre secondi e mezzo. Secondo l'OMS, dal punto di vista della distribuzione, si stima che sono necessari per persone 50 litri di acqua al giorno. Avendo 55 paesi un consumo di acqua potabile per persona/giorno sotto il minimo. In America Latina, per esempio, consumiamo una media di 250 litri per persona/giorno (in cui solo lavarsi i denti con il rubinetto aperto, si consumano

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circa da 10 a 20 litri e da 45 a 50 litri a usare il gabinetto). A proposito, un lavaggio di veicolo con un tubo flessibile può consumare circa 500 litri di acqua. Mentre in alcune parti dell'Africa non raggiungono i 2,5 litri di acqua per persona. Il dibattito globale è centrato sul tema ricorrente dell'ambiente. Ed in particolare alla nuova malattia del pianeta, il cambiamento climatico. Che sta causando il scioglimento dei poli, l'aumento delle temperature e il volume dell'oceano, tra le altre conseguenze. Secondo il Panel internazionale sul cambiamento climatico, questi eventi si riflettono drammaticamente nei paesi africani, Centro e Sud America e nei paesi di Oceania. Si prevede che l'erosione dell’acqua corrente, i flussi dei fiumi e la disponibilità d’acqua diminuisca in queste regioni, accompagnata da frequenti inondazioni e siccità. Oltre alla deforestazione incontrollata e lo sviluppo agricolo senza controllo, dighe e sistemi di irrigazione sono gli altri responsabili della scarsità del nuovo e vitale "petrolio bianco". Naturalmente che i paesi sviluppati hanno preso le sue precauzioni, i recolonialisti o neocolonialisti, stimolando iniziative di privatizzazione dell'acqua potabile in base a presunte azioni "ben intenzionate" per ridurre la povertà, la riduzione del debito, la liberalizzazione del commercio e sviluppo economico. Cosa fare? Nel attivismo ambientale, la partecipazione dei cittadini è la soluzione. L'agenda pubblica dei nostri paesi, richiede la considerazione di più azioni, leggi, interventi sulle questioni ambientali. È necessario indicare la strada. Queste azioni devono essere collettive, militante e disinteressate. L'obiettivo è senza frontiere, senza esclusione, è un obiettivo superiore: la vita. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Acqua del rubinetto Noi

siamo

cresciuti

nella

quotidianità di aprire il rubinetto e vedere uscire l’acqua. Quel suono dell’acqua è diventato familiare, al punto tale che per secondi quasi ipnotizza ad ascoltarlo. Da piccolo, sono rimanevo impressionato dalla forza del getto completamente

quando quella

aprivo “chiave

magica”. A volte giocavo e bevevo acqua

dal

rubinetto

fino

a

scoppiare, e solo così calmavo la mia sete. Non mi ricordo che alcuna volta mancassi l’acqua. Per me era come l’aria, era normale, sempre c’era. Sono diventato adulto e sembra che crescendo abbia cambiato anche la realtà per l’accesso all’acqua. Ora, non tutti i giorni c’è, quando arriva è di un colore marrone è bisogna aspettare che sia chiara. Impensabile per molta sete che io abbia, possa bere direttamente dal getto. Ma anche così, io sono ancora un grande fortunato perché dal rubinetto della mia casa ancora, anche in modo irregolare, l’acqua esce. Nel mondo solo circa un miliardo dei 7 miliardi di persone che lo abitano, hanno il privilegio di avere l’acqua nel rubinetto nella loro casa. Cioè, di ogni 7 persone, una è utente di tale impianto. America ed Europa sono i continenti che in gran parte dispongono di questa struttura. Tuttavia, l’accesso all’acqua del rubinetto al 100% potabile sta diminuendo, dobbiamo esercitare misure estreme: filtrare, bollire. Poiché la maggior parte delle dighe sono violate dalle varie forme di inquinamento. Vi è anche, nei 5 continenti, una alta

popolazione senza accesso all’acqua potabile -circa 900 milioni di

persone-. In America Latina e nei Caraibi, si stima che 100 milioni di persone nella regione non hanno acqua pulita, essendo questa popolazione la più sensibile alle malattie

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diarroiche. Le conseguenze correlate con

il consumo di acqua contaminata

provoca più morti ogni anno nel continente americano rispetto a qualsiasi tipo di violenza, sono i dati diffusi dalle Nazioni Unite in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale dell’Acqua. Quando abbiamo avuto l’acqua del rubinetto in abbondanza, eravamo felici e non lo sapevamo. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2012/05/agua-en-el-grifo.html Lenin Cardozo, Agua en el grifo. Domingo, 20 de mayo de 2012.

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Non ci sarà un’altro giorno Oggi non si è fatto giorno, così come da tempo non si fa giorno per nessuno. Nel 2010, le parti per milione (ppm) di CO2, secondo gli scienziati le ppm sono salite in 395, ovvero 45 ppm

in più dello standar per

garantire la nostra sopravvivenza come specie. Gli scienziati dicono che il limite di sicurezza per l'umanità è di 350 ppm di CO2 nell'atmosfera. Le Nazioni Unite lo stesso anno cerco di limitare il livello di CO2 a 450 ppm, ma i loro sforzi non sono stati ascoltati. Tutto questo, a causa di bruciare combustibili fossili sopra la soglia dello standar. L'anidride carbonica è la causa principale dell’effetto serra nell'atmosfera, avendo come conseguenza il riscaldamento globale, che accelera lo scioglimento dei ghiacciai, aumento della siccità continenti, il consumo delle foreste, facendo finire specie e gli ecosistemi. In quegli anni arrivare ai 350 ppm significava trasformare il mondo. Significava anche costruire pannelli solari al posto di centrali a carbone, piantare alberi invece di tagliare le foreste tropicali, aumentare l'efficienza e diminuire i nostri consumi eccessivi, il riciclo del 99%, tra tante altre cose. Perciò tornare a 350 nuovamente significava proporre

migliaia di

soluzioni diverse. A llora

mancò il valore

collettivo, l'azione dei cittadini a difendere l'ambiente. Quello che è vero, che 50 anni dopo, il CO2 ci togliò le albe, i 5000 ppm che abbiamo ora, ci lasciano senza visibilità e senza ossigeno. Oggi viviamo in città sotterranee con atmosfere artificiali controllate. Quello che era iniziato come città Moll come La Villa sotterranee di Montreal che ha iniziato con 32 chilometri di gallerie collegando a 41 lotti (circa 12 chilometri quadrati), PATH a Toronto, con 371.600 metri quadrati e 27 chilometri di passaggi, Chikigais in Giappone con 81.765 metri quadrati, Forum des Halles a Parigi, con

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300 chilometri di passaggi e il Palazzo Comunale in Australia con 4 chilometri quadrati, sono

diventate i portali delle città emergente che abbiamo dovuto

costruire per sopravvivere, all'atmosfera già insostenibile che copriva i continenti. Ma non tutti abbiamo avuto spazio in quelle città, più della metà della popolazione umana scomparse, a conseguenza dalla mancanza di ossigeno. E quelli che ancora rimaniamo in vita, soffriamo le nuove malattie prodotte della mancanza dei raggi solare e grazie a

respirare l'ossigeno riciclato. La nostra aspettativa di vita si è

ridotta a 30 anni, così si è accordato di dare almeno 3 decenni di possibilità di vivere a ciascuno degli abitanti di queste città. Ogni persona quando arriva ai 30 anni deve scrivere il suo epitaffio o il pensiero finale. Questo è il nostro: Per me non c'era l’alba nè il giorno, nessun colore, ho vissuto in grigio e così morirò. Non ho eredità per le generazioni future. Quella fu la mia eredità. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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L'eredità generazionale Ho

50

anni

e

ho

una

figlia

adolescente. La possibilità che i miei nipoti raggiungano almeno la mia età è ancora incerto. Anche quando entrambe le famiglie, materna e paterna

è

ricorrente

avere

una

famiglia ottuagenaria e centenaria. Ma al di là della nostra genetica della longevità, l'ambiente sarà il fattore determinante. Da continuare il percorso che portiamo, la qualità della vita di mia figlia sarà compromessa, ma quella dei miei nipoti sarà incerta. Entro 50 anni, gli scienziati stimano che il mondo aumenterà la sua temperatura di 4° C in più, portando come conseguenza la scomparsa del ghiaccio del Artico, così come gli orsi polari e pinguini. Il livello del mare si alzerà e si sommergeranno città come New York, Boston, Miami, Los Angeles, San Francisco, Vancouver, Buenos Aires, Sao Paulo, Rio de Janeiro, Recife, Dhaka, Città del Capo, Cairo, Dubai, Mumbai, Singapore, Bangladesh, le Filippine, Shanghai, Sydney, Perth, Auckland, Hong Kong, città giapponesi, Vladivostok, Amsterdam, Londra, Dublino, Bilbao, San Sebastian, Santander, Ferrol, la Coruña, Rias Baixas, tra le altre città che sono a piedi di costa. Altrettanto si stimano innumerevoli mega terremoti durante questo periodo. Questa geografia incontrollata impattarebbe direttamente ai più importanti acquifere di acqua dolce che attualmente conosciamo. I cambiamenti climatici pregiudicarebbe anche la maggior parte delle specie marine, riducendo drasticamente o scomparendo la specie. Inoltre, causarebbe la scomparsa della foresta amazzonica, che parallelamente il tasso di deforestazione e la combustione sta facendo, le prolungate siccità, portando la morte della vegetazione. Allo stesso modo influenzano sul resto delle “humedales” e foreste minori. Molte delle specie

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che conosciamo oggi, si vedranno solo in archivi fotografici e videografici. Come conseguenza dalla perdita irreversibile della biodiversità a livello mondiale. Attualmente, secondo la Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa due milioni di persone muoiono ogni anno a causa delle conseguenze di inquinamento atmosferico che provoca problemi respiratori e cardiaci, infezioni polmonari e cancro. In 50 anni, si stima che alte concentrazioni di CO2, come altri gas nell'atmosfera avrà un effetto esponenziale, facendo di

questo tipo di

inquinamento la principale causa di decessi nel mondo, si stimano circa 100 milioni di morti all'anno. Sulla questione alimentare, questo sarebbe influenzato dalla crescita della popolazione mondiale. Entro il 2012, la popolazione mondiale è stimata a 7.000 milioni, fra 50 anni la popolazione potrebbe aumentare di 2 miliardi di persone in più, cioè, saremo in 9 miliardi di persone. A quel punto dovremo produrre più cibo con meno spazio di quello che abbiamo oggi per la coltivazione. Cosa fare? Sembra che si tratti di pura finzione? o continuaremo ad invecchiare dietro a questa realtà? È l’egoismo personale che sicuramente governa la nostra vita e non ci permettono di costruire una eredità per le nostre future generazione? La partecipazione dei cittadini nella difesa della natura è in porta. Unisciti a noi oggi nell’azione in materia ambientale, bisogna dare tutto per i nostri figli, i nostri nipoti e le generazioni future. Camminiamo insieme in questa crociata per la vita. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2010/09/legado-generacional.html Lenin Cardozo, Legado generacional. Jueves, 16 de septiembre de 2010.

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350 ppm 350 è il numero che gli scienziati assumono come il limite massimo di sicurezza per il biossido di carbonio che dovrebbe essere nella nostra atmosfera ed è misurata in parti per milione (ppm). Oltre tale numero avvengono i cambiamenti climatici fuori di controllo. Attualmente stiamo a 400 ppm, e se non

siamo

capaci

di

tornare

rapidamente a meno di 350 ppm in questo secolo, si rischiarà di raggiungere i punti critici e gli impatti saranno irreversibili come lo scioglimento dello strato di ghiaccio di Groenlandia. Tra quelli cambiamenti climatici c’è il riscaldamento globale, che sta accadendo più velocemente del previsto, dove gli esseri umani sono responsabili. Il riscaldamento globale è causato dal rilascio dei cosiddetti gas serra nell'atmosfera. Il gas serra più comune è il biossido di carbonio. Molte delle attività che facciamo ogni giorno, come cucinare, il riscaldamento nei paesi con 4 stagioni, il traffico veicolare, si basano sulla combustione di combustibili fossili come carbone e petrolio che emettono anidride carbonica e altri gas che trattengono il calore durante la combustione. Il riscaldamento globale destabilizza il delicato equilibrio che rende la vita su questo pianeta possibile. Solo pochi gradi di temperatura possono cambiare completamente il mondo così come lo conosciamo, e minacciano la vita di milioni di persone. Il pianeta si trova in zona di pericolo, perché abbiamo inviato troppa anidride carbonica nell'atmosfera, e stiamo cominciando a vedere i segni di un problema reale: lo scioglimento del ghiaccio Artico, la rapida diffusione di siccità, tra gli altri priblemi. 143


Nel Forum Mondiale Umanitario svoltosi nei primi mesi del 2010, venne riferito che il cambiamento climatico causa la morte a più di 300.000 vite all'anno. Inoltre, il rapporto di Oxfam spiega che “il riscaldamento di 2 °C implica un futuro devastante per almeno 600 milioni di persone”. Perciò, la riduzione di CO2 è la sfida principale nella lotta contro il riscaldamento globale, e sarà l'elemento chiave di qualsiasi trattato internazionale sul clima. Gli scienziati sono sempre più focalizzati sul ruolo di altri gas che agiscono sull'effetto serra a breve termine, come il metano (che è 25 volte più potente della CO2, ma c'è molto meno in atmosfera), la produzione industriale di CFC e di altri prodotti chimici nocivi. Molte di queste fonti di inquinamento hanno un profondo impatto sul resto degli esseri viventi e l'ambiente, oltre ad essere contribuenti al cambiamento climatico. Cosa fare: Partecipare, come attivista in difesa del 350 ppm in ogni luogo, città, dove ci troviamo. Creare momenti di riflessione per discutere la questione del cambiamento climatico e le sue conseguenze. Discutere e persuadere a sostituire i nostri modelli di consumo energetico, ad esempio, la costruzione di pannelli solari e centrali eoliche per la produzione di energia, piantare alberi per ripopolare le foreste pluviali, creare migliaia di spazi verdi nelle città, tra le cose più immediate. AZUL Ambientalistas in Venezuela si unisce all'impegno globale di combattere per il 350 ppm. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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La triste sorte degli alberi molto utile: il caso del Palo de Mora L’albero di PALO DE MORA può misurare oltre 30 metri di altezza con un diametro ottimo di 50 cm. Ha bisogno per arrivare a quella altezza almeno di trenta anni, ma, si spera, che può prolungare la sua esistenza a più di dieci anni e nel frattempo abbellisce

il

paesaggio,

ossigena

l’atmosfera. Il suo nome scientifico è Chlorophora

tinctoria

(L)

della

famiglia Moraceae. Vasti tratti di questa pianta ha occupato i territori tra gli altipiani centrali e tutta la Cordigliera della Costa del Venezuela, fino a 600 metri sul livello del mare. La sua ricchezza intrinseca si compone di: a) molto resistente alle intemperie, duro, di lunga durata in acqua, proprio per il lavoro di ebanisteria per la loro buona reazione alla lucidatura, per la falegnameria in genere, e la costruzione navale. b) Contiene un lattice abbondante o resina da cui si ottengono due coloranti potenti che si conoscano nel settore chimico con i nomi dei “morina” e "maclurina" usati per tingere lana, seta, pelle, nylon. c) Dalla corteccia dello stelo si estrae una stoppa gommosa usata nel calafataggio delle navi. I frutti molto nutriente in fruttosio, la vitamina C, dal sapore ricco, raffinato sono il complemento della dieta dei bambini di campagna. Ebbene, queste bontà naturali del PALO DE MORA incitò l’avidità dei rapinatori della foresta, che ha portato quasi all’estinzione di questo splendido abitante della giungla. Il suo status di albero selvatico scomparse, e oggi è visto solo nei parchi, strade, giardini di residenze private. Molto poco si sa, del disboscamento vissuto in Venezuela, in modo molto aggressivo dalla prima tappa della Colonia fino alla fine del XIX secolo. Europa, in

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particolare Germania, Inghilterra e Spagna, gran parte del loro mobili ed edifici di quell’epoca sono stati fatti di legno venezuelano. Per il nostro porto principale, La Guaira, navi speciali per il trasporto di “rolas” di legno facevano code interminabili per caricare i nostri alberi di alto fusto. Interessante infatti l’approccio tedesco: loro ci abbattono i nostri boschi, e i loro boschi sono intoccabili. Loro abattono le foreste degli altri. Già il botanico Henri Pittier ci aveva avvertito nel 1926, del brutale sfruttamento del PALO DE MORA. Scrive nella prima edizione del suo Manual de las plantas usuales de Venezuela (Caracas, List del Comercio, 1926, p. 324): “Per gli anni 18701890 ci fu una grande esportazione di questo legno dal Venezuela, tanto che oggi ci sono pochi alberi di grandi dimensioni nei quartieri vicino al porto di imbarco”. [Commento degli editori: La distanza tra il porto di Cumana, all’estremità orientale a nord del paese e il porto di Maracaibo –estremità occidentale nord- e tra questa linea costiera ci sono gli importanti porti di La Guaira e Puerto Cabello, vale la pena informare: che comprendono tutta la Cordigliera della Costa, oltre tutti gli altipiani centrali, e sono circa il 30% del territorio di questa nazione]. Intanto il botanico Jesús Hoyos, come un modo per salvare questo degno rappresentante della flora nazionale il PALO DE MAORA, raccomanda nel suo ùltimo libro, Frutales en Venezuela, Caracas, Sociedad de Ciencias Naturales La Salle, 1994,

p. 351, quanto segue: “Può essere utilizzato come albero di

riforestazione nelle zone calde del paese. Questo contribuirebbe anche alla promozione della fauna selvatica”.

Azul

Ambientalistas simpatizza con la raccomandazione del dottor Jesús Hoyos, ma il compito è chiaramente in maiuscolo, significa una sfida patriottica per le dipendenze responsabili della conservazione della flora e fauna dello Stato venezuelano. Ma, ci sono queste dipendenze, avrebbero interesse in essa? Ora è tempo di scrivere l’altra storia, quella che narra il saccheggio delle nostre foreste ancentrasle, la nostra fauna selvatica. Le vene aperte che hanno lasciato “i

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conquistatori” nel Continente Verde, cosí come lo chiamò 212 anni fa, Alexander Von Humboldt, quando scoprì la nostra straordinaria natura. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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I Galli di Michelangelo Michelangelo, così si chiamava anche il suo nonno, ci ha detto innumerevoli volte come da bambino vedeva al suo nonno

mentre

applicava

alcune

“tecniche” per mettere in forma ai propri galli da combattimento. Tra le prime cose che fece fu quella di tagliare con un coltello o forbici la cresta e anche quello che chiamano il mento –una cosa del genere, e come se a qualcuno di noi taglierebbero con questi attrezzi le orecchie o le guance–, questo si faceva afferrando saldamente l’animale tra due persone. Questa “operazione” era fatta a crudo e, naturalmente, senza anestesia, il sanguinamento provocato se cercava di controllare stringendo la ferita con una spugna umida e lavandola con acqua e sapone. I galli “urlavano” incessantemente fino alla stanchezza e con i giorni –se non prendevano un’infezione mortale– si sovrapponevano al dolore provato. Presumibilmente queste mutilazioni venivano fatte in modo che quando si faceva il combattimento niente gli disturbasse o molestasse nella testa. Immediatamente dopo aver valutato la dimensione degli speroni, vengono solitamente strappati con le pinze –il foro lasciato nelle gambe diventa nero ed era difficile da curare–, quando finalmente era guarita la zona della ferita, l’incollavano gli speroni di un’altro “gladiatore morto” che c’è l’avessi più taglienti e in condizioni migliori. Allo stesso modo con un carbone rovente gli bruciavano il picco –secondo questi “esperti” questo permetteva ammorbidire il becco per poi essere carteggiato fino a lasciarlo con filo–. La preparazione successivamente era tagliargli le piume dalle estremità, schiena e petto, con l’intesa che in questo modo li consentiva all’uccello tormentato una maggiore facilità nei loro movimenti. Questo atroce “desplumaje” –piumaggio–

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generava in quei piccoli corpicini molteplici infezioni nella pelle, che dovevano essere pazientemente curate con “polvitos” disinfettanti. Prima del combattimento il “minuscolo guerriero” era chiuso in una gabbia stretta che non li consentiva alcun movimento fino a quando arrivava “il grande giorno”. Nella “gallera”

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entrambi i contendenti erano trattenuti e si avvicinavano

bruscamente l’uno contro l’altro, come se fossero stati indotti a credere che tutti questi mali che avevano sofferto era stato responsabiltá di alcuni degli avversari. L’istinto di pericolo possedeva ai bipedi e subito iniziava una lotta amara fino alla morte. Il duello era feroce e sanguinante. Ogni colpo con il picco o gli speroni erano precisi accoltellamenti che strappavano tutto ciò che era a portata. Vinceva quello che lasciava abbattuto o morto all’avversario. Il proprietario del gallo perdente –secondo il gergo “gallera” era stato disonorato–, dovuto alla rabbia lo prendeva morente dalla terra e lo “despequezaba” pubblicamente o lo sbatteva duro contro la terra per non lasciar in dubbio la sua rabbia. Altri li scaricavano le loro armi e nemmeno si preoccupavano di raccoglierlo. I galli vincitori nella maggior parte dei casi, avevano subito gravi contusioni e tagli, i quali li mantenevano gonfi, impavidi e in piedi come statue per giorni o settimane. Tali casi il nonno Michelangelo li trattava come un intero “chirurgo esperto”, e si prendeva il paziente compito di “cucire” ogni ferita. Michelangelo apriva il loro becco e li spingeva con le mani il pane bagnato con brodo di vitamine verso la trachea, fino a quando il cibo arivava allo stomaco. Inoltre li dava acqua lasciando cadere un filo sul picco, la quale scendeva per gravità. Se il gallo non poteva stare in piedi o si piegava, l’esperienza gli aveva inseganto che la morte era inevitabile. In pochi giorni, i lividi sulla testa e sul corpo del gallo che è riuscito ad essere in piedi, cominciava a scomparire e con qualche sforzo riusciva ad aprire gli occhi e vedere il cibo, ciò che restava era di seguire la cura di routine fino a quando poteva badare a se stesso. Dopo un mese era come “nuovo di zecca”, pronto per il

3

Luogo dove si fa il combattimento. 149


prossimo combattimento. Se il gallo era molto buono, potrebbe raggiungere i cinque combattimenti prima di perdere per un colpo da un gallo migliore. Il nonno di Michelangelo, nel suo miglior tempo di allevatore e chirurgo di galli ha avuto fino a un centinaio di esemplari a casa. Col tempo, questo ufficio ha iniziato a riempirsi di tristezza, a quanto pare ha iniziato a sognare che lui stesso era un gallo da combattimento, più volte si svegliò sudato e spaventato quando credeva che con un coltello o con le forbici veniva mutilato o soffriva la crudeltà di questo sanguinante divertimento. Mai piú tornó alle “galleras”. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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C'è bisogno dei poveri, più sono e meglio è! Immaginate un paese o una città o uno

stato

possibile.

senza

poveri.

Non

è

Più che un sogno per i

politici ed imprenditori sarebbe un vero incubo. La povertà, gli conviene a tutti. A tutti coloro che ne hanno bisogno come un modo per rimanere in politica usando la massa lavorale per fare ricchezza. La povertà è buona per gli imperialisti e anti-imperialista, “pitiyankees” o anti-yankees. E se è povertà estrema è meglio. I guadagni sono di più. La povertà è docile, malleabile, manipolabile, sensibile, emozionale, confortevole, ingenua e molto buona, per essere trasportata da speranze terrestre e extraterrestre. La povertà è uno stile di vita. Più che fisica, la povertà è mentale, è una credenza collettiva, dove tutti sono apparentemente disabili, incapaci di avvalerci dei suoi propri mezzi, di avanzare nella vita o progredire. Si percepice come uno stato sonnolento della mente, che fa muovere il corpo quasi istintivamente. Per non dire, primitivamente. La povertà inoltre, cresce,

si

riproduce in solitudine o indotta. Ma sia qualsiasi delle sue forme, è sempre utile. Chi ha per se un pezzo di povertà controllata, ha un cammino sicuro verso il successo. Qui se compie il proverbio: dimmi quanta povertà controlli e vi dirò quanto è la vostra ricchezza. Contra la povertà, tutti noi lottiamo, tutti noi vogliamo salvare i poveri. Moriamo e viviamo per aiutare i poveri. Chi non ama i poveri? Ma tanta preocupazione perché? Semplice: Gestire, manipolare la povertà è uno dei migliori affari del mondo. È la grande industria. È avere soggetti, servi a buon mercato, eserciti di zombie privati, seguaci eterni, incondizionali sotto la promessa che la povertà scomparirà un giorno, a condizione che siano guidati dal suo

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padrone, leader, pastore, capo, genitore, o come si faciano chiamare i proprietari di quella povertà in particolare. Quello che non sanno i poveri, è che gli ultimi interessati nel porre fine alla povertà sono gli stessi che promettono di combatterla. La povertà è come la storia del "cocco". Ecco che arriva il cocco, andiamo tutti a combattere il "cocco", dice il leader, e sorpresi a tutti con la sua eloquenza, il coraggio e bravura, ma che nessuno amazzi al "cocco", perché senza il "cocco", non ci sarebbe un leader da seguire e finirebbero i benefici. La povertà è una verità che tutti lo sanno ma nessuno lo dice. Lo sanno gli stessi poveri, e

i coproprietari di quelle povertà. Ma si nasconde, si fa finta,

tutti

chiudono un occhio alla povertà, per che scorra senza molti ostacoli, il rapporto perverso tra la povertà e coproprietari. La povertà ha anche dato il suo contributo al linguaggio dell’umanità, a coniare le sue stesse parole e di integrarle al linguaggio quotidiano: “cachifo”, “cachifiando”, poveretto, povero diavolo, "in cobrito", “pelao”, "senza soldi", "morto di fame”. affamati, “piedi in terra", miserabile, “lambuceo”, e tante altre. Con la povertà è nata una nuova scienza: Amministrazione della Povertà, con il suo Master Business Poor proprio, con molto più potenziale e futuro che la consumata Amministrazione di Azianda e il suo Master Business Administration. Infine, abbiamo scoperto che il mondo non è diviso tra ricchi e poveri. Il mondo è diviso tra coproprietari di povertà e la povertà che si avicina al miglior offerente. O meglio, povertà confortevole. Coloro che non siamo allineati a nessuna di queste categorie, siamo solo alcuni poveri disadattati. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia.

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L'amore per le mascotte Dedicato ai cani di Gricelda infinitamente grato per amare gli animali domestici. Ad Argos, cane di Lord Byron. Chi sviluppa l'amore per le mascotte, ha scoperto uno dei sentimenti più puri associati con le emozioni, i sentimenti e gli affetti. É adottare ad un altro essere e adattarsi a convivere con una specie diversa da quella umana. Connessioni senza linguaggio ed intuitiva. Sono sentimenti eterni che ci professano, incondizionali e assoluti. Dal punto di vista umano, sono i bambini che non crescono mai, dal punto di vista delle mascotte, forse, noi siamo eterni amici per giocare e accompagnarci, come i “giocattoli” del film “Toy Story”, regia di John Lasseter. Essi –le mascotte– non conoscono né passato né futuro, solo vivono e godono il presente con coloro che li forniscono protezione. Presente, dove l'emozione principale è aspettarci, incontrarci, trovare il nostro sguardo e secondi di attenzione. L'attesa può essere ore o decenni, ma sempre ci aspettano. E se non arriviamo mai, mantengono il dolore della mancanza e la speranza di incontrarci di nuovo, fino all'ultimo giorno della loro esistenza. Nell'Iliade, Argos il cane di Ulisse, lo riconobbe dopo 20 anni, e nell'emozione muore di cuore. La favola diventa realtà quando noi conosciamo la storia di Hachiko, cane giapponese di Odate, che spero ogni sera per dieci anni presso l'ingresso della stazione ferroviaria di Shibuya, al suo padrone morto, fino a quando venne la sua morte. Egilda Parra, ricercatrice sulle "Credenze delle non Scienze", afferma che in alcune culture si ritiene che gli esseri umani quando muoiono, chi li riceve, in quell’altra tappa della vita, sono gli animali che avevano e che hanno compiuto il loro ciclo di

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vita sotto la protezione di queste persone, e lo fanno in ringraziamento al tempo dedicato, e si incontreranno per darvi il benvenuto. Il simbolismo di quello che significano le mascotte, in molte latitudini, non è gratuito. Gran parte della storia dell'umanità ne rende conto. Oggi, ci sono persone in Asia, che quando alle mascotte muoiono i loro proprietari, sacrificano agli animali per risparmiarli il dolore della mancanza. Per fortuna in Occidente, tali pratiche non esistono, ma quello che è certo è che molti di questi poveri animali sono completamente senza protezione in assenza dei suoi protettori. Le mascotte, tra le sue bontà e vantaggi, e che essi si integrano facilmente nella famiglia o se adattano alla solitudine dei loro padroni. Stimolano il sentimento di amicizia, fiducia e sicurezza. La particolare interazione con loro, ci distoglie ed elimina lo stress. Questi singolari animali hanno poca comprensione delle delusioni, depressioni o la nostra visione del cosmo, ma sentono o percepiscono ciò che accade. La loro intuizione dà loro la capacità di individuare il pericolo e l’allarme. E se di grandi pericoli dobbiamo fare riferimento, con le mascotte ci sbarazziamo di essere vittime di istinti umani in genere come l'invidia, l'orgoglio, la vendetta, la crudeltà, l'odio, tra molti altri. Ragione aveva il poeta inglese Lord Byron nel condannare: "Più conosco gli uomini, più amo il mio cane". Se non avete avuto ancora la possibilità di scoprire il mondo degli animali domestici, delle mascotte, è il momento. Dagli alla tua vita questo privilegio. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Le città in bianco e nero Cammino per le strade e viali della mia città e mi rendo conto che il colore predominante è il nero o il bianco. Viviamo in città che a poco a poco hanno perso il colore. Anche se ci

sono

sfumature

di

grigio

o

marrone, il pezzo forte rimane il nero o il bianco. Presumo che questa scoperta sottile fa parte del mio ingresso

alla

vecchiaia,

perché

comincio a vedere le cose da un altro punto di vista. Quando si è molto immerso in questi mondi interiori, in questa cultura dalla fretta, non c'è tempo per dettagliare i colori particolari o sfumature. Da

bambino, le tonalità verdi prodotti di tanti

alberi vicino a casa mia, mi

impressionavano, mi facevano sognare ad occhi aperti. Ora, questi stessi spazi dove giocavo e consumivo le ore più felici della mia vita, no esitono più. Hanno asfaltato e fatto parcheggi, costruito edifici, case o centri commerciali, in fine, questi “luoghi incantati” sono conservati solo nella mia mente. Essere immersi in un’esperienza urbana non significa necessariamente castrare l’opportunità di condividere con il mondo naturale. Le nostre città hanno da tempo perso questo senso, ci allontaniamo dalla armonia con l’ambiente e privilegiamo di vivere nelle nuove “caverne” realizzata di cemento, blocchi e calcestruzzo. Il godimento e la contemplazione di foreste o aree verdi all’interno o al di fuori della città, non esistono più o sono sempre meno. Abbiamo bisogno di avvicinarci di nuovo a quella natura che è anche il rifugio per le altre specie, la casa di tutti in modo da poter goderla, valorizzarla, proteggerla e difenderla. Andiamo a cercare quei colori che oggi sono assenti. Non più città in bianco e nero che ci circondano, che ci intrappolano e ci riempino di vuoto, di 155


solitudine e di isolamento. Che finisca quel destino di nascere e vivere senza i colori della vita. Ritornare alla natura, è il primo principio. La Natura con i suoi colori che ancora ci aspetta. Tradotto da: Hugo E. MÊndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2012/12/ciudades-en-negro-y-blanco.html Lenin Cardozo, Ciudades en negro y blanco. Jueves, 13 de diciembre de 2012.

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3 Assassini in serie della natura 1. La borsa di plastica. La borsa della spazzatura finalmente è arrivata nella discarica, ei bambini che lì lavorano, corrono a prenderela e giocare con essa, prendendola a calci come un pallone da calcio,

fino a

quando, finalmente, la spezzano e come

se

fosse

una

pentolaccia

-

“pignatta”- di una festa di bambini si avventano sulla borsa e la scrutano cercando un tesoro nascosto. Spaccata la borsa, il vento la trascina e già fatta a pezzi rimane intrappolata dal ramo di uno dei pochi alberi rimasti intorno alla discarica. La forza del vento la sta spaccando finchè si trasforma in piccole strisce spargendola nei terreni adiacenti. La lucertola morta di fame per la mancanza di vegetazione nella zona, vede la striscia di plastica che libera un cierto splendore quando la luce del sole in essa si riflette e con cautela si avvicina e in microsecondi la inghiotta. Dopo pochi minuti sente le dolorose convulsioni nello stomaco che produce la plastica dentro il suo corpo e morente comincia a tremare involontariamente. In lontananza il falco “Cari Cari” scopre alla lucertola e di un colpo la cattura e come un gran piatto gourmet la degusta sulla cima di un albero vicino. Un’ora dopo, il falco, scosso dal dolore nello stomaco crolla agonizzante, la stessa striscia di plastica che ha mangiato la lucertola gli ha causato la morte. Al falco schiantato sulla terra, gli fa un giro l’avvoltoio nero fino a che inizia il suo lavoro di pulizia, con tanta sfortuna per lui –l’avvoltoioi– che torna a al suo tratto digestivo la striscia di plastica che ore dopo uccide anche lui. L’avvoltoio è disintegrato dai “bachacos” rossi della zona (grandi formiche carnivore) e diventato polvera questo nobile uccello, libera la striscia di plastica, che ancora una

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volta sarà spinta dai venti verso il terrapieno o un qualsiasi fiume, lago o mare, per continuare i suoi crimini durante 100 anni ancora. 2. Pesticidi ed erbicidi. A pochi chilometri dalla discarica, stanno spruzzando un pesticida per controllare i parassiti che consumano il fogliame che è destinato per il pascolo di mucche. Un rospo attratto dalle perle o cristalli di veleno da un “lenguazo” cattura un paio di loro e le ingoia. In pochi secondi entra in coma per avvelenamento e prima di morire la serpente di savana, quella che sulla schiena è punteggiata di nero, verde e marrone e ventre giallo, da un solo morso lo prende e si dà un banchetto. Allo stesso modo, la serpente in pochi minuti è già morente e comincia a tremare in modo incontrollabile. Due uccelli trampolieri che vedono in lontananza si avvicinano sulla serpente e catturandola si contendono il premio. L’uccello adulto si è imposto e la porta via. In poche ore il veleno fa la il suo lavoro di nuovo. Il corpo rigido dell’airone, comincia ad alimentare l’avvoltoio fortunato e così, ancora una volta il ciclo delle morti per avvelenamento continua. 3. Pallini di piombo. Molto vicino al “zamural” –luogo dove si trovano gli avvoltoi-, un cacciatore di frodo spara il suo colpo contro alcuni piccioni per vedere come è buona la sua mira,

le centinaia di pallini di piombo che non raggiungono nessuno di questi

uccelli cadono ovunque. Questa azione provoca un terribile inquinamento di piombo –saturnismo- di questi spazi. Il saturnismo è il fenomeno di avvelenamento che si verifica quando gli uccelli ingeriscono pallini di piombo provenienti dalle cartucce utilizzate dai cacciatori. Gli uccelli li ingeriscono scambiandoli per i sassolini che li aiutano a digerire il cibo. Questi pallini di piombo sono conservati nel ventriglio degli uccelli, che è il luogo dove si verifica la molitura o macinazione del cibo. Il piombo sparisce o si scioglie nei succhi gastrici assorbendosi una certa quantità da parte dell’organismo... pochi giorni dopo compaiono i primi sintomi, problemi

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digestivi e nervosi, che causano diarrea e perdita di equilibrio. Centinaia di uccelli muoiono subito nascosti tra la vegetazione. Poi i “bachacos” o avvoltoi come fanno sempre la pulizia liberando degli organismi ai pallini assassini di piombo, minuti o ore dopo si riavvia di nuovo il ciclo delle morte in serie. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Futurama... 50 anni dopo Finalmente

i

giapponesi

si

mangiarono tutti i delfini per fare i suoi sushi ed insieme ai norvegesi e islandesi finirono anche con le balene. I canadesi, estinsero le foche e gli orsi marini. In India la tigre del Bengala scomparsero, come il cane selvatico asiatico, tartarugha

la

“grulla bastarda,

sarus”, e

la

l’elefante

asiatico. In Kenya, non ci rimasero nessun animale selvatico, e fu seguito da altri paesi africani. I cinesi mangiarono tutte le tigre siberiane, scimmie, cani, serpenti, vermi e insetti del Asia e non conformandosi con quello, entrò in guerra con l’Africa, per le termiti e le cavallette. L’ONU è intervenuta e ha accettato di condividerle. Compagnie del legname portoghese e inglese, hanno distrutto tutte le foreste dell’Amazzonia. L’ultimo albero è stato tagliato in una cerimonia solenne con la presenza tra gli altri, del presidente del Brasile. La British Petroleum e Shell, dopo aver inquinati tutti gli oceani, estratto l’ultima goccia di petrolio dalla terra, finirono anche avvelenando l’acqua potabile. I test nucleare russo/americani della regione artica, hanno finito di sciogliere i ghiacciai. Nel Pacifico, con l’aiuto dei cinesi e francesi questi stessi test annientarono tutta la sua flora e fauna. Qualcuno in la Patagonia ha detto, che se c’è mancanza di cibo i pinguini sono una soluzione e in meno di tre mesi sono stati estinti. Le isole Galapagos sono rimaste come museo fotografico, neanche il guscio delle tartarughe sono stati salvati. La plastica galleggiante dagli oceani, hanno unito i continenti. La parola mascota, è stata abbandonata dal linguaggio internazionale. Ci rimangono il punto di riferimento per una cucina raffinata: Salsa di Boxer, Barbone, il Beagle, Terrier, Dalmata, Pastore, Labrador, Schnauzer, Pitbull, Maltese, Cocker, Collie per gli spaghetti, salsa di siamesi al curry, ecc. Semplicemente abbiamo finito con tutto. 160


Inoltre abbiamo firmato un nuovo trattato di guerra a Ginevra, dove a causa della mancanza di cibo è stato concordato che i prigionieri si potevano mangiare. Gli afghani e iraniani rimasero, dovuto alla tecnologia, per la carne in scatola. I desadattati di Greenpeace, se gli è stato attribuito lo status di pericolosi terroristi e si gli sono anche mangiati. Gli Azul Ambientalistas sono diventati cladenstini. Il cannibalismo, è diventato il nuovo regime di alimentazione umana. Dal Gruppo dei 12 (paesi sviluppati), si sono raggruppati in 3 e le altre nazioni, sono state cancellate e gli hanno dato il grado di territori di umani per allevamento. Quante cose sono passate, proprio per non agire tutti ad una sola voce, con lo scopo di fermare l’impunità ambientale 50 anni fa. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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I volontari per vivere su Marte, viaggio senza ritorno Il

senso

di

ogni

ambientalista,

ecologista e conservazionista è quello di difendere la vita fino all’ultimo battito. La vita è un privilegio, ma è anche una missione che la natura ci designa. Ogni specie, ha una ragion d’essere o un ruolo da svolgere, un compito da fare. Il dono della vita che ha una specie, non è quello di sterminare

un

altra

specie.

Le

condizioni del pianeta vennero fissati per vivere tutti in perfetto equilibrio. Equilibrio che gli esseri umani abbiamo rotto e siamo ora alla vigilia di perdere il paradiso. L’eden di Adamo ed Eva. La razza umana per sopravvivere necessita ora di un piano B. L’arca di Noè del XXI secolo devrebbe essere sollevata per raggiungere la nuova terra ferma. La proposta di colonizzare un altro pianeta, è stata la motivazione principale delle agenzie spaziali, l’iniziativa, che dal punto di vista scientifico deve essere accelerata a causa della chiara tendenza della sovrappopolazione della nostra specie e l’esaurimento delle risorse. La questione ha nuovamente preso di recente con la proposta dei giovani scienziati Schulze-Makuch e Paul Davies, University of Arizona, dove sostengono che la colonizzazione di Marte potrebbe essere più rapida e meno costosa se gli astronauti cominciano a comportarsi come i primi conquistatori come quelli che sono arrivati sul suolo americano: senza chiedere il loro ritorno a casa. “L’obiettivo principale è quello di cominciare a spostare l’esplorazione di Marte”, così si

esprimono questi scienziati, nell’interesse di

accelerare la ricerca di un nuovo pianeta di fronte a qualsiasi catastrofe sulla Terra. La strategia iniziale –perché ciò avvenga nei prossimi dieci anni–, è quella di proporre di inviare inizialmente due squadre di persone a bordo di navi diverse per aprire gli accampamenti e poi iniziare a ricevere regolarmente altri coloni con il 162


cibo. Così, non portando combustibile e ulteriori disposizioni per i ritorni, si ridurrebbe le spese di viaggio del 80%. Il pianeta Marte è il più promettente per supportare una colonizzazione continua, dal momento che per molti aspetti è simile alla Terra. Il successo della proposta di Davies e Schulze-Makuch dipende dal compiere rigorosamente, tre fasi: 1. la scelta accurata del luogo di atterraggio, utilizzando tutti i dati delle missioni attuali e future verso il Pianeta Rosso; 2. lo stabilimento preliminare di una base disabitata, ma con le risorse necessarie per sostenere la vita umana; e 3. l’invio di astronauti pronti per eseguire un viaggio sola andata, senza alcuna speranza di ritornare sulla Terra. Gli scienziati suggeriscono che la selezione del primo equipaggio devono essere coloni che abbiano superato l’età riproduttiva e che la loro aspettativa di vita siano al di sotto 20 anni. Inoltre, una volta arrivati alla base, il loro lavoro non sarebbe molto diverso come quelli effettuati dai primi conquistatori dalla America, ma con risorse e strumenti più sofisticati. Arricchire il terreno per renderlo adatto alla coltivazione, costruire rifugi per i futuri coloni e se stessi, raccogliere i materiali necessari per espandere la colonia e per sviluppare la sua propria biosfera, un ambiente in grado di sfruttare le risorse del pianeta per la propria sopravvivenza. I primi astronauti, inoltre, avranno ricevuto un training intensivo sia fisicamente che psicologicamente prima di intraprendere la sua missione, e avranno, una volta lì, costante contatto con la Terra attraverso la mail, radio e conferenza video. Infine, Davies e Schulze-Makuch sottolineano che, nell’era della comunicazione, questi primi coloni marziani saranno “più connessi a casa che i primi esploratori dell’Antartide“. Sotto queste ipotesi, l’ONG Azul Ambientalistas, ha proposto una iniziativa globale alla ricerca di questi volontari o neocoloni. In principio, per attirare l’attenzione su vari problemi ambientali che affliggono il pianeta attualmente, e come un secondo ordine, indagare, fino a che punto, ci sono veramente volontari disposti a vivere in un accampamento dello spazio, l'ultima tappa della vita. La registrazione per le nomination saranno aperte fino al 31 dicembre 2015. Gli 163


elenchi di persone che si offrono come volontari verranno inviati alle varie agenzie spaziali che stanno lavorando sulla proposta dei viaggi interplanetari, il tutto nell’interesse di sostenere il progresso di queste missioni. voluntariosparavivirenmarte@gmail.com, è la mail per applicare. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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Le Scuole Ecologiche o “Eco-Schools” soluzioni locali al cambiamento climatico. Il programma Scuole ecologiche o “Eco-Schools” è una associazione o partnership tra il settore pubblico e privato, che aiuta alle scuole a implementare i concetti ambientali. Tra questi concetti, un argomento fondamentale nell'agenda ambientale è

il

cambiamento

climatico

nel

mondo. Questo programma si è centrato

su

un'azione

concreta,

insegnare ai docenti e agli studenti delle diverse comunità oltre a riconoscere l'impatto dei cambiamenti climatici conseguire la bassa emissioni di carbonio nelle loro attività e comunità. Il programma Scuole Ecologiche o Eco-Schools genera e promuove l'innovazione nella scuola e nella comunità. Le Scuole diventano il banco di prova di proposte per soluzioni associate al riciclo, risparmio energetico e dell'acqua, la riforestazione, le riduzioni delle emissioni di carbonio e programmi alimentari. I test servono a suscitare interesse e prensentare le proposte che si traducono in soluzioni reali per armonizzare con il nostro ambiente. Per quanto riguarda le soluzioni per il clima, il programma Eco-Schools è un esempio di partnership innovative per adattarsi ai cambiamenti climatici, interessati al design e l'uso di nuovi metodi di funzionamento fuori dal comune. Le associazioni si sforzano di sviluppare e migliorare nuovi modelli operativi di business, prodotti, servizi e mercati. Le loro attività sui temi del cambiamento climatico si concentrano in cambiare le prassi aziendali e grazie alla assunzione di un gran numero di partner si può ridurre i rischi ei costi di innovazione. La Scuola di Tecnologia Sandwich nel Regno Unito, ha migliorato le sue operazioni attraverso le Eco-Schools. Sandwich Tech ha trasformato i suoi metodi educativi e le operazioni con l'installazione di turbine eoliche e di altri sistemi di generazione 165


di energia rinnovabili. Questa innovazione ha ridotto l'effetto di carbonio e generato economica, sociale e ambientale, per diventare un modello di sostenibilità per la comunità. Il modello di Eco-Schools ha due caratteristiche. In primo luogo, come associazione di innovazione, incoraggia le scuole a trasformare le loro attività principali e mobilizza alle persone coinvolte con le scuole a cercare soluzioni concrete ai cambiamenti climatici. In secondo luogo, l'associazione funziona come una collaborazione del locale al globale con tutti i partner in condizioni di parità. Il design dal piano locale al globale ha attirato a partner come il marchio delle auto Toyota e le società di servizi finanziari HSBC, che forniscono finanziamenti e assistenza tecnica alle Eco-Schools. Il programma permette alle aziende di collegare tra loro le aspirazioni globali connessi con le operazioni locali, come la Eco-Schools, che si concentrano sull'innovazione e l'adozione di prodotti e processi di basse emissioni di carbonio. Gli altri partner internazionali includono il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente e l'Unione europea. Il progetto di eco scuola ottiene finanziamenti, volontari e sostegno pratico a livello nazionale e internazionale che permettono al programma di prosperare in 50 paesi. Mines Urban, una ONG con sede nel Regno Unito, interessati alla gestione dei rifiuti, è stata responsabile per la trasformazione di una Eco Scuola in Halifax, in Inghilterra. Il progetto, conosciuto come il Foot Print “Impronta Legera”, incoraggia ai bambini a fare un uso più efficiente dell'energia e ridurre gli sprechi riciclando a casa e nella scuola. Il progetto ha coinvolto la Halifax Bank of Scotland a sostenere le iniziative delle scuole locali in materia di istruzione sui temi del riciclaggio, l'energia e la sostenibilità. "Per noi, il successo è un vero senso di appartenenza al progetto e un impegno duraturo per l'ambiente da parte della comunità," dice Gill Tatum, amministratore delegato di Mines Urban. Questi tipi di collaborazione incoraggiano le scuole partecipanti e ai coordinatori nazionali per aiutare ai programmi di Eco Scuole in altri paesi e imparare da loro. Ad esempio, il Progetto Eco-Schools per l'innovazione e l'ambiente è un concorso internazionale sponsorizzato da Toyota nelle scuole partecipanti in Danimarca,

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Finlandia, Norvegia, Portogallo e Turchia. Il programma incoraggia le scuole per mettere a punto le proprie innovazioni e ridurre il loro impatto sull'ambiente. La Fondazione per lo sviluppo della Scuola Elementare Privata di Ankara, in Turchia, ha vinto il concorso 2010 con il suo programma “Io Assumo la mia responsabilità", che mette gli studenti direttamente responsabile del consumo di elettricità in classe. In ogni classe sono stati installati i sistemi di interruttori di luce attivati da una scheda simile a quelli utilizzati nelle camere di alcuni alberghi. Uno studente è responsabile per la scheda per ogni classe. Grazie al progetto, che insieme al tema del risparmio energetico fa parte integrante del programma scolastico si è riuscito a ridurre il costo di energia elettrica dalla scuola e un ambiente migliore per tutti. Associazioni innovatrice come Eco-Schools sono risorse per altre associazioni altrettanto innovative, con lo scopo di accelerare la transizione verso un basso tenore di carbonio e per i governi nazionali interessati a ridurre tali emissioni come una risposta necessaria al cambiamento climatico globale. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. / ANCA24 Italia / Fonte: Partnerships to tackle climate change.

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Dieci idee per il dell’America Latina

glossario L’analisi

e

preoccupazioni

ambientale le

proposte

alle

ambientali

del

subcontinente latino americano, poco o

nulla

contribuiscono

alla

loro

soluzione. Tutto questo, a causa del discorso

ecologico

e

ambientale,

costruito da un approccio di altre realtà ambientali. Mi avvalo di una analogia musicale, per confrontare queste realtà latino americane in diversi settori. Questo è il caso della teoria musicale per la creazione di ritmi composti, per interpretare i ritmi latini, folk, Caraibici e Africani. La musica fino alla metà del secolo XIX, non poteva che scriversi, sul concetto di ritmo binario (2/4, 4/4) che vengono utilizzati in marce militari o ternari (3/4) che sono utilizzati in valzer Viennesi, tra gli altri. Data l’incapacità di scrivere, in queste categorie binarie e ternarie questi ritmi latini e/o africani, sono stati ripensati e sono stati creati i ritmi composti (5/8, 6/8, 7/8, 10/8, 11/8 ... 17/8), che non è oltre che la somma o combinazione di diversi modi di ritmi binari e ternari, e d’allora è che hanno imparato a conoscere i nostri ritmi in tutto il mondo. Lo stesso accade quando si cerca di analizzare la realtà ambientale in America Latina partendo dai “ritmi marziali viennese”. Nell’interesse di contribuire alla costruzione di concetti che permettono di dare un supporto teorico linguistico al discorso ambientale latino americano e per potere cosí sviluppare gli strumenti di analisi necessari per la diagnosi e la ricerca di Ecosoluzioni, lascio alla discrezione del lettore, dieci concetti per il nuovo glossario ambientale. Ecco i dieci concetti: 1. Ambientalista Azurro: Denominazione tecnica del colore del pianeta Terra vista dallo spazio.

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2. Ecosoluzione: strategie per affrontare con successo le azioni per proteggere le specie e il recupero di spazi distrutti. 3. Crescita responsabile: è la capacità dei popoli amerindi, africani e asiatici per soddisfare le loro esigenze di consumo, da una visione biogenerazionale. 4. Biogenerazione: è il diritto naturale che hanno tutte le specie di alungare la loro esistenza futura nelle stesse condizioni che hanno nel presente. 5. Crescita Responsabile Biogenerazionale: È La capacità dei popoli amerindi, africani e asiatici per soddisfare le loro esigenze di consumo senza compromettere il futuro di tutte le specie che interagiscono in queste comunità. Questo concetto nasce in contrasto con il concetto di Sviluppo Sostenibile creati dai pensatori dei paesi sviluppati per esprimere il loro bisogno di controllare il loro consumo, con lo scopo di garantire alle sue future generazioni di continuare a sfruttare la stessa ricchezza e le risorse che attualmente ottengono dai territori dell'America Latina, Africa e Asia. 6. Iberoambientalisti: I cittadini di lingua spagnola che difendono i diritti naturali, presenti e futuri di tutte le specie che abitano il pianeta. 7. Latinoambientalisti: I cittadini di subcontinente latino-americano che difendono i diritti naturali, presenti e futuri di tutte le specie che interagiscono nella loro comunità o ecosistema. 8. Atmosfere intervenute: sono le alterazioni che si verificano nell'atmosfera del continente latino-americano a causa delle emissioni eccessive e continuo tossiche prodotte nelle loro città. 9. Mexatmosfera: È l'intervento più aggressivo dell’atmosfera che ha il subcontinente americano in una città. Città del Messico, per la sua condizione geografica di valle intrappolati tra le montagna, ha un inquinamento fotochimico che colpisce il 80% della popolazione, con livelli di ozono sopra 0,30 ppm con particelle in sospensione di 10 micron. 10. Desertificazione Amazonica: Processo di desertificazione senza precedenti che si verifica in Amazzonia a causa della predazione, la deforestazione, la biopirateria e l’incendio di alberi. L'Amazzonia è il polmone del mondo, con la più grande foresta pluviale, il fiume più lungo, il flusso d'acqua potabile più grande del mondo e la più grande diversità di fauna e flora. L’impatto della desertificazione dell’Amazzonia è molto più che la generazione di 169


terre secche e aride. E il piĂš grande crimine planetaria.

generazionale della vita

Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. MÊndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia.

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In Zulia, il canto delle cicale annuncia l'avvicinarsi della Pasqua Tante volte mi cancellerano, tante scomparsi, al mio funerale andai, solo e piangendo. Feci un nodo del fazzoletto, ma mi dimenticai dopo che non era l'unica volta e seguii cantando. María

Elena

Walsh,

poetessa

argentina Le cicale arrivano a marzo alle nostre foreste e boschi, per dire addio ad aprile o maggio. Da sempre il canto delle cicale è presente fra noi. Vederle negli alberi o giocare con i suoi gusci vuoti, è ricordare l'infanzia. Sulle strade percorse a marzo:

Chaktapa, Yapotopona, Totumena, Mecocal,

Consejo de Ciruma, La Williams, Los Manantiales, Sansibar, Carrasquero, Japreira, di questo splendido paradiso terrestre chiamato Zulia, abbiamo sentito in quei luoghi il canto rauco di questo insetto unico. Hanno un sviluppo vitale che dura dai 2-17 anni. Vivono sepolte in uno stato larvale, sotterraneo. Dopo diversi anni di essere tra le radici degli alberi, la larva diventa una ninfa e lascia il suolo, ed è pronto a mutare per diventare adulto. Trascorrono più di un decennio nel buio sotterraneo della terra e circa un mese alla luce del giorno prima di morire. La loro unica missione in questi ultimi giorni è la riproduzione. Le cicale si nascondono tra le foglie degli alberi. Da qui fanno il loro canto. Dopo il tramonto è quando cantano intensamente. Alcune lo fanno in coro sincronizzato, altre cantano singolarmente. Quello che sappiamo è che inchiodati ai tronchi degli alberi tremano quando lanciano le note e non si sa se il suo canto è una canzone

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d'amore o un gemito di dolore. Essi si protegono nella corteccia degli alberi e depongono le loro uova sui tronchi. Poi le uova cadono a terra ed è così quando vengono sepolte. Sono insetti singolari che richiedono più tempo per riprodursi che per morire. Alcuni gli chiamano cicale ed altri “chicharras”. Appartengono alla famiglia dei cicádidos. I quali sono i più noti dell'ordine degli insetti homopteri. Nei tempi antichi, sono state molto apprezzate dai greci per il loro avvertimento puntuale dell'arrivo della primavera. Esse non mordono e non pungono, sono innocue e il loro scheletri servono come fertilizzante per gli alberi. A questi insetti gli caratterizza la loro struttura corporea. Sono spessi e robusto, hanno una lunghezza di 10 a 50 mm. Hanno quattro ali trasparenti, percorse da venature scure che nella posizione di riposo formano un tetto sul corpo dell'insetto. Esse se fissano agli alberi con le loro 6 gambe. Ci sono di colore marrone, verde, nero o grigio. Le cicale, come molte persone li chiamano, sono facilmente riconoscibili perché portano in testa 3 ocelli che sono gli occhi semplici e due antenne che inoltre li aiutano a catturare tutto ciò che accade intorno a loro. Dal punto di vista scientifico gli esperti dicono che il canto delle cicale è sentito nei giorni di caldo intenso, ma è solo un segnale di accoppiamento. Solo i maschi hanno l'organo produttore del suono che si trova alla base addominale, chiamato “timbales”. Cantano in primo luogo per attrarre le femmine per formare una coppia riproduttiva. Si ritiene che la canzone è utilizzata come un corteggiamento. I maschi si accoppiano con il maggior numero possibile di femmine e le femmine depongono da 500 a 600 uova. Dopo di che muoiono. La coincidenza del suo canto annuncia la Quaresima o Pasqua ed ha a che fare con le prime piogge di aprile.

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COME LA CICALA Tante volte mi uccisero, tante volte io morii, ma comunque sono qui resuscitando. Ringrazio la disgrazia e la mano con il pugnale, perché mi uccise così male, e seguii cantando. Cantando al sole, come la cicala dopo un anno sottoterra, così come supérstite che ritorna dalla guerra. Tante volte mi cancellerano, tante scomparsi, al mio funerale andai, solo e piangendo. Feci un nodo del fazzoletto, ma mi dimenticai dopo che non era l'unica volta e seguii cantando. Cantando al sole, come la cicala, dopo un anno sottoterra, così come superstite che ritorna dalla guerra. 173


Tante volte ti uccisero, tante resusciterai quante notti trascorrerai disperando? E al’ora del naufragio e quella del buio qualcuno ti salverà, per andar cantando. Cantando al sole, come la cicala dopo un anno sottoterra, così come supérstite che ritorna dalla guerra. María Elena Walsh, poetessa argentina

Canzoni, racconti ed interviste dedicati alla Cicala [youtube:https://www.youtube.com/watch?v=PemrnBRG0aQ] [youtube:https://www.youtube.com/watch?v=8WXQkh0dWX0] [youtube:https://www.youtube.com/watch?v=BgPuV8N3BJs] [youtube:https://www.youtube.com/watch?v=1Ik6zOukFGk] [youtube:https://www.youtube.com/watch?v=WeviNCUL-9A] [youtube:https://www.youtube.com/watch?v=k4Af_YT8WU4] [youtube:https://www.youtube.com/watch?v=EDNt9213_6U]

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Como la Cigarra Tantas veces me mataron, tantas veces me morí, sin embargo estoy aquí resucitando. Gracias doy a la desgracia y a la mano con puñal, porque me mató tan mal, y seguí cantando. Cantando al sol, como la cigarra, después de un año bajo la tierra, igual que sobreviviente que vuelve de la guerra. Tantas veces me borraron, tantas desaparecí, a mi propio entierro fui, solo y llorando. Hice un nudo del pañuelo, pero me olvidé después que no era la única vez y seguí cantando. Cantando al sol, como la cigarra, después de un año bajo la tierra, igual que sobreviviente que vuelve de la guerra. 175


Tantas veces te mataron, tantas resucitarás cuántas noches pasarás desesperando. Y a la hora del naufragio y de la oscuridad alguien te rescatará, para ir cantando. Cantando al sol, como la cigarra, después de un año bajo la tierra, igual que sobreviviente que vuelve de la guerra. María Elena Walsh, poetessa argentina

Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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A Natale diamogli molte grazie alla Natura È vero che la celebrazione di Natale è venuto a noi da un senso religioso, e perciò l’abitudine di incontro in questa data ci ha dato l’abito di ricongiungimento familiare. Ora tutti in

questa data siamo convocati a

condividere, in definitiva, è già un giorno speciale tra i propri cari. Celebriamo con la stessa gioia di una festa di compleanno, in questo caso, è come

se

quel

giorno

fosse

il

compleanno della famiglia come un tutto. In gratitudine o in espressione del nostro più puro affetto, questa volta in modo speciale tra tutti noi ci facciamo dei regali. È anche il tempo per la riflessione in famiglia e esprimere i nostri auguri per il prossimo futuro in unione con tutti quelli che hanno dato un senso alla nostra vita. Per chi desideriamo vivere in armonia, rispettando i nostri vicini e accettando il diritto di altre specie di avere il loro spazio, per coloro che sono pienamente consapevoli del privilegio di meritare di vivere in un pianeta sano, senza inquinamento e con meno spreco di risorse naturali, che è il patrimonio di tutti, umani e non umani, è anche il momento di mostrare la nostra gratitudine per la natura. La madre naturale. La grande protettrice e fornitrice di tutto ciò di quello che abbiamo avuto bisogno per preservare la vita. Molti penseranno che ringraziare la natura suona come qualcosa di lontano o religioso. L’egocentrismo umano, ci ha fatto credere che la vita degli abitanti del pianeta ruota solo intorno a noi stessi. È come in passato, quando abbiamo pensato che l’universo ruotava attorno al Pianeta Terra come il suo unico asse. Grande errore, il nostro sistema planetario è centrato sul Sole e la vita in tutte le sue espressioni, gira avendo come centro solo la natura.

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Da qualsiasi punto di vista, la Natura accetta le espressioni di gratitudine. Gli impegni per la difesa e gli sforzi per ripristinarla. Il Natale è uno di quei momenti, non l’unico, ma molto significativo. A Natale, diamogli molte grazie alla natura, per averci fatto godere il più grande miracolo, la cosa più sacra che abbiamo, la vita.

"Sono, perchè sei, Terra " Lubio Cardozo, ecopoesta venezuelano.

Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 - Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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4. Altri Scrittori

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Piccolo Omaggio a Francesco d'Assisi Mi accompagna la fortuna di avere fratelli da parte del mio padre e la mia madre. Mi unisce a loro un affetto speciale per il nostro legame comune. È davvero interessante, incrocciare le nostre vita, anche se abbiamo anche una parte del nostro origine diverso tanto culturale come esperienziale. Questo è ciò che mi fa pensare, che questi

contrasti

sono

anche

un

privilegio e come tale io lo apprezzo. Nel caso in cui il legame comune è mia madre, il mio affetto è speciale perché è un riflesso del mio amore e la mia devozione per il corpo che ha reso possibile la mia esistenza. È il grande dono che la natura mi ha dato. Mi devo a mia madre biologica, come così io mi devo a mia madre naturale, la Terra. Altrettanto capisco che ho altri fratelli, quelli che sono venuti da mia madre naturale, che è questo altro essere straordinario che nel suo rifugio e riparo sono state create le condizioni per la nascita e lo sviluppo di altre vite. Sono loro i miei fratelli naturali. Francesco d’Assisi, nel suo libro Il fiorello, ci parla del mio fratello Lupo, fratelli pesci, fratello albero. Alla bontà dei miei fratelli naturtali gli devo il prolungamento della mia vita. Inoltre, molti di questi fratelli con il loro sacrificio, mi hanno permesso di continuare. Pensare a cosa significa essere un figlio della Madre Terra, nei miei fratelli naturali, mi ha fatto essere un ambientalista, che difende con tenacia il diritto che hanno tutte le sorelle specie al dono della vita. E mi ha costretto a rivelare contro l'arroganza umana, di decidere chi vive e chi muore. Di continuare accettando, nascosto nell'indifferenza più terribile, quel "paradigma legge", dove è giustificato che Caino uccide ("per motivi di sopravvivenza") al fratello naturale Abele.

180


Grazie fratello albero per i tuoi manghi, avocadi, guaiave, sapote, lechosas. Grazie sorella gallina per le uova, grazie sorella mucca per il tuo latte, per vivere io non condivido la tua morte, ma la tua vita, la tua compagnia, la tua bella presenza. Ogni volta siamo sempre di più quelli che amiamo, che difendiamo, che siamo disposti ad andare a qualsiasi lotta per salvare, la loro la vita in comune. "Sono, perchè sei, Terra " Lubio Cardozo

Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2011/08/hermanos-por-parte-de-madre.html, Lubio Cardozo, Hermanos por parte de madre. Miércoles, 24 de agosto de 2011.

181


Andrés Bello e Alejandro de Humboldt: i creatori del sentimento ecologico nel Nuovo Mondo. Il

primo

poeta

lirico

nato

in

ispanoamerica che ha celebrato nei suoi versi, con entusiasmo fiero, il paesaggio

del

Nuovo

Mondo

è

Andrés Bello (Caracas, 1781 - Santiago del Cile, 1865). Bello ha vissuto 29 a Caracas, nelle sue vicinanze, persino avventurò per le valli di Aragua. Amico della saggezza, in quegli anni studiò grammatica latina, castigliano, letteratura classica, accanto a queste conoscenze umanistiche ha effettuato anche indagini in botanica, geografia dei loro dintorni. Amicus arborum, lasciò una vigorosa testimonianza di amore per il suo ambito vegetale: ad un piccolo fiume a nord della città, che scorre tra le fattorie e le foreste, il Anauco – rimangono oggi solo il nome di un ponte, un filo di acque di scarico e un poema di Bello, lì ha fatto una bella composizione embricata di riferimenti ellenistici, che vengono copiati qui ai lettori quindici versi, (...) “Tu, verde e gentile rive di Anauco, per me più felici che le foreste idalios e i pascoli splendidi della placida Páfos, risuonarai nei miei canti umili; e quando la mia ombra sulla nefasta nave visitatrice del Erebus le valli solitarie nelle tue ombrose giungle e lontane tane vagarò qual un giorno” (...) (A. Bello, EL ANAUCO. En: Poesías. Caracas, 1981. pp. 5-6). Ha scritto anche nella sua tappa “caraqueña” il suo famoso sonetto "I MIEI DESIDERI", dove per la prima volta nella lirica venezuelana due alberi leggendari, molto particolari per i suoi gambi, la palma di cocco –il “cocotero”– accanto al Salice appaiono, così come la regione chiamata per sempre Aragua. In Venezuela, due specie della famiglia delle Salicaceae c’è, il noto nel sermo ruralis, popolazione rurale, Salice piangente (Salix babylonica L.) portato al paese sotto la presidenza di Guzman Blanco, e il nativo salice comune (Salix humboldtiana); l'espressiva palma

182


di cocco, “cocotero”, della famiglia Palmas Arecaceae, simpatica bandiera verdegialla dei tropici arricchisce l’acquerella fissata nei versi di Bello, (...) “Da Aragua alle rive un distretto che mi tribute le semplice squisitezze, che vicino alle mie rustiche case tra massi scorra un ruscello. Per prendermi nel calore estivo che abbia un boschetto, voglio anche, che cresca accanto al salice il coco orgoglioso”. (A. Bello, “MIS DESEOS”. En: Poesías. Caracas, 1981. p. 7). Lo stesso vale per la piccola composizione in romanzo ottonari etichetta “A UN SAMÁN”. A questo gigante della flora del continente verde, “delle regioni equinoziali” humboldtiane, Bello lo immortala quando viene inserito per prima volta nella lingua della odica del Nuovo Mondo. Emblematici questa immensa Pithecellobium Saman (Leguiminosae Mimosaceae) con la sua colossale fronda delle pianure calde del

occidente del paese, oggi albero della simbologia

istituzionale della regione di Aragua. (...) “Allunga, il Saman i tuoi rami senza timore al fato feroce, e che la sua ombra amichevole al camminante protegga.” (A.Bello, “A UN SAMÁN”. En: Poesías. Caracas, 1981. p. 32). "Dopo aver lasciato il paesi di Turmero, ad una lega di distanza, si scopre un oggetto che appare all’orizzonte... Non è una collina né un gruppo di alberi ravvicinati, ma un solo albero, il famoso Saman di Güere, conosciuto in tutta la provincia per la vastità dei suoi rami che formano una coppa emisferica tazza di 576 piedi di circonferenza. Il Samán una specie variopinta di Mimosa, le cui braccia tortuose sono divise per ramificazione. Il suo fogliame tenue e delicato, risalta piacevolmente sul blu del cielo. Molto tempo ci siamo fermati sotto quel duomo vegetale”... (Alejandro de Humboldt, Viaje a las regiones equinocciales del Nuevo Continente. Caracas, Monte Ávila Editores, 1985. t. III, p. 87). Bello si recò a Londra nel 1810 in missione diplomatica, insieme a Bolivar, per quanto riguarda il progetto dell'indipendenza dei venezuelani. Mai più sarebbe tornato al suo paese. Si sono conosciuti Bello e Humboldt nel breve interim di quest’ultimo a Caracas? Ci sono solo congetture al riguardo senza supporto storiografico, ma nella storia possibile questo ha dovuto accadere. La spedizione organizzata dal naturalista, geologo, botanico, astronomo Alejandro de Humboldt (Berlino 1769-1859) e il medico, botanico Aimé Bonpland (La Rochelle, Francia, 1773 – Uruguay, 1858) arrivai al porto di Cumana alla foce del fiume Manzanares il 16 luglio 1799. Hanno intrapreso, quindi, dal Venezuela questi due grandi uomini della scienza la prima esplorazione importante per la conoscenza approfondita

183


della natura del Nuovo Mondo, con il suo successivo corollario del profondo impatto nella trasformazione nella mineralogia, geografia, eodesia, astronomia, zoologia, botanica, cosmologia, tra gli altri. Così Humboldt descrive la sua profonda emozione nel vedere per la prima volta il verde del Nuovo Continente. “Siamo arrivati all'ancoraggio, di fronte allo sbocco del fiume Manzanares, il 16 luglio, allo spuntar del giorno, ma non siamo riusiti a sbarcare se non in tarda mattinata, perché siamo stati costretti ad aspettare la visita degli ufficiale del porto. I nostri sguardi erano fissi sui gruppi di “cocoteros” –palme di cocco– che abbellivano la costa, i cui tronchi oltre sessanta piedi di altezza dominavano il paesaggio. La pianura era coperta di gruppi di case, Cápparis e di quelle mimose arborescenti che, somigliano al pino di Italia, che estende le sue braccia a forma di parasole. Le foglie pennate delle palme spiccavano sul il blu del cielo, la cui purezza nessuna traccia di vapori offuscava. Saliva il Sole rapidamente verso lo zenit. Diffondevasi una luce abbagliante nell’aria, sulle colline biancastre tappezzate di Nopales cilindrici, e sempre in un mare calmo, le cui rive sono popolate da pellicani, aironi, fenicotteri. La brillantezza della giornata, la forza dei colori vegetali, la forma delle piante, il piumaggio variegato degli uccelli, tutto annunciava il carattere preminente della natura nelle regioni equatoriali.” (A. de Humboldt, op. cit, t. I. p. 377). Il 21 novembre dello stesso anno, 1799, "di pomeriggio", arrivarono a Caracas, dove sarebbero rimasti solo due mesi. “Due mesi trascorsi a Caracas. Abbiamo vissuto il signor Bonpland e me stesso in una grande casa quasi isolata, nella parte più alta della città. Dalla cima di una galleria potevamo vedere immediatamente la cuspide della Sedia, la cresta dentata di Galipán e il sorridente valle del Guaire, la cui ricca coltivazione contrasta con la cortina scura delle montagne che circondano. Era la stagione della siccità.” (A. De Humboldt, Op. Cit; t. II, p. 329). Il percorso di Humboldt–Bonpland attraverso il territorio della provincia del Venezuela è stato: Da Caracas a Valles del Tuy, Valles de Aragua: La Victoria, Turmero, Maracay, Valencia, Las Trincheras –acque termiche–, Puerto Cabello; sono andati verso le Pianure Centrali: Calabozo, Apure –San Fernando–, collegato con il fiume Orinoco –aprile 1800–: San Carlos de Rio Nero, Caño Casiquiare, scesero per l’Orinoco di Angostura –oggi Città Bolívar–, poi hanno preso la strada delle pianure per El Pao a Barcellona, da lí un’altra volta a Cumaná. Da questo

184


porto si sono imbarcati verso l'Avana. “Abbiamo trascorso 16 mesi su questa costa e all’interno del Venezuela. (...) Ci siamo separati dai nostri amici di Cumana il 16 novembre (1800). La notte era fresca e deliziosa. E non fu senza emozione che abbiamo visto l’ultima volta il disco della luna illuminare le cime degli cocoteros –alberi di cocco– intorno alle rive del Manzanares”. Humboldt ha lasciato nel suo lungo viaggio di sedici mesi –16-VII-1799 al 16-XI1800– per il territorio venezuelano descrizioni affidabili dell’agricoltura in quel momento della storia, ha spiegato nel dettaglio le colture originali: il mais, la manioca, la patata, il cocotero, il cacao, la papaia, il Sapotacee, i anonanéceas, l’ananas, guaiava, insieme a molti altri. Di piante esotiche, portate dagli europei, ha sottolineato il caffeto, la canna da zucchero, alcuni alberi di frutta –mele, pesche, arance–, infine. Segnali di queste piante sative rivelate dallo scienziato tedesco in seguito rinascerebbero nei versi di Andrés Bello. Humboldt rivela nella sua meravigliosa avventura intellettuale, scientifica, chiamata Viaggio alle Regioni equinoziali del Nuovo Continente, per prima volta agli ispanoamericani lo splendore, la realtà, la ricchezza, la bellezza, la alterato, della terra in cui sono nati, vivono, dove poi depositeranno le loro ossa: il Nuovo Continente. Perciò, Bolivar in lettera 1820 definisce a Humboldt “lo scopritore scientifico del Nuovo Mondo”. Il libro è stato pubblicato prima in francese nel 1814, lo stesso anno ha iniziato la versione inglese, stampato a Londra. Quest’ultima versione è stata letta da Bello durante il suo lungo soggiorno nella capitale dell’Inghilterra. Questo evento ha significato l’incontro esistenziale definitivo tra il grande poeta e il grande naturalista. Dalla nebbiosa lontananza dall’Inghilterra a Bello è stato rivelato con detta scoperta la maestà naturale del Nuovo Mondo intellettualmente illuminato dallo’intelligenza e la scientificità di Humboldt. Solo da allora Bello ha potuto comporre le sue due formidabili poesie novomondane, “ALOCUCIÓN A LA POESÍA” (1823), “LA AGRICULTURA DE LA ZONA TÓRRIDA (1826). Due lunghe silva1 dove per prima volta si invita ad amare, curare, lo spazio naturale –la sua flora, la sua fauna, i suoi fiumi, la sua aria, la sua luce, la sua terra, i suoe mari–, chiamata da Humboldt con sorprendente precisione geodetica "zona torrida", compresa tra il Tropico del Cancro nell'emisfero settentrionale, il Tropico del Capricorno nel hermisferio sud, diviso per il cerchio massimo deli Ecuador, ma

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solo l’area circoscritta al Nuovo Mondo. Per i lettori vengono copiati solo i primi 50 versi del suo poema. L’AGRICOLTURA DELLA ZONA TORRIDA Salve, feconda zona, che il sole innamorato circoscrive il vago corso, e quanto essere si incoraggia in ogni vario clima accarezzata dalla sua luce, concepisce! Te tessi all’estate la sua ghirlanda di granate spiga, tu l’uva dai alla bollente cuba2 non di purpurea frutta, o rossa o gualda3, alle tue foreste belle manca sfumatura alcuna, e bevi in esse arome mille il vento; e greggi sono innumerevoli pascendo le tue verdure, dalla pianura avendo da confine l’orizzonte, fino l’eretto monte, di inaccessibile neve sempre canuta. Te dai la canna hermosa4, da dove la miele si purifica, da chi disdegna il mondo i nidi d'ape; te in urne di corallo –cagli– cuajas5 la mandorla che nella spumante jícara6 trabocca; che fa vergognare fuori al murice di Tiro; e del tuo indaco l’inchiostro generoso emula è del fuoco del zaffiro. Il vino è tuo, che la ferita agave per i bambini versa di Anahuac8 felice; e la foglia è tua, che, quando di morbido

186


fumo in spirali vagarosas7 fugge alleviará il fastidio allo svago inerte. (…). Per i tuoi figli l’eminente palma il suo vario feudo alleva, e l’ananas condimenta la sua ambrosia; il suo pane bianco la manioca; le sue pomas9 la patata educa; e il cotone dispiega l’aura lieve e le rose d’oro ed il verllo di neve. Sdraiata per te il fresco parcha10 pende dei suoi rami arrampicatori nettarei palloni e frangiati fiori ; e per te il mais, il capo altezzoso della spigata tribù, gonfia il suo grano; e per te la banana sviene al peso della sua dolce carica; la banana, per prima di quanti concesse bellissimi regali Provvidenza alle genti dell’ecuador felice con mano lunga”. (…). (A. Bello, “LA AGRICULTURA DE LA ZONA TÓRRIDA”. En: Poesías. Caracas, 1981. pp 65-69). Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2012/06/andres-bello-alejandro-de-humboldtlos.html, Lubio Cardozo, Andrés Bello – Alejandro de Humboldt: los creadores del sentimiento ecológico en el nuevo mundo. Lunes, 11 de junio de 2012.

_____________________________________________

187


1.

silva. La Silva comprende una serie continua di versi, che non sono fatte da strofe, e di notevole lunghezza, il cui modello poetico, è nato dal canzoniere petrarchesco come risultato di tendenze contraria allo schema della strofa. Questa poesia appartiene a Andrés Bello alle Silvas classicche del Età d’Oro di rima consonante alternado settenari ed endecasìllabe.

2.

cuba. Ciotola di legno contenente vino in fermentazione.

3.

gualda. Erba della famiglia Resedáceas, con gambi ramoso da 4-6 decimetri altezza, foglie intere, lanceolate, con un dente su ogni lato della base, fiori gialli in spighe compatte, e frutta capsulare con piccoli semi a forma di rene. Anche se abbastanza abbondante come pianta selvatica, si coltiva per tingere giallo dorato con la sua cottura.

4.

hermosa. Bellisima, splendida, meravigliosa.

5.

cuajar. Trasformare un liquido in una massa solida e pastosa.

6.

jícara. Piccoli vasi, di solito di terracotta, che viene spesso utilizzato per bere il cioccolato.

7.

Anahuac. Territorio dell'impero azteca. Terre fertili del Messico.

8.

vagarosas. Che vaga, o facilmente e di continuo si sposta da una all'altra parte all’altra.

9.

pomas. Frutta di albero. Casta di mela piccola e piatta, di colore verde e di buon gusto.

10. parcha. Frutto della passione.

.

188


Salvare il pianeta4 Questo articolo è di Ignacio Ramonet e fu pubblicato nel 2003 in: I lavori selezionati

da,

Le

Monde

Diplomatique, Ecología y Desarrollo Sustentable.

Salvar

El

Planeta.

Selezione di articoli in, Le Monde Diplomatique, (Presentazione di Sara Larrain), Santiago de Chile, Editorial Aún Creemos en Los Sueños, 2003, pp. 15-18. La sfida del vertice Mondiale sullo Sviluppo che si terrà a Johannesburg, che riunisce i capi di governo e partecipanti provenienti da 180 paesi, è quello di invertire le tendenze individuate nel Vertice della Terra tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, che si è accelerato e peggiorato con le politiche globali degli ultimi dieci anni. Il riscaldamento globale, la scarsità d'acqua, la scomparsa delle foreste, la minaccia di estinzione di molte specie, la povertà in crescendo, derivante da un modello di consumo e di produzione irrealizzabile. Inseparabile dalle crescenti disuguaglianze, queste pratiche, se non vengono rivertite, potrebbero minacciare la specie umana stessa. Dal 26 agosto al 4 settembre a Johannesburg,

Sud Africa, ospiterà il Vertice

Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile. Questo è un grande evento che riunirà il maggior numero di capi di Stato e di Governo, mai stati riuniti negli ultimi anni, e circa 60.000 partecipanti provenienti da 180 paesi. Si cercherà di rispondere a tutte le domande e preoccupazione più grave per tutta l'umanità: Come preservare l'ambiente? Come eliminare la povertà? Come salvare il nostro pianeta? Perché la Terra è ammalata. Gravemente. Tuttavia, la diagnosi dei principali mali che affliggono è stata fatta dieci anni fa a Rio de Janeiro, nel corso del primo

4

Questo articolo è tradotto cosí come è stato scritto 10 anni fa, conservando i tempi verbali. 189


Vertice della Terra. Aveva già suonato il campanello d'allarme: il clima se riscalda, la scarsità di acqua potabile, le foreste scompaiono, decine di specie vive sono in via di estinzione, la povertà strangola oltre un miliardo di esseri umani. I leader mondiali hanno ammesso, allora, che "la causa principale del costante degrado dell'ambiente globale è un schema di produzione e di consumo non fattibile, in particolare nei paesi industrializzati, molto preoccupante in quanto peggiora la povertà e gli squilibri". Avevano preso due convenzioni decisive sul cambiamento climatico e la biodiversità, oltre un piano, denominato Agenda 21 – per espandere lo sviluppo sostenibile. Questo piano si basa su un'idea semplice: lo sviluppo è sostenibile se le future generazioni ereditino un ambiente la cui qualità è almeno uguale a quella percepita dalle precedenti generazioni 5 . Questo sviluppo comporta l'applicazione di tre principi: il principio di precauzione, che favorisce un approccio preventivo piuttosto che correttivo, il principio di solidarietà tra le generazioni attuali e future e tra tutti i popoli del mondo, e il principio di partecipazione di tutti gli attori sociali nel processo decisionale6. Dieci anni più tardi, in molti paesi, le cose non sono migliorate. Al contrario, con l'accelerazione della globalizzazione neoliberista "lo schema di consumo e di produzione non fattibile" si è anche rafforzato. Le disuguaglianze hanno raggiunto livelli che non si vedevano dai tempi dei Faraoni. La ricchezza delle tre persone più ricche del mondo supera la ricchezza accumulata degli abitanti dei 48 paesi più poveri. L'inquinamento ecologico del mondo ricco sulla biosfera si è anche accentuato. Mentre che i treinta paesi più sviluppati rappresentano il 20% della popolazione mondiale, producono e consumano l'85% dei prodotti chimici

Edouard Goldsmith, Le Tao de l’écologie. Une Vision écologique du monde. Éditions du Rocher, Mónaco, 2002. 6 Vedi il dossier “Environnement et Développement. Le Défi du XXIe siècle”, Alternatives Économiques, julio-agosto de 2002. 5

190


sintetici, l'80% delle energie non rinnovabili, 40% di acqua potabile. E le loro emissioni di gas serra, pro capite, è dieci volte superiori a quelli dei paesi del sud7. Durante l'ultimo decennio, le emissioni di anidride carbonica (CO2), causa principale del riscaldamento globale, sono aumentate del 9%. Gli Stati Uniti, il più grande inquinatore del pianeta, nello stesso periodo sono aumentate del 18%. Più di un miliardo di persone non hanno ancora l'acqua potabile sicura, e quasi tre miliardi (la metà dell'umanità) consumano acqua di qualità deplorevole. Poiché dovuto all'ingestione di questa acqua contaminata, 30.000 persone muoiono ogni giorno. Cioè, dieci volte al giorno il numero delle vittime degli attacchi atroci, abominevole dell'11 settembre 2001. Continua la devastazione delle foreste; ogni anno 17 milioni di ettari scompaiono, che rappresentano quattro volte la lunghezza della Svizzera. E siccome non ci sono alberi che assorbiscono l’eccedenti del CO2, l'effetto serra e il riscaldamento climatico peggiorano. Inoltre, ogni anno, circa 6.000 specie animali sono sterminatei. L'estinzione di massa che minaccia il 13% degli uccelli, il 25% dei mammiferi e il 34% dei pesci, può essere compensata solo nella storia della Terra, con la scomparsa dei dinosauri. Questo dà una dimensione di speranza che suscita il Vertice di Johannesburg. Una speranza che potrebbe essere delusa se prevalgono gli egoismi nazionali, la logica produttivista, lo spirito commerciale e la legge del profitto. Come è successo nel mese di giugno, a Bali, durante la Conferenza Preparatoria che non riuscì ad adottare un piano d'azione per lo sviluppo sostenibile e si è conclusa con un fallimento. Per salvare il pianeta, è imperativo che i potenti di questo mondo, assumano a Johannesburg almeno questi sette decisioni principali: 1.

un programma internazionale a favore dell'energia rinnovabile, con particolare attenzione nell'accesso all'energia nei paesi del Sud;

State of the World 2002, Worldwatch Institute, Washington, 2002. Vedi anche il sito oficiale dl la ONU sul Vertice di Johannesburgo: www.un.org. 7

191


2.

3. 4.

5.

6. 7.

impegni a favore dell’accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, al fine di dimezzare fino alla metà, entro il 2015, il numero delle persone private di questa risorsa vitale, che è certamente un bene comune dell'umanità; misure per proteggere le foreste, come previsto dalla Convenzione sulla Biodiversità adottata a Rio nel 1992; risoluzioni per attuare un quadro giuridico per istituire la responsabilità ecologica delle imprese e riaffermare il principio di precauzione come condizione per ogni azienda; iniziative per subordinare i regolamenti della Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) ai principi delle Nazioni Unite in materia di tutela degli ecosistemi e delle norme dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL); regolamenti per richiedere ai paesi sviluppati che si impegnino a destinare almeno lo 0,7% della loro ricchezza per l'aiuto pubblico allo sviluppo; Infine, le raccomandazioni per cancellare il debito dei paesi poveri.

Con la distruzione del mondo naturale, l'umanità ha fatto la Terra sempre più, meno fattibile. Il Vertice di Johannesburg dovrebbe cercare di invertire le tendenze che possono inevitabilmente portare ad una catastrofe ecologica globale. Sfida centrale di questo inizio del XXI secolo. O l'umanità stessa sarà a rischio di estinzione. Ignacio Ramonet: Director de Le Monde diplomatique, Francia. Articolo publicato nel n° 22 della edizione chilena, Le Monde Diplomatique, agosto di 2002. Tradotto da : Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

192


Lo sviluppo sostenibile, un’idea distorta Il dogma dello sviluppo sostenibile è di per sé ingannevole: confonde le menti, cosí come ha fatto a sua volta, l’idea che la Terra fosse piatta, ma con conseguenze infinitamente più gravi per la sopravvivenza della vita sul pianeta. Le aziende si sono appropriate del concetto, falsificandolo, e persino la Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) opera in questa direzione. Nonostante tutti i discorsi sui bisogni fondamentali e lotta contra la povertà (e di diversi decenni ufficialmente dedicati allo sviluppo), le persone che vivono in estrema povertà continuano a crescere. La nozione di “sostenibilità” è diventata un pio incantesimo, anziché promuovere un’azione urgente e concreta, come dovrebbe accadere. Tuttavia, vi è una realtà: 80 paesi hanno un reddito pro capite, inferiore a quello di dieci anni fa, il numero di persone che vivono con meno di 1 dollaro al giorno infatti non diminuisce (1.200 milioni), mentre il numero di individui che guadagnano meno di 2 dollari al giorno è di circa 3.000 milioni. Ci vorrebbero 109 anni per un povero ottenere quello che il calciatore francese Zinedine Zidane può guadagnare ¡in un giorno! Lo sviluppo sostenibile è stato distorto in cinque modi: in primo luogo, dal mondo degli affari, tale concetto è diventato sinonimo di crescita sostenibile. In questo caso è un ossimoro 8 che riflette il conflitto tra una visione commerciale e una visione ambientale, sociale e culturale del mondo. Divenne così uno slogan per le aziende multinazionali e i settori degli affari. Peggio ancora, purtroppo, fecce

8

Figura retorica che consiste nell’accostare parole che esprimono concetti opposti (per esempio ghiaccio bollente) 193


strada ad una “reazione verde”, cioè , la deviazione progressiva del movimento ecologista per un presunto “realismo aziendale”. Inclusive i termini ecologisti e “difensore della natura” possono attualmente essere utilizati indifferentemente sia per coloro che distruggono i boschi o uccidono gli animali per le loro pelli. Oggi tali pratiche si nascondono dietro dubbiosi eufemismi tali come rendimento o raccolta dei frutti naturali della flora e della fauna. In secondo luogo, l’idea di sviluppo sostenibile è stata distorta per quella di “utilizzazione

sostenibile”,

un’abominazione

orchestrata

da

una

corrente

imprenditora di un presunto “uso razionale”, cercando di nascondere le pratiche interamente contrarie. Questo movimento serve come alibi per un comportamento distruttivo e, in maniera del tutto infelice, si è infiltrata in istanze fondamentali come la Convezione sul Commercio Internazionale delle Specie in Pericolo di Fauna e Flora Selvatiche (CITES, sigla in spagnolo) e la Commissione Baleniera Internazionale (CBI). Così, la “utilizzazione sostenibile” delle risorse naturali di fauna ha creato una industria molto redditizia della carne di animali selvatici, soprattutto in Africa. Adepti del "utilizzazione sostenibile" sperano di convincere gli africani e gli asiatici poveri di non uccidere gli animali che gli riportano l’equivalente di diversi anni di salari, mentre gli europei e gli americani ricchi, desiderosi di trofei, gli cacciano per solo piacere. Alcuni ambientalisti, convertiti in “scienziati seri”, si sono allontanati dalle questioni morali come il commercio di pellicce o i circhi (riservato per gli idealisti emotivi). Ma che una attivitá sia economicamente sostenibile

non la fa

desiderabile o accettabile, da un punto di vista etico. In un discorso davanti ai delegati della CBI, il direttore generale dell’Agenzia di Pesca Giapponese, e anche rappresentate del suo paese alla CBI, ha rivelato che Tokyo aveva firmato accordi di pesca con 8 paesi e aveva speso 400 milioni di dollari in aiuti. Questo è ciò che si chiama letteralmente “andare a pesca di voti”. In terzo luogo, le imprese dei paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) stanziarebbero 80.000 milioni di dollari l’anno in tangenti, per ottenere benefici o contratti. Un importo analogo a quello che eliminerebbe la povertà, dice l’ONU. Il commercio illegale di animali 194


vivi e di prodotti derivati dalla loro ossa è diventato la seconda fonte di reddito, dopo la droga, per la criminalità organizzata nel mondo. Questo traffico, che è in realtà una fonte di reddito a basso rischio, ha portato a specie come i rinoceronti e tigri a rischio di estinzione. In quarto luogo, l’idea di sviluppo sostenibile favorisce il dominio delle grandi aziende internazionali. In base al nuovo principio “chi paga al lobbista fissa le regole”, dopo l’elezione di George W. Bush solo si pensa nello scambio di favori con il mondo imprenditoriale americano. Durante il Forum Eeconomico Mondiale a New York, nel febbraio 2002, Richard Parsons, presidente di Time AOL, ha detto, –apparentemente, senza considerarlo preoccupante o normale– che “in un momento della storia, le chiese hanno giocato un ruolo importante nella nostra vita, poi furono gli Stati, ed è ora la volta dell’impresa”. Ovunque, per risolvere i mali del pianeta, si esaltano le virtù delle soluzioni basate sul mercato: la filantropia, l’autocontrollo, la responsabilità sociale delle imprese e codici di condotta volontari. Tuttavia, nessuna di queste proposte andrebbe a sostituire la responsabilità dello Stato, la politica e la regolamentazione. Persino l’ONU concorda con il movimento, prendendo iniziative come il Global Compact, con la partecipazione di 50 delle più grandi aziende del mondo9. Tale come ha osservato The Guardian di Londra: "L’ONU sta diventando una sorta di poliziotto dell’economia mondiale, che aiuta le aziende occidentali ad entrare in nuovi mercati eludendo le regole, unici mezzi per fargli rendere i conti”. Infine, la filosofia dello sviluppo sostenibile ha

portato con sé anche un’idea

esecrabile: quella del consumo sostenibile. Mentre in tutto il mondo si parla solo di soldi e di consumo eccessivo, questa vocabolo illustra come il concetto di sostenibilità si perse nelle vie della neolingua, cosí come definito dal rapporto

9

Creata dalle Nazioni Unite nel luglio 2000, Global Compact è un forum che riunisce le aziende leader nel proprio settore, gli organismi dell’ONU, le ONG e sindacati. Il suo scopo è “di contribuire alla nascita di valori e principi condivisi in vista di un mercato globale con un profilo umano”. www.unglobalcompact.org

195


Brundtland 10 , che richiede non solo continuare la crescita in corso,

ma di

accelerare da 5 a 10 volte in piú. NUOVO INDIRIZZO 800 milioni di persone soffrono di malnutrizione, mentre una piccola percentuale si soffoca di sovralimentazione. La questione della industria alimentare sottolinea l’importanza di questioni come le associazioni dei consumatori, le disuguaglianze mondiali e l’indebolimento dei poteri pubblici dello stato. L’apertura di un grande mercato mondiale nel nome del libero commercio, le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e il controllo degli aiuti contribuisce a rafforzare e centralizzare questa industria: dieci aziende controllano il 60% di questo settore (semi, fertilizzanti, pesticidi, l’industrializzazione, spedizione). Ci sono circa 200 trattati internazionali in materia di ambiente, di cui è stato ratificato il 75% negli ultimi trent’anni. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, gli impegni assunti con grande copertura mediatica, –in particolare nella Conferenza di Rio del 1992– sono rimaste lettera morta. Peggio ancora, la loro efficacia è spesso distrutta per la sua vaghezza e lassismo utilizzata per far rispettare i trattati. Potrebbe essere già troppo tardi per qualsiasi “sostenibilità”. Probabilmente perché molti processi sono irreversibili. La risposta alle crisi ambientali, come ai cambiamenti climatici, non aspetterà indefinitamente per ottenere risultati scientifici che “conclusive”. Forse è il momento di posticipare tutte le innovazioni scientifiche o tecnologiche che comporti potenziali effetti negativi sul pianeta e la società. Senza dubbio, la scienza –o quello che potremmo chiamare con un certo timore la scienza aziendale–

sembra essere sempre sul punto di ottenere una scoperta

importante che, può sembrare pericoloso, viene inevitabilmente accompagnata da una raffica di commenti rassicuranti su i suoi potenziali benefici. Se si mantiene il flusso di sovvenzioni per la ricerca.

Prende il nome dalla dottora Gro Harlem Brundtland, che, nel 1983, ha presieduto la Commissione Mondiale sull’Ambiente e lo Sviluppo. Su questa relazione si basará la Conferenza delle Nazioni Unite per l’Ambiente e lo Sviluppo nel 1992, chiamato “Vertice di Rio”.

10

196


Non possiamo prendere una nuova direzione, basata nella rigenerazione, piuttosto che nella sostenibilità dello status quo insostenibile, in un buon “economato” (una sorta di “economia economica”)11 di ciò che esiste, piuttosto che sullo sviluppo e la ricerca sfrenata di crescita? Il “economato” ha il vantaggio di andare al di là dei semplici principi economici, –per quanto importanti essi siano–, ristabilendo un equilibrio attraverso l’attenzione, anche sostenuta, l’ambiente, l’etica e la spiritualità, che sono gli elementi vitali di ogni civiltà reale e fattibile. Sadruddin Aga Khan*. Tratto da: Selección de artículos de Le Monde Diplomatique, Ecología y Desarrollo Sustentable. Salvar El Planeta. Selección de artículos publicados en le Monde Diplomatique, (Presentación de Sara Larraín), Santiago de Chile, Editorial Aún Creemos en Los Sueños, 2003, pp. 19-23. * Lo zio di Karim Aga Khan IV, attuale e 49° Capo Spirituale degli Ismailiti, il principe Sadruddin Aga Khan ha lavorato presso l’UNESCO, è stato Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e Incaricato di Missione del Segretario Generale delle Nazioni Unite e nella Commissione dei Diritti dell’Uomo. Ha Presieduto la Fondazione Bellerive, dedicata specificamente alle tematiche ambientali. Articolo pubblicato nel numero 42 dell’edizione Cono Sur de Le Monde Diplomatique, Diciembre 2002. Traduzione: Gustavo Recalde. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia

Jean-Marie Harribey, L’Économie Économe. Le Développement soutentable par la rédution du temps de travail, L’Harmattan, colección “Logiques Économiques”, Paris, 1998.

11

197


Alberi abitanti delle terre esauste La terra è una donna, forse la più bella dell’universo. Tutti i popoli d’Occidente

la

femminile.

Il

mettono

sul

fondatore

lato della

Teogonia, il greco Hedíodo (s. IX - VII a.c), il primo a poetizarla, esporre in modo affidabile la sua entità religiosa, chiamandola Gé, a volte Gaia –radice etimologica della parola Gaia in castigliano–. Chiamarono i Romani della latinità Tellus, anche Terra; ugualmente i suoi membri materie femminili: argilla. “Greda”, sabbia, roccia, pietra, allo stesso modo le sue misure in estensione agricola: campagna, azienda, agricoltura, fattoria, eredità, insomma. Recita Platone (Atene: s. IX a.c) nel suo dialogo, –Le Leggi. Messico. Lib. V, 1975, p. 99–. Una definizione categoriale sul tema: “Essendo la Terra, la patria di tutti, si dovrebbe sentire più rispetto per lei così come alla progenitrice dei nostri giorni, perché la Terra è una Dea, dunque per questa ragione sovrana dei suoi abitanti che non siamo altro che semplici mortali”. Quando lussureggiante i contadini del campo amano la terra, la sfruttano, la spremono nel modo più spietato, ma quando con gli eccessi degli abusi lei invecchia, diventa arida e sterile, l’abbandonano. Quel pezzo di terra gli vede partire, ma anche sterile, e comunque sorride, perché nessuno può rubaregli la gravidanza di speranza. Lei sa chi è e quanto rappresenta. Presto delle sue viscere le piante minuscole, hanno iniziato di nuovo ad uscire, dopo la spigolatura di erbe, seguiranno ad essa la montagna alta con la sua equilibrata irregolarità dei futuri cespugli, fino a quando appaiono i primi alberi, la coraggiosa avanguardia legnosa, costituirà a sua volta i fermi passaggi delle

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foreste, boschi e foreste a venire. E i botanici hanno identificato alcuni di questi alberi colonizzatori della terra abbandonate ed esauste. Saranno menzionati in questa pagina, solo due di queste piante: YAGRUMO Cecropia spp Moraceae-. E BOTOTO -Cocholosperumum orinocense / C. Vitifolium Cocholospermaceae-. Scrivi sulla prima Leandro Aristiguieta lo seguente: “Alberi piuttosto alti, tronco dritto e stretto braccio. Le foglie sono grandi, lunghi piccioli digito - lobi, “alternas”, molto ornamentale. Si propaga per seme. I Yagrumos, sono piante molto ornamentali per le loro dimensioni sottili, adatto per giardini e parchi” –dal suo libro, Árboles ornamentales de Caracas. Caracas, UCV, 1962 p.164–. Intanto Henri Pittier dice, “sono tra le prime piante legnose, che appaiono in campi di coltivi abbandonati, senza aver arrivato fino alla data per accertare l’origine dei semi. I gambi sono divisi internamente da setti trasversali in un gran numero di compartimenti che sono un rifugio per alcune specie di formiche dove trovano lì il loro cibo in grandi ghiandole o pulvini, situati alla base dei piccioli. Il Yagrumo, dà alle formiche la stanza e il cibo, ma in cambio queste lo difendeno da qualsiasi

nemico, essendo solo il pigro (Bradypus tridactylus), avido dei

germogli teneri di questa pianta, l’unico che sembra indifferente ai loro attacchi. Questa associazione è uno dei migliori esempi di simbiosi”. –Nel suo Manual de las plantas usuales de Venezuela y su suplemento. Caracas, Fondazione Eugenio Mendoza, 1970 pp.420 -. 421–. Proviene il termine Yagrumo della lingua dei Cumanagotos, indigena di razza Caraibi, primitivi abitanti del nord-est del Venezuela. –Lisandro Alvarado, Glosario de voces indígenas de Venezuela. Obras completas, V. I. Caracas, La Casa de Bello, 1984. p.377–. Espone il botanico Jesús Hoyos, le sue conoscenza sul BOTOTO come segue: “In Venezuela cresce spontaneamente nelle zone calde del paese, spesso formando

199


parte della vegetazione pioniera, cresce dopo l’accesso e la masterizzazione [...] Piccolo albero da 4 a 12 m. alto, tronco e rami sottili, fragili. Fiori grandi, giallo – oro, appariscente, sono raggruppati in pannocchie terminali, che compaiono prima delle foglie, tra gennaio e aprile [...], si diffonde per semi e trincee. Non è esigente al tipo di terreno, cresce bene in poveri suoli e richiede l’esposizione in pieno sole”. –Dal suo bellisimo libro, Flora tropical ornamental. Caracas. Sociedad de Ciencias Naturales La Salle, 1978, p.349–. YAGRUMO Abbandonati i Campi dell’aratura, circondati dal tedio di steccati ciechi. Collassano al tempo i proibiti dall’oblio i sogni del ritorno della primigenia fronda. Arrivano con impulso nascosto delle destinale coperchio mille erbe senza nome, avvento in questi amari spazi scoloriti d’amore, avamposti sottomessi di “ríspidos”, soggetti minuscoli,

cerimoniali selvatico di accoglienza all’albero

principe. Come ci sono arrivati i semi? ¿Essi giacevano sotto il il terreno in attesa dell’urlo? La Gaia Madre non dorme mai nei suoi misteri; sorveglia. Il Yagrumo, alto albero, magro, la sua snellezza al giocare con il vento l’eccita, saluta giubilante con le loro grande foglie digitate al Sole, alle stelle, alla luna, alla pioggia, celebra la sua destinazione d’esistenza, avanguardia dei verdi, delle future foreste con il loro cosmo, con il suo caos, nel regno dell’essenziale realtà dei giorni infiniti. –Cecropia spp. Moraceae–. BOTOTO Principe dei cespugli pioniero dei futuri boschi. Fragile, “quebradizo”, forte comunque nella propagazione della loro specie. Copre con la luce delle tue corolle abbandonate terre delle colline. Piccolo albero nobile, elegante, instancabile colonizzatore del deserto in passato fertile. Dimostri all’umano la dedizione vegetale. Alla verità della bellezza doni il

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dorato dei tuoi fiori del puro Sole nutrito nella dolce atmosfera materna accesa di aprile. Tradotto da: Lenin Cardozo | ANCA24 - Hugo E. MĂŠndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2012/06/arboles-repobladores-de-las-tierras.html Lubio Cardozo, Ă rboles repobladores de las tierras exhaustas. Viernes, 1 de junio de 2012.

201


Bioregioni dell’America di Gustavo Carrasquel Viene definito come la biodiversità o diversità biologica, tutti gli esseri viventi che vivono sul pianeta Terra. I modelli naturale prodotto dell'evoluzione e l'influenza su altre specie. Inoltre, questo concetto comprende la varietà

di

ecosistemi

e

mappe

genetiche delle diverse forme di vita. Di qui che il numero di specie di piante

e

animali,

degli

ambienti

naturali in cui vivono, le forme di vita e le loro relazioni, insieme, costituiscono la biodiversità di un paese o di una regione. Quando facciamo l’inventario continentalmente della presenza delle diverse forme biologiche, America rappresenta la provincia con la più alta biodiversità del mondo, seguita da Asia. Tale ricchezza immensa di varietà di esseri viventi, hanno la loro origine nella stessa formazione del continente, mentre ancora non si erano uniti le due proporzioni territoriali che oggi chiamiamo Nord America e Sud America. Allora il Nord America era stata unita ad Europa e Asia; Sud America all'Africa. Il nostro continente ha il maggior numero di paesi megadiversi in tutto il mondo, sette in totale (Brasile, Colombia, Ecuador, Stati Uniti, Messico, Perù e Venezuela), seguita da Asia, con cinque (Cina, Indonesia, India e Malesia) tre in Africa (Madagascar, Repubblica Democratica del Congo e Sud Africa) e gli altri due in Oceania (Australia e Papua Nuova Guinea). Tutti questi paesi hanno caratteristiche uniche che possibilitano un gran numero di specie: molti di loro sono nei tropici, dove le condizioni per la biodiversità sono maggiore, i suoi paesaggi offrono una grande varietà di ambienti, suoli e climi, la separazione delle isole e continenti consente lo sviluppo di flore e faune endemica, uniche di quei luoghi, le sue grandi dimensioni favoriscono una maggiore

202


possibilità di ospitare più specie, la loro storia evolutiva si è sviluppata grazie al contatto di varie regioni in cui si sono mescolate specie con origini differenti e la domesticazione di piante e animali dalle popolazioni indigene nel corso della storia, che ha portato a una grande ricchezza naturale. Gustavo Carrasquel con il suo libro Bioregioni d'America, ci introduce in questo mondo complesso e affascinante delle particolarità ambientali delle diverse regioni del continente. Uno sforzo intellettuale, disciplinato, metodico e molto didattico che ci permette di scoprire o riaffermare cosa sapere della nostra ricchezza naturale. Come l’uccello Martin Pescatore (Alcedo atthis), Carrasquel è un instancabile mentore di buon auspicio, tranquillo e pacifista che ci indica la via da seguire, la ricerca condotta da un giornalismo ambientale denso, che ci apre la prospettiva bioregionale, universalizzando la conoscenza e mettendola alla portata di tutti. La prima edizione di Bioregioni dell'America di Gustavo carrasquel è un libro che tutti gli ambientalisti, ecologisti e conservazionisti devono leggere. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia Link del libro: http://issuu.com/azulambientalistas/docs/biorregiones_de_america_-_gustavo_c

203


5. I Bambini

204


Otilia la bambina fra la spazzatura Otilia dai 4 anni, accompagnava a tutti i suoi fratelli e a sua mamma a scavare tra la spazzatura, uscivano dal primo mattino fino al tramonto quando niente era più visibili. Abitavano in una tenda improvvisata fatta di cartone, tabelle di legno e “zinco”, a pochi metri dal recinto già caduto di uno dei lati della discarica principale di spazzatura . Per alimentarsi durante il giorno, “pescavano” i sacchi degli avanzi di cibo che venivano lansciati dai banchi di fast food della città. Decine di bambini facevano lo stesso che i cani e avvoltoi che lì abitavano. In questo ambiente Otilia lasciò la sua infanzia, lì muore all’età di 13 anni di un’infezione che avanzò con il passare del tempo e non fu mai curata. Della città, Otilia, solo ha conosciuto lo scarico principale di spazzatura. In America Latina così come Otilia circa 500 mila bambini lasciano la loro infanzia e adolescenza nelle discariche di spazzatura. Il subcontinente con i suoi 11 mila Comuni ospitano circa 12 mila discariche pubbliche, che sono diventate spazi senza leggi, controllati dai gruppi che commercializzano queste risorse. Nelle discariche comunale lo sfruttamento infantile è più che evidente. I governi locali, non ignorano questa realtà, ma fanno poco o nulla per fermarla. Per loro, è un problema di molti, ma non è la priorità. Incoraggiare il lavoro infantile è uno dei più vile, crudele e codarda azione di coloro che professano il soggiogamento umano. Manipolare presunti sentimenti di affetto, protezione, paternalismo o maternalismo con lo scopo nascosto del guadagno: è assolutamente inaccettabile. Per questi schiavisti moderni, la vita umana diventa semplicemente un valore d’uso.

205


Ci sono molte questioni di carattere etico, che territorialmente richiedono risposte urgenti: Può Latinoamerica crescere come subcontinente sapendo che nei suoi 11 mila Comuni si pratica la schiavitù infantile? Dove sono quelle leggi subcontinentale che decisamente fermino a coloro che deliberatamente rubano l’infanzia e l’adolescenza a 500.000 bambini? Se questi castratori di futuro agiscono nel presente impunemente contro coloro che dovrebbero far parte della prossima generazione di leader, che considerazione si può presumere a favore della vita dei non-umano o “humánidos”? Ci sono diverse politiche sociali per proteggere l’infanzia? In una societá solidaria come quella che professiamo possono esistere bambini con futuro vs bambini senza il diritto alla vita? Possiamo ignorare ancora che ci sono migliaia di bambini scavando nella spazzatura, in strada o nelle fogne, lavorando nelle miniere o dedicati a chiedere l’elemosina? È ora che i pachidermi della politica subcontinentale, smettano di agire come uno struzzo e tirino fuori la testa dal piccolo buco dove c’è l’hanno e guardino a suoi fianchi. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

206


I bambini smeraldi di Colombia Circa di 10.000 bambini dai 10 ai 15 anni di età lavorano filtrando con pala e setaccio gli avanzi e rifiuti di rocce

e

fango

provenienti

delle

miniere di smeraldi nel comune di Muzo, a 90 chilometri a nord di Bogotà, Colombia. Sono pietre di un verde intenso, considerate

da

gemmologi

come

quelle della più alta qualità nel mondo. Il lavoro consiste nel trovare piccoli smeraldi o polvere di loro sfuggiti dal filtro della miniera, usando i bambini per tagliare sui tunnel troppo stretti. La vita in questa città gira intorno allo sfruttamento di smeraldi e per questa comunità miniera “ognuno pratica la miniera dove si vuole, senza contare sulla comunità”, “ognuno lavora per conto proprio senza dipendere da altre famiglie o associarsi con loro”. E, naturalmente, sono i genitori stessi che inducono i loro figli, piuttosto minori, al compito di estrarre lo smeraldo. Diventando così, in una delle località del paese con la più alta popolazione analfabeta. Lo stimolo alla scuola semplicemente non esiste. Allo stesso modo, la povertà e sovraffollamento è il denominatore comune in Muzo (media di 10 persone per stanza). Nei casi in cui l'abuso sessuale tra fratelli o genitori ai figli, è all'ordine del giorno. Lo sfruttamento di smeraldi richiede ai bambini un grande sforzo fisico e li sottopone a rischi diversi che mettono in pericolo la loro integrità fisica (visto che sono sottoposti a temperature estreme, gli odori tossici o la presenza di polveri nell'aria, punture di insetti e/o morsi di animali, rumori o vibrazioni permanenti) oltre all’impatto psicologico prodotto da questa situazione, il che dimostra una violazione flagrante dei loro diritti umani ad essere bambini. 207


In Colombia, i bambini e le bambine di questa città mineraria, batte il record nelle malattie respiratorie, è la località con il maggior numero di minorenni malati. Poche opportunità esistono per questi bambini. Ci sono quelli che dicono che il loro futuro degli abitanti di Muzo è l’avidità, l'ignoranza, l'impunità, gli interessi e complicità collettiva. Ogni volta che vedremo un orecchino, una collana o un anello di smeraldo, cerchiamo di osservare bene queste pietre, certamente nella sua forma più densa, più intima, scopriremo la forma del viso di uno di questi bambini rimasti senza futuro. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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I bambini gabbiani I pescatori si avvicinano a riva con le loro barche, dopo un affaticato lavoro di routine. Sono come le 2 del mattino. Una sorta di comitato di accoglienza li attende, decine di bambini e adolescenti di età compresa tra 6-16 anni. A dire il vero, a chi si aspettano sono ai gamberetti e i piccoli pesci che portano queste barche. Nella “trance” di rimuovere il carico della barca fino a pesarlo, tutti i pesci e gamberetti che cadono per terra sono loro. Si tratta di una tradizione tra i pescatori che va di generazione in generazione: cioè “il fatto di lasciar prendere quello che cade per terra non va discusso con i bambini”, così come hanno fatto loro quando erano bambini li chiamano i “picoteros”, una similitudine per descrivere l’atto di beccare il carico dei pescatori che fanno i gabbiani. In questo caso, è come quando si rompono le “piñatas” ei bambini si gettano a terra per trovare le caramelle e giocattoli di piccole dimensioni, la differenza che qui i piccoli tesori provengono dal mare. Essi possono raccogliere fino a 2 chili di gamberetti in ogni arrivo delle barche (l’altra carica arriva verso le 5 del mattino), che poi sono rivenduti lì. Puliscono anche le barche di possibili gamberi, pesce o granchi persi. La stragrande maggioranza di questi bambini finiscono per andare a dormire circa le 6 del mattino e si svegliano in fretta verso mezzogiorno per cercare di andare a scuola nel turno pomeridiano, ma la stanchezza stessa li fa crollare e finiscono per ingrossare l’enorme lista di abbandono della scuola di quei villaggi di pescatori. Queste condizioni particolari, per la sua propria cultura, richiede un trattamento diverso per la loro educazione, devono essere trattati come “bambini speciali”.

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La Stazione Biologica “Pueblos de Agua”, creata dalla Fondazione Azul Ambientalistas insieme con l’Istituto Nazionale di Ricerca del Venezuela –Regione Zulia– e il Centro di Educazione Popolare “Jesús Rosario Ortega”, ha iniziato nella comunità Capitano Chico di Santa Rosa de Agua, al’ovest del paese, un programma di reinserimento dei figli dei pescatori al sistema scolastico attraverso la creazione di una Ecoaula di livellamento, che mira a portare i bambini, secondo la loro età, all’anno scolastico corrispondente. Con un programma speciale di sessioni di non più di 45 minuti, in modo individualizzato e divertente, si cerca di rafforzare le debolezze cognitive e prepararli a portare alla scuola secondaria. Tra l’altro, i mesoni e sedie in aula sono fatti dalla stessa comunità. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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I Bambini di piombo di Bajos de Haina e La Oroya Le città Bajos di Haina, a circa 20 chilometri a ovest di Santo Domingo, Repubblica Dominicana e La Oroya, situata

175

km

da

Lima,

nel

dipartimento di Junin in Perù, sono le città più inquinate da piombo del continente Americano. Il denominatore comune di queste due città dell'America Latina, è che il 99% dei suoi bambini hanno livelli di piombo nel sangue tre volte di più che il livello massimo fissato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. L'origine del problema è l’ossido di piombo e la scoria residuale nel suolo contaminato. Essendo quest'ultima, che è visibilmente presente sulle superfici di questi due comunità, allo stesso modo, sono stati identificati altri metalli pesanti come arsenico, cadmio, antimonio e anidride solforosa che sono permanentemente "abbono" di queste terre, acidando di più questi suoli. Col tempo il piombo ha migrato

e

contaminato

gli

stratti

più

bassi

del

sottosuolo,

e

quindi

l'approvvigionamento idrico, che a loro volta, hanno contaminato cibo e tutto quello che è trattato con queste acque. Le polveri che contengono piombo entrano nelle case, trasportati da correnti d'aria. Il che rende che l'esposizione sia diretta attraverso l'ingestione di polvere di piombo contaminato. Questi entrano nel corpo dei bambini in aggiunta alla loro vie respiratorie, attraverso le le sue mani e la bocca. La popolazione infantile di queste due città evidenza riduzione del quoziente intellettivo –QI–, lentezza nella crescita del corpo, problemi di udito gravi, gravi problemi comportamentali o di attenzione, scarso rendimento scolastico e danni renali. In generale, queste comunità hanno l'asma, bronchite, raffreddore, infezioni diarroiche acute, danni irreversibili al sistema respiratorio, diversi tipi di cancro, 211


effetti negativi sullo sviluppo e danni agli organi vitali. L'aspettativa della popolazione è di 35 anni. Il più basso al mondo, superando alcune popolazioni dell'Africa, dove l'aspettativa di vita è a soli 40 anni. L'altro grande comune denominatore di queste due comunità, è che non ci sono dolenti per gli effetti sulla salute, la dignità, l'integrità e i diritti dei bambini. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

212


6. I Poeti

213


Dea Terra Metto l'orecchio sulla pelle della terra: Un rocal silenzio risponde, sogno l'eco del tuo immenso mistero. Grande Dea Madre della esistenza, clemente. Mai ci abbandonerai. Attraversiamo in te l'avventura del strano Cosa siamo, o Madre Gea? Qualunque sia stato il percorso preso nello spazio della vita lei sempre benigna nei suoi seni ci riceverà. Denso térreo perdono per tutti gli errori. Essere un pugno di terra, divino orgoglio. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia, http://lenincardozo.blogspot.com/2011/06/poema-diosa-tierra-por-lubio-cardozo-mi.html, Lubio Cardozo12, Poema Diosa Tierra por Lubio Cardozo mi padre, en honor al Dia Mundial del Ambiente. Jueves, 2 de junio de 2011.

12

Ecopoeta venezuelano, professore della Universidad de los Andes, stato Mérida, Venezuela. 214


Tempesta È mattina, verso le 8. Seduto di fronte alla finestra, a circa 40 metri da terra [suolo], vedo la tempesta in arrivo. L’lluminazione diffusa, mediata dalla grande nuvola che copre il lago, [agisce

come

sfondo]

per

gli

abbagliante fulmini che, con cadenza casuale, mostrano il loro dinamismo nel ora fantastico palcoscenico. Il suono, una pioggia sottile, passiva, preludia ad un altra in strada e che ancora non arriva in questa riva, il cambiamento continuo della tessitura della superficie dell’acqua, sempre più vicino, indicano i suoi progressi. Le gocce, che vengono in orde, aggiungono una riga sonora in crescendo alla scena e con il fragore dei tuoni, più o meno lontani, si completa l’illusione di movimento. Ho visto tre fregate, forbicine li chiamano qui, manovrando a piacer, nella parte più oscura della base della nube, dove le correnti d’aria sono più forti e imprevedibili. Ho visto nel suo volo, nel suo atteggiamento, il piacere puro, il gusto di volare per volare e ho sentito invidia. Ho imparato a volare a 18 anni ed ho almeno 10 senza avere un comando nelle mie mani. Mi si può incolpare di incorrere in in tale [questo] peccato mortale? Sempre di più fulmine accendedono la nebbia che la pioggia grande porta con sé a modo di manto, [spogliando] la superficie del lago nei punti di contatto. I raggi penetrano l’acqua, creando onde che si allontano in fretta dal impatto e subito il manto ritorna coprendo la pelle, aggiungendo ancora di più irrealtà al dipinto. Le fregate, -ora conto 16- evoluzionano più in basso proprio davanti e sopra la finestra. Spettatori del loro proprio parco per istanti, salgono senza fretta a spirale e se indirizzano di nuovo alla parte più oscura della nuvola, che si è spostata a destra. Cercano la sensazione estrema per il semplice piacere di sperimentarla, sentirla, viverla. Tanto godono di volare questi magnifici esseri che passano fino a

215


sei mesi senza toccare [terra] il suolo. Più volanti che tutti gli altri, sono caratterizzati per avere maggiore [envergadura] dimensioni, vale a dire, lunghezza del ala, rispetto al suo peso, che nessun altro uccello. Così come si alimentano, pescando al volo, si accoppiano amando al volo. Amando l’amore nell’amore. Niente si vede, almeno alla distanza, di improvviso o artificiale nell’esecuzione della sua arte. Volano ad alta velocità e sfruttando le intense e fredde correnti come se fossi un gran balleto aereo. Volano come se fossero figure umane, facendo figure e manovre che a me stesso mi hanno dato un grande piacere. La tempesta, avendo raggiunto il climax con un fortissimo, inizia un decrescendo nella sua lenta evoluzione verso il tramonto. Il lago fu il teatro, la scena. La tempesta, -milione di volts e di tonnellate di acqua-, gli spettacolari effetti speciali. Le stelle furono le fragate. Io fu spettatore e iniziato allo stesso tempo. Iniziato nell’arte del volo come una fregata. R. A. FONSECA. Settembre 2002 Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia https://anca24italia.wordpress.com/2013/01/06/tempesta-di-raul-alberto-fonsecapirela/, R.A. Fonseca13, Tempesta. Domingo 6 de enero de 2013.

13

Ecopoeta venezuelano, músico, piloto e liebro pensatore. 216


I fiori e gli uccelli di Juan Beroes, ecopoeta venezuelano Juan Beroes non solo per la sua acuta sensibilità di un poeta, ma anche per la sua densa cultura umanistica ha sempre considerato ai fiori, nella scenografia mirabile del mondo di campagna –campestre–, quali più sublimi

espressioni

formali

del

mondo vegetale, allo stesso modo, equivalenti

a

sosprendenti capitolo

degli

loro, forme

agli di

animali

vita

ucelli sul

vertebrati.

Entrambi, oltre gradevoli, testimoni affidabili della purezza dell’ambiente. Piccoli ma rapidi gli uccelli, proprietari di tutti i colori, delicati, con i loro canti, i loro trilli, di allegri «celajes»14 con il cui borbottio celebrano lo vivente negli spazi dell’aria, sono insieme ai fiori la prova inconfutabile della bellezza dell’esistenza. Ma gli uccelli, così come i fiori, possono solo

vivere negli spazi puri, senza

inquinamento, lontano dalle ciminiere delle fabbriche, in fuga dal fumo tossico prodotto dall’industrializzazione irresponsabile. Giocano gli uccelli con la brezza, incrociano quali veloci frecce attraverso il vento, innamorano ai fiori con i loro trilli, ma fuggono pieni di terrore, scompaiono nelle rientranze della lontananza quando arrivano gli nemici della foresta, gli irrazionali “arboricidas” assesini degli alberi, odiosi negatori di quello più bello del Pianate Azzuro.

14

Insieme di nuvole. Aspetto del cielo quando presenta nubi sottili di diverse tonalità di colore. Cielo rigato di nuvole evanescenti e policromi. 217


Un eccezionale esempio di amore del poeta Juan Beroes (San Cristobal, 1914Caracas, 1975) per la vita selvatica e per i suoi insigni rappresentanti, gli uccelli, è la seguente poesia. ALATA STAGIONE Una canto per voi, alati scopritori del cielo, poichè con le vostre «armonizzate» gole fate zittare il rumore dei vibranti tropici, e poi andate sui piumati canti a fermarvi lieti nei gentili angoli del vento. Chiamo, quindi, al “canario” delle vene d’oro, perché nella finestra della mia aperta infanzia appendeva le sue corde –cordajes– di sole, la sua luccicante moneta, e all’allegro “cucarachero” che dai portici d’estate me diceva: buon pomeriggio, e rubava paglierini al dorato crepuscolo per imbastire il nido, come caldi respiri di cinguettii. Faccio menzione del bizzarro “carpintero”, decoratore del suo rotondo nome nella parete delle corteccie vegetali; e anche del angelico “azulejo” –colore di occhi di bambina– E del “turpial” alzato che con rametti della sua voce fischiante disperse le onde del calore invisibili. Qui io

fermo al “colibrí” ondulante nel suo rumore di pazzo velluto; e al

“pielerito” arcigno, bevitore di sole

in “cuencos” dell’alba; ed al furioso

“arrendajo” che nel loro nido si espande, inchiodato al picco l’iniziale del grano. Negli alti legnami, alla riva del venerdì, è corona di una sola spina il “cristofué” credente; e nella sua camera dei giovani spruzzi già è signora solitaria la “soisola”. Il eretto “cardinal” apre nelle foglie concistori di porpora leggera, e il “tordito” visitatore persegue le donzelle per baciarle le mani di illuminato becchime. La “tórtola” lontana vive nei frumenti, e il “chirulí” provinciale va invadendo le grondaie con sole di questo poema. Io corono il mio canto con voi, salutatrice “golondrinas”, che ritornate della mia Patria nella vostra bruna “saeta”. Quale dolce memoria strappate alla vostra testa? Che gioia giovane, che capo triste mi portate di lei? Ma torno al boschetto di 218


orchestrali suoni

e sottoscrivo con la voce del

“gonzalito”, goccia di canto,

minuscola corda, punto finale della famiglia. ¡Vi consegno quindi all’aria, predicatrice dell’alba, e con la mia mano peccatrice che ieri accarezzo i frutti camminanti, riesamino i vostri ardenti piumaggi e polso

quelle corde che vi fraternalizzano con i cieli cantanti! (Dal poemario

Materia de eternidad. Roma, 1956. p.p. 41-43). Sorprenderà sempre la poesia di Juan Beroes, per la loro densità spirituale e la bellezza come nord sicuro del testo; per la sua ricchezza esperienziale fluida attraverso il tessuto delle parole esaltate nella proprietà di una elocuzione robustamente bella, per la sua lirica costruita nel religioso silenzio del suo giardino interno al riparo da qualsiasi concessione avara con danni per l’arte e anche per l’anima. Esigente nella scrittura, nell’amicizia, nel silenzio e genuino amore per la sua patria ei suoi uomini, nella qualità e nel rigore creativo. Perciò lascio per il divertimento dei buoni lettori più di una dozzina di poesie immortali, con le quali la sua ombra e il suo mito varcheranno con impeccabile dignità e solitudine di sempre, dalla mano della bellezza e del sentimento, per i sentieri dell’eternità. (Dal libro Paseo por el bosque de la palabra encantada. Mérida, ULA, 1977. p. 35). Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2012/05/las-flores-juan-beroes-ecopoeta.html Lubio Cardozo15, Las flores y aves de Juan Beroes, ecopoeta venezolano. Miércoles 2 de mayo de 2012.

15

Ecopoeta venezuelano , professore della Universidad de los Andes, stato Mérida, Venezuela. 219


Il Café: un arbusto ecologico generatore di bene al humanus - Testimonianza di due ecopoeti e un romanziere Il Caffè –Coffea arabica L. Fam Rubicaceae–

datore

dello

squisito

caffè è un alleato solidale della foresta. Entrambi sono necessari, la foresta

la

penombra

indispensabile per la vita, il caffè a sua volta richiede all'agricoltore di mantenere selvatica

l’indispensabile in

questo

ricompenserà una sicura

fronda

modo

ricchezza

onesta. Arbusto allora, ecologico e bello, produttore di molteplici risorse per gli esseri umani, l'intensità del verde del suo fogliame rinvigorisce le sfumature del paesaggio, quando “las florece” il vivace bianco dei suoi fiori insieme alla sua fragranza esalta elementari sentimenti estetici del agricola; il carmine dei suoi frutti al maturare fa felice l’ambito rurale nominato nell’antichità latina il Amenitatis Ruris, alla quale si aggiunge la speranza di buon reddito per l'agricoltore. La bevanda del caffè è la più consumata al mondo –dopo quella alcolica– tale da garantire un mercato affidabile, sempre in crescita, la redditività non delude mai gli investimenti. La lunga catena degli spazi di commercio del settore si traduce anche in posti di lavoro abbondanti, impieghi, in ogni caso. Afferma al riguardo il botanico Jesús Hoyos nel suo libro Frutales en Venezuela –Caracas, La Salle, 1994–, "La produzione di caffè in Venezuela, nel 1984 è stata di 61.000 tonnellate per un valore di 575 milioni di bolivares" –p. 251 –. Ha iniziato l'agricoltura in Venezuela tra il 1783 - 1784 sulle fattorie al di fuori della città di Caracas. Il processo di questo evento lo registra in una prosa eccellente lo scrittore Aristides Rojas, nel suo resoconto storico affettivo etichettato LA PRIMERA TAZA DE 220


CAFÉ EN EL VALLE DE CARACAS. Si collega a questo evento tre nomi famosi, il sacerdote José Antonio Mohedano, il farmacista Bartolomeo Blandin e il padre Pedro Sojo. Curiosamente la coltivazione di questo benefattore arbusto è stata collegata allo sviluppo musicale di Caracas e le zone circostanti. Aristides Rojas dice: "Quando si parla dell'introduzione del caffè nella valle di Caracas, ha ricordato l'arte musicale, in un momento in cui il signor Blandin e Sojo, svolgono un ruolo importante nella filarmonica della capitale. I ricordi dell’arte musicale e la coltivazione del caffè sono per il campo di Chacao quello che per gli antichi castelli feudali le leggende dei trovatori..." –Oscar Sambrano Urdaneta, Tradiciones venezolanas. Caracas, Ministerio de Educación, 1964. P. 54–. Due poeti venezuelani scrivono sul cafeto con ammirevoli filiali ecologiche, nel secolo XIX Gonzalo Picon Febres –Mérida, 1860 - Curaçao, 1918–. Gran parte del lavoro lirico di questo esemplare merideño ha cantato alla vita rurale delle Ande venezuelane - ¡Trovatore della georgicidad! – cosí ha elogiato anche in uno dei suoi versi la singolare flora delle montagne merideñas –sativa o selvatica– insieme con il suo paesaggio di valli strette, faldas, vegas, páramos e, naturalmente, l'uomo e la donna contadina abitanti dei villaggi di questa “alomada” geografia. Ha composto questo bel sonetto sul caffè, preso dalla sua collezione Claveles encaramados y amarillos. Curazao, 1983. P.54–. Gonzalo Picón Febres IL CAFFÈ Nella Vega, in cima, sulla spianata luce il caffè e i suoi limpidi verdori e coprendosi va di bianchi fiori al sonante gorgogliare del ruscello. Rossa come la splendida fragranza gonfiata e di dolcezze, a poco detiene in mazzi vivitori la frutta già melliflua e condita. Rico nettare dopo, fragrante da fumo in tazza blu di porcellana cinese, dove la sfumatura d’oro lampeggia. E nel ascendere alla regione divina da cui emerge il ritmo dell'idea Diventa strofa pellegrina. In questo secolo la poetessa caraqueña Nada Salas nel suo poemareio Raigambre – Caracas, 2001– celebra il regno vegetale del Pianeta Blu in più di un centinaio di odi. Sa leggere con saggezza questa sublime trovatora lo spirito delle piante. Con

221


la stessa devozione per gli scenari botanici del Nuovo Mondo del cantor della "Zona Tórrida" Andrés Bello. Essa ha versato con maestria nelle strofe del suo poemario Raigambre le canzoni dei genitori alberi percepite dall'incanto del verdore, attraverso la costante presenza del incrociamento ludico degli enti della natura vegetale con la ventura intima del umano, e così ha scritto circa il benefattore arbusto: Nada Salas L’ ALBERO DI CAFFE IN FIORE Coffea arabica Reincarnato nella eredità del fogliame “Albean” profumate righe fi astros breve in nostalgico trance scrutanno la tazza celeste da dove in tempi passati versavano i suoi splendori prima che diventino perline colorate prima che il fuoco l’arrostisca e l'aria venga insufflata con le ceneri del suo candore prima che il suo rosso odore umidisca l'umile tazza di nuovo voglio cantare ai loro rami costellati di candidi germogli –Raigambre, pag 24–. Il narratore venezuelano Manuel Díaz Rodríguez –Caracas, 1871 - New York, 1927– racconta di maniera patetica la vita contadina nei villaggi della coltivazione del caffè del centro-settentrionale del paese nel suo eccellente romanzo Peregrina – Madrid, 1922–. Anche se la favola del libro tesse un racconto d'amore tragico tra gli abitanti dei villaggi, in fondo le sue pagine rendono omaggio a questo bellissimo arbusto ecologico, così importante per l'economia di questa regione tra i secoli XIX e XX. Con il magistrale paragrafo finale, questo opera conclude anche questo scritto per la Fondazione Azul Ambientalistas. "Dominò di nuovo il silenzio e nella notte calma e silenziosa si diffuso un profumo di gelsomino. Già mezzo aperto tutto il giorno, appena si è aperta quella notte il fiore di caffè. E il giorno dopo spuntò la piantagione di caffè tutta bianca. Sotto di una savana di neve fragrante e fiorita si nascondevano il nero, il verde e il grigio dei tronchi. Era come se la piantagione di caffè si avessi agghindato in donazione della che presto, inerte e muta, doveva passare sotto il baldacchino del loro gelsomini di neve. Era come se la piantagione di caffè si avessi messo a ordire e

222


offrire, in una stessa stoffa della natura in fiore, in una sola volta il velo di nozze e il sudario del fiore che è nato ed è morto nel suo confine, sorella di candido "abrilito" e il "giglio" in viola, confidente e amica profumata "buon pomeriggio", compagna di silvestre "non mi dimenticare" e "eliotropio”,... –Manuel Díaz Rodríguez, Obras selectas. Caracas, Edime, 1968. pp. 459–460–. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2012/06/el-cafe-un-arbusto-ecologicogenerador.html, Lubio Cardozo 16 , El Cafè: un arbusto ecològico generador sòlo de bienes al humanus - Testimonio de dos ecopoetas y un novelista, Jueves, 7 de junio de 2012.

16

Ecopoeta venezuelano , professore della Universidad de los Andes, regione Mérida, Venezuela. 223


Testimonianza poetica di Omar Khayyam dove oggi solo rimane il diserto Omar

Khayyam

è

forse

il

più

importante poeta del Medio Oriente, ha dimostrato la sua grandezza sulla pietra di paragone della storia: la sua poesia è sopravvissuta a un migliaio di anni ed è stata tradotta in tutte le lingue occidentali. Nato in Persia, ora Iran, nella città di Nisharpur (10401123 a.c.). Notevole matematico e astronomo del suo tempo, ma la sua migliore forza dello spirito la versò nella poesia nelle sue famose quartine, raccolte queste nel suo libro Rubàiyàt. Molti orizzonti artistici ed esistenziali si incrociano nel Rubàiyàt: su un linguaggio nuovo per l'epoca –"la selvaggia chiarezza dei suoi versi" ha scritto una volta Harold Lamb, uno dei suoi biografi moderni– dove identificava poesia e libertà, ha utilizzato il ludismo espressivo veicolo del suo coraggio, in uno stile spensierato ed irriverente, Omar Khayyam rivelarà volontariamente al mondo le sfumature drammatiche della società persiana, d’allora, ma senza permettere di essere sopraffatto da ciò, cantò di modo meraviglioso alla celebrazione della vita, all'amore, alle donne, al vino, in fine. Ora, anche se non intenzionalmente “ex profeso” lasciarà nei suoi versi la testimonianza del bellissimo e robusto ambiente vegetale della Persia di quei lontani secoli. Sono passati mille anni da quando si hanno fatto conoscere le quartine di Khayyam. Oggi il paesaggio del Medio Oriente è dominato dall'arido, il deserto. Non appare mai nei versi del Bardo di Nishapur il deserto, al contrario, l'esuberanza del fitta vegetazione viene esalta. Se l'opera letteraria sostenuta sulla spontaneità e la franchezza non nega mai il suo paesaggio, quindi non avrà nessun dubbio sulla legittimità del contesto della sua poesia. Emerge costantemente nei suoi versi il vasto verde della sua efficace comarca.

224


“Risplende la luna di Rabadán. Bagnerà di luce al sole, mattina, una città silente. Dormiranno i vini nelle caraffe e le giovani donzelle all'ombra dei boschi ". Attraversano in modo rivelatore il suo linguaggio poetico i fiori: narcisi, eglantine, tulipani, giacinti, viole, rose. Inteneriscono la sua lettura frasi come "campo fiorito", "prato verde", "rosso tulipano di primavera." Ci sono con molta frequenti le sue emotive espressioni erotiche, voci quali giardini, boschi, ruscelli, usignoli, rodedal, farfalle, fronde, giungle, ed in fine un vera policromia selvatica. "Figura in questo mondo un giardino di rose. Farfalle le sue visitatrici. I nostri musicisti i giubilanti uccelli. ... Quando ne rose ne fronde ci siano rivelarano le stelle il mio giardino di rose e i tuoi ciuffi la mia giungla". Attraversò, in modo indiscutibile, con una chiara coerenza della percezione, lo epocale il suo corpus lirico, le sue ballate, con esso il paesaggio della sua amata terra dove prevaleva, sulla sabbia marrone di oggi, una volta piante, foreste, lo selvatico. Proprio a quel vigore vegetale si è dovuta la elevata luminosità e la serenità delle composizioni liriche di Rubàiyàt... Rimane agli ambientalisti ed ecologisti rispondere alla seguente domanda: Che cosa è successo con tanto verde? Oppure, parodiando il fondatore della poesia spagnola, Jorge Manrique (XV secolo a.c.), prestiamo le sue parole e il ritmo per dire .../ che sono stati, se non spruzzi/ dei prati?” Chiudiamo questo scritto con una quartina di Omar Khayyam, "«Lozanea» il volto delle rose la brezza primaverile, accarezza la mia ben amata nell’ombra «azulada» del giardino. La ventura di questo momento godo, la irresistibile dolcezza del presente".

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Attualmente Iran ha una superficie di 1.648.000 km2, con il 70% del suo territorio, desertico o semidesertico. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2011/12/testimonio-poetico-de-un-verdordonde.html, Lubio Cardozo, Testimonio poético de un verdor donde hoy sólo quedan desiertos. Domingo, 4 de diciembre de 2011.

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L’orfico e lo chiaro in due poesie ad un medesimo fiore[17] “Con le azioni gradite agli Dèi il tuo umore fa felice, poiché essa il più alto dei profitti contiene”. Baquilides, Epinicio III. Ci sono diversi nomi nel sermo ruralis per l’arbusto e il suo famoso fiore “signora di notte”, è anche chiamata il “fiore del ballo”, “regina della notte”, “fiore di notte”. Si hanno occupato del fiore alcuni botanici nel paese. Henri Pittier ha studiato il fiore brevemente, lo chiama (per sineddoche) “regina della notte” nel suo Manual de las plantas usuales de Venezuela. Caracas, 1970. p. 359, quello che ha dettagliato il cespuglio con piú estensione è Jesús Hoyos nella sua Flora tropical ornamental. Caracas, 1978. p. 82, abbiamo selezionati alcune righe di questo testo: “Originario dell’America tropicale, è ampiamente distribuito dal Messico al Brasile, tra cui Le Antille. In Venezuela cresce allo stato selvatico nelle zone calde del nord del paese e in forma di coltivo nei cortili e giardini urbani. [...]. Fiori bianchi, grandi, vistosi, profumati, che si aprono la sera. Hanno un lungo tubo floreale da 14 a 30 cm di lunghezza, con il quale sono proiettati al di sopra e lontano dal margine dei rami”. Appartiene alla famiglia Cactaceae, il termine scientifico: Epiphyllum oxypetalum. Devono scartarsi di questo panorama espositivo due ben

noti, Soanaceae:

“signora di giorno” –Cestrum diurnum– “signorina di notte” -Cestrum nocturnum- entrambi altrettanto di fiori piacevolmente profumati.

In spagnolo “La Flor” è un sostantivo femminile, ma è maschile in italiano “Il Fiore”. Noi in questo caso tradurremo in spagnolo al femminile ogni qual volta il fiore venga definito come per esempio: Signora, Regnina. 17

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Rosalina García consacra nella sua collezione De intima brasa. –Caracas, 1987, p. 64– un poema intenso al fiore di questo arbusto, “SIGORA DI NOTTE”. Carlos Augusto León ai suoi lettori, nel suo libretto lirico Juegos del yo. Caracas, 1989, gli dona l’ultima oda –su trasparenti versi– di tale volume, etichettato “FIORE DEL BALLO”. Le due poesie, anche se profilati intorno alla stesso fiore, si differenziano nel essere, altrettanto nella genesi, della creazione poetica. Nasce uno da un fare composizionale orfico, quello di Rosalina García, l’altro è stato imbastito al ritmo di una disposizione razionale. Nel primo la bellezza al segreto si fonde, nella secondo la bellezza diafana sui sentimenti espressi cavalca. Qual è l’orfico nella lirica? Ciò significa che l’orfico nel poema la musica dello nascosto portatrice di saggezza dal “senso interno -Kant-, dello saputo, del “vedere” anticipatore, della anamnesi scappata della notte dell’esistenza. Esce fuori questa singolare “melopeya” alla penombra, la rivelatrice armonia della occulta saggia bellezza -kalosofia- situata al di là della verità limpida del viso della natura –del phainein physeos–. Carica nel suo seno l’orfico una densa musicalità impregnante delle parole dei versi, essa mai il suo assoluto svela ma lascia sentire il suo opaco rimbombare lontano. Poeticizza il trovatore orfico, sebbene a volte non si percepisca così, dall’orlo stesso della morte –intellettualizzato, non reale– se non guardando verso la vita. Davanti, quindi, alla ventura al limite dell’abisso –concettualizzato– sentendo sul collo lo spesso fiato emesso dell’enorme bocca del drago del Nulla. Arrivano tali suoni all’anima, nutrono i sentimenti, incarnano le voci. Commuovono quando vanno oltre, si tramutano in versi le cui parole solo trascinano presentimenti, emozioni trasfigurate per catturare in ritmi pensanti, in

saggia melodia, con

inquietante certezza, i distanti squilli delle campane del timore reverenziale, il rimbombare delle porte di ferro arrugginito del arcano. Raggiunge, dunque, la poesia orfica –qualsiasi breve, possibile, istante– alcuna latitudine del sacro. Nella letteratura l’orfico in nessun momneto giace in un culto esterno estetico o una offerta per il mistero che va nella sua ricerca, no: appartiene l’orfico alla condizione innata di alcuni poeti, un invito proveniente dall’interno della creatività stessa del bardo, la quale si assume o si scarta.

228


Potrebbe essere concettualizzato l’orfico nella semplice composizione mediante l’idea della pulchritudo oscura nel suo dire poetico –la bellezza segreta, nascosta, difficile–. Platone mette in bocca di Socrate nel dialogo Ippia Maggiore, questo finale assioma: “Le cose belle sono difficili”. Messico, Porrúa, 1972. p. 247. Indica la prima condizione pulchritudo oscura, la libertà, assoluta, del pensare. Al’emergere, plasmarsi, nella scrittura la voce interiore del poeta lo fa attraverso un ordito di versi il cui significato risulta opaco al lettore, questo, allora, indaga poi nella sua illustrazione, cogita, contempla. I vocaboli mediante essa musicalità emanate dal rimbombare dei bonces del mistero, riflettono nella sua strada al chiarore fertili sentimenti spirituali artistici, reminiscenze di quello dimenticato, segnali provenienti dai sogni “irrumpientes” nello stato di veglia. -“Tutto intorno qua e là, variamente imitato, si trovano i sogni vaghi come picchi c’è in un campo di grano maturo” [...]. Ovidio, Las metamorfosis. México, Porrua, 1977, p. 162-. Con questi sedimenti di stato d’animo i livelli

evocati

dalla

cantiga si

conformano, il tessuto dello enigmatico, quindi, del corpus odico, deriva lo poetico. Ecco, l’oda di Rosalina García, “SIGNORA DI NOTTE” [...]

bellico

annuncio mi portai la congiunzione del astro con il fiore; così inebriante era il suo profumo come “acerado el brillo” della stella. Analfabeta dei cieli, Evoca la saggezza degli antenati, Nascosto tra le rovine delle foreste. Uno di loro mi ha lasciato questa daga”. Fornisce la prima strofa di un essere al

fiore di quel

arbusto, estratto

dall’orizzonte della cadenza videnziale, del melos, l’aroma, “acerado brillo”, della notte aggiogata al suo corteggiamento di entità infinite. Rivela, così, la natura poetica di quella presenza botanica. Decifrare, attraverso i suoi ritiri nella contemplazione di sé il giullare, nella seconda strofa un “sapere” delle “rovine della giungla”, ottenuto dalla faccia della stella bianca del fiore profumato quale lacrima della Luna –viso, advocazione della Dea della vita selvatica, Dea Diana– Comprende la terza strofa un verso solo. Traduce il livello evocato della metafora, “daga”, il livello relativo di: la parola? Il dono dato dalla foresta? Illuminando la natura orfica della “signora di notte” questa in cambio li svelò mediante l'incantesimo del “profumo” nella “bellica” notte della giungla, la ”daga”, la 229


parola, ovviamente, convertita nella cantiga stessa, essa laude, essa aria di notturno schubertiano, in questi otto versi. Orfeo –il mistico re, musicista tracio– dopo la morte del suo Euridike non canto più all’allegria, alle gioie con la sua ninfa nella foresta. Ritornerà Orfeo nella sua futile ricerca di driade nel paese di Hades, il regno dei morti, l’arcipelago del Nulla, solo con la memoranza di Euridike tramuta in lamento, solo un pezzo di tramonto fatto nostalgia. “Esencian” ora i loro canti voci di quello che é nascosto, emerge

un paesaggio interiore scuro, profondo, enigmatico, malinconico. Ebbe

inizio cosí nel mythos, questa dimensione della lirica. Un pó dopo, già visibile nella pianura della storia letteraria nel primo grande spazio della classicità, il paradigma della poesia orfica lo rappresentará –tra le sue tante altri virtù scritturale– Pindaro –circa 520-440 a.c–. Parallela –relativamente- a questa entità composizionale Odica altro fu scritto sulla lunga strada della letteratura occidentale, questo invece versava nei versi la lirica esponente, riflettente, della realtà immediata, lo circostanziale del poeta, lui stesso con i suoi sentimenti, le intime emozioni, i piaceri somatici dello erotia, i dolori “aposenianos” nella psiche: la natura nel suo significato biologico, geografico, paesaggi, i boschi, i fiumi, il mare, in particolare il Sole: la luce alla logicità notoriamente assiste; presenti nelle stesse dimensione le passioni del humanus, le paure davanti il male, l’amore immerso nel labirinto dei suoi strati -il conflitto del Eros-. Sempre fedele alle percezioni di queste multiple “essistenze”, per questo impiego la parte della sua mente più efficace per enunciare la vita: la ragione. Portavano quelle composizioni le loro necessarie attinenze: la musicalità per la fortunata gestione delle risorse

espressive artistiche del linguaggio, più

l’emotività, l’affettività, la suggestionabilità, ma monitorate dalla logica insieme alla patetica vocazione dalla realtà. La ragione, pertanto, circa lo scrittore aveva lasciato cadere il suo mantello, il lampo del fulmine prevalse sul suo spirito. Ebbe origine così nelle cantigas l’idea della pulchritudo chiara, rationalis –bellezza trasparente, sollevata sul limpidom ordito disposizionale dei versi–. La pulchritudo chiara, rationalis trovo in Orazio –Quintus Horatius Flaccus: 65-8 a.c.– il suo esponente più ricercato nel capitolo latino dell’Antichità Classica, si espanderà quella brillantezza nata dal fulmine della ragione per il occidentale del 230


mondo, arriverá a Venezuela aggiogato all’origine della sua singolare poesia, che a sua volta coincide con l’avvento della Patria resa indipendente, libera, autonoma, sovrana. All’interno di questa concezione della creatività umanistica Andrés Bello costituisce la sua opera lirica il paradigma della pulchritudo chiara, rationalis nel Continente Latinoamericano. Dovrebbe chiarire, forse, quest’altra dimensione del odica la frase di un filosofo che ha affermato di un aspetto nell’essenza dell’arte: “il reale gli dà all’uomo lo splendore fino ad allora nascosto” –M. Heidegger, Ciencia y meditación–. In questa contemporaneità, in questo spazio intellettuale, i canti di Carlos Augusto León si trovano. Ecco qui la sua elegia “IL FIORE DEL BALLO... Ero nella mia tristezza e improvvisamente aprì “il fiore del ballo”, quella dei lunghi petali che scoppiano di bianchezza... Solo una volta all’anno riempie tutta la notte la sua fragranza, muore all’alba. Ero nella mia tristezza e mi son detto ben vale la pena di vivere per guardare cose come queste, anche solo una volta all'anno”. La disciplina intellettuale di Carlos Augusto León costruita sulla ideologia del materialismo scientifico engelsiano gli ha impedito di addentrare la sua poesia nelle stanze spirituali artistiche dell’orfico, dello enigmatico, dell’oniria, sempre ha mantenuto i suoi versi inscritti tra i confini di una bella espressione di alta suggestività alla pari di una radicale trasparenza, più controllata –monitorata– dalla passione del fulmine della logica, senza rigettare l’implicito sentimento “natal”. Nel suo libro Los dísticos profundos. –Caracas, 1984. p. 64– scrive [...] “Vorrei per i versi la chiarezza del trinco.” [...]. Sia dal luccichio del tramonto o sotto il bagliore del fulmine, i due poeti con la profonda voce della sua anima hanno composto due meraviglioso odi, molto diverse, ad un stesso fiore della botanica nativa, “la signora di notte”, detta anche “il fiore del ballo”. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2012/06/lo-orfico-y-lo-nitido-en-dos-poemasuna.html Lubio Cardozo, Lo órfico y lo nitido en dos poemas a una misma flor. Miércoles, 6 de junio de 2012.

231


Nuvole d’acqua e gli alberi nella ecopoesia di Carlos Augusto León Prima

dell’accettazione

linguistica

definitiva del termine ecologia –ciò che i francesi dicono ”avant la lettre”– in alcuni dei primitivi poeti hispanoamericani giá c’era la preoccupazione e

l’ira

per

dell’ambiente

l’avida naturale

distruzione in

questo

Continente, il Nuovo Mondo. A

questo

proposito,

su

questa

preoccupazione, nello spazio letterario venezuelano si sono potuto trovare questi illustre nomi: Andrés Bello (Caracas, Londra, Cile, XIX secolo), José Antonio Maitin (Choroní, stato di Aragua, XIX secolo), Abigail Lozano (Valencia XIX secolo, in Venezuela), José Ramón Yépez (Maracaibo, XIX secolo), nel XX secolo tra i suoi rappresentanti più cospicui sono Juan Beroes (San Cristobal-Caracas 1914-1975), Carlos Augusto León (Caracas, 1914-1997 .) Carlos Augusto León si è occupato nelle sue liriche abbondanti di dissimili aspetti del suo tempo: l’amore, l’arte, la scienza, lo sociale, lo politica, l’amicizia, la pace, la famiglia, ma attraversa tutti questi orizzonti delle sue composizioni un denominatore comune il suo intenso amore per la natura selvaggia alla pari con la sua angoscia dolorosa davanti al progressivo deterioramento dell’ambiente, il paesaggio, a causa della irresponsabilità di molti coperti dalla indifferenza degli altri, questa complicità dissimulata ha portato quale immediato corollario l’impoverimento dei molti livelli dell’esistenza di humanus. Tra i molti versetti dello scrittore Carlos Augusto León sul particolare offriamo ai lettori due poemi.

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NUVOLA D’ACQUA Venite al “tranquero”, Nuvola d’Acqua, Nuvola d’Acqua... (Canzone di mungitura, Venezuela). Per migliaia di anni, Ogni giorno, Nuvola d’Acqua... La vede avvicinarsi il contadino, assetato per la propria terra e comincia a sentire una intima e umida gioia. È “acqua del cielo” che era una volta dei fiumi e il mare, quella che a essi ritorna e a innaffiare coltivazioni o semplicemente a fare piccole pozze dove giocano i bambini. Nuvola d’Acqua. Fiore del più alto stelo, nuvola candida, che si porta il vento e dove tu vada non è altro che pioggia pura, benvenuta. Ora ci sono altre nuvole, quelle del amaro fumo, di acidi nascosti, scorie atomiche, di veleni che esalatano le città. ¡Come era chiara l’aria, quando solo c’era nuvola d’acqua, la stessa che ha dato nome a una mucca, Nuvola d’Acqua, Nuvola d’Acqua prima! Dalle sue Poesíe: El río fértil. Caracas, UCV, 1980, p. 440. VOGLIO CANTARE UN ALBERO Agli studenti della 5° elementare della Scuola Rurale Guaicamacuto, che mi hanno chiesto una poesia. Voglio cantare un albero nella loro bellezza breve: le sue foglie di gioia, il tronco di fermezza. Voglio cantare la linfa che passa per le sue “entrañas”, più pura del torrente che scorre tra le montagne. E la radice nascosta, modesta nel suo compito: alimentare l’albero senza che nessuno la veda. Voglio cantare qui il vivente legno che sarà l’immobile letto o la barca che viaggia. Voglio cantare il fiore che fa felici i sensi e

il frutto dove sperano i sapori

addormentati. Voglio cantare un albero nel suo esatto verdeggiante, senza aggiungere nulla tranne il mio amore. E voglio che i bambini scherzino nella sua ombra e ascoltino come il vento tra i rami gli nomina. Dalle sue Poesie, El río fértil. Caracas, UCV, 1980, p. 66. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2012/05/nubes-de-agua-y-arboles-en-la-ecopoesia.html Lubio Cardozo, Nubes de agua y árboles, en la ecopoesia de Carlos Augusto León. Jueves, 3 de mayo de 2012.

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7. I Vertici

234


Cime Tempestose e Vertice sul Cambiamento Climatico, due storie comparate Nel romanzo Cime Tempestose – Wuthering Heights l’unico romanzo scritto di Emily Brontë–, si racconta una storia drammatica, tragica. La trama si sviluppa in due fasi, in una fattoria, chiamata Thrushcross

e in

una Villa di una ricca famiglia, che si trova sulla cima di una collina non lontana dalla fattoria. Secondo molti analisti, nel romanzo è complesso scoprire la simbologia nascosta dei personaggi e l’ambiente. Si dice che la cima è una sorta di inferno e la fattoria dei Thrushcross è il cielo, il paradiso. Non è difficile indovinare la ragione di questo, le scene più violente e più indolenti sono quelli appartenenti alle cime, mentre la parte tranquilla e silenziosa alla fattoria. Si tratta di una storia di crepacuore, di odio e di follia, di vita e di morte. Inizia con l’arrivo alla fattoria di un bambino, portato dal padre di famiglia da altrove. Non sappiamo da dove è uscito questo bambino che ben presto distruggerà completamente la tranquilla vita della sua famiglia adottiva e quella dei suoi vicini. Alcuni autori ritengono che i personaggi coinvolti in questo melodramma sono l’alter ego l’uno dell’altro. Infine, Cime Tempestose è una storia affascinante e senza affetto, una vendetta che dura fino alla fine, e un capriccio che andrà ancora più in là. Si tratta, in breve, di una tragedia complicata. Il Vertice sul Cambiamento Climatico, dal modo in cui si sono svolti, rientra nella categoria di storie romanzate. Drammatico lo stile delle migliori soap opera di “Corin Tellado”, oltre tragiche, tempestose e imbarazzante. Drammatico, perché il pianeta deve ora affrontare le peggiori inondazioni, siccità, e un allarmante aumento del livello del mare a causa del surriscaldamento causato da un secolo di industrializzazione. Qualora il tasso attuale di emissioni di anidride carbonica (CO2) derivanti dalla combustione di combustibili fossili, prevede per il 2100, una 235


temperatura media della Terra tra 1,8 e 4 gradi centigradi, che di superare i 2 gradi, le conseguenze saranno incontrollabile. Negli ultimi cento anni la temperatura è aumentata in media di 0,74 gradi e il livello del mare è salito tra il 10 e 20 centimetri dalla scioglimento dei ghiacci in Groenlandia e nell’Artico e l’espansione termica dell’acqua a seguito del calore. Gli scienziati più ottimistiche stimano che il mare si alzerà tra i 18 ei 59 centimetri in più entro il 2100. Per altri scienziati più prudenti stimano per i prossimi 50 anni che la piena può essere compresa tra uno e due metri rispetto al 1990. Colpendo a milioni di persone che vivono in costiera, delta dei fiumi, sulle rive di laghi o la completa scomparsa di interi paesi del Pacifico, come le Maldive e Kiribati, che saranno sommersa da due metri sul livello del mare. L’uomo ha rotto il fragile equilibrio dell’effetto serra, un fenomeno naturale per cui il vapore acqueo, CO2 e altri gas trattengono il calore che irradia la Terra. Con attività come combustione di combustibili fossili (soprattutto carbone e petrolio) e la deforestazione siamo passati di emettere nell’atmosfera circa 2.000 milioni di tonnellate di CO2 nel 1850 a 35.000 milioni attualmente, di cui meno della metà vengono assorbiti dagli oceani e dalle foreste. Tragico, tempestoso e imbarazzante, perché con il Vertice di Cancun, sono stati fatti 16 vertice sui cambiamenti climatici (Vertice di Berlino, Vertice di Ginevra, Vertice di Kyoto, Vertice di Buenos Aires, Vertice di Bonn, Vertice dell’Aia, Vertice di Marrakech, Vertice di New Delhi, Vertice di Milano, Vertice di Buenos Aires, Vertice di Trieste e Vertice di Cancun). Mega Vertici come il di Bali, Rio de Janeiro e Johannesburg o mini-vertici, come Cochabamba. Oltre a questo, 5 mila attivisti ambientalisti sono stati arrestati per disturbo dell’ordine pubblico durante questi eventi. Cioè, 16 incontri sui cambiamenti climatici, per non concordare su nulla. O concordare tra alcuni, ma senza compiere. Imbarazzo mondiale, dal modo in cui si continua ad affrontare il destino del pianeta Terra e tutti i suoi abitanti. A differenza del romanzo Cime Tempestose, i principali attori coinvolti in questi Vertici –i rappresentanti dei paesi più inquinanti– non nascondono le loro responsabilità e se sono chiari nell’ambiente che li toccano. Si fanno sentire come i padroni e signori del Palazzotto, del pianeta. E comunque sono degli indolenti. La fine delle due storie è la stessa: L’indifferenza verso la natura, l’odio e la follia della 236


razza umana, e la vita impegnata di persone innocenti sulla soglia di una grande tragedia. La soluzione è nelle mani di coloro che fanno i vertici. È, nell’azione da ciò che facciamo oggi, dalla più locale, più quotidiana, per contribuire a preservare la natura. La missione di salvare il mondo è il compito degli ambientalisti. Dove la vostra ragion dessere è quella di difendere la vita fino all’ultimo battito cardiaco, senza esclusione di nessuna specie. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

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L’altra faccia del Vertice di Cancun COP16: due anni dopo Al di là delle conclusioni formali o protocollari, i giornalisti, partecipanti che

non

rappresentano

alcuna

delegazione, curiosi, lavoratori del settore alberghiero, i traduttori o la gente del posto sono stati anche testimone di eccezione del dietro le quinte di questo evento. Scriviremmo in questo articolo, alcune di queste impressioni. La rappresentazione dei giapponesi, ha fatto come quando in una partita di calcio, la squadra che sta vincendo negli ultimi dieci minuti prima della fine della partita: fermare, rallentare la palla fino all’ultimo fischio. Cioè, rallentarono qualsiasi accordo, con lo scopo di non firmare nulla. Continuerano uccidendo balene e delfini per mangiare sushi. I cinesi hanno ribadito il loro impegno a non continuare a inquinare. Impegno ripetuto nei 15 precedenti vertici. Gli Stati Uniti hanno dimostrato una grande comprensione di ciò che sta accadendo nel mondo e promettono che essi sono disposti ad “andare avanti” sulle questioni ambientali, e che nel prossimo vertice ne parleranno. I paesi-isole del Pacifico, che sono sul punto di scomparire nel profondo delle acque del mare, hanno spiegato la loro preoccupazione. Uno scienziato spontaneo, che era tra il pubblico, prende la parola e ha presentato il suo progetto di racchiudere questi paesi-isole in cupole di vetro in modo che rimanendo somersi dalle acque, loro rimarrebbero tutti vivi al loro interno. Tutti applaudirono per l’audace proposta, compresi i rappresentanti dei paesi sviluppati, fino a quando ha detto, il vivace oratore, che questo progetto richiedeva un trilione di dollari, ci fu silenzio assoluto, e un minuto dopo, tutti hanno continuato a discutere di altre questioni e si sono dimenticati dello scienziato pazzo.

238


La delegazione della Bolivia, in tutti i suoi interventi domandò se avrebbero rivisto ciò che loro avevano proposto nel vertice di Cochabamba. Nessuno è stato in grado di chiarire questa preoccupazione, e così decisero di rimettere tutto in discussione negli anni successivi. Il relatore della Comunità Europea, ha letto un discorso, così lungo e noioso, che la delegazione cubana era gelosa, perché sono i re dei lunghi discorsi. Come Obama non ha partecipato, non c’è stato lo show. I gruppi anti-globalizzazione, hanno pensato che sarebbe stata un’altra buona occasione per gridarli quattro urli all’impero. Quindi, sono state rinviate diverse marce, per non dire che sono stati raffreddate. Si è pensato all’ultimo minuto, che Hilary Clinton se fosse venuta, e tutti erano pronti a montare la nuova concentrazione, anche se l’impatto mediatico sia stato meno, ma comunque, nessun gringo è apparso e scoraggiati alcuni hanno visto gli striscioni e i volantini. La delegazione indigena e contadina, come altre organizzazioni ambientaliste, hanno detto che non avrebbe sprecato il viaggio e hanno fatto la loro protesta, quasi da soli, ma hanno fatto le loro cose. Quindi, finalmente iniziò una marcia e caravan contro i Yankee. Hanno accusato la Banca Mondiale e la Banca Interamericana dello Sviluppo per partecipare alle negoziazioni sul Cambiamento Climatico. La marcia si è conclusa di fronte agli impianti di una delle catena di supermercati “Walmart” perché, hanno spiegato, è una transnazionale che dovuto al fenomeno della globalizzazione arriva ai paesi in via di sviluppo e fanno fallire alle imprese nazionali più piccole. Non l’hanno fatta di fronte ai McDonald, perché l’installazione era molto trascurara e molto lontana. Alcuni avevano inizialmente proposto di protestare presso gli alberghi, perché quasi tutti sono anche delle reti transnazionali, ma hanno deciso che meglio di no, perché potrebbe influenzare sul turismo nella zona. I giornalisti sono stati veramente infastiditi, come si dice in Messico, più noioso che “ballando da solo con la suocera in una festa”. Il presidente del Messico, consultò i loro consiglieri se ne valeva la pena o no di pubblicare i risultati alla chiusura. Loro hanno raccomandato che quello più prudente era di chiudere l’evento e basta —è sicuramente una persona seria—, e 239


che, in assenza di quasi tutti i presidenti era meglio ignorare la foto protocollare. Inoltre, il governo della città di Cancun, ha promesso di avere una maggiore sicurezza per il prossimo vertice, perché anche se distribuiti oltre 6.000 poliziotti e militari per proteggere gli ospiti, molti dei delegati sono stati sottoposti a furti e rapine. Allora, il governo ha chiesto ai delegati, per piacere di essere discreti con quello che è successo. L’associazione dei tassisti a Cancun, hanno espresso la sua gratitudine, a loro è andata bene, altrettanto al’associazione di bar, vendita al dettaglio di liquori e locali notturni. Non così, all’associazione dei baristi e bottoni degli alberghi, essi ritengono che le mancie date dalle delegazioni non hanno coperto le loro aspettative. Juan “piccole mani” González, che vende giornali e riviste in giro nel centro di riunione, si lamentava, perché, secondo lui, il vertice, non gli ha portato fortuna, perché è piovuto molto, che quasi non ha potuto lavorare, “la natura è arrabbiata e non aiutò a nessuno”. Ci sono state lacrime di commozione alla cerimonia di chiusura, le delegazioni hanno preso il loro congedo fino al prossimo vertice di Durban in Sud Africa. Ci sono i delegati che hanno partecipato a tutti i Vertici, altre a 14 e così via, quacuna solo a quella di Cancun —a proposito, molto pochi sono principianti—. Inoltre, ci sono alcuni delegati o delegate che hanno figli fino a 16 anni, altri di minore età, tutti questi prodotti da queste i emozionanti Vertici. Lenin Cardozo, ambientalista venezuelano | ANCA24 – Hugo E. Méndez U., giornalista ambientalista venezuelano | ANCA24 Italia

240


8. Wikileaks

241


Wikileaks e il Vertice di Cancún Per

un

cittadino

interessato

alle

problematiche ambientali, lo sviluppo del Vertice

di Cancun, la poca

copertura delle discussioni o la quasi totale assenza dei presidenti di tutto il mondo,

dovrebbe

riempirlo

di

incertezza. Il cambiamento climatico insieme

alla

povertà

e

l’acqua

potabile sono i temi principali di questo secolo. E questo incontro di nazioni, è stato visto come un grande sforzo, per proporre idee o accordi per il bene della vita umana e il resto delle specie del pianeta. Ma che è accaduto, quello che fin dall’inizio hanno segnalato gli analisti politici/ambientalisti, che questo vertice poco avrebbe fornito alla soluzione di questa grande preoccupazione come è il tema del cambiamento climatico? I cavi segreti di Wikileaks, ci spiegano il perché il Vertice di Cancun è visto come uno sforzo diminuito. Due anni e mezzo fa, si è svolto in Danimarca, la XV Conferenza Internazionale sul Cambiamento Climatico, chiamato anche il vertice di Copenaghen. Dopo la riunione, seguita, da multipli rimproveri e accuse bilaterali, dal modo in cui gli accordi sono stati presi in occasione del vertice. A quanto pare, callo di sorpresa alla maggior parte delle nazioni inquinanti, gli accordi vincolanti che sono stati proposti, che ovviamente non hanno assunto e il costo politico che gli hanno causato, i mass media a questi governi per il loro non-impegno, per l’inquinamento atmosferico aggressivo che essi stessi producono. Tale rischio, non erano disposti a correre di nuovo, molto meno esporre la figura dei loro presidenti per prendere una decisione sul sito. Eppure, la questione ambientale, questa variabile, li tirò fuori, gli dipanavano dall’approccio geopolitico, come

finora sono stati trattati nella diplomazia

242


internazionale. Ci riferiamo al vecchio paradigma post-Guerra Fredda, modello di Kissinger, che è il modo in cui continuano a portare i giochi di potere tra le nazioni sviluppate. Le fughe di Wikileaks, messero allo scoperto i documenti post Vertice di Copenaghen, che confermano quanto è già noto. Nella “alta diplomazia” la questione ambientale non è la priorità –buono solo per il discorso– e dal Vertice in Danimarca, i blocchi di potere, hanno condannato al fallimento nel Vertice di Cancún. Rivelatore, un paragrafo, uno dei documenti classificati, dove la Francia ha espresso la sua posizione su quanto accaduto al vertice di Copenaghen. “... l’ambasciatore a Parigi, Charles H. Rivkin, si incontra con l’allora ministro francese dello Sviluppo Sostenibile, Jean-Louis Borloo, figure rilevanti per anni nelle negoziazioni sul clima. Borloo, dice che è sbagliato da parte dell’europa insistere sul concetto di “giuridicamente vincolante”, proprio l’opposto di ciò che la

commissaria aveva detto un mese prima. Il ministro ha ritenuto che

Copenhagen avevano fallito, perché la questione era stata trattata come “troppo occidentale e troppo europeo”, focalizzata dai quei paesi che sinora sono disposti a cedere la sovranità come hanno fatto gli europei dopo la seconda guerra mondiale con la creazione dell’Unione Europea. Il Ministro ritiene impensabile questo per le grandi economie emergenti e chiede un gruppo di otto paesi che raggiungano un accordo. Borloo propone “La Germania e la Francia, USA, Cina, India, Brasile, Algeria, Etiopia –e possibilmente del Sud Africa–“. Lascia fuori nell’elenco la UE e rivela uno dei grandi problemi europei di Copenaghen. La battaglia del ego. In conclusione: abbiamo bisogno di un nuovo ordine mondiale, con la premessa che le questioni ambientali, è il tema del XXI secolo, che illuminerà, la nascita di una diplomazia verde/blu. I futuri Vertici sulle tematiche ambientali, saranno utili, se si progettano da una prospettiva subregionale, subcontinentale o bilaterale, tra paesi che condividono lo stesso bioma. I cittadini interessati ai problemi ambientali, l’ultima cosa di cui hanno bisogno sono Vertici mondiali. L’azione si svolge nel micro. Tante cose da fare a livello locale, dalla vita quotidiana. Documenti giustificativi da Wikileaks in spagnolo:

243


Posizione del Governo francese http://tinyurl.com/28wxp79 Posizione del governo dell’Arabia Saudita http://tinyurl.com/23vbgkw Posizione del governo degli Stati Uniti http://tinyurl.com/25aokg6 Posizione del Presidente della UE http://tinyurl.com/2efu8kq Tradotto da: Lenin Cardozo | ANCA24 - Hugo E. MÊndez U. | ANCA24 Italia

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Wikileaks: Cavo del governo Francese sul Vertice di Copenaghen, Jean-Louis Borloo, Ministro dell’Ambiente Il ministro dell’Ambiente francese riconosce che nel febbraio 2010 la Francia non avrebbe dovuto chiedere un trattato vincolante. OGGETTO:

“giuridicamente

vincolanti”. REF: 09 a Parigi 1635 Classificato

(C)

da

parte

dell’Ambasciatore Charles H. Rivkin. 1. (C), Il ministro dell’Ambiente francese Jean-Louis Borloo ha detto all’ambasciatore che la chiave per progredire nei negoziati sul clima era quello di fare un trattato giuridicamente vincolante in favore di un sistema che tenga conto degli impegni nazionali. Ha anche sostenuto che lo avrebbe fatto con un piccolo gruppo di otto o dieci capi di Stato, e dei suoi seguaci, per negoziare l’attuazione dell’Accordo di Copenaghen. Borloo ha attribuito l’ossessione europea con accordi giuridicamente vincolanti per la sua storia del dopoguerra e l’esperienza nella creazione dell'Unione europea, progressivamente cedere la sovranità mediante trattati. La chiave per raggiungere un tale accordo potrebbe essere una azione degna di scambio di quote e meccanismi di finanziamento innovativi. L’accordo di Copenaghen non è stato un fallimento, ma ha permesso ai media di portarla fino ai confini, era una trappola. Fine Riepilogo. 2. (C) Ambasciatore Rivkin ha chiesto al Ministro di Stato per lo sviluppo sostenibile, Jean-Louis Borloo, il 11 febbraio, rivedere la Conferenza di Copenaghen nei prossimi passi dell'accordo. Borloo ha espresso in diversi modi l’idea che Copenhagen era andato fuori strada dovuto al suo approccio troppo occidentale ed europeo.Le principale economie dei paesi emergenti non erano disposti a cedere la sovranità ad un trattato, mentre i membri dell’UE hanno visto questo come normale ed essenziale. Borloo ha detto che Copenhagen, in effetti, ha 245


istituito un accordo globale possibile sulla riduzione delle emissioni con gli Stati Uniti, Cina ed Europa. Noi non andrà oltre questo equilibrio nella prossima conferenza di Cancun, ha detto. 3. (C) Borloo ha insistito che i negoziatori della Convenzione Quadro delle parti non sono in grado di chiudere un accordo dopo anni di negoziati. Ora corrisponde agli principali capi di stato. Egli ha suggerito che un gruppo di otto o dieci: Germania e Francia per l'Europa, USA, Cina, India, Brasile, Algeria ed Etiopia -e possibilmente del Sud Africa-. Una volta fatta la reunione tra questi leader, attraverso i loro seguaci o rappresentanti possono concordare su un piano di attuazione di Copenaghen, sarà in gran parte accettabile e accettato dal resto del mondo, e quindi può farsi un forum con le Nazioni Unite.–Borloo, rifiutò il ruolo della Spagna come paese dell’attuale presidenza dell’UE, dicendo che la Spagna ha superato i suoi obiettivi di Kyoto del 50 per cento e viene inghiottito dalla sua situazione economica nazionale. Le Nazioni Unite hanno anche la capacità di la leadership per far avanzare i negoziati, ha detto–. 4. (C) Borloo, sostiene che la chiave per l'attuazione del “equilibrio” a Copenaghen dovrebbe essere un accordo volontario, ma anche automatico nell’applicazione e s’includono le quote di emissione negoziabili –con i mercati del carbonio insieme–, un meccanismo forestale –REDD plus–, e compreso il finanziamento innovativo e u rapido meccanismo.Ha detto che la Cina sarebbe d’accordo ad un sistema come il preferito ad un procuratore dell’UE e degli USA di carbonio frontiera o accordo tariffari . 5. (C) Borloo ritiene che l’adesione all’Accordo di Copenaghen sarà più che sufficiente per stabilire la sua accettazione, e si aspettava la maggior parte dell’Africa e tre quarti degli stati insulari a bordo. Egli ha espresso che la Francia continua a mantenere l’adesione e ha detto che personalmente era in viaggio e si sarebbe incontrato con i suoi omologhi dei paesi chiave, tra cui Cina e India. 6. (C) COMMENTO: Borloo ha trasmesso una visione strategica di questi negoziati che è cambiata significativamente. Constatiamo che ogni valutazione di uno strumento giuridicamente vincolante non è solo inutile ma anche impossibile. Egli ha sottolineato che a differenza di altri europei, i francesi comprendono la posizione del Segretario Generale Adjunto e non era stato critico nei confronti 246


degli Stati Uniti a Copenaghen. In realtà, ha detto, il successo dell’Accordo di Copenaghen per il governo degli Stati Uniti è stato il coinvolgimento diretto del Presidente Obama. COMMENTO FINALE. 7. (U) Borloo ha anche approvato una lettera da lui stesso, a nome dei francesi, alla Segretaria dell'eEnergia per esprimere il cordoglio per la perdita di vite umane nella centrale di energia Kleen Energy in Middletown, Connecticut, ed esprimendo il suo desiderio che i feriti nell’esplosione si recuperano rapidamente. L’Ambasciata ha inviato via fax la lettera al Dipartimento dell’Energia. RIVKIN Tradotto da: Lenin Cardozo | ANCA24 - Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia

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Wikileaks: Cavo del governo Saudita sul Vertice di Copenaghen, James B. Smith OGGETTO:

Due

facce

della

negoziazione sul clima di Arabia Saudita.

Classificato

da:

L’Ambasciatore James B. Smith. 1.

(S)

L'Arabia

Saudita

sta

ufficialmente ancora studiando la questione partenariato Copenaghen

della

possibilità

nell’accordo sul

di di

cambiamento

climatico. Dietro le quinte, abbiamo capito che ci sono dibattiti seri in corso di svolgimento sulla strada che meglio servirà, a lungo termine, agli interessi del Regno. Peraltro, l’Arabia Saudita ha un negoziatore principale sul cambiamento climatico e ha criticato il processo del Vertice di Copenaghen in privato e in pubblico, sostenendo che il processo dell’UNFCCC 18 è l’unico quadro giuridico accettabile. Allo stesso modo, i funzionari sauditi sono molto ansiosi di avere crediti d’investimento per le tecnologie di cattura e di stoccaggio di carbonio (CO2) e di altri progetti di trasferimento tecnologico che saranno disponibili solo dopo aver raggiunto un accordo. Funzionari sauditi hanno espresso preoccupazione per l’impatto che una transizione verso una energia basse in emissioni di carbonio, in quanto avrà un impatto sul reddito del paese nel momento in cui si trova ad affrontare enormi bisogni di

finanziamenti per trasformare la sua economia, creare posti di lavoro

per i loro giovani, e le esigenze della sua popolazione in crescita. Anche i timori sulle tasse e i costi economici associati alla “demonizzazione” del petrolio. Parte della spiegazione di questa posizione è schizofrenica, il Governo saudita, finora non hanno pensato a tutte le implicazioni di un accordo sul cambiamento climatico, in parte perché non riescono a comprendere appieno gli scenari delle

United Nations Framework Convention on Climate, sigla in inglese del gruppo di esperti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.

18

248


diverse esigenze. Sembra che ci sia un senso crescente all’interno del Governo di Arabia Saudita –GAS– che può essere in pericolo di isolarsi nel cambiamento climatico, che può provocare un riesame della sua posizione. I funzionari sauditi hanno suggerito che hanno bisogno di trovare un modo di ridurre con eleganza le difficili trattative. La posizione e l’impegno sostenuto in coordinamento con altri governi, soprattutto si ha lanciato come uno sforzo di sviluppare un partenariato, che può aiutarli a farlo. Riepilogo finale. L’Arabia Saudita non ha ancora deciso l’accordo di Copenaghen. 2. (C) Il Dott. Mohammad Al-Sabban negoziatore per il Cambiamento Climatico in Arabia Saudita ha detto il 03 febbraio che gli Stati Uniti dovrebbero adottare una società più inclusiva, per la trasparenza del Regno. Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici -UNFCCC, sigla in inglese-. Anche se è stato incoraggiato dal presidente Obama l’atteggiamento verso lo sviluppo dei paesi partner nei negoziati ha un’altra abilità, Al-Sabban ha detto che le parti necessarie per “imparare dagli errori” a Copenhagen nel pensiero sulla preparazione per la prossima Conferenza delle Parti (COP) in Messico. Al-Sabban ha detto che i paesi in via di sviluppo considerano che il loro padroni di casa, i hosts, i danesi sono costretti a decidere su l’accordo di Copenaghen quasi senza preavviso. I capi di stato sono stati chiamati troppo presto nei negoziati e la pressione era troppa “Quando l’accordo non c’era ancora”, ha detto. In risposta specifica alla richiesta degli Stati Uniti per supportare l’accordo di Copenaghen (Rif. H), Al-Sabban ha detto l’Arabia Saudita stava ancora studiando l’Accordo per determinarne la sua posizione. Il GAS è preoccupato per l’ambiente, ma deve anche prendersi cura dei suoi cittadini, ha detto. Rispondere ai problemi economici Arabia Saudita è chiave per il progresso. 3. (C) Gli è stato chiesto come far avanzare un compromesso sul cambiamento climatico globale, Al-Sabban accordò che i negoziati hanno bisogno di un rapido “risultato”, e ha detto che i paesi devono ricostruire la fiducia attraverso di negoziati più trasparenti. Ha ricordato con affetto dal carattere inclusivo dei primi negoziati del Protocollo di Kyoto, che ha detto deve essere replicato a Cancun. AlSabban ha detto che i negoziati sui cambiamenti climatici devono rimanere sotto l’UNFCCC e non realizzate con gruppi di esperti alternativi.

249


4. (C) Gli è stato chiesto sulle azioni concrete per conseguire il clima nazionale, gli obiettivi di cambiamento, Al-Sabban ha detto, l’Arabia Saudita a livello nazionale per attuare le azioni idonee dovrá includere la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) e questo richiede di crediti. Egli ha sottolineato la necessità che ha l’Arabia Saudita per il trasferimento tecnologico di investimenti esteri diretti per mitigare gli effetti negativi che le politiche di riduzione delle emissioni può avere nel Regno. Al-Sabban ha detto che il GAS aveva studiato da vicino le politiche sul cambiamento climatico dei “potenziali impatti negativi”. L’Arabia Saudita avrà bisogno di tempo per diversificare la propria economia al di là del petrolio, ha detto, notando che un impegno degli Stati Uniti per aiutare Arabia Saudita con i suoi sforzi di diversificazione economica “devono togliere la pressione dei negoziati sui cambiamento climatico”. 5. (C) Al-Sabban ha detto che lo sviluppo delle energie rinnovabili e tecnologie di efficienza energetica è la chiave per soddisfare la domanda interna di energia in Arabia Saudita, ed ha riconosciuto la necessità di una maggiore consapevolezza di efficienza energetica. Il dispiegamento delle tecnologie CCS, –Cattura e Sequestro di Carbonio–, ha detto che è “cruciale” per l’Arabia Saudita. Ha detto che la retorica del governo degli Stati Uniti a porre fine alla dipendenza dal petrolio straniero, ribadito dal presidente Obama a Copenaghen, è antagonista e causa timore in Arabia Saudita. Il GAS è preoccupato per le prospettive di domanda di petrolio e la produzione globale e teme che non sarà in grado di diversificare in tempo per soddisfare i loro obiettivi di sviluppo. Negoziatore suggerisce associazione. 6. (C) Il Consigliere Delegato del Presidente della Meteorologia e l’Ambiente (PME) Fawaz Al-Alamy ha detto a Econoff 27 gennaio che gli Stati Uniti e Arabia Saudita condividono gli stessi valori sul cambiamento climatico, ma hanno diverse tattiche di negoziazione. Al-Alamy, che si unì alla PME alla fine del 2009 e che ha portato l’Arabia Saudita all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), ha detto che il ministro del petrolio saudita Ali Al-Naimi vuole avanzare nelle negoziazioni dell’UNFCCC . –Nota: PME invia tre rappresentanti con Al-Sabban per i negoziati sul cambiamento climatico. Nota finale–. L’approccio negativo di Al-Sabban ai negoziati lo hanno “scoraggiato”, cosí come il corso “gioco di colpa” sul cambiamento climatico. Arabia Saudita, così come la Cina e l’India, devono

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comportarsi come un’economia emergente piuttosto che un paese in via di sviluppo, ha detto. Inoltre, Al-Alamy ha detto di aver incontrato l’ambasciatore di Cina e l’India il giorno precedente e aveva discusso con il Regno sul cambiamento climatico. 7. (C) Al-Alamy ha raccomandato diverse misure per il coinvolgimento degli Stati Uniti con l'Arabia Saudita sul cambiamento climatico, comprese le attività di sensibilizzazione con tutti gli attori principali, tra cui Al-Sabban, Al-Naimi ministro del Petrolio e del principe Turki PME Il presidente Nasser Bin. Al-Alamy raccomanda agli Stati Uniti raggiungere alla Segretario Generale del Gulf Cooperation Council (GCC), chi ha il potere di abbassare i toni dell’allarme nel resto del mondo arabo, come in Egitto. Al-Alamy raccomanda agli Stati Uniti continuare a coordinare la vicinamento con le ambasciate di altri paesi, e ha detto che è stato molto efficace. Consultato su come andare oltre il Protocollo di Kyoto, Al-Sabban ha espresso la necessità di andare a negoziati, Al-Alamy ha rsiposto: “Solo ha due anni per parlare di Kyoto” prima della sua scadenza. 8. (C) Al-Alamy, ha detto che il ministro del Petrolio Al-Naimi, appoggia fortemente l’energia solare, e crede che spiazzarà a futuro il petrolio. Adesso è ben utilizzato nel settore dell’energia e dobbiamo aumentare le esportazioni di petrolio. Arabia Saudita utilizza actualmente 1, 5 milioni di barili al giorno per produrre elettricità e acqua, ha detto. Il Regno sta valutando la possibilità di iniziare un uso civile, la leadership del programma nucleare e il ministro degli Esteri Saud AlFaisal apoggia l’aumento dell’uso di fonti energetiche rinnovabili. Alcuni, tuttavia, vedono in Copenhagen una seria minaccia alla stabilità economica dell’Arabia Saudita. Al-Alamy ha detto: “tutti pensano che l’Arabia Saudita gli verrà chiesto di pagare la fattura del cambiamento climatico”. Al-Alamy descrive le principali preoccupazioni dell’Arabia Saudita, compresa la sua forte avversione al commercio di miscelazione e le priorità ambientali. Senza diritti per piazzare il suo petrolio e il gas, l’Arabia Saudita non sarà in grado di andare avanti con i loro piani per la diversificazione economica e questo crea una “fobia” dei negoziati sul cambiamento climatico, ha detto. I sauditi anche si risentono degli Stati Uniti quando si prendono decisioni “senza consultare i suoi amici”, Al-Alamy ha detto che l’Arabia Saudita, e Al Sabban, in particolare, deve sentirsi come un partner nel processo decisionale negli Stati Uniti, É Al-Naimi, il problema?

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9. (S) Il ministro Al-Naimi, è sempre stato razionale e pratico nel parlare con le delegazioni occidentali sul cambiamento climatico, sottolineando che l’Arabia Saudita ha dovuto affrontare i loro problemi di sviluppo, ma ammette che il mondo ha bisogno di lavorare insieme per affrontare il cambiamento climatico. Queste tranquillizzante dichiarazioni contrastano fortemente con le dichiarazioni pubbliche di Al-Sabban, come come gli interrogatori della scienza che sta dietro al cambiamento climatico appena prima di Copenaghen, e spesso il suo comportamento ostruzionistico, come riportato da un certo numero di ambasciate a Riad, nel corso dei negoziati a livello di lavoro. Il Ministero Superiore dei funzionari del petrolio ci ha rassicurato dopo ogni scoppi pubbliche di Al-Sabban negli ultimi sei mesi che é stato “addomesticato” e riportato alla riserva. La frequenza e il numero di volte che Al-Sabban é fuori linea, e la mancanza apparente di qualsiasi sanzione, induce a interrogarsi circa la posizione reale saudita sul cambiamento climatico. 10. (S) Una recente conversazione con funzionari dell’Ambasciata del Regno Unito suggerisce che, in effetti, Al-Naimi, può avere alcune domande sul cambiamento climatico. Essi sottolineano che Al-Naimi, è stato fortemente critico negli incontri di Copenaghen e lo sforzo generale sul dibattito sul cambiamento climatico, è in netto contrasto con precedenti reunioni. Egli lamenta che i capi di Stato sono stati portati a negoziare le fasi finali, rendendo impossibile all’Arabia Saudita di esprimere la loro vera opposizione ai vari elementi. Ha anche messo in dubbio la legittimità del processo di Copenaghen e la sua direzione futura. 11. (S) Un alto funzionario del ministero del Petrolio ha spiegato che, lasciando Copenaghen, la delegazione dell’Arabia Saudita è convinta che l’accordo di Copenaghen non attirarebbe un sostegno significativo, apparentemente in gran parte basato sull’analisi di Al-Sabban. L’ufficio del ministro è stato spiacevolmente sorpreso quando divenne chiaro che i diversi paesi erano già stati associati con l’accordo. Il ministro Principe Abdulaziz, ha detto che l’Arabia Saudita aveva perso una reale opportunità di presentare “qualcosa di intelligente”, come l’India o la Cina, che non era legalmente vincolante, ma ha indicato qualcosa di buona volontà verso il processo senza compromettere la chiave degli interessi economici. Il principe ha fatto capire che a EconCouns Al-Sabban non a lungo mantenerebbe

252


la sua posizione, e ha detto che la sfida per l’Arabia Saudita è stata quella di trovare il modo di “abbassare” dalla loro posizione di negoziazione. Commentare. 12. (C) Sembra che i funzionari sauditi sono in difficoltà di scoprire quale sia la posizione che il paese dovrebbe prendere. Noi crediamo che il messaggio sta arrivando, che vi è un ampio consenso tra i paesi in cui l’azione dei bisogni materiali devono essere prese ora per affrontare il cambiamento climatico. Riteniamo inoltre che i leader sauditi stanno cominciando a capire che sono in pericolo di rimanere indietro. Hanno una grande preoccupazione legittima su come questo processo influisce sui loro mezzi di sussistenza a lungo termine. Le nostre conversazioni, tuttavia, con i funzionari di Finanza, Petrolio e altri ministeri di economia suggeriscono che non sia sufficiente l’analisi economico di scenari diversi per capire quale potrebbe essere l’impatto reale di un accordo sul cambiamento climatico. Questo dibattito potrebbe contribuire a fornire il tipo di base imparziale per rispondere alle legittime preoccupazioni di Arabia, ma anche di compiere con la necessità di prendere misure per mitigare l’aumento delle emissioni. Prendiamo come una incoraggiante affermare il fatto che diversi funzionari sauditi ci hanno segnalato che l’accordo di Kyoto funziona solo per due anni ancora, suggerendo che alcuni almeno dovranno capire la necessità di tracciare un sicuro corso futuro. Ci prendiamo sul serio il suggerimento che dobbiamo aiutare ai sauditi a trovare un modo per abbassare la supposizione attuale, a fare possibile, di offrire la mano di partnership che possono aiutare a persuadere il resto dell’OPEP a seguire l’esempio. Per ora, riteniamo che il successo richiede l’impegno costante e largo con la leadership saudita, in quanto penso che il problema è molto più di un negoziatore farabutto, ma alcuni i timori ampiamente condivisi sul futuro e l’incertezza sulla strada a seguire. SMITH Documento giustificativo da Wikileaks in spagnolo: Posizione del governo dell’Arabia Saudita http://tinyurl.com/23vbgkw Tradotto da Lenin Cardozo | ANCA24 - Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia

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Wikileaks Cavo del Presidente dell’UE, Herman Van Rompuy, del Vertice di Copenaghen Il

presidente

l’incontro

dell’UE

come

“un

qualifica disastro

incredibile” in cui l’Europa è stata “maltrattata”. Questi sono i piani del presidente dell’UE Herman Van Rompuy dopo il Vertice di Copenaghen. Classificato da: Direttore Commerciale Richard M. Eason. 1. (C / / NF): L’ambasciatore ha parlato sulla Conferenza delle Parti COP 15, tenutasi a Copenhagen con il presidente permanente del Consiglio dell’UE Herman Van Rompuy. 23 dicembre. Dopo il caffè ha ricevuto una lettera di congratulazioni da parte del Presidente Obama. Van Rompuy ha chiamato la conferenza di Copenaghen come un disastro in cui è stata esclusa l’Europa e maltrattata. Ha predetto che nel Vertice in Messico COP 16 sarebbe un disastro, aggiungendo che la conferenza multilaterale non risolverebbe il problema del clima. Ha proposto un accordo tra l’UE e gli Stati Uniti durante il prossimo incontro possibile con gli Stati Uniti. Vertice dell’UE a Madrid, poi la Cina è vicina a raggiungere una soluzione praticabile. In Afghanistan, Van Rompuy, ha detto che nessuno credeva in Europa. In Afghanistan, ha detto che l’Europa deferenza agli Stati Uniti, dovrebbero avere i risultati nel 2010, o Afghanistan finisce per l’Europa. Fine Riepilogo. Caffè con il presidente dell’UE Van Rompuy 2. (U): Seguendo le istruzioni, ho consegnato la lettera di congratulazioni da parte del Presidente Obama al nuovo presidente del Consiglio dell’UE Herman Van Rompuy, il 23 dicembre. L’incontro è stato ospitato dal suo nuovo capo dello Stato Maggiore Frans Van Daele. Non avevo alcuna intenzione di partecipare a qualsiasi discussione di merito o di entrare in un dominio, meglio lasciare l’Ambasciatore Kennard. Tuttavia, sia Van Daele e Van Rompuy sono miei amici e mi hanno 254


invitato a prendere un caffè durante un’ora. Dato il periodo di vacanza, gli uffici dell’UE sono praticamente vuoti e gli uomini sembravano di avere tempo da perdere. In primo luogo, si parlò su molti scherzi sociali: trasferirsi in uno spazio nuovo di ufficio, le vacanze, e la famiglia. Copenaghen è stato un disastro per l’Europa. 3. (C / / NF): Van Rompuy ha parlato della recente Conferenza COP 15 di Copenaghen, definendola una “catastrofe incredibile”. Non era arrabbiato, come mai sembra arrabbiato, ma è stato scoraggiato e frustrato. Ha detto che l’Europa era stata “totalmente esclusa” ed è stata “maltrattata”. Pensava che l’unica grazia salvifica era solo che lui non c’era. Van Rompuy ha detto: “Se fossi stato lì, la mia presidenza sarebbe finita prima di cominciare”. Ha detto che è stato criticato per non essere presente a Copenhagen, aggiungendo che non aveva bisogno di essere lì perché non iniziava nella sua nuova posizione fino al primo di gennaio. Ha pensato che fosse una saggia decisione di non partecipare alla conferenza, nonostante la pressione. 4. (C / / NF): Mi ha risposto che non aveva idea di cosa sia realmente accaduto, visto che non c’era lì, mi ha offerto i rapporti che aveva visto, sembrava meglio un incontro caotico dove si aveva preso la decisione di escludere l’Europa. Ma Van Rompuy, che non ha dato molte spiegazioni la sua risposta è stata, “che certamente avrebbe potuto chiamare a Europa”. 5. (C / / NF): Van Rompuy sembrava attribuire parte della colpa a Europa. Ha detto, “nessuno sa a chi rivolgersi: Merkel, Barroso, chi lo sa”. Ha detto che aveva intenzione di prendere il controllo di una Europa sulla stessa strada. Egli ha detto che aveva programmato una riunione informale dell’UE in febbraio per discutere di economia, ma ora aveva intenzione di utilizzare la riunione per discutere di Copenhagen, oltre l’economia. Intende ottenere dell’UE in fila. EE.UU. e l’UE bisognano di parlare di cambiamento climatico in Madrid. 6. (C / / NF): Van Rompuy ha detto che ha “rinunciato a Città del Messico”, con Van Daele prevista chiamando alla prevista riunione delle Nazioni Unite COP 16 che si terrà da novembre a dicembre 2010 “Incubo su Elm Street 2”, e dicendo: “Chi vuole vedere quel film dell’orrore di nuovo”. Van Rompuy ha detto, “le riunioni multilaterali non funzioneranno”. Ha detto che l’Europa doveva prima di andare 255


avanti nella stessa strada, e quindi, l’Europa doveva compiere con gli Stati Uniti, e infine –credo che sei riferiva a Europa e agli Stati Uniti- doveva rispondere, così come con la Cina. Invece di aspettare che un fallimento a Città del Messico, che mira ad affrontare questioni di Copenhagen con gli Stati Uniti a Madrid, che prevede la partecipazione della Cina negli anni successivi. Nella sua mente, gli affari con gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi su Madrid. Non su Città di Mesico. EASON Tradotto da: Lenin Cardozo | ANCA24 - Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia

256


9. Interviste nel Tempo

257


Ecopoesía un cammino per la riflessione. Intervista con il poeta Lubio Cardozo Lubio Cardozo (1938) Poeta, saggista, ricercatore

e

critico

letterario.

Laureato in Lettere presso l'Università Centrale

del

Postlaurea

in Ricerca Documentale

nella

Scuola

Venezuela, Documentalisti

con di

Madrid. Ha ricoperto diversi incarichi presso l'Università di Los Andes, nello stato venezuelano di Mérida, dove vive. Ha coordinato la rivista Actual della università. È riconosciuto la sua preziosa attività investigativa nella storia, teoria e critica, con oltre trenta titoli pubblicati. Egli è l'autore dei libri di poemi Extensión habitual (1966), Apocatástasis (1968), Contra el campo del rey (1968), Salto sobre el área no hollada (1971), Fabla (1974), Paisajes (1975), Poemas de caballería (1983), Solecismos (1986), Poemas (1992), Lugar de la palabra (1993), El país de las nubes (1995), Un verso cada día (1995) y Ver (1999). Tutta la sua poesia, è stata raccolta nel volume La cuarta escogencia (Edizioni Mucuglifo, 2006). Esponente della poesia ambientalista latinoamericana. Lenin Cardozo: Poeta Lubio oggi si

può dire che c'è, esiste la

poesia ambientalista o Ecopoesia?

Poeta Lubio: Perché il poeta spesso a volte pianta fra le sue composizioni, alberi, erbe, il verde? Viene la tradizione da Orfeo, da Omero. Alberi, arbusti, cespugli: genitori-madri della vita sono; sanno abbastanza di quella realtà, nell'uso della sua retta ragione, l’ecologista, il botanico, lo scienziato, ma il poeta lo sa. Vedrà Lui nei rappresentanti della vegetazione mai solo oggetto dell'ambiente ma afettuosità.

258


Dialoga il poeta profondamente, per la sua qualità di veggente, con loro, con gli esseri verdi, già mediante voci insonorizzate dell’orizzonte contemplativo, già in altre basta l’intenso intendersi reciproco della presenza. Si accorge il trovatore dell'ascolto vero, dell'udire. Gode quando vede la gioia delle piante, sente anche il suo terrore davanti l'arrivo degli odiati insetticidi. Il poeta il canto corale della foresta, della fronda, dei cespugli, dei morichales. Celebra la foresta dei boschi o si rattristice con il mustiada, l’appassimento. Lenin Cardozo: Può la poesia ambientalista essere considerata poesia del XXI secolo?

Poeta Lubio: Come i poeti così i filosofi sono grandi lettori del suo tempo nella sua opera spesso forniscono risposte alle grandi domande che ha a che fare con il destino dell'umanità. Non solo per la sensibilità evidente del poeta, ma perché la poesia è anche armata con la musica (ritmo) e il pensiero. Heidegger dice che coloro che cercano l’essere dell’esistenza con più forza è il poeta, il poeta “fonda” cioè, crea e fornisce risposte alla sua contemporaneità. Oggi stesso, quello che per la maggior parte delle persone forse possa passare inosservato al poeta non li sfugge niente: il dramma del pianeta Terra comprendendolo nella sua complessità il pianeta ei suoi abitanti, gli animali terrestri, animali marini, animali dell’aria, la vegetazione e il humanus. Questo non determina il futuro della poesia verso un percorso ma innegabilmente ogni giorno specifico la tragedia ecologica, la riflessione ambientalista toccherà le porte dei poeti e loro la apriranno. Lenin Cardozo: Ha la poesia ambientalista precursori in America Latina?

259


Poeta Lubio: Nel "Viaggio verso le regioni equinoziali del Nuovo Mondo" nominò Humboldt il nuovo mondo, o meglio conosciuto nel linguaggio quotidiano come Hispanoamérica, la poesia nasce identifica con il paesaggio basti dire, con l'ambiente di questa regione. Andrés Bello è quel poeta che inaugurò l'esaltazione della nuovamondana terra verde. È il primo poeta ambientalista di questo continente, perché la sua poesia esprime attraverso il diafano talento di questo venezuelano, una difesa patetica della natura del nuovo mondo. Ha fatto la sua lirica mediante la tessitura delle ritmiche parole con lo vegetale, della musicalità verbale con il verde, del senso delle voci con le erbe, arbusti, alberi, fiori, in ogni modo. Andrés Bello è il primo che nomina –nella poesia– gli alberi de la fronda nuovamondana. Già nel 1810 nella sua permanenza a Caracas tre vigorosi odi al verde compose: El Anauco, Mis Deseos, A un Samán. La sua composizione El Anauco (scritto nel 1800) si riferisce a un piccolo fiume di Caracas, dell’epoca, nel bel mezzo di un ambiente boschivo emotivo: “Tu, verde e gentile rive di Anauco, per me più felici che le foreste idalios e i pascoli splendidi della placida Páfos, risuonarai nei miei canti umili; e quando la mia ombra sulla nefasta nave visitatrice del Erebus le valli solitarie nelle tue ombrose giungle e lontane tane vagarò qual un giorno” (...) (A. Bello, EL ANAUCO. En: Poesías. Caracas, 1981. pp. 5-6). Nel sonetto Mis Deseos per la prima volta nella lirica hispanoamericana due emblematici alberi, la palma di cocco –“il “cocotero”– accanto al Salice appaiono. Vero poema acquerella dove Bello dice: “Da Aragua alle rive un distretto che mi tribute le semplice squisitezze, che vicino alle mie rustiche case tra massi scorra un ruscello. Per prendermi nel calore estivo che abbia un boschetto, voglio anche, che cresca accanto al salice il coco orgoglioso”. (A. Bello, “Mis Deseos”. En: Poesías. Caracas, 1981. p. 7). Lo stesso vale per la piccola composizione in romanzo ottonari il poema “A Un Samán”, Bello esalta questo gigante della flora nativa:

260


(...) “Allunga, il Samán i tuoi rami senza timore al fato feroce, e che la sua ombra amichevole al camminante protegga.” (A. Bello, “Aun Samán”. En: Poesías. Caracas, 1981. p. 32). E al di fuori dei confini del suo paese, sia nella sua permanenza a Londra, sia nella sua residenza definitiva in Cile, l'ecologia botanica "regioni equinoziali del Nuovo Continente" humboldtiana, la lirica di Andrés Bello nativa

esaustivamente,

“consostanzializza” la sua anima poetica, in particolare con tutto ciò che riguarda la flora dell'agricoltura, così come di altre specie. È importante sottolineare che questa difesa ecologica della vegetazione del Nuovo Mondo inaugurata, iniziata da Andrès Bello favorevolmente ebbe molto buona continuità in tutto il continente. Questo percorso che rafforzerebbe in modo originario l'essenza della lirica del Nuovo Mondo ha come punto di partenza il poema LA AGRICULTURA DE LA ZONA TORRIDA di Andrés Bello, la composizione consacrazione di una strada degna della lirica di questo Continente, ma soprattutto nello spazio compreso tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno, che per Humboldt erano "le regioni equinoziali del Nuovo Continente", Bello la nominò con un concetto radicale La Zona Tórrida. Lenin Cardozo: Poeta Lubio dalla sua grande produzione poetica, da quale delle sue poesia si potrebbe dire che ha iniziato la poesia ambientalista?

Poeta Lubio: ho avuto la fortuna di trascorrere una buona parte della mia infanzia in un villaggio boscoso, attraversato da un grande fiume e numerosi torrenti, circondata da piantagioni di caffè e cacao e confinato con il

mare, Choroní (a nord dello stato di Aragua,

Venezuela). Questi paesaggi della mia infanzia cominciarono ad apparire nella mia scrittura lirica dalle mie poesie Paisajes (1975). Si potrebbe dire che questo libro comincia con quella che voi chiamate la poesia ambientalista o eco poesia. Che adesso recito: ******************** LA RISATA, LE DONZELLE, I GIGLI, IL POZZO DI FIUME

261


E pensare che quel verbo è falso fino a sempre: tornare. E pensare che non possiamo: Non ritorneremmo al pozzo del fiume sotto i grandi mijaos. Ci saranno di nuovo le donzelle sulle isole di pietra tra gigli di acqua. Attraverserà gli spinari della collina il canto delle lavandaie. Ma adesso non si può tornare indietro perché il mondo che abbiamo fatto male fin dall'inizio è pietra in mezzo di un ampio fossato che non potremmo saltare Isola deserta circondata da fantasmi. Appena se disponiamo del cuore fra i fiuoriti uragani. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2011/12/entrevista-al-poeta-lubio-cardozo.html Lubio Cardozo, Ecopoesía un camino para la reflexión. Entrevista al poeta Lubio Cardozo. Martes, 13 de diciembre de 2011.

262


AMAZZONIA: Intervista a Chico Mendes dopo la morte Questa è una intervista fatta da Lenin Cardozo Parra. Chico

Mendes,

Francisco

Alves

nome

completo

Mendes

Filho

(Xapuri, 15 dicembre 1944 – Xapuri, 22

dicembre

1988),

è

stato

un

sindacalista, politico e ambientalista brasiliano. Raccoglitore di caucciù (seringueiro), è stato

Segretario

Generale

del

Sindacato dei Lavoratori Rurali di Brasiléia (Sindicato dos Trabalhadores Rurais) dal 1975 e promotore della nascita del sindacato a Xapuri (1976), lega il proprio nome alla lotta contro il disboscamento della foresta amazzonica, condotta dai contadini con metodi assembleari ed utilizzando con successo la pratica dell'empate ("impedimento, stallo"). Nel 1978 è eletto vice presidente del consiglio comunale a Xapuri (l'anno seguente è presidente). Tende a trasformare il consiglio (Câmara Municipal) in un'assemblea permanente in cui partecipano tutte le componenti politiche, sociali e religiose della città, non ricevendo l'appoggio delle formazioni politiche ufficiali, incluso il proprio partito, il Movimento Democratico Brasiliano (MDB). Viene pubblicamente minacciato dai possidenti della zona e cominciano le repressioni violente degli empates, che perdono l'efficacia iniziale, e le carcerazioni extragiudiziali di centinaia di contadini per tutto il decennio successivo; in quest'anno anche Chico Mendes viene arrestato e torturato. Il sindacato dei lavoratori rurali conosce però una forte espansione diventando il maggiore dello stato di Acre. Lenin Cardozo Parra, Ecologista. Scrittore venezuelano e ambientalista. Corsi postuniversitari in MBA, Management Pubblico, Filosofia e Storia. Dottore in Scienze. Direttore esecutivo Canal Azul 24 https://anca24latam.wordpress.com/ e Blue Chanale 24 www.bluechannel24.com. Fondatore della ONG Azul Ambientalistas 263


www.azulambientalistas.org,

email:

lenincardozoparra@gmail.com

e

il

Blog http://lenincardozo.blogspot.com/. Lennin Cardozo: Chico, sono trascorsi 26 anni dalla tua morte per mano degli agricoltori assassini che hanno cercato di trasformare la foresta amazzonica del Brasile in un deserto, situazione ripetutamente dennunciata da te, e mai ti hanno dato una protezione adeguata. Da qui, ti domando: si può dire oggi nel 2015, quando dovresti avere in vita 70 anni, è valsa la pena il tuo sacrificio? Chico Mendes: Personalmente, il mio sacrificio non han avuto senso. Ho Lasciato una figlia di 18 anni dal mio primo matrimonio non protetta e due bambini orfani, Sandino, 2 anni, e Elenira di 4. Ed una giovane moglie, Ilzamar Gadelha sola e quasi indigente. Per quanto riguarda la mia lotta per la difesa dell'Amazzonia, anche quando si è creata una riserva con il mio nome con un milione di ettari, dopo la mia morte e oltre a 12 riserve estrattive, per un totale di 55, che con grande orgoglio è stata paragonata con la superficie della madre patria, il Portogallo (91.825 km2), la protezione della foresta amazzonica è rimasta praticamente soltanto nel discorso, e non in una azione contundente. La deforestazione, avvenuta negli ultimi 20 anni che territorialmente supera, in 9 volte quello che è il territorio del Portogallo (800.000 km2). Continua privando l'economia del voto. È Meglio avere il voto, degli estrattori e predatori dell’Amazzonia, per difendere il polmone verde del pianeta. Il Piano di Accelerazione della Crescita, che comprende opere di grande impatto in Amazzonia, proposta dal secondo mandato di Lula, evidenza, che è stata piú forte l'immediatezza di voler favorire lo sviluppo economico, che i sacrifici nella vita, per la stessa difesa della Madre Foresta, più di un migliaio di dirigenti contadini, sacerdoti e sindacalisti, i cui decessi sono stati attribuiti per lo più all’Unione Democratica Ruralista (UDR), un'organizzazione dei latifondisti brasiliani del nord che, in assoluta impunità, rimangono e continuano ancora ad operare.

264


Lennin Cardozo: Ma Marina Silva, la tua compagna di combattimento, essendo Ministra dell'Ambiente con Lula, è stata attiva nel cercare di fermare i crimini ambientali. Si potrebbe dire, quindi, che ciertamente ci fosse stata una volontà politica di agire?

Chico Mendes: Marina, è una donna coraggiosa e di principi. Lei è rimasta sola in queste azioni, praticamente è stata quasi una iniziativa personale. L’agenda pubblica del governo poco o nulla li è preoccupato il destino della foresta. La stessa uscita di Marina dal Ministero è stata dovuto al suo disaccordo, della strategia del governo per favorire

agro-affari nelle zone amazzoniche. Ha

resistito fino alla fine, l'aggressiva opposizione che ha trovato all'interno del team di Lula, verso le sue iniziative ambientali, e in particolare verso lo sfruttamento del Rio delle Amazzonia. Lennin Cardozo: Senti che la sua causa, la causa di Marina o la lotta è stata tradita da Lula?

Chico Mendes: Lula, è Lula. Ha lavorato tutta la sua vita per diventare un uomo statista del Brasile. Coloro che abbiamo dato la nostra vita per difendere l'Amazzonia, avevamo un debito ancestrale. Eravamo i figli della foresta e i nostri corpi sono stati lasciati lì. Gli impegni sono diversi. Figli di uno stesso paese, ma madri diverse. La nostra sarà sempre la Madre Foresta. Lennin Cardozo: Chico, a nome degli ambientalisti che abbiamo ancora il dono della vita, ti ringraziamo per la tua eredità.

265


Chico Mendes: siamo consapevoli, che la difesa del Rio delle Amazzonia, non è responsabilità del governo di turno del Brasile soltanto e di altri paesi, che hanno sul suo territorio un pezzo della Madre Foresta. È l'impegno della nuova umanità del XXI secolo, per preservare il grande polmone verde meraviglioso che ci nutre invisibilmente ogni giorno. Oltre a proteggere anche la più grande biodiversità del pianeta. Se si è sensibile al problema del tema dell’Amazzonia e se siamo in grado di aggiungere più persone per allertare e diffondere ciò che sta accadendo là. Prima o poi, tutti guarderanno verso la Madre Foresta, per esigere come un grande gruppo globale, il ritiro dalla deforestazione. Solo quando questo accade, l'offerta personale di Chico Mendes, così come quella di tanti ambientalisti martiri brasiliani, avrà la sua giusta valorazione. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2011/01/entrevista-chico-mendes.html Lenin Cardozo, AMAZONIA: Entrevista a Chico Mendes. Domingo, 9 de enero de 2011.

266


Intervista a Lenin Cardozo Parra: ambientale in America Latina

La realtà

Questa intervista è a cura di Gustavo Carrasquel, Direttore del Programma Atenzione Fondazione

Ambientale Azul

della

Ambientalistas.

Consulente Ambientale delle Nazioni Unite attraverso l’UNEP per il periodo 2015-2019. Lenin

Cardozo

Parra,

Ecologista.

Scrittore venezuelano e ambientalista. Corsi

post-universitari

in

MBA,

Management Pubblico, Filosofia e Storia. Dottore in Scienze. Direttore esecutivo Canal

Azul

24

https://anca24latam.wordpress.com/

www.bluechannel24.com.

Fondatore

www.azulambientalistas.org,

email:

della

ONG

e

Blue

Azul

Chanale

24

Ambientalistas

lenincardozoparra@gmail.com

e

il

Blog http://lenincardozo.blogspot.com/. Gustavo Carrasquel: Lenin, ho seguito la tua carriera professionale come scrittore e professionale sulle questioni ambientali, ho letto i tuoi articoli, libri e ricerche su tematiche ambientali latinoamericana. Quindi, da una prospettiva globale, ti domando: Pensi, che i problemi ambientali in America Latina sono problemi ambientali molto differenti nel resto del mondo? Lenin Cardozo: L’America Latina è una realtà continentale e subcontinentale, ben diversa dal resto dei continenti o sub-continenti del mondo. La differenza fondamentale è nella ottica o prospettiva di vedere il mondo, interessi locali o regionali, e i gruppi etnici che le abitano. Abbiamo il più grande polmoni vegetali, giungle e foreste del mondo cosí come la maggiore quantità di terra che non sono stati ancora sfruttate, inoltre abbiamo grandi risorse naturali come l’acqua, il petroleo e le miniere. Le nostre preoccupazioni ambientali sono specifici e le soluzioni principali 267


devono promuovere la crescita responsabile e inclusiva di tutte le specie che ci vivono e viviamo sul pianeta. Il riscaldamento globale, l’indebolimento dello strato di ozono, e di altre questioni importante e complesse ambientale, cessano di essere la nostra priorità data l’impassibilità davanti alla deforestazione incontrollata dell’Amazzonia, gli interventi umani che accelerano la siccità dei nostri laghi e fiumi, le grandi isole dei rifiuti solidi, l’inquinamento atmosferico da anidride carbonica nelle nostre città, tra le altre situazioni rilevanti. Siamo quindi di fronte a realtà diverse che meritano diverse strategie. Gustavo Carrasquel: Da questo punto di vista, potremmo dire allora che l’idea di sviluppo sostenibile non è applicabile alla realtà latinoamericana?

Lenin Cardozo: Lo sviluppo sostenibile proposto, è la tesi dei paesi sviluppati, preoccupati per l’imminente esaurimento delle risorse naturali nel corso del tempo, frutto di un consumo eccessivo di queste società, si propone un modelo di consumo più “equilibrato”, in funzione di garantire alle generazioni future lo sfruttamento delle stesse risorse. Questo concetto è stato accolto con applausi e acclamazioni e copiati in ciascuna delle costituzioni delle nazioni dei paesi latinoamericani, fino al punto tale che si organizzarono studi di master nell’Università del Centro e Sud America per approfondire “le considerazioni del caso”. Ma di quale generazioni future parla questa proposta?, delle generazioni future Latine o africane?, Questa tesi parla delle generazioni di questi paesi sviluppati, perche si parla ancora del pensiero unico, basato sul principio che l’espressione della vita ruota solo attorno ad un specie, la specie del Caucaso –LORO-. Un ragionamento totalmente egocentrico e di esclusione. Gustavo Carrasquel: È pronta l’America Latina con i suoi pensatori, filosofi e scienziati di creare la sua teoria o un metodo per l’analisi ambientale nel subcontinente?

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Lenin Cardozo: Negli ultimi 20 anni, filosofi, scienziati, politici e gruppi ambientalisti sono entrati nell’agenda pubblica in America Latina, chiedendo un posto nel dibattito. Leonardo Boff, Marina Silva, Carlos Minc, Marcos Reigota del Brasile; Ernesto Guhl, John Casavelos, Miguel Grinberg, Andrés Carsen, Gustavo Rivollier dell’Argentina; Luz Beatriz Gaviria, Jesús Hidrobo, Anibal Patiño, Isaia Tobasura, Hildebrando Velez, Gustavo Wilches di Colombia, Ricardo Navarro, Camacho Hernandez, Jorge Emilio González, Homero Aridjis del Messico, Juan Grau di Cile, Egilda Parra, Elio Ríos di Venezuela, tra gli altri, con il loro contributo ci è stata aperta la strada per conquistare il pensiero ambientale proprio. Gustavo Carrasquel: Qual è la proposta o la strada da seguire?

Lenin Cardozo: Stimolare dallo spazio o l’opportunità più piccola alla più grande, la sensibilizzazione, la coscienza cittadina e la partecipazione attiva dalla prospettiva ecologica, conservacionista e ambientalista.

Gustavo Carrasquel: E sul piano ideologico, si potrebbe pensare che la mancanza di nuove bandiere sulla sinistra in America Latina, hanno fatto che questo approccio politico si avicini o rifugia nel discorso ambientale, attraverso la militanza e l’attivismo di gruppi ecologici e ambientalisti? Faccio questa citazione, per la nascita dei partiti Verdi nella regione, tale come il partito Verde del Brasile, Cile, Colombia, Guatemala, Messico ed Argentina, tra gli altri, dove molti dei suoi attivisti sono stati uomini che hanno abbracciato in passato le bandiere della sinistra?

269


Lenin Cardozo: Il diritto alla vita di tutte le specie, non è una bandiera di qualsiasi ideologia particolare. La riconciliazione, il consenso, la madre dell’unità ideologica è quella di essere iniziato dalla necessità di salvare il pianeta insieme. I partiti verdi e le associazioni ambientaliste, gli ecologisti o conservacionisti sono spazi di partecipazione dei cittadini. Se le persone di sinistra hanno trovato rifugio in queste organizzazioni o di destra o di centro, presumo che saranno sempre benvenute, perché la tutela ambientale ha bisogno di tutti. Gustavo Carrasquel: Per concludere, non voglio lasciare questa intervista senza chiederti: cosa pensi dovrebbe essere la posizione dei giornalisti e dei mass media sul risveglio di una consapevolezza ambientale pubblica?

Lenin Cardozo: I giornalisti, i mas media e la comunicazione, dovrebbero anche essere educati sulle questioni ambientali. È lo spazio per il giornalismo investigativo e il giornalismo di rivendicazione. Altrettanto, i mass media hanno un forte impegno etico

con

i

cittadini,

nella

programmazione

che

generano

consapevolezza sui diversi problemi ambientali nella regione del paese, e del pianeta. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2010/03/entrevista-lenin-cardozo-porgustavo.html Gustavo Carrasquel,

Entrevista a Lenin Cardozo por Gustavo

Carrasquel. Tema: La realidad ambiental en Latinoamérica. Domingo, 28 de marzo de 2010.

270


Intervista a Jacques Yves Cousteau Jacques-Yves

Cousteau

(Saint-

André-de-Cubzac, 11 giugno 1910 – Parigi, 25 giugno 1997) è stato un esploratore,

navigatore,

militare,

regista e oceanografo francese. Cousteau amava definirsi un "tecnico oceanografico". Egli fu in realtà un sofisticato

amante

della

natura,

specialmente di quella marina. Il suo lavoro permise a persone di tutti i continenti di visitare la vita che sta sotto la superficie oceanica ed esplorare attraverso la televisione le risorse del "continente blu". I lavori prodotti da Cousteau hanno anche creato un nuovo tipo di comunicazione scientifica che gli causò qualche critica da parte degli accademici tradizionali. Il cosiddetto divulgazionismo, una forma semplice e comprensibile di condivisione dei concetti scientifici, venne ben presto utilizzato anche per altre discipline e divenne una delle caratteristiche più apprezzate delle moderne trasmissioni televisive. L'informazione documentaristica trovò nelle parole di Cousteau un semplice schema da seguire. Oggi la figura di Cousteau è ammirata e benvoluta in tutto il mondo, grazie ai molti che amano il mare, e viene considerata con una sorta di devozione, in quanto simbolica dell'avventura, della natura e dell'esplorazione. La Carta dei Diritti delle Generazioni Future è stata proposta da Jacques-Yves Cousteau e dalla sua équipe in collaborazione con l'UNESCO e da questa approvata nel 1991; ha raccolto, attualmente, adesioni in più di 100 Paesi. Lenin Cardozo Parra, Ecologista. Scrittore venezuelano e ambientalista. Corsi postuniversitari in MBA, Management Pubblico, Filosofia e Storia. Dottore in Scienze. Direttore esecutivo Canal Azul 24 https://anca24latam.wordpress.com/ e Blue 271


Chanale 24 www.bluechannel24.com. Fondatore della ONG Azul Ambientalistas www.azulambientalistas.org,

email:

lenincardozoparra@gmail.com

e

il

Blog http://lenincardozo.blogspot.com/. Lenin Cardozo Parra: Jacques, ora che dovrebbe avere 105 anni di età, in un mondo in cui abbiamo bisogno di ispiratori di gesta come le sue, e che è diventato il grande ecologista del XX secolo, il più grande scienziato delle profondità degli oceani, il protettore delle balene e dei polipi, il prolifico scrittore di vita marina, con oltre 50 libri pubblicati. Colui che ha ispirato intere generazioni allo studio e ricerca della flora e della fauna del mare. Il centro dell'attenzione del mondo al Vertice di Rio, per la tenace difesa dell'ambiente. Il francese di tutti i francesi, così popolare o più, che Napoleone Bonaparte. L'uomo semplice, padre di famiglia umile e meraviglioso. Il Capitano Pianeta, di tutti i tempi. Come si definisce davvero? Jacques-Yves Cousteau: Un attore, forse fino a quelle che erano le prime recitazioni di Ronald Reagan, prima di entrare in politica. Da giovane cercai alcuni ruoli come attore secondario, ma senza fortuna, poi sono andato in Marina, fino a che alla fine mi si è dato l'opportunità e mi sono dedicato alla produzione di uno dei reality show più visto negli anni 50 , 60 e 70. In un primo momento ero d'accordo con la produzione iniziale, sui viaggi semplicemente sugli oceani, di Hollywood e come sono piaciuti molto, sono riuscito ad ottenere sponsor, lì ebbe inizio la mia grande celebrità su gli schermi piccoli e grandi. Fortunatamente per me, Lloyd Bridges (1913-1998), l'attore della serie "Sea Hunt," Non potrei mai opacarmi, perché io ero visto di più da queste parti d'Europa, oltre ad essere francese, europeo e lui un nord americano. Lenin Cardozo Parra: Ma nessuno può negare che lei era un grande ambientalista, scienziato, protettore delle balene e polipi e un prolifico scrittore della vita marina, con oltre 50 libri pubblicati?xXXXX

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Jacques-Yves Cousteau: Non è vero, niente di tutto ciò sono stato. Tutto è stato messo in scena. È stato un periodo difficile per i produttori di Hollywood e avevano bisogno di cose diverse che incoraggiasi il pubblico e, il tema del viaggio e del mondo marino attirava molto l’attenzione, questi investitori di intrattenimento, hanno deciso di puntare su di esso e siamo andati a fare le riprese, ma con gli script predefiniti. Sul tema della ricerca scientifica, tengo a precisare, che il lavoro serio e importante, con l’adeguato e rigore scientifico, non si è fatto. Non erano molto commerciale, e quindi non si è investito su quello. Ma, certamente nei libri di foto con paesaggi marini e simili. Su quello del conservazionista della fauna selvatica, ovvero le balene e polipi. Quello non era vero. Ci siamo valsi di queste specie, in molti casi, per dare un pò di dramma ai film. Se potevamo farli diventare aggressive per aiutare alle riprese, lo facevamo. Mi dispiace che molti di loro sono morti nelle riprese. Dei polipi, l'unica cosa che vi posso dire, è che era che mi piaceva mangiarli. L’ho preparati in diversi modi. Nella mia vita, non ho scritto un libro, con la mia mano. Come ero noto, sono venuti da me, alcuni scrittori falliti, mi hanno offerto, che potrebbero condividere i loro lavori (come co-autore), se gli finanziava tali pubblicazioni, e se più o meno, quello che hanno scritto mi piaceva e pubblicavano le mie foto sulla copertina, io pagavo queste pubblicazioni e così l'ho fatto, fino a raggiungere 50, poi non ho voluto più pubblicazioni, perché erano perdite, perché mi sono reso conto che non molta gente li comperava. Lenin Cardozo Parra: Lei ha fatto dei contributi, in particolare sul svegliare una coscienza conservazionista e fino alla fine, nell'ultima fase della sua vita, lei era molto attivo mentre accompagnava le proteste contro i rifiuti radioattivi e, altrettanto, quando era presente al vertice di Rio, questo ha un grande valore per quelli che oggi siamo dedicati a difendere l'ambiente?

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Jacques-Yves Cousteau: In quei giorni, la mia popolarità era quasi nulla e avevamo bisogno di attirare l’attenzione su scala mondiale, per vedere se potevamo trovare

sponsor per la

fondazione che porta il mio nome. Abbiamo avuto alcuni nuovi progetti di spedizioni, ma mancavano i fondi, altrettanto, avevo bisogno di mantenere uno stile di vita, che ho avuto per decenni. Tuttavia, nonostante questi sforzi non ci riusci molto. Le cose non erano come prima, ora c'erano molte scelte per il divertimento, che i miei viaggi intorno ai mari. E, infine, niente a che vedere con essere un uomo, umile e semplice, ricorda che ero francese. E i francesi, crediamo di essere i migliori del pianeta. Quello del Capitano Pianeta l’accetto, non per i miei meriti reali, ma perché suona bene, mi dà un certo livello, si sente uno superiore! Lenin Parra Cardozo conclude: I francesi hanno coniato la frase "Le contraire di lui-même". Questo significa qualcosa come “il contrario di se stesso”.

In Jacques-Yves Cousteau, pensiamo

succede qualcosa di simile. Alcuni nella sua vita non si sono mai proposto di essere eroi o antieroi, o hanno pensato che le loro azioni creative avrebbero fatto di loro, poi, un lascito. Cousteau era probabilmente una di quelle persone. La sua dedizione e il suo sforzo, lo ha portato a diventare uno dei riferimenti più importanti del secolo XX. I suoi film, le sue fotografie, i suoi accordi con Hollywood, hanno permesso universalizzare la vita marina. Questa era la sua grande eredità. Alla sua tenacia ed a quello che è stato il suo progetto di vita, vi rendiamo omaggio in questo articolo. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2011/02/intervista-jacques-cousteau.html Lenin Cardozo y José Frogione, Intervista a Jacques Cousteau. Miércoles, 2 de febrero de 2011.

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Il lato EVERDE di Lenin Cardozo visto da EVERDE19 Questa intervista EVERDE.

www.azulambientalistas.org, email: Blog http://lenincardozo.blogspot.com/.

è

a

cura

di

Lenin Cardozo Parra, Ecologista. Scrittore venezuelano e ambientalista. Corsi post-universitari in MBA, Management Pubblico, Filosofia e Storia. Dottore in Scienze. Direttore esecutivo Canal Azul 24 https://anca24latam.wordpress.com/ e Blue Chanale 24 www.bluechannel24.com. Fondatore della ONG Azul Ambientalistas lenincardozoparra@gmail.com e il

EVERDE, In che momento della tua vita hai deciso di diventare un ambientalista?

Lenin Cardozo: Nel 1986, quando ero ancora un universitario, abbiamo

creato

l’ONG

(http://www.azulambientalistas.org/),

Azul che

Ambientalistas è

la

più

antica

fondazione di ambiente attiva in Venezuela. Quest'anno, il 1 °

19

EVERDE, è un inicativa di giovani cileni, che hanno creato una piattaforma che dà spazio per

diffondere la conoscenza, idee, opinioni e commenti sulla sviluppo sostenibile dell’energia, il riciclaggio e l’ambiente. Il suo scopo è quello di formare una comunità con una visione ampia sulla nostro futuro energetico e l’ambiente.

275


settembre, ci avremmo 29 anni. Nell’ambito dei programmi di della Fondazione Azul Ambientalistas, gestisco due canali di informazione multimediale con contenuti sull’ambiente. Canal Azul 24 (https://anca24latam.wordpress.com/) e la sua versione in lingua inglese Blue channel 24 (http://www.bluechannel24.com/). E attualmente Presidente della Fondazione Azul Ambientalistas. Qual è il tuo più grande contributo alla cura dell'ambiente?

Al di là di attivismo e la militanza in difesa dell’ambiente, mi trovo, dal punto di vista di sostenere le comunicazioni e mettere a disposizione alla maggior parte della popolazione possibile, col linguaggio più semplice, le varie questioni ambientali. Mi sento più utile, sviluppando idee e diffondendole, naturalmente, con il sostegno di progetti di diffusione come il vostro, tra gli altri. Qual è la tua visione dell'ambiente in America Latina?

L’America Latina è un continente, con le sue proprie realtà, che hanno bisogno di strategie totalmente diverse da quelle consciute dentro della prospettiva della globalizzazione. Anche, quando gli effetti delle del Cambiamento Climatico universalizza le azioni, si richiede con urgenza, cercare le soluzioni delle nostre specificità ambientali.

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Che cosa manca in America Latina per avere maggiore consapevolezza ambientale?

Molte persone più come voi e noi. Per divulgare, le 24 ore al giorno gli eventi ambientali di America Latina e mondiali in generale.

Cosa

ne

pensi

del

ruolo

dei

Governi

Latinoamericani

nell’impegno di cura per l’ambiente?

L’ordine del giorno pubblico latinoamericano, ha delle priorità, dove la questione ambientale, è solo un punto di riferimento. Ancora non è il tempo per l’ufficiale, ma se è per il governo, per cui le nostre azioni e sforzi.

In quale progetto stai lavorando ora? Che cosa è?

Lavoro nella creazione di una vasta rete latino-americana dei giornalisti ambientali. Sogno, con quel grande esercito di invisibili

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ma invincibile blogger websistas, pressionando ogni giorno al Club degli Iinquinatori.

Qualche consiglio o frase verde?

Se ... la missione di ogni ambientalista è quella di difendere la vita fino ad ogni battito del cuore... nessuna specie è superiore ad un’altra... siamo tutti nati con un ruolo da svolgere, e non sono solo gli esseri umani che hanno il diritto di decidere chi vive e chi muore. Con ciò voglio ribellarmi contro questo, io mi definisco come un ambientalista. Sono, ad ultranzas, senza mezzi termini, senza ipocrisia, un difensore ambientale. Tradotto da: Hugo E. Méndez U. | ANCA24 Italia http://lenincardozo.blogspot.com/2011/01/entrevista-el-lado-everde-delenin.html. Entrevista: El lado EVERDE de Lenin Cardozo por EVERDE. Miércoles, 12 de enero de 2011.

–FINE–

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Lenin Cardozo Parra ed Hugo E. Méndez U. DI COME ESSERE AMBIENTALISTA E NON MORIRE NELL'INTENTO. Prima edizione. Non è permesa la riproduzione totale o parziale di questo libro senza la preventiva autorizzazione per scritto dei titolari di copyright. Copyright di questo numero:

 Copertina: Annabella Cristina Méndez Bravo, Natura Aperta.  Lenin Cardozo Parra ed Hugo E. Méndez U. 2015.  Editoriale Erato, 2015. Isla Dorada, Maracaibo. Concetto, Editing, Montaggio e Composizione: Hugo E. Méndez U. hugoemendez21@gmail.com Stampato nella Repubblica Bolivariana del Venezuela.

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