5 minute read

La gestione degli NPE dopo il Coronavirus. Necessario un approccio più safe e specializzato

di Paolo Zago

Aumento dei crediti deteriorati detenuti dalle banche e performance di recupero in calo con conseguente revisione dei business plan. Sono due degli effetti più visibili che si sta portando dietro l’impatto del Covid 19 sul mercato dei Non Performing Exposures. In Italia, già prima della pandemia, secondo quanto riportato dal Market Watch Npl di Banca Ifis c’erano 325 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi ancora da recuperare: 246 miliardi di sofferenze bancarie a cui si sommavano 79 miliardi di Utp, cioè incagli. Ma nel Market Watch di settembre 2020 si stima che a fine anno la massa degli NPE raggiunga i € 338 Mld, mentre nel 2021 le esposizioni deteriorate potrebbero salire fino a € 335 Mld. Lo scenario d’altronde molto probabilmente

Advertisement

non migliorerà nel breve termine e nell’imminente futuro nei bilanci delle banche, in seguito alla crisi economica, si creeranno altri crediti problematici che andranno gestiti. Le performance di recupero saranno pertanto inferiori e questo comporterà da parte di investitori e servicer una doverosa revisione dei business plan già acquisiti. Un check up quest’ultimo quasi naturale e che già in fase precovid necessitava di un aggiustamento in quanto i pacchetti venduti negli ultimi anni iniziavano a dare segni di non rispetto dei business plan che erano stati presentati in fase di acquisto. Il mercato del credito ha bisogno di investitori con capitali pazienti e non basati su due diligence e curve di recupero veloci. Bando quindi al tutto e subito. L’impatto del Covid sommato alla già

non eccellente gestione dei portafogli precedenti impone pertanto un metodo a priori più safe e cautelativo. Non solo: è arrivato il momento di capire che non esiste una soluzione uguale per tutti i tipi di crediti e che per ogni singolo prodotto bisognerebbe applicare un approccio tailorizzato quindi essere un po’ più specifici e analitici e avere più controllo sulle variabili che determinano un recupero o la valorizzazione di un portafoglio di crediti. Un metodo quest’ultimo che potrebbe sicuramente contribuire positivamente alla gestione degli Utp prima che si trasformino in Npl. La rincorsa alla pulizia dei bilanci bancari, infatti, messa in piede dagli Istituti di Credito per cercare di rispettare gli indicatori della Bce ha contribuito nel tempo a non prendere in considerazione un modello operativo di gestione proattiva degli Utp ma a favorire la cessione di pacchetti a soggetti esterni. Pulire i bilanci delle banche rimane sicuramente un obiettivo primario ma sarebbe più utile ragionare in futuro sulla possibilità di inserire dei meccanismi di early warning che facciano scattare delle azioni virtuose e propositive per fare in modo che quegli utp ritornino indietro. A questo andrebbe affiancato all’Istituto e al debitore l’intervento di persone e strutture che abbiano delle competenze di settore in grado di creare un percorso positivo.

AMMONTARE TOTALE DEGLI NPE IN ITALIA (ESCLUSI SCADUTI) MLD€

FONTE: Stime interne Ufficio Studi di Banca Ifis da NPL Market Database di Banca Ifis, Banca d’Italia e Unirec

English Version

NPEs management after Coronavirus. A more safe and specialized approach is needed

Increase in impaired loans held by banks and declining recovery performance with consequent revision of business plans. These are two of the most visible effects of the impact of Covid 19 on the Non Performing Exposures market. In Italy, even before the pandemic, according to what was reported by the Banca Ifis NPL Market Watch, there were 325 billion euros of gross impaired loans still to be recovered: 246 billion of bad bank loans and 79 billion of Utp. But in the Market Watch of September 2020 it is estimated that at the end of the year the mass of NPEs will reach € 338 billion, while in 2021 non-performing exposures could rise up to € 335 billion.

On the other hand, the scenario in the banks balance sheets will most likely not improve in the short term and in the near future, following the economic crisis, other problematic loans will be created and they will need to be managed. The recovery performance will therefore be lower and this will involve by investors and servicers a necessary review of the business plans already acquired. An almost natural check-up that already in the precovid phase needed an adjustment as the packages sold in recent years began to show signs of non-compliance with the business plans that had been presented during the purchase phase. The credit market needs investors with patient capital and not based on due diligence and fast payback curves. Therefore ban on everything and immediately. The impact of Covid, added to the already not excellent management of previous portfolios, therefore requires a more safe and precautionary method a priori. Not only that: the time has come to understand that there is no equal solution for all types of credits and that for each individual product a tailored approach should be applied, therefore be a little more specific and analytical and have more control over the variables that determine a recovery or enhancement of a loan portfolio. The latter method could certainly contribute positively to the management of UTPs before they turn into NPLs. The run-up to clean up bank balance sheets, in fact, set up by Credit Institutions to try to respect the ECB indicators, has contributed over time not to take into consideration an operational model of proactive UTP management but to favor the sale of packages to external parties. Cleaning the balance sheets of banks certainly remains a primary goal but it would be more useful to think in the future on the possibility of inserting early warning mechanisms that trigger virtuous and proactive actions to ensure that those UTPs come back. In addition to this, the Institute and the debtor should be accompanied by the intervention of people and structures that have sector skills capable of creating a positive path.

This article is from: