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I sette peccati capitali dell’economia italiana

di Carlotta Spera

“I sette peccati capitali dell’economia italiana”

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Carlo Cottarelli ci racconta quali sono gli ostacoli che ritardano la ripresa

Intervista realizzata prima dell’emergenza COVID-19

L’evasione fiscale, la corruzione, l’eccesso di burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, l’incapacità di convivere con l’euro, il divario tra Nord e Sud. Sono i sette peccati capitali individuati da Carlo Cottarelli nel suo libro “I sette peccati capitali dell’economia italiana” che secondo l’economista bisognerebbe affrontare per cercare di far ripartire l’economia del nostro Paese. Direttore dell’Osservatorio dei Conti Pubblici italiani, già Commissario per la Revisione della Spesa Pubblica e prima ancora Direttore del Fiscal Affairs Department del Fondo Monetario Internazionale, Carlo Cottarelli conosce da vicino pregi e difetti della situazione economica del belpaese e i cambiamenti subìti negli ultimi venti anni, da quando, entrati nell’Euro l’Italia ha cominciato a perdere di competitività ritrovandosi oggi con un reddito medio procapite uguale a quello di venti anni fa. Cosa è andato storto? Come è possibile riprendere a crescere? Secondo Cottarelli per ripartire bisogna intervenire prima di tutto sui sette peccati capitali che affliggono la nostra economia.

Nel suo libro parla dei sette peccati capitali primo fra questi l’evasione fiscale. Si discute spesso della necessità di ridurre le tasse e della flat tax. Secondo lei la riduzione fiscale potrebbe essere una soluzione per combattere l’evasione fiscale? E quanto questa scelta peserebbe sui conti pubblici?

E’ possibile che la riduzione delle tasse e delle aliquote di tassazione aiuti l’evasione ma io non ci conterei. L’evidenza empirica e secondo alcuni studi fatti dal Fondo Monetario non c’è ad esempio per l’Iva una relazione tra il livello di tassazione di questa e la tassazione fiscale quindi può succedere ma non ci conterei. Bisognerebbe prima trovare le fonti di copertura per ridurre le tasse.

Tra gli altri peccati che cita nel suo libro c’è la recessione demografica. Anche nell’ultimo rapporto annuale l’Istat ha confermato le tendenze degli ultimi anni, fortemente caratterizzate dal calo delle nascite, dall’invecchiamento della popolazione e, a partire dal 2015, da una perdita di residenti. Secondo lei è il solito allarme o dobbiamo preoccuparci?

No. Dobbiamo preoccuparci. Viene detto tutti gli anni perché il problema persiste. Negli ultimi due anni si è registrata una riduzione della popolazione e potrebbe esserci anche quest’anno. E’ un problema serio, di non facile soluzione purtroppo perché si potrebbero utilizzare soldi pubblici per favorire la natalità ma ne servirebbero tanti. Noi abbiamo già un debito pubblico molto elevato e abbiamo anche tante altre emergenze oltre alla natalità.

Per quanto riguarda la difficoltà a convivere con l’Euro a volte viene suggerita come unica soluzione possibile l’uscita dell’Italia dalla moneta unica. Esiste una via d’uscita alternativa che non sia così radicale e pericolosa?

Si certo. Sicuramente una strada è quella di cercare di recuperare competitività. Noi abbiamo perso competitività quando siamo entrati nell’euro perché il nostro costo del lavoro ha continuato a crescere più velocemente rispetto ad esempio alla Germania, poi le cose sono migliorate negli ultimi dieci anni però non abbiamo più recuperato quel margine di competitività che abbiamo perso nei primi dieci anni dell’euro. Questo si può fare cercando di risolvere tanti altri problemi di cui parlo nel mio libro che danneggiano la crescita della produttività, danneggiano l’investimento e rendono così meno competitive le imprese italiane.

Per competitività cosa intende?

Intendo capacità di esportare e parlo di questo perché vedo inizialmente una crescita in Italia trainata più dalle esportazioni che dalla domanda interna.

Nel suo libro va anche più in profondità e parla di un processo di ricostruzione di capitale sociale. Questo come può avvenire?

Per tutto occorre tempo ma se avessimo iniziato venti anni fa adesso staremmo meglio. Ma principalmente parlo del ruolo della scuola. C’è stata la proposta di reintrodurre l’educazione civica ma la stanno riempiendo di troppe cose come quando vuoi fare una cosa giusta e poi ci si mette dentro anche altro. Adesso anche l’educazione alimentare. Ci vuole uno sforzo affinchè la scuola trasferisca certi valori. Senza dimenticare il ruolo della famiglia perché non si può scaricare tutta la responsabilità sullo Stato, dobbiamo dare anche noi ai nostri figli e ai nostri nipoti certi valori.

questi errori e smettere di “peccare”?

Si però bisogna sempre sperare di essere un po’ fortunati e che non ci siano scossoni e non ci siano temporali nel clima internazionale, che l’economia mondiale continui a crescere, che l’Europa continui a crescere, che non ci sia un peggioramento nella propensione al rischio degli investitori internazionali e per questo ci vuole un po’ di fortuna. Se invece il cielo dovesse cambiare colore da blu a grigio o nero siccome noi siamo vulnerabili potremmo finire come nel 2011.

English Version

“The seven deadly sins of the Italian economy”

Carlo Cottarelli tells us what are the economic obstacles that delay the recovery

Tax evasion, corruption, excess of bureaucracy, the slowness of justice, the demographic collapse, the inability to live with the euro, the gap between North and South. These are the seven deadly sins identified by Carlo Cottarelli in his book “The seven deadly sins of the Italian economy” which according to the economist should be faced to try to restart the economy of our country. Director of the Observatory of Italian Public Accounts, former Commissioner for the Revision of Public Spending and before that Director of the Fiscal Affairs Department of the International Monetary Fund, Carlo Cottarelli closely knows the strengths and weaknesses of the economic situation of the beautiful country and the changes it has undergone in the last twenty years , since joining the Euro, Italy has started to lose competitiveness, finding itself today with an average per capita income equal to that of twenty years ago. How did it go wrong? How is it possible to start growing again? According to Cottarelli, in order to start again it is necessary to intervene first of all on the seven deadly sins that afflict our economy.

In your book you talk about the seven deadly sins, first of all tax evasion. We often talk about the need to reduce taxes and the flat tax, do you think the tax reduction could be a solution to combat tax evasion? And how much would this choice weigh on public accounts?

It is possible that the reduction in taxes and tax rates will help evasion but I would not count on it. The empirical evidence and according to some studies done by the Monetary Fund, for example, there is no relationship between the level of VAT and the tax rate, so it can happen but I wouldn’t count on it. Coverage sources should first be found to reduce taxes. The demographic recession is one of the sins you mention in your book. Even in the latest annual reports, Istat confirmed the trends of recent years, strongly characterized by the decline in births, the aging of the population and, starting from 2015, by a loss of residents. In your opinion is this the usual alarm or should we worry?

No. We need to worry. It is told every year why the problem persists. In the last two years there have been two years characterized by the population reduction and there could also be this year. It is a serious problem, not easy to solve, unfortunately because public money could be used to promote the birth rate but it would take a lot. We already have a very high public debt and we also have many other emergencies in addition to the birth rate.

Regarding the difficulty in living with the Euro, the exit of Italy exit from the single currency is suggested as the only possible solution. Does it exist an alternative way out not so radical and dangerous?

Yes sure. One way is certainly to try to regain competitiveness. We lost competitiveness when we joined the Euro because our labor costs continued to grow faster than for example in Germany, then things have improved in the last ten years but we have no longer recovered that competitive edge that we have lost in the first ten years of the Euro. This can be done by trying to solve many other problems I talk about in my book that damage productivity growth, damage investment and thus make Italian companies less competitive.

What do you mean by competitiveness?

I mean the ability to export and I am talking about this because I initially see growth in Italy driven more by exports than by domestic demand.

In his book you go even deeper and talks about a process of rebuilding social capital. How can this happen?

It all takes time but if we started twenty years ago we would be better off now. But mainly I speak of the role of the school. There has been a proposal to reintroduce civic education but they are filling it with too many things like when you want to do one thing right and then you put something else into it. Now also food education. It takes an effort for the school to transfer certain values. Without forgetting the role of the family because all responsibility cannot be passed on to the state, we too must give our children and grandchildren certain values.

Do you think Italy still has time to correct these errors and stop “sinning”?

Yes, however, we must always hope to be a little lucky and that there are no shocks and thunderstorms in the international climate, that the world economy continues to grow, that Europe continues to grow, that there is not a deterioration in the risk appetite of international investors and for this it takes a little luck. If, on the other hand, the sky were to change color from blue to gray or black as we are vulnerable we could end up like in 2011.

Copertina del libro “I sette peccati capitali dell’economia italiana” di Carlo Cottarelli Cobver of the book “I settem peccati capitali dell’economia italiana” by Carlo Cottarelli

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