10° NUMERO

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L’He N° 10 Decima Edizione 18 Novembre 2017 Giornalino degli studenti del L.S.S. Elio Vittorini Via Donati 5-7, 20146, Milano (MI) Italia Anno Scolastico 2017/2018 Terzo Anno

Indice Protocollo tabula rasa………………….pag.3 Mini questionario Proust…………….pag.4 Intervista ASL……………………………...pag.5 Obamacare……………….…………………pag.9 IT………………………………………………..pag.10 Prima della Prima…………………..……pag12 Where do we come from?............pag.13 Il canto del mare…………………………pag.14 Ονειρόφρων……………………………….pag.15 Cruciverba…………………….…………….pag16 Oroscopo…………………………………….pag17 Sudoku………………………………..……..pag.18 Segui la nostra pagina Facebook: @lhevittorini E instagram: @laccae Se vuoi inviarci un articolo o chiederci qualcosa: he.vittorini@gmail.com

LA REDAZIONE Filippo Gianoglio 4^A Giulia Ghirardi 5^C Enrico Maraboli 5^D Silvia Picca 2^E Riccardo Fidanzia 5^G Sabrina Lo Giudice 4^C Giada Gaudioso 3^F Riccardo Grossi 3^F

Eleonora Ciocca 5^D Lorenzo Ferrara 5^C Giulia Zanoletti 3^F Simone Montandon 3^F Elisa Montobbio 3^F Gabriele Celoria 3^F Alice M. Rajković 1^A

Stampa a carico del L.S.S. Elio Vittorini 2


Protocollo Tabula Rasa Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. Abbiamo fatto un errore. Purtroppo siamo entrati nel cestino dei giornali beceri e insulsi insieme a Libero e a Chi. E dunque mentre scriviamo ora ci sentiamo come Lars von Trier a Cannes, e non sappiamo più o meno cosa fare se non ripetere tante volte scusa, dire che prima di approvare l’acronimo in effetti il dubbio ci era venuto, ma abbiamo considerato due amici gay non offesi un campione sufficiente e siamo andati dritti. Bello il cartellone sulla porta della 4A, bello che l’intero Liceo abbia rimproverato un gesto così sconsiderato. Speravamo che il nonsense suscitasse qualche sorriso come quello del simpatico signore che vedete in foto, che altri non è che Harvey Milk, colui che ha condotto la sua lotta con battute come queste, ma evidentemente non ci siamo riusciti. Homines sumus, come tutti sbagliamo e ora più che mai ne siamo consapevoli, ma humani nihil a nobis alienu

putamus, rimaniamo fermi nell’aborrire ogni discriminazione. Lungi da noi insultare qualcuno o deriderlo per il suo orientamento sessuale: abbiamo dimostrato più volte con i nostri numeri che siamo tutt’altro che omofobi. E se da una parte c’è la rabbia, più che giustificata, ci piacerebbe che dall’altra ci fosse anche il buonsenso di accorgersi che abbiamo fatto il primo numero dell’anno con una copertina contro la violenza di genere, e che forse non è tutto da buttare. E a tutti quelli che chiedono il nome di “P2”, il maschilista dell’intervista sul femminicidio, per andargli a dire qualcosa, sebbene apprezziamo sinceramente il fatto che le sue risposte vi abbiano indignato, è nostro dovere proteggere il ragazzo che ha espresso un’opinione personale: seppur in disaccordo, dobbiamo permettere che possa dire la sua. E no, non saremo libertari quanto un Enrico Mentana, ma crediamo nella libertà di opinione (a

prescindere dai fotomontaggi che spotted ha tanto stupidamente deciso di pubblicare). Ci accusate di non averlo criticato abbastanza. Ce n’era bisogno? Volete una critica ufficiale? Va bene. É una testa di cazzo, e pensiamo (speriamo!) che tutti lo condividano, questa è la linea di tutta la redazione. Saremmo stati più soddisfatti se, tuttavia, non ci fosse stato bisogno di esplicitare un’opinione tanto lapalissiana. C’è davvero qualcuno, munito di intelligenza, che possa pensare quelle cose? Purtroppo, in ogni caso, l’abbiamo fatta fuori dal vaso. Con questo numero siamo ripartiti da zero. Protocollo tabula rasa. Non solo nuove penne ma anche nuovi argomenti: un’intervista sull’alternanza che speriamo quantomeno vi faccia pensare a come è stata la vostra o come vi piacerebbe fosse, un articolo sulla Scala che speriamo il prof. Milone apprezzi, uno sguardo all’attualità oltre frontiera e un commento sull’attesissimo IT. L’invito a unirvi alla redazione è sempre aperto, anche se dopo l’ultima nostra prodezza ci rendiamo conto di sembrare poco attrattivi, ragion per cui teste nuove ci farebbero molto comodo. Che dite, ci provate?

Filippo Gianoglio Enrico Maraboli

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“Non fatemi innervosire che poi vado a casa e picchio mio marito” 3


Mini Questionario Proust Risponde Luca Scalco, professore di Storia dell’Arte Il tratto principale del suo carattere? La PAZIENZA. In che anno il primo bacio? Avevo 17 anni. Il suo peggior difetto? La PAZIENZA. Il suo alcolico preferito? Il prosecco, ma deve essere freddo...tolto dal frigo venticinque minuti prima di essere servito, stappato cinque minuti prima e poi bevuto in calici che lo facciano respirare a dovere. Condimento della pasta preferito? Acciughe e cime di rapa, con una punta di peperoncino. Il suo eroe? L’uomo ragno. Il superpotere che vorrebbe avere? Poter incenerire gli studenti. La parola che ripete più spesso? “PAZIENZA”. Cosa cerca in uno studente? PAZIENZA. E in un professore? PAZIENZA. Il suo motto? “Meno fai meglio stai”.

Risponde Luciano Bolognini, professore di educazione fisica Il tratto principale del suo carattere? La pazienza. Quando il suo primo bacio? A 6 anni in prima elementare alla mia compagna di banco sulla guancia. Dopo è successo un casino con le maestre e i genitori. Era il ’65. Il suo alcolico preferito? Il vino. Il suo peggior difetto? Pensare di non avere difetti. Il regalo più bello che ha mai ricevuto? Una figlia. La parola che dice più spesso? Scarliga merlüss. A che età ha guardato il primo porno? Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Cosa cerca in uno studente? Il dialogo. E in un professore? La condivisione sui principi dell’educazione. Il suo motto? Barcollo ma non crollo.

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“Milano è la città della moda...l'avrete notato anche voi, è pieno di gnocca.” 4


Scuola di VITA o Scuola di FOTOCOPIE? Ecco a voi due visioni dell’alternanza scuola-lavoro per ogni anno, dalla classe 3^ alla classe 5^. Questo è quello che pensano loro. E voi? Che opinione avete? Non fermatevi alle loro idee, informatevi, agite e poi esprimetevi!

CLASSE 3^ Cosa ne pensi dell’alternanza scuola-lavoro? P1: Secondo me è molto utile per prendere dimestichezza con il mondo del lavoro. Hai sentito persone che si sono lamentate d’aver fatto fotocopie come lavoro? Se sì, cosa ne pensi? P1: Sì, ne ho sentiti. Beh, fare fotocopie in una società non è molto utile ai fini dell’alternanza scuola-lavoro, ma almeno vedi com’è l’ambiente. Cosa consiglieresti a chi organizza l’alternanza? P1: Cercare società disposte a dare ruoli attivi all’interno dell’azienda, anche solo affiancare un datore di lavoro durante un colloquio. Ma tu hai già fatta alternanza? P1: No. Quindi ti stai basando su altre esperienze? P1: Esatto. Esperienze positive giusto? P1: Sì, quelle che mi sono state raccontate erano positive. Hai qualcosa da aggiugere? P1: Mi piace molto l’alternanza come iniziativa ed io la porterei avanti.

Cosa pensi dell’alternanza scuola-lavoro? P2: Io sono contro. Perché? P2: Perché, basandomi sull’esperienza di mia sorella, sono arrivata alla conclusione che gli studenti lavorano solo per finire le ore, non per apprendere qualcosa. Cosa ti hanno detto a riguardo? P2: Mi ha detto che lei e i suoi compagni sono stati mandati in posti in cui non gli interessava lavorare, ma dove dovevano andare per forza per finire le ore. Quindi pensi che lo studente lavori solo per finire le ore per la maturità? P2: Sì, esatto. Fatta così è inutile perché non ha uno scopo e non è studiata per gli interessi di una persona. Magari in alcuni casi sì, non pensi? P2: No. (era sicuro delle proprie posizioni, almeno, ndr) Mai? P2: A meno che tu non te la cerchi da solo. Cerchi qualcosa che ti interessi. Ma per adesso sento solo parlare di gente che va in biblioteca o a fare fotocopie. In definitiva? P2: Andrebbe bene se fatto diversamente, ma non lo sarà mai, per me.

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CLASSE 4^

Cosa pensi dell’alternanza? P1: Io penso che l’alternanza sia una cosa buona per gli studenti, per capire com’è il mondo del lavoro. Solo che è organizzata male. Io so di studenti che puliscono per terra o fanno altri lavori poco edificanti, questo mi sembra sfruttare le persone. Come dovrebbe essere organizzata secondo te? P1: Dovrebbero dare possibilità di lavoro migliori, rispetto a chi, per esempio, è andato a pulire i pavimenti al Mc Donald’s. Tu hai avuto esperienze negative? P1: Io no. Ho fatto esperienza belle. Ma qui non si parla solo di me, qui si parla di poter dare uguali possibilità a tutti. Cosa diresti a quelli che gestiscono l’alternanza? P1: Di non chiedere ad aziende a caso, ma di scegliere aziende inerenti al contesto di un Liceo.

Cosa pensi dell’alternanza? P2: All’inizio ero un po’ contrario, perché mi sembrava pesante. Poi in principio era organizzata male. In generale, ti sembra una buona o cattiva iniziativa? Avendo provato tutto sulla mia pelle posso affermare che è una buona idea. Io ero convinto di voler fare veterinaria. Sono andato e invece ho capito che non era il mio futuro. Quindi serve affacciarsi sul mondo del lavoro adesso? P2: Penso serva più ad uno studente di un professionale. Conclusione finale? P2: All’inizio ero scettico, ora credo possa essere un’esperienza positiva.

In conclusione, cosa pensi dell’alternanza in generale? P1: È una buona occasione per i ragazzi, ma a volte è negativa. Una cosa da organizzare meglio sono gli orari. Io ho fatto alternanza a maggio dell’anno scorso per tutti i pomeriggi di due settimane. Quando studiavo?

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“Non è molto educato andare da un’amica incinta e chiedere “quando sgravi?” ” 6


CLASSE 5^: P1

Cosa pensi dell’alternanza scuola-lavoro? P1: Io sono contro. Come mai? P1: Non tanto come cosa in sé, ma come è organizzata. Prima di tutto il programma deve essere gestito in maniera diversa visto che lavorare ci sottrae tempo per lo studio. Due: l’organizzazione è lasciata troppo alle scuole e ai professori, che secondo me non sono in grado di organizzarla al meglio. (Il giornale si dissocia in ogni modo da questa che è l’opinione di un singolo studente, ndr) Tu, se potessi, come la miglioreresti? P1: Farei lavorare tutti gli studenti nello stesso periodo. Io sono dell’idea che non sia corretto studiare e lavorare allo stesso tempo.. comunque siamo adolescenti e abbiamo diritto anche noi a dei momenti di svago. Secondo me hanno organizzato tutto senza capire davvero quello che dobbiamo affrontare. Ad esempio? P1: Io in alcuni pomeriggi ho attività che, causa alternanza, ho dovuto saltare. Oppure una mia amica non va molto bene a

scuola nonostante si impegni: non penso sia corretto sottrarle così ore di studio. Quindi, per te, l’alternanza non è utile? P1: No. Perché deve essere basata sugli interessi degli alunni, o perlomeno inerente all’indirizzo scelto. C’è gente, però, che si è trovata bene. Per esempio, tu come ti sei trovata? P1: Io sono andata in un’azienda, cosa che non mi interessava fare. Posso dirti però che grazie a quell’esperienza ho capito le relazioni che ci possono essere, ma nulla di più. Secondo me è più una corsa contro il tempo. Perché? P1: Perché, essendo schietti, il vero obiettivo è finire le ore, non apprendere qualcosa. Le persone che vanno in oratorio vanno solo per fare le loro 70 ore. Riassumendo in una frase? P1: Ci vuole organizzazione e impegno, se no è inutile farla.

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“Aboliamo la prima liceo.” 7


CLASSE 5^: P2

Cosa ne pensi dell’alternanza scuola lavoro? P2: Credo che sia un’arma a doppio taglio, in quanto ci potrebbero essere sia cose positive che negative

Hai qualcosa da aggiungere? Sì. Devo dire che all’inizio non credevo nell’alternanza.

Sono più positive o negative? P2: Dal punto di vista organizzativo dello studente può aiutarlo ad affrontare poi certe situazioni che si potrebbero creare in futuro. Quando avremo poco tempo a disposizione sapremo come sfruttarlo al meglio. Poi, nell’azienda, sei a costretto a stare in contatto con persone dell’ambiente, e penso possa solo giovarci. Se avessi la possibilità di votare, lo faresti a favore o a sfavore dell’alternanza? P2: Sicuramente per i professionali sì. Credo che sia un’ottima opportunità per loro. Per noi liceali invece? P2: Credo sia una cosa in più. Uno sforzo? P2: No, fare una cosa in più non vuol dire per forza qualcosa di negativo. Comunque l’alternanza ti aiuta a fare esperienza, anche se non sarà subito il tuo futuro.

Mi sembrava un impegno che si andava a sommare allo studio o alle attività che facevo. Ma, dopo averla fatta, posso affermare che mi è servita. Ho le idee più chiare su ciò che mi aspetta. Sabrina Lo Giudice

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“Spegnete quegli affari malefici!” 8


Obamacare Uno dei punti chiave dei primi nove mesi della Presidenza Trump è stato cercare di eliminare tutto ciò che Obama aveva costruito durante i suoi due mandati. Oltre ai provvedimenti sul clima e sull’immigrazione, sta facendo di tutto per far crollare l’Obamacare. La società americana per tradizione ha sempre cercato di limitare l’intervento dello Stato nelle loro vite preferendo rivolgersi a servizi proposti da aziende private. Mentre da noi il pagamento dei servizi delle cliniche previste dal SSN ( Sistema Sanitario Nazionale) è quasi interamente a carico dello Stato, che utilizza i ricavi dei tributi pagati dai cittadini per fornire a ricchi e poveri il diritto a essere curati senza distinzione, negli States il cittadino si deve pagare da solo la quasi totalità delle cure che necessita. Questo sistema consiste in una serie di assicurazioni fornite dal proprio datore di lavoro o pagate dal cittadino stesso. Come funzionerebbe da noi un’assicurazione sull’auto o sulla casa, allo stesso modo negli USA funzionano queste assicurazioni “sulla persona”. Infatti più il piano scelto costa, più cure copre e più cure un individuo necessita più gli costerà il rinnovo del contratto (a meno che non rientri in specifiche categorie di disabilità e vecchiaia).

Questo sistema funziona per chi ha un lavoro o chi si può permettere queste polizze, ma cosa sarà di chi è disoccupato? Se egli viene colpito da una malattia che richiede cure costose, per lui impagabili, rischia di finire in bancarotta con semplici conseguenze: tutti i debiti si estinguono automaticamente, ma dall’altro lato sarà quasi impossibile chiedere prestiti alle banche in futuro e tutti i suoi possedimenti possono essere liquidati dai creditori sotto il controllo di un giudice (Cap. 7 Bankruptcy Code). Ad oggi negli Stati Uniti “falliscono” circa 1 milione di persone all’anno, con un picco di 2 milioni nel 2010. In America i democratici partito storicamente di sinistra, hanno sempre cercato di avvicinare il loro sistema al nostro, e un passo importante in questo verso è stato compiuto nel 2010 da Barack Obama quando, non senza difficoltà, è riuscito a far passare al Congresso il suo piano assistenziale chiamato Obamacare. Esso è un provvedimento che guarda alle necessità di chi è economicamente svantaggiato attraverso un sistema di assicurazioni a basso prezzo accessibili a tutti coloro che hanno un reddito basso. L’opposizione nei confronti dell’Obamacare fa leva sul fatto che per far stare insieme un sistema del genere bisogna necessariamente aumentare la tassazione. Inoltre

sono arrivate lamentele anche da chi dovrebbe beneficiare di ciò perché, essendo queste assicurazioni obbligatorie ma non gratuite, rappresentano comunque un peso sulle spalle di chi prima cercava il più possibile di fare a meno delle cure sanitarie per arrivare più facilmente a fine mese. Forte di queste lamentele, Trump ha preso una posizione netta e ha deciso di annullare ad ogni costo questo provvedimento. Ad oggi (20 Ottobre) il Presidente ha solo tentato di abrogare l’Obamacare, ma è stato fermato dal voto del Congresso, che su questa questione è diviso a metà. Nonostante questo l’ex magnate non demorde e, non potendo contare sull’appoggio del Congresso, ha deciso di smantellare pezzo per pezzo il decreto di Obama, cominciando con la decisione di non finanziare le assicurazioni previste da esso. Nonostante le imperfezioni che presenta una legge completamente nuova nel suo genere, essa rappresenta un primo passo avanti verso degli USA più accessibili alle classi più povere. Se mai questa telenovela avrà fine (è purtroppo pronosticabile una vittoria di Trump), la speranza è che si trovi un’alternativa che non crei ulteriori disparità sociali in un’America che di questa malattia è già gravemente infetta.

Simone Montandon

Dal 2010 (data dell’approvazione dell’Obamacare) la percentuale di americani senza l’assicurazione è quasi dimezzata a testimonianza dell’effetto immediato di questo decreto.

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DALLA LETTERATURA AL CINEMA: IT

E’ diventato automatico, praticamente un must: libro, film. Pochi di noi ci pensano, ma ormai se si fa un giro in una qualsiasi libreria sembra quasi di trovarsi a leggere un elenco di film. Sono centinaia, per non dire migliaia, i romanzi che sono stati trasportati, chi più chi meno fedelmente, sul grande schermo. Molti forse pensano che ci possa essere un filo conduttore, una caratteristica che leghi i libri scelti per diventare film, chiaramente separati da quelli che mai potranno essere immortalati da una cinepresa. Falso. Non esiste, infatti, genere, lunghezza o trama che possa definirsi completamente estranea alla settima arte. E di esempi, che lo si voglia ammettere o meno, ce ne sono davvero a bizzeffe; dai titoli più commerciali (“Io & Marley” o “Bianca come il Latte Rossa come il Sangue”) a capolavori del genere fantascientifico (“The Martian”, “Guida Galattica per Autostoppisti” o alcuni racconti dello stesso Asimov quali “Io, Robot” e “L’uomo Bicentenario” solo per citarne alcuni). Da qui il passaggio al mondo fantasy è quasi scontato, ed in questo genere certamente gli esempi non mancano: ci muoviamo facilmente fra titoli di kolossal epici

come “Il Signore degli Anelli” o “Lo Hobbit” alla letteratura per ragazzi nella quale compaiono titoli quali “Un ponte per Terabithia”, “Spiderwick” e la celeberrima saga di Harry Potter. E ovviamente non possiamo dimenticarci del racconto giallo, probabilmente una delle categorie che più ha acceso e stimolato l’immaginazione dei registi. Alcuni titoli che non possono non essere citati parlando di questo genere sono senza dubbio il thriller “Il Silenzio degli Innocenti”, dove si alternano una ancora giovane ma già esperta Jodie Foster e un Anthony Hopkins da Oscar, “Mystic River” e “Uomini Che Odiano Le

Donne”, fino ad arrivare al film in uscita dai cinema “The SnowMan” (L’Uomo di Neve secondo il titolo italiano), dove spicca un cast capitanato dalla star hollywoodiana Michael Fassbender. Ma è davvero un bene che quasi ad ogni libro debba corrispondere automaticamente un film? La letteratura, come il cinema del resto, serve a raccontarci una storia, a farci entrare in mondi diversi, inaccessibili dalla realtà dei nostri giorni. Serve a farci conoscere elfi alti ed eleganti, alieni con tre braccia e quattro occhi, assassini senza pietà o paura. In poche parole, serve ad emozionarci e a metterci a contatto con il diverso e l’inesplorato. Ma quindi qual è il senso di raccontare e ripetere sempre le stesse storie? Che cosa impariamo e come allarghiamo i nostri orizzonti se continuiamo a leggere/vedere sempre gli stessi personaggi e sempre le stesse situazioni? Nulla. O meglio, vediamo cosa ha provato o percepito qualcun altro (il regista) quando leggeva un determinato romanzo. Nel passaggio dal libro al film, infatti, la trama viene arricchita dai pensieri, dalle opinioni ed in generale dal 10


background di chi la mette in scena, e questo può essere da una parte gradevole (se la nostra immaginazione coincide con quella del regista) o può disgustarci fino a farci odiare un lungometraggio tratto da un libro che magari abbiamo amato (se il nostro pensiero si allontana da quanto messo in scena dall’autore). Come ho già detto di esempi ce ne sono davvero tantissimi, ma forse possiamo scegliere un caso emblematico, uno scrittore che ha davvero regalato all’industria cinematografica trame di grandi film: Stephen King. Brillante scrittore statunitense nato a Portland, Maine il 21 settembre 1947 ha fornito alla settima arte decine e decine di best-seller del genere thriller e horror, trasformatisi poi rapidamente in cult del cinema mondiale tra cui, per citarne soltanto alcuni tra i più datati, “Shining”,

“Carrie”, “Misery Non Deve Morire”, “Il Miglio Verde” e “The Secret Window”, fino ad arrivare ai più recenti “Cell”, “La Torre Nera” e “It”. Ed è proprio la trasposizione sul grande schermo di quest’ultimo che sta facendo molto discutere i fan di tutto il mondo. Dopo il flop di “La torre Nera” (serie di sette romanzi condensata in un film di chiaro stampo manicheista di poco più di un’ora e mezza, dove tutta la complessità e le dinamiche del Medio-Mondo si condensano tra uno stregone cattivo e un pistolero buono che ha lasciato veramente delusi i lettori) si è arrivati ad inscenare e a riprendere le vicende del gruppo dei sette ragazzini (la cosiddetta “Banda dei Perdenti” per usare il nome ufficiale) che si aggirano nella cittadina di Derry, perseguitati da un malefico e subdolo

pagliaccio che li cattura per cibarsi della loro paura. Da un romanzo di quasi 1300 pagine di suspense e paura ne è uscito un film che poco più di un brivido non procura. Presentatosi nelle sale cinematografiche come l’horror dell’anno (uscito tra l’altro in concomitanza con la festa delle streghe) in realtà “It” è un film banale e scontato, che non trasmette nemmeno lontanamente le emozioni e la tensione del libro originale. Pennywise, ovvero il pagliaccio diabolico, sembra una caricatura, una lontana ombra del terribile mostro muta forma descrittoci nelle pagine del libro dal Re del Terrore, e anche i ragazzini sembrano trasmettere solo in parte l’ansia e l’angoscia che quasi quasi proviamo anche noi nel leggere il romanzo. Ne esce quindi un film scadente, ripetitivo e noioso, per niente all’altezza del capolavoro letterario di Stephen King e assolutamente non paragonabile alle precedenti trasposizioni di altri best-seller di questo autore, primo fra tutti “Shining”, il cui confronto è inevitabile. Morale? Alcuni libri sono talmente belli e coinvolgenti che i film e, in generale, qualsiasi tipo di rilettura, non potranno che risultare sbiaditi in confronto all’opera da cui sono tratti, rovinandola.

Eleonora Ciocca

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“Apprezzabile il lato b di questa statua, devo dire.” 11


Prima della Prima L’occasione fa l’uomo ladro, ed ecco allora che ho passato un pomeriggio in un bar di Via Filodrammatici in compagnia di due orchestrali dell’orchestra del Teatro Alla Scala, rubando qua e là storie di camerino e pensieri dall’interno del più prestigioso teatro d’opera al mondo. Marcello Sirotti, violoncellista, in Scala dal 1981 e Nicola Meneghetti, fagottista, anche lui entrato in quell’anno in orchestra, si sono gentilmente concessi in un’intervista in cui gli ho chiesto un po’ di tutto.

Ti ricordi il tuo primo concerto in Scala? Marcello: Sì, avevo diciotto anni. Ero già al mare quando ricevetti la chiamata. Scesi in spiaggia da mia madre dicendole: “Mamma mi stiri il frac? Devo andare a suonare alla Scala”. Dirigeva il maestro Gielen, austriaco, severissimo. Imparai la parte a memoria, ero terrorizzato. Il tuo primo ricordo di Scala? Nicola: Era il 1982, suonavamo la Sagra della Primavera (pezzo difficilissimo per i fagottisti, ndr) diretti da Bernstein. Io sarei dovuto entrare solo per eseguire la seconda parte del programma. Attendevo nel camerino di proscenio quando alla fine del primo brano vedo il compagno di allora del direttore che lo attende con un asciugamano, un whisky doppio liscio e un sigaro cubano già acceso. Bernstein esce con gli applausi ancora in corso, si asciuga il volto grondante di sudore, tira giù in un sorso solo tutto il whisky e fa un tiro di sigaro a pieni polmoni, prima di rientrare tranquillamente e dirigere il secondo brano. Il momento più felice alla Scala? Beh, ogni volta che andiamo in tournée. E il più infelice? Nicola: Quando dovetti suonare la Messa da Requiem pochi giorni dopo la morte di mia mamma. Marcello: Era il 1984, mi ero preso un’aspettativa ed ero andato a suonare a Napoli: durante il finale della Turandot, che già adoravo, mi commossi, perché non sapevo se alla Scala ci sarei mai tornato.

Cosa rispondete a chi dice che la musica classica è noiosa? Che a volte è vero, ma vale per tutti i generi. Cosa cambieresti nell’educazione musicale in Italia? Marcello: Tornerei indietro, a un’educazione più intima, che ben si sposa con la musica, che alla fine è un’arte “di bottega”. Una volta i maestri della Scala insegnavano nei conservatori, passando tutta una serie di conoscenze, anche etiche e deontologiche. Adesso è proibito per legge. E la musica nelle scuole? Cosa si può fare per migliorare una situazione dichiaratamente disastrosa? Nicola: Penso si debba eliminare il flauto dolce, o quantomeno farlo affiancare da tanti altri strumenti, non solo nelle scuole a indirizzo musicale. E sarebbe bello riuscire a fornire a tuttiun’infarinatura, una visione sulla musica, non solo classica, ma di tutti i generi.

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Non credete che la Scala sia un po’ poco accessibile ai giovani? Assolutamente sì. Le formule d’accesso a prezzi più bassi ci sono, ma rimane pur sempre l’atmosfera da torre d’avorio, una sorta di “mistica aura scaligera”. Purtroppo bisogna conciliare una stagione molto varia: non possiamo fare dieci repliche di Traviata “perché è più facile da ascoltare”, e anche noi, come ogni teatro, abbiamo esigenze di budget. Se doveste consigliare un brano per avvicinarsi alla musica classica? (In fondo i link per ascoltare, ndr) Marcello: Una delle variazioni Enigma di Elgar: la Nimrod. Nicola: L’ultima parte del Rosenkavalier di Strauss.

Perché guardare la Prima di quest’anno? (L’Andrea Chenier di Umberto Giordano, in scena il 7 dicembre, ndr) Tre ragioni: l’Andrea Chenier, una volta eseguito tantissimo, non viene quasi più suonato; vantiamo un direttore come Chailly che è un grandissimo conoscitore e interprete di questo capolavoro (l’ultima volta che l’opera fu presentata, negli anni ’80, fu sempre lui a dirigerla, con nel cast José Carreras) e poi la presenza di Anne Netrebko, grande cantante e grande attrice. Links Der Rosenkavalier: https://www.youtube.com/watch?v=SCEcy7HlRMg dal minuto 20:41 Nimrod: https://www.youtube.com/watch?v=sUgoBb8m1eE

Filippo Gianoglio

Where do we come from? Il CERN è il più grande centro mondiale specializzato nella fisica delle particelle, cosa ti aspetterai dunque di trovare all'interno? Un numero spropositato di laboratori e uffici? Probabilmente. Un'equipe dell'ordine di grandezza delle migliaia di unità? Certo che sì. Lavorano lì, oltre a impiegati interni, anche tecnici, fisici e ingegneri provenienti da tutto il mondo; si offre anche possibilità di stage a laureandi e dottorandi: insomma tanti cervelloni che investigano il mondo del microscopico e utilizzano tecnologie fra le più avanzate. Attrezzature e macchinari supertecnologici? Direi di sì, possiedono il complesso di acceleratori di particelle più grande ed efficiente del mondo, un sistema di forma circolare lungo 27 km,

che mantenuto in precise condizioni (temperatura, vuoto, traiettoria) permette circa 600 milioni di collisioni al secondo, che si traduce in 600 milioni di possibilità di scoprire nuove particelle elementari. Qual è l'obiettivo di un così ingente utilizzo di macchinari e di uomini con il relativo costo economico? E se vi dicessi che ha a che fare con i dilemmi filosofici, ormai noti agli studenti del triennio, Cosa siamo? e Da dove veniamo?, mi prendereste per pazzo. Effettivamente sarebbe imprudente azzardare una tale affermazione, ma in un certo senso vogliamo davvero scoprire da dove veniamo e più precisamente trovare tutte le particelle elementari presenti al momento dell'origine dell'universo, poco

meno di 14 miliardi di anni fa. Se attualmente la scienza ha scoperto le tre particelle elementari della materia (l'elettrone, il quark up e il quark down) e ha identificato solo una parte delle particelle primordiali, è ancora aperta la sfida che sta accomunando i fisici del mondo: ricostruire come fosse composta la materia nell'istante del Big Bang. Capire come l'universo sia nato, come tutto questo sia stato possibile potrà forse aprirci gli occhi sul suo funzionamento, potremo comprenderne gli aspetti, dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande, e forse sapere da dove veniamo ci permetterà di scoprire chi siamo.

Lorenzo Ferrara 13


Il Canto del Mare Nikola Bašić è stato il primo architetto al mondo che sia riuscito a donare al mare la capacità di suonare uno strumento musicale, di cantare la sua voce. A prima vista sembrano comuni gradoni bianchi, ma in realtà fanno parte di un miracolo architettonico, il Morske Orgulje, cioè l’organo marino che regala il suono del mare a chi passeggia lungo la banchina del porto di Zara, in Croazia, premiato nel 2006 con l’European Prize for Urban Space. Questo luogo, che circonda a metà tra il magico e il mistico il centro storico della città, è stato recuperato grazie ad un progetto di riqualificazione urbana realizzato dopo il danneggiamento delle coste durante la Seconda Guerra Mondiale. Così, invece, di progettare dei semplici gradoni a picco sul

mare, si è pensato di rubare al mare un po’ del suo fascino musicale. Il risultato? Oltre a essere uno spettacolo per la vista diventa un piacere per l’udito, grazie al suo suono che trasmette l'armonia e la pace delle onde che si infrangono con metodica grazia sulle coste croate. Il muraglione in cemento è stato quindi sostituito da gradoni che si trasformano in sedute, che invitano la gente del posto e visitatori occasionali a sedersi, a concedersi qualche minuto di tranquillità e a farsi cullare da una melodia eseguita da un musicista d'eccezione: la natura. E’ lungo 70 metri ed è un vero e proprio strumento musicale, infatti sotto i gradoni sono stati installati 35 tubi di diverse lunghezze, diametri e inclinazioni

allo scopo di consentire il passaggio dell’aria e dell’acqua e produrre un suono diverso a seconda delle condizioni del vento e del mare. La sinfonia è modulata secondo sette accordi e cinque tonalità, tipiche della musica dalmata, che permettono di cogliere frammenti del ritmo della musica del mare. Si crea così un concerto sempre vario e coordinato dalla natura stessa, dove gli arrangiamenti sono casuali e dipendono dal movimento delle onde. Per la prima volta le sette "Sirene" che cantano il mare, proprio come le sirene della mitologia che incantavano i marinai con la loro dolce voce sensuale, con il Sea Organ ammaliano e rapiscono turisti e visitatori di tutto il mondo portando a riva il respiro del mare sulle note di un'antica melodia croata. Fino ad oggi l'architettura ha emozionato, comunicato, rappresentato, divertito e affascinato. Ora si può affermare che un'opera architettonica ha anche suonato.

Giulia Ghirardi

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“Sono una scimmia, mangio solo noccioline” 14


Ονειρόφρων Il combattente di sogni Il sogno quella notte tornò puntuale: il buio, la città, il cartello; la corsa sfrenata sembra la stessa, ma all’improvviso si vede comparire alla fine della via un ufficio postale, finalmente un riferimento preciso, la fatica è immensa ma continua a correre, imbocca strade che ora ha in mente e con estremo sforzo si lascia alle spalle la montagna di edifici che incombeva su di lui. Il signor Ferré si guarda di nuovo intorno. Il paesaggio è cambiato completamente, le case hanno lasciato spazio ad una vastissima palude con delle montagne sullo sfondo, la desolazione permea l’intero paesaggio; il buio qui è ancora più denso, l’unica ombra debolmente proiettata dalla luna è solo quella del signor Ferré, il freddo punge il suo corpo come un lungo e sottilissimo ago. Il freddo però ora lo sta pungendo davvero: si vede allargare sulle braccia, sulle gambe, sul torso tagli dapprima piccoli ma via via sempre più profondi, il sangue fuoriesce zampillando e il signor Ferré non riesce a fare più di due passi prima di cadere senza sensi tra gli arbusti e la fetida nebbia degli acquitrini. Buio. Luce. Questa volta il signor Ferré si

svegliò appena in tempo per essere in orario al lavoro, dove però arrivò con una gran corsa. L’orologio batteva i secondi immerso nel silenzio più assoluto e il fumo del sigaro del capufficio giocava con le deboli correnti d’aria spandendo qua e là il suo odore; la penombra della stanza e l’odiato aroma delle vecchie carte negli scaffali produssero un disgustoso conforto nel signor Ferré, subito scacciato da un’occhiata raggelante del capufficio. Appena sedutosi alla scrivania lo raggiunse una debole voce dalla sua sinistra: era il nuovo assunto, un uomo sulla quarantina che lavorava lì da un paio di settimane. Gli chiese un qualche cosa su una certa pratica, poi sparì nel solito silenzio; il signor Ferré gli rispose velocemente e tornò alle sue carte. “Le è pesante questo lavoro?” Questa domanda stupì il signor Ferré, nei lunghi anni in cui era stato lì nessuno gli aveva mai parlato se non per chiedergli qualcosa riguardante le scartoffie. “Sì” rispose il signor Ferré ancora meravigliato della domanda “Non ha idea di quanto.” “E perché non se ne va?” “E’ difficile dirlo, forse perché non

ho nessuno da cui andare, ma non è il motivo principale. Penso che sia perché…” Un colpo di tosse dal fondo della stanza richiamò l’attenzione dei due e un fulmine partito dagli occhi del capufficio ebbe l’effetto di mille parole. Finalmente le ore di odiato lavoro passarono e stavolta fu il signor Ferré a cominciare a parlare col nuovo assunto: quel primo discorso lo aveva colpito, era stato una grande spaccatura sul muro dell’indifferenza che divideva l’ufficio in tanti piccoli quadretti, uno per ogni scrivania. Parlarono per un po’, come quando ci si vuole conoscere meglio, e il nuovo assunto rimase un po’ stupito dalla faccia che fece il signor Ferré quando gli disse che era appassionato di botanica. “Conosce anche le piante medicinali per caso?” chiese il signor Ferré con gli occhi sbarrati “Certo” rispose l’altro come una risata a denti stretti “Se le interessa ho un libro a casa in merito, se viene un attimo glielo posso prestare.” Il signor Ferré annuì chiaramente entusiasmato, già pensando a quelle rintracciabili in una palude.

Enrico Maraboli

Spazio Citazioni Prof

“Quando interrogo vi annuso il libro.” 15


Cruciverba della Casa

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IgnOroscopo del mese Dopo aver consultato i nostri tarocchissimi tarocchi, ecco a voi le nostre rivelazioni sul vostro imperscrutabile futuro!

Ariete

Toro

Gemelli

Saturno comprometterà la vostra Alcune idee sembrano brillanti,

Mercurio in questo mese vi darà

abilità di scroccare merende agli amici confondendovi la vista: quello che vi sembrerà un invitante panino potrà invece essere l’orecchio di una vostra compagna, un astuccio o la maniglia della porta. Occhio a non rosicchiare le borse dei prof…

grandi poteri supplementari: da ora potrete camminare sulle narici, far ruotare i pollici a 500 km/h e stappare le bottiglie con le sopracciglia

Cancro

ma non fatevi ingannare: lanciarsi dal primo piano con un paracadute di quaderni per evitare di essere interrogati in chimica porterà all’amara conclusione che oltre alla chimica avreste dovuto studiare anche la fisica. Evitate di farlo.

Leone

Vergine

Con il benevolo influsso di Urano Trovare le giuste motivazioni per In questo mese la presenza di sarà più facile lanciarsi in nuove imprese, a patto però che non riguardino la vita sociale, gli affari di cuore, gli obiettivi in palestra e la scuola. In pratica potete lanciarvi senza fallire solo sul divano. Forse.

Bilancia

alzarsi dal letto ed essere contenti di iniziare la giornata è un ottimo modo per svegliarsi, anche nelle maggiori difficoltà. Per questo vi consigliamo in questo mese di riempire il letto di ortiche.

Scorpione

Babbo Natale nella vostra costellazione porterà grandi benefici sia in campo scolastico sia soprattutto in campo sentimentale! Ah, vero, Babbo Natale ha problemi nel campo d’esistenza… Ops!

Sagittario

Un sacco di fortuna vi investirà in Essere coscienti dei problemi è il Con l’influsso di Marte dalla voquesto mese! Consigliamo l’uso di buone pomate per la guarigione: nessuno ha detto che nel sacco c’è solo fortuna, pensate cosa potrebbe succedere se all’interno ci fosse un Toro che non sa la chimica…

primo passo verso la loro soluzione. Certo, anche prevenirli non sarebbe male, ad esempio levandovi dalla testa l’idea di organizzare una naumachia nella palestra dirottando i tubi delle acque del riscaldamento.

stra parte, verrà fuori la parte più battagliera del vostro animo! L’entusiasmo purtroppo precipiterà quando finirete le palline di carta da lanciare dopo aver dichiarato guerra al vostro compagno di banco.

Capricorno

Acquario

Pesci

Se pensate di mettervi in forma Avete Mercurio a zonzo per il vo- Il vantaggio di avere Nettuno nelle questo mese è quello giusto: Giove vi farà raggiungere la sua forma a dir poco stellare! Certo, un mese è poco per raggiungere 1,9x10^27 kg, ma assumerete comunque un’ottima forma… da geoide.

stro segno! L’ultima volta che ha agito i malcapitati hanno dovuto mangiare per una settimana kebab intinto nel miele per levarsi un terribile prurito… Nonostante tutto però ha anche lati negativi.

vicinanze è che scaccia sempre tutti gli altri pianeti e i loro cattivi influssi. A pensarci bene però, se persino i pianeti scappano da lui, non voglio neanche immaginare quale sia lo svantaggio di averlo vicino…

Enrico Maraboli 17


Sudoku

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Milano Città - Eventi e Spettacoli L’HE ORGANIZZA - GRANDE NUTELLATA Sabato 18 dicembre, GRANDE NUTELLATA: all’intervallo la redazione dell’He allestirà un banchetto che distribuirà, con un’offerta libera, pane e nutella, bibite e una copia del giornalino per coloro che non fossero riusciti o non avessero fatto in tempo a prenderlo il giorno della distribuzione.

CINEMA "Cinema Bianchini, Il cinema sui Navigli“: Un'esperienza originale che porta il Cinema sull'acqua, tutte le sere a bordo di una caratteristica barca in partenza alle 19.30 dalla Darsena. Alcune serate daranno anche la possibilità di vedere film in lingua originale. UNA SERA A TEATRO “Il viaggio di Enea” di Olivier Kemeid, presso il Teatro Carcano: brillante parallelismo tra la storia di una famiglia, emigrata dall’Egitto in Canada, con tutte le difficoltà che ciò comporta, e le vicende dei personaggi dell'Eneide virgiliana. Dal 22 novembre al 3 dicembre. “Tεatr0inMatεmatica” presso il Teatro Carcano: la chiave degli spettacoli è la “traduzione” di concetti matematici, apparentemente astrusi, in personaggi e trame avvincenti. “Luce dalle stelle, Lo spettacolo della fisica” presso il Nuovo Teatro Ariberto: Attraverso una serie di veri esperimenti gli attori, e allo stesso tempo insegnanti universitari di Fisica, accompagnano gli spettatori in un viaggio nell’osservazione di stelle, nebulose planetarie, galassie e buchi neri. Una lezione/spettacolo comica e scherzosa. Il 25 e 26 novembre. SCIENZA "NASA, a Human Adventure", presso lo Spazio Ventura: razzi, shuttle, rover spaziali e simulatori di gravità raccontano l'avventura di conquista e scoperta dello spazio, dai primi lanci spaziali fino alla contemporaneità.

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Prossima Riunione Lunedì 20 Novembre Aula n°5 13.30

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