La copertina non è stata approvata dal sito per via del contenuto, giudicato troppo esplicito sessualmente
L’He N°9 Nona Uscita 13 Ottobre 2017 Giornalino degli studenti del L.S.S. Elio Vittorini Via Donati 5-7, 20146, Milano (MI) Italia Anno Scolastico 2017/2018 Terzo Anno
Indice L’He d’Arabia………………..pag. 3 Intervista alla Preside……..pag. 4 Mini Questionario Proust...pag. 7 Intervista doppia……………pag. 8 Revisionismo storico e analfabetismo funzionale………….pag. 10 Ai Weiwei…………………...pag. 12 La ragazza che sorride…..pag. 13 Blade Runner……………..pag. 14 Le Iene………………………pag. 16 Ονειρόφρων - Il combattente di sogni…………………………pag. 19 IgnOroscopo……………….pag. 20 Sudoku……………………..pag. 21 Cruciverba…………………pag. 21 Eventi……………………….pag. 23
La Redazione Filippo Gianoglio 4^A Giulia Ghirardi 5^C Enrico Maraboli 5^D Silvia Picca 2^E Riccardo Fidanzia 5^G Sabrina Lo Giudice 4^C Lorenzo Ferrara 5^C
Eleonora Ciocca 5^D Giulia Zanoletti 3^F Simone Montandon 3^F Elisa Montobbio 3^F Alessandro Cetra 2^E Alice M. Rajković 1^A
Stampa a carico del L.S.S. Elio Vittorini
L’He d’Arabia Il mio personaggio storico e letterario preferito sarà sempre Lawrence d’Arabia, l’inglese del deserto. Nato archeologo, vissuto condottiero e guida di un popolo frammentato e morto (o assassinato?) dissidente politico. La capacità di Lawrence che ho sempre apprezzato di più non è la diplomazia, non la pazienza, ma la pazzia, la voglia di tentare l’impossibile non per raggiungere un mezzo scopo, ma per compiere l’opera intera. (potremmo molto più prosaicamente dire “se fai una cosa, falla fino in fondo”). Se da una parte la Storia non è dalla mia, non è mia intenzione prendere un cammello, farmi cinquanta giorni nel deserto (sì, Lawrence ha battuto anche il record del bravo ragazzo di Nazareth) e attaccare Aqaba. Sono solo il direttore di un giornalino scolastico, ma è proprio qui la
prima avvisaglia della voglia di osare: dopo due anni di redazione democratica, in cui si litigava troppo spesso, in cui non c’era un filo conduttore nel nostro lavoro, in cui eravamo un gruppo di gente che scriveva e non un giornale, ecco che abbiamo eletto un direttore. Sono io (che sfiga eh?).
Questo è un nuovo L’He, lo avrete notato dalla copertina (che ci costa una fortuna, ragion per cui vi chiediamo un’offerta un filo più cospicua del solito), è diverso sotto tanti aspetti: strutturale, “legale” (sul sito trovate copia dello Statuto che formalizza la nostra cooperazione con il Liceo), e soprattutto è diverso ciò che avete in mano.
Queste poche pagine, di qualità speriamo maggiore, sono state programmate (con tanto di Easter Egg, un plauso a chi lo trova), scritte e revisionate più volte, sono state curate con amore e professionalità da tutti coloro che fanno parte della redazione, questo perché, da oggi ancora di più, siamo un giornale serio, composto di gente seria, che impiega il proprio tempo (sottraendo ore di studio alle materie della professoressa Rigotti, vero Riccardo?) e la propria creatività apparentemente senza ragione. Il perché lo potrete scoprire solo venendo a trovarci, le porte sono sempre aperte: ci troviamo ogni lunedì alle 13:20 in un’aula che potrebbe essere la numero due, la uno o la cinque, a noi basta che Damiana non ci sfiguri a colpi di mocio.
Filippo Gianoglio
SPAZIO CITAZIONI PROF
“Questo è come veniamo pagati voi”
Intervista alla Preside Buongiorno, come sta, dopo un “frenetico” anno al Vittorini? Bene, ricca di entusiasmo, di buoni propositi, di nuove idee e di molteplici conferme. Dopo un anno da vittoriniana, può dire di avere imparato qualcosa di nuovo? Ho certamente acquisito nuove metodiche e riflettuto su aspetti inediti, soprattutto dal punto di vista culturale. La sfida maggiore è stata quella di diventare più aggiornata sotto l’aspetto tecnologico così poter interagire con efficacia con i potenti strumenti del digitale, che il Vittorini sa esprimere e valorizzare ad alto livello. E’ stato un incredibile balzo in avanti, verso il futuro, stimolante ma anche un po’ preoccupante: e se fossi apparsa ai professori un po’ imbranata? Perciò mi sono impegnata a fondo, nel tentativo di non indugiare ma anzi, di essere al passo con ciò che essi, forse, si aspettavano da me. Successivamente, ho compreso che avrei potuto seguire un’altra prospettiva, più rassicurante: vedere nelle eccezionali potenzialità
della Commissione Nuove Tecnologie un modo complementare, strategico ed efficace per realizzare le tante buone idee che il Collegio Docenti riusciva a concepire. Anche perché la disponibilità e generosità dei nostri professori “supertecnologici” non ha paragoni. Lo avete visto anche voi studenti, in più di una occasione. (cogestione, ndr) Ho imparato molto da tutti i docenti e dai Dipartimenti, nel confronto, nel dibattito, nella riflessione sui grandi temi dell’istruzione, della società e della cultura. E può dire di aver imparato qualcosa dagli studenti? Certo, sì, ho appreso moltissimo anche dagli studenti: hanno l’occhio attento e sanno vedere le dinamiche della scuola con spirito costruttivo e propositivo. Si sono spontaneamente create occasioni per un dialogo più profondo con alcuni di loro, in pochi ma preziosi attimi, in cui si è parlato – per strada, nei corridoi o in zona bar - di vita, di futuro, di progetti, della nostra società e della civiltà, di speranze, di delusioni,
di sogni, di impegni civili. Qual è stato l’impegno che le è gravato maggiormente? Sinceramente, non saprei rispondere. È stato un anno molto appagante. In generale, non sono una appassionata di pratiche e scadenze amministrative (che però rappresentano una parte consistente ed obbligata del mio lavoro), ma devo dire che la segreteria mi ha molto efficacemente supportato. Se dovesse pensare al momento più felice dell’anno appena trascorso? Ne ho più di uno, ma dovendo scegliere, nei troverei quattro: quando sono tornata dalla malattia e ho visto che la facciata del Vittorini era stata nel frattempo dipinta di bianco
come da me sperato, grazie ad un lavoro di squadra magnifico e generoso, ed ho poi compreso che quando era stato reso noto il giorno del mio ritorno a scuola tutti avevano intensificato il ritmo di lavoro, per stupirmi al mio rientro con la facciata ridipinta (e infatti ho reagito come nelle loro speranze, con un grande WOW!); alcuni momenti della cogestione; un Collegio Docenti particolarmente partecipato, in cui tutti i professori hanno dato il loro contributo costruttivo permettendo di raggiungere un accordo di grande valore per la qualità della formazione degli studenti; la pizza di Natale con il personale ausiliario, tecnico ed amministrativo, perché ha segnato un momento di vera condivisione e armonia. E il più infelice? Quando mi sono resa conto che la mia malattia era molto più di una influenza e che, proprio nel mio primo anno presso il Liceo, avrei dovuto assentarmi a lungo. Sono stata molto triste per il rammarico di dovermi necessariamente defilare per tanti giorni, perché avevo appena iniziato a conoscervi, non avevo ancora creato forti legami,
avrei dovuto delegare non solo decisioni ma anche compiti ingrati. La professione del Dirigente Scolastico comporta scelte, a volte non facili, ed assunzione di responsabilità, anche importanti. E notti insonni. Mi è spiaciuto doverle caricare sulle spalle di altri. E comunque, in quel periodo, ho avuto contatti costanti con i miei fantastici collaboratori, i quali mi hanno sostituito egregiamente. In questo modo tante decisioni sono state prese insieme. E il Liceo non ne ha minimamente risentito. Cosa non è riuscita a fare durante l’anno passato che vorrebbe proporre quest’anno? E in generale possiamo ave-re un’anteprima sui buoni propositi del 2018? In realtà gli obiettivi che il Collegio Docenti e il Consiglio di Istituto si erano prefissi per lo scorso anno scolastico sono stati tutti raggiunti. Ma abbiamo molti buoni e nuovi propositi per il 2017-18! Vogliamo mantenere uno stile collaborativo nelle classi e tra le classi di sezioni diverse o con Consigli di Classe diversi, e favorire un
maggior coordinamento tra biennio e triennio. Vogliamo ampliare l’offerta formativa pomeridiana per gli studenti e presentarla in modo più organico. Renderemo l’Alternanza Scuola Lavoro più integrata all’impianto didattico del lavoro di classe. Siamo impegnati a creare una miglior continuità con le Scuole Secondarie di Primo Grado (le medie) e le Università. Un anno fa si poneva come obiettivo quello di fare rete con il territorio: un anno dopo può dire di essersi mossa in questa direzione? Co-me? E’ stato possibile creare una sinergia con il Municipio Zona 6, che ha portato risultati importanti: non solo l’autorizzazione a dipingere il murales, ma anche tre interessanti progetti di Alternanza Scuola Lavoro ed un sostegno finanziario al nostro progetto di teatro. Le scuole medie hanno risposto bene alla nostra proposta di collaborare e lo stiamo facendo su temi concreti, come per esempio l’Orientamento, le abilità e le conoscenze che è bene gli studenti posseggano all’ingresso in prima, la comunicazione verso i genitori.
Nel 2017-18 prenderanno avvio progetti rivolti agli studenti ed organizzati con le Università Statale e Bicocca. E’ in cantiere anche una possibile collaborazione con altri Atenei. La nostra Biblioteca è entrata in rete con altre Biblioteche Milanesi, attraverso l’adesione ad un circuito bibliotecario e ciò amplierà notevolmente la capacità di azione e la possibilità di prestiti librari. Il progetto “Classe si diventa” ha potuto avvalersi della collaborazione della Canottieri S.Cristoforo, che è sul nostro territorio. Inoltre, grazie all’iniziativa studentesca ed al progetto volontariato, è diventata più solida la collaborazione con il CD Giambellino, con gli Oratori, con i gruppi che si occupano di emarginati e di persone in difficoltà. Si sono create nuove sinergie, ma ciò è avvenuto per merito di molte persone, sia docenti che studenti. Il mio ruolo è stato quello di facilitare e valorizzare le collaborazioni nel momento in cui si creava l’occasione opportuna per attivarle. Oltre alla tanto nota problematica fumo, quale altro aspetto
del Liceo è sua intenzione migliorare nel corso di quest’anno? Portare a zero gli atti vandalici, anche quelli apparentemente banali come la scrittura su banchi e muri. Migliorare alcuni ambienti del Liceo, creando un movimento dal basso, e cioè rendendo protagonisti attivi gli studenti stessi. Ampliare il numero dei gruppi di studenti che operano in servizi per altri studenti e quanti partecipano alle iniziative del Liceo. Il Vittorini è un luogo in cui ciascuno può portare una idea di miglioramento o di partecipazione positiva ed essere certo che sarà vagliata: se va nella direzione giusta ed è fattibile, si studierà insieme il modo per attuarla. Qual è il motivo, secondo lei, che spinge così tanti studenti a cercare di entrare in questo liceo? Può dire di essere parte di questo risultato o lo ritiene un’eredità dalla precedente dirigenza? Penso che l’attrattiva principale del Vittorini sia il clima disteso che si respira all’interno. Il Liceo ha una buona nomea, che non è solo frutto del prestigio e del
carisma di molti professori, ma che è anche la risultante di un clima di rispetto reciproco e di accordo che fa venire a scuola volentieri i docenti e, in genere, anche gli studenti. La precedente Dirigente Scolastica aveva lavorato bene, mi sembra di riuscire a fare altrettanto. Faccio parte del gruppo di chi al mattino viene al Vittorini volentieri e al termine della giornata sono un po’ più stanca, ma non sono affatto pentita di averlo scelto tra altre sedi disponibili e magari anche più vicine a casa mia. Perché la quotidianità dentro al Vittorini è sempre molto arricchente. Qualche domanda rubata dal Mini questionario Proust: Viaggio dei sogni? Alaska in idrovolante. Il suo eroe? Shackleton. Cosa cerca in uno studente? Che studi ma non si limiti a studiare. E in un professore?Che non si accontenti mai, e tenti sempre di migliorarsi. Il suo motto? Non ho un motto, la realtà è troppo dinamica per essere racchiusa in una frase.
Filippo Gianoglio
MINI QUESTIONARIO PROUST Risponde Paolo Impedovo, prof. di Matematica e Fisica Il tratto principale del suo carattere? (Dopo lungo ragionamento) Disponibilità. Il suo peggior difetto? Sono permaloso. Quando ha deciso di diventare prof? Molto presto: terza o quarta liceo. All’inizio puntavo a Storia e Filosofia, poi ho scelto Matematica. C’erano più cattedre… Autori preferiti? Gabriel Garcia Marquez, Calvino, Dostoevskij. Il suo eroe? Preferisco credere nelle persone normali che fanno gesti straordinari, ma se proprio dovessi citare qualcuno direi Che Guevara. In che anno il primo bacio? Me lo ricordo benissimo: prima media, festa di compleanno di una compagna di classe, baciai la festeggiata. Il suo alcolico preferito? Non bevo molto, ma sicuramente il vino rosso. Cosa cerca in uno studente? Sincerità, curiosità, disponibilità. E in un professore? La capacità di instaurare una relazione con studenti e colleghi. Il suo motto? “Studiate, perché avremo bisogno della vostra intelligenza” (Gramsci). Risponde Antonella Mauri, prof.ssa di lingua e letteratura straniera Il tratto principale del suo carattere? Magari ce ne fosse uno...direi impulsività, ottimismo, tenacia, e poi sì, sono una rompiscatole. Il regalo più bello mai ricevuto? Un mazzo di fiori gigantesco consegnato davanti a tutti in aula in università. In che anno il primo bacio? In seconda media, era un ragazzo francese. Il suo alcolico preferito? Il Mojito, ma non bevo tanto. Sogno di felicità? Una scuola senza più burocrazia, dove possa sempre stare con i ragazzi. Oppure un sogno bucolico: andare in pensione e trasferirsi in una casa circondata dal verde. Viaggio dei sogni? Galapagos. Il suo peggior difetto? Forse dovrebbero dirmelo gli altri...io direi distratta e disordinata. Cosa cerca in uno studente? Interesse, sincerità e che sia stimolante per me (almeno al triennio!). E in un professore? Correttezza, preparazione, che sia equo nella valutazione e disponibile all’ascolto dei suoi studenti. Il suo motto? “Better reign in Hell than serve in Heaven” (Milton).
Intervista doppia anonima STUPRO: e tu, cosa ne pensi? Età? P1: 18 anni appena compiuti. P2: 17 anni. Siete pronti ragazzi? P1: Yes. P2: Ci sono. In Italia, nel 2017, c’è stato un aumento di abusi sessuali del 15%. Cosa ne pensi? P1: Ovviamente penso sia terribile. Credo che questo aumento sia figlio di un modo di concepire il sesso e la vita in generale sbagliato. P2: Penso che sia più che altro un ingigantimento dei ‘media’. Gli stupri ci sono sempre stati e, per quanto possano essere un dramma, non saranno mai così tanti come dicono. Di chi pensi sia la colpa di questi avvenimenti? P1: Dello stupratore, palese. Non ho idea di cosa passi nella mente di un individuo del genere, ma la colpa è indubbiamente sua. P2: Beh, dipende. Non vorrei dire della donna, ma neanche dell’uomo. Comunque, bisogna considerare che, ogni qualvolta la donna si veste in un certo modo, l’uomo è attirato da questo suo modo di atteggiarsi. Come si dovrebbe vestire una donna? P1: Una donna si può vestire come vuole. L’uomo non è formato solo dalla sua parte istintiva: può, anzi, deve controllarsi alla vista di una bella donna. E poi, se l’uomo può vestirsi come vuole, perché la donna no? P2: La donna si deve vestire normalmente, senza attirare troppo l’attenzione. Se poi incomincia a mettere in mostra troppa roba, mi sembra ovvio che accadano certe cose. È anche colpa loro, se ci pensi. Cosa pensi che abbia in mente lo stupratore mentre cerca la sua vittima? P1: Non lo so. Non posso entrare nella mente di uno stupratore e non posso capire ciò che gli passa nel cervello. Penso sia un frustrato che, non riuscendo ad ottenere
godimento nella sua vita si sfoga su persone non consenzienti. Non penso di riuscire ad entrare nella mente di una persona del genere, che riesce anche solo ad immaginare di fare una cosa simile. P2: Colmare la sua eccitazione. Il suo godimento personale. Lo stupratore non avrà una vita sessuale appagata e il suo scopo principale sarà godere, cosa che senza violenza non ottiene. Come si sentirà, secondo te, la vittima dopo aver subito l’abuso? P1: Sicuramente male. È un trauma che non potrà mai superare. La segnerà a vita. La cosa che mi dispiace di più è che alcune donne si sentono addirittura responsabili, ma non lo sono. L’uomo è formato al 50% di natura animale e al 50% di umanità. Vorrei che in questi casi prevalesse l’umanità, visto che alcuni di noi hanno il coraggio di umiliare una ragazza senza pietà. P2: Sicuramente la ragazza gode. Ha, comunque, un rapporto sessuale, anche se non consenziente. L’uomo riesce a dare alla donna il piacere di cui ha bisogno, no? Magari, anche se abusata, potrà trarre del compiacimento. Poi dipende, magari si sentirà male, non so. Dipende dalla ragazza. Come pensi si sentirà lo stupratore? P1: Non lo so. Come ho detto prima non posso entrare nella mente di un individuo del genere. Penso provi soddisfazione, goduria, o magari si sente dispiaciuto. Non so: quello che so è che dovrebbe farsi un esame di coscienza e sentirsi una merda. Quel che è, dopotutto. P2: L’uomo si sentirà sicuramente appagato. Cercherà sempre nuove donne che si mettano in mostra. E un po’ un cane che si morde la coda. Come reagiresti se davanti a te fosse in corso un abuso? P1: Lo so che dovrei rispondere da eroe dicendo “interverrei subito, a costo della mia vita”. Ma la verità è che non ne sono così sicuro. Indubbiamente chiamerei dei soccorsi, cercherei di fermare l’atto subito dopo, ma non sarebbe del tutto istintivo e me ne vergogno. P2: Boh, non ne ho idea. Dipende. Se vedo che la ragazza non oppone resistenza perché dovrei intervenire? Invece se noto qualcosa di scorretto chiamerei qualcuno, certamente.
Sabrina Lo Giudice
Revisionismo storico e analfabetismo funzionale: cosa ha spinto gli Stati Uniti a ripudiare Cristoforo Colombo? Statue abbattute, cortei di protesta, giornate nazionali abolite: sembra uno scenario rivoluzionario, e forse in parte lo è, ma ciò che è certo è che sta prendendo sempre più piede in territorio statunitense (e per una volta il presidente Trump non c’entra affatto); il personaggio contro cui il Nord America si sta ribellando è infatti Cristoforo Colombo, esploratore italiano la cui fama mondiale non richiede presentazioni.
La notizia di tutti questi avvenimenti non ha avuto molta esposizione mediatica qui in Italia ed è forse questo che mi ha convinto a parlare dell’argomento, unitamente ad un orgoglio patriottico che mi spinge a difendere
quello che è forse l’italiano più famoso della Storia, il cui nome riecheggia un po’ ovunque. Ma partiamo dai fatti. La parziale rivalutazione storica del personaggio di Cristoforo Colombo non è esattamente notizia di primo pelo: risale infatti al 1992, peraltro cinquecentenario della traversata oceanica più famosa della storia, uno dei primi provvedimenti a scapito dell’immagine del genovese. In quell’anno molte contee, inizialmente in California, decidono di dedicare la giornata del 12 ottobre, fino all’anno prima chiamata Columbus Day, giornata nazionale delle popolazioni indigene, in memoria dei massacri avviati dai Conquistadores che hanno decimato la popolazione autoctona americana. Le notizie più recenti sono invece datate 2017: a Central Park, in piena Manhattan, una statua viene
imbrattata e la sua mano colorata di rosso sangue; in altre città come Baltimora, Detroit e San José, monumenti di Colombo vengono abbattuti da cortei in delirio. E allora ci si chiede: come mai un personaggio considerato per moltissimi anni alla stregua di un eroe improvvisamente viene screditato e ripudiato da un intero popolo? Quali sono i motivi che hanno portato a questo totale voltafaccia? È ovvio che gli avvenimenti di Charlottesville di questo Agosto abbiano funto da “casus belli”, riaccendendo un malumore diffuso nei confronti di Colombo, ma si può parlare in questo caso di un fenomeno di più vasta scala che ha preso piede negli ultimi anni coinvolgendo moltissime figure ed eventi storici: si tratta del revisionismo storico, un fenomeno che consiste nella totale reinterpretazione delle fonti storiografiche e formula
per l’appunto nuove versioni dei fatti che confutano parzialmente o del tutto la realtà storica comunemente accettata. Oggetti di questo fenomeno sono per esempio l’Olocausto, la cui veridicità è stata negata da una teoria dichiarata fuorilegge dall’ONU, diversi imperatori romani come Nerone, Caligola o Commodo, l’operato del fascismo in Italia e, per l’appunto, la figura di Cristoforo Colombo. Ma vi chiederete: cosa ha portato moltissimi storici a rivalutare un personaggio la cui scoperta (o meglio riscoperta) ha cambiato del tutto la storia umana e allargato notevolmente un mondo in cui gli stati europei cominciavano a star stretti? Su questo punto devo ammettere che anch’io mi sono ritrovato piuttosto ignorante, e ho dovuto fare qualche ricerca per rispondere alla domanda. Fatto sta che, in particolare da una
cinquantina d’anni a questa parte, Cristoforo Colombo è ritenuto un personaggio estremamente controverso, principalmente per il ruolo che gli è attribuito da molti esperti di iniziatore del massacro che, come detto prima, ha portato alla forte riduzione della popolazione indigena americana: molte fonti, reinterpretate, dipingono il genovese come uno schiavista, un brutale governatore delle terre scoperte nel Nuovo Mondo, che torturava i suoi schiavi e maltrattava i propri sottoposti facendoli letteralmente morire di fame.
Io non so e non posso dire se queste notizie siano provate o meno, ma sostengo che sia da ignoranti giudicare una figura storica estraendola dal contesto e dal periodo in cui è vissuta
ed ha agito: è stupido sminuire un personaggio come Che Guevara per le sue persecuzioni ai danni degli omosessuali, in un periodo in cui l’omosessualità era condannata in tutto il mondo, specialmente in America latina. Nel 1500 la schiavitù era purtroppo una pratica ampiamente diffusa e accettata in tutto il mondo, e se il praticarla è sufficiente a condannare Cristoforo Colombo, allora anche personaggi come l’Imperatore Augusto o George Washington dovrebbero essere condannati. È quindi giusto accanirsi su un personaggio la cui importanza storica è fondamentale, trattandolo come un mero capro espiatorio? Ci sarà spazio in futuro per una nuova redenzione del famoso esploratore? Ai posteri l’ardua sentenza.
Riccardo Fidanzia
AI WEIWEI COME L'ATTIVISMO DIVIENE ARTE Ai Weiwei, l’artista dissidente cinese che lotta per i diritti civili e che con le sue opere ha sfidato il governo cinese, denunciando le storture del capitalismo e finendo persino in carcere per questo. Architetto, designer, blogger e attivista politico, Ai Weiwei è considerato dalla comunità internazionale l`artista cinese più celebre e influente al mondo. Nasce a Pechino nel 1957 in una famiglia di intellettuali; nel 1981, decide di lasciare la Cina per vivere a New York, lì si innamora dell’arte concettuale e della Pop Art di Andy Warhol e dà il via alla sua carriera artistica. Si pone all’attenzione del pubbblico internazionale con una serie di lavori concettuali molto variegati e ricchi di commistioni fra generi diversi che spaziano dal design alla scultura, dalle installazioni
alla cinematografia. Attivista politico sensibile da sempre alle diseguaglianze presenti nel suo paese, col passare degli anni ha improntato sempre più i suoi lavori a una denuncia della corruzione e della censura governativa entrando così in rotta di collisione con il regime cinese.
In un mondo in cui gli scenari cambiano e le disuguaglianze sociali aumentano, inevitabilmente l’arte contemporanea si lega alla politica. Nell'ultima opera a cui si è dedicato l'artista, infatti, il docufilm "Human Flow", presentato al festival di Venezia, viene denunciato il
dramma dei migranti e si rivendica la migrazione come diritto umano imprescindibile. Un anno di viaggi e di riprese in ventitré Paesi della Terra. Immagini, nella disperazione umana, di una bellezza straniante e una telecamera che insegue le sciagure nei campi profughi in Giordania, in Turchia, in Palestina, o in un ex aeroporto di Berlino che lancia un messaggio di ribellione volta agarantire la libertà di espressione in tutte le sue forme. “My activism is a part of me. If my art has anything to do with me, then my activism is part of my art.” (Ai Weiwei)
Giulia Ghirardi
SPAZIO CITAZIONI PROF
“Il libro è quello con le manine colorate o quelle vegane giunte”
LA RAGAZZA CHE SORRIDE . Erica, una ragazza di 23 anni. Erica gioca, cammina, scrive e canta. Erica ti guarda di sfuggita e sorride, con le sue labbra socchiuse difficili da decifrare e quegli occhi che sembrano celare un segreto. Ogni anno il Taylor Wessing, il più importante concorso per ritratti fotografici, premia tre opere vincitrici che vengono esposte al National Portrait Gallery di Londra. Quest'anno c'è qualcosa di strano, di inatteso. C'è una ragazza fuggita dall'Isis, con un velo rosso tra i capelli, seduta davanti ad una finestra che piange, lacrime nella pioggia. C'è un ragazzo con alle spalle il Mediterraneo che guarda oltre Lampedusa e non vede futuro.
E infine c'è Erica, nel suo ritratto, che sorride. "One of them is a human" è il titolo della fotografia. Uno di loro è umano. Infatti Erica non è fatta di carne e di sangue. E' un androide, un robot. Così ci rendiamo conto che il futuro si fa quotidiano e non ha più nulla di fantascientifico. Con questo ritratto viene messa a nudo la linea di confine tra l'umano e il non umano, lì dove finiscono le cose e comincia la vita. In questo ritratto è racchiusa una questione molto antica: l'ambizione dell'uomo di assomigliare a Dio, di ricercare la perfezione di cui è costantemente privato. La stessa malattia che affligge ogni demiurgo, quel desiderio, speranza e paura di
non sentirsi soli nell'universo. Erica. Se la fotografi ti ci puoi riconoscere, ti ci puoi rispecchiare. Se tu sei umana, lei è umana. Un riflesso opaco come la vita. E se fosse questo il finale? Se non fosse Erica ad essere come noi ma noi simili a lei? Se non fossero le macchine ad essere umane ma noi ad essere cose? Tragicamente quello che ci salva è solo la morte. Erica non la sente, non ne conosce il senso. Noi sì e per questo ci sentiamo vivi. Questo è il sottile segreto che si cela nella foto di Erica. Erica, copia di una copia. Erica che cerca il suo posto tra gli umani.
Giulia Ghirardi
BLADE RUNNER: UNA STORIA, DUE GENERAZIONI Alcune cose sembrano non cambiare mai. Dalle poche scene finora trapelate di Blade Runner 2049, atteso nelle sale cinematografiche italiane dal prossimo cinque ottobre, si vede ancora una visione futuristica, quasi apocalittica, di una Los Angeles fatta di grattacieli altissimi e macchinari all’avanguardia, avvolta da una costante e incessante pioggia che sembra simbolo, come alla fine si rivela essere anche nel primo capitolo della saga, di un mondo oscuro, inquietante e calcolatore, chiuso in un futuro che
di roseo sembra avere davvero poco. La storia in qualche modo si ripete. Abbiamo una città di luci e di pubblicità in 3D, abbiamo delle automobili volanti, abbiamo una nuova generazione di replicanti e abbiamo soprattutto un poliziotto. Anzi, forse sarebbe più corretto dire che ne abbiamo due. Nel sequel in uscita, infatti, vediamo il nuovo attore emergente, main character indiscusso di Blade Runner 2049, Ryan Gosling affiancato dall’ormai veterano delle scene, nonché ex protagonista del
film originale, Harrison Ford. Il primo rappresenta uno dei volti della nuova Hollywood, un ragazzo fresco dallo sguardo magnetico, che negli ultimi anni ha figurato nei cast di film di grande calibro fra cui, solo per citarne alcuni, Il Caso Thomas Crawford, Drive e la Grande Scommessa, per poi raggiungere l’apice della sua carriera con la nomination come Miglior Attore Protagonista nell’ultima edizione degli Oscar con il musical La La Land di Damien Chazelle. Performer dinamico, che si muove
agilmente tra pellicole drammatiche, comiche e musicali, questo attore è attualmente uno dei più pagati e quotati dell’industria cinematografica statunitense. Al suo fianco troviamo invece il volto più familiare, invecchiato ma sicuramente ancora ben riconoscibile di Harrison Ford che, tra la prima versione di Blade Runner e il ruolo di contrabbandiere mascalzone ma in fondo buono di Han Solo in Star Wars, di fantascienza se ne intende sicuramente. Sarà proprio questa la coppia su cui si costruirà l’intera trama del prossimo capitolo della saga, che vuole quindi introdurre non solo semplicemente un'altra parte della storia, ma
anche un passaggio di testimone tra i due attori, articolato su un confronto non solo di epoca (Blade Runner 2049 è ambientato quarant’anni dopo il primo capitolo della saga) ma anche generazionale, dove l’ormai vecchio detective Rick Deckard fungerà da mentore e da guida al nuovo impulsivo poliziotto soprannominato K. Sono passati esattamente trentacinque anni dal debutto nei cinema di tutto il mondo di Blade Runner: era infatti il lontano 1982 quando, tra pellicole come La Cosa, E.T. L’Extraterrestre e Rambo, si faceva spazio nelle sale americane questo nuovo film di fantascienza attesissimo soprattutto per il
nome che vedeva alla regia: Ridley Scott, che solamente qualche anno prima aveva raggiunto il successo con il suo capolavoro fantascientifico Alien (1979), si ripresentava infatti con un nuovo lungometraggio ambientato in un futuro, stavolta non troppo lontano e indefinito come poteva essere quello descritto in Alien, addirittura tra le strade di una metropoli come Los Angeles. La sfida sembrava già all’epoca quasi impossibile, ma con determinazione, professionalità (e un budget di poco più di quindici milioni di dollari) Blade Runner fu immediatamente un successo sia di pubblico sia di critica. Oggi, dopo sette
lustri, in seguito a progressi, soprattutto nel campo dell’informatica, dell’animazione 3D e dei processori post produttivi, con (quasi) una nuova generazione di attori, il regista inglese ci riprova invitandoci nuovamente a seguirlo tra le vie caotiche e sporche di una California che di umano ha davvero poco, dove il male e la corruzione sembrano ormai farla da padroni e che, in un certo modo, quasi ci spaventa, facendoci provare quel senso di disagio e inquietudine che abbiamo se cerchiamo di immaginarci
in una realtà come quella, in futuro distopico e inumano che sembra però al contrario decisamente troppo plausibile. Un monito è quindi il messaggio principale che Ridley Scott vuole farci arrivare, dal primo come probabilmente anche dal secondo Blade Runner, un monito per ricordarci dove i nostri progressi tecnologici e scientifici, se non guidati da una riflessione etica e morale, possono portarci. Non siamo infatti così lontani dall’universo presentatoci in questa
OTTOBRE 1992: 25 ANNI FA L’ESORDIO DI UNO DEI PIU’ IMPORTANTI TEMPORANEI L’inizio è improvviso, States fino a quando la l’ambientazione assocamera non si fissa, lutamente americana. dando origine a una fra In sottofondo arrivano le più celebri scene di le note melodiche e tutta la cinematografia dolci, che sembrano moderna: sette amici, quasi stridere con il tevestiti di tutto punto in sto tutt’altro che innogiacca e cravatta, dicente di Like a Virgin di scutono animatamente Madonna, altro simsulla mancia da labolo dell’industria stasciare alla cameriera tunitense. L’inquadrache li ha appena serviti. tura si fa spazio fra bicE’ questo l’inizio memochieri di milk-shake e rabile del film cult di lattine di diet coke in Quentin Tarantino ‘Le un classico diner degli Iene’ (o per meglio dire,
saga, dove l’uomo, circondato da macchine, androidi e replicanti ha ormai quasi completamente dimenticato il suo ruolo e la sua importanza nel mondo. Ma non siamo troppo apocalittici e godiamoci questo nuovo lungometraggio che si prepara a regalarci un viaggio in un futuro affascinante, intrigante e sicuramente con una certa dose di fascino ma che, se possibile, forse sarebbe meglio evitare nella realtà.
Eleonora Ciocca
REGISTI CULT CONutilizzando il titolo originale, Resevoir Dogs), che debuttò nelle sale cinematografiche di tutto il mondo esattamente venticinque anni fa. Il 23 ottobre 1992 uscì, infatti, nei cinema americani il film di un giovane regista emergente, sicuramente già ben inserito nell’industria hollywoodiana ma ancora pressoché sconosciuto al grande pubblico, nonostante
alcuni progetti che lo avevano visto nel ruolo di sceneggiatore in film di successo come Una Vita al Massimo, Dal Tramonto All’Alba o addirittura nel futuro classico di Oliver Stone Natural Born Killers – Assassini Nati. Violenza, sangue e fumetti sono il biglietto da visita del giovane Tarantino che, cresciuto fra manga e pellicole western di Sergio Leone nella piccola città di Knoxville fra le colline verdeggianti del Tennessee, è ormai avido di successo e fama, pur non essendo disposto a tradire il suo estro creativo. Primo lungometraggio interamente firmato da lui (che lo vede sia nel ruolo di regista, sia di sceneggiatore sia di attore per un piccolo cameo –come suo solito del resto-) è quindi un film che contiene le sue origini e le sue perversioni. Lunghe sequenze di torture e inseguimenti mozzafiato, alternati al tipico umorismo tarantiniano facilmente leggibile nei dialoghi e nei monologhi paradossali di alcuni personaggi, costituiscono la via d’ingresso per Tarantino al
cinema cult mondiale. Come era intuibile, il successo di questo cocktail di rabbia, adrenalina e puro splatter non si fa attendere e rapidamente Tarantino scala i ranking e le classifiche di tutto il mondo. Il suo ritorno sul grande schermo sarà rapidissimo e, infatti, solamente due anni dopo lo vediamo presentarsi in concorso al Festival di Cannes del 1994 con Pulp Fiction (che, tra l’altro, vincerà nella categoria di miglior film di quell’anno), altro film che diventerà rapidamente un must del cinema americano. Con un cast d’eccellenza, tra cui spiccano i nomi di Uma Thurman, John Travolta, Samuel L. Jackson e Bruce Willis, affiancati da altri attori che avevamo già visto
comparire ne Le Iene e che poi diventeranno parte del cast fisso del regista statunitense come Tim Roth e Harvey Keitel, Tarantino si ripropone con una storia inedita dove vediamo mischiati droga, criminalità e amore, un altro mix vincente che confermerà (dopo il primo successo di Resevoir Dogs) lo spessore di questo regista. La sua ascesa è divenuta a questo punto inarrestabile e, sia attori che produttori, fanno ormai a gara per lavorare al fianco di questo nuovo emergente genio cinematografico che sembra unire e rappresentare, progetto dopo progetto, film dopo film, una perfetta sintesi tra l’ultra-violenza kubrickiana e l’umorismo dei classici spaghetti-western americani. Jackie
Brown, Kill Bill volume 1 e 2, Bastardi Senza Gloria e Django Unchained sono solamente alcuni nomi dei suoi ultimi lungometraggi, che hanno ricevuto allo stesso tempo successo di critica e pubblico. Attualmente i film pubblicati da Tarantino sono otto, uno più famoso dell’altro, senza contare le numerose collaborazioni come co-sceneggiatore o produttore in altre pellicole (in primis Sin City di Robert Rodríguez e Frank Miller), e lui stesso ha recentemente annunciato che firmerà come regista solamente altri due film (per arrivare a un totale di dieci titoli). Questa
notizia ha scosso profondamente i fan e i cinefili di tutto il mondo che aspettano a questo punto con ancora più ansia i suoi prossimi sceneggiati. Ma perché un regista di questo calibro, nel pieno del suo successo e al massimo del suo estro, ha deciso in modo così brusco e definitivo di abbandonare la scena? Lui non si è sbilanciato al riguardo e molte sono le congetture fattesi in seguito a questo annuncio shock. C’è chi, da una parte, pensa che ormai abbia esaurito la sua vena creativa, altri ritengono invece che voglia mantenere la sua eredità cinematografica integra, senza renderla
eccessivamente numerosa arricchendola di troppi titoli. Forse prima o poi sarà lui stesso a rivelarci il motivo di questa scelta, sicuramente derivata da una lunga e ponderata riflessione. A noi non resta che aspettare e attendere di vedere comparire sul grande schermo ancora (solamente per altre due volte) il famoso incipit “Written and Directed by Quentin Tarantino”, magari scritto in un giallo acceso a caratteri cubitali, o con un rosso sangue fra le sterpaglie di un deserto, simbolo di un regista eccentrico ma comunque introverso che, in un’industria conformista e accentratrice come può essere quella del cinema californiano, ha saputo rimanere fedele ai suoi principi e alla sua visione, regalandoci capolavori che rimarranno annotati negli annali per molto, molto tempo.
Eleonora Ciocca
Ονειρόφρων Il combattente di sogni Il signor Ferré si guarda intorno. E’ notte, un vecchio orologio pubblico indica l’ora esatta: le 87 e 51, secondo più, secondo meno. Sì, si dice, devo essere in città. Dà una rapida occhiata agli edifici che lo circondano: case nere, spente dal buio profondo di una grande notte invernale, un labirinto di edifici dagli alti tetti a punta che quasi sembrano cadergli addosso e che vogliano inghiottirlo nella loro tetra oscurità. Un cartello sgualcito è posto al lato della strada, dà il benvenuto a una città con un nome mai sentito prima ma che percepisce proprio, come se avesse vissuto lì a lungo e poi si fosse scordato tutto. Il signor Ferré inizia a camminare all’interno della via che gli si presenta davanti. Non sa perché, si sente sospinto da un’invisibile forza che piega la mente e muove le gambe, un’inaspettata curiosità lo trasporta nell’oscurità della via. Una falce di luna proietta ombre appena distinguibili dal buio palpabile della notte, artigli lanciati dai tetti aguzzi pronti a ghermire e stritolare qualsiasi cosa non sia tenebra. Ora il passo del signor Ferré diventa più veloce, un’ombra lo segue, non sa cosa sia ma non ha il coraggio di voltarsi a guardare. Accelera ancora, abbandona la via principale svoltando in un vicolo, inizia a correre, il labirinto di vie si fa sempre più intricato e presenta vicoli ciechi; la fatica inizia ad assalirlo, ora i suoi piedi diventano pesanti, la strada si avvinghia alle sue caviglie ma riesce ancora ad andare avanti, procede a stento. Sente l’uscita nonostante tutto, E’ da quella parte, pensa, non ho idea di come ma lo so; la sua corsa è impedita, deve letteralmente strappare l’asfalto
da terra per muovere un passo, ma sa che quella è l’ultima curva, dopo questo tormento finirà. Arriva finalmente, svolta, l’oscurità avvolge la fine della via appena imboccata e tanto sperata, ma dopo pochi passi un enorme muro si rivela da dove prima non v’era che un nero manto notturno: cresce, cresce a dismisura mentre le pareti laterali si allungano indefinitamente non lasciando vie di scampo ai tetti arcigni che si ripiegano e cadono inghiottendo tutto nelle tenebre. Buio. Luce. Ce n’era tanta quando il signor Ferré si alzò dal letto fradicio di sudore, ancora ansante e con il battito cardiaco accelerato. Non aveva sentito la sveglia, era rimasto ancora più tempo in balia di quel maledetto sogno che lo tormentava da settimane, tutto uguale, tutte le notti; non aveva mai voluto sentire il parere di un medico, o forse non ci aveva mai pensato, ma non sapeva neanche lui perché. Si fiondò al lavoro con un aspetto più malandato del solito, ma ricevette le solite occhiate indifferenti di sempre. L’ufficio era un’enorme stanza rettangolare illuminata da qualche piccola finestra e da dei neon che proiettavano una luce azzurra e fredda, il colore grigio topo delle pareti si abbinava con l’odore stantio della carta delle pratiche vecchie contenute in enormi scaffali disposti sulle pareti che sfioravano superiormente l’alto soffitto; le scrivanie degli impiegati erano sistemate al centro della stanza, dando le spalle all’entrata e rivolgendosi verso l’imponente scrivania del capufficio. Il signor Ferré notò l’enorme mole di pratiche sulla scrivania, accumulatesi come i minuti del suo ritardo, ma
notò soprattutto lo sguardo tempestoso del capufficio che lo invitava alla sua sedia per uno dei monotoni “discorsi disciplinari”. Mentre il capufficio parlava paragonando l’azienda ad un orologio dove tutti i pezzi devono funzionare perfettamente perché tutto vada bene, lo sguardo del signor Ferré era stato attratto da una foto sull’imponente scrivania: ritraeva il capufficio quando era ancora giovane, ma sullo sfondo c’era lo stesso cartello sgualcito di benvenuto che compariva sempre nel suo sogno. Un’idea gli balenò nella mente, in contemporanea con un “Mi sta seguendo?!” immediatamente soddisfatto da un ossequioso “Sì, sono d’accordo” del signor Ferré, ora completamente preso da quello che aveva visto. Il nome sul cartello non era lo stesso di quello nel sogno, ma aveva una corrispondenza reale: era una cittadina sulla costa dove aveva passato un paio di settimane in vacanza quando era giovane. Il signor Ferré non sentì neanche il solito fastidiosissimo tedio di quella pila di pratiche, di quel lavoro con cui aveva instaurato una convivenza forzata sotterrando l’odio per le maledettissime carte e il senso di enorme soggezione al capo: quella foto gli aveva completamente rapito la mente. Quando tornò a casa non si tolse neanche le scarpe prima di iniziare a scartabellare le mappe: voleva trovare la via d’uscita, sia da quella cittadina sia dall’incubo che lo perseguitava.
Enrico Marabol
IgnOroscopo del mese Dopo aver consultato i nostri tarocchissimi tarocchi, ecco a voi le nostre rivelazioni sul vostro imperscrutabile futuro!
Ariete
Toro
Gemelli
Grandi sorprese ti aspettano! La N
ettuno è in quadratura asintag-
Essere ottimisti è il modo migliore
tua capacità seduttiva in questo mese sarà potenziata dall’influsso di Urano: non spaventarti quindi se attrarrai molti più potenziali partner… verso altre persone.
matica di 3° grado per te in questo periodo e aggiungendo la carpiatura di precessione di Marte non c’è neanche bisogno che sia io a predirti il futuro: vedo già che hai capito tutto.
per vivere bene! Ricordatelo in questo mese, soprattutto quando taglieranno le gomme alla tua bici e del tuo iPhonone 7000 rimarrà solo il 7000 (pezzi)! Niente paura però: gli astri vi sorridono!
Cancro
Leone
Vergine
Attenti alle burle di Venere: ve- Purtroppo per voi la diarrea fulmi- La vostra idea di sintetizzare di stirvi da canguro arcobaleno e saltellare in giro per la scuola per farvi notare da Lei/Lui, porterà a imprevedibili quanto inconcepibili delusioni amorose. Dai, riprovate col costume da Buzz Lightyear, vi andrà meglio!
Bilancia
nante del vostro compagno di banco è MOLTO contagiosa e Mercurio non mostra alcuna benevolenza verso di voi… Fate tre passi indietro con tanti auguri!
nascosto il cloroformio nel laboratorio di chimica pensando “perché sedurla quando puoi sedarla” porterà a composti in grado solo di fare invidia ai peti di cammello. Non rischiate, è meglio per voi.
Scorpione
Sagittario
Youtube in questo mese vi consen- Avete Giove in entrata diretta su Le stelle si avvalgono della facoltà tirà di vedere solo i peggiori video di Favij a causa dell’influsso di Marte: se alla fine avrete resistito all’autolesionismo, avrete il vantaggio di dover chiamare solo lo psichiatra
Capricorno
Venere! Il messaggio è evidente: diffidate da qualsiasi dispositivo di protezione in lattice. Questo mese si sta a secco, rassegnatevi.
di non rispondere. Credetemi, è meglio così. Lo dico per il vostro bene.
Acquario
Pesci
Il vostro segno si prepara ad af- Da oggi fino al 2023 l’influsso di Avrete un mese davvero pieno di frontare un mese molto duro in termini generali. Fondamentale sarà l’entrata nel vostro segno di un pannello volante dei soffitti che farà precipitare gli eventi.
Urano vi farà venire il terrore delle patatine fritte e delle saponette rosa. Cercate di non generare troppo panico se doveste trovarvi per caso nel bagno di un fast food.
stranezze: la prima sufficienza mai avuta in latino, gli autobus in orario e potreste risultare perfino intelligenti. Non vi preoccupate, sarà solo un breve momento di passaggio.
Enrico Maraboli
Il Sudoku
Il Megacruciverba
ORIZZONTALI 1) Olimpique Lyonnais 3) Agenzia americana di spionaggio 5) Che esegue gli ordini ricevuti 13) Pubbliche Relazioni 15) United States of America 17) Affaticarsi, affaccendarsi 19) Espressione di incertezza o incredulità 20) Speranza in letteratura 22) Open Road Tolling 25) Modificherà, varierà 27) Apollo Application Program 29) La crema per dopo la spiaggia 32) Il cuore dell’insulto 33) Raccontato, descritto 35) Operazioni di Trasporto Multimodale 38) Si trovano nell’insalata di pesce 40) Mine nascoste sotto il terreno 43) Divinità egizia che governa il cielo e la terra 45) Carattere, indole 49) Neutron Activation Analysis 50) Varese 52) Un capoluogo siciliano 54) General American 56) Memoria del computer 57) La scienza delle "scritture nascoste" 58) Il celebre Capone 59) Antico Testamento 60) Presi, catturati 61) Ritrarre, ritirare (arcaico) 64) Scarpata marittima molto ripida 66) E’ famosa quella del Campidoglio 67) Scienza che preserva l’ambiente 68) Movimento o caduta di materiale roccioso 69) Ti voglio bene, ma non del tutto 72) Di buon umore, lieto 73) La terza proposizione semplice 74) Ne sono fatti salsa e spaghetti nella cucina orientale 75) Ago ricurvo d'acciaio utilizzato per pescare 77) Aspettato, desiderato 79) Compagnie Industriali Riunite 81) Conosce, ha appreso 82) Eruttò in Indonesia nel 1883 84) Terni sulle targhe 85) “Generatore di sale” in chimica 86) Biscotto ricurvo specialità del Monferrato 87) La radice quadrata di 36 VERTICALI 2) Lupo latino 3) Fortezza del leggendario Re Artù 4) American Airlines 5) Articolo indeterminativo maschile 6) Mercato tipico mediorientale 7) Provincia di Brescia 8) Prefisso per ciò che è scarso 9) Arma da lancio, freccia 10) Ispido, pungente 11) Dittongo inglese che si pronuncia “i” 12) A te 13) La Position migliore delle qualifiche 14) Il posto delle fiere a Milano 16) Configurazioni in informatica 18) Preposizione negativa 19) Il celebre Rocky 20) San Marino 21) Articolo determinativo romanesco 23) Lo è il programma con didascalie 24) Il fiume più lungo d’Italia 26) Confortarsi, incoraggiarsi 27) Brezza, venticello leggero 28) Ossessionato da preoccupazioni 30) Papi, sommi sacerdoti 31) Sindacato Medici Italiani 34) Attuato, messo in pratica 36) Il Dario attore e drammaturgo 37) Brigate Rosse 39) Cittadino di Lecce 40) Respirare con difficoltà, ansimare 41) Articolo indeterminativo femminile 42) Chissà, forse 44) Celebre film del 2009 diretto da James Cameron 46) Lo fu quello delle sabine 47) MIkoyan-Gurevich, aereo da caccia russo 48) Electron Spin Resonance 51) Ante Meridiem 53) Mangiato dalle termiti 55) Imprevedibili, incalcolabili 56) Forte folata di vento 60) La dà il giudice al colpevole 62) La più grande arteria del corpo umano 63) Isole greche 65) Lo è chi compie un furto 70) Percorso, itinerario 71) Guida la preghiera nella moschea 74) Il Francesco d’Assisi 75) Fabio, ciclista su strada campione d’Italia 76) Nota azienda farmaceutica giapponese 78) Diminutivo di “queste” 80) Articolo determinativo maschile singolare 81) Congiunzione del periodo ipotetico 82) Crotone sulle targhe 83) Argon sulla tavola periodica
Milano città – Eventi e spettacoli MOSTRE ARTISTICHE
● Mostra “Ambienti/Enviroments”, presso l'Hangar Bicocca: nove Ambienti, ricostruiti sulla base di quelli realizzati da Lucio Fontana alla fine degli anni ‘40. Un tour tra “spazio e luce, vuoto e cosmo”. ● “Dentro Caravaggio”: venti opere del Merisi, riunite per la prima volta, arrivano a Palazzo Reale, provenienti da musei italiani e stranieri. Grazie a immagini radiografiche sarà possibile seguire il percorso creativo dell'artista.
● Klimt Experience, presso il MUDEC di Via Tortona: Klimt viene raccontato attraverso immagini e musiche, in un'atmosfera che coinvolge e affascina il visitatore. 700 opere affiancate da foto della vita dell'artista. Un'esperienza a 360 gradi nel suo mondo. ● Chagall, Sogno di una notte d’estate, presso il Museo della Permanente di Milano: spettacolo multimediale che proietta tutte le opere dell'artista e guida il visitatore lungo le tappe della loro creazione. CONCERTI A MILANO
● 17 e 23 ottobre: concerto di Fabri Fibra ● 12 ottobre: primo concerto in Italia di Lorde ● 13 ottobre: concerto degli Ofenbach ● 12 ottobre: concerto degli R5
UNA SERA A TEATRO “A NIGHT IN KINSHASA – Muhammad Ali vs. George Foreman. Molto più di un incontro di boxe.” Dal 11 al 15 ottobre al Teatro Carcano.
Prossima Riunione LunedĂŹ 23 Ottobre In Aula 5 13:30