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«Le novelle pullulano di toccanti casi umani, di personaggi colti nel loro dolente segreto, di figure offese dall’esistenza o chiuse nella loro lucida follia: è tutto un mondo di casi e di tipi spesso paradossali indagato con la commossa partecipazione di chi vuole scavare dentro per capire e per compatire». Giudice
Luigi Pirandello
pirandello/Novelle
Le novelle proposte all’attenzione dei ragazzi in questo volume rappresentano una piccola ma significativa selezione operata sulla base di due criteri: – la loro rappresentatività dell’universo umano e artistico pirandelliano; – la fruibilità e la piacevolezza del materiale narrativo, evitando le novelle a carattere filosofico, perché avrebbero reso l’approccio alla lettura più arduo e meno efficace.
Novelle
Giochi e inganni nel teatro della vita
quattro passi nel testo scandagli artifizi letterari
ISBN 978-88-516-0159-1
E -1 LL 159 VE 6-0 NO 51
88
8-
97 ia nnone
Euro 10,00
9 788851 601591
a cura di L. Cassone
specchi
cosmo iannone editore
Sommario
Introduzione Luigi Pirandello Le novelle: struttura e stile Le novelle: temi e contesto L’universo narrativo di Pirandello: personaggi e situazioni Novelle per un’antologia scolastica
7 9 12 15 18 22
Il viaggio La Giara Ciàula scopre la luna Il treno ha fischiato La patente Lumìe di Sicilia Il lume dell’altra casa La signora Frola e il signor Ponza, suo genero Il tabernacolo Non è una cosa seria Marsina stretta
25 45 58 68 77 89 105 117 128 143 153
Schede didattiche
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La Giara Scheda p. 190
Piena anche per gli olivi quell’annata. Piante massaje,1 cariche l’anno avanti, avevano raffermato tutte, a dispetto della nebbia che le aveva oppresse sul fiorire. Lo Zirafa, che ne aveva un bel giro nel suo podere delle Quote a Primosole, prevedendo che le cinque giare vecchie di coccio smaltato che aveva in cantina non sarebbero bastate a contener tutto l’olio della nuova raccolta, ne aveva ordinata a tempo una sesta più capace2 a Santo Stefano di Camastra, dove si fabbricavano: alta a petto d’uomo, bella panciuta e maestosa, che fosse delle altre cinque la badessa.3 Neanche a dirlo, aveva litigato anche col fornaciajo di là per questa giara.4 E con chi non l’attaccava don Lollò Zirafa? Per ogni nonnulla, anche per una pietruzza caduta dal murello di cinta, anche per una festuca5 di paglia, gridava che gli sellassero la mula per correre in città a fare gli atti.6 Così, a furia di carta bollata e d’onorarii7 agli avvocati, citando questo, citando quello e pagando sempre le spese per tutti, s’era mezzo rovinato. Dicevano che il suo consulente legale, stanco di vederselo 1 2 3 4 5 6 7
Piante massaje: piene di frutti. Capace: capiente. Badessa: madre superiora di un convento, qui vuol dire la più grande. Giara: recipiente di terracotta per conservare olio, vino, acqua. Festuca: fuscello. A fare gli atti: a fare causa. Onorarii: compensi.
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comparire davanti due o tre volte la settimana, per levarselo di torno, gli aveva regalato un libricino come quelli da messa: il codice, perché ci si scapasse8 a cercare da sé il fondamento giuridico alle liti che voleva intentare. Prima, tutti coloro con cui aveva da dire, per prenderlo in giro gli gridavano: — Sellate la mula! — Ora, invece: — Consultate il calepino!9 E don Lollò rispondeva: — Sicuro, e vi fulmino tutti, figli d’un cane! Quella bella giara nuova, pagata quattr’onze ballanti e sonanti, in attesa del posto da trovarle in cantina, fu allogata10 provvisoriamente nel palmento.11 Una giara così non s’era mai veduta. Allogata in quell’antro intanfato12 di mosto e di quell’odore acre e crudo che cova nei luoghi senz’aria e senza luce, faceva pena. Da due giorni era cominciata l’abbacchiatura13 delle olive, e don Lollò era su tutte le furie perché, tra gli abbacchiatori e i mulattieri venuti con le mule cariche di concime da depositare a mucchi su la costa per la favata della nuova stagione, non sapeva più come spartirsi, a chi badar prima. E bestemmiava come un turco e minacciava di fulminare questi e quelli, se un’oliva, che fosse un’oliva, gli fosse mancata, quasi le avesse prima contate tutte a una a una sugli alberi; o se non fosse ogni mucchio di concime della stessa misura degli altri. Col cappellaccio bianco, in maniche di camicia, spettorato, affocato14 in volto e tutto sgocciolante di sudore, correva di qua e di là, girando gli occhi lupi8 9 10 11 12 13 14
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Scapasse: scervellasse. Calepino: vocabolario, testo voluminoso. Allogata: posta. Palmento: locale dove si pigiava l’uva. Intanfato: che puzza. Abbacchiatura: bacchiatura, scuotimento delle olive. Affocato: infiammato.
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gni15 e stropicciandosi con rabbia le guance rase, su cui la barba prepotente rispuntava quasi sotto la raschiatura del rasojo. Ora, alla fine della terza giornata, tre dei contadini che avevano abbacchiato, entrando nel palmento per deporvi le scale e le canne, restarono alla vista della bella giara nuova, spaccata in due, come se qualcuno, con un taglio netto, prendendo tutta l’ampiezza della pancia, ne avesse staccato tutto il lembo davanti. — Guardate! guardate! — Chi sarà stato? — Oh, mamma mia! E chi lo sente ora don Lollò? La giara nuova, peccato! Il primo, più spaurito di tutti, propose di raccostar subito la porta e andare via zitti zitti, lasciando fuori, appoggiate al muro, le scale e le canne. Ma il secondo: — Siete pazzi? Con don Lollò? Sarebbe capace di credere che gliel’abbiamo rotta noi. Fermi qua tutti! Uscì davanti al palmento e, facendosi portavoce delle mani,16 chiamò: — Don Lollò! Ah, don Lollòoo! Eccolo là sotto la costa con gli scaricatori del concime: gesticolava al solito furiosamente, dandosi di tratto in tratto con ambo le mani una rincalcata al cappellaccio bianco. Arrivava talvolta, a forza di quelle rincalcate, a non poterselo più strappare dalla nuca e dalla fronte. Già nel cielo si spegnevano gli ultimi fuochi del crepuscolo, e tra la pace che scendeva su la campagna con le ombre della sera e la dolce frescura, avventavano17 i gesti di quell’uomo sempre infuriato. — Don Lollò! Ah, don Lollòoo! 15 Lupigni: di lupo. 16 Facendosi portavoce delle mani: amplificare la voce con le mani. 17 Avventavano: attiravano l’attenzione.
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Quando venne su e vide lo scempio, parve volesse impazzire. Si scagliò prima contro quei tre; ne afferrò uno per la gola e lo impiccò al muro gridando: — Sangue della Madonna, me la pagherete! Afferrato a sua volta dagli altri due, stravolti nelle facce terrigne e bestiali, rivolse contro se stesso la rabbia furibonda, sbatacchiò a terra il cappellaccio, si percosse le guance, pestando i piedi e sbraitando a modo di quelli che piangono un parente morto: — La giara nuova! Quattr’onze di giara! Non incignata18 ancora! Voleva sapere chi gliel’avesse rotta! Possibile che si fosse rotta da sé? Qualcuno per forza doveva averla rotta, per infamità o per invidia! Ma quando? Ma come? Non gli si vedeva segno di violenza! Che fosse arrivata rotta dalla fabbrica? Ma che! Sonava come una campana! Appena i contadini videro che la prima furia gli era caduta, cominciarono ad esortarlo a calmarsi. La giara si poteva sanare. Non era poi rotta malamente. Un pezzo solo. Un bravo conciabrocche l’avrebbe rimessa su, nuova. C’era giusto zi’ Dima Licasi, che aveva scoperto un mastice miracoloso, di cui serbava gelosamente il segreto: un mastice, che neanche il martello ci poteva, quando aveva fatto presa. Ecco, se don Lollò voleva, domani, alla punta dell’alba, zi’ Dima Licasi sarebbe venuto lì e, in quattro e quattr’otto, la giara, meglio di prima. Don Lollò diceva di no, a quelle esortazioni: ch’era tutto inutile; che non c’era più rimedio; ma alla fine si lasciò persuadere, e il giorno appresso, all’alba, puntuale, si presentò a Primosole zi’ Dima Licasi con la cesta degli attrezzi dietro le spalle. 18 Incignata: inaugurata.
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Lumìe di Sicilia Scheda p. 236
— Teresina sta qui? Il cameriere, ancora in maniche di camicia, ma già impiccato in un altissimo solino,1 squadrò da capo a piedi il giovanotto che gli stava davanti sul pianerottolo della scala: campagnolo all’aspetto, col bavero del pastrano2 ruvido rialzato fin su gli orecchi e le mani paonazze, gronchie dal freddo, che reggevano un sacchetto sudicio di qua, una vecchia valigetta di là, a contrappeso. — Teresina? E chi è? — domandò a sua volta, inarcando le folte ciglia3 giunte, che parevano due baffi rasi dal labbro e appiccicati lì per non perderli. Il giovanotto scosse prima la testa per far saltare dalla punta del naso una gocciolina di freddo, poi rispose: — Teresina, la cantante. — Ah, — esclamò il cameriere, con un sorriso d’ironico stupore: — Si chiama così, senz’altro, Teresina? E voi chi siete? — C’è o non c’è? — domandò il giovanotto, corrugando le ciglia e sorsando col naso. — Ditele che c’è Micuccio e lasciatemi entrare. — Ma non c’è nessuno a quest’ora, — rispose il cameriere, col sorriso rassegato su le labbra. — La signora Sina Marnis è ancora a teatro e… 1 2 3
Solino: colletto inamidato per camicie da uomo. Pastrano: cappotto. Inarcando le ciglia: meravigliandosi.
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— Anche zia Marta? — lo interruppe Micuccio. — Ah, lei è il nipote? E il cameriere si fece subito cerimonioso. — Favorisca allora, favorisca. Non c’è nessuno. Anche lei è a teatro, la Zia. Prima del tocco non ritorneranno. È la serata d’onore di sua… come sarebbe di lei, la signora? cugina, allora? Micuccio restò un istante impacciato. — Non sono… no, non sono cugino, veramente. Sono… sono Micuccio Bonavino; lei lo sa. Vengo apposta dal paese. A questa risposta il cameriere stimò innanzi tutto conveniente ritirare il lei e riprendere il voi; introdusse Micuccio in una cameretta al bujo presso la cucina, dove qualcuno ronfava4 strepitosamente, e gli disse: — Sedete qua. Adesso porto un lume. Micuccio guardò prima dalla parte donde veniva quel ronfo, ma non poté discernere5 nulla; guardò poi in cucina, dove il cuoco, assistito da un guattero,6 apparecchiava da cena. L’odor misto delle vivande in preparazione lo vinse: n’ebbe quasi un’ebbrietà7 vertiginosa: era poco men che digiuno dalla mattina; veniva dalla provincia di Messina; una notte e un giorno intero in ferrovia. Il cameriere recò il lume, e quello che ronfava nella stanza, dietro una cortina sospesa a una funicella da una parete all’altra, borbottò tra il sonno: — Chi è? — Ehi, Dorina, su! — chiamò il cameriere. — Vedi che c’è qui il signor Bonvicino. 4 5 6 7
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Ronfava: russava. Discernere: distinguere. Guattero: sguattero, inserviente di cucina. Ebbrietà vertiginosa: una gran voglia di mangiare.
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— Bonavino, — corresse Micuccio, che stava a soffiarsi su le dita. — Bonavino, Bonavino, conoscente della signora. Tu dormi della grossa:8 suonano alla porta e non senti. Io ho da apparecchiare, non posso far tutto io, capisci?, badare al cuoco che non sa, alla gente che viene. Un ampio sonoro sbadiglio, protratto nello stiramento delle membra e terminato in un nitrito per un brividore improvviso, accolse la protesta del cameriere, il quale s’allontanò esclamando: — E va bene! Micuccio sorrise, e lo segui con gli occhi, attraverso un’altra stanza in penombra, fino alla vasta sala in fondo, illuminata, dove sorgeva splendida la mensa, e restò meravigliato a contemplare, finché di nuovo il ronfo non lo fece voltare a guardar la cortina. Il cameriere, col tovagliolo sotto il braccio, passava e ripassava, borbottando or contro Dorina che seguitava a dormire, or contro il cuoco che doveva esser nuovo, chiamato per l’avvenimento di quella sera, e lo infastidiva chiedendo di continuo spiegazioni. Micuccio, per non infastidirlo anche lui, stimò prudente ricacciarsi dentro tutte le domande che gli veniva di rivolgergli. Avrebbe poi dovuto dirgli o fargli intendere ch’era il fidanzato di Teresina, e non voleva, pur non sapendone il perché lui stesso; se non forse per questo, che quel cameriere allora avrebbe dovuto trattar lui, Micuccio, da padrone, ed egli, vedendolo così disinvolto ed elegante, quantunque ancor senza marsina,9 non riusciva a vincere l’impaccio che già ne provava solo a pensarci. A un certo punto però, vedendolo ripassare, non 8 9
Della grossa: profondamente. Marsina: abito da cerimonia maschile.
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Schede didattiche
Il testo è corredato di strumenti analitici che guidano e facilitano la comprensione/analisi delle novelle. In particolare, un apparato lessicale consente di comprendere agevolmente il lessico pirandelliano che si avvale spesso di termini gergali ed espressioni idiomatiche proprie della parlata siciliana. Il percorso didattico si articola in quattro momenti:
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Quattro passi nel testo. Esercizi di comprensione attraverso questionari mirati all’indagine sugli snodi fondamentali della trama per sondare la comprensione globale come condizione preliminare per attività interpretative più complesse.
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Scandagli. Esercizi di approfondimento attraverso l’analisi dei personaggi nella loro caratterizzazione sociale, psicologica e comportamentale.
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Artifizi letterari. Attività didattiche che affrontano operativamente le tecniche della scrittura e lo studio degli strumenti della narrazione per la formazione di un lettore sempre più consapevole.
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Specchi. Attività di approfondimento intertestuale attraverso confronti e indagini su testi di vario genere.
LUMÌE DI SICILIA da Il vecchio di Dio
Un giovane siciliano di nome Micuccio, per amore della sua Teresina, compie ogni sacrificio perché lei possa sviluppare il suo grande talento vocale. Così, non solo aiuta economicamente la famiglia di lei, ormai indigente dopo la morte del padre, ma consente anche alla ragazza di studiare canto a Napoli, utilizzando i proventi ottenuti grazie alla vendita di un poderetto. L’accordo era che dopo cinque o sei anni avrebbero coronato il loro sogno d’amore. La lealtà e l’onestà del giovane non gli hanno consentito di rendersi conto in tutti quegli anni che la situazione era cambiata notevolmente. Sicché, quando si reca a Napoli allo scadere del quinto anno a chiedere che l’antica promessa si adempisse, Micuccio resta sbalordito di fronte al cambiamento della sua Teresina: non è più la ragazza semplice e modesta che egli aveva conosciuto e amato, ma una signora elegante e sofisticata, riverita, rispettata e circondata da uno stuolo di gente benestante. Micuccio è angosciato da tanto cambiamento e capisce che ormai le loro strade si sono separate per sempre. Solo la zia Marta sembra essere rimasta la vecchina buona e disponibile di un tempo. A lei affida le lumìe che aveva portato dalla Sicilia in dono a Teresina come ennesimo atto d’amore. Ma anche di fronte a questo gesto affettuoso Sina mostra tutta la sua indifferenza.
QUATTRO PASSI NEL TESTO La trama Chi è Micuccio Bonavino?
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Quale ruolo ha avuto Micuccio nella nascita/sviluppo della carriera di Sina Marnis?
Zia Marta, la madre di Sina, scoteva amaramente il capo e sapeva ciò che costava a lui la fatica di quel sogno pericoloso. Quali sentimenti e presentimenti esprime il gesto della donna?
Durante il lungo soggiorno di Sina a Napoli sono già evidenti i segnali di un allontanamento della ragazza da Micuccio e dall’ambiente d’origine. Quali sono secondo te le spie del disinteresse della ragazza?
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SCANDAGLI Analizza la figura di Micuccio, mettendone in evidenza le reazioni di fronte: al cameriere che lo accoglie con freddezza
ai convitati che arrivano con Teresina
alla zia Marta
Ricostruisci il profilo psicologico e morale di Micuccio, servendoti delle indicazioni fornite dal testo.
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ARTIFIZI LETTERARI La presentazione dei personaggi è: diretta indiretta Il narratore è: interno esterno Le sequenze prevalenti sono: dialogiche narrative riflessive La narrazione si sviluppa secondo: la fabula l’intreccio La sfocalizzazione è: zero interna esterna
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MARSINA STRETTA da Tutt’e tre
Il professor Gori prende a cuore la situazione di una sua ex allieva, Cesara Reis, ma non immagina in quale situazione va a cacciarsi. Ammirato dall’onestà e dalla bontà della ragazza, la propone come istitutrice dei figli del signor Grimi, uomo assai facoltoso rimasto vedovo. La ragazza rifiuta, perché teme le dicerie della gente e perché non può lasciare sola la madre. Grimi però non demorde e addirittura chiede di sposarla, nonostante la considerevole differenza di età. La ragazza accetta. Il giorno delle nozze però la madre di Cesara muore, così il matrimonio rischia di andare a monte, con grande soddisfazione dei parenti dello sposo che non vedono di buon occhio questa unione. Pertanto le nozze si trasformano in una cerimonia funebre nella quale i parenti fingono dolore e costernazione. L’ipocrisia viene smascherata dal professor Gori che capisce come, approfittando del lutto, i familiari dello sposo tentino di annullare le nozze. La cosa non riesce, grazie all’intervento risoluto del professore. Contento della propria vittoria sul destino e sull’ipocrisia delle persone, Gori attribuisce il felice risultato alla marsina stretta che tanto fastidio gli aveva procurato. Il narratore può così concludere: Fuori della grazia di Dio per quella marsina stretta, aveva invece trovato nell’irritazione l’animo e la forza di ribellarvisi e di trionfarne.
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QUATTRO PASSI NEL TESTO La trama Il professor Gori, il protagonista della storia, è molto nervoso. Qual è il motivo della sua irritazione?
Il narratore fa dell’ironia sul commesso venuto in casa del professore per misurargli delle marsine. In quali frasi o parole si può cogliere tale ironia?
A quale evento deve partecipare il professore che giustifica l’utilizzo della marsina?
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Che fine fa la manica della marsina che aveva procurato tanto fastidio e imbarazzo al professore?
La conclusione del narratore contiene una riflessione insolita e stravagante. Quale?
SCANDAGLI Analisi dei personaggi Anche il professor Gori riflette alcune delle caratteristiche tipiche dei personaggi pirandelliani. È impacciato e goffo, non sa adeguarsi alle regole del mondo, ha sempre qualcosa fuori posto, si sente come un estraneo in un campo di nemici. È sofferente perché non accetta la forma e l’ipocrisia umana. Delinea il profilo psicologico e morale del professore, mettendo in evidenza in che modo e in quali circostanze esprime la propria insofferenza verso la forma e verso l’ipocrisia umana. Completa la tabella, inserendo i dati mancanti desumendoli dal testo.
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297 Il Professor Gori di fronte alla forma e all’ipocrisia Il rifiuto della forma
Misura/Prova della marsina
Confusione con il nome/Scambio di persona
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La madre dello sposo è forse il personaggio che più degli altri familiari incarna l’ipocrisia dettata dall’interesse economico. L’autore ne fa un ritratto impietoso. Costruisci il ritratto fisico e psicologico dell’anziana donna, soffermandoti sui dettagli fisici. L’aspetto fisico
L’aspetto psicologico
ARTIFIZI LETTERARI La struttura narrativa Il sistema dei personaggi Come accade nelle fiabe, anche in questa novella ogni personaggio riveste un ruolo narrativo specifico. Individua i diversi personaggi e collegali ai ruoli indicati in elenco. Protagonista
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Aiutante del protagonista Antagonista Aiutante dell’antagonista Oggetto del desiderio Le fasi della narrazione Indica per ogni fase narrativa il brano testuale corrispondente. Situazione iniziale
Esordio
Peripezie
Spannung (massima tensione)
Scioglimento
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La comicità La novella è permeata da una comicità che rasenta la farsa. La comicità è data dal contrasto delle situazioni e in questa novella ce ne sono molte che stridono, provocando il riso nel lettore. Si tratta però di un riso amaro poiché nasce dal dolore, dal destino avverso, dalla ipocrisia umana. Per fare solo un esempio di comicità, ci fa ridere l’impaccio del professore limitato nei movimenti dalla marsina scucita sotto l’ascella. Prova a individuare anche tu i momenti esilaranti della novella, cercando di spiegare il contrasto che li ha generati. La comicità
Il contrasto che l’ha generato
Evento comico
Evento comico
Continua sul quaderno
SPECCHI L’UMORISMO Se vogliamo capire qualcosa di più dei personaggi pirandelliani, delle loro contraddizioni, della goffaggine, della loro disperazione e solitudine, occorre leggere il saggio intitolato L’Umorismo, nel quale l’autore espone il suo modo di vedere la vita e l’arte. Leggiamo alcuni passi:
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Lo spirito dello scrittore umoristico è tale per cui mette in moto una riflessione attiva la quale suscita un’associazione per contrari: le immagini cioè anziché associate per similazione o per contiguità, si presentano in contrasto: ogni immagine, ogni gruppo di immagini desta e richiama le contrarie che naturalmente dividono lo spirito, il quale inquieto s’ostina a trovar o a stabilir tra loro le relazioni più impensate. … Vedo una vecchia signora coi capelli ritinti…[avvertimento/sentimento del contrario] … Ogni sentimento, ogni pensiero, ogni moto che sorga nell’umorista si sdoppia subito nel suo contrario: ogni sì è un no, che viene in fine ad assumere lo stesso valore del sì… …La vita è un flusso continuo che noi cerchiamo di arrestare, di fissare in forme stabili e determinate, dentro e fuori di noi… Le forme, in cui cerchiamo di fissare noi questo flusso continuo, sono i concetti, sono gli ideali a cui vorremmo serbarci coerenti, tutte le finzioni che ci creiamo, le condizioni lo stato cui tendiamo a stabilirci. Ma dentro di noi stessi, in ciò che noi chiamiamo anima, e che è la vita in noi, il flusso continua, indistinto, rotto gli argini, oltre i limiti che noi imponiamo, una coscienza, costruendoci una personalità. In certi momenti tempestosi, investiti dal flusso, tutte quelle forme fittizie crollano miseramente; e anche quello che non scorre sotto gli argini e oltre i limiti, ma che si scopre a noi distinto e che noi abbiamo con cura incanalato nei nostri affetti, nei doveri che ci siamo imposti, nelle abitudini che ci siamo tracciate, in certi momenti di piena straripa e sconvolge tutto. L’umorismo consiste nel sentimento del contrario, provocato dalla speciale attività della riflessione. “Acre disposizione a scoprire ed esprimere il ridicolo del serio e il serio del ridicolo umano”. L. Pirandello, L’Umorismo, parte II
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«Le novelle pullulano di toccanti casi umani, di personaggi colti nel loro dolente segreto, di figure offese dall’esistenza o chiuse nella loro lucida follia: è tutto un mondo di casi e di tipi spesso paradossali indagato con la commossa partecipazione di chi vuole scavare dentro per capire e per compatire». Giudice
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Le novelle proposte all’attenzione dei ragazzi in questo volume rappresentano una piccola ma significativa selezione operata sulla base di due criteri: – la loro rappresentatività dell’universo umano e artistico pirandelliano; – la fruibilità e la piacevolezza del materiale narrativo, evitando le novelle a carattere filosofico, perché avrebbero reso l’approccio alla lettura più arduo e meno efficace.
Novelle
Giochi e inganni nel teatro della vita
quattro passi nel testo scandagli artifizi letterari
ISBN 978-88-516-0159-1
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a cura di L. Cassone
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