Estratto - Conan, Pepito e gli spavaldi di Fontanavecchia - Cosmo Iannone Editore

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Ruzbeh Ghofranian Conan, Pepito e gli spavaldi di Fontanavecchia

Cosmo Iannone Editore RUZBEH GHOFRANIAN CONAN, PEPITO E GLI SPAVALDI DI FONTANAVECCHIA IANNONE
Cosmo Iannone Editore Ruzbeh Ghofranian
FONTANAVECCHIA
CONAN, PEPITO E GLI SPAVALDI DI

Direttore di collana

© cosmo iannone editore via Occidentale 9, 86170 Isernia tel./fax 0865.290164 – tel. 335.6887394

e–mail: iannonec@tin.it www.cosmoiannone.it

Prima edizione Novembre 2022

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Direzione editoriale

Grafica e impaginazione

Fotocomposizione TPM s.a.s. Città di Castello (PG)

ISBN 978-88-516-0232-1

in copertina
Indice Conan, Pepito e gli spavaldi di Fontanavecchia 7 Introduzione 9 Conan 11 Pepito 13 Giostre e chiesa sconsacrata 15 Titania 17 Ferro 19 Soraya 23 Colazione 27 Un sorriso 31 Mirabella 33 Sorpresa mattutina 37 Carabinieri 39 Occhio nero 41 Ricreazione 43 All’uscita 45 Borgo vecchio 47 Parco della torre 49 Notizie scomode 51 Siberia 55 Bar 59 Lite 61 Stazione 65 Guarda chi c’è 67 Carnevale 69 Imbruttita 73
Casa di Conan 77 Pepito sparito 81 Tutti alla chiesa sconsacrata 85 Ritorno 89 Schede didattiche 93

Conan, Pepito e gli spavaldi di Fontanavecchia

A Laura, per la luce, a Stefanino per la forza di vita, e a tutti gli intensi piccoli uomini e piccole donne che ho la fortuna di conoscere R.G.

Introduzione

Amore e amicizia si intrecciano in questa storia di ragazzi a margine di un mondo adulto indaffarato e distratto. Conan e Pepito, amici per la pelle: l’uno taciturno e un po’ solitario; l’altro loquace, gioviale e sincero, ai limiti dell’ingenuità. Sono l’amalgama perfetta, promessa di giochi e divertimenti infiniti. Il primo calcia il pallone da dio e mena come un lottatore, l’altro ama le cose misteriose e ne paga le conseguenze.

Presto il duo diventa trio con l’arrivo di Soraya, la ragazza cresciuta troppo in fretta, dal sorriso che ammutolisce Pepito e lo rende pensieroso.

Ma come spesso accade, il male è dietro l’angolo. E ora si materializza nella figura di alcuni bulletti, gli spavaldi, che a Fontanavecchia terrorizzano i ragazzini ed entrano in conflitto con chi rifiuta la loro prepotenza. Tutto parte dal ritrovamento di una pistola sotterrata tra le radici di un fitto bosco. Pepito e Conan scoprono l’oggetto misterioso e chi lo ha sepolto; ma a loro volta sono scoperti dagli spavaldi che li inseguono e giurano vendetta.

Tra sfide e divieti contornati da gesti di violenza, la storia scivola verso un finale poco lieto che lascia l’amaro in bocca. Per fortuna, non sempre è tutto nero: accanto alle macerie può fiorire l’amore.

Il racconto di Guzbeh Ghofranian rappresenta, con realismo e condivisione, il mondo adolescenziale, un microcosmo spesso senza stelle che facciano da guida nei giorni di tempesta. Da soli, i nostri eroi di Fontanavecchia devono imparare la dura legge della vita, il dolore per la perdita e la nostalgia di un passato che non può più tornare.

Il linguaggio denso di immagini e figure retoriche rende vivi i pensieri dei personaggi, verosimili i loro dialoghi e incalzante il ritmo.

Buona lettura!

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C’era stato un preciso momento in cui i ragazzi avevano cominciato a chiamarlo Conan. Fontanavecchia era immersa in un novembre ventoso, di quelli che si portano via le foglie dagli alberi finché ce ne sono.

Un mucchio di ragazzini più grandi, detti gli ‘spavaldi’, avevano mollato i biliardini del centro anziani ed erano venuti a giocare a pallone giù al parcheggio del pozzo.

Pablo, il più mingherlino, con l’orecchino e un tatuaggio sul polpaccio, aveva tirato malissimo e tra i fischi la palla era finita oltre la rete, in un giardinetto condominiale con una mal tenuta palazzina a due piani.

Alcuni spavaldi prendevano a calci il terreno dando la colpa all’asfalto, altri urlavano “palla!!!”, altri ancora erano seduti sui motorini e ridevano di gusto perché c’era chi tirava sassi contro l’intonaco già decadente della palazzina.

Conan era dentro casa a fare i compiti in cucina. Spaventato dalle urla e dal rumore dei sassi contro i muri si alzò e fece capolino dalle tendine bianche, vide il branco intero schierato nella piazza sotto casa sua ed ebbe un sussulto; molti frequentavano gli istituti superiori, altri erano ripetenti e venivano a scuola con lui alle medie e, seppure lui li temesse molto, trovò il coraggio. Prese fiato in un unico respiro, spalancò la porta finestra, uscì fuori nel giardinetto, afferrò la palla a due mani e con prepotenza le dette un calcio improbabile.

La palla volò alta oltre il cielo e le teste si alzarono fisse e talmente alte che alcuni dovettero piegare la schiena per vederla volteggiare per aria.

Gli spavaldi rimasero ammutoliti, tutti. Poi la palla cadde sull’asfalto e passò qualche istante prima che rimbalzasse di

Conan

nuovo finché rotolò a terra. Le teste degli spavaldi si fissarono e gli occhi furono muti e gli sguardi basiti.

I più rapidi presero possesso del pallone ma quando Pablo, per primo, si girò verso il cortiletto, fece in tempo a vedere il massiccio biondo dargli le spalle e rientrare dalla finestra a testa bassa.

“Ma chi sei??” urlò Pablo, sorridendo, “sei mica Conan il Barbaro!?”

Una fragorosa risata inondò la piazzetta e da allora Conan fu per tutti il silenzioso barbaro della sezione F delle scuole medie.

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Pepito

Betty era una donna di campagna senza sorelle né fratelli e aveva l’odore delle fattorie. Prese Pepito in adozione e lo portò a vivere con sé su una collina vicino a Fontanavecchia. Lei passava molto del suo tempo alle stalle così che Pepito le crebbe accanto accarezzando i tori e tirando il pelo ai maremmani, finché un bel giorno tolse le rotelle alla bicicletta.

Betty lo fece sedere fuori in giardino, su una panchina di legno che oltre la valle si vedeva il borgo.

“Vedi la torre di quella città?” disse Betty, “...quella ha avuto un padre e una madre che l’hanno costruita. Ora ci abitano altre persone”.

Pepito guardava in fondo con la bocca appesa per respirare.

Betty proseguì socchiudendo gli occhi per tracciare l’orizzonte con lo sguardo.

“Anche quei palazzi hanno avuto un padre e una madre, quelli laggiù, vicino alla valle. Le piantine di pomodoro che sono nell’orto, anche quelle hanno avuto dei genitori da cui proviene il loro seme, eppure non le annaffiano loro, ma io e te!” Disse Betty.

Pepito capì che era stato adottato piano piano, con il passare delle stagioni, mentre si allungava come un ramo.

Poi arrivarono le scuole medie e una nuova stagione di vita in cui conobbe l’Amicizia.

Un sorriso

‘In tutto questo tempo, non ha mai sorriso. Neanche una sola volta.” Pensava Pepito tra sé e sé di Soraya.

I due amici camminavano vicino e l’inverno, verso la mezza e con un sole pallido, sembrava voler mollare la morsa. Non c’era nulla tra i rovi e il castagneto, se non i passi sicuri dei due e il silenzio del sentiero.

“Non ho mai visto così tanta legna da ardere in vita mia. Che Dio benedica i boschi.” disse Conan e muoveva le spalle per allungare i muscoli.

“Perché non parli?” Chiese. “Mi devo preoccupare?” “Perché ti dovresti preoccupare?” rispose Pepito.

“Perché parli sempre e se non parli dev’esserci qualche cosa che non va.” dedusse Conan, che sentiva che qualcosa stava turbando l’amico. Pepito si passò una mano nei capelli e si confidò con un po’ di imbarazzo.

“Soraya non ha mai sorriso.” disse, preoccupato. “Ah! E che c’è di strano?” rispose Conan.

“Non so, mi ha fatto sentire piccolo. Come una formica, se non ancora più piccolo.”

“Abbiamo dormito nel suo capannone e non ha chiamato la polizia, anzi, ci ha preparato la colazione. Ci è andata di lusso direi!”

“Certo. Però le ragazze sono strane. Se sei loro simpatico non ridono mai, se invece sei triste... bah. Chi lo sa. Io non ci capisco niente.”

“Mica ti sarai innamorato?” ridacchiò Conan, guardandolo con una luce diversa negli occhi. “Ma non ci penso neanche!”, Pepito fece due passi svelti più avanti staccandosi dall’amico, come per mostrarsi più veloce di qualsiasi emozione. Poi tra i due tornò il silenzio, di quelli sospesi e sinceri. Salirono lo ster-

rato e casa di Soraya era ormai lontana alle spalle, risucchiata dalle foglie castane e, a segnarla, c’era solo un filo di fumo nell’aria ferma. Conan e Pepito, in pochi passi, furono al ponte della mola, attraversarono il torrente e raggiunsero la comunale. Conan avrebbe girato verso il paese e Pepito era già pronto a tagliare per casa di Betty. Stavano appunto per salutarsi quando si guardarono, l’uno più sudicio dell’altro ed accennarono un sorriso.

“Un giorno dovremmo andare di nuovo alla chiesa sconsacrata, Conan. Ti ricordi?” gli disse, poggiandogli una mano sulla spalla. “Quelli erano bei tempi, non c’erano compiti da fare, non c’erano spavaldi da cui scappare... bei tempi veri.”

Conan piegò la bocca con una smorfia, passò uno sguardo furtivo negli occhi di Pepito e li vide brillare di nostalgia. Poi lo spinse all’indietro. “Vatti a lavare che puzzi come uno sciacallo.” disse, brusco e con un sorriso strisciato negli occhi.

Poi gli dette le spalle e si incamminò sulla comunale, con le gambe grosse come quelle di un orso e le mani nelle tasche del piumino. I due si divisero così, senza troppi complimenti. “Barbaro!” urlò Pepito. Poi rise, vedendo l’amico sgrullare le spalle come per schivare gli insulti. Infine si voltò, mosse i capelli che brillavano al sole e salì leggero e agile in direzione opposta, tagliando i campi verso casa di Betty.

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Carabinieri

Quando Conan arrivò a scuola notò con sorpresa che c’era una pattuglia dei carabinieri proprio davanti al cancello.

La macchina era parcheggiata in modo inusuale e due guardie erano di fronte all’ingresso a parlare con alcuni professori. Si avvicinò lentamente e passando vicino alla pattuglia sentì i carabinieri fare domande.

Rallentò il passo per cercare di scivolare via inosservato e dirigersi verso l’ingresso ma venne subito ripreso.

“Ehi tu, ragazzo!” disse uno dei due in divisa, che aveva la visiera del cappello poggiata sul naso. “Vieni qui un attimo.”

Conan sentì il proprio corpo eseguire gli ordini quasi automaticamente. Si avvicinò di qualche passo quando il carabiniere chiese: “Sei per caso venuto in moto?!”

“No!” rispose Conan. “Hai un motorino?”

Il carabiniere alzò un po’ la visiera fin sulla fronte per vedere meglio Conan che rizzò la schiena e simulò no con la testa.

“Allora vai pure.” gli concesse, scrutandolo con uno sguardo investigativo. Conan entrò a scuola preoccupato. Pensò che i carabinieri stessero cercando i motorini degli spavaldi e capì che doveva essere successo qualcosa.

Sperò soltanto che Pepito stesse bene.

Occhio nero

La 2ª F si riempì in un quarto d’ora e la prof non era ancora arrivata. I compagni di classe erano affacciati alla finestra a bisbigliare e a vedere la pattuglia che intanto andava via. Conan era seduto al banco in prima fila e guardava fisso la lavagna. Dalla porta entravano gli ultimi ragazzi, ma Pepito non era ancora arrivato.

La professoressa Turchino giunse piena di sciarpe e con il registro sotto il braccio. “Seduti!” urlò, ed appoggiò un bicchiere fumante sulla scrivania.

Pepito arrivò subito dopo, fece due passi soltanto, per farsi vedere bene, fermo, poi proseguì al suo posto scivolando tra i banchi.

Conan trascinò indietro la sedia del banco di Pepito cosicché l’amico potesse accomodarsi. In classe cominciò un vociare preoccupato e nessuno riusciva a togliere gli occhi di dosso ai due amici.

“Cosa ti è successo?” disse la Turchino avvicinandosi. Pepito aveva un occhio nero che non si apriva neanche, rosso sui bordi e viola acceso vicino alle ciglia e poi delle occhiaie profonde e un senso di desolazione nei gesti, abitualmente così vivaci. Eppure rispose con insolita compostezza.

“Nulla prof. È stata la cavalla.” E sapeva di non crederci minimamente. “La cavalla?” disse la Turchino, corrucciando la fronte.

“Titania. Quella pesa una tonnellata e mi ha dato un calcio in faccia mentre la spingevo nella stalla.”

La Turchino piegò la testa come fanno i medici con i feriti da operare, ma non insistette con le domande.

“Ragazzi, qualcuno vada a cercare del ghiaccio, così non può stare!” Comandò la docente. “Non serve, professoressa.” disse

Pepito, ma un volontario era già uscito chiudendo la porta e lasciando la classe muta.

Conan sembrava impietrito, mentre osservava un punto lontano fuori dalla finestra e stringeva una penna forte tanto che le mani gli erano cambiate di colore. La Turchino si avvicinò, sfilò la penna dalla stretta di Conan e sfiorò la testa di Pepito con lo stesso gesto, a metà tra una pettinata e una carezza.

“Allora leggiamo qualche bel racconto, ragazzi.” disse, e con il libro aperto in mano passeggiava dondolando lenta accanto ai primi banchi.

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Notizie scomode

Soraya trascinava la bicicletta sull’erba e teneva la testa un po’ bassa per darsi più spinta. Il sole le attraversava i capelli riflettendoli come spighe di grano e un maglione rosso con dei bottoni blu le dava un aspetto quasi fiabesco.

“Che ci fate seduti laggiù sulla staccionata? Sembrate due rondinelle che si sono perse!” la sentirono da lontano mentre dava le ultime spinte alla bici. “Questo borgo l’hanno costruito per gli asini e per i cavalli, non di certo per le biciclette.” disse sbuffando per la fatica.

Conan le lanciò un’occhiata e poi riprese a pensare, tra le punte degli alberi, giù nella valle. Pepito invece, rapito dai colori di Soraya, la guardò togliersi il maglione e infilarlo nel cestino della bici. Poi la seguì attento mentre tirava fuori dai jeans stretti la camicia a scacchi bianchi e blu muovendo un po’ i fianchi e ancora quando si piegò a sistemare i pantaloni sugli anfibi neri che aveva ai piedi. Poi pensò fosse davvero bellissima e sentì un colpo nello stomaco così forte che si preoccupò e guardò Conan per assicurarsi che non l’avesse sentito anche lui.

“E a te cos’è successo!?” urlò Soraya, che ancora si piegava le maniche della camicia. “Hai un occhio nero!”

Pepito si sfiorò l’occhio che era livido come il carbone. “Dici l’occhio”, balbettò “No niente...”

“È stata Titania” li interruppe Conan, entrando ed uscendo dal discorso severamente. “Titania? E chi è?!” replicò Soraya.

“Sai… è una cavalla vecchia e un po’ cicciona... quindi... non è che sa bene quello che fa.” rispose Pepito, che aveva l’aria di essersi completamente inebetito. E fu ancora più intenso il batticuore nei secondi infiniti in cui Soraya gli venne ad un palmo dal viso e che per vedere meglio il livido, dischiuse un poco le labbra e Pepito la sentì respirare. Era come se un vento di tra-

montana gli avesse scoperchiato la pancia per soffiargli nel petto.

Lei lo accarezzò su una guancia, lo fissò per un istante negli occhi, con fermezza. Lui mosse un po’ il volto per allontanarsi, ma lei lo precedette indietreggiando rabbiosa.

“Smettetela con questa storia del cavallo!” li ammonì Soraya. Era in piedi davanti alla bicicletta che aveva appoggiato ad un pioppo e teneva le braccia sui fianchi.

“Non mi piace. Mi dite solo frottole. Pensavo fossimo diventati amici e tra amici ci si deve confidare!”

Pepito cercava una reazione di Conan che però aveva l’aria di non volerne sapere nulla. Era talmente concentrato sui dettagli del paesaggio che dava le spalle a tutti e due.

“Hai per caso detto ‘A-mi-ci’? bella parola... Prima di chiamarsi amici bisogna mangiare dieci chili di sale insieme...” disse Pepito con arroganza, sfumando cosi l’imbarazzo del nodo alla gola.

“E comunque quella cavalla è un po’ scombinata, le manca una rotella nella testa e mentre la spingevo mi ha tirato un calcio diritto in faccia... e sono crollato a terra... punto.”

“Ah ma sì, certo!” annuì ironicamente Soraya. “Come quella storia fantastica di voi due che dormite dietro al mio trattore perché c’è un branco di lupi che vi segue dopo che il tuo amico mezzo russo ne ha ammazzato uno con un sasso.”

Conan rimase ancora in silenzio.

“Vi ricordo che di lupi, nei paraggi, non se ne vedono da vent’anni...e quei pochi ancora in vita sono nelle riserve, sulle colline verso il mare!” concluse, allungando il braccio ad indicare un luogo oltre la valle.

“Potresti dirci perché hai voluto incontrarci qui?” si girò Conan, lentamente e alzando il mento su di lei, con aria circospetta. “Forse possiamo cominciare da questo discorso.” Aggiunse.

“Vi ho chiesto di incontrarmi qui per un motivo che credo proprio abbia a che fare con l’occhio del tuo amico!” e puntò il dito verso la faccia livida di Pepito.

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“Vedete, quando l’altro giorno eravate a casa mia, dopo che abbiamo sistemato la legna e siete andati via, proprio poco dopo sono arrivati dei tizi, quelli che vanno sempre in bisca, gli spavaldi insomma...”

Conan era fermo e rigido e con le braccia conserte gli si gonfiava ancora di più il petto.

“Mi è toccato uscire perché si erano attaccati al citofono come delle piattole. Mi sono affacciata e stavano tutti su dei motorini, tranne uno bassetto con l’orecchino, che credo sia Pablo.”

“E che ti ha detto?” chiese Conan con voce profonda.

“Pablo ha detto che cercava due come voi. Ha detto che stavate ‘giocando’ insieme ma non siete usciti dal bosco e che vi avevano aspettato davanti al cancello di scuola ma non eravate mai arrivati. Perciò erano venuti a cercarvi da me. Io gli ho detto che non sapevo di cosa stesse parlando e che non vi conoscevo affatto.”

Pepito aveva l’aria preoccupata e i pensieri che gli attraversavano il viso rendevano la ferita un po’ più scura.

“Dunque vi ho invitato quassù. Avevo intenzione di sapere da voi cosa fosse successo perché qualcosa non torna. Ma ora che vedo che tra noi c’è anche un ferito, beh allora voglio sapere per filo e per segno cosa succede senza troppe frottole!”

“Non è un ferito grave.” puntualizzò Conan, “E comunque è successo quello che ti abbiamo detto, né più né meno”. Non mosse di un millimetro nessuna parte del corpo.

Soraya era amareggiata e attendeva immobile che i due si confidassero con lei e invece ci fu del silenzio e fu così lungo che si sentì di nuovo il torrente fluire giù a valle tra le fronde del bosco.

“Non me la raccontate giusta!” urlò con la voce acuta.

Poi puntò il dito verso Conan: “Nessuno me la sta raccontando giusta ed è meglio per voi che io sappia cosa sta succedendo perché altrimenti vi prendo per le orecchie a tutti!”

Lo disse talmente convinta che i ragazzi sentirono un coraggio autentico uscirle di dosso e ne furono colpiti.

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Poi senza salutare prese la bicicletta e la portò diritta verso l’uscita del parco, varcò il cancello e montò sulla sella facendo cigolare i pedali fin dietro l’angolo di una palazzina.

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Conan era davanti al bancone del bar ad aspettare che arrivasse Pepito mentre pensava preoccupato alle nuove notizie da dargli. La barista aveva la coda e una camicetta a fiori piena di colori. Conan le chiese un chinotto e subito lei disse: “Siediti pure, te lo porto al tavolo”.

“Grazie.” si limitò a rispondere Conan e andò timidamente a sedersi fuori.

Doveva dire a Pepito che non sarebbe andato alla sfilata di carnevale della sera successiva. Era una questione seria perché Conan era un solitario e non amava la folla, soprattutto se fatta di gente mascherata immersa in una massa che si muoveva senza una destinazione precisa.

Inoltre ci sarebbero stati certamente gli spavaldi a prendere in giro gli altri e picchiare i più piccoli... era fuori discussione. Non sarebbe andato.

Pensò anche al secondo problema, che era ancora più grande.

Quella mattina stessa la mamma era di nuovo andata a svegliarlo, ma stavolta aveva avuto un’aria seria e decisa e gli aveva chiesto di andare in cucina dove la tavola era tutta apparecchiata con la colazione. Lei, davanti al caffellatte, gli aveva detto, girando il cucchiaino nella tazza, che no, non c’erano alternative, la nonna era sul punto di morte.

Bisognava tornare in Siberia per un po’ di tempo e sarebbero dovuti partire tutti e tre, lei, Conan e Mirabella.

Conan non aveva lasciato trapelare alcuna emozione. Aveva tirato il petto in fuori e con voce profonda aveva detto: “Stai tranquilla mamma, andrà tutto bene”.

Ed ora era seduto al bar ad aspettare Pepito, con un chinotto e due notizie, ma neanche una buona.

Bar

Stazione

Non c’era nulla di interessante alla stazione dei treni, a vederla così, con gli occhi della fretta di chi veniva dopo una lunga giornata di lavoro. Non c’era nulla di interessante neanche per chi si preoccupava di aspettare sul secondo binario o per chi cercava il biglietto nel disordine della borsa.

Eppure la stazione, un palazzetto vecchio di almeno cinquant’anni ad un paio di chilometri fuori dal centro abitato, bruciava nel tramonto fulgido del tardo pomeriggio di fine febbraio allungando un’ombra sui binari dorati.

Sulle banchine si accendevano i lampioncini e le stecche luminose a basso consumo a contrastare il buio che sarebbe arrivato a breve.

Alla fine del binario uno, dove non andava mai nessuno e c’erano solo le centraline dei comandi manuali, su un blocco di cemento con delle scritte incomprensibili viola e nere e dei ferri arrugginiti, era seduto Conan, immerso nel suo piumino rosso con i piedi che sfioravano terra e con il mento nel colletto.

Aveva deciso di essere triste e aveva gli occhi che gli brillavano più dell’oro e anche se sentiva un pianto pronto a rompersi in lacrime, il dolore gli rimaneva sulle palpebre e non scendeva mai.

Tirò un respiro profondo fino al nodo nel petto e si sentiva nell’aria che la primavera era pronta a fiorire. Conan sarebbe dovuto partire con la mamma e sarebbero rimasti fuori per del tempo imprecisato. Nessuno glielo avrebbe permesso di rimanere a casa da solo e si sentiva in colpa per le mille volte che aveva pensato tra sé e sé ‘ora vado via e non torno più’.

Chiedeva scusa a tutti, nel silenzio delle mani in tasca e nello sguardo da vichingo, inseguiva le persone nei ricordi per scusarsi, appollaiato alla fine del binario.

E poi non aveva ancora detto tutto a Pepito. Era già abbastanza doloroso per l’amico sapere che Conan non sarebbe andato al carnevale. Figuriamoci se gli avesse detto che sarebbe partito definitivamente!

Conan faceva questi pensieri e man mano che pensava, il tramonto si andava consumando dietro le colline all’orizzonte lasciando uscire i finestrini illuminati dei treni che passavano ad uno ad uno.

Poi scese dal cubo di cemento e tornò verso casa, mischiandosi ai pendolari e agli studenti universitari che si riversavano sulla comunale all’ora di punta, illuminato a tratti rapidi dalle auto in corsa e lasciandosi trasportare dai pensieri e dalle strisce di luce finché, dopo qualche passo, incontrò Titinella.

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Pepito sparito

La mattina seguente in classe c’era un silenzio ambiguo di quelli che capitano in alcuni giorni e non si sa bene il perché. La professoressa Turchino si era avvicinata a Conan senza dare nell’occhio e aveva allungato un libro sul banco.

“I ragazzi della via Pál” disse “da leggere sull’aereo, ti piacerà”.

Poi proseguì con la lezione di storia a voce alta camminando su e giù con un passo che sembrava di danza. Non mancava molto al suono della campanella quando bussarono forte e più volte.

“Avanti!” urlò la prof spazientita. La porta cigolò e Titinella mise la testa in classe gettando un’occhiata su tutti. Aveva un’aria scossa e scompigliata, come se avesse perso una busta di soldi.

“Buon... buongiorno...” balbettò.

“Cerca qualcuno?” chiese la docente, tra le risatine degli ultimi banchi.

“Si sì, scu... scusi il disturbo... cercavo Pepito” ansimò. Conan girò le spalle verso la porta in tempo per vedere la faccia imbarazzata di Titinella arrossire e sgusciare via rapidamente perché in effetti l’amico non c’era. Il banco era vuoto. La sera prima, dopo essere stato a casa di Conan, era andato via senza neanche correre, come faceva quando era arrabbiato, ma camminando con un’aria di sconfitta nel corpo. Gli spavaldi l’avevano umiliato davanti a Soraya e questo era imperdonabile. Infine la notizia della partenza del suo amico non ci voleva proprio. Conan passava le dita sulla copertina del libro che gli era appena stato regalato e l’idea di andare via dall’Italia senza parlare più con Pepito gli faceva brillare gli occhi.

Suonò la campanella di fine scuola e la classe esplose fuori dalla porta con squarci di urla e schiamazzi. Conan attese qualche istante e poi si dondolò verso l’uscita finché non fu fermato dagli occhi adombrati della Turchino.

“Pepito non è a scuola e tu hai un’aria molto triste.... sai che ti puoi fidare di me...” disse da dietro le lenti.

Conan non alzò gli occhi se non per sussurrare un timido saluto e scivolare via, mischiandosi tra gli altri.

“Grazie prof. Arrivederci Prof.”

Nel baccano, tra gli zaini e il chiasso del corridoio, Titinella era giù in fondo, che si grattava la testa accanto le scale in attesa di poter scendere. Conan lo raggiunse di gran passo e subito lo mise alle strette parlandogli con un gran vocione:

“Perché sei venuto in classe a cercare Pepito?!” Titinella sobbalzò sui piedi.

“Che c’è di strano? Noi ora siamo amici. Non c’è nulla di strano, no?” rispose continuando a grattarsi i capelli con forza.

“Hai la faccia di chi ha visto uno zombie Titinella. Parla o ti prendo a spintoni giù dalle scale!!” “Ve...vedi Conan. È successo un fatto brutto” confessò con gli occhi spalancati.

Era chiaro che avrebbe preferito non parlare, si grattava di continuo e guardava gli altri con sospetto, ma poi, sia perché di stare zitto non era ben capace, sia perché sapeva di aver fatto un mezzo guaio, decise di vuotare il sacco.

“Ecco. Dovevo solo fare pipì... ho bevuto due litri d’acqua, Conan. Come un cammello ho bevuto…quella pizza piena di sale che sete mi ha fatto venire…” ansimò, “sono uscito di classe per andare ai bagni... ecco... e io non so come abbiano fatto ad entrare nella nostra scuola Pablo e Farnetti, uno più arrabbiato dell’altro!”.

Titinella sembrava aver ingoiato il resto della storia in un fiato e averla mandata giù gonfiando le guance d’aria, ma Conan si avvicinò e lo guardò stretto fino a fargli sentire i denti.

“Cosa volevano, RACCONTA!”

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“Stai tranquillo, Conan, dovevo solo fare pipì. Loro... m’hanno accompagnato fino ai bagni e fischiettavano.... mi sentivo come quelli che hanno la scorta, tipo la gente famosa... poi m’hanno obbligato a bussare alla vostra classe.” raccontava in un lamento. “Ho provato a chiedere il motivo ma dicevano di stare tranquillo, che dovevo solo vedere se c’era Pepito.” Il flusso degli alunni trasportò Titinella e Conan giù per le scale fino fuori scuola e il sole di mezzogiorno illuminava il cortile d’ingresso che accecava gli occhi. I due si appartarono vicino al pioppo che ombreggiava accanto il cancello.

“E poi... ecco poi Pablo era arrabbiatissimo e diceva che qualcuno aveva visto Pepito dare alle fiamme il suo motorino di notte e poi scappare via ed erano andati a cercarlo ovunque, senza trovarlo e che non era neanche a casa sua...poi Farnetti mi ha stretto il collo che non riuscivo a respirare... mi ha preso la testa e l’ha sbattuta al muro così tante volte che sento solo un ronzio Conan, e mi fa male...e quindi gli ho detto dove poteva essere Pepito ecco...” Conan aggrottò le sopracciglia e arrivò talmente vicino a Titinella che sembrava dargli un morso sul naso.

“Hai detto a Pablo della chiesa sconsacrata?! Dimmi che non l’hai fatto...” ruggì.

“Ho fatto una stupidaggine, Conan, io non so neanche dove sia la chiesa sconsacrata.” Titinella si disperò in un pianto singhiozzante e diventava sempre più piccolo dentro la rabbia di Conan che invece sembrava crescere oltre il suo corpo e gli si era gonfiata la maglietta quasi fino a farlo esplodere.

“RAGAZZI! FERMI!!”

Soraya era sulla sua bicicletta saltò la ringhiera con un balzo da ninja e irruppe tra i due spingendo Conan il più lontano possibile. Poi, tenendolo fermo per la maglietta, lo guardava in viso disperata.

“Conan, ascoltami!”

Conan sembrava disconnesso ed era come se Soraya gli avesse spento il corpo che divenne molle e fu accompagnato fuori dal cancello aprendo un varco nella folla. Uscirono finalmente dal cortile e Soraya urlò: “Sali e non dire una parola!”.

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Schede didattiche

PROPOSTE DIDATTICHE

• Comprendere. Gli esercizi contengono domande aperte e chiuse per la comprensione profonda del testo.

• Officina narrativa. Le attività proposte offrono strumenti efficaci per l’analisi del testo e costituiscono una “cassetta degli attrezzi” utile al lavoro autonomo.

• Spaziando. Le attività di connessione con se stessi e con il mondo ampliano lo spazio della comprensione, offrendo un orizzonte più vasto e articolato.

Conan

• COMPRENDERE

1. In questa pagina alcuni elementi narrativi aiutano a entrare nella vicenda. Altre informazioni si aggiungeranno col procedere della storia.

Intanto è possibile farsi un’idea dello spazio in cui è ambientata l’azione.

Di che luogo si tratta? Quali elementi descrittivi ti aiutano a orientarti? Motiva la tua risposta con esempi tratti dal testo.

2. Come proseguirà il racconto dopo questa scena movimentata? Provate a fare delle ipotesi in classe, prima di proseguire con il secondo capitolo. Trascrivetele su foglietti di carta, condividete con i compagni. Rileggete a libro concluso. Quali sono le ipotesi emerse? Elencare quelle che sembrano più interessanti:

a. Ipotesi 1 ............................................................................................................. ....................................................................................................................................... .

b. Ipotesi 2. ............................................................................................................ ........................................................................................................................................

c. Ipotesi 3 ............................................................................................................. ........................................................................................................................................

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3. In questo primo episodio ci sono alcuni indizi che dicono cose importanti sul carattere dei personaggi. Completa la tabella sottostante, ponendo in relazione il carattere dei personaggi con le loro azioni/gesti/parole.

Azioni/Gesti/Parole Carattere dei personaggi

• OFFICINA NARRATIVA

1. Lo spazio ha una funzione narrativa importante. Quale ruolo ha in questa prima scena? Leggi le informazioni contenute nel box e poi rispondi alla domanda.

Lo spazio narrativo.

Lo spazio può avere diverse funzioni:

• Fare da sfondo alle vicende

• Simboleggiare

• Creare atmosfere

• Descrivere la psicologia dei personaggi

Risposta motivata

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Conan ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... Gli Spavaldi di Fontanavecchia ....................................................................... ....................................................................... ....................................................................... .......................................................................
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2. L’azione di Conan il barbaro è velocissima. Come ha fatto lo scrittore a renderla fulminea? Quale tecnica ha utilizzato?

• SPAZIANDO

Conan il barbaro è il protagonista di un noto film tratto da un romanzo che racconta la storia di un ragazzino che compie un rocambolesco viaggio alla ricerca dell’assassino che ha sterminato la sua famiglia. Dopo aver cercato informazioni su Conan, capirai il perché del soprannome dato al nostro protagonista.

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Soraya

• COMPRENDERE

1. In questo capitolo, la narrazione cede il passo alla presentazione di un nuovo personaggio. Il suo nome è Soraya. Ricostruisci il suo identikit dopo aver letto per intero il capitolo.

IDENTIKIT DI SORAYA

Età ...................................................................................................

Caratteristiche fisiche ................................................................................................... ................................................................................................... ...................................................................................................

Condizione economico - sociale ................................................................................................... ................................................................................................... ................................................................................................... ...................................................................................................

Caratteristiche psicologiche ................................................................................................... ................................................................................................... ................................................................................................... ...................................................................................................

Composizione famigliare ................................................................................................... ................................................................................................... ................................................................................................... ...................................................................................................

Segni particolari ................................................................................................... ................................................................................................... ................................................................................................... ...................................................................................................

2. Visti da vicino/Visti da lontano. Non sempre le pesone sono come appaiono. Vale così anche per Soraya? Che cosa si nasconde dietro i suoi modi a volte così ruvidi? Vista da vicino è diversa da come sembra da lontano?

Eccoti una lista di aggettivi con cui puoi descrivere Soraya vista da fuori e vista da dentro.

Lista

Forte, intelligente, disponibile, aggressiva, fragile, coraggiosa, insensibile, solidale, dura, triste, responsabile, inattaccabile, manesca, decisa...

Per ogni aggettivo scelto, dai una breve spiegazione citando i brani.

* Non tutti gli aggettivi vanno utilizzati. Altri aggettivi puoi aggiungerli tu. Inoltre alcuni di essi possono essere adoperati per entrambe le situazioni fuori/dentro.

Soraya vista da dentro appare:

Soraya vista da fuori appare: ................................................

4. Pepito riesce abilmente salvare se stesso e Conan dalla reazione aggressiva di Soraya. Quale abilità dimostra di avere?

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• COMPRENDERE

1. Il bar, da luogo di incontro diventa location di una lite che ha il sapore amaro della rottura definitiva di un’amicizia. Qual è il motivo della lite?

2. Pepito è molto risentito per il rifiuto dell’amico, anche perché forse non capisce il vero motivo che spinge Conan a non partecipare al carnevale. Leggendo attentamente il testo, pensi che le motivazioni di Conan siano accettabili? Motiva.

• OFFICINA NARRATIVA

Il conflitto narrativo. Pepito è davvero urtato dal comportamento di Conan. E noi lettori possiamo ben capire: Conan dice no al carnevale, no al viaggio in Siberia... è taciturno e solitario. Ma che problema ha? Potrebbe avere un conflitto che né Pepito né i lettori capiscono fino in fondo? Un

Lite
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conflitto di cui lo stesso Conan non è pienamente consapevole? Proviamo a tracciare una mappa dei possibili conflitti di Conan.

Conflitto esterno

Con chi, con che cosa

Conflitto interno Bisogni, desideri, autostima...

Dopo aver completato il grafico – puoi farlo anche sul quadernone - che idea ti sei fatto dei conflitti di Conan? Conosciamo di più quelli esterni o quelli interni? Quale di essi influenza maggiormente il suo comportamento?

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143

Casa di Conan

• COMPRENDERE

1. Il racconto di quel che è accaduto durante la festa di carnevale è affidato a Titinella. Il suo punto di vista non è condiviso da Pepito. Che cosa è dunque successo dopo che Pepito lascia la festa umiliato dagli spavaldi? ........................................................................................................................................

2. Canon delude le aspettative di Pepito che invece contava sull’aiuto dell’amico. Con quali motivazioni Conan si rifiuta di rispondere alle richieste di Pepito? ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................

3. A peggiorare lo stato d’animo di Pepito, una brutta notizia si aggiunge alla sua traboccante rabbia. E riguarda proprio Conan. Che cosa viene a sapere? ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................

• OFFICINA NARRATIVA

Narratore di 2° grado. Titinella possiamo considerarlo un narratore di 2° grado. Che cosa significa? E chi sarebbe il narratore di 1° grado? Ma quanti narratori ci sono in una narrazione? Approfondisci l’argomento con l’insegnante.

• SPAZIANDO

Un’offesa subita senza alcun motivo lascia una ferita dentro che può tramutarsi in odio e vendetta. Oppure, raramente forse, diventare occasione di crescita personale che sfocia nel perdono. Conosci una via diversa rispetto alle due indicate? Completa lo schema con le tue riflessioni rispetto alle possibili conseguenze della scelta compiuta.

Mi vendico Quali conseguenze possibili?

Di fronte a una offesa subita

Scelgo una terza possibilità. Quale? ....................................

Perdono Quali conseguenze possibili? ....................................

Che cosa farei io .................................................................

154

Pepito sparito

• COMPRENDERE

1. Un capitolo ad alta tensione. Al centro del racconto c’è la sparizione inspiegabile di Pepito che non ha più dato notizia di sé. A scuola non si è presentato. In aula si presenta invece misteriosamente Titinella a chiedere di Pepito. E c’è un motivo! Conan va su tutte le furie. Ricostruisci la catena degli eventi in ordine logico e cronologico a partire da:

E poiOffesa a Pepito e poi... [continua sul quaderno]

2. Titinella non si smentisce mai ... E così combina un guaio che mette in pericolo Pepito. Qual è il grave errore di Titinella? ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................ ........................................................................................................................................

3. La reazione di Conan al racconto di Titinella è un crescendo di rabbia. Il moto di ira è ben descritto dai verbi e da alcune espressioni linguistiche. Sottolinea nel testo e riporta negli spazi.

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OFFICINA NARRATIVA

Riassumi. Saper riassumere è importante. Occorre avere una tecnica precisa per evitare di raccontare tutto nel falso tentativo di voler essere precisi. Prova a seguire questo schema molto pratico: Chi

Fa che cosa

Perché

Con quale risultato

Riassumi il capitolo

• SPAZIANDO

Hai mai violato un segreto? Con quali conseguenze? Hanno mai violato un tuo segreto? Che cosa è accaduto?

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Finito di stampare nel mese di novembre 2022 presso Fotocomposizione TPM s.a.s. Città di Castello (PG)

il secondo solare e impulsivo. A loro si aggiunge Soraya, una ragazza cresciuta troppo in fretta, e da ultimo Titinella, ragazzino pettegolo e ciarliero, che creerà guai seri al gruppo.

La loro vita scorre normale a Fontanavecchia, se non fosse per quei quattro bulletti, gli spavaldi, che terrorizzano i ragazzini delle medie. Il

rata dagli spavaldi i quali, vistosi scoper ti, par tiranno con azioni punitive e minacce, soprattutto nei confronti di Pepito.

Quella che poteva essere soltanto una lite tra ragazzi si trasforma in tragedia e Fontanavecchia sprofonda nel dolore.

Per for tuna accanto al disastro ci sarà ancora posto per l’amore

Comprendere

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Spaziando www.cosmoiannone.it Euro 10,0 0 CONAN,PEPITOEGLISPAVALDIDIFONTANAVECCHIA978-88-516-0232-1 IANNONE 978-88-516-0232-1

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